L INDUSTRIA CHIMICA IN ITALIA RAPPORTO

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1 L INDUSTRIA CHIMICA IN ITALIA RAPPORTO GIULIONATTA PREMIO NOBEL

2 In copertina: Molecola di Polipropilene - Giulio Natta, Premio Nobel per la chimica 1963

3 l industria chimica in italia Rapporto

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5 L industria chimica ha affrontato, con reattività, gli ultimi 12 mesi, sempre più drammatici per l impresa. Alla domanda interna, ormai endemicamente indebolita dai fattori penalizzanti del nostro sistema Paese - costo dell energia, infrastrutture carenti, burocrazia soffocante - si sono sommate le incertezze politiche ed economiche del Paese e dell Europa. Negli ultimi anni la chimica ha saputo, però, trovare la formula per fronteggiare queste condizioni di operatività quasi proibitive: la capacità di innovare, tipica del settore, ha permesso non solo di migliorare tecnologicamente prodotti e processi, ma anche di competere sui mercati esteri. Gli investimenti in ricerca hanno, in moltissimi casi, consentito di vincere la sfida dell internazionalizzazione. Tuttavia, al settore va anche riconosciuto il merito di aver perseguito la sostenibilità in tutti i suoi aspetti. Il Rapporto sull industria chimica in Italia 2012/2013 contiene indicazioni precise riguardo al ruolo della chimica nello sviluppo sostenibile; sviluppo che va inteso come connubio fra tre fattori fondamentali, che è importantissimo mantenere uniti: il benessere delle persone, la tutela dell ambiente, la crescita economica. In tutti questi ambiti la chimica ha svolto e può svolgere un ruolo molto importante. La chimica, motore di innovazione, può razionalizzare l utilizzo di risorse naturali, ridurre l inquinamento, migliorare l efficienza energetica delle abitazioni, dei trasporti e delle industrie, oltre che individuare e sviluppare nuove fonti di energia. La scienza e l innovazione chimica producono ricchezza, permettendo di realizzare prodotti di sempre più elevata qualità e a minor costo, migliorando la competitività di qualsiasi settore e quindi il benessere economico di tutti. La chimica può migliorare la vita delle persone, direttamente e indirettamente: la crescita economica procura benessere, sicurezza e salute, assicurando la protezione dell ambiente per garantire una vita sana, anche alle future generazioni. È in questo scenario che si inserisce l attività di Federchimica, che dialoga con le istituzioni a livello nazionale ed europeo per creare il più corretto quadro normativo, da perseguire con strumenti regolatori semplici, efficaci e il meno onerosi possibili; conduce relazioni industriali con trasparenza e collaborazione fra tutte le parti sociali; segue attentamente ogni aspetto tecnico scientifico di rilevante importanza per le imprese, primo fra tutti il Regolamento REACH; si adopera per la riqualificazione di un immagine della chimica passata, ormai ampiamente superata. In queste pagine, dunque, c è uno scorcio che auspica una ripresa: siamo convinti che la strada per uscire dalla crisi e tornare finalmente alla crescita passi anche attraverso l importanza dell industria chimica, della quale il Rapporto fornisce una dettagliata descrizione. Cesare Puccioni Presidente

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7 INDICE Prima parte L industria chimica in Italia e nel mondo Chimica e sostenibilità un binomio di eccellenza 9 Lo scenario economico 11 Lo scenario europeo 19 Ambiente, salute e sicurezza 23 Sicurezza prodotti: le recenti novità 25 Chimica ed energia 27 Logistica e competitività 31 Ricerca e innovazione 35 Responsible Care: il nostro impegno per lo sviluppo sostenibile 37 Relazioni industriali e risorse umane 41 Seconda parte La chimica e i suoi settori Chimica di base organica, inorganica e tensioattivi 47 Materie plastiche e resine sintetiche 48 Chimica da fonti rinnovabili 49 Agricoltura e mercato dei fertilizzanti 50 Fibre artificiali e sintetiche 51 Agrofarmaci 52 Principi attivi e intermedi di chimica farmaceutica 53 Chimica fine e delle specialità 54 Ausiliari per la detergenza, tensioattivi e prodotti oleochimici 55 Ingredienti cosmetici, additivi farmaceutici e fragranze 56 Chimica per il settore alimentare 57 Oli lubrificanti 58 Abrasivi 59 Smalti per ceramica, pigmenti inorganici, ossidi metallici 60 Adesivi e sigillanti 61 Pitture e vernici 62 Gas tecnici, speciali e medicinali 63 Detergenti e specialità per l industria e per la casa 64 Cosmesi 65 Farmaci di automedicazione 66 Prodotti per la salute animale 67 Biotecnologie 68 Prodotti aerosol 69 Gas liquefatti 70 Servizi ambientali all industria chimica 71 Appendice Federchimica: organizzazione E struttura 75 5

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9 Prima parte L Industria chimica in Italia e nel mondo Torna all indice >

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11 Chimica e sostenibilità, un binomio di eccellenza La sostenibilità è generalmente considerata un obiettivo prioritario per tutte le attività umane, non solo dal punto di vista industriale, ma anche dei comportamenti sociali e istituzionali. È senza dubbio positivo che la sostenibilità sia un valore condiviso e che sempre più sia riconosciuto come tale; il princìpio, però, deve essere inteso nel suo pieno significato, ovvero come la possibilità assecondare la crescita economica come elemento irrinunciabile per il benessere dell umanità, senza incidere, in modo irreversibile, sulle risorse del pianeta. La coniugazione espressa dal concetto di sviluppo sostenibile, che a volte viene persino considerata una contraddizione in termini, è invece la strada da intraprendere per il futuro dell umanità e della terra, nelle migliori condizioni possibili di benessere, per tutti, in ogni zona del pianeta. Diffondere una accezione corretta di sviluppo sostenibile per il suo perseguimento è una sfida da raccogliere e un indirizzo da perseguire: la sostenibilità deve essere interpretata come il connubio tra le tre P (People, Planet, Prosperity) in un percorso virtuoso che non può che partire dall evoluzione tecnologica, frutto di adeguati investimenti in ricerca. È dunque necessario guardare con attenzione a tutti gli ambiti nei quali innovazione e ricerca sono particolarmente importanti. La chimica è senza dubbio uno di questi ambiti: la continua propensione all innovazione di processi e prodotti sostenibili, adottata da tempo dal comparto, continuerà ad avere un effetto molto positivo su tutti i settori a valle, che della chimica e della evoluzione delle sue scoperte si alimentano, migliorandosi. D altronde è evidente come ogni comunità, trovando disponibilità di servizi e prodotti in continua evoluzione, ma improntati alla tutela ambientale, assumerà comportamenti conseguenti. L accettazione della chimica è dunque imprescindibile Io ricordo. Se le molecole potessero parlare racconterebbero questa storia, illustrazione. per il corretto accoglimento e perseguimento dello sviluppo sostenibile da parte della comunità. L attività di comunicazione dovrà perseguire questo obiettivo, evidenziando il ruolo della chimica e dei suoi prodotti nei suoi tantissimi campi d applicazione, l attività a favore della salute, della sicurezza e dell ambiente, e soprattutto la sua capacità di inventare nuovi processi per una migliore gestione delle risorse. Chimica sostenibile non è un ossimoro, bensì la declinazione di un percorso fattibile e soprattutto già largamente in atto, molto più di quanto generalmente si sappia. Comunicare la sostenibilità della chimica Il concetto di sostenibilità così inteso è senz altro il più attuale per le iniziative di comunicazione dell industria chimica nei confronti di tutti i pubblici esterni, dalle istituzioni alle amministrazioni anche locali, dagli opinion leader all opinione pubblica, dalle università alle scuole di primo grado. Torna all indice > 9

12 Prima parte Il filone della chimica green (definizione amata dalla stampa che l industria chimica rifiuta: la chimica è un tutt uno, non ne esiste una buona e una cattiva) ha aperto la strada a un nuovo dibattito sulle principali testate nazionali che tornano a parlare del nostro settore in modo organico. Inoltre, la crisi economica e la disoccupazione giovanile dilagante stanno aumentando la spinta verso gli studi scientifici, che offrono maggiori sbocchi professionali. Per questo motivo il MIUR Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca, ha rinnovato il proprio impegno verso le lauree scientifiche condividendo con il sistema industriale obiettivi e strategie per la divulgazione e l orientamento. Sono quindi diversi i fronti su cui è necessario agire, non trascurando le azioni finora svolte ma cercando invece di riempire di nuovi contenuti gli strumenti di comunicazione adottati in questi anni. Un nuovo linguaggio rivolto a nuovi interlocutori, almeno per la comunicazione della chimica, è quello utilizzato Io ricordo. Se le molecole potessero parlare racconterebbero questa storia, illustrazione. per scrivere il libro: Io ricordo. Se le molecole potessero parlare racconterebbero questa storia che Federchimica ha promosso in collaborazione con Carthusia, la casa editrice specializzata in letteratura per ragazzi. Il pubblico cui è destinato Io ricordo è quello dei ragazzi tra gli 8 e i 12 anni; per parlare loro di chimica in modo da coinvolgerli emotivamente e quindi incuriosirli, Sabina Colloredo, l autrice, ha utilizzato un racconto, che non parla solo di una materia scolastica, di una scienza da cervelloni o di qualcosa di importante ma lontano anni luce dalla vita quotidiana. L intreccio fa anzi capire che la chimica è ben altro e si trova nel linguaggio con cui si esprime il mondo, nella musica, nel tempo che passa, nella natura che ci circonda e anche in tanti oggetti che usiamo tutti i giorni. Soprattutto la chimica è dentro ognuno di noi, nei nostri ricordi, nelle nostre emozioni, nelle nostre relazioni con gli altri. Persino nell esplosione che si scatena dentro di noi quando ci innamoriamo, esattamente come accade ai protagonisti della storia, che si incontrano e si rincorrono, si perdono e si riprendono lungo un filo infinito di reazioni personali, che di volta in volta dividono o uniscono. Il libro ha avuto un riscontro molto positivo sia presso i suoi destinatari diretti, ovvero i bambini di scuola elementare e media, i loro insegnanti e le loro famiglie, sia presso numerosi operatori nell ambito della formazione scientifica che lo hanno da subito adottato come strumento di dialogo nuovo ed efficace. Io ricordo è stato infatti presentato e diffuso ad oltre mille ragazzi in occasione di incontri e letture guidate con l Autrice ma è stato anche utilizzato come spunto per un nuovo dialogo sulla chimica nell ambito dei principali Festival della scienza nazionali e durante le attività di divulgazione promosse dalle università. 10 < Torna all indice

13 Lo scenario economico Il contesto mondiale ed europeo La chimica mondiale, pur continuando a crescere e superando i miliardi di euro, vive un rallentamento che coinvolge tutti i suoi settori, ad eccezione della chimica destinata all agricoltura (fertilizzanti e agrofarmaci). Nel 2012 la produzione è aumentata del 3,2% in volume, con una performance inferiore al 2011 (+4.5%) e decisamente sottotono rispetto alla media degli anni (pari al 5.1%). Evoluzione della produzione chimica per settore (var. % in volume) Chimica di base Specialità chimiche Chimica per l agricoltura Chimica per il consumo Totale Chimica Andamento della produzione chimica mondiale (var. %) 15 gono buone in quanto la domanda sarà alimentata non solo dal proseguimento della crescita nei paesi emergenti, ma anche dall affermazione dei principi dello sviluppo sostenibile. L industria chimica, infatti, ha un ruolo centrale nella ricerca e messa a punto di tecnologie per l uso efficiente delle risorse, ad esempio per ridurre i consumi energetici e l impatto ambientale dei settori clienti e degli utilizzatori finali. Nei paesi avanzati questo si tradurrà in una crescita dei consumi di chimica in valore, a causa del maggiore contenuto tecnologico dei prodotti chimici, ma in parte anche in volume, per effetto della presenza crescente di prodotti chimici nei manufatti finali. I paesi emergenti, come già accennato, non sono rimasti immuni dal rallentamento, compresa la Cina che rappresenta oggi il primo produttore chimico mondiale con una quota pari al 27% circa. Il gigante asiatico ha avviato la transizione verso un modello di crescita meno dipendente dall export e maggiormente incentrato sui consumi; tuttavia il processo di cambiamento sarà lento e graduale. Non necessariamente, peraltro, comporterà una minore attivazione di chimica; basti pensare all elevato contenuto di chimica presente nei consumi durevoli (automobili, Crescita media annua Ripartizione della produzione chimica mondiale per area geografica (%) Altri Europa 4% America Latina 5% Giappone 6% Altri 4% Cina 27% Fonte: American Chemistry Council In chiave prospettica sono emersi timori che tale rallentamento non consista soltanto in una parentesi congiunturale, ma nel passaggio a un periodo caratterizzato da una minore forza propulsiva della domanda di chimica per effetto dell ingresso dei paesi emergenti in una fase di sviluppo più matura. In realtà le prospettive di medio periodo per l industria chimica mondiale riman- USA 14% Altri Asia 19% Fonte: Cefic, 2011 Unione europea 20% Torna all indice > 11

14 Prima parte Evoluzione della produzione chimica mondiale per area geografica (var. % in volume) Unione europea Germania Francia Italia USA Altri Mondo Fonte: elaborazioni e stime su dati American Chemistry Council, Cefic, UIC, Istat poiché il vantaggio di costo favorisce nuovi investimenti nei settori clienti. D altro canto, bisogna tenere conto che gli impianti petrolchimici alimentati a gas producono etilene, e, in misura minore, propilene, ma comportano, rispetto agli impianti europei alimentati a virgin nafta (derivato del petrolio), una minore disponibilità di altri prodotti, come il butadiene e gli aromatici, materie prime fondamentali per importanti filiere chimiche. L Unione europea riveste un ruolo di primo piano nel panorama chimico mondiale, con una quota sulla produzione complessiva pari a circa il 20%. Il settore gode di un surplus commerciale consolidato, che nel 2012 ha raggiunto i 50 miliardi di euro con un aumento di ben elettrodomestici, mobili). La fase di maggiore debolezza sembra, in ogni caso, alle spalle e il nuovo pacchetto di misure, approvato dal Governo e destinato prevalentemente alle infrastrutture, stimolerà la domanda di chimica. 800 Prezzo della virgin nafta (prezzi spot in E) In controtendenza rispetto alle altre aree, negli USA la produzione chimica si è rafforzata nel corso del 2012 (+2.9% a fronte del +1.5% del 2011) beneficiando, in primis, della ripresa del settore immobiliare e delle costruzioni. L accesso, grazie a nuove tecnologie di estrazione, a vaste disponibilità di gas naturale intrappolate nei depositi sabbiosi (shale gas) rappresenta un possibile sviluppo energetico. La crescente disponibilità di shale gas, infatti, aiuta a tenere basso il prezzo del gas naturale americano, sganciandolo dal prezzo del petrolio. Per l industria chimica americana, che attualmente riveste una quota di produzione mondiale pari al 14%, questo comporta opportunità sia dal lato dell offerta, grazie all utilizzo dell etano (derivato del gas naturale) come materia prima, sia dal lato della domanda, Prezzo del petrolio e del gas naturale negli USA ($ / milione di BTU) Fonte: ICIS, INSEE Prezzo degli organici di base (prezzi contratto in E, indice 2000) Petrolio (Brent) Gas naturale (Henri Hub) Fonte: elaborazioni su EIA Fonte: ICIS, INSEE 12 < Torna all indice

15 Lo scenario economico 9 miliardi sul 2011, complice anche la debolezza della domanda interna. L intera area è entrata nuovamente in recessione per effetto delle politiche fiscali restrittive attuate contemporaneamente in quasi tutti i paesi e di un generale clima di incertezza. La produzione chimica europea ha subito un arretramento dell 1.5% nel 2012 (dopo un 2011 in crescita, +1%, ma non certo brillante) e, al momento, non emergono segnali di svolta. I maggiori produttori europei mostrano performances diversificate, soprattutto in funzione dell intensità di contrazione della domanda domestica. Il riemergere di focolai di crisi (Cipro, Slovenia) e la scarsa compattezza a livello politico europeo generano cautela negli acquisti e tendono a prolungare una situazione di domanda interna cedente, particolarmente penalizzante in due importanti settori clienti della chimica come l automobile e le costruzioni. Nonostante il rallentamento mondiale e la recessione europea, il 2012 si è caratterizzato per costi delle materie prime molto volatili ma comunque su livelli elevati. La congiuntura internazionale in graduale miglioramento sosterrà le quotazioni del petrolio e non consentirà alleggerimenti nelle pressioni sui margini delle imprese chimiche attive in Italia, alle prese con una domanda, interna ed europea, ancora fiacca che ostacolerà l adeguamento dei prezzi di vendita. Andamento e prospettive della chimica in Italia L industria chimica italiana, con un valore della produzione pari a 52,8 miliardi di euro nel 2012, si conferma il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, e il decimo a livello mondiale. Il settore, con imprese e 113 mila addetti, rappresenta il 6% circa dell intero fatturato dell industria manifatturiera nazionale ed è il quarto esportatore italiano dopo meccanica, metallurgia e alimentare. Il 2012 si chiude con un calo della produzione pari al 2.8% in valore, sostenuto dall aumento dei prezzi (+2.5%) a fronte di una contrazione più marcata in termini di volumi (-5.3%). Il settore risente del crollo della domanda di chimica in Italia (-4.2% in valore) diffuso, anche se con intensità diverse, a praticamente tutti i settori clienti, compresi quelli legati ai consumi finali (detergenti, cosmetici, alimentare, imballaggio oltre ad alcune tipologie di pitture e vernici) che negli anni passati avevano risentito meno della crisi. Gli ultimi mesi dell anno avevano mostrato segni di stabilizzazione della domanda, pur su livelli depressi, ma le difficoltà politiche hanno impedito un consolidamento, innescando una nuova fase di decumulo delle scorte da parte dei clienti. La caduta della domanda interna si è riflessa anche sulle importazioni, in calo nel 2012 del 2.3% a valore, e ha portato con sé il miglioramento del deficit commerciale, che si attesta a 10,3 miliardi di euro rispetto agli 11,6 miliardi del L export si conferma in crescita (+1.6% in valore) nonostante il calo del mercato europeo (-0.7%) e un generale rallentamento della domanda mondiale, trainato dalla forte espansione nei mercati extra-europei (+5.8%) e dai settori della chimica fine e specialistica (+5.0%). Si tratta di un risultato importante, tenuto conto che l export rappresenterà una leva centrale per sostenere l attività chimica in Italia nei prossimi anni e che, già dal 2013, si prospetta un rafforzamento della domanda mondiale e almeno una stabilizzazione a livello europeo. In un contesto di grave difficoltà dell industria italiana, la chimica, pur soffrendo la crisi di importanti settori clienti, è complessivamente solida e non evidenzia segni di declino irreversibile. Nonostante le marcate pressioni La chimica in italia nel (miliardi di euro) Chimica Var. Produzione 54,3 52,8-2.8% Domanda interna 65,9 63,1-4.2% Importazioni 36,5 35,6-2.3% Esportazioni 24,9 25,3 +1.6% Saldo commerciale -11,6-10,3-1.9 Addetti (migliaia) 113,8 113,2-0.5% Chimica e farmaceutica Var. Produzione 80,0 79,0-1.2% Domanda interna 95,4 91,8-3.7% Importazioni 55,7 55,4-0.5% Esportazioni 40,2 42,6 +5.8% Saldo commerciale -15,4-12, Addetti (migliaia) 177,9 176,3-0.9% Fonte: Federchimica, Istat Fonte: Istat Var. % dell export chimico nel Totale export Export extra-ue Export intra-ue Chimica fine e specialità Chimica di base e fibre -0.7% 0.0% +1.6% % Torna all indice > 13

16 Prima parte Tenendo conto dei gruppi industriali, la dimensione media di impresa sfiora i 50 addetti e testimonia l esistenza di un nucleo abbastanza ampio di realtà dotate della massa critica necessaria ad affacciarsi sul mercato internazionale e affrontare la sfida impegnativa della ricerca. La classifica dei principali gruppi chimici a proprietà italiana evidenzia numerose realtà, sconosciute al grande pubblico, ma spesso leader nel loro segmento di specializzazione, a livello europeo se non addirittura mondiale e, in misura prevalente, dotate di presenza produttiva internazionale. Nella chimica, inoltre, anche le PMI sono imprese avanzate dal punto di vista tecnosui margini, in presenza per tutti gli anni Duemila di forti rincari nei costi delle materie prime e debolezza/contrazione della domanda interna, la redditività caratteristica, pari al 6%, è decisamente superiore alle media manifatturiera (4%). L incidenza delle sofferenze bancarie sui prestiti, pur essendo in leggero aumento dall inizio della grande recessione (+1.6 punti percentuali da inizio 2009), è la più bassa nel panorama industriale italiano (3.6% a fronte del 12.4% medio a fine 2012) e segnala che le cessazioni di attività non sono diffuse. La restrizione creditizia normalmente non colpisce direttamente le imprese chimiche, solide dal punto di vista patrimoniale e finanziario, ma agisce indirettamente aggravando il problema dei ritardati pagamenti della clientela e dei rischi di insolvenza. Significativi miglioramenti sono attesi in particolare lungo alcune filiere come quelle legate alle costruzioni e alla sanità dal recente provvedimento per il pagamento di una parte dei debiti arretrati della pubblica amministrazione. Redditività caratteristica (ROI in %, anno 2012) Caratteristiche e mutamenti della chimica in Italia La capacità dell industria chimica di resistere in un contesto economico e industriale così problematico discende dal percorso di cambiamento intrapreso con decisione da molte imprese a partire dagli anni Duemila (in qualche caso anche prima) e fondato su due pilastri: ricerca e orientamento ai mercati esteri. Inoltre, il settore, essendo caratterizzato da risorse umane altamente qualificate (quota di laureati pari al 19%) ed elevati investimenti materiali e immateriali, riesce, meglio di molti altri, a difendersi dall aggressività dei paesi emergenti. La chimica vede la presenza bilanciata di imprese a capitale estero (36% del valore della produzione), mediograndi gruppi a capitale italiano (26%) e PMI italiane (38%). Le imprese a capitale estero rappresentano una risorsa importante per il settore, anche perché la loro presenza è radicata sul territorio comportando spesso attività di ricerca in Italia e flussi di export. La crisi ha indotto un ridimensionamento della presenza estera molto limitato: la quota in termini di addetti chimici è calata soltanto di due punti percentuali in quattro anni. Industria chimica 6.0 Distribuzione della produzione in Italia (%, anno 2012) Industria manifatturiera 3.6 Piccole e medie imprese italiane 38% Imprese a capitale estero 36% Fonte: Prometeia, Analisi dei settori industriali Incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari (%) Medio-grandi gruppi italiani 26% Fonte: stime Federchimica Note: medio-grandi gruppi italiani definiti in base a vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro Industria chimica Totale Industria Gen 2009 Dic 2012 Gen 2009 Dic 2012 Fonte: Banca d Italia Note: chimica inclusa farmaceutica < Torna all indice

17 Lo scenario economico logico, come dimostra la produttività del lavoro superiore del 75% rispetto alla media delle PMI industriali. La chimica è un settore ad elevata intensità di ricerca. La quota di addetti dedicati alla R&S, pari al 4.3%, è più che doppia della media manifatturiera (1.9%). Nel corso degli anni Duemila, in un contesto di accresciuta concorrenza internazionale e di esplosione nei costi delle materie prime, molte imprese chimiche, anche piccole e medie, hanno rafforzato la ricerca al fine di aumentare il contenuto tecnologico dei prodotti, sottrarsi a una competizione incentrata solo sui fattori di costo e difendere i margini. In 10 anni la quota di imprese chimiche attive nella ricerca è aumentata di 10 punti percentuali e ha raggiunto il 48%, una quota più che doppia della media industriale (23%) e superiore anche a settori high tech come la farmaceutica e l elettronica (44%). In effetti, in ambito europeo, la chimica italiana è secon- Vendite mondiali Produzione in Italia 1. Versalis I 50 principali gruppi chimici italiani Risultati 2012 (milioni di euro) Vendite mondiali Produzione in Italia 26. Montefibre Gruppo Mossi & Ghisolfi Gruppo Mapei Radici Group Gruppo Bracco COIM Group Polynt Group Gruppo SOL Gruppo Colorobbia Gruppo Aquafil Gruppo S.I.A.D Gruppo P&R Gruppo Lamberti Gruppo Sapio Gruppo Sipcam Oxon ACS Dobfar Esseco Group Gruppo Zobele* FIS Fabbrica Italiana Sintetici Intercos Group Gruppo Desa Sadepan Chimica Euticals FACI Reagens V Partecipazioni industriali Indena/Gruppo IdB Holding Mirato Inver Gruppo Isagro Italmatch Chemicals Novamont Sabo Gruppo Chromavis Sinterama ICR Industrie Cosmetiche Riunite Fluorsid Silvateam Paglieri Zach System Gruppo Bozzetto Index Cosmint Gruppo SOL.MAR Bottega Verde Micys Company Deborah Group ICAP-SIRA Chemicals&Polymers Lechler Fonte: Federchimica Note: imprese con capitale a maggioranza italiano; i valori si riferiscono ai prodotti chimici (esclusi farmaci); classifica basata sui dati forniti dalle imprese - associate e non - che hanno aderito all indagine di Federchimica; *dati relativi al 2011 Torna all indice > 15

18 Prima parte Ricerca e sviluppo della chimica in Italia Quota di addetti dedicati alla R&S in Italia (% sul totale degli addetti) Industria chimica 4.3% Industria manifatturiera 1.9% Quota di imprese chimiche con attività di R&S in Italia (% sul totale delle imprese) Anno % Anno % Numero di imprese con R&S nella chimica europea Germania Italia 827 Francia 607 Spagna 560 Fonte: Istat, Eurostat, 2010 Fonte: Istat Evoluzione della quota di export sul fatturato nell industria chimica 37% 48% Anno Anno 2012 Performance all export nel confronto europeo var. % Totale Export Chimica Fonte: ICE-Istat Italia Paesi UE Italia Paesi UE +39% +51% +64% +62% Settori della chimica fine e specialistica in avanzo commerciale (milioni di euro, anno 2012) Cosmetici Pitture e vernici 735 Detergenti e cura casa 511 Additivi per oli lubrificanti 398 Adesivi, colle, mastici e stucchi 248 Catalizzatori 219 Antiossidanti e stabilizzanti per plastica 145 Pigmenti e smalti ceramici 114 Ausiliari per tessile, carta e cuoio 90 Additivi per cemento 81 Preparazioni disincrostanti 77 Solventi e diluenti 56 Inchiostri da stampa 11 Altro 141 Totale da solo alla Germania per numero di imprese attive nella R&S, oltre 800, davanti a Francia e Spagna. Questa diffusione rappresenta una ricchezza in termini di interazioni con il tessuto industriale italiano al quale la chimica, attraverso i suoi beni intermedi, trasferisce innovazione tecnologica e competitività. L industria chimica mostra una forte e crescente vocazione internazionale, attraverso il canale dell export e investimenti produttivi all estero. È il comparto con la più elevata incidenza di imprese esportatrici (54%), dopo la farmaceutica, e in 10 anni la quota di export sul fatturato è aumentata di 11 punti percentuali, consentendo al settore di diventare meno dipendente da una domanda interna, in generale poco brillante e più recentemente in caduta, e di contrastare l erosione dei margini. La performance all export è in linea con gli altri paesi europei e persino migliore di importanti concorrenti come Francia e Regno Unito, in un contesto in cui l Italia nel suo complesso ha, invece, perso terreno nel confronto europeo. In effetti l Italia vanta una specializzazione in numerosi segmenti della chimica fine e specialistica che complessivamente generano un surplus commerciale prossimo ai 4 miliardi di euro. Tra questi figurano i cosmetici, le pitture e vernici, i detergenti e prodotti per la cura della casa, gli additivi per oli lubrificanti, gli adesivi. Nel contesto industriale italiano, la chimica ha un posi- Fonte: elaborazioni su dati Istat zionamento avanzato anche in termini di internazionalizzazione produttiva. Infatti, la quota di addetti delle imprese a capitale italiano impiegati nelle filiali estere raggiunge il 21% a fronte del 17% nel totale dell industria manifatturiera. Sono circa 130 le imprese chimiche dotate di impianti produttivi all estero e, oltre a quasi tutti i maggiori gruppi chimici italiani, includono anche numerose realtà piccole e medie (il 70% del totale). La presenza produttiva internazionale consente di presidiare meglio i mercati esteri e talvolta anche quello nazionale, vista l importanza di proporsi come fornitori globali, sfruttare i vantaggi di costo, soprattutto per le produzioni a minore valore aggiunto, e acquisire nuove competenze. Di conseguenza l internazionalizzazione sostiene anche le attività in Italia, difendendo i posti di lavoro: infatti, se si considerano i maggiori gruppi chimici italiani internazionalizzati, le vendite mondiali sono superiori al livello precrisi dell 11% e la produzione in Italia è inferiore solo del 2% a valore ed è stata completamente ripristinata (o persino superata) in quasi il 70% dei casi. L impegno profuso dalle imprese chimiche e dai loro 16 < Torna all indice

19 Lo scenario economico Imprese chimiche italiane dotate di presenza produttiva all estero 130 imprese investitrici 30% Medio grandi gruppi dipendenti per migliorare il posizionamento competitivo rischia di essere compromesso in assenza di progressi nelle condizioni esterne di competitività e, con esso, la stessa capacità di tenuta complessiva del settore. In particolare, condizioni da sempre penalizzanti, come il divario del costo dell energia e l inefficienza della pubblica amministrazione, diventano nella fase attuale insostenibili e richiedono interventi urgenti. Attività in Italia e nel mondo dei maggiori gruppi chimici a capitale italiano 70% Medie e piccole imprese Fonte: elaborazioni su Istat, Reprint, anno 2010 Note: medio-grandi gruppi = vendite mondiali superiori ai 100 milioni di euro Quota di addetti nelle filiali estere delle imprese a controllo nazionale Vendite mondiali e produzione in Italia var. % Vendite mondiali +11% Valore della produzione in Italia -2% Quota di imprese che ha ripristinato i livelli di attività pre-crisi Vendite mondiali 83% Industria chimica 21% Valore della produzione in Italia 69% Industria manifatturiera 17% Fonte: elaborazioni su dati Istat, anno 2010 Fonte: elaborazioni sui dati forniti dalle imprese che aderiscono all indagine di Federchimica Note: analisi a campione chiuso, vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro nel 2012 Torna all indice > 17

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21 Lo scenario europeo L Unione europea è in un periodo di crisi non solo economica ma anche sociale, culturale e istituzionale. Negli ultimi anni, secondo i dati raccolti dall Eurobarometro, si è assistito ad una costante diminuzione della fiducia dei cittadini europei nei confronti dell UE. Accanto a questo crollo della fiducia nelle istituzioni europee, che è passata dal 57% del 2007 al 33% del dicembre 2012, si è andata diffondendo un idea negativa di Europa. Infatti, il numero di cittadini europei che percepisce in maniera totalmente negativa l Europa è passato dal 15% del 2007 al 29% del La crisi che l Europa sta attraversando potrebbe tuttavia essere un opportunità per rendere l UE più efficiente, solidale e competitiva e rilanciare un progetto che negli ultimi decenni ha garantito pace e prosperità a centinaia di milioni di cittadini europei. Non può sfuggire che, anche se troppo lentamente, le regole incomplete e asimmetriche che finora hanno disciplinato la gestione dell euro, vengono riviste e modificate con l obiettivo di raggiungere un maggiore coordinamento delle politiche economiche e una migliore sorveglianza dei conti pubblici. Le politiche ambientali che negli scorsi anni hanno sempre penalizzato le imprese, soprattutto manifatturiere, stanno lasciando il posto a politiche inclusive tese a fronteggiare il pericoloso effetto della disoccupazione e, in primis, della perdita di competitività del sistema industriale europeo. Gli accordi commerciali con le altre regioni del mondo vengono sottoscritti solo dopo una più attenta analisi costi-benefici (come sta accadendo nei negoziati con il Giappone e come accadrà con quello con gli USA) e non soltanto per seguire impostazioni rivelatesi troppo liberiste. Il 2012 è quindi stato, per le istituzioni europee, un anno in cui le contraddizioni di un Unione a 27 Stati e popoli è emersa con violenza e, a tratti, con brutalità. Ma è stato anche l anno in cui la classe dirigente europea e in parte anche quella nazionale ha finalmente preso consapevolezza che andare avanti così non é più ammissibile. L Unione europea deve rafforzarsi e non indebolirsi. L Unione europea deve continuare il suo percorso d integrazione che, a termine, dovrà condurre agli Stati Uniti d Europa. Lo hanno detto chiaramente 22 amministratori delegati di grandi aziende chimiche europee che, su proposta di Giorgio Squinzi, allora Presidente del Cefic (Associazione europea della chimica) hanno rivolto il 28 giugno 2012 un appello, pubblicato sul Financial Times e su Il Sole 24 Ore, con cui hanno chiesto ai 27 capi di stato e di governo un rafforzamento immediato e lungimirante dell Unione europea. Mai, in precedenza, era accaduto che degli imprenditori o managers di aziende chimiche sentissero l urgenza di rivolgersi, in quei termini, ai responsabili istituzionali europei. Anche il Presidente di Federchimica ha ribadito questa richiesta di rafforzamento delle istituzioni UE nei vari incontri che ha avuto nel 2012 con diversi rappresentanti italiani a Bruxelles. Le imprese chimiche, attraverso le proprie associazioni di rappresentanza, sono compatte e determinate quando chiedono la promozione di una politica industriale forte, coesa e che verta su una rinnovata attenzione verso la competitività del settore manifatturiero. Il Cefic ha molto insistito su questo punto nel 2012, incalzando le istituzioni europee. Federchimica, dal canto suo, ha sostenuto il Cefic ed ha svolto un attento ruolo di mediazione, visti i consolidati rapporti istituzionali instaurati, nello specifico, con il Commissario italiano all Industria (nonché Vice Presidente della Commissione europea) Antonio Tajani e la Presidente italiana della Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo, Amalia Sartori e con la Vice Presidente Patrizia Toia. L esito di queste azioni, peraltro positivamente accolte da quasi tutti gli eurodeputati italiani delle diverse realtà politiche, ha dato vita ad una serie di misure a favore delle PMI, come mai si era visto prima. Innanzitutto, non va dimenticato che l obbligo di pagamento dei crediti alle imprese da parte delle amministrazioni pubbliche è nato da una Direttiva approvata a Bruxelles nel 2011 che, a partire dal 2012, ha spiegato il suo effetto giuridicamente vincolante costringendo molti stati reticenti a pagare, in tempi ragionevoli, i propri fornitori. Questa Direttiva, recepita in Italia in extremis, è stata il frutto di un lavoro congiunto tra le diverse istituzioni europee (Commissione, Parlamento, Consiglio) e permetterà, in molti stati (tra cui l Italia), di liberare ingenti somme, altrimenti scandalosamente bloccate. Questo è uno degli esempi di come da Bruxelles possono arrivare non solo oneri amministrativi, ma anche norme che obbligano i governi nazionali ad essere più corretti ed efficienti nei rapporti con i loro cittadini. Torna all indice > 19

22 Prima parte Una maggiore attenzione per il mondo industriale è emersa anche durante le discussioni che hanno riguardato il nuovo programma europeo per la ricerca e lo sviluppo Horizon 2020, all interno del quale si è dato maggiore spazio all opportunità di incrementare e sostenere l innovazione industriale e la competitività del sistema produttivo europeo. Oltre 80 miliardi di euro saranno messi a disposizione per gli anni per progetti di ricerca, sviluppo e innovazione. Negli ultimi anni, l Italia è diventata una contributrice netta dell UE con un disavanzo che nel 2011 ha toccato i 6 miliardi. Questa situazione, dovuta anche all incapacità di spendere tutti i fondi allocati al nostro Paese, sta gradualmente cambiando e, di recente, sono stati recuperati molti fondi europei. Nel 2012, ad esempio, solo per un progetto su 52 non si è riusciti ad utilizzare i fondi allocati dall UE per una perdita di soli 33,3 milioni di euro rispetto ai 9,2 miliardi spesi tra l ottobre 2011 e il dicembre Nel 2012 sono iniziati i negoziati per definire il quadro finanziario pluriennale ossia il bilancio europeo per i prossimi sette anni. Fino ad oggi si è trattato di negoziati complessi, aggravati dalla crisi economica e finanziaria, nei quali si sono confrontati non solo gli interessi a volte divergenti dei vari Stati europei, ma anche i diversi livelli di ambizione delle tre istituzioni europee coinvolte. Sebbene (al momento in cui questo capitolo viene scritto) non si sia ancora raggiunto un accordo interistituzionale definitivo, emergono delle prospettive positive per la spesa in competitività industriale che verrebbe aumentata a circa 125 miliardi di euro rispetto ai 91 miliardi del periodo Più nello specifico, per quanto riguarda le imprese operanti nel settore chimico ci sono stati diversi provvedimenti le cui conseguenze positive (anche se non risolutive) si vedranno a breve. Primo fra tutti è da salutare con favore la decisione di non modificare il Regolamento REACH (Registrazione, Valutazione e Autorizzazione) inerente le sostanze chimiche. Non era affatto scontato, considerando che molti Stati membri (soprattutto del Nord Europa) e diversi europarlamentari avrebbero preferito cambiare il testo legislativo per introdurvi norme più stringenti su nanomateriali, miscele chimiche e interferenti endocrini. Si tratta quindi di un risultato molto significativo, raggiunto grazie anche al contributo dato al dibattito da Federchimica. Una decisione molto importante maturata nel corso nel 2012, su spinta del Vice Presidente Antonio Tajani, è stata quella di ridurre le tariffe richieste dall ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche) alle PMI per la registrazione delle sostanze chimiche in ottemperanza al Regolamento REACH. Le riduzioni variano in base alla dimensione dell impresa (più consistenti per le micro imprese e meno per le medie) e consistono in diminuzioni tra il 35% e il 95% delle tariffe per la registrazione delle sostanze e tra il 25% e il 90% per la loro autorizzazione. Sempre con riferimento al Regolamento REACH, la Commissione europea si è impegnata a migliorare e razionalizzare le linee guida esistenti e a garantire una maggiore organizzazione e trasparenza dei gruppi per l identificazione e lo scambio d informazioni sulle sostanze chimiche (SIEF). Il Commissario europeo per l Industria, Antonio Tajani, e la Direzione generale (DG) Impresa da lui coordinata, si stanno adoperando, con determinazione ed efficacia, per riportare al centro dell agenda europea la politica industriale ed in particolare il settore manifatturiero. Questi due assi sono stati anche al centro della Comunicazione sulla politica industriale pubblicata dal Commissario Tajani il 10 ottobre 2012, nella quale il comparto chimico è indicato come un settore strategico nel quale l Europa deve poter continuare ad essere leader mondiale. Nella stessa direzione di promozione del sistema produttivo, vanno le decisioni di sottoporre vari settori industriali a dei fitness check per verificare l impatto complessivo delle normative europee su un comparto produttivo. L obiettivo finale di queste analisi incrociate è di comprendere come si potrebbe rendere più snello, efficiente e coerente l insieme delle normative che ricadono su un settore. Allo stesso modo, attraverso la consultazione pubblica aperta a tutti i cittadini europei (imprese incluse) sulle 10 normative più onerose per le PMI, la DG Impresa ha cercato di comprendere le difficoltà delle aziende europee per semplificare, laddove possibile, la legislazione comunitaria. Proprio rispetto a questa consultazione, che ha individuato il Regolamento REACH come la normativa europea più complessa, si sono espressi anche i capi di stato e di governo dei 27 Stati membri che, in sede di Consiglio europeo, hanno chiesto alla Commissione europea di fornire, entro giugno 2013, delle proposte concrete su come semplificare il quadro regolatorio in cui operano le PMI e di completare quanto prima il mercato interno. Queste non sono le sole iniziative portate avanti dal Commissario Tajani a favore del settore manifatturiero e delle PMI. Particolare attenzione è stata data alle tecnologie avanzate di produzione, ai bio prodotti, alle tecnologie chiavi abilitanti (ossia nanotecnologie, biotecnologie, micro e nano elettronica, fotonica), all edilizia sostenibile, alle materie prime, alle reti intelligenti e ai veicoli puliti. Per tutti questi ambiti, evidenziati all interno della Comunicazione sulla politica industriale (già in precedenza citata), sono state promosse diverse attività. Sono stati, ad esempio, creati dei gruppi di lavoro specifici per settore con il coinvolgimento diretto di rappresentanti dell industria e di tutte le parti sociali interessate per discuterne le opportunità e criticità o ancora sono state pubblicate delle comunicazioni contenenti misure concrete per agevolare lo sviluppo dei singoli settori. Per quanto riguarda le PMI è stata data particolare attenzione alla disponibilità di finanziamenti attraverso ad esempio il programma COSME (Programma per la competi- 20 < Torna all indice

23 Lo scenario europeo tività delle imprese e delle PMI) che prevede 2.5 miliardi di euro di finanziamenti per le PMI e l approvazione di un regolamento sui fondi di venture capital. Nel corso del 2012, la Commissione europea ha pubblicato anche la sua visione per lo sviluppo futuro e la salvaguardia delle risorse idriche in Europa ed il VII programma d azione per l ambiente che sarà il testo giuridico di riferimento per la futura politica ambientale europea. Anche in queste occasioni è emersa una maggiore attenzione al coordinamento e all attuazione della politica ambientale esistente piuttosto che alla creazione di nuove normative, che rischierebbero di aggiungere inutili oneri burocratici a svantaggio delle imprese europee. Si tratta di un impostazione cara al Commissario per l Ambiente Janez Potocnik, sempre molto attento alla reale efficacia delle politiche europee e ai costi ad essi collegati. Il rafforzamento del mercato interno è sicuramente un mezzo importante per proseguire nel processo di avvicinamento tra gli Stati europei. Nonostante la crisi economica e i suoi effetti su molti paesi membri, le valutazioni del mercato interno europeo e delle performance nel campo dell innovazione non hanno dato risultati troppo negativi. Dalla valutazione del mercato interno, pubblicata a febbraio 2013, appare chiaro che gli Stati membri hanno ottenuto il miglior risultato in quindici anni nel recepire le norme UE nel diritto interno. La percentuale delle Direttive non recepite nei tempi dovuti negli ordinamenti nazionali è diminuita dal 6.3% del 1997 al livello record dello 0.6%. Particolarmente brillante è stata la prestazione dell Italia che, in sei mesi, ha ridotto il suo deficit di recepimento dal 2.4% allo 0.8%. Meno lusinghiero è, invece, il primato del nostro Paese per il numero di procedure d infrazione avviate dalla Commissione europea (67 rispetto alla media europea di 31). Ambiente e fiscalità restano i due ambiti in cui si registrano il maggior numero di infrazioni. Nel corso del 2012, sono migliorate anche le prestazioni generali europee nell innovazione, ma è aumentato il divario tra Stati membri. Svezia, Germania, Finlandia e Danimarca hanno registrato performance molto al di sopra della media UE, mentre l Italia si è collocata prima tra i paesi moderatamente innovatori, ossia con prestazioni al di sotto della media. Per la prima volta, la Commissione europea ha deciso di valutare anche le prestazioni dei sistemi giuridici dei 27 Stati membri, poiché la loro efficienza è fondamentale non solo per garantire i diritti civili dei cittadini ma anche per consentire lo sviluppo degli investimenti e delle attività economiche. I risultati di questo primo esercizio non sono completi, poiché non tutti i paesi europei hanno fornito dati sul loro sistema giuridico, ma si tratta sicuramente di un analisi che potrà essere utile anche per il sistema imprenditoriale europeo. L Italia, in base a questo primo studio parziale, non è certamente virtuosa per la durata dei procedimenti e il numero di casi pendenti. Interessante notare come il nostro Paese sia al penultimo posto per numero di giudici ogni abitanti, mentre compaia al primo per il numero di avvocati. L Unione europea è innanzitutto un unione di popoli. Nel luglio del 2013 i croati diventeranno nuovi cittadini europei, con diritti e doveri previsti dal Trattato di Lisbona. I lettoni, nel gennaio nel 2014, entreranno a far parte della zona-euro e i polacchi decideranno se adottare l euro entro il Certamente c è anche chi, come il governo inglese del Primo Ministro David Cameron, vuole rinegoziare e rimpatriare alcune competenze devolute negli anni alle istituzioni comunitarie anche se, a detta di molti, l operazione porterebbe enormi svantaggi per gli inglesi, e avrebbe conseguenze abbastanza ridotte per gli europei. Tuttavia, in questo quadro in perenne mutazione, Federchimica, nei numerosi incontri avuti a tutti i livelli nel 2012 con gli interlocutori istituzionali a Bruxelles ha sollevato tanti interrogativi, pronta a fornire possibili soluzioni con position papers e suggerimenti puntuali. Ad esempio, come affrontare le questioni legate al cambiamento climatico? Con gli orizzonti incerti e costosi per le imprese della Commissaria danese al Clima, Connie Hedegaard che non vuole riconoscere che il sistema di scambio di emissioni di CO 2 non è seguito da nessuna delle grandi potenze mondiali e quindi varrebbe forse la pena rivedere quello imposto alle sole imprese europee? Oppure con il pragmatismo del Commissario tedesco all Energia Günther Oettinger e del Commissario italiano all Industria, Antonio Tajani secondo cui occorre, soprattutto in questo momento, abbattere i costi per le imprese europee e non aumentarli? Come coniugare le aspirazioni di alcuni Stati europei che vorrebbero vietare l utilizzo di nanotecnologie e nanomateriali o eliminare dal commercio ogni oggetto fatto in plastica? Come sconfiggere l idea, purtroppo ancora condivisa da qualche eurodeputato, che la manifattura debba essere spostata in paesi in via di sviluppo e non restare più in Europa? L Unione europea, con le sue differenze di popoli e quindi anche di visioni, deve risolvere, giorno dopo giorno, queste importanti divergenze. Il ruolo delle associazioni di rappresentanza nazionali ed internazionali deve essere quello di stimolare le istituzioni. È esattamente l obiettivo che Federchimica si è posta. In diverse occasioni, alcuni eurodeputati italiani e dirigenti della Commissione europea hanno partecipato a riunioni ad hoc nella sede milanese della Federazione, a diretto contatto con i rappresentanti delle aziende associate. È anche grazie a questo genere di attività e alle campagne di informazione portate avanti da Federchimica e dalle associazioni nazionali ed europee della chimica, che sta maturando nei cittadini europei una visione più realistica e meno stereotipata dell industria chimica. Torna all indice > 21

24 Prima parte Come dimostra anche un inchiesta realizzata dall Eurobarometro, i cittadini europei si stanno rendendo conto della pervasività della chimica nella nostra vita quotidiana e della centralità del settore per promuovere l innovazione a tutti i livelli. Infatti, secondo il 69% dei cittadini UE non sarebbe possibile eliminare completamente le sostanze chimiche dalla nostra vita e secondo il 75% la chimica è coinvolta nella maggior parte dell innovazione industriale. È importante sottolineare inoltre che è aumentata la consapevolezza sulla sicurezza delle sostanze chimiche. Per il 61% dei cittadini europei le sostanze sul mercato oggi sono più sicure rispetto a 10 anni fa. Il 2013 sarà un anno in cui la prospettiva europea potrebbe notevolmente mutare. Non solo per le imminenti elezioni in Germania, ma anche per una serie di scadenze istituzionali che si avvicinano. Infatti, nel 2014 sarà rinnovato il Parlamento europeo con l elezione diretta da parte dei cittadini europei dei 751 eurodeputati e sarà rinnovato anche il Collegio dei Commissari che mantiene il potere esclusivo di proposta legislativa. Una nota positiva per quanto riguarda i rappresentanti italiani a Bruxelles è data dal fatto che, a differenza di quanto accaduto nelle precedenti legislature, si è drasticamente ridotto il numero di eurodeputati italiani che hanno abbandonato il loro seggio a Bruxelles per ricoprire incarichi nazionali o locali. Questa è la prova di una maggiore consapevolezza del ruolo e dei risultati che possono essere ottenuti solo con professionalità e una conoscenza approfondita delle dinamiche istituzionali e politiche dell UE. Toccherà certamente ai cittadini europei e alle imprese chiedere una maggiore conoscenza di quanto viene fatto a Bruxelles e con quali obiettivi, eliminando così il vizio (comune a molti stati) di utilizzare le elezioni europee come semplice indicatore del gradimento che il governo nazionale trova tra gli elettori. 22 < Torna all indice

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