Progetto WEB Amianto/Asbesto - e.mail: info@amiantoasbesto.it
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- Cosima Coco
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1 Casale M.to, 11 gennaio 2016 AULA INTERATTIVA E MULTIMEDIALE Comunicazione di GENNAIO per la redazione allargata Il 2016 inizia con una buona notizia: le musiche di Un posto sicuro sono tra le prime 100 colonne sonore più scaricate su Amazon nel periodo natalizio (fonte ANSA 5/10/2015). Autore e interprete Enrico Pesce, compositore e docente alessandrino, noto per alcuni spot pubblicitari e per le colonne sonore di diversi film di Marco Bellocchio. Su YouTube potete ascoltare la colonna sonora eseguita dal vivo da un liceo Alessandrino. Aiutateci a diffondere quest ottima notizia utilizzando i vostri canali social! E ora veniamo all obiettivo di questa comunicazione: mentre proseguono i lavori per la realizzazione del sito richiamiamo la vostra attenzione su tre questioni sulle quali sviluppare il lavoro di redazione: 1. Oggi, 11 gennaio 2016, inizia il processo sulle vittime d amianto all Olivetti di Ivrea. Come proponete di seguirne e dare risalto alle prossime udienze? Ad esempio, intervistando chi si è costituito parte civile nel processo di Torino, chi ha lavorato nella fabbrica d Ivrea, come operario o impiegato, oppure ancora partecipando a un udienza del processo Aspettiamo le vostre proposte! Per un prima sintesi dell argomento allegato 1 2. Recentemente è stato divulgato uno studio sulla presenza dell amianto nel DAS (pasta per modellare, particolarmente diffusa negli anni sessanta e settanta). Si tratta di uno dei tanti esempi di utilizzo della fibra di amianto in ambiti differenti dall edilizia. Come parlarne? Come riprendere la notizia sui social network e con quale attenzione a non creare allarmismo? Quali sono i vostri commenti? Chi vuole intervistare Stefano Silvestri, uno dei ricercatori che hanno elaborato lo studio sopra citato? Per un prima sintesi dell argomento allegato 2 3. Nel dicembre scorso è andato in pensione il PM Raffaele Gauriniello, protagonista della lotta contro l amianto e dell inchiesta e dei processi di Torino. Oggi, che non è più ingessato nel suo ruolo istituzionale, sarebbe interessante intervistarlo sull argomento. Quali domande gli fareste? Alla luce della sentenza della Corte di Cassazione, quali dubbi sull impostazione dell accusa? Quale le aspettative sul nuovo processo che riguarda anche Casale Monferrato, oggi sospeso a Torino? Quali impressioni sul futuro della lotta all amianto? Per un prima sintesi dell argomento allegato 3 Buon lavoro! per il Progetto Amianto/Asbesto Carlo e Manuele Degiacomi
2 ALLEGATO 1 Le vittime d amianto all Olivetti di Ivrea (TO). La Procura di Ivrea nel 2014 ha aperto un inchiesta a carico di manager e dirigenti della società Olivetti, per la morte di 14 ex lavoratori della fabbrica per patologie connesse all esposizione all amianto. Il giudice (gup) Cecilia Marino, in base a quanto emerso ha deciso il rinvio a giudizio di tutte le figure di comando e responsabilità di alto livello dell azienda, ex presidenti, amministratori delegati e (17) dirigenti della Olivetti a partire dagli anni Settanta, mentre sono stati prosciolti in undici, coloro i quali avevano ricoperto la carica di consiglieri di amministrazione senza però deleghe o di incarichi operativi sul tema della sicurezza. Tra i primi ci sono Carlo De Benedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno, i due figli di De Benedetti, Marco a Rodolfo. Nel procedimento dovrebbe entrare come responsabile civile per l eventuale risarcimento danni, la Telecom Italia, che ha assorbito Olivetti alla fine degli anni Novanta. I metalmeccanici della Cgil hanno scelto di costituirsi parte civile accanto ai parenti delle vittime: la Fiom-CGIL, la Fim-Cisl, e l associazione famiglie AFeVA, il Comune di Ivrea e la Città Metropolitana, l Inail. Il processo discuterà sul nesso di causalità tra l esposizione all amianto in diversi stabilimenti Olivetti e l insorgenza di gravi malattie tumorali a carico di lavoratori «esposti» in particolari per fasi di lavorazione di macchinari e computer, come l utilizzo di talco. Si può intervistare l avvocato Laura D Amico che segue Fiom e AFeVA. Complessivamente, in Italia, considerando oltre ai mesoteliomi anche i tumori del polmone e della laringe indotti da esposizione ad amianto e i morti per asbestosi, è possibile dimensionare il fenomeno dei decessi per malattie asbestocorrelate intorno ai casi l anno. Tra l esposizione all asbesto e i suoi esiti nefasti, in particolare il mesotelioma, possono trascorrere più di 40 anni. Si tratta non solo di lavoratori, ma anche di persone che hanno abitato nelle vicinanze di siti produttivi o hanno vissuto in contatto con il polverino distribuito sul territorio per coprire strade o cortile o altro, com è successo a Casale Monferrato, di persone esposte in tutta Italia dove vi sono manufatti di amianto che si stanno degradando e espongono persone che vi lavorano vicino o vivono vicino, di manutentori e lavoratori addetti all edilizia che incontrano nei lavori di ristrutturazione e demolizione prodotti di amianto e non lo trattano secondo precise cautele in sicurezza. Per il costo contenuto e l ampia disponibilità, l utilizzo del minerale è avvenuto in numerosissime applicazioni specie edili, industriali, sfruttando le proprietà di resistenza al fuoco, di isolamento e insonorizzazione. L Italia è stata uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni Ottanta. Dal secondo dopoguerra fino a quando ne è stato bandito definitivamente l uso (1992), sono state prodotte nel nostro paese tonnellate di amianto grezzo. Il periodo tra il 1976 e il 1980 è quello di picco nei livelli di produzione, con più di tonnellate/anno prodotte. Fino al 1987 la produzione non è mai scesa sotto le tonnellate/anno, per poi decrescere rapidamente fino al bando. Le importazioni italiane di amianto grezzo sono state pure molto consistenti, mantenendosi superiori alle tonnellate/anno fino al Complessivamente, dal dopoguerra al 1992, l Italia ne ha importato di tonnellate. I primi studi sugli effetti nocivi sulla salute dell amianto sono stati pubblicati nella metà degli anni Trenta del secolo scorso, le acquisizioni scientifiche intorno alla sua cancerogenicità si sono poi progressivamente sviluppate nel corso degli anni Sessanta e Settanta. Nel 1992 ogni attività di estrazione, 2
3 commercio, importazione, esportazione e produzione di amianto, prodotti di amianto o prodotti contenenti amianto è stata bandita nel nostro paese. Nonostante ciò per i motivi di diffusione dei manufatti e del loro non sufficiente risanamento e sostituzione, specie in luoghi frequentati dalla popolazione che permetta l eventuale inalazione delle fibre, la cifra dei morti in Italia è purtroppo destinata a crescere: tra il 2015 e il 2018 è previsto un picco di vittime. Nell Europa occidentale le proiezioni relative alla mortalità da amianto prevedono decessi nei primi 30 anni del E nel mondo, secondo le stime dell Oms, più di persone muoiono ogni anno di cancro al polmone, di mesotelioma o di asbestosi a causa di un esposizione lavorativa, mentre sono oltre 125 milioni quelle ancora esposte all amianto nei luoghi di lavoro. Un secolo di pericolo per l amianto: la terza fase continua! La prima fase iniziata nella seconda decade del XX secolo e continuata sino agli anni Ottanta è stata quella dell estrazione e della manifattura di materiali di amianto. Il secondo periodo è stato dominato dall impiego industriale di materiali che lo contenevano: cantieristica navale e coibentazione, costruzione di rotabili ferroviari, produzione di tessili, industria metalmeccanica e altre. La terza fase (che persiste dopo il bando, ma era cominciata prima) è quella delle esposizioni lavorative all amianto già installato, per vari motivi ad esempio deterioramento per vecchiaia e logoramento dovuto a precipitazioni e trasporto con il vento delle fibre, lavori di limatura, taglio, demolizione senza precauzioni (per lavori di manutenzione, ristrutturazione e demolizione). Comincia poi a rivelarsi un drammatico pericolo: un esposizione nell ambiente generale dove sono presenti manufatti in deterioramento. 3
4 ALLEGATO 2 Fibre di amianto nella pasta per modellare Das negli anni 60 e 70. Qual è oggi e qual è stato ieri il rischio di esposizione? Chi lo produceva e lo produce oggi? Forse qualcuno, negli anni sessanta e settanta, non ha giocato con la pasta da modellare Das, venduta in pacchetti dentro ad un sacchetto argentato di alluminio? Era proposta per modellare sculture e oggetti: secca senza cottura si leggeva sul pacchetto. Oltre 55 milioni di confezioni di "Das" sono stati prodotti e venduti sul mercato interno italiano e internazionale (in particolare Olanda, Inghilterra, Norvegia e Germania) in circa 13 anni: l ordine di utenti è valutabile in molti milioni. Una ricerca dell Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo), dell'azienda Sanitaria e l'università di Firenze ha rilevato tra il 1963 e il 1975, la presenza di amianto proprio in questa pasta per modellare "Das" (prodotto dalla ditta Adica Pongo di Lastra a Signa-Firenze). Lo testimoniano le fatture di acquisto dell'amianto alla cava Amiantifera di Balangero (Torino). Fino al 1966 "Das" è stato commercializzato in polvere da miscelare con acqua e successivamente in pasta subito pronta. Dal 1976 in poi l'amianto è stato sostituito con la cellulosa. La domanda conseguente: qual è oggi e quale è stato ieri il rischio di esposizione? Bisogna rispondere senza creare allarmismi, ma essendo capaci di dare valutazioni. Stefano Silvestri tecnico presso l'ispo di Firenze spiega: Oggi: Il 'rischio di esposizione' alle fibre di amianto contenute nel 'Das' prodotto tra il 1963 e il 1975 scatta solo se questo materiale dovesse essere polverizzato e inalato in quantità apprezzabili. Se in casa venissero tuttora conservati oggetti realizzati all'epoca, sono sicuri, purché per qualche motivo non vengano polverizzati". Ieri: Il rischio è maggiore tra il 1962 e il 1966 quando il Das era venduto in polvere e doveva essere amalgamato con acqua per creare l'impasto da modellare. Non si può escludere che a seconda di come la pasta è stata trattata e lavorata in quegli anni possa essere stata inalata nella forma di polvere contenente amianto: ad esempio se si sono modellate delle maschere e poi una volta secche si sono limate con qualche strumento capace di produrre polvere per migliorare la forma e i buchi anche del naso o degli occhi. Chi lo produceva e lo produce oggi? L'azienda di Firenze Adica Pongo produceva e commercializzava il Das. Ha chiuso nel Dal 1994 la pasta Das è stata prodotta dalla Fabbrica italiana lapis ed affini (F.I.L.A.), che ne ha acquistato il marchio nel La F.I.L.A. precisa come il prodotto oggi in commercio in Italia e all'estero è perfettamente sicuro e pienamente conforme alle normative vigenti. (*) Nota. La ricerca citata è stata pubblicata a fine 2015 dalla rivista scientifica "Scandinavian Journal of Work Environment and Health". 4
5 ALLEGATO 3 Intervistare il PM Raffaele Guariniello. fonte Corriere della Sera 30 dicembre 2015 e precedenti D: La Sua più grande delusione? Raffaele Guariniello: «L annullamento per prescrizione delle condanne per Eternit. Data la recente giurisprudenza della Cassazione, non me l aspettavo». D: Non poteva procedere per omicidio, invece che per disastro ambientale? Raffaele Guariniello: «Avrebbe significato procedere su ogni singolo caso, perizie ed esami per ogni fascicolo. È quello che stiamo facendo con Eternit bis. Sono convinto che quel processo si farà. Non esserci è il mio più grande rimpianto. Sento un dovere, verso le vittime e anche verso me stesso». Intervista dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione. D: Veniamo alle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione relativo al caso Eternit, depositate il 23 febbraio. Al di là del proscioglimento del magnate svizzero Stephan Schmidheiny, dalle motivazioni si può rilevare che il processo era già prescritto prima ancora di cominciare... Che è successo? Raffaele Guariniello: «C è un contrasto di interpretazioni tra il Tribunale e la Corte d Appello di Torino da una parte e la Corte di Cassazione dall altra su quando si consuma il reato di disastro. Senza voler scendere troppo nel tecnico la Corte di Cassazione, in particolare non la Sezione Quarta ma la Sezione Prima che è una sezione non specializzate in materia di sicurezza sul lavoro, ha sostenuto che il reato di disastro e si consumerebbe con la immissione delle polveri di amianto nell ambiente, cosa avvenuta sino a che gli stabilimenti sono stati aperti. Una volta chiusi gli stabilimenti, il reato sarebbe stato ormai consumato. Ed è da quel momento che, secondo questa impostazione, inizia a decorrere il termine di prescrizione. Secondo invece la impostazione adottata dalla Corte d Appello di Torino il reato di disastro non si consuma nel momento in cui vengono immesse le polveri d amianto ma continua a consumarsi nel tempo. Quindi in realtà ancora oggi non sarebbe esaurita la consumazione e quindi il reato non sarebbe prescritto. In questa seconda direzione si muoveva la Sezione Quarta della Corte di Cassazione in una sentenza molto importante del 2007 che viene molto citata sia dal Tribunale che dalla Corte d'appello, la sentenza sul caso di Porto Marghera sui tumori del fegato. Anche lì c'era un problema di diffusione nell'ambiente di inquinanti, di sostanze e così via. E in quella sentenza la Corte di Cassazione dice una cosa molto importante, una intuizione importante. Dice di fare attenzione che i disastri sono macro eventi di due possibili diverse tipologie. C è un primo tipo di evento che si verifica in un brevissimo lasso di tempo, ad esempio un crollo, un incendio. Il disastro della Thyssenkrupp è un incendio che si è risolto in un brevissimo arco di tempo. Invece ci sono macro eventi, eventi, disastri che non si realizzano in un breve lasso di tempo, ma che si realizzano in un arco di tempo anche molto prolungato, che non sono nemmeno 5
6 immediatamente percettibili, ma che poi compromettono l integrità di un ambiente, della salute e così via. Quindi avendo questa seconda interpretazione, è chiaro che il reato di disastro non era prescritto ma continua a consumarsi ancora oggi. Perché l amianto c è ancora nell ambiente, l amianto immesso da quella fabbrica... Diciamo che noi abbiamo assistito ad una differente impostazione del momento consumativo del reato di disastro tra Tribunale e Corte d Appello da una parte e Corte di Cassazione dall altra. A mio parere la Sezione Prima ha cambiato idea rispetto alla Sezione Quarta. Ha dato una nuova impostazione che però naturalmente va anch essa rispettata. E quindi a questa nuova impostazione bisognerà oggi attenersi. Mi convince di più l impostazione della Sentenza relativa a Porto Marghera, perché altrimenti In sostanza tutti i disastri a cui stiamo assistendo in questi anni sono tutti disastri ormai prescritti». D: Nelle motivazioni, se la nostra lettura è corretta, si giudica inoltre che l imputazione di disastro contestata al magnate svizzero non sarebbe stata la più adatta perché troppo bassa. E così? Raffaele Guariniello: «Per sostenere che il disastro persiste nel tempo la Corte d Appello aveva detto che c erano forme di manifestazioni di questo disastro che sono le morti e le lesioni, dei lavoratori e dei residenti. La Corte di Cassazione dice che queste morti, queste lesioni sono fatti che sono oggetto di eventuali altri reati come l omicidio e le lesioni, ma non fanno parte del disastro. Dunque un altra divergenza tra i giudici di merito e Corte di Cassazione. Il dire che il reato di disastro è punito meno severamente rispetto all omicidio è dire una cosa ovvia. Però il problema qual è? Che questo processo, definito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza di prescrizione, attiene soltanto a una delle imputazioni del processo Eternit. Sin dall inizio il processo ha avuto due imputazioni: il disastro e l omicidio e le lesioni. Non c è bisogno della Cassazione che dice che ci sono gli omicidi. I reati di omicidio sono stati addirittura iscritti prima ancora del reato di disastro nel registro delle notizie di reato. Il problema che si è posto è che per fare il processo sul disastro non occorreva fare le perizie su tutti i singoli casi di decesso o di malattia, bastava il dato epidemiologico. Per fare invece il processo sull omicidio bisognava fare una perizia sui singoli casi che sono tra i e casi. Quindi la scelta che è stata fatta è stata quella di mandare subito avanti il disastro (...) e nel frattempo fare le perizie sui singoli casi... Tanto è vero che le perizie su un grosso numero di singoli casi si sono concluse. E quindi è potuto partire il secondo processo... (...) Sono due processi con un andatura e velocità diverse...». D: Stiamo parlando del nuovo processo e rinvio a giudizio per omicidio volontario di 258 persone... Raffaele Guariniello: «Che sono poi solo una parte. Perché poi ci sono altri processi che sono ancora in fase di indagini preliminari...». 6
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