La contrattazione di genere
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- Virginia Marisa Valle
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1 Cà Vecchia 2 Ottobre 2014 Seminario regionale Spi Cgil Emilia Romagna La contrattazione di genere Perchè ha senso parlare di Contrattazione di genere, in relazione alla C. territoriale sociale? Parlare di contrattazione di genere significa prendere atto delle differenze dei bisogni che oggettivamente esistono tra uomini e donne, ad oggi infatti la contrattazione, la dove si è realizzata, è stata prevalentemente neutra o rivolta alla famiglia, quindi anche alla donna prevalentemente nel suo ruolo prima di tutto di madre, poi di compagna/moglie, raramente anche di lavoratrice. La recessione di questi ultimi anni ha fatto sì che inserire la questione del genere nelle nostre proposte, rivolte ai Comuni e/o ai Distretti fosse quasi un lusso da non porre per pudore, privilegiando ben altre emergenze. La crisi ha invece acuito le differenze tra donne e uomini, infatti se l'aumento della disoccupazione maschile è al 12,6%, quella femminile sale al 14% (dati Istat Luglio 2014) e sappiamo come la disoccupazione abbia pesanti ricadute nella vita delle persone, anche dal punto di vista della salute psicofisica. Come del resto il ridimensionamento dei servizi di welfare ha ridotto in qualche misura il sostegno alle famiglie, alle sigole e ai singoli. Le difficoltà economiche, inoltre incidono negativamente sulle relazioni familiari favorendo comportamenti violenti, dal punto di vista fisico, psicologico ed economico. Il peggioramento generale delle condizioni economiche e sociali ha pertanto ricadute sulle donne che subiscono violenza, che hanno maggiori difficoltà a ripensare e riprogettarsi un'altra vita per sé e quando ci sono, per i loro figli. Se poi volgiamo lo sguardo sulla situazione delle donne più anziane ci accorgiamo che spesso le loro esistenze sono rese più difficili dai problemi di salute (è risaputo che le donne vivono più a lungo, ma si ammalano molto prima degli uomini), da quelli economici (retribuzioni e conseguentemente pensioni, anche vistosamente più basse) e molto spesso dalla solitudine. Non è quindi velleitario pensare ad una contrattazione di genere che si caratterizzi con proposte concrete, da costruire nel territorio, con le donne che rappresentiamo e che riusciamo a coinvolgere ed organizzare. Penso alla possibilità di arricchire con le proposte delle donne le piattaforme per la contrattazione Sociale Territoriale, a partire da quelle 1
2 dello Spi per arrivare a quelle generali della Cgil. Pare utile sottolineare come la definizione di genere riconosce una specificità e quindi il diritto al riconoscimento delle diversità, di tutte le diversità, non solo di quella femminile. Un esempio è l'ottica e l'approccio della medicina di genere che prende atto delle differenze bio-sessuali, definendo non una medicina per le donne, ma piuttosto una medicina su misura, comprendendo anche gli uomini. La contrattazione di genere in Emilia Romagna Lo schema di classificazione della banca dati del Dipartimento della contrattazione territoriale della Cgil dell'emilia Romagna, che per ora comprende per la maggioranza intese con le Autonomie Locali, in merito al tema del genere individua: 1- politiche di genere generali; 2- bilancio di genere; 3- politiche di contrasto alla violenza sulla donne; 4- politiche di conciliazione; 5- altro (politiche di genere). Dall'analisi da tale contrattazione territoriale e sociale, relativa agli anni 2013 e 2014 emerge che, nell'ambito degli accordi coi Comuni sui preventivi di bilancio, le politiche di genere sono affrontate per la quasi totalità negli Enti Locali del territorio bolognese (e precisamente dai Comuni di Bologna, Anzola, Calderara, Casalecchio, San Giovanni in Persiceto, Zola Predosa, Minerbio e Crevalcore); inoltre è presente un accordo di bilancio con il Comune di Santarcangelo (Rimini); un altro accordo con l'unione Comunale della Bassa Romagna (Ravenna) e infine un accordo nel Distretto Socio Sanitario di Porretta terme. La contrattazione di genere è quindi circoscritta quasi esclusivamente ad un solo territorio e mi pare comunque interessante segnalare gli ambiti di intervento maggiormente affrontati, in quanto questo ci può aiutare a riflettere, valorizzare e potenziare le nostre capacità di proposta e rappresentanza. Un accordo particolarmente interessante sottoscritto col Comune di Bologna, definisce tra i criteri per l'individuazione dei soggetti coinvolti in percorsi di borse lavoro (finalizzate al sostegno al reddito), l'equilibrio di genere, con particolare riferimento a donne sole con figli a carico; opportunità ripresa anche in accordi di altri Comuni del bolognese. La realizzazione del bilancio di genere coinvolge due Comuni del Bolognese (Casalecchio e Zola Predosa 1 ) e altri si impegnano ad avviare la sperimentazione. L'esperienza dei bilanci di genere riteniamo sia strategica, in primo luogo per la trasparenza e la partecipazione che mette in atto, ma va soprattutto sottolineato l'elemento 1 Vedi sito ASC Insieme 2
3 della rendicontazione delle risorse e della loro allocazione, che imprime una modalità inedita di lettura dei bilanci, che da anni auspichiamo e chiediamo nelle nostre piattaforme. Molti accordi si focalizzano sulle azioni di contrasto alla violenza di genere uno di questi, particolarmente interessante in quanto coinvolge un Distretto Socio-Sanitario (Porretta terme), individua le risorse aggiuntive per dare attuazione alle linee di indirizzo regionali in materia di contrasto della violenza di genere interfamiliare. Da segnalare che molte intese sottoscritte nei Distretti non sono presenti nel portale della contrattazione territoriale, pertanto sarebbe interessante, in particolare per lo Spi, avere a disposizione quanto realizzato in questo ambito, per noi particolarmente sensibile, in quanto rappresentiamo donne e uomini anziani. Altri accordi realizzati nei Comuni indicano percorsi di contrasto alla violenza sulle donne e di presa in carico delle donne che già hanno subito violenza, attraverso convenzioni con i diversi Centri antiviolenza. I risultati dell'analisi che ci consegna la banca dati, in merito alla contrattazione di genere rendono evidente la necessità di ampliare in nostro sguardo di genere. In primo luogo,come Coordinamento Spi dobbiamo aprire una riflessione con le donne della Confederazione, per ampliare la nostra presenza nella contrattazione, tanti contenuti che come Coordinamento donne Spi abbiamo negli anni elaborato potrebbero arricchire le proposte della Confederazione. Le proposte delle Donne dello Spi Nel recente congresso le donne dello Spi dell'emilia Romagna hanno condiviso un documento Le idee delle donne che intendeva rompere un tabù: anche le donne dei coordinamenti devono entrare nel merito e nella proposta della contrattazione territoriale e sociale. Per fare questo è necessario che si metta in campo, prima di tutto, una forte convinzione politica da parte di tutta l'organizzazione, che questo passaggio arricchisce la nostra proposta e rappresentatività. Deve essere messa in campo conseguentemente una formazione finalizzata a conoscere il funzionamento e le regole del sistema dei servizi Socio Sanitari, oltre che di quelli degli Enti locali e dei loro bilanci. Contrattare nel Distretto e' comunque una priorita' per le donne dello Spi e io ritengo per tutto lo Spi. In alcune realta', seppure in maniera informale, attraverso la relazione con i professionisti, 3
4 le donne dello Spi hanno fatto in modo che si realizzassero importanti azioni. La formazione ai medici ospedalieri dell'azienda Usl di Parma sui temi della medicina di genere è frutto di un importante convegno sulla medicina di genere pensato e voluto dal Coordinamento donne dello Spi di Parma; a Cesena le compagne dello Spi hanno proposto e ottenuto dall'azienda Usl/Consultori e Asp una serie di incontri informativi su menopausa e post menopausa, oltre a un corso sulla ginnastica pelvica; anche a Ravenna le donne dello Spi, insieme alle associazioni di donne del territorio hanno condiviso con la responsabile dei Consultori familiari la realizzazione, tutt'ora operativa di incontri rivolti a le donne dopo gli...anta le tappe del cambiamento. Nessuna di queste buone pratiche è frutto di un accordo sottoscritto, eppure i risultati sono tangibili tutt'ora. E' necessario valorizzare e dare continuità a questa contrattazione e formalizzarla all'interno della nostra organizzazione (anche attraverso una relazione con la categoria FP non burocratica). E ancora all'interno del Distretto S.S. ci dobbiamo confrontare sulle linee guida per il contrasto alla violenza di genere- anche delle donne anziane; sull'innovazione della domiciliarita'; sulla tutela del caregiver, ecc..). E' inoltre necessario mettere in campo quel metodo, che è sostenza politica (vedi Bruno), che veda percorsi condivisi di costruzione delle proposte con la regia della Confederazione, il ruolo di cotitolarità dello Spi, l'attivo coinvolgimento in primis della FP e poi tutte le altre categorie. Dobbiamo acquisire il metodo della verifica come sostanza politica, solo così saremo in grado di essere credibili e dare continuità e senso alla nostra contrattazione. Tratto dal documento del Congresso a cui fare riferimento, in particolare su alcune proposte. Spesso le compagne del sindacato pensionati hanno privilegiato le attività nell'ambito dei servizi di tutela (in questi anni una vera propria emergenza). Dare una risposta immediata alle persone che vengono nella Lega ed esprimono un bisogno, restituisce senso e utilità alla propria azione. Non avviene la stessa cosa nel confronto con le Istituzioni, non sempre produttivo. La tutela dei diritti è infatti una questione centrale, non esclusiva per la categoria, che va strettamente connessa alla contrattazione territoriale. La cultura della Contrattazione sociale, sta maturando anche all'interno dei Coordinamenti 4
5 Donne Spi, in particolare in questi ultimi anni, sia a seguito di queste positive esperienze (es. servizi nei consultori per donne over 65, prima inesistenti), ma anche grazie alla formazione svolta dalla categoria. C'è la percezione che alcuni risultati concreti si possano ottenere, anche in una fase di crisi, non è solo una questione economica, ma di scelte. Inoltre il significativo lavoro di proposta delle donne scaturito dai gruppi di lavoro nazionali su: lavoro di cura e caregiver ; consultori e medicina di genere ; violenza sulle donne ha fatto sì che si sviluppasse, anche nel territorio, non solo nei gruppi nazionali, un'approfondita discussione di merito. Nella nostra regione, ad esempio, in quasi ogni territorio si sono discussi, approfonditi e arricchiti i documenti nel loro percorso di costruzione. La proposta sul lavoro di cura e caregiver è stata assunta dalla Segreteria Spi dell'emilia Romagna, un risultato del Coordinamento Donne positivo, frutto di un lavoro comune. Sulle azioni da mettere in campo sulla Contrattazione, non intendiamo aggiungere più di quanto affermato nei nostri documenti congressuali, sentiamo però l'esigenza forte di aprire un confronto con le giovani compagne delle categorie. Parlare di Consultori e Case della Salute, di violenza sulle donne e medicina di genere, non può prescindere da questo rapporto con le delegate. Questa relazione che definiamo necessaria deve essere il perno di quella continuità di militanza che tanto auspichiamo, anche sul versante del tesseramento, oltre che della partecipazione alla vita del sindacato dei nuovi pensionati. E' un tema che poniamo anche alle nostre compagne della Confederazione, per avviare insieme a loro una riflessione sulle possibili modalità per realizzare tale sinergia. Dobbiamo ripensare a strumenti inediti di rappresentanza delle donne, sia all'interno delle categorie che della confederazione. Le nostre proposte di lavoro Le priorità del lavoro dei Coordinamenti Donne Spi dei prossimi mesi saranno certamente in continuità con il lavoro elaborato dai gruppi nazionali sopracitati: Vogliamo realizzare quanto previsto nella piattaforma per il contrasto e la prevenzione della violenza sulle donne, anche le donne anziane, fenomeno poco conosciuto e sondato. Intendiamo interloquire con la Cgil e le categorie, in primo luogo e poi con le Istituzioni e le Associazioni del territorio, per porre mano alla carenza di risorse che penalizza i centri antiviolenza e le case rifugio. Vanno istituiti tavoli inter istituzionali, che vedano le Forze dell'ordine, le Istituzioni Scolastiche, le Autonomie Locali, le Aziende Sanitarie, ecc. lavorare insieme per 5
6 definire protocolli e linee guida, che prevedano un'adeguata formazione per tutti gli operatori, pubblici e privati (anche utilizzando i Fondi Europei) e la presa in carico delle donne vittime di violenza. Vogliamo sia riconosciuto e sostenuto il caregiver, quasi sempre donna, che si prende cura del familiare non autosufficiente. Tale sostegno si realizza attraverso una solida rete di servizi nel territorio, opportunamente finanziati, evitando di lasciare peso e responsabilità solo alle famiglie. Rivendichiamo il rilancio e la qualificazione dei Consultori familiari da restituire alla laicità della loro funzione. Pensiamo debbano rispondere ai bisogni delle donne di tutte le età e chiediamo che ritornino ad essere centri per la salute delle donne, per la prevenzione e l'educazione alla salute, con un approccio multidisciplinare integrato degli operatori. Chiediamo inoltre un maggiore sostegno e diffusione della medicina di genere, recente disciplina scientifica che ha l'obiettivo di assicurare appropriatezza nelle diagnosi e nelle terapie. Il coordinamento donne Spi E-R Ritiene che tale approccio innovativo debba essere assunto nel Piano Sociale e Sanitario Regionale ed essere oggetto di formazione per i professionisti. Intendiamo proseguire il nostro importante lavoro sulla memoria delle donne, per ricordare a noi e alle giovani generazioni il ruolo che le donne hanno svolto nella storia del nostro Paese, nella micro storia del loro territorio, nel suo tessuto produttivo e sociale. Vogliamo rilanciare la riflessione e costruire proposte concrete sul tema delle politiche abitative alternative, per dare risposte alle tante donne sole, spesso con pensioni bassissime, che hanno il diritto di vivere la loro vecchiaia con dignità e benessere. Infine vogliamo promuovere la formazione permanente, la cultura per tutte le età e l'alfabetizzazione di chi vive e lavora nel nostro paese e non ne conosce ancora la lingua, perché pensiamo che senza cultura un paese non può garantire un futuro ai propri giovani. 6
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