COMUNE DI S. DAMIANO MACRA PROVINCIA DI CUNEO IMPIANTO IDROELETTRICO SUL RIO PAGLIERES IN COMUNE DI S. DAMIANO MACRA

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1 SOFINA S.p.a. C.so Bolzano, TORINO P. IVA COMUNE DI S. DAMIANO MACRA PROVINCIA DI CUNEO IMPIANTO IDROELETTRICO SUL RIO PAGLIERES IN COMUNE DI S. DAMIANO MACRA FASE DI VERIFICA PROGETTO PRELIMINARE L.R. N.40 del 14 dicembre 1998 e s.m.i. A2 - RELAZIONE TECNICA PARTICOLAREGGIATA PER LA SOCIETÀ IL PROGETTISTA ING. A. SELLERI CUNEO, luglio 2015 Pianificazione e gestione della risorsa ACQUA Progettazione idraulica Via Raffaello, 1 - Cuneo Tel Fax studio@pantidro.it

2 SOMMARIO 1. INTRODUZIONE Il progetto FABBISOGNO IDRICO Linee del Piano Regionale Energetico Ambientale Coerenza con il P.R.E.A Relazione programmatica sull'energia Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po Piano di Tutela delle Acque IDROLOGIA Idrografia Dati di portata noti Ricostruzione del regime delle portate alla sezione di presa Calcolo del Deflusso Minimo Vitale e determinazione dei rilasci minimi Il DMV modulato Utilizzazioni esistenti DIMENSIONAMENTO E PORTATE DERIVATE DALL'IMPIANTO Portate derivabili Scelta della portata di dimensionamento Salto disponibile Rendimento delle apparecchiature elettromeccaniche Analisi di producibilità e dimensionamento Caratteristiche della derivazione STIMA DELLA PRODUZIONE E CARATTERISTICHE IDROELETTRICHE DELL'IMPIANTO DESCRIZIONE DELLE OPERE Caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni interessati dalle opere Opera di presa

3 6.2.1 Scala di risalita per la fauna ittica Dimensionamento delle luci di presa e di rilascio Dispositivi di misura e regolazione della portata derivata Condotta di derivazione Vasca di sedimentazione e carico Sfioratore di troppo pieno Griglia Imbocco della condotta forzata Paratoia sghiaiatrice Condotta forzata Dimensionamento idraulico della condotta Sistema di sicurezza per il sezionamento della condotta forzata Centrale Opere elettromeccaniche Caratteristiche idroelettriche dell'impianto Restituzione REGOLA OPERATIVA INTERFERENZE CON LE STRUTTURE ESISTENTI AREE DI CANTIERE E ACCESSI SUPERFICI E VOLUMI DI TERRENO INTERESSATI DALLE OPERE

4 1. INTRODUZIONE La produzione di energia per via idroelettrica avviene grazie ad un semplice principio fisico: la trasformazione dell energia potenziale posseduta dall acqua in energia cinetica; necessita pertanto di una discreta quantità d acqua e di un salto che consenta di operare detta trasformazione. In passato, sia per la naturale disponibilità idrica sia per la fisiografia che caratterizza il nostro paese, si sono realizzati numerosi impianti idroelettrici, dapprima da parte di concessionari privati, quindi dell ENEL, intervenuto come gestore unico del mercato elettrico. In tempi più recenti la produzione per via termoelettrica è stata spinta da ragioni economiche, ma le sempre più evidenti conseguenze sul clima e sull ambiente in generale dovute alla produzione ed emissione in atmosfera di CO 2 hanno provocato un generale ripensamento, che ha indotto i legislatori a promuovere le fonti energetiche rinnovabili, tra le quali l idroelettrica. In quest'ultimissimo periodo i progetti di centraline idroelettriche, per i quali la legislazione vigente pone una molteplicità di filtri autorizzativi a tutela del territorio circostante, vengono preventivamente esaminati per valutarne gli effetti negativi dovuti soprattutto al prelievo idrico su ecosistema acquatico e ripariale, qualità dell'acqua e paesaggio, all interruzione della continuità del corso d acqua fluviale e all influenza della attività di cantiere e delle opere realizzate sul territorio. 3

5 A favore di questi progetti gli innegabili benefici ambientali che l utilizzo di tale fonte energetica, anziché altre, comporta in termini di: 1. carattere rinnovabile della produzione energetica 2. inquinamento evitato 3. ricadute socioeconomiche È solo la valutazione complessiva degli aspetti citati che, giudicando accettabile o meno il compromesso tra l utilizzazione della risorsa e la salvaguardia ambientale, in un ottica di sostenibilità di medio periodo, può individuare quali fra i progetti proposti possono essere effettivamente realizzati. 1.1 Il progetto L'impianto in progetto prevede la derivazione di una portata massima di 140 l/s dal Rio Paglieres a quota m s.l.m. con restituzione a quota 927 m s.l.m nel medesimo corpo idrico. Il salto complessivo utilizzato dall'impianto, considerato il livello nella vasca di carico (1.013,67 m s.l.m.) e la quota dell'asse della turbina (928,50 m s.l.m.), è di 85,17 m. L'opera può essere definita un impianto idroelettrico ad acqua fluente, in quanto l'acqua viene prelevata dal Rio Paglieres mediante opera di presa con capacità di accumulo irrilevante ai fini della regolazione. La portata media derivata in condizioni di anno medio e anno scarso vale rispettivamente 60 e 48 l/s; la produzione corrispondente è pari a 336,6 4

6 MWh nell'anno medio e 270,4 MWh nell'anno scarso. La potenza nominale dell'impianto è pari a P nom = 50,16 kw, mentre quella installata vale 98 kw. 2. FABBISOGNO IDRICO 2.1 Linee del Piano Regionale Energetico Ambientale Per le derivazioni idroelettriche non si può parlare propriamente di fabbisogno idrico in quanto è palese che tali utenze non soddisfano un bisogno puntuale o comunque definito, ma immettono energia in una rete di utenze a largo raggio, di cui la quantità immessa costituisce una minima parte del fabbisogno, compensato a seconda delle richieste da produzioni di diversa fonte. La Delibera del Presidente della Giunta Regionale n 10/R del suggerisce di analizzare sotto questo aspetto la coerenza del progetto con le linee del Piano Regionale Energetico Ambientale. Dai dati sui consumi energetici del Piemonte dal 1973 al 2011 emergono alcune considerazioni: la richiesta di energia elettrica, dopo un lungo periodo di crescita fino al picco degli anni , ha subito una diminuzione negli anni e attualmente passa un periodo di relativa stabilità; negli anni 2004 e 2005 c'è stata un'inversione di tendenza del deficit, che è prima diminuito, poi ha ripreso a crescere ed infine è diminuito nuovamente dal 2007 al 2009; in particolare nel 2005 la 5

7 produzione di energia elettrica ha subito un aumento significativo, cosi come tra il 2007 e L andamento riassuntivo della produzione (linea grigio chiaro) e della richiesta (linea nera spessa) di energia elettrica nel periodo è riportata nel successivo grafico. La produzione netta di energia elettrica nell anno 2011 è risultata pari a 24,414 GWh, di cui 6,892 GWh derivante dalla produzione idroelettrica. L energia elettrica richiesta è stata di 26,922 GWh, a fronte di una produzione destinata al consumo di 23,955 GWh. Pertanto la nostra Regione risulta avere un deficit di produzione pari a 2,967 GWh. Gli scenari previsti dal Piano energetico indicano la necessità, per il soddisfacimento delle richieste di energia elettrica, di un aumento del parco elettroproduttivo piemontese di una potenza variabile tra i 500 e i MW. A fronte di questi dati l orientamento, nel rispetto delle esigenze della società, della tutela dell ambiente e della salute dei cittadini, rimane quello di ridurre le emissioni di CO 2, nonché alla correlata riduzione degli inquinanti in atmosfera. 6

8 Fig Andamento della produzione e della richiesta di energia elettrica nel periodo In Piemonte, l obiettivo di riduzione del 20% rispetto al riferimento del 1990 ( ktco 2 ) equivale a ktco 2, pertanto il quantitativo di emissioni di CO 2 da non superare al 2020 risulta essere di ktco 2. Considerando un livello di emissioni tendenziale all anno 2020 pari a ktco 2 (stimato sulla base dell inventario delle emissioni 2005), la distanza (gap) tra lo scenario tendenziale e l obiettivo risulta di ktco 2. Nel Piano energetico sono riportati anche alcuni criteri per valutare la maggiore o minore rispondenza delle richieste di autorizzazione delle centrali elettriche: in particolare, per quanto riguarda le nuove realizzazioni di centrali idroelettriche, sono da privilegiarsi gli impianti di piccola taglia collocati all interno di sistemi idrici ad uso plurimo possibilmente correlati ad un complessivo riordino delle utenze 7

9 idroelettriche a scala di sottobacino ed in generale ad impianti con capacità di regolazione almeno giornaliera, prevedendo la contestuale dismissione degli impianti poco produttivi o poco compatibili con le esigenze di tutela dell ambiente idrico. 2.2 Coerenza con il P.R.E.A. L'impianto in progetto possiede parte delle caratteristiche che possono avvalorarne la realizzazione indicate dal P.R.E.A.; infatti, pur non essendo dotato di capacità di regolazione e non essendo inserito in un sistema di uso plurimo: è un impianto di piccola taglia; contribuisce a ripianare il deficit tra offerta e richiesta su scala regionale; contribuisce all ampliamento del parco produttivo; contribuisce alla riduzione dell emissione di CO 2 ; produce energia in forma del tutto rinnovabile; rispetta l ambiente idrico poiché deriva acqua mantenendo il Deflusso Minimo Vitale modulato; è progettato con criteri di efficienza energetica, in quanto massimizza lo sfruttamento del salto utile e della risorsa idrica compatibilmente con le esigenze di tutela ambientale. 2.3 Relazione programmatica sull'energia La Relazione programmatica sull'energia, approvata dalla Giunta 8

10 Regionale nel 2009, è un documento a valenza programmatica, che mira a coniugare il conseguimento di obiettivi energetici con la minimizzazione degli effetti sull'ambiente, sul territorio e sulla salute umana. Da un punto di vista tecnico, la suddetta relazione costituisce un aggiornamento del Piano Energetico Ambientale Regionale approvato nel Tra gli indirizzi individuati, rivestono particolare importanza i criteri di Esclusione, Repulsione ed Attrazione applicabili alla localizzazione di impianti idroelettrici in Piemonte, sulla base dei quali valutare la bontà di un progetto in termini di interazioni con l'ambiente nel quale andrà a collocarsi. L'impianto in progetto rientra in un solo criterio di Repulsione tra quelli citati nella Relazione programmatica (tabella 3_10, a pagina 77), vale a dire: R3: Aree boscate (art. 142, comma 1, lettera g) del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i.). 2.4 Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po La Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque DQA), che istituisce un quadro per l azione comunitaria in materia di acque, persegue i seguenti obiettivi: prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche 9

11 disponibili. La Direttiva, per quanto concerne gli obiettivi di qualità delle acque, si propone di raggiungere lo stato di buono per tutte le acque entro il 31 dicembre La Direttiva stabilisce che i singoli Stati Membri affrontino la tutela delle acque a livello di bacino idrografico e l unità territoriale di riferimento per la gestione del bacino è individuata nel distretto idrografico, area costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere. Relativamente ad ogni distretto, deve essere predisposto un programma di misure che tenga conto delle analisi effettuate e degli obiettivi ambientali fissati dalla Direttiva, con lo scopo ultimo di raggiungere uno stato buono di tutte le acque entro il 2015 (salvo casi particolari espressamente previsti dalla Direttiva). I programmi di misure sono indicati nei Piani di Gestione che gli Stati Membri devono predisporre per ogni singolo bacino idrografico e che rappresenta, pertanto, lo strumento di programmazione/attuazione per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla direttiva. Per la zona in esame il Piano a cui fare riferimento è il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po, adottato con Deliberazione n 1 del dell'autorità di Bacino del Fiume Po. Il Piano stabilisce che le amministrazioni e gli enti pubblici non possono rilasciare concessioni, autorizzazioni e nullaosta relativi ad attività di trasformazione del territorio che siano in contrasto con gli Elaborati di detto Piano e, in particolare, con gli obiettivi di qualità ed i contenuti di cui 10

12 al Programma di misure dell'elaborato 7 del Piano medesimo, il quale contiene le Direttive e le corrispondenti norme di attuazione all'interno della Regione Piemonte da rispettare nell'ambito del progetto in questione. Il Piano di Gestione del Distretto Idrografico del Fiume Po all'interno dell'elaborato Obiettivi di qualità ambientale e principali misure per il sottobacino Maira non prende specificatamente in considerazione il rio Paglieres interessato dall'impianto in progetto. Per estensione si ipotizza che anche per tale corso d'acqua, affluente di destra del torrente Maira, valgano gli obiettivi fissati per il t. Maira stesso, ovvero: obiettivo ecologico BUONO al 2021 e obiettivo chimico BUONO al Grazie al previsto regime dei rilasci, all'assenza di scarichi civili e produttivi nel tratto in esame, alla scarsa antropizzazione del bacino imbrifero sotteso al tratto indagato e la sostanziale buona naturalità del territorio circostante, si ritiene che l'impianto idroelettrico in progetto non pregiudichi il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di stato ecologico e chimico sopra riportati, per il rio Paglieres. 2.5 Piano di Tutela delle Acque Il 13 marzo 2007, il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato il Piano di tutela delle acque (PTA) previsto dall articolo 44 del decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152, quale strumento finalizzato al raggiungimento di ambiziosi obiettivi di qualità dei corpi idrici e più in 11

13 generale alla protezione dell intero sistema idrico superficiale e sotterraneo. Il rio Paglieres non è individuato come corpo idrico superficiale significativo nè come corpo idrico di rilevante interesse ambientale o a specifica destinazione; non vengono dunque fissati specifici obiettivi di qualità ambientale. 3. IDROLOGIA La stretta correlazione tra l analisi idrologica volta ad individuare e quantificare le risorse esistenti e la fase progettuale è evidente, ma spesso è tenuta in poca considerazione in questo tipo di interventi. Lo scambio continuo di informazioni nella fase preliminare consente di valutare, in un ottica più ampia di analisi costi/benefici, gli elementi quantitativi essenziali allo scopo del dimensionamento dell'impianto: portata di dimensionamento dell'impianto, portate mediamente derivabili (tenuto conto delle massime e dei rilasci) e loro variabilità temporale. Al fine di realizzare un intervento che consenta una razionale utilizzazione del corso d'acqua è stata effettuata un'analisi idrologica volta alla determinazione dei quantitativi di acqua disponibili e dei rilasci, e al dimensionamento dell'impianto stesso secondo criteri di efficienza energetica e di minimizzazione dell'impatto ambientale. Si è quindi ricostruito l'andamento delle portate naturali del Rio Paglieres alla sezione di presa in progetto impiegando i dati di afflusso e deflusso 12

14 disponibili e significativi per il corpo idrico in esame. 3.1 Idrografia Il corso d'acqua oggetto della derivazione in progetto e delle verifiche idrauliche è un affluente di destra del Torrente Maira, il rio Paglieres; nasce dalle Alpi Cozie e scorre interamente in comune di S. Damiano Macra, immettendosi nel T. Maira, poco a monte dell'abitato del capoluogo. Il bacino imbrifero del rio Paglieres sotteso alla sezione della derivazione si estende dalla quota m s.l.m. dell'opera di presa, alla quota di m s.l.m. della R.ca della Cernauda, ed ha una forma allungata, con una lunghezza complessiva dell'asta principale di circa 4,4 km. La superficie del bacino sopra descritto è di 7,53 km ², mentre il perimetro è di 11,7 km. I valori caratteristici del bacino del rio Paglieres chiuso alla sezione di interesse sono riportati nella tabella seguente: S (km²) 7,53 L (km) 4,4 H max (m s.l.m.) H min (m s.l.m.) H media (m s.l.m.) LEGENDA S = superficie del bacino Tab Caratterizzazione del bacino imbrifero 13

15 L = lunghezza dell asta principale H max = altitudine massima del bacino H min = altitudine della sezione di chiusura del bacino H med = altitudine media riferita alla sezione di chiusura 3.2 Dati di portata noti I dati di portata noti sono: portate medie giornaliere registrate dal Servizio Idrografico alla stazione di Monterosso Grana dal 1934 al 1979 con l'interruzione dell'anno 1974; portate medie giornaliere registrate dall'arpa alla stazione di Monterosso Grana dal 2002 al Le caratteristiche della stazione idrometrica di Monterosso sono: Bacino 103,00 (km²) Altitudine max m s.l.m. Zero idrometrico 720 m s.l.m. 14

16 Fig Localizzazione su CTR della stazione idrometrica di Monterosso Grana Dato il campione rappresentativo delle portate registrare dall'arpa (11 anni di misure, dal 2002 al 2012), vengono prese in considerazione solo questi valori, trascurando dunque i valori di portata registrati dal Servizio Idrografico dal 1934 al In Tab. 3.2 si riportano le portate medie mensili naturali nell'anno medio e nell'anno scarso. GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIO Medio 1,18 1,09 2,15 4,56 5,88 3,96 1,74 1,05 1,32 1,32 2,45 1,80 2,38 Scarso 0,94 0,87 1,72 3,65 4,71 3,17 1,39 0,84 1,06 1,06 1,96 1,44 1,90 Tab Portate naturali medie mensili (m³/s) del torrente Grana alla stazione idrometrica di Monterosso Grana registrate dal 2002 al L'andamento delle portate nell'anno scarso (definito come l'anno la cui 15

17 portata media viene superata nell'80% dei casi) è stato calcolato rapportando i valori medi mensili a quelli medi annui. Il coefficiente moltiplicativo è pertanto pari a 1,90/2,38=0, Anno medio Anno scarso 5 4 Portata (m³/s) febbraio gennaio marzo aprile maggio giugno luglio agosto ottobre dicembre settembre novembre Fig. 3.2: Andamento delle portate naturali medie mensili del torrente Grana alla sezione di misura di Monterosso nell'anno medio e nell'anno scarso In Tab. 3.3 e Fig. 3.3 si riporta la curva di durata delle portate naturali del torrente Grana alla stazione di Monterosso Grana dedotta a partire dai dati di portata giornalieri ( ). 16

18 Durata (giorni) Portata (m³/s) Anno medio Anno scarso 10 9,60 7, ,62 4, ,83 3, ,82 2, ,86 1, ,40 1, ,86 0, ,51 0,41 Tab Durata delle portate naturali del torrente Grana nell'anno medio e nell'anno scarso presso la stazione di misura di Monterosso Grana Anno medio Anno scarso 15 Portata (m³/s) Durata (giorni) Fig. 3.3: Curva di durata delle portate naturali del torrente Grana alla stazione di Monterosso nell'anno medio e nell'anno scarso 17

19 3.3 Ricostruzione del regime delle portate alla sezione di presa Le portate del rio Paglieres alla sezione di presa sono state determinate a partire dalle portate giornaliere registrate dalla stazione idrometrica di Monterosso Grana nel periodo La relazione di trasformazione è la seguente Q = Q G (B / B G ) in cui: Q = portata del rio Paglieres alla sezione di presa; Q G = portata del t. Grana registrata dalla stazione di Monterosso Grana; B = superficie del bacino sotteso alla sezione di presa (7,53 km²); B G = superficie del bacino del Grana sotteso alla sezione di misura di Monterosso (103 km²). Data la vicinanza dei due bacini in esame non è stata fatta alcuna correzione per quanto riguarda la piovosità. In Tab. 3.4 e Fig. 3.4 si riporta l'andamento delle portate medie mensili nell'anno medio e nell'anno scarso alla sezione di presa. GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIO Q n-medio Q n-scarso Tab Portate medie mensili del Rio Paglieres nell'anno medio e nell'anno scarso alla sezione di presa (l/s). 18

20 MEDIO SCARSO Portata (l/s) febbraio gennaio marzo aprile maggio giugno luglio agosto ottobre dicembre settembre novembre Fig. 3.4: Andamento delle portate naturali medie mensili del Rio Paglieres alla sezione di presa nell'anno medio e nell'anno scarso In Tab. 3.5 e Fig. 3.5 si riporta la curva di durata delle portate naturali. Durata (giorni) Portata naturale (l/s) Anno medio Anno scarso Tab Durata delle portate naturali nell'anno medio e nell'anno scarso del Rio Paglieres presso la sezione di presa 19

21 1,8 1,6 1,4 Anno medio Anno scarso Portata (m³/s) 1,2 1 0,8 0,6 0,4 0, Durata (giorni) Fig. 3.5: Curva di durata delle portate naturali del Rio Paglieres nell'anno medio e nell'anno scarso 3.4 Calcolo del Deflusso Minimo Vitale e determinazione dei rilasci minimi La grandezza DMV - portata minima che deve essere rilasciata in alveo alla sezione di presa - viene determinata attraverso una metodologia di calcolo che tiene conto sia delle caratteristiche fisicoidrologiche dei bacini sia, ove necessario, di fattori correttivi legati a particolari condizioni sito specifiche di pressioni antropiche esercitate sulla risorsa idrica e sull ambiente, in grado di differenziare sul territorio razionalmente e responsabilmente il target di tutela. La componente idrologica del Deflusso Minimo Vitale sarà dunque così espressa: 20

22 DMV idrologico (l/s) = K qmeda S dove: q MEDA (l/s km 2 ) = contributo specifico medio annuale in regime naturale; S (km 2 ) = superficie del bacino sotteso; K (numero) = parametro sperimentale assegnato per singole aree idrografiche. La portata naturale media annua può essere quantificata ricorrendo alle formule di regionalizzazione disponibili, ovvero essere ricavata attraverso una analisi idrologica avanzata. Per quanto riguarda i valori numerici del parametro sperimentale K, le aree omogenee e i suoi relativi valori sono riportati sulla carta di piano (Allegato A2.12). Oltre al suddetto parametro K nel calcolo del DMV andranno considerati i fattori correttivi di seguito illustrati: Fattore morfologico: M Il parametro morfologico M esprime l attitudine dell alveo a mantenere le portate di deflusso minimo in condizioni compatibili, dal punto di vista della distribuzione del flusso, con gli obiettivi di habitat e di fruizione. I valori del parametro sono assegnati in funzione della classe morfologica del corso d acqua. La classificazione morfologica del reticolo idrografico a scala regionale e i relativi valori di applicazione del fattore M sono riportati sulla 21

23 carta di Piano A2.12. Fattore relativo alle interazioni con la falda: A Il parametro A descrive le esigenze di maggiore o minore rilascio in relazione allo scambio idrico con la falda e al contributo della stessa nella formazione del deflusso minimo vitale. L elaborato cartografico A2.12 riporta l identificazione dei tratti di interesse per l entità degli interscambi e la relativa classificazione. I valori del parametro nei tratti significativi, identificati in funzione della classificazione dei tratti di corso d acqua in base all entità e al segno delle portate di interscambio, sono specificati nella tabella di sintesi allegata alla carta A2.12. In tutti i tratti di corso d acqua non specificatamente identificati sulla carta il parametro A vale 1,0. Altri fattori di correzione I restanti fattori di correzione N, F, Q, e T che esprimono rispettivamente: N: le esigenze di maggiore tutela per ambienti fluviali con elevato grado di naturalità; F: le esigenze di maggiore tutela per gli ambienti fluviali oggetto di particolare fruizione turistico sociale; Q: le esigenze di diluizione degli inquinanti veicolati nei corsi d acqua in funzione delle attività antropiche che incidono su di essi; T: le esigenze di variazione nell arco dell anno dei rilasci determinate dagli obiettivi di tutela dei singoli tratti di corso 22

24 d acqua; I fattori N, F, Q e T sopra descritti non sono ancora stati definiti e lo saranno con le disposizioni di attuazione del Piano. Nella carta in Allegato A.2.12 sono indicati i corpi idrici sui quali saranno valorizzati i fattori N, F e Q. Noto il valore numerico di tutti i parametri sopra esposti, il DMV base sarà dato dalla formula: DMV BASE (l/s) = DMV idrologico M A N F Q T La metodologia fin qui esposta è stata applicata al rio Paglieres alla sezione di presa ottenendo i seguenti risultati: H (m s.l.m.) A (mm) 875 S (km²) 7,53 q MEDA (l/s km²) 18,52 K 0,15 M 0,90 A 1 N 1 F 1 Q 1 T 1 DMV (l/s) 19 Si assumerà dunque un valore del DMV di base pari a 50 l/s. 23

25 3.4.1 Il DMV modulato Il DMV indicato al paragrafo precedente costituisce il rilascio minimo, mentre la portata rilasciata Qr vale in generale: Q r = DMV+10%(Q t -DMV) dove Q t rappresenta la portata transitante nel corso d'acqua immediatamente a monte dell opera di derivazione. 3.5 Utilizzazioni esistenti Nel tratto sotteso dalla derivazione in progetto non sono presenti altri usi. Circa 600 m a valle della restituzione dell'impianto in progetto è presente un opera di presa dell'enel. 4. DIMENSIONAMENTO E PORTATE DERIVATE DALL'IMPIANTO 4.1 Portate derivabili Sottraendo alle portate naturali calcolate alla sezione di presa le portate che devono essere rilasciate per garantire il rilascio minimo adottato si ottengono le portate medie mensili effettivamente derivabili dall'impianto. In Tab. 4.1 e 4.2 si riportano le portate medie mensili naturali, di DMV e derivabili, nell'anno medio e nell'anno scarso: 24

26 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIO Q n DMV Q d Tab Portate naturali, DMV modulato e portate derivabili nell'anno medio (l/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIO Q n DMV Q d Tab Portate naturali, DMV modulato e portate derivabili nell'anno scarso (l/s) Qn DMV Qd Portata (l/s) febbraio gennaio marzo aprile maggio giugno luglio agosto ottobre dicembre settembre novembre Fig. 4.1: Andamento dei valori mensili di portate naturali (Qn), DMV modulato e portate derivabili (Qd) nell'anno medio presso la sezione di presa 25

27 Qn DMV Qd Portata (l/s) febbraio gennaio marzo aprile maggio giugno luglio agosto ottobre dicembre settembre novembre Fig. 4.2: Andamento dei valori mensili di portate naturali (Qn), DMV modulato e portate derivabili (Qd) nell'anno scarso presso la sezione di presa Qn DMV Qd 1200 Portata (l/s) Fig. 4.3: Andamento dei valori giornalieri di portata naturale (Qn), DMV modulato (DMV) e portate derivabili (Qd) nell'anno medio alla sezione di presa in progetto 26

28 Qn DMV Qd 800 Portata (l/s) Fig. 4.4: Andamento dei valori giornalieri di portata naturale (Qn), DMV modulato (DMV) e portate derivabili (Qd) nell'anno scarso alla sezione di presa in progetto In Tab. 4.3 si riporta la curva di durata delle portate derivabili per l'impianto in progetto dedotta a partire dai dati di portata giornalieri. Durata (giorni) Portata derivabile (l/s) Anno medio Anno scarso Tab Durata delle portate derivabili nell'anno medio e nell'anno scarso presso la sezione di presa 27

29 In Fig. 4.5 e 4.6 sono riportate le curve di durata delle portate naturali, del DMV modulato e delle portate derivabili nell'anno medio e nell'anno scarso alla sezione della presa in progetto Portata (l/s) Q naturale DMV Qderivabile Fig. 4.5: Curva di durata delle portate naturali, DMV modulato e portate derivabili nell'anno medio (l/s) Portata (l/s) Q naturale DMV Qderivabile Fig. 4.6: Curva di durata delle portate naturali, DMV modulato e portate derivabili nell'anno scarso (l/s) 28

30 4.2 Scelta della portata di dimensionamento L'impianto idroelettrico in progetto, non disponendo di capacità di accumulo, utilizza una portata variabile funzione della portata fluente nel corso d'acqua. La scelta della portata massima è fatta sulla base di considerazioni di natura tecnico-economica: al variare della massima portata derivabile (funzione delle dimensioni della turbina e delle altre componenti dell'impianto) corrispondono delle curve di producibilità annua e di utile annuo (funzione anche del periodo di ammortamento scelto e del costo dell'impianto). Esisterà quindi un valore di portata massima derivabile (parametro costruttivo della turbina e dell'impianto) a cui corrisponde la massima producibilità e quindi un ottimale impiego della turbina scelta 1. Tuttavia, se è vero che alla turbina (o alle turbine) che garantiscono la maggiore produttività media annua corrisponde la maggiore redditività teorica ipotizzando un tempo di ammortamento teorico infinito, non lo è altrettanto per tempi di ammortamento comuni (4-10 anni). Scelto un determinato periodo di tempo in cui si vuole realizzare l'ammortamento del costo dell'impianto, si otterrà quindi una portata 1 Ogni turbina è infatti caratterizzata da una curva di rendimento che si presenta generalmente come una sorta di parabola a concavità rivolta verso il basso: per una turbina Pelton, quando la portata del corso d'acqua scende al di sotto di 1-2/10 della massima portata derivabile (la massima portata per cui è dimensionata la turbina) si hanno dei rendimenti così bassi che l'impianto non può essere produttivo. Inoltre, a parità di tipologia e di qualità costruttiva, una turbina di dimensioni inferiori lavora con le portate basse (inferiori alla portata a cui corrisponde il massimo rendimento, ossia circa 8/10 della portata massima) con dei rendimenti e delle producibilità superiori a quelli di una turbina di dimensioni maggiori che, invece, riesce al utilizzare in maniera più efficiente le portate alte, e può derivare delle portate maggiori. Per la specifica turbina Pelton impiegata nel presente impianto la soglia di derivabilità è fissata a 2/10 della portata massima di dimensionamento della macchina. 29

31 ottimale di dimensionamento dell'impianto che sarà, in generale, differente (minore) da quella che realizza la migliore producibilità. A partire dalla curva di durata delle portate derivabili alla sezione di presa, è stata compiuta una ricerca della portata di dimensionamento dell'impianto ottimale, in base a considerazioni di carattere tecnicoeconomico. Le caratteristiche di portata e salto sono tali da collocare il sito nel campo di applicazione delle turbine Pelton Salto disponibile Il salto geodetico sfruttato dall'impianto è dato dalla differenza di quota fra il pelo libero nella vasca di carico e il piano degli ugelli della macchina idraulica: livello pelo libero nella vasca di carico 1.013,67 m s.l.m.; livello del piano degli ugelli 928,50 m s.l.m.; salto geodetico lordo 85,17m Rendimento delle apparecchiature elettromeccaniche Per il calcolo della potenza istantanea e quindi della produzione è stata impiegata una curva di rendimento variabile tipica di una turbina Pelton. La variazione del rendimento complessivo dell'impianto al variare della portata turbinata è rappresentato Fig

32 0,92 0,90 0,88 Rendim ento 0,86 0,84 0,82 0,80 0,78 0,76 0,74 0, Decimi della portata di dimensionamento Fig. 4.7: Rendimento dell'impianto al variare della portata derivata espressa in decimi della portata di dimensionamento Analisi di producibilità e dimensionamento Utilizzando la relazione W=µ Q γ h, in cui µ rappresenta il rendimento, Q la portata turbinata, γ il peso specifico dell'acqua e h il salto netto, si è calcolata la potenza (W) media annua, per valori di portata massima turbinabile compresi fra due valori individuati come ragionevoli. Tenendo conto della curva delle portate derivabili si sono calcolate le portate effettivamente derivate da una turbina Pelton con portata massima complessiva compresa fra 0,100 e 0,400 m³/s, con passo di 0,020 m³/s. Come si nota dalla figure 4.8 e 4.9, la producibilità massima si ottiene con la portata di 400 l/s; tuttavia, già con una portata di dimensionamento pari a 140 l/s si ottiene una produzione pari all'80% della massima. 31

33 Producibilità (MWh) ,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 0,45 Portata di dimensionamento (m³/s) Fig. 4.8: Producibilità media annua al variare della portata di dimensionamento dell'impianto (MWh) Producibilità (%) 100% 90% 92% 94% 96% 97% 98% 99% 99% 99% 100% 100% 100% 90% 87% 83% 80% 79% 73% 70% 67% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 0,45 Portata di dimensionamento (m³/s) Fig. 4.9: Producibilità media annua al variare della portata di dimensionamento dell'impianto (%) In considerazione delle producibilità ottenute e del fatto che il passaggio a portate superiori comporta un aumento dei costi di realizzazione non compensato dall'aumento dei ricavi, si adotta una portata di dimensionamento pari a 140 l/s. 4.3 Caratteristiche della derivazione Noto il dimensionamento dell'impianto è possibile ricavare le portate effettivamente utilizzate che si discostano dalle portate derivabili per due ragioni: 32

34 non viene effettuata alcuna derivazione in presenza di una portata derivabile inferiore alla somma di minima portata derivata (2/10 della portata di dimensionamento della turbina) e del minimo rilascio previsto; la portata massima derivata è limitata alla portata massima di dimensionamento dell'impianto. Allo stesso modo, la portata rilasciata differisce dal rilascio minimo calcolato perché: in caso di portata naturale inferiore alla somma di minima portata derivata e rilascio corrispondente imposto, il rilascio effettivo è pari alla portata naturale; in caso di portata derivabile che superi di una quota superiore al minimo rilascio calcolato la massima portata derivata, il rilascio si arricchisce delle eccedenze. In Tab. 4.4 e 4.5, e in Fig e 4.11 sono riportate le portate medie mensili derivate dall'impianto in condizioni di anno medio e anno scarso, assieme alle portate naturali e rilasciate. GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIO Q n Q D Q R Tab Portate naturali, derivate e rilasciate nell'anno medio (l/s) 33

35 GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIO Q n Q D Q R Tab Portate naturali, DMV modulato e portate derivabili nell'anno scarso (l/s) Portata (l/s) Qn QD QR febbraio gennaio marzo aprile giugno maggio luglio agosto ottobre dicembre settembre novembre Fig. 4.10: Portate medie mensili naturali, derivate e rilasciate nell'anno medio 500 Portata (l/s) Qn QD QR 0 febbraio gennaio marzo aprile giugno maggio luglio agosto ottobre dicembre settembre novembre Fig. 4.11: Portate medie mensili naturali, derivate e rilasciate nell'anno scarso 34

36 In Fig e 4.13 è riportato l'andamento delle portate medie giornaliere naturali, derivate e rilasciate nell'anno medio e nell'anno scarso (in l/s) Qn QD QR 1200 Portata (l/s) Fig. 4.12: Portate giornaliere naturali (Qn), derivate (QD) e rilasciate (QR) nell'anno medio alla sezione di presa in progetto 35

37 Qn QD QR 800 Portata (l/s) Fig. 4.13: Portate giornaliere naturali (Qn), derivate (QD) e rilasciate (QR) nell'anno scarso alla sezione di presa in progetto In Tab. 4.6 e 4.7, e in Fig e 4.15 si riporta la curva di durata delle portate naturali, derivate e rilasciate nell'anno medio e nell'anno scarso. 36

38 Durata (giorni) Portata (l/s) Q naturale Q derivata Q rilasciata MEDIO Tab Durata delle portate naturali, derivate e rilasciate nell'anno medio Durata (giorni) Portata (l/s) Q naturale Q derivata Q rilasciata MEDIO Tab Durata delle portate naturali, derivate e rilasciate nell'anno scarso 37

39 Q naturale Qderivata Qrilasciata Portata (l/s) Fig. 4.14: Durata delle portate naturali, derivate e rilasciate nell'anno medio Q naturale Qderivata Qrilasciata Portata (l/s) Fig. 4.15: Durata delle portate naturali, derivate e rilasciate nell'anno scarso 38

40 5. STIMA DELLA PRODUZIONE E CARATTERISTICHE IDROELETTRICHE DELL'IMPIANTO Per il calcolo della produzione si sono impiegati i valori di portata giornalieri della curva di durata. Il coefficiente di scabrezza della tubazione, che influisce sul salto netto, è stato posto pari a 0,4 mm per tenere in conto di tubazioni in servizio corrente. La portata media derivata in condizioni di anno medio e anno scarso vale rispettivamente 60 e 48 l/s; la produzione corrispondente è pari a 336,6 MWh nell'anno medio e 270,4 MWh nell'anno scarso. Dal salto lordo (85,17 metri) e dalla portata media derivata (0,060 m³/s) è possibile ricavare la potenza nominale dell'impianto: P nom = γ h Qmed = 9,810 85,17 0,060 = 50,16 kw La potenza installata è determinata tenendo conto di un rendimento complessivo pari a 0,87 in corrispondenza della portata massima e di un salto netto di 82,03 metri. P inst = η γ h Qmax = 0,87 9,810 82,03 0,140 = 98 kw 6. DESCRIZIONE DELLE OPERE L'impianto in progetto prevede la derivazione di una portata massima di 140 l/s dal Rio Paglieres a quota m s.l.m. con restituzione a quota 927 m s.l.m nel medesimo corpo idrico. Il salto complessivo utilizzato dall'impianto, considerato il livello nella 39

41 vasca di carico (1.013,67 m s.l.m.) e la quota dell'asse della turbina (928,50 m s.l.m.), è di 85,17 m. L'opera può essere definita un impianto idroelettrico ad acqua fluente, in quanto l'acqua viene prelevata dal Rio Paglieres mediante opera di presa con capacità di accumulo irrilevante ai fini della regolazione. L'impianto può essere diviso, secondo una schematizzazione che privilegia gli aspetti idraulici, nelle seguenti parti: 1. Opera di presa; 2. Condotta forzata; 3. Centrale di produzione; 4. Canale di restituzione. 6.1 Caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni interessati dalle opere La caratterizzazione geologica del bacino imbrifero del Rio Paglieres e della zona su cui insisterà l'impianto in progetto è stata effettuata in prima approssimazione attraverso l'analisi della Carta Geologica d'italia Fogli 78 e 79 "Argentera Dronero". 40

42 Fig. 6.1: Estratto da Carta Geologica d'italia Foglio Argentera-Dronero. L'area in esame è cerchiata in rosso. Il substrato roccioso è rappresentato dai calcescisti e calcemicascisti (Giurassico-Cretacico) e dai calcari dolomitici triassici. Per tali tipi di terreni si possono stimare i seguenti parametri geotecnici medi in funzione dei dati di letteratura: peso di volume: kn/m³ coesione: 0 kpa angolo di attrito: Opera di presa L'intervento propone di realizzare un'opera di presa costituita da una traversa dotata di scala per la rimonta della fauna ittica e di una paratoia sghiaiatrice e da una soglia di derivazione laterale in sponda destra. 41

43 Data l'impossibilità di realizzare una vasca di carico nell'immediata vicinanza della traversa, per rispettare le distanze di 10 m dall'alveo e i 5 m dalla strada comunale, è prevista una condotta derivatrice di circa 37 m in modo da localizzare la vasca all'esterno delle aree vincolate. L'accesso all'opera di presa avverrà tramite una pista di nuova realizzazione, a cavallo della condotta di derivazione, a partire dalla strada esistente. La traversa sarà realizzata in calcestruzzo armato; sarà dotata di un taglione di monte e un taglione di valle per difesa dal sifonamento, e una platea di valle contro i fenomeni di erosione al piede. È tuttavia probabile che i taglioni in progetto raggiungano il basamento roccioso, e quindi vengano assestati sullo stesso senza raggiungere la lunghezza di progetto. Il dimensionamento delle soglie di presa e di rilascio, entrambe di tipo Bazin, è stato studiato in modo tale che siano consentiti in maniera completamente automatica, al variare della portata naturale, la corretta modulazione del DMV e la commisurata derivazione della portata di alimentazione dell'impianto. Tutte le parti fuori terra, ad eccezione di quelle con specifica funzione idraulica, saranno rivestite in pietra naturale. La traversa larga complessivamente 7,45 m, si compone a partire dalla sponda di sinistra: soglia della traversa; 42

44 soglia conformata a stramazzo Bazin per il rilascio del DMV; paratoia sghiaiatrice; soglia di derivazione. In sponda destra è ricavata la luce di presa a stramazzo Bazin che immette la portata derivata in una piccola vasca da cui parte la condotta di adduzione che la trasporta alla vasca di sedimentazione e carico. Al fine di evitare l'ingresso nella condotta di portate superiori alla portata di concessione e, soprattutto, di portate anomale in condizioni di piena è prevista l'installazione di una paratoia di sezionamento. Prima dell'imbocco della condotta forzata è posta una griglia con sgrigliatore automatico, asservito ad una coppia di sensori di livello che consentono di monitorare il grado di intasamento della griglia tramite la misura della perdita di carico della corrente attraverso la stessa. A valle della griglia è posizionata la vasca di carico dimensionata in maniera da evitare trascinamento di aria all'interno della condotta forzata ed abbattere le perdite di carico all'imbocco. La vasca di sedimentazione e carico con la vasca per il materiale sgrigliato risulta in posizione completamente interrata ed accessibile attraverso delle botole metalliche. Il livello di funzionamento normale della vasca di carico è 1.013,67 m s.l.m. 43

45 6.2.1 Scala di risalita per la fauna ittica La scala di rimonta per la fauna ittica è stata progettata secondo le indicazioni della D.G.P. n /2000 del 18 luglio 2000 della Provincia di Torino Criteri tecnici per la progettazione e realizzazione di passaggi per l'ittiofauna e la Proposta di linee guida per la predisposizione dei dossier di compatibilità ambientale dei prelievi idrici da corsi d'acqua naturali. La tipologia di opera scelta è quella a bacini successivi, essendo le prime tre tipologie elencate in ordine di preferenza dalla D.G.P. irrealizzabili nel sito in oggetto a causa della morfologia. La pendenza dell'alveo non consente infatti di realizzare canali artificiali, o passaggi a rallentamento con le caratteristiche idonee al transito della fauna ittica. Inoltre, la tipologia a bacini successivi riproduce gli ostacoli naturalmente presenti in alveo ed è pienamente compatibile con le capacità natatoie delle specie ittiche presenti. L'opera sarà costituita da una serie di 4 bacini successivi larghi 1,00 m e lunghi 1,80 m e consentirà di superare il dislivello di poco inferiore ad 1 m esistente fra monte e valle della traversa con singoli salti di 0,25 m. La profondità del fondo delle vasche varia da 0,48 m in condizioni di DMV base a 0,55 m quando si rilascia il DMV modulato massimo. Si osserva che l'opera di presa progettata induce una minima variazione del profilo di fondo alveo e che la scala di rimonta è stata dimensionata in maniera da proseguire oltre il profilo di fondo alveo a valle della traversa per evitare che rimanga sospesa a seguito di fenomeni erosivi. 44

46 L acqua potrà entrare nella prima vasca della scala attraverso un soglia larga 20 cm e ribassata di 23,2 cm rispetto alla soglia di sfioro della traversa, oltreché da una luce a battente rettangolare larga 15 cm e alta 15 cm con bordo inferiore ribassato di 80 cm rispetto al ciglio di sfioro della traversa. Questa conformazione permette di rilasciare una portata di alimentazione della scala variabile da 50 l/s a 73 l/s (rispettivamente DMV modulato minimo e massimo). Le dimensioni delle vasche di calma sono state progettate in modo da contenere il livello di turbolenza. La potenza di dispersione per unità di volume, E = 9810 Q h b h l m b infatti, varia da 143 a 182 W/m 3 a seconda della portata transitante, mantenendosi comunque al di sotto del limite di 200 W/m 3. Il dislivello di soli 25 cm fra due vasche contigue, la contenuta velocità di deflusso sulle soglie e lo stato di bassa turbolenza delle vasche di calma garantiscono condizioni ottimali al transito della fauna ittica Dimensionamento delle luci di presa e di rilascio Il dimensionamento delle soglie di presa e di rilascio è stato effettuato in maniera tale che il rilascio del DMV base come di quello modulato avvenga in modo del tutto automatico al variare della portata naturale del rio e delle conseguenti variazioni del livello. 45

47 Al fine di ottenere il rilascio automatico del DMV con modulazione, si è scelto di realizzare una soglia di rilascio ribassata rispetto a quella di presa, entrambe conformate a stramazzo Bazin, e una luce a battente che immette la portata di propria competenza direttamente nella prima vasca della scala per la rimonta della fauna ittica. Tra i bacini della rampa per i pesci invece la portata viene fatta defluire in parte attraverso uno stramazzo rettangolare a larga soglia ed in parte attraverso una luce a battente analoga a quella della prima vasca. Le dimensioni delle opere idrauliche sono state ricavate con il calcolo automatico degli stramazzi impostando un problema in cui le condizioni da rispettare sono le seguenti: Portata di DMV base 0,050 m³/s Portata di DMV modulato da rilasciarsi in corrispondenza della massima derivazione 0,066 m³/s Massima portata derivata 0,140 m³/s. La regola operativa che deve essere soddisfatta è la seguente: In presenza di portata naturale minore o uguale al DMV base (0,050 m³/s) tutta la portata del torrente deve passare attraverso la soglia ribassata; la derivazione è quindi impedita in quanto il livello idrico in corrispondenza dell'opera di presa è inferiore al livello della soglia di presa. Al crescere della portata, in presenza di una portata naturale maggiore al DMV base, il livello della corrente diventa maggiore del 46

48 livello dell'opera di presa e quindi può essere attuata la derivazione. Quando il livello sulla soglia di presa è tale da consentire la derivazione della massima portata di funzionamento dell'impianto (0,140 m³/s), attraverso la soglia di rilascio deve transitare una portata pari al DMV modulato massimo (0,066 m³/s). Entrambe le soglie saranno realizzate con uno stramazzo in parete sottile (lamiera in acciaio) e quindi per il calcolo della portata relativa si impiega la formula: Q=µ L h (2 g h) in cui: L h g larghezza dello stramazzo tirante idraulico accelerazione di gravità µ=2/3 (0,6075+0,0045/h) (1+0,55 h/(h+p))² dove p è il petto dello stramazzo Per quanto riguarda lo stramazzo di presa i valori relativi sono i seguenti: p = 0,5 m (altezza del bordo stramazzo rispetto al fondo alveo tenuto conto della presenza di sedimenti); µ = 0,443 L = 2,50 m h = 0,094 m Q = 0,140 m³/s Per lo stramazzo di rilascio in condizione di rilascio minimo (50 l/s): 47

49 p = 0,50 m µ = 0,438 L = 0,20 m h = 0,138 m Q = 0,020 m³/s. Per lo stramazzo di rilascio in condizione di rilascio massimo (73 l/s): p = 0,50 m µ = 0,438 L = 0,20 m h = 0,232 m Q = 0,043 m³/s. Per la luce a battente l'espressione della portata è invece: Q= L b 2 g h in cui: L b h g larghezza della luce altezza della luce differenza fra il battente di monte e quello di valle = 25 cm accelerazione di gravità µ = 0,607 Realizzando una luce di forma quadrata con lato di 15 cm, sia in condizione di rilascio del DMV base che di quello massimo modulato, defluisce una potata di 0,030 m³/s. Per lo stramazzo a larga soglia e quindi per il calcolo della portata relativa 48

50 si impiega la seguente formula: in cui: Q= L h 2 g h L h g larghezza dello stramazzo; tirante idraulico accelerazione di gravità µ = 0,385. In condizioni di rilascio minimo (50 l/s) si ha: L = 0,30 m h = 0,115 m Q = 0,020 m³/s In condizioni di rilascio massimo (73 l/s) si ha: L = 0,30 m h = 0,190 m Q = 0,43 m³/s Lo schema delle soglie di presa e rilascio è quindi il seguente: soglia di presa a stramazzo Bazin a quota 1.014,506 m s.l.m. lunga 2,50 m che consente di derivare la massima portata di funzionamento dell'impianto con una battente di 0,094 m; soglia di rilascio a stramazzo Bazin a quota 1.014,368 m s.l.m., ribassata di circa 14 cm rispetto alla soglia di presa, larga 0,20 m che consente di rilasciare parte della portata di DMV base con un battente di 13,8 cm, e la portata di DMV modulato corrispondente 49

51 alla massima portata derivata dall'impianto con un battente di 23,2 cm; luce a battente a quota 1.013,800 m s.l.m., quadrata con lato di 15 cm che consente di rilasciare la rimanente parte del DMV di base e modulato (0,030 m³/s) Dispositivi di misura e regolazione della portata derivata Il rilascio del deflusso minimo vitale modulato è garantito dalla geometria di soglia di presa e soglia ribassata come descritto nel paragrafo precedente, mentre la limitazione alla massima portata derivata sarà attuata mediante la parzializzazione della paratoia posta in corrispondenza della soglia di presa. Al termine della condotta di adduzione è installato un misuratore di portata a risalto (per la misura in continuo delle portate derivate) collegato con dei sensori alla paratoia sezionatrice appena menzionata, che viene regolata in automatico in modo da evitare la derivazione di una portata superiore ai 0,140 m³/s. In prossimità dell'opera di presa verrà inoltre installata un'asta idrometrica che consenta la lettura dei valori di portata rilasciata e derivata (quando la portata tracimante la soglia di presa è inferiore a 0,140 m³/s) Condotta di derivazione Dalla soglia di presa parte una condotta di adduzione del diametro di 0,50 m completamente interrata che con un percorso di 37 m circa 50

I dati ricavabili da suddette verifiche (tiranti, velocità, etc.) saranno comunque necessari per procedere con la fase progettuale esecutiva.

I dati ricavabili da suddette verifiche (tiranti, velocità, etc.) saranno comunque necessari per procedere con la fase progettuale esecutiva. INDICE 1. Premessa 1 2. Descrizione dei luoghi 1 3. Valutazione degli afflussi meteorici 3 4. Valutazione dei deflussi 6 5. Calcolo del DMV 7 6. Modifiche alle portate attese a seguito delle opere 10 1.

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