SPAD - Attuali evoluzioni del modello relazionale in psicoanalisi 25 ottobre 2014
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- Florindo Castaldo
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1 1 SPAD - Attuali evoluzioni del modello relazionale in psicoanalisi 25 ottobre 2014 Giuseppe Moccia: Evoluzioni teorico-cliniche della psicoanalisi contemporanea ed estensione del metodo. Sono passati quasi trent anni dalla pubblicazione delle prime opere degli psicoanalisti nordamericanani appartenenti alla tradizione postsullivaniana e postkohuttiana (S. Mitchell e J. Greenmberg, Stolorow, Lichtemberg). Ricorderete che i modelli psicoanalitici presentati da questi autori, in parte convergenti con le scoperte extra-analitiche della ricerca empirica sull infanzia e sull attaccamento, esploravano la dinamica interattiva, largamente fondativa della struttura psichica del soggetto, dentro una matrice relazionale o in un campo intersoggettivo costituito dalla diade madre bambino e per estensione alla situazione psicoanalitica, dalla coppia analista paziente. Fu in quegli anni dunque che cominciarono a cambiare le teorie evolutive della psicoanalisi, la comprensione dei processi che sovrintendevano il consolidamento del senso di sé soggettivo, la teoria patogenetica che spiegava l alterazione di questi processi, la concezione del processo analitico e della azione terapeutica. Il mutato spirito del tempo ebbe una influenza notevole sul campo psicoanalitico europeo e incoraggiò una nuova ricerca concettuale sugli elementi relazionali presenti in ciascuno dei grandi modelli psicoanalitici della psicoanalisi contemporanea e della tradizione psicoanalitica. I kleiniani ad esempio sebbene continuassero a tenere il concetto di fantasia come premonizione distorcente della rappresentazione dell oggetto tuttavia si aprirono al riconoscimento dell effetto dei fattori esterni oltre che di quelli interni, sull angoscia di perdere l oggetto. Dunque sebbene le loro interpretazioni fossero totalmente lontana dalla coscienza del paziente tuttavia cominciarono ad interrogarsi sull effetto di quelle interpretazioni sul vissuto del paziente. Nel contempo in una costante immersione nel mondo di rappresentazioni interne del paziente, estesero il concetto di identificazione proiettiva da una iniziale funzionamento solo evacuativo ad un altro di comunicazione inconscia, di concreta manipolazione degli altri per poter gestire le proprie esperienze soggettive. Dal canto loro gli psicologi del sé che si erano sempre concentrati sull integrità di quelle esperienze, ritenendo invece l analisi esclusiva sui meccanismi
2 2 intrapsichici uno sterile inseguire i prodotti di frammentazione di un sé che non aveva mai avuto né voce né valorizzazione e che quindi necessitava di un caldo ambiente analitico di oggetto sé, cominciarono a spostare il segmento d analisi verso la dinamica interattiva, le oscillazioni della sintonia e della regolazione affettiva reciproca. Soprattutto negli sviluppi teorico-clinici post-kohuttiani si coglieva il valore benefico e strutturante assegnato al riconoscimento dell analista, dal punto di vista del paziente, degli effetti di una mis-match relazionale, di una disgiunzione affettiva intersoggettiva per quanto non intenzionale e inevitabile, di una funzione analitica legittimante e delineante il sé del paziente nel riconoscimento degli affetti e delle rappresentazioni sorgenti dalla rottura della sintonia affettiva. Persino nella tradizione freudiana riprendevano gli studi sulla cosiddetta terza topica freudiana, vale a dire su quei concetti relazionali di Freud inaugurati dopo Lutto e melanconia che facevano riferimento ad un possibile sviluppo della teoria dell identificazione, rivalutavano l importanza delle percezioni traumatiche che suscitano angoscia, introducevano processi difensivi di scissione dell io e misconoscimento della realtà traumatica, mentre sul piano della tecnica si rivalutava il caposaldo metodologico della comunicazione da inconscio ad inconscio implicito nella regola della libera associazione e della attenzione liberamente fluttuante. Naturalmente è questione ancora aperta quanto le prospettive relazionali presenti nei differenti modelli siano compatibili con i postulati teorici di quei modelli e quanto invece rappresentino un tentativo di estendere opportunamente gli assunti teorici, attraverso la ricerca concettuale o l esegesi testuale, fino a raccogliere le nuove osservazioni provenienti dalla clinica delle nuove patologie dell identità e della psicoanalisi di nuove popolazioni cliniche. In attesa di futuri sviluppi della verifica in psicoanalisi, della ricerca assiomatica sugli assunti teorici dei diversi modelli e sulla loro possibile confutazione che ci consenta di capire cosa si deve conservare della nostra teoria generale e cosa invece è da abbandonare, di trovare infine una sintesi nel panorama attuale di pluralismo dei modelli, possiamo provvisoriamente tenere per buona l immagine di Fred Pine della psicoanalisi contemporanea: un albero con i quattro rami della pulsione, dell oggetto, dell Io e del sé e con il tronco della relazione. E tuttavia pur nella attuale condizione di Babele concettuale nella quale si tenta di tenere insieme proposizioni contraddittorie in una sorta di dolorosa tensione dialettica (Ogden) la svolta relazionale ha tuttavia determinato cambiamenti profondi nell intero campo psicoanalitico e uno dei più rilevanti è la modificazione dei principi della tecnica classica.
3 3 Le nuove concezioni della mente, in senso più relazionale ed esternalista, le differenti teorie del soggetto e delle sue vicissitudini formative che hanno cominciato a diffondersi a partire dalle prime concettualizzazioni della teoria delle relazioni d oggetto hanno fra l altro contribuito a cambiare la posizione dell analista nella stanza d analisi, introdotto nuove prospettive sui diversi elementi della situazione analitica e in definitiva del setting. Si è cominciato a capire ad esempio, e non senza qualche resistenza, che l interpretazione di transfert, considerata fattore mutativo centrale, per come trasformava le interpretazioni distorte del paziente sulla relazione analitica, conteneva anche qualche informazione inconscia sul desiderio dell analista di essere un nuovo oggetto per il paziente, nonostante fosse lo stesso raccomandabile che l analista continuasse a sforzarsi di lavorare senza memoria né desiderio. Così nel panorama psicoanalitico attuale, l interpretazione delle resistenze nell intrapsichico, come angoscia suscitata da contenuti psichici inaccettabili, coesiste con una concezione delle resistenze come angoscia suscitata dal setting e dalla relazione con l analista, ovvero come un prodotto precoce del transfert. Una lotta contro gli impulsi o un opposizione alla regola fondamentale ma anche una comunicazione di angosce che appartengono al piano della relazione con l analista e non solo a quella del conflitto intrapsichico. L interpretazione, con l insight che ne consegue, è considerata ancora uno degli elementi della azione terapeutica ma nel contempo siamo anche più consapevoli della possibile violenza dell interpretazione. Il transfert è inteso come falso nesso, o distorsione della realtà, ma anche come riproduzione di relazioni oggettuali interne attivata da una percezione, selettiva ma plausibile, di qualche caratteristica dell analista. La neutralità dell analista può essere pensata come una posizione necessaria per una indagine oggettiva sull intrapsichico, equidistante dalle sue istanze, ma anche come un modo per facilitare la creazione di uno spazio potenziale dentro il quale un paziente che non è mai arrivato a divenire sé stesso, possa costruire i significati della propria esperienza soggettiva. Tutto questo allude al fatto che non possiamo più trovare una definizione unica e pura delle regole e del metodo psicoanalitico nella coerenza fra teoria, setting e metodo. L articolazione fra il setting ed il metodo, utile al funzionamento della coppia analitica in un assetto mentale consapevole libere associazioni/attenzione liberamente fluttuante - molto simile al funzionamento del sogno, è stata la formidabile scoperta di Freud per operare un allentamento dei processi secondari, per accedere all indagine sui derivati inconsci e operare una decostruzione del soggetto,. Ma nella cura psicoanalitica dei pazienti non nevrotici, come pure degli adolescenti, le vie che portano alla spiegazione e alla attribuzione dei significati, richiedono una complementare, se non prioritaria, attenzione all esperienza soggettiva del paziente. Spesso é in gioco la coesione, il sentimento di unità, continuità e autenticità del sé, così che diventa centrale per loro l obbiettivo di rendere l esperienza personale più stabile, reale e significativa. In questi casi il setting è rapidamente assimilato alle configurazioni relazionali patogene del paziente e non possiamo dare per scontato fin dall inizio un adeguamento collaborativo alle sue regole e un abbandono alle libere associazioni. Si pongono
4 4 anche problemi di fiducia e di sicurezza che rendono necessaria una valutazione accurata circa la capacità del paziente di accedere ad una regressione controllata, o sulla sua abilità di sperimentare la situazione psicoanalitica come simbolico ambiente di holding anziché reale riproduzione delle sue relazioni oggettuali patogene. Molti pensano oggi che proprio la profonda identificazione con la psicoanalisi, l aver sperimentato una rigorosa applicazione del metodo, renda possibile all analista di riconoscerne i limiti e di capire quali siano le modificazioni di setting utili allo scopo della cura. Questi analisti, influenzati dalle teorie della relazione d oggetto, enfatizzano la natura dialettica, relazionale, co-creata e non lineare del processo analitico, e ritengono invece che la cura psicoanalitica non poggi tanto sui cosiddetti criteri estrinseci, sebbene la regolarità di tempo, frequenza e luogo può essere percepita dal paziente come un equivalente dell holding o della reverie trasformativa, la testimonianza del proprio essere tenuto nella mente dell analista. Ciò che per loro conferisce specificità psicoanalitica alla situazione risiede in una sorta di permeabilità intersoggettiva che facilita la comunicazione interpsichica inconscia, favorita dall assetto della coppia analitica, secondo la congiunzione delle libere associazioni con l attenzione liberamente fluttuante. Più che svelare il conflitto intrapsichico dietro le produzioni del paziente o correggere le esperienze distorte dalla fantasia inconscia, essi si pongono come contenitori degli aspetti scissi e proiettati del paziente, delle sue modalità inconsce di stare con lui nel transfert. Modalità che esprimono l esperienza del paziente, codificata a livelli simbolici e non simbolici, circa la relazione carica di significato affettivo, fra sé e l oggetto e che diventano per la prima volta pensabili nella reverie dell analista. Ne ricercano, la continuità storica fra passato e presente, le ragioni, l origine e l articolazione nel mondo interno che organizza adesso il rapporto con il mondo esterno. L analista, tuttavia, non è pensato come un contenitore neutro delle proiezioni del paziente ma partecipa alla costruzione dei significati attraverso le proprie emozioni, le associazioni, le memorie, la sua soggettività. E in questo continuo processo di riflessione che essi rintracciano il criterio intrinseco, l essenza della esperienza psicoanalitica, indipendentemente dalle regole del setting. In questa prospettiva cioè, il setting, come insieme di regole necessarie all avvio e al mantenimento del processo analitico, diventa una variabile della cura, ma, naturalmente, questa trasformazione obbliga l analista a costituirsi un setting interno, che gli consenta una partecipazione disciplinata alla creazione del processo analitico e alla costruzione dei significati. E chiamato a essere presente e sensibile, in una posizione di ascolto oscillante fra attenzione liberamente fluttuante e attenzione sostenuta, in una continua riflessione su punti focali diversi: sul paziente, su sé stesso, su ambedue come una sola unità. E le interpretazioni saranno proposte con modalità dialoganti, come ipotesi provvisorie a partire dalle associazioni del paziente, senza caratteristiche autoritarie ed oracolari, e verificate
5 5 nella risposta del paziente prendendo in considerazione anche la possibilità di cambiare la prospettiva interpretativa. Tuttavia il criterio intrinseco rimane lo stesso: l ascolto delle produzioni inconsce, delle resistente relazionali precoci alla cura che impediscono lo sviluppo della fiducia, della dinamica transfert-controtransfert, in un equilibrio ben calibrato fra interpretazione e contenimento, come fattori terapeutici l uno in tensione dialettica con l altro. Questo assetto interno è quanto si è depositato nell analista in ragione della propria esperienza del metodo, consente la sua tenuta nella situazione analitica e segna nella sua mente un confine preriflessivo oltre il quale scadrebbe nella attività supportiva e nell agito e verrebbe meno alla responsabilità di mantenere psicoanalitica la situazione. Lo psicoanalitico, e il metodo che lo sottende, si definisce quindi nel processo di co-costruzione dei significati, alimentato dal flusso continuo della comunicazione da inconscio ad inconscio e nelle identificazioni dell analista con la psicoanalisi. Per questi analisti vale la risposta di Winnicott che a chi gli chiedeva dei criteri differenziali fra psicoanalisi e psicoterapia rispondeva: Personalmente non sono in grado di fare questa distinzione. Per me la questione è: il terapeuta ha avuto un training analitico oppure no? (Winnicott, 1965). Dentro questa concezione lo specifico della psicoanalisi, reso possibile dalla regola fondamentale e dall ascolto dell analista, si trova nel carattere di compenetrazione interpsichica della situazione analitica, un incontro delle menti che partecipa alla costituzione di una soggettività terza (Ogden, 1999). L analista in qualche misura cede la propria soggettività al processo psicoanalitico pur mantenendo l asimmetria della relazione, per poter accogliere, elaborare, simbolizzare, le esperienze non formulate del paziente. Ma questa funzione si svolge nel punto di incontro fra due menti; ogni analista comprende secondo un punto di vista soggettivo, ospita e dà significato al conosciuto non pensato del paziente nella sua personale e distinta maniera. Lottando continuamente contro i propri meccanismi scissionali l analista comprende emotivamente, prima che intellettualmente, il paziente dal quale riceve e contiene le proiezioni e ne simbolizza i livelli della mente più profondi e primitivi. Il tipo di presenza dell analista in questa prospettiva è in definitiva un estensione al paziente della relazione dell analista con i propri oggetti interni continuamente evocati nella matrice transfert/controtransfert. Tuttavia il coinvolgimento dell analista in questa intimità intensa e profonda, la sua sensibilità e attenzione all esperienza del paziente è sempre all interno di una rapporto asimmetrico nel quale egli porta la responsabilità di mantenere la specificità psicoanalitica della situazione.
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