Progetto COREM. Cooperazione delle Reti Ecologiche nel Mediterraneo
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- Aurelia Carbone
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1 Progetto COREM Cooperazione delle Reti Ecologiche nel Mediterraneo Sottoprogetto D RECUPERO E TUTELA DELLE AREE A MAGGIORE CRITICITA AMBIENTALE Intervento pilota volto alla creazione di una filiera bosco/legno/energia con impiego delle biomasse recuperabili da una manutenzione programmata di un tratto di alveo fluviale. Ing. Patrizio Scarpellini Ente Parco di Montemarcello-Magra Via Paci, Sarzana Info@parcomagra.it
2 Obiettivi individuazione di buone pratiche per una corretta manutenzione delle aree fluviali e umide per il mantenimento della multifunzionalità dell ambiente fluviale attuazione di opere concrete e condivise di conservazione e tutela degli habitat e delle specie presenti nelle aree fluviali, nelle aree umide e nei corridoi ecologici; il progetto pilota è finalizzato allo studio di dettaglio di un solo sito significativo e ripetibile per tutte le zone equivalenti dell alveo Magra / Vara
3 Analisi materiale esistente AA. VV. Biodiversità in Liguria La Rete Natura 2000 Assessorato Ambiente e Territorio, Dipartimento Tutela dell Ambiente e Edilizia Settore Politiche e Programmi Ambientali REGIONE LIGURIA 2002 Cocucci M. (responsabile scientifico) et al. Studio sull evoluzione ambientale del Fiume Vara dal ponte di Padivarma alla confluenza con il fiume Magra ed analisi dell impatto sulle componenti geomorfologiche e biologiche di possibili interventi sistematori del corso d acqua Rapporto intermedio Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Produzione Vegetale 2000 AA.VV. - Valutazione di piani e progetti aventi un incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 Guida metodologica alle disposizioni dell articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat 92/43/CEE Comunità europee 2002 DGR Regione Liguria 126 del Indirizzi per le attività agro-silvo-pastorali nei siti della Rete Natura 2000 in Liguria 2008-Studio GEOS, Progetto Regionale Interreg III C Sud ROBIN WOOD Sottoprogetto RE-MED PIANO DI GESTIONE PER LA VEGETAZIONE IN ALVEO 2001, Piano del Parco Naturale Regionale Montemarcello-Magra Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico Assetto Vegetazionale Regione Liguria Piano Territoriale di Coordinamento provinciale Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Magra Piano di Bacino
4 Individuazione sito di analisi
5 FASE DI ANALISI
6 LA CARTA DELLA VEGETAZIONE Tipo Area (Ha) % 1 - Bosco irregolare 70, Boscaglia con specie arboree 21, Arbusteto con presenza di specie arboree 19, Arbusteto 13, Incolto erbaceo con diffusione di specie arbustive 27, Incolto erbaceo 61, Aree spondali di ciottoli e sabbia con veg. rada 6, Coltivi 84, Area antropizzata 13, Acque 55,83 15 Totale 374, Area antropizzata Acque Bosco irregolare Boscaglia con specie arboree Arbusteto con presenza di specie arboree Coltivi Arbusteto Aree spondali di ciottoli e sabbia con veg. rada Incolto erbaceo Incolto erbaceo con diffusione di specie arbustive
7 I RILIEVI FORESTALI Aree di saggio circolari 1. le caratteristiche della stazione, ovvero l ambiente fisico dove trova collocazione la formazione esaminata; 2. la tipologia di soprassuolo, in termini di composizione specifica, forma di governo, assetto evolutivo, densità orizzontale e verticale, rinnovazione; 3. i parametri dendrometrici che identificano un soprassuolo in termini di n. di piante, area basimetrica (parametro direttamente correlato alla densità dei boschi) e volume (massa legnosa presente). destinazione/tipologia piante valore/ha valore tot valore % lasciare 168, ,37 65 levare 41, ,55 16 morte in piedi 26, ,24 10 morte a terra 23, ,99 9 TOTALE 260, ,15 100,00 percentuale massa legnosa in relazione alla tipologia/destinazione simulando interventi di miglioramento boschivo 10% 9% 16% 65% lasciare levare morte in piedi morte a terra
8 I RILIEVI FITOSOCIOLOGICI Ads sd01: aggruppamento di individui adulti di Populus nigra, Salix alba e Alnus glutinosa Ads sd02: Incolti colonizzati da aggruppamenti a Rubus spp., Amorpha futicosa, Phragmites australis, individui isolati di Salix alba. Ads sd03: formazione a graminacee, Rubus sp., Arundo donax, Inula viscosa Ads sd04: Foresta igrofila a Salix alba, Populus nigra, Alnus glutinosa; strati inferiori: Sambucus nigra, Carex pendula, Lythrum salicaria, Urtica dioica, Amorpha fruticosa; Ads sx01: Formazioni di individui adulti di Populus nigra e Salix alba in galleria con intricato strato erbaceo/arbustivo Ads sx02: Formazioni degradate aperte di foresta planiziaria con vegetazione prevalentemente ad erbe, liane ed arbusti con individui isolati di Populus nigra di diversa età; Ads sx03: prato umido a graminacee, Juncus conglomeratus e specie ruderali Ads sx04: foresta igrofila degradata con dominanza di Populus nigra e Salix alba
9 CARTA DEGLI HABITAT Dall analisi di: carta della vegetazione rilievi fitosociologici carta degli Habitat della Regione Liguria
10 LINEE GUIDA PER INTERVENTI interventi sulle componenti forestali: interventi selettivi di manutenzione sulla vegetazione in alveo mirati a eliminare: parte degli individui morti, deperienti, dominati o prostrati, al fine di ridurre il quantitativo di necromassa presente e potenziale; specie infestanti o di scarso pregio e parte degli individui che da un analisi visiva evidenziano segni di instabilità (presenza di lesioni, marciumi, marcati disseccamenti della chioma, ecc.); individui soprannumerari al fine di condurre a formazioni in maggior equilibrio.
11 Mitigazioni: in conformità allad.g.r. Regione Liguria n.126 del Indirizzi per le attività agro-silvo-pastorali nei siti della Rete Natura 2000 in Liguria Il personale che effettuerà le operazioni dovrà essere adeguatamente formato e competente in materia (producendo documentazione che attesti la frequenza a corsi di formazione specifici); Nell ambito dell area di taglio dovranno essere rilasciate isole di biodiversità destinate all invecchiamento indefinito nella misura del 3% della superficie territoriale di taglio. All interno delle isole di biodiversità potranno effettuarsi esclusivamente interventi di carattere fitosanitario; gli interventi, così come previsto nelle linee progettuali, dovranno essere condotti in modo da indirizzare i popolamenti alla massima diversità strutturale e specifica dei soprassuoli, contenendo la diffusione delle infestanti alloctone e potenziando i meccanismi di rinnovazione naturale; tutti gli interventi, comprese le operazioni di concentramento, esbosco e seziona tura del materiale mediante strumenti a motore, dovranno essere sospesi nel periodo della stagione riproduttiva della fauna selvatica (avifauna in particolare), corrispondente al periodo febbraio- luglio; dovranno essere salvaguardate le piante con nidi e quelle con fori e cavità, vive o secche (se in corrispondenza di una via di percorrenza dell utenza turistica- escursionistica, la possibilità del mantenimento di piante morte dovrà essere valutata in relazione a condizioni di pubblica sicurezza); dovranno essere salvaguardati individui di grandi dimensioni, con chioma ampia e notevolmente ramificata); dovranno essere mantenuti, e ne andrà favorita la diffusione, alberi e arbusti che producono frutti secchi o carnosi utilizzati significativamente dagli animali come alimentazione; dovrà essere mantenuta una quota di necromassa rappresentata da alberi morti in piedi e a terra, alberi marcescenti, schianti e alberi vetusti. Le indicazioni sugli individui da mantenere dovrà essere subordinata a valutazioni in ordine alla sicurezza (incolumità di cose e persone) e al contenimento di possibili diffusione di patogeni; durante le operazioni di taglio e di esbosco dovranno essere adottate tutte le misure per ridurre i danni alle piante rilasciate, alla rinnovazione, a tane e nidi di animali al suolo. Lo strascico nelle operazioni di esbosco, se non possibile l adozione di tecniche alternative, andrà limitato il più possibile e seguire percorsi preliminarmente individuati; dovrà essere evitato l uso degli alvei come via di esbosco, anche in caso di siccità; tutte le piante per cui è previsto il taglio dovranno essere preliminarmente contrassegnate.
12 Riqualificazione di aree con messa a dimora di nuovi individui: riqualificare un area, che dal punto di vista vegetazionale appare degradata, attraverso la messa a dimora di una piantagione capace di migliorarne la funzionalità ecologica e al contempo fornire legname di pregio e biomassa. impianto misto con accessorie. Nella stessa piantagione vengono inseriti impianti a ciclo breve (fino a 5 anni) per la produzione di biomassa e impianti a ciclo medio lungo (oltre 20 anni) rappresentati da specie nobili. piante principali (indicate in disegno/schema con 1): frassino maggiore; farnia ciliegio, ontano nero; piante accessorie (indicate in disegno/schema con 2): pioppo bianco, pioppo nero, ontano nero.
13 interventi a margine dei tracciati (strade, argini e simili) attraverso la messa a dimora di specie arboree e arbustive autoctone: ricostituire formazioni lineari dotate di una certa naturalità caratterizzate dalla presenza di specie arboree e arbustive disposte secondo uno schema non rigido che consenta lo sviluppo di vegetazione sui diversi piani. La disposizione è mirata nel contempo a contenere i fenomeni di competizione tra i diversi individui. Le piante prescelte sono in grado di offrire rifugio e, almeno parte di esse, alimentazione alla fauna presente. Individui Arbustivi (indicati in disegno/schema con 2) - specie: Sorbo domestico (Sorbus domestica), nocciolo (Corylus avellana), biancospino (Crataegus monogyna), Rosa selvatica (Rosa canina), prugnolo (Prunus spinosa). Individui Arborei (indicati in disegno/schema con 1) specie tipiche della fascia planiziaria/basale integrati con specie con frutti eduli: acero campestre (Acer campestre), olmo campestre (Ulmus minor), ciliegio (Prunus avium), melo selvatico (Malus sylvestris). Schema filare pioppo bianco
14 IL PROGETTO PILOTA: le linee generali di pianificazione trovano applicazione in tratti del sito di studio INTERVENTI FORESTALI RIQUALIFICAZIONE DI AREE CON MESSA A DIMORA DI NUOVI INDIVIDUI INTERVENTI A MARGINE DEI TRACCIATI (STRADE, ARGINI E SIMILI) AREE DEPOSITO CIPPATO
15 INTERVENTI FORESTALI Area rappresentativa sulla quale condurre gli interventi di miglioramento delle formazioni fluviali Superficie circa 11 ettari Biomassa disponibile: 750 mc circa
16 RIQUALIFICAZIONE DI AREE CON MESSA A DIMORA DI NUOVI INDIVIDUI
17 INTERVENTI A MARGINE DEI TRACCIATI (STRADE, ARGINI E SIMILI)
18 AREE DEPOSITO CIPPATO
19 progetto di fattibilità utilizzo della biomassa e recupero energetico
20 TRASFORMAZIONE DELLA BIOMASSA E NORMATIVA DI SETTORE La biomassa recuperata dalle operazioni di manutenzione dell area in progetto è destinata ad essere trasformata in cippato da utilizzarsi quale combustibile in una centrale termica a biomassa appositamente dedicata. Dal punto di vista normativo il cippato prodotto ricade nella normativa del DPCM 8 marzo 2002 riguardante la disciplina del riutilizzo delle materie come combustibile industriale e escludendo il prodotto cippato dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti. Nel testo del decreto, che ha abrogato il precedente del 1995 che lasciare dubbi all interpretazione tra combustibile riutilizzabile e rifiuto, la dizione relativa al combustibile legnoso è definita come legna da ardere alle condizioni previste nell'allegato III, punto 2 Ai sensi di detto allegato la definizione risulta "materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di legno vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e tondelli di legno vergine, granulati e cascami di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine, tondelli, non contaminati da inquinanti, aventi le caratteristiche previste per la commercializzazione e l'impiego." Nel caso specifico, trattandosi effettivamente di riutilizzo diretto, come tale il cippato prodotto viene svincolato dalla normativa sui rifiuti.
21 Tipologia del cippato prodotto La tipologia del cippato prodotto sarà corrispondente, per la classificazione qualitativa, alla normativa di livello europeo riportata nella specifica tecnica CEN/TS (2005) e alle successive specifiche tecniche in Italia di cui alla UNI/TS (2007) Caratterizzazione di legna da ardere, bricchette e cippato e per la determinazione della classe secondo UNI/TS Sia il cippato prodotto che la legna /biomassa recuperata tal quale verrà accatastata curando che il cumulo sia conservato correttamente. Dovrà prevedersi pertanto la stesa preventiva di un telo di stacco con il terreno (per evitare il contatto diretto che può provocare immarcimenti del prodotto recuperato) e la posa di un telo traspirante a copertura del cumulo per evitare il continuo imbibimento e degrado da parte della pioggia. I cumuli dovranno inoltre essere posizionati distanziati tra loro per facilitare sia le operazioni di carico che l areazione. Le zone di accumulo e di produzione dovranno essere posizionate in zone non di pregio, a margine delle strade di accesso alla zona di progetto e non necessitare di formazione di nuove piste e/o strade che possono comportare il danneggiamento dell ambiente naturale. La biomassa recuperata risulta un combustibile ottimale
22 Generalità sulla tipologia e potenzialità della caldaia a biomassa La caldaia a biomassa dovrà essere preferibilmente contenuta nel range di potenzialità da 80 Kw a100 Kw; dette potenze sono da considerarsi minime per poter ottenere una apparecchiatura di ottimo rendimento e con un controllo corretto dei fumi e della gestione. A titolo di esempio con tali potenzialità è possibile fornire riscaldamento mediamente ad una struttura di circa mc, in condizioni standard. Ove possibile sono da preferire potenzialità maggiori, almeno di 200 Kw, in quanto diventa compatibile produrre, oltre al riscaldamento, anche energia elettrica Con potenzialità tra i 400 Kw e 500 Kw è inoltre possibile iniziare una conveniente, anche se ridotta. distribuzione del calore mediante teleriscaldamento
23 Applicazione del recupero energetico al progetto pilota In questa fase di progetto non tutta la biomassa recuperata viene trasformata in cippato ma una solo una quota corrispondente a circa 500 msr (metrocubo sterico riversato). Il cippato prodotto dal recupero della biomassa verrà trasportato in Comune di Rocchetta di Vara. Presso il comune dovrà essere realizzato un fabbricato per il contenimento della centrale termica e del deposito di cippato. In centrale termica è prevista la installazione di una caldaia da 100Kw che alimenterà il circuito di riscaldamento della scuola elementare e, tramite una unità termoventilante, si provvederà al riscaldamento della limitrofa tensostruttura adibita a campo di calcetto Planimetria e ubicazione impianto in comune di Rocchetta di Vara
24 Caratteristiche tecnico-funzionali della caldaia a biomassa caratteristiche principali: Potenza nominale: 100 kw Dimensioni: Lunghez. circa : 270 cm Larghez. circa : 100 cm - Altezza circa : 180 cm Peso circa : 2000 kg - Contenuto acqua caldaia: circa 400 lt - Press. max. d esercizio: 3 bar Temp. max. d esercizio: 100 C Attacco camino: 200 mm rendimento caldaia : 89 % circa Il sistema di combustione : sarà del tipo a rotazione, adatto alla combustione automatica di tutti i combustibili di legno da secchi a umidi (scarti di legno, pellet, cippato di bosco fino a max. contenuto di acqua W= 40 e pezzature sino a max G= 50) e in grado di ottenere il massimo grado di efficienza e la perfetta combustione a tutti i livelli di carico Carico combustibile: mediante dosatore a coclea che porta il combustibile alla camera di combustione diagonalmente dal basso. Sul tubo di alimentazione devono essere previsti i supporti del sensore contro i ritorni di fiamma e della valvola di spegnimento termica. Sopra la coclea deve previsto il dosatore con fotocellula per la determinazione del livello dello strato di sbarramento combustibile previsto dalla norma TRD 414. Sistema di caricamento / pezzatura: cippato G30/ G50 da legna allo stato naturale secondo la norma ÖNORM M 7133 prodotto con utensili da taglio a velocità elevata, con la seguente tabella
25 Tipologia e schema tipo della caldaia a biomassa
26 Sintesi di funzionamento dell impianto con caldaia a biomassa Nel vano dedicato al deposito cippato l estrazione del combustibile avviene tramite un agitatore a terra, con due bracci a balestra, che riempie un canale a coclea immerso nel pavimento. Il funzionamento è il seguente: quando il silo o il locale di deposito/accumulo è pieno, i bracci a balestra si piegano sotto la piastra a cappello. L azionamento avviene tramite un motoriduttore a vite senza fine che aziona la coclea di estrazione e un meccanismo angolare che aziona l agitatore. Tutto il processo è automatizzato e gestito attraverso un quadro di controllo, che consente l avvio del caricamento in funzione della richiesta proveniente dai sensori di caldaia Il deposito verrà realizzato con pareti areate per facilitare l essiccamento del cippato. La costruzione comprende due vani distinti di circa 5,00x500 m
27 Deposito,accumulo esterno del cippato e autonomia di funzionamento dell impianto Il cippato eccedente il caricamento del deposito sarà accumulato nel piazzale limitrofo con le modalità codificate (stesa preventiva di un telo di stacco con il terreno per evitare il contatto diretto che può provocare immarcimenti del prodotto depositato) e la posa di un telo traspirante a copertura per evitare il continuo imbibimento e degrado da parte della pioggia. I cumuli dovranno inoltre essere posizionati distanziati tra loro per facilitare sia le operazioni di carico che l areazione. Quando il vano deposito scende di autonomia, con una pala meccanica si provvederà a riempirlo nuovamente Il deposito è dimensionato sulla base della potenza e del rendimento della caldaia, delle caratteristiche del combustibile e dell autonomia richiesta. Indicativamente, il potere calorifico netto del cippato è compreso tra 600 e 900 kwh/mc a seconda del tipo di legno e del contenuto di umidità. La densità è compresa tra i 200 e i 400 kg/mc. Il volume del deposito di stoccaggio risulta di mc 85 mc circa. Considerato un fattore di riempimento dello 0,80 il volume utile stoccato risulta di 68 mc. L autonomia di funzionamento, in funzione del rendimento e delle ore di messa in marcia della caldaia varia da 1,3 mesi a 3 mesi circa.
28 Cronoprogramma d intervento del progetto pilota Il cronoprogramma del progetto pilota, riferibile e ripetibile a similari interventi di manutenzione programmata con recupero energetico, prevede un impegno temporale complessivo di otto mesi con un sub termine di esecuzione delle opere riferite alla costruzione del locale caldaia a biomassa in sessanta giorni, in modo da rendere immediatamente operativo e funzionale il progetto, mentre procedono le opere di manutenzione e riqualificazione ambientale
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