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1 L INTERVENTO La situazione dei sistemi dunali del Comune di Fiumicino in generale e dell area del progetto pilota in particolare, è caratterizzata da uno stato di degrado accentuato, ma anche da persistenze di notevole valore per una riqualificazione di tali ecosistemi. L esame di tale situazione, che costituisce la premessa per l impostazione del progetto generale e particolare, può essere riassunta nei seguenti punti: 1) gradiente di naturalità decrescente verso Sud; le probabilità di riuscita dell intervento sono quindi minori man mano che ci si allontana dal tratto di costa immediatamente a nord di Focene incluso nella Riserva del Litorale; 2) grave erosione della costa in atto; 3) alterazione della morfologia dunale; 4) presenza di un consistente pool floristico, che comprende quasi tutte le specie tipiche della duna mobile; 5) assenza pressoché totale di Ammophila littoralis; 6) distruzione parziale o totale della duna consolidata, sostituita da un cordone di villini e relativi giardini chiusi da mura. Si tratta quindi di un GRADO ATTENUATO DI NATURALITÀ: zone dove i frammenti di vegetazione naturale sono molto ridotti e localizzati solo a livello della duna mobile, ma dove si mantiene ancora la morfologia della spiaggia e dove attraverso la cessazione del disturbo congiunta ad interventi di bioingegneria è possibile recuperare ancora le condizioni naturali ottimali (Biondi et al., 1996). La situazione attuale deriva da un impatto antropico consistente, ma recente, che ha alterato solo parzialmente l ecosistema dunale, a differenza di quanto si osserva in altre località di intensa balneazione, e che dovrebbe garantire elevate probabilità di successo di un intervento di ricostruzione/restauro ambientale. L ecosistema ottenuto non sarà però in grado di autosostentarsi in quanto i fattori di disturbo difficilmente verranno a cessare del tutto, in particolare l impatto antropico diretto (calpestio) e quello indiretto (erosione costiera). La costa di Focene è infatti interessata da un grave processo erosivo, riscontrabile sia dall arretramento della linea di costa, sia dall escavazione dei cordoni dunari, raggiunti dalle mareggiate più forti. Questo fenomeno è relativamente veloce, come veloce è stata la progradazione tra il 1500 e il 1850; esso è da ricollegarsi principalmente alla documentata diminuzione dell apporto solido da parte del Tevere, alle opere rigide di difesa realizzate poco più a sud, infine, in misura minore anche se difficilmente quantificabile, ai cambiamenti climatici in atto dal 1850 circa; verrà inevitabilmente aggravato dalla costruzione dei nuovi Porti di Fiumicino e di Fregene. 138

2 Pertanto le amministrazioni pubbliche saranno costrette ad intervenire ripetutamente con opere marittime (presumibilmente il ripascimento della spiaggia ma probabilmente anche scogliere e pennelli) per difendere l abitato e le attività economiche sulle spiagge dall ingressione marina. Ripetutamente, quindi, si dovrà intervenire anche sull ecosistema dunale, per monitorarlo e per apportare gli input che si renderanno necessari. Il cordone dunale ha comunque un notevole effetto protettivo nei confronti dell erosione, come anche riconosciuto dai residenti. Si presenta il problema della sparizione quasi totale di Ammophila, presente con soli pochi cespugli. La zona è soggetta a calpestio, mal tollerato dalla specie, la quale però è sporadica anche nel poco distante litorale di Palidoro-Passoscuro, decisamente meno antropizzato. Un altro problema, collegato al primo, è quello della scarsa elevazione del cordone dunale (in entrambi i litorali). Si potrebbe pensare che la sparizione di Ammophila e la scarsa elevazione del cordone dunale siano la conseguenza di uno stesso problema: l antropizzazione della duna. Si sarebbe potuto pensare, quindi, al calpestio, al possibile prelievo di sabbia per l edilizia negli anni dell edificazione di Focene, alla circolazione fuoristrada, finanche a possibili manovre militari in previsione dello sbarco alleato durante l ultima guerra. Alcuni indizi, però, ci fanno capire che il sistema dunale nella zona non sia mai stato particolarmente elevato e che la stessa Ammophila, che sappiamo vegetare con difficoltà a quote inferiori a 2 m slm, non sia mai stata troppo numerosa. Tali indizi sono: - la descrizione dell ambiente e della vegetazione lasciataci da Bonaventura (1956), come abbiamo visto precedentemente; addirittura Ammophila non compare nella sua lista, peraltro numerosa, di specie caratterizzanti la vegetazione dunale; - nella limitrofa oasi di Macchiagrande, che conserva la duna consolidata coperta dalla macchia e dalla lecceta, non si trovano dune elevate ma solo lievi ondulazioni del terreno; la stessa zona occupata dalle villette, a Focene, non presenta segni di particolari ondulazioni; lo stesso si può dire della vicina Fregene; - altri delta tirrenici presentano la caratteristica di avere dune basse sull ala settentrionale e dune più elevate su quella meridionale (forse per una questione di esposizione ai venti o più probabilmente per una più veloce progradazione della costa, come è storicamente documentato). Siamo pertanto arrivati alla conclusione che le dune a Focene siano naturalmente basse. L obiettivo principale del nostro intervento, che deve tendere a ricreare l ambiente originario, non deve essere quindi la ricostruzione della duna bensì la sua preservazione l incremento della copertura vegetale. 139

3 Indicazioni per il progetto di restauro ambientale 1. Considerazioni generali L ambiente dunale di Focene rievolverebbe naturalmente verso la situazione naturale qualora cessassero i fattori antropici che ne hanno comportato la distruzione. Essendo presenti i propaguli delle specie erbacee della duna questo processo potrebbe essere piuttosto rapido (almeno se confrontato con la dinamica di altri sistemi vegetali maggiormente strutturati, per esempio i boschi). Il progetto di restauro ambientale deve quindi essere improntato a una facilitazione del processo naturale di ricolonizzazione della vegetazione della duna, intervenendo sui momenti più critici e lenti di tale processo. Il momento più critico è quello della germinazione dei propaguli. Visitando l area in primavera ci si rende conto di come siano innumerevoli e rigogliose le plantule ma anche di quanto siano fragili: ogni passo sulla duna e sulla spiaggia alta ne distrugge irrimediabilmente decine. La stagione balneare, che coincide con il periodo critico climatico, e che tende ad iniziare ogni anno prima (un po per la moda, un po per il clima che cambia) fa quindi irrimediabilmente il vuoto. Se le dune non fossero calpestate la loro copertura vegetale sarebbe dunque ben maggiore. Il collo di bottiglia della dinamica naturale è rappresentato di solito dalla presenza o meno di Ammophila littoralis; la fase di accrescimento a partire dalle dune embrionali (Elymetum) operata sostanzialmente da questa specie è infatti la fase più lenta dell evoluzione della duna, sia perché si tratta del momento di vera e propria edificazione della morfologia dunale, sia perché Ammophila littoralis si propaga prevalentemente per via vegetativa e ha scarsa capacità di dispersione. L estrema sporadicità della specie, però, è probabilmente indicativa di una situazione ecologica non gradita: solitamente, infatti, Ammophila cresce bene ad almeno 2 m slm, mentre nel nostro caso sono pochi i punti ad avere questa caratteristica. E possibile, comunque, tentare un ripopolamento, almeno sulle parti più elevate, sapendo però che potrebbe non avere successo. Le condizioni ottimali per l attecchimento dell Ammophila sono alquanto restrittive (una crescita vigorosa richiede l apporto continuo di sabbia; la pianta non deve essere bagnata dalle onde né vaporizzata dall aerosol; ecc.) cosicché la percentuale di attecchimento potrebbe essere bassa oppure le piante potrebbero essere poco vitali. Poiché la duna si presenta con una copertura scarsa, è più conveniente puntare con decisione su specie che siano di facile moltiplicazione, in grado di assicurare una veloce copertura, di adempiere una funzione edificatrice, fissando la sabbia. Contemporaneamente è necessario riparare la morfologia dunale, laddove risulti artificialmente interrotta, tramite interventi diretti di ingegneria naturalistica. Le esperienze già svolte dimostrano che questo obiettivo può essere raggiunto con una molteplicità di 140

4 metodologie, che vanno dalla messa in opera di barriere frangivento alla creazione immediata di accumuli di sabbia tramite mezzi meccanici, piantumandoli successivamente con specie capaci di trattenerla. L intervento di restauro richiederà non meno di tre anni per la sua realizzazione, e dovrà essere seguito da un attento monitoraggio, dato il carattere parzialmente sperimentale in un area così intensamente urbanizzata e sottoposta a un intenso impatto antropico. Il monitoraggio dovrà proseguire nel tempo, in quanto difficilmente l ecosistema dunale potrà raggiungere un suo equilibrio: andrà quindi tenuta presente la probabile necessità di dover intervenire continuativamente su di esso, anno dopo anno, in modo da non vanificare il lavoro fatto come purtroppo è invece successo, ad esempio, nel Parco Nazionale del Circeo. 2. Filosofia generale del progetto La filosofia generale del progetto si può riassumere in alcuni punti principali: 1) utilizzazione di un pool di diverse specie, considerando che ogni specie è più idonea di altre in punti diversi della duna; 2) finalizzazione degli interventi alle caratteristiche attuali delle dune, in particolare alla suddivisione in una fascia più prossima al mare, in cui l attecchimento di alcune specie come Ammophila è meno probabile e una più arretrata dove invece questo è maggiormente probabile; 3) sperimentazione di varie tecniche, in modo da verificare quali siano le più efficaci localmente; orientandosi poi rapidamente verso quelle che hanno maggiore successo; 4) realizzazione di un intervento in area fortemente urbanizzata, caso probabilmente unico tra gli interventi di ricostruzione dunale finora tentati; 5) considerate le difficoltà previste e le scarse forze messe in campo sarebbero necessari tempi più lunghi dei 3 anni previsti dal Comune; 6) significato anche educativo dell intervento: se non si riuscisse a ricostruire in modo ottimale la duna si dovrà riuscire almeno a sensibilizzare la popolazione e l amministrazione sull importanza della sua conservazione, ovunque un sistema dunale si trovi. 141

5 3. Le attività individuate 1) Definizione dell area oggetto dell intervento L area studiata è troppo vasta, considerate le risorse limitate per attuare l intervento. Si propone quindi di ridurre l area che sarà oggetto dell intervento, concentrandolo nei settori A, B, D (vedi fig. 42). Verrebbero tralasciati quindi il settore E, a Sud dello stabilimento Il Sole, più degradato e risultato a bassa naturalità (vedi Carta della Naturalità, fig. 57) e il settore centrale (C), che è anche di estensione troppo limitata. 2) Recinzione Il fattore principale di degradazione della duna è il calpestamento. Il principale obiettivo del progetto è quindi l eliminazione del calpestio o quantomeno una sua drastica riduzione. Si può ottenere questo recingendo tutta l area dunale interessata dall intervento. La recinzione dovrà comprendere anche le zone calve e/o appiattite che si pensa di restaurare, evitando di erigerla troppo a ridosso della duna esistente. La recinzione ideale è interamente in pali di castagno, alta almeno un metro, difficilmente scavalcabile o attraversabile. Poiché costerebbe molto, si può ripiegare sulla corda di canapa o di nylon stesa (non tesa: l umidità, tendendola ulteriormente, la spezzerebbe) tra pali di castagno piantati a circa due metri uno dall altro. Si consiglia di piantare ben in profondità i pali, almeno un metro, e di inchiodare sull estremità inferiore una tavoletta, perpendicolarmente, in modo da aumentare la resistenza in caso di tentativo di asportazione, prevenendo così il vandalismo. Nel delimitare le aree va lasciato un numero adeguato di varchi: orientativamente non meno di dieci. In pratica si avranno delle isole recintate, intervallate da percorsi pedonali. Qualora le persone continuino a calpestare l area, sarà necessario prevedere ulteriori recinzioni interne per cercare di proteggere i punti più delicati oggetto di intervento: potrebbe essere sufficiente dello spago steso tra pochi paletti, ed eventualmente un cartello con l invito a non calpestare. 3) Vivaio e utilizzo delle specie La parte più importante di tutto l intervento è certamente, oltre alla recinzione, lo sforzo che deve essere fatto per aumentare la copertura vegetale del cordone dunale, e conseguentemente la diversità e la naturalità dei siti. Le piante necessarie potrebbero essere reperite sul mercato, oppure possono essere prodotte direttamente. Nel primo caso è necessario fornire al produttore il materiale genetico su cui lavorare (semi, talee), perché non è opportuno rischiare di inquinare i genotipi autoctoni con materiali di altra provenienza. 142

6 Il mercato italiano è però poco sviluppato, relativamente alla coltivazione delle piante dunali, conseguentemente alla scarsa/nulla domanda. E stato individuato un solo vivaio, a Villacidro (Cagliari), che già produce su grande scala esemplari di Ammophila, Pancratium ed altre specie. E stato contattato ed è disponibile a lavorare a partire da materiale fornito. In altri paesi europei, come l Olanda e la Francia, esistono senz altro vivai che producono e vendono grandi quantità esemplari di Ammophila littoralis. Converrebbe senz altro rivolgersi ad una di queste strutture qualora il progetto dovesse ampliarsi o qualora si intraprendessero altri interventi più impegnativi. Nel nostro caso, considerata anche la difficoltà iniziale di reperire i semi e le talee di tutte le specie che necessitano di essere moltiplicate, è preferibile organizzarsi inizialmente con un proprio piccolo vivaio, in modo da costituire delle popolazioni artificiali da potersi eventualmente usare successivamente come materiale genetico da fornire ai produttori. Il vivaio può essere realizzato all interno della vicina Oasi WWF di Macchiagrande, in una zona un tempo coltivata, occupata oggi da una prateria sinantropica. Una volta avviato, potrebbe rivestire una notevole valenza sia per successive fasi del progetto, sia per altri possibili interventi nell ambito del Litorale Romano. La struttura deve essere dotata di impianto per poter annaffiare regolarmente e di teli per l ombreggiatura, in modo da riparare le piante dal sole estivo. Si deve infatti evitare che la terra delle fitocelle si dissecchi del tutto. Abbiamo visto che le piante della duna non sono come le piante succulente (ad esempio le cactacee), in grado di sopravvivere a lungo senz acqua: nella condizione artificiale, in cui sono costrette nei vasetti o nelle fitocelle, non possono estendere i loro apparati radicali fino a trovare uno strato di terreno sufficientemente umido, come farebbero in un contesto naturale; inoltre, anche sulla stessa duna la maggior parte delle plantule non sopravvive all estate. Vanno usati abbondantemente terriccio e fertilizzante, altrimenti i risultati sono troppo lenti e le piante prodotte poco vigorose per sopravvivere o per essere velocemente utili una volta piantumate: anche qui non si deve fare l errore di copiare la natura, usando sabbia con poco o senza humus. Per le semine usare terriccio per semi o simile. Conviene usare contenitori alti, perché le radici delle piante dunali si sviluppano in profondità per cercare l umidità e, per aumentare il successo della successiva piantumazione, è bene assecondarle. Poiché l area dunale oggetto dell intervento si presenta abbastanza spoglia e un po squallida (il suolo, ad esempio, è coperto da una miriade di frammenti di plastica e di cemento estranei all ecosistema), va tenuta presente l opportunità di avere una copertura vegetale esteticamente piacevole nel minor tempo possibile, anche per aumentare il numero degli estimatori (e difensori) dell ecosistema dunale. Si consiglia quindi di non trascurare la moltiplicazione delle specie che potrebbero essere più utili in tal senso. Sarà utile coltivare alcuni esemplari in piena terra, nel vivaio, da utilizzare successivamente come fonte di semi e di talee. Conviene coltivare in piena terra alcune delle specie che richiederanno una produzione maggiore: soprattutto Ammophila, Elymus, Sporobolus, Otanthus. 143

7 Nel vivaio vanno coltivati senz altro, nell ordine: - Ammophila littoralis o E la specie edificatrice per eccellenza, su cui provare a puntare; o Riprodurla in vivaio, soprattutto per talea (divisione dei cespi). E fondamentale la concimazione, per avere piante vigorose e alte, in grado quindi di bloccare un maggior quantitativo di sabbia che a sua volta ne stimola la crescita; tenere presente che potrebbero essere necessari migliaia di esemplari, il lavoro va quindi ottimizzato il più possibile; o Le talee possono essere prelevate inizialmente da piante sopravissute in aree urbanizzate destinate ad essere edificate (ad esempio ad Ostia, vicino Piazza dei Canotti). Qualche talea (annualmente non più del 5% del cespuglio) può essere prelevata anche dalla stessa area dell intervento, considerato che questo ha un effetto rinvigorente sulla pianta madre e che è positivo utilizzare materiale genetico il più possibile autoctono. o Essendo una specie protetta dalla legge regionale, va chiesta l autorizzazione al prelievo alla Regione Lazio, Direzione regionale Ambiente e Protezione Civile. o Successivamente si utilizzeranno le stesse piante coltivate nel vivaio: ogni pianta, se fertilizzata, può dare origine ogni anno a nuovi esemplari ed a circa semi fertili; o Non va trascurata la riproduzione per seme, raccolti localmente o in aree limitrofe, oltre che nel vivaio stesso, alla fine di Luglio; o Le piante conviene piantumarle in autunno, ad almeno 50 metri dalla linea di costa, preferibilmente nelle posizioni più elevate laddove non arrivino gli spruzzi delle mareggiate e l aerosol; evitare quindi il piede della duna; o Devono essere infine concimate, almeno per due anni, fino a quando non si noti che non è più necessario. - Elymus farctus o E molto meno edificatrice dell Ammophila, ma a differenza di questa ultima, abbiamo la certezza che vegeti bene su queste dune; inoltre non teme gli spruzzi delle onde e l aerosol e non è troppo danneggiata dal calpestio; ci si deve quindi puntare molto; o Può essere riprodotta in vivaio per talea (divisione dei cespi); non va trascurata la moltiplicazione per seme, abbastanza semplice; o Le talee ed i semi possono essere prelevati in gran quantità in aree marginali, avendo cura di non prelevare l intero cespo: luoghi adatti sono l area vicino al parcheggio dello stabilimento La Tranquillità oppure il lungomare di Ostia davanti al Tibidabo ; o Alcune talee possono essere messe a dimora direttamente verso la fine dell inverno; o Va piantumata nelle immediate vicinanze della recinzione, in prossimità della spiaggia, dove dovrebbe edificare dune embrionali; ottima sia al piede della duna, che sul pendio e sulla cresta. 144

8 - Pancratium maritimum o Specie edificatrice e stabilizzatrice, resistente al calpestio, di bell aspetto e di buona copertura: è una delle specie su cui conviene puntare maggiormente (vedi esperienza dell AGENC); o Riprodurre in vivaio per seme, in gran quantità; o I semi possono essere raccolti sulla duna di Palidoro, dove ci sono migliaia di esemplari (e dove i semi si vedono tuttora germogliare abbondantemente), oppure ad Ostia vicino Piazza Canotti; o Può essere usata ovunque, ma soprattutto per ricoprire le aree calve del retroduna dove ha l optimum; inoltre, dove vi sono punti più difficili da recuperare. - Otanthus maritimus o Edificatrice, poco meno efficiente dell Ammophila, non teme però gli spruzzi delle onde né l aerosol, di bell aspetto e di buona copertura, facilmente riproducibile: è una delle specie su cui conviene puntare maggiormente (vedi esperienze corsa e spagnola); o Essendo scomparsa completamente dal litorale di Focene e quasi del tutto dall intero litorale di Fiumicino (inoltre, è scomparsa da tempo anche a Castelporziano e a Capocotta) rimane qualche dubbio sulla sua possibilità di ripresa: potrebbe, infatti, essere una specie caratteristica di litorali in progressione e, quindi, necessitare di notevoli apporti di sabbia. Tuttavia altre esperienze simili sono positive (Agenc, 1994; Ajuntament de Valencia & Devesa de l Albufera, 2000); o può essere moltiplicata agevolmente in vivaio, sia per talea che per seme, in gran quantità; o piantumazione autunnale, alla base della duna e laddove si vuole edificare nuove dune; - Anthemis maritima o Specie edificatrice e stabilizzatrice, a crescita rapida e di facilissima coltivazione, di bell aspetto e di ottima copertura: tutte queste caratteristiche la rendono perfetta per ricoprire velocemente ampie superfici calve e degradate; è quindi una delle specie su cui conviene puntare; o Riprodurre in vivaio in gran quantità, seminando in autunno; concimarla per avere esemplari più grandi e vigorosi, quindi più adatti allo scopo che si vuole raggiungere; per ottenere esemplari a maggiore capacità di copertura conviene potare le piante, in tal modo si svilupperanno meno in altezza e più in larghezza; o I semi possono essere raccolti nei pressi della foce dell Arrone e della foce del Canale collettore delle Acque Basse; o Piantumarla abbondantemente verso la fine dell inverno per coprire velocemente il piede della duna e le zone calve tra le creste delle dune (escluse) e il retroduna (incluso); o E possibile moltiplicarla facilmente anche per talea, dalla fine dell inverno alla primavera, per produrre piante da piantumare nell autunno seguente. 145

9 - Sporobolus pungens o Non ha un bell aspetto, ma oltre ad essere molto resistente al calpestio è un ottima specie fissatrice. E quindi fondamentale per tappezzare ed imbrigliare superficialmente la sabbia precedentemente accumulata, evitando così che venga spostata altrove; o Moltiplicare esclusivamente per talea, soprattutto in vivaio; è anche possibile piantumare le talee direttamente in situ, sia in autunno che in primavera; o Le talee possono essere prelevate in aree degradate o destinate ad essere edificate, come l area incolta antistante lo stabilimento Tibidabo sul Lungomare di Ostia oppure le aree adibite a parcheggio nella zona di Focene; o Piantumarla sulle dune ricostruite e sulle zone calve tra il piede e la cresta della duna (compresi). - Eryngium maritimum e Echinophora spinosa o Sono specie stabilizzatrici e, grazie alle spine, sono dissuasive del calpestio; o Possono essere riprodotte in gran quantità in vivaio con semi raccolti alla fine dell estate; pretrattarli oppure seminarne più d uno per fitocella; o Durante l inverno possono anche essere disseminate direttamente sulla duna, avendo l accortezza di insabbiare i semi e sapendo che la percentuale di riuscita non sarà elevata; o Per aumentarne l effetto dissuasivo piantarle nei pressi delle recinzioni e laddove non si vuole assolutamente che la gente calpesti; per sfruttarne la funzione stabilizzatrice piantarle sulle dune neo-formate o in formazione. - Matthiola sinuata o Utile per aumentare la diversità; o riproduzione molto facile da seme; o piantarla sull avanduna e sul retroduna e vicino alle passerelle a scopo didattico. - Glaucium flavum o Utile per aumentare la diversità; o riproduzione facile da seme. - Crucianella maritima o per aumentare la diversità e ricreare la zonazione naturale; o riprodurre per talea; o piantumare nel retroduna, soprattutto in prossimità di altre piante di grosse dimensioni che possano proteggerla dal calpestio (Juniperus, Phillyrea, Ammophila), oppure in gruppi ben visibili; 146

10 o si potrebbe provare a piantare anche nell avanduna dove pare vegeti assai bene (AGENC, 1994) e considerato che lo stesso Braun-Blanquet la colloca anche nell Agropyretum. - Cakile maritima o Per ricreare, completandola, la zonazione; inoltre le piante meglio concimate, più vigorose e frondose, svolgono una funzione edificatrice da non trascurare; o Non è necessario coltivarla in vivaio, né seminarla; è più semplice raccogliere un gran quantitativo di plantule, alla fine dell inverno, e piantumarle con successo direttamente sulla duna, vicino al piede della recinzione, ricreando così un Cakiletum ; concimarle abbondantemente; o Possono essere raccolte nelle aree marginali di Focene, ad esempio nei punti fertilizzati presso i muri, oppure ad Ostia, nell area incolta davanti allo stabilimento Tibidabo. 4) Attraversamenti pedonali E necessario cercare di ridurre quanto più possibile il calpestamento della duna. Oltre ai necessari divieti (le recinzioni) si può essere anche propositivi e venire incontro ad alcune esigenze dei frequentatori della spiaggia. Lo si può fare realizzando dei percorsi di attraversamento che siano più attraenti e più comodi, rendendo più piacevole il percorso fino alla spiaggia. Le passerelle in legno sopraelevate sarebbero l ideale: evitano il calpestio della duna e consentono alla sabbia di muoversi senza alcun impedimento (fig ). Si devono avere alcune accortezze, come una scaletta di discesa più lunga di quello che sembra necessario, infilata dentro la sabbia: in caso di erosione (più o meno temporanea) della spiaggia sottostante non si costringeranno le persone a fare i salti, che a loro volta provocherebbero erosione (come succede a Capocotta, per esempio). Considerata la scarsa mobilità della duna in questione, possono andare bene anche delle passerelle non sopraelevate. In pratica si inchioderanno delle assicelle robuste lunghe circa un metro su due binari di legno ad esse perpendicolari poggiati sulla sabbia. I due lati risulteranno limitati dalle recinzioni confinanti (vedi punto precedente). Per evitare che possano essere asportate conviene fissarle saldamente al terreno tramite pali piantati verticalmente. Le passerelle devono essere in numero sufficiente, preferibilmente erette laddove la gente è solita passare già. E meglio evitare i percorsi rettilinei perpendicolari alla linea di costa, perché rischierebbero di incanalare il vento ed essere quindi causa di erosione eolica per le dune (effetto blowout): meglio percorsi leggermente a zig-zag. Queste precauzioni potrebbero sembrare inutili nelle aree più appiattite: va però tenuto presente che, se l intervento avrà successo, anche queste aree saranno quanto prima occupate da dune. 147

11 5) Cartellonistica, segnaletica, educazione ed informazione E molto importante la comunicazione con il pubblico che non sa niente delle dune né della loro importanza e utilità. Non è quindi un attività da lasciare alla fine. In prossimità dei principali accessi vanno previsti dei capannini informativi in legno che espongano un pannello realizzato ad hoc. Questo ultimo dovrebbe illustrare sinteticamente l ecosistema della duna, indicare il nome delle piante più appariscenti, spiegare l intervento in corso, motivare le limitazioni imposte al pubblico, chiedere la collaborazione dei turisti e dei residenti. Tutta l area recintata, inoltre, va tabellata con cartelli che espongano il divieto (purtroppo può trattarsi solo di un invito) di attraversare l area stessa, motivandolo il più comprensibilmente possibile. Si potrebbero inoltre realizzare dei cartellini segnaletici per le varie specie, con il nome volgare e quello scientifico, da piantare in prossimità delle piante che crescono lungo i percorsi pedonali (magari coinvolgendo la scuola locale per farsi aiutare). Sarebbe molto proficuo riuscire a realizzare anche un semplice bollettino semestrale fotocopiato, con rimando ad un sito internet più ricco di informazioni e documentazione, per informare i residenti e gli operatori balneari sull andamento del progetto. 6) Operazioni di pulizia E necessario assicurarsi che la pulizia primaverile dell arenile, gestita da una cooperativa su incarico del Comune, sia effettuata senza mezzi meccanici, quindi senza vagliatrice e senza camion. Abbiamo visto che può essere una delle attività più dannose per l equilibrio della spiaggia. Si deve chiedere di lasciare in sito i rifiuti di origine vegetale, come tronchi, rami, canne, alghe e foglie; in subordine possono essere spostati all interno della duna recintata, al limite dell arenile. Sarebbe opportuno cercare di essere presenti per controllare che il lavoro venga effettivamente svolto senza danni per l ambiente. La pulizia della duna è un attività assai delicata. Innanzi tutto non va effettuata alla fine dell inverno né in primavera: in questi periodi la superficie della duna è disseminata di plantule e, quindi, non deve essere assolutamente calpestata. Se ci sono rifiuti grandi e particolarmente vistosi, tali cioè da rischiare di far apparire carente la gestione dell area, questi potranno essere rimossi esclusivamente da personale appositamente preparato, che cercherà di fare il minor danno possibile. Abbiamo visto precedentemente, infatti, che la maggior parte dei rifiuti sulle spiagge costituiscono esclusivamente un problema sotto il profilo estetico. A maggior ragione vanno evitate in questi periodi operazioni di pulizia con il coinvolgimento del volontariato, peraltro molto utili ed opportune. I periodi più adatti sono invece l autunno e l inverno (non superando il mese di febbraio), quando la sabbia è umida e la duna è più consistente: si eviterà così anche l erosione causata dal calpestio. 148

12 7) Barriere edificatrici All interno delle aree recintate, nei punti in cui la duna appare completamente appiattita, nelle parti più prossime alla linea di costa e parallelamente ad essa, vanno realizzate delle recinzioni frangivento, in modo da costringere il vento a depositare la sabbia. Queste barriere dovrebbero: - avere un alternanza ottimale spazio vuoto-spazio pieno di 5 cm, - essere alte almeno 1 m, - essere lunghe circa 10 m, - essere parallele alla costa. Possono essere realizzate con pali di castagno verticali, piantati sufficientemente in profondità per evitare che possano essere rimossi, alternati ad altri meno robusti; tra i pali verticali verranno intrecciate lunghe canne (Arundo donax). Queste potranno essere tagliate in un area limitrofa all Oasi di Macchiagrande lungo il canale collettore delle Acque basse. E opportuno che l intreccio finale sia fissato ai pali con del tondino di ferro. In subordine, possono essere utilizzate anche le stuoie di canne che si trovano in commercio, purché sufficientemente robuste e purché l intreccio non sia troppo fisso. Per rallentare anche i venti che non soffiano perpendicolarmente alla costa ed evitare che si incanalino lungo la barriera stessa disperdendo così la sabbia precedentemente accumulata, è fondamentale prevedere dei piccoli tratti di barriera disposti ortogonalmente alla prima e congiunti ad essa, da entrambi i lati, con intervalli di almeno 3 m e sporgenti almeno 1 m. In ogni intersezione, dove si accumuleranno i maggiori quantitativi di sabbia, si pianteranno esemplari di specie edificatrici (Elymus e Otanthus soprattutto; Ammophila solo per le situazioni più distanti dal mare) in modo che crescano insieme alla duna, monitorando quale assolva meglio allo scopo. Pochi esemplari di Eryngium, Echinophora e Pancratium, specie stabilizzatrici, dovrebbero invece costruire l ossatura della duna e potranno essere piantate in un secondo momento. Non ci si deve illudere di avere in poco tempo grossi accumuli di sabbia, considerata l attuale scarsa dinamica edificatrice su questo litorale e considerato l effetto frangivento del cordone di villette retrostante: si dovrebbe però riuscire a bloccare della sabbia che altrimenti andrebbe dispersa, tra cui quella del recente ripascimento artificiale della spiaggia, effettuato nel settore più a sud. 8) Riparazione blowout Laddove il cordone dunale originario abbia delle interruzioni ( blowout ) nelle quali il vento si incanala, erodendo ulteriormente la duna, è necessario intervenire riparando l interruzione a varie quote. Si potrà, ad esempio, piantare due o tre intrecci di rami e canne, raccolti sulla spiaggia stessa, che verranno gradualmente coperti dalla sabbia (fig. 31). Volendo fare di più, è possibile prelevare della sabbia che si è deposta nel retroduna, a causa proprio di questa interruzione, e depositarla sugli intrecci siffatti. In autunno è 149

13 possibile piantumare Ammophila ma soprattutto Elymus e Pancratium, considerato che sono punti calpestati, e Sporobolus, che oltre a tollerare il calpestio è una specie fissatrice. Vi sono alcuni blowout gravi nel settore D, che stanno portando all erosione della duna nel tratto in cui ha l altezza maggiore di tutto il litorale di Focene. 9) Costruzione diretta di piccole dune artificiali In prossimità dei blowout suddetti (settore D), è possibile far tesoro della sabbia che a causa di essi si è spostata nel retroduna o si è accumulata presso i muri di cinta dei villini. Prima che si ricopra di vegetazione, la si può infatti prelevare ed utilizzare per ricostruire sul fronte mare, a poca distanza dalla recinzione, una modesta struttura dunale parallela a quest ultima. Converrà stabilizzarla con un piccolo nucleo di legname (tronchi, rami, canne) ricoprendolo parzialmente con la sabbia. Si consiglia di compiere questa operazione alla fine dell estate, in modo che alle prime piogge autunnali si possano mettere subito a dimora piante di Ammophila, Elymus, Sporobolus, Anthemis, Eryngium e Echinophora (soprattutto). Considerato che l arenile antistante è attualmente ampio, grazie al recente ripascimento, la piccola duna artificiale dovrebbe successivamente avvantaggiarsi anche dell apporto di sabbia sollevata dal vento. Per fare il lavoro e per la successiva manutenzione, si potrebbe chiedere la collaborazione operativa dei proprietari dei suddetti villini, considerato il fastidio che arreca loro l attuale accumulo di sabbia poggiato sulle loro mura e considerata la necessità di educarli a non calpestare la duna per raggiungere la spiaggia: sono infatti essi la causa probabile dei blowout. 10) Monitoraggio dell apporto eolico di sabbia La ricostituzione della morfologia e della vegetazione dunale è tanto più rapida quanto maggiore è l apporto di sabbia di origine eolica. E quindi utile monitorare questo apporto, tramite un semplice apparato, consistente in una barriera di juta tesa tra pali, alta 50 cm e lunga 5 m, con un palo graduato al di dietro, ortogonale ai venti dominanti (da sud-ovest). In questo modo sarà possibile valutare l apporto eolico annuale in diversi punti. 11) Monitoraggio dello sviluppo della vegetazione Per monitorare lo sviluppo della vegetazione è utile delimitare alcuni quadrati permanenti (Pirola, 1970), di circa 4 m 2, tramite 4 picchetti piantati in profondità e con una parte emersa di almeno 60 cm. Per evitare il calpestio, si potrà tendere dello spago tra di essi. Potranno essere individuati in punti precedentemente privi di vegetazione: alcuni appena piantumati, altri come controllo. 150

14 Oltre a ciò sarà utile rifare periodicamente rilievi floristico-vegetazionali, sempre negli stessi punti, confrontando poi tra di loro i risultati: a differenza dei quadrati permanenti, però, tale metodo è meno oggettivo. Per monitorare lo sviluppo complessivo dell intervento, infine, è necessario fotografare periodicamente e sistematicamente tutta l area, avendo l accortezza di farlo sempre nello stesso periodo dell anno (es. fine aprile), con il medesimo orientamento e con le stesse inquadrature: per poter confrontare due foto scattate alla stessa area, infatti, è necessario che in entrambe la vegetazione si presenti nella stessa fase di crescita. 12) Opportunità offerte dai prossimi ripascimenti artificiali Si dovrebbe fare in modo che il nostro intervento si avvantaggi dalle prossime operazioni di ripascimento artificiale, sfruttando la gran quantità di sabbia che viene resa disponibile dalle stesse nonché la presenza dei mezzi meccanici per il movimento della sabbia. Si raccomanda quindi di rimanere in contatto con l Osservatorio Regionale per il Monitoraggio dei Litorali, in modo da esserne informati. Infatti, predisponendo un piano preciso, si potrebbe chiedere di accumulare della sabbia nei punti in cui risulti utile ricostruire o riparare degli edifici dunari o innalzare maggiormente quelli esistenti: non dovrebbe essere difficile accordarsi, considerato che è ormai accertato e condiviso che la presenza di consistenti cordoni dunari costituisce un freno all erosione costiera (Commission Europeenne, 2003). L eventuale operazione di innalzamento di un cordone dunare esistente richiede però grandissima cautela, per non danneggiare le piante preesistenti, che nel caso in questione sono però in numero esiguo. Se la sommersione risultasse eccessiva, infatti, queste ultime rischierebbero di soccombere: ad esempio Ammophila littoralis, che è la specie maggiormente adattata alla sommersione, tollera fino ad 1 m/anno di insabbiamento a patto che questo sia scaglionato in non più di 30 cm alla volta. Considerati il numero ridotto di piante e la stagione in cui ci si troverà ad operare, si potrà procedere dopo aver analizzato caso per caso e specie per specie: alcuni esemplari potrebbero essere asportati per essere poi ripiantati ad una quota maggiore; altri (si pensi ad Echinophora) potrebbero essere protetti da una copertura (tipo tenda indiana), in modo da non sommergerli improvvisamente ed aiutarli ad emergere gradualmente: in tal modo si assicurerebbe la stabilizzazione della duna, ancorata così al substrato preesistente. Considerata la situazione suddetta si potrebbe decidere alla fine di innalzare di soli pochi decimetri il cordone dunale oppure di limitarsi a ricostruirne uno nuovo antistante. Un ulteriore possibilità sarà quella di limitarsi ad avvantaggiarsi dell arenile ripasciuto, facilitando la cattura della sabbia trasportata dal vento da parte della duna: il miglior modo per ottenere questo risultato, però, è prepararsi all appuntamento con il prossimo ripascimento artificiale massimizzando la copertura vegetale della duna. Come abbiamo visto, infatti, sono le stesse piante (in particolare quelle che abbiamo classificato come edificatrici ) che bloccano il trasporto della sabbia da parte del vento e la fissano. Si evidenzia che, a differenza della sabbia presente naturalmente sul posto, con una componente di magnetite notevole e quindi avente un peso specifico elevato, la sabbia 151

15 utilizzata nei ripascimenti ha un peso specifico decisamente minore: a differenza della prima, quindi, viene spostata dal vento più facilmente. I PRIMI RISULTATI Mentre il nostro studio veniva completato, l intervento di restauro ambientale è iniziato ed è ora in corso. Sono stati già registrati alcuni significativi risultati ma si sono riscontrati anche alcuni problemi. Tenendo conto di essi, l intervento è stato messo a punto, secondo le indicazioni precedentemente riportate. I primi risultati: - la recinzione dell area dunale, che come abbiamo visto era l obiettivo principale dell intervento, ha impedito del tutto che la stessa possa essere attraversata dai mezzi fuoristrada, abitudine frequente prima; - nell area recintata è diminuito notevolmente anche l attraversamento pedonale; - cominciano quindi a vedersi i primi segni di ripresa della vegetazione, favorita anche dall ultimo inverno e dall ultima primavera in cui le precipitazioni sono state frequenti; - è stata messa a punto la tecnica di moltiplicazione per Ammophila littoralis, Pancratium maritimum, Matthiola sinuata e si è testata quella per molte altre specie; - la sensibilità dei residenti riguardo l ambiente dunale sta aumentando: lo si può constatare dal numero di telefonate allarmate che arrivano al WWF quando ci sono manomissioni sospette in corso sull ambiente dunale, come la recente edificazione di nuovi chioschi di ristoro. I problemi riscontrati finora: - Nei primi due inverni le onde di tempesta hanno raggiunto l area dell intervento demolendo parti di recinzione ed arrivando a bagnare le piante di Ammophila messe a dimora. Nel primo anno questo è successo nella parte sud del settore A, costringendo ad arretrare la recinzione di circa 5 m; nel secondo anno lo sfondamento ha riguardato nuovamente il settore A e il settore B, per l intero fronte. - Va evidenziato che la recinzione era stata eretta inizialmente a 40 metri dalla riva, ad una quota di circa 2 m/slm; che le onde sono entrate nell area per circa 10 m; che la recinzione è collassata perché il mare ha asportato la sabbia su cui era piantata: una cosa inimmaginabile. Il tratto meridionale dell area, protetto dalla 152

16 scogliera artificiale non è stato interessato dagli sfondamenti. La causa probabile del fenomeno è l erosione della spiaggia sommersa, che fa sì che le onde frangano molto vicino alla riva conservando gran parte della loro energia. - Le barriere frangivento, realizzate con stuoie di cannuccia, alte 50 cm, lunghe circa due metri, disposte soprattutto parallelamente alla costa, non hanno costruito depositi di sabbia: a conferma che di sabbia nella zona non ne circola molta. Questa tipologia di barriere, oltre ad essere troppo fragili, non ha costituito accumuli nemmeno dopo il recente intervento di ripascimento artificiale, effettuato dalla Regione sulla spiaggia antistante il tratto più a sud; al contrario, molta sabbia è finita nel retroduna e contro i muri di cinta attraverso i blowouts. - Si è puntato molto alla moltiplicazione di Ammophila, trascurando inizialmente altre specie che avrebbero potuto dare risultati migliori. - Le piante di Ammophila messe a dimora non hanno dato finora grandi risultati, né in termini di vitalità né di sabbia fissata, confermando che questa specie vegeta bene solo a quote più elevate. - La caldissima estate 2003 ci ha colti impreparati: circa piantine di Ammophila nate da seme si sono seccate nel vivaio, per l assenza dell ombreggiatura e per l irrigazione insufficiente. - L area recintata, seppure la situazione sia notevolmente migliorata, è ancora soggetta a calpestio, mancando una sorveglianza specifica e non essendoci alcun vero divieto formale; in tre punti la recinzione viene sistematicamente rimossa per consentire il passaggio pedonale; anche le piante faticosamente coltivate e messe a dimora non sfuggono né al calpestio né all essere schiacciate sotto il peso dei bagnanti stesi sulla sabbia. - L intervento si basa su risorse economiche ed umane scarse rispetto a quello che sarebbe necessario: lo stanziamento del Comune di Fiumicino non consente investimenti maggiori. - La durata del progetto (tre anni) sta rivelandosi insufficiente per un intervento di questo tipo. Il problema della gestione da parte delle le istituzioni Dal quadro tracciato appare evidente l urgenza di intervenire anche a livello istituzionale per assicurare idonea protezione agli ultimi relitti ambienti dunali della penisola. Oggi le amministrazioni comunali sono del tutto non responsabilizzate riguardo alla conservazione della costa: infatti, gli interventi di difesa dall erosione sono a carico esclusivo delle amministrazioni regionali e statale che, d altronde, sembrano spendere ingenti risorse senza alcun problema. I Comuni costieri, quindi, possono continuare a non preoccuparsi minimamente della distruzione della duna costiera o addirittura esserne responsabili diretti. 153

17 E esemplare il caso del Comune di Fiumicino che, mentre da una parte chiama il WWF a restaurare la duna e pretende dalla Regione, ottenendoli, costosi interventi di difesa della costa, dall altra parte: - chiede alla Regione il nulla osta alla realizzazione di chioschi di ristorazione sopra la duna; - lascia che gli operatori economici continuino a spianare le spiagge distruggendo ad ogni stagione un nuovo tratto di duna; - non impedisce il transito degli automezzi sulle dune (vedasi area dunale davanti Macchiagrande, dove basterebbe una sbarra ad evitarlo, ripetutamente richiesta); - pianifica la realizzazione di un nuovo grande porto a Fiumicino che dirotterà inesorabilmente verso il largo - sottraendoli alle spiagge poste a nord - quei sedimenti che il Tevere ancora riesce a portare fino alla foce; e di un ulteriore porto a Fregene che bloccherà le correnti costiere provenienti da Nord. Le ingenti somme che in futuro saranno necessarie per difendere la costa e per ripascere le spiagge, oltre ad essere posticipati nel tempo, dovranno essere stanziati dalla Regione o dal Ministero delle Opere Pubbliche. Altri esempi si potrebbero fare con il Comune di Roma, che non ha gestito adeguatamente le spiagge di Capocotta e Castelporziano e presto sarà necessario ricostruirle. Questo meccanismo diviene di anno in anno più insostenibile ed assurdo, considerato il peggioramento probabile della situazione complessiva. Urgono quindi provvedimenti di alto livello: 1) L amministrazione dello Stato dovrebbe urgentemente emanare un provvedimento che ponga sotto immediata ed efficace tutela tutti cordoni i dunali sopravissuti, ovunque essi siano e in qualunque stato di naturalità si trovino, demandando alle Regioni ed ai Comuni alcuni interventi ben precisati entro tempi altrettanto precisi. Si tratta di un ecosistema ormai relittuale, a grave rischio di estinzione, che svolge tuttavia importanti funzioni: tra le tante ha un effetto tampone contro l erosione costiera e il previsto innalzamento del livello marino. 2) Le Regioni potrebbero emanare anch esse leggi o deliberazioni per la difesa delle dune costiere, impegnandosi poi ad attuarle. Così come ha fatto, ad esempio, la Regione Toscana con la delibera consiliare n.47/90. Tale delibera prevede il divieto di apertura di nuove escavazioni negli alvei fluviali; il divieto, nelle zone dunali, di ogni modificazione dei suoli, anche precaria, e la delimitazione di zone di rispetto atte a garantire la conservazione di tale ambiente; un numero massimo di frequentatori delle spiagge più naturali; un possibile divieto di balneazione in presenza di peculiari valori ambientali da proteggere (WWF Delegazione Toscana, 1995). 154

18 3) I Sindaci dei Comuni costieri dovrebbero però fare qualcosa immediatamente, senza aspettare quindi che Regioni e Stato si muovano o che l Unione Europea finanzi qualche progetto. Perché per recingere un banalissimo giardinetto nel centro cittadino si spendono spesso decine di migliaia di euro mentre le dune costiere non si possono curare se non tramite grossi finanziamenti ad hoc? Se è vero che alcune tipologie di intervento richiedono molte risorse, tanti altri interventi si possono fare con poca spesa, come: - un ordinanza per vietare l attraversamento delle dune; - l utilizzo del corpo di polizia municipale per farla rispettare; - la recinzione delle aree dunali, segnalandole anche con opportuna cartellonistica e segnaletica; - il divieto di effettuare la pulizia con mezzi meccanici nelle spiagge naturali e seminaturali e, nelle altre, porre un freno severo agli spianamenti; - impedire fisicamente l accesso degli automezzi; - coinvolgere il volontariato e le associazioni ambientaliste. Alcuni di questi interventi, oltre a porre un freno alla perdita di naturalità, avrebbero anche l effetto di migliorare notevolmente l aspetto delle spiagge, facendole maggiormente apprezzare, ad esempio, dai turisti stranieri. 155

19 DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA Fig Panoramica sull area dell intervento, settore A. Si noti la morfologia dunale poco sviluppata (foto Converio, febbraio 2004). Fig L area di intervento, appena recintata, settore A. Si noti la sabbia, frammista a scarti vari e, a sinistra, il cordone di villini che corre parallelo alla riva (foto Villani 2002). 156

20 Fig L inizio dell area di intervento, a nord, appena recintata (settore A). A sinistra della recinzione inizia la Riserva Naturale Statale Litorale Romano, mentre sullo sfondo si intravede l Oasi WWF di Macchiagrande (foto Villani, 2002). Fig. 64 Il tratto in cui la duna di presenta più elevata, davanti alla parte più antica di Focene (settore D). E uno dei pochi punti in cui Ammophila potrebbe vegetare bene. A sinistra si vede un blowout, attraverso cui il vento si incanala, aumentando velocità ed erodendo ulteriormente la duna (foto Villani 2002). 157

21 Fig.65 La grande quantità di sabbia che, attraverso il blowout della foto precedente è stata trasportata nel retroduna dal vento (settore D) (foto Converio, marzo 2004). Fig. 66 Un esempio di spianamento del profilo della spiaggia, compiuto dagli operatori balneari: in questo modo si incoraggia l erosione costiera (settore D)(foto Villani 2003). 158

22 Fig. 68 La raccolta di talee da esemplari di Ammophila situati in un area di Ostia, destinata ad essere urbanizzata. Si seguono le prescrizioni dell ufficio regionale (foto Converio, gennaio 2002). Fig. 69 Limitandosi ad asportare il 10% di un cespuglio di Ammophila, si possono ottenere circa 100 talee. Da questa porzione se ne possono ricavare due o tre (foto Converio 2002). 159

23 Fig Il vivaio agli inizi. Le piante venivano coltivate in fitocelle riempite con sabbia bruna, scavata in situ. Recentemente si è iniziato ad arricchire il substrato con terriccio di bosco, notando un deciso incremento nella crescita delle piante di Ammophila (foto Villani 2002). Fig. 71 Piantumazione di Ammophila, coltivate nel vivaio da talea, settore D (foto Converio, 2002). 160

24 Fig Le barriere frangivento appena innalzate. Questo tipo di barriera non ha funzionato. Devono essere più robuste, alte, lunghe, con maggiori spazi vuoti e soprattutto intersecarsi tra loro, in modo che negli angoli la sabbia possa accumularsi senza essere spazzata via dai venti paralleli alla barriera principale (foto Converio 2002). Fig Il cartello realizzato per tabellare l area recintata. Come si vede, non esiste il divieto di attraversare e calpestare la duna: si può solo invitare a non farlo (foto Converio 2002). 161

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