6 BILANCIO DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DI SCAVO, DEMOLIZIONE E RIFIUTI CRONOPROGRAMMA QUADRO ECONOMICO...43

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3 Indice PREMESSA RIFERIMENTI NORMATIVI INQUADRAMENTO TERRITORIALE Inquadramento generale Inquadramento geologico ed idrogeomorfologico Geologia Idrologia Rischio idrogeologico Rischio sismico RICOSTRUZIONE STORICA DELLE ATTIVITA SVOLTE IN SITO STATO DEI LUOGHI E STIMA DEI CUMULI DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI Fase 1: allestimento del cantiere Fase 2: allestimento del deposito temporaneo, zona D Fase 3: smassamento delle zone B e C Fase 4: allestimento area di smassamento nella zona A Fase 5: smassamento cumuli in zona A Fase 6: copertura cumuli GESTIONE DEGLI ODORI Monitoraggio delle polveri BILANCIO DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DI SCAVO, DEMOLIZIONE E RIFIUTI CRONOPROGRAMMA QUADRO ECONOMICO

4 PREMESSA L'Amministrazione Comunale di Adelfia, con Determinazione n. 822 del 25 luglio 2012 ha affidato alla società ECO-logica srl le attività di progettazione, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, direzione dei lavori, misura e contabilità, e tutte le attività connesse e correlate ai lavori di smassamento e raffreddamento di cumuli costituiti da rifiuto/fertilizzante, giacenti all interno dello stabilimento ex SAPA. Il sito in esame è sede dell ex opificio SAPA Srl, ubicato a circa 2,3 km a sud del centro urbano di Adelfia in provincia di Bari, sulla strada provinciale S.P. 83 Adelfia- Acquaviva. L ex opificio, utilizzato per la produzione di fertilizzanti ed ammendanti, è stato sequestrato poiché sede di gestione e smaltimento illecito di rifiuti di varia natura, anche di origine industriale. Con determinazione gestionale n del 30 dicembre 2011, fu indetta una gara per l affidamento dell attività di caratterizzazione del sito, servizio precursore di un eventuale intervento di bonifica. Tra il 16 ed il 17 giugno 2012 i cumuli di materie giacenti presso l impianto produttivo sono stati coinvolti in un incendio domato dall intervento dei Vigili del Fuoco. A seguito di tale evento, in data 27 e 29 giugno 2012, si sono tenute presso la Regione Puglia due Conferenze dei Servizi nell ambito delle quali si è ritenuta la necessità di operare presso lo stabilimento un intervento di messa in sicurezza di emergenza. Date le circostanze, con Determinazione gestionale n. 819 del 24 luglio 2012 è stata revocata la procedura di gara ed affidato l incarico in oggetto alla società ECO-logica srl. In base a quanto stabilito dall art.240, lett. m) del D.Lgs. 152/2006 si definisce messa in sicurezza d'emergenza ogni intervento immediato o a breve termine, da mettere in opera nelle condizioni di emergenza in caso di eventi di contaminazione repentini di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente. La progettazione della fase di smassamento dei cumuli si sviluppa attraverso le attività di seguito riportate: - redazione dei rilievi preliminari costituiti dalla redazione di un rilievo topografico, georiferito nel sistema UTM WGS84 e di un rilievo termografico, finalizzati all identificazione delle aree di fermentazione locale e/o di reazione di vari elementi presenti nei cumuli e calcolo delle volumetrie coinvolte; 3

5 - redazione del progetto preliminare/definitivo ed esecutivo dell intervento di Messa in Sicurezza di Emergenza, fase: smassamento cumuli; - redazione del capitolato speciale d appalto; - redazione del computo metrico estimativo; - redazione del piano di sicurezza e coordinamento; L intervento in oggetto è strettamente correlato a ragioni di interesse pubblico ed alla tutela della salute dei cittadini, in particolare gli elaborati che costituiscono il presente progetto relativo alla fase di smassamento cumuli della messa in sicurezza di emergenza dello stabilimento ex SAPA sono elencati di seguito: 1) R.1 Relazione generale Relazione tecnica - Cronoprogramma - Quadro economico 2) R.2 Documenti amministrativi 3) R.3 Relazione illustrativa del rilievo topografico LST (laser scanner terrestre) 4) R.4 Relazione illustrativa del rilievo termografico 5) R.5 Elenco Prezzi - Analisi Prezzi 6) R.6 Computo metrico estimativo 7) R.7 Capitolato speciale d'appalto 8) R.8 Piano di sicurezza e coordinamento 9) T.1 Inquadramento generale: ortofoto, stralcio catastale, aerofotogrammetrico 10) T.2 Rilievo fotografico 11) T.3 Rilievo topografico - Pianta 12) T.4 Rilievo fotografico - Sezioni 13) T.5 Progetto dell intervento di smassamento 14) T.6 Planimetria di cantiere 4

6 1 RIFERIMENTI NORMATIVI Gli interventi di bonifica di siti contaminati sono regolamentati dal Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 e s.m.i., in particolare, dalla Parte Quarta Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati - Titolo V Bonifica di siti contaminati. Con il D.lgs. n.152/2006, pubblicato sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 88 del 14 aprile 2006, il legislatore ha tentato di armonizzare tutte le precedenti norme in campo ambientale. Questo procedimento ha portato alla abrogazione di tutta una serie di norme precedenti tra cui anche D.Lgs. n. 22/1997, uno dei primi in cui appariva con forza il concetto di bonifica. Tale concetto veniva espresso come ogni intervento di rimozione della fonte inquinante e di quanto della stessa contaminato fino al raggiungimento dei valori limite conformi all utilizzo previsto dell area. In virtù di tale normativa chiunque cagionava anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti, era tenuto a procedere a proprie spese agli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree inquinate e degli impianti dai quali derivava il pericolo di inquinamento. Il nuovo D.lgs. n.152/2006 pur abrogando tale decreto, si ispira di fatto agli stessi principi basati sul concetto del chi inquina paga. I provvedimenti attuativi del suddetto decreto legislativo sono inseriti nel D.M. 2 maggio Successivamente sono state emanate le disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, inserite nel Decreto legislativo 8 novembre 2006, n Importante è anche il decreto 29 gennaio 2007 che riguarda l emanazione di linee guida per l'individuazione e l'utilizzazione delle migliori tecniche disponibili in materia di gestione dei rifiuti. Di seguito l elenco normativo nel rispetto delle quali è stato redatto il progetto: Normativa comunitaria - Norma UNI del 2004 relativa a Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi Campionamento manuale e preparazione ed analisi degli eluati - Direttiva 75/442/CEE relativa ai rifiuti - Testo vigente; - Direttiva 91/156/CEE sui rifiuti; - Direttiva 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi; - Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio; - Direttiva 1999/31/CE discariche di rifiuti; - Direttiva 2002/96/Ce Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche Raee; - Decisione 2003/33/Ce Direttiva 1999/31/Ce - criteri e procedure per l'ammissione dei rifiuti nelle discariche; 5

7 - Decisione 2003/138/Ce Veicoli fuori uso - norme di codifica dei componenti e dei materiali; Normativa nazionale - D.M. del 27/09/2010 Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, in sostituzione di quelli contenuti nel decreto del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio del 3 agosto 2005 ; - DPR n. 207 del 05/10/2010, regolamento di attuazione ed esecuzione del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 recante Codice dei contratti pubblici relativi a lavori servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17 CE e 2004/18 CE. - D.lgs. n. 81 del 09/04/2008 Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro. - D.lgs n. 152 e s.m.i. recante norme in materia ambientale. - D.lgs n. 36 Recepimento della Dir. 1999/31/CE sulle discariche di rifiuti ; - Decreto interministeriale 29/07/2004 n. 248 Regolamento relativo alla determinazione e disciplina delle attivita' di recupero dei prodotti e beni di amianto e contenenti amianto. - Dlgs 14 agosto 1996, n. 493 segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro; - Dlgs 14 agosto 1996, n. 494 sicurezza nei cantieri; - Decreto 03 agosto 2005 Definizione dei criteri di ammissibilita' dei rifiuti in discarica. Normativa regionale - LR n. 30 DPR 915/82, Smaltimento dei rifiuti. Norme integrative e di prima attuazione ; - Decreto del commissario delegato emergenza rifiuti n. 246 del 28/12/06 di adozione del progetto di Piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti speciali nella Regione Puglia - Decreto del commissario delegato emergenza rifiuti 6 marzo 2001, n. 41 Piano di gestione di rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate. - Regolamento regionale per la gestione dei materiali edili 12 giugno 2006, n. 6. 6

8 2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 2.1 INQUADRAMENTO GENERALE Il territorio di Adelfia sorge nella fossa premurgiana a sud est di Bari. Dal 1927 costituisce l unione di due paesi: Canneto e Montrone, infatti, la denominazione Adelfia etimologicamente proviene dal greco adelphòs che significa "fratellanza". Si estende su una superficie pari a 29,73 Km 2 ed ha un altitudine media di 154 metri sul livello del mare. Confina con i comuni di Acquaviva delle Fonti, Bitritto, Casamassima, Sannicandro di Bari e Valenzano. Ha una vocazione prettamente agricola ed infatti l economia è incentrata sullo sfruttamento agricolo del territorio, un ruolo fondamentale in tal senso è rappresentato dalla produzione di uva della varietà regina. Il panorama dominante è sostanzialmente composto da vigne, molto diffusi sono anche gli ulivi e i mandorli, nella porzione più interna del territorio è possibile individuare anche roverelle. Di seguito, in Figura 1, è indicata la localizzazione del. Figura 1 Localizzazione del. 7

9 2.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO ED IDROGEOMORFOLOGICO Geologia Dal punto di vista geologico, il territorio di Adelfia ricade a ridosso di due fogli: Foglio 177 Bari e Foglio 189 Altamura della Carta Geologica d Italia. Si rinvengono in successione le seguenti formazioni litostratigrafiche: calcare di Bari (Cenomaniano Turoniano), tufi delle Murge (Pleistocene), depositi alluvionali (Olocene) (Figura 2). Figura 2 Formazioni litostratigrafiche del Nel suo complesso il calcare di Bari rappresenta un deposito di piattaforma, ed è prevalentemente di origine organica, anche nelle sue frazioni calcarenitiche. La successione prosegue con i Tufi delle Murge, calcari cretacei che furono sottoposti a prolungata erosione durante tutto il Terziario. Nella zona sono presenti anche piccoli lembi di depositi alluvionali, di natura ciottolosa, degli alvei fluviali, alcune volte sono terrazzati, altre volte, si presentano in depositi terrosi e ciottolosi, nei solchi degli alvei delle Murge. 8

10 2.2.2 Idrologia Il territorio comunale di Adelfia non è caratterizzato dalla presenza di un idrologia superficiale di rilevante importanza. I corsi d acqua presenti sono di prevalente natura episodica come si evince dalla carta idrogeomorfologica in Figura 3. Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico, PUTT, delle Regione Puglia, che disciplina i processi di trasformazione fisica e l uso del territorio, con la finalità primaria di promuovere la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse territoriali, nella sezione delle acque superficiali, per il segnala la presenza di lama Baronali e di una lama presso Masseria Pollice. Figura 3 Idrologia superficiale di Adelfia. (Fonte: carta idrogeomorfologica della Regione Puglia) 9

11 La fascia adriatica delle Murge è caratterizzata da un acquifero formato quasi esclusivamente da rocce carbonatiche permeabili per fessurazione e per carsismo. I carichi piezometrici della falda variano da zero in corrispondenza della linea di costa a circa m nelle aree più interne dell altopiano murgiano. Di seguito è illustrata la distribuzione media dei carichi piezometrici nell area ove ricade il, Figura 4. Figura 4 Distribuzione media dei carichi piezometrici. (Fonte: Piano di Tutela delle Acque, Regione Puglia) Rischio idrogeologico La Regione Puglia ha istituito secondo le finalità della legge n. 183 del 18 maggio 1989 e del D.Lgs 152 del 2006 e successive modificazioni, un Autorità di Bacino della Puglia che, con competenza sui sistemi idrografici, redige il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI), un documento di carattere conoscitivo, normativo e tecnicooperativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta 10

12 utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato. Secondo quanto indicato dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dall Autorità di Bacino della Puglia, approvato il 30/11/2005, nel territorio di Adelfia sono presenti delle zone a pericolosità idraulica (bassa, media e alta) in corrispondenza di tutte le aste principali dei corsi d acqua che interessano il territorio comunale, come si può osservare in Figura 5. Figura 5 Aree a pericolosità idraulica nel. (Fonte: WebGIS AdB Puglia) Rischio sismico Secondo l Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n 3274 del , il territorio nazionale è stato suddiviso in zone sismiche, ciascuna contrassegnata da un diverso valore del parametro ag che esprime l accelerazione orizzontale massima su suolo caratterizzato da formazioni litoidi o terreni omogenei. 11

13 I valori di ag, espressi come frazione dell'accelerazione di gravità g, da adottare in ciascuna delle zone sismiche del territorio nazionale sono quelli riportati in Tabella 1 Zona Valore di a g 1 0,35 g 2 0,25 g 3 0,15 g 4 0,05 g Tabella 1 Suddivisione delle zone sismiche in 4 classi in funzione dei valori di ag. In particolare dall analisi della classificazione del territorio pugliese in 4 zone sismiche, secondo la suddetta Ordinanza, il territorio di Adelfia rientra nella zona 3 e quindi è soggetto a pericolosità sismica bassa, di seguito si riporta la zonazione sismica della Puglia, Figura 6. Figura 6 Classificazione sismica del territorio pugliese. 12

14 3 RICOSTRUZIONE STORICA DELLE ATTIVITA SVOLTE IN SITO L area oggetto di intervento risiede nel territorio occupato dall ex stabilimento SAPA srl, opificio che in passato produceva fertilizzanti agricoli, attualmente posto sotto sequestro dalla Magistratura perché responsabile di inquinamento ambientale. Secondo la ricostruzione storica delle vicende accadute, il 12 ottobre 2005 i carabinieri del NOE (Nucleo Operativo Ecologico) misero sotto sequestro l azienda, infatti, gli investigatori analizzarono alcuni campioni di concime, scoprendo un altissima concentrazione di metalli pesanti, superiore al limite consentito. Le indagini hanno accertato che la SAPA srl riceveva i reflui industriali e, senza trattarli adeguatamente, li sversava in aperta campagna o li trasformava in fertilizzanti destinati all agricoltura. Nel marzo 2006 il NOE richiese di realizzare un piano di bonifica nell area interessata. Nel febbraio 2007 il ricevette richiesta di redigere un piano di caratterizzazione, attività preliminare ad un eventuale intervento di bonifica. Nell Agosto del 2009 il sito venne riportato nel Piano Regionale delle bonifiche (documento stralcio) redatto dalla Regione Puglia, tra i siti segnalati dalla Provincia, affetti da contaminazione ambientale, sui quali è necessario intervenire con tempestività per scongiurare il pericolo di propagazione delle sostanze inquinanti, attraverso interventi di messa in sicurezza. Nel dicembre 2010 la Regione Puglia, attraverso la delibera di giunta n. 3012, stanziò fondi finanziari per interventi di miglioramento della gestione del ciclo integrato dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati, tra i Comuni beneficiari del finanziamento vi è Adelfia. Con determinazione gestionale n del 30 dicembre 2011, fu indetta una gara d appalto per l affidamento dell attività di caratterizzazione del sito, i termini di presentazione delle offerte era previsto per il 30 marzo 2012, attualmente le offerte pervenute al Comune restano chiuse. Tra il 16 ed il 17 giugno 2012 un incendio ha interessato i cumuli abbandonati, che sono stanziati all interno dello stabilimento, i focolai sono stati spenti dall intervento dei Vigili del Fuoco ed hanno liberato nell aria fumi inquinanti, le sostanze tossiche sprigionate sono state rilevate dall Arpa Puglia (vedi elaborato R.2). A seguito di tali eventi, il 27 ed il 29 giugno 2012, si sono tenute presso la Regione Puglia due Conferenze dei Servizi nell ambito delle quali si è ritenuta la necessità di operare presso lo stabilimento un intervento di messa in sicurezza di emergenza, attività oggetto del presente documento. Di seguito si riporta un immagine che illustra il perimetro dello stabilimento ex SAPA, evidenziato in rosso, le aree indicate in verde sono occupate dai cumuli da smassare e raffreddare, Figura 7. 13

15 Figura 7 Perimetro dello stabilimento ex-sapa ed aree occupate dai cumuli. Lo stato dei luoghi antecedente e postumo all incendio viene mostrato nelle immagini riportate di seguito, dalle quali si evince l evoluzione nel tempo della condizione del sito. In particolare, le prime immagini risalenti a gennaio 2012, Figura 8 e Figura 9, mostrano la presenza di cumuli stanziati all interno di apposite aree dello stabilimento, preposte originariamente all accumulo del materiale implementato nel processo di produzione. Come si può osservare dalle foto, la vegetazione infestante ha proliferato in maniera incontrollata al di sopra di tali cumuli abbandonati, in virtù della presenza di un ambiente favorevole alla crescita vegetativa. 14

16 Figura 8 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, gennaio (Fonte: ECOlogica) Figura 9 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, gennaio (Fonte: ECOlogica) A causa dell incendio la configurazione dei cumuli è cambiata avendo questi preso fuoco, di seguito sono riportate alcune immagini scattate a luglio 2012 che illustrano lo stato attuale dei luoghi a seguito dell incendio. Come si può osservare nelle immagini, Figura 10 e Figura 11, i cumuli presentano un aspetto estremamente diverso dal passato a causa della combustione e, presumibilmente, nascondono al loro interno ancora dei focolai, ragione per cui bisogna realizzare l intervento di smassamento, necessario ad estinguere qualsiasi processo di combustione e predisporre l area agli interventi successivi di messa in sicurezza. 15

17 Figura 10 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, luglio (Fonte: ECOlogica) Figura 11 Cumuli abbandonati nello stabilimento ex SAPA, luglio (Fonte: ECOlogica) Di seguito, in Figura 12 e Figura 13, sono mostrate due immagini panoramiche che mostrano lo stato dell area ovest dello stabilimento, ove sono collocati alcuni dei cumuli da smassare; da queste immagini risulta evidente come l incendio abbia mutato la configurazione dei cumuli ove bisognerà intervenire. 16

18 Figura 12 Stabilimento ex SAPA prima dell incendio del 16/06/2010. Foto gennaio (Fonte: ECO-logica) Figura 13 Stabilimento ex SAPA dopo l incendio del 16/06/2012. Foto luglio (Fonte: ECO-logica) 4 STATO DEI LUOGHI E STIMA DEI CUMULI L area di indagine individuata al catasto del, Foglio 12 particelle , ricade all interno del Foglio n. 189 I.G.M della Carta Topografica d Italia, e all interno del Foglio n. 189 Altamura della Carta Geologica d Italia alla scala 1: , occupa un area di circa m 2. 17

19 Preliminarmente è stato eseguito un rilievo topografico del sito oggetto di intervento, con la principale funzione di definire nello specifico l area di intervento e consentire il calcolo volumetrico dei cumuli, attività propedeutica ad una corretta progettazione. Il rilievo topografico è stato eseguito acquisendo dati georiferiti nel sistema UTM WGS 1984 e misure di posizionamento assoluto con GPS differenziale Leica G1200; per consentire un adeguata visibilità, data la mole dei cumuli, durante il rilievo è stata utilizzata una piattaforma aerea, Figura 14. Figura 14 Piattaforma aerea usata durante il rilievo Sono state eseguite riprese termografiche con l obiettivo di identificare le aree di fermentazione locale e/o di reazione dei vari elementi presenti nei cumuli, la descrizione del rilievo topografico e del rilievo termografico è espressa negli elaborati R.3 ed R.4. Durante l esecuzione del rilievo è stata posta particolare attenzione alla presenza di manufatti (capannone, palazzina uffici, pozzi e cisterne, viabilità, ecc.) e alle caratteristiche dei cumuli presenti con lo scopo di fornire i reali volumi abbancati. La cartografia prodotta è georeferenziata in coordinate piane UTM 33 Nord Datum WGS84 e Gauss-Boaga (Tavola T3, Rilievo topografico - Pianta) nell ambito del rilievo topografico, sono state esaminate anche alcune sezioni (Tavola T4, Rilievo topografico -Sezioni). 18

20 Di seguito, Figura 15 si riporta la configurazione altimetrica dei cumuli, attraverso il rilievo plano altimetrico è stato possibile individuare le quote raggiunte dal materiale presente nello stabilimento. Figura 15 Assetto plano-altimetrico dei cumuli. Mediante il rilievo topografico svolto è stato possibile, inoltre, realizzare una ricostruzione tridimensionale del sito a supporto della progettazione. Di seguito si riportano le immagini relative alla modellazione 3D dell area esaminata, che mostrano riprese panoramiche dall alto, secondo prospettive diverse: Figura 16, Figura 17, Figura

21 Figura 16 Vista 3D dello stabilimento ex-sapa da sud-ovest verso nord-est. Figura 17 Vista 3D dello stabilimento ex-sapa da sud-est verso nord-ovest. Figura 18 Vista 3D dello stabilimento ex-sapa da nord-ovest verso sud-est. 20

22 Le riprese termografiche hanno consentito di formulare una valutazione globale circa lo stato attuale dei luoghi, complessivamente, sono state rilevate temperature massime che mediamente oscillano tra i 60 ed i 70 nei punti più caldi; all interno dei cumuli sono individuabili anche punti più freddi ove la temperatura oscilla tra 40 e 35. In particolare, di seguito illustriamo alcune immagini scattate con la termocamera ad infrarossi all interno dell area in analisi; la prima immagine Figura 19 è stata scattata all interno dell area che contiene cumuli, più vicina all ingresso dello stabilimento. Come si può notare le temperature all interno dei cumuli, oscillano tra picchi di 60,6 e 40. Attraverso il gradiente termico rilevato, si evince anche la disposizione irregolare e rugosa dei cumuli. Questa area ha una pianta rettangolare delimitata da mura di cinta che si interrompono in corrispondenza dell ingresso, qui risultano stoccati circa 871,00 m 3 di materiale. Figura 19 Immagine termografica scattata nell area più vicina all ingresso dello stabilimento. Proseguendo, durante il rilevo sono state scattate immagini termografiche relative all area attigua alla precedente, come si evince dalla foto, Figura 20, la grande irregolarità morfologica dei cumuli corrisponde ad una variegata distribuzione di temperatura variabile tra un minimo di 46,1 ed un massimo di 70,5. Questa seconda area possiede una configurazione planimetrica rettangolare, pur essendo più piccola della precedente ospita una quantità di cumuli maggiore, dal rilevo, infatti, è emerso che questa seconda area contiene circa 1.066,00 m 3 di materiale. Durante il rilievo ci si è spinti verso la regione più ampia dello stabilimento, questa terza area possiede una planimetria irregolare ed ospita le volumetrie maggiori di materiali, pari a circa ,00 m 3. 21

23 All interno di questa zona sono state realizzate diverse foto panoramiche dall alto, data la vasta estensione. Nell immagine riportata di seguito, Figura 21, le temperature rilevate all interno dei cumuli oscillano tra 71 e 46 nei punti più freddi; per meglio cogliere la variabilità di temperatura dei cumuli, si osservi il manufatto in pietra, al centro dell immagine, che presenta delle temperature decisamente più fredde rispetto ai cumuli circostanti. Figura 20 Immagine termografica scattata nell area centrale dello stabilimento. Figura 21 Immagine termografica panoramica dell area più vasta dello stabilimento. 22

24 Di seguito si riporta una foto scattata all interno dell area più vasta dello stabilimento, in direzione ovest-est, che mostra il modo in cui si susseguono i cumuli nelle aree precedentemente rilevate. Figura 22 Immagine termografica scattata all interno dell area più vasta dello stabilimento, in direzione ovest-est. 5 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI Le attività da eseguire vertono sullo smassamento dei cumuli di materiale abbancato all interno dello stabilimento ex SAPA; il lavoro consiste nello spostamento del materiale attualmente accatastato in cumuli, nella stabilizzazione termica dello stesso e nella ridistribuzione spaziale del materiale stabilizzato affinché sia predisposto per le ulteriori fasi di bonifica. Prima di effettuare le operazioni di smassamento si dovrà effettuare il controllo costante delle temperature dei cumuli al fine di verificare l eventuale presenza di focolai e valutare la necessità di spandimento della sabbia per il soffocamento dei piccoli incendi. Le apparecchiature da utilizzare per il controllo delle temperature interne ai cumuli sono essenzialmente costituite da: - Una termocamera ad infrarossi, utile ad individuare all interno dei cumuli di materiale le aree interessate da temperature elevate; - Un termometro portatile con sonda per la misura effettiva della temperatura interna dei cumuli. 23

25 Figura 23: Termocamera ad infrarossi (sinistra) e termometro portatile con sonda La stabilizzazione termica dei cumuli verrà effettuata mediante spargimento di sabbia, la quale agisce per separazione del combustibile dal comburente; infatti, la sabbia verrà disposta a strato sul combustibile incendiato ed, isolandolo dal contatto con l aria, soffocherà eventuali focolai presenti all interno dei cumuli. In virtù di quanto appena detto, si stabilisce che, laddove siano presenti focolai, come attività preliminare, verrà effettuato lo spegnimento con sabbia. Durante le attività di smassamento, è opportuno inumidire la sabbia con acqua nebulizzata, per abbattere le polveri e raffreddare; si cercherà di evitare un utilizzo massiccio di acqua per lo spegnimento di eventuali fiamme perché non si è certi dell assenza all interno dei cumuli, di sostanze chimiche reattive in presenza d acqua, visto che la loro composizione è attualmente ignota. L acqua sarà disponibile all interno di due cisterne mobili dalla capienza di 5.000,00 l, dotate di un naspo da 30 m con lancia e nebulizzatore, avendo le cisterne un raggio di azione di circa 30 m sarà opportuno spostarle all interno delle aree ove le attività di smassamento saranno condotte. Di seguito vengono sinteticamente elencate le attività con cui si articola lo smassamento dei cumuli: 0) Spegnimento di eventuali focolai con sabbia; 1) Rimozione del materiale dai cumuli, attraverso pala cingolata; 2) Nebulizzazione con acqua per l'abbattimento delle polveri; 3) Disposizione del materiale rimosso in strati di piccolo spessore nelle rispettive aree di destinazione; 4) Stabilizzazione termica del materiale con acqua nebulizzata; 5) Controllo delle temperature con termocamera e termometri 24

26 Lavori di Messa in Sicurezza di Emergenza dello stabilimento ex SAPA 6) Protezione dei cumuli stabilizzati per ridurre polveri ed odori, con teli in polietilene o a carboni attivi; Per meglio organizzare le attività in campo, l area oggetto di intervento è stata suddivisa in diversi campi: zona A, zona B, zona C, zona D, zona E, illustrate nella planimetria di seguito riportata (Figura 24). Figura 24 Zonazione delle aree di intervento. In Tabella 2 è riportata una breve sintesi delle zone di intervento previste, delle rispettive superfici e delle volumetrie dei cumuli stimate. Zona Superficie (m2) A B C D E 6.486,00 540,00 912, , ,00 Volume cumuli (m3) ,00 871,00 Tabella 2 Superfici delle zone di intervento e volumetrie dei cumuli Gli interventi da effettuare sono elencati sinteticamente: 1) Allestimento del cantiere 2) Allestimento del deposito temporaneo, zona D 25

27 3) Smassamento delle zone C e B 4) Allestimento area di smassamento nella zona A 5) Smassamento cumuli in zona A 6) Copertura cumuli 5.1 FASE 1: ALLESTIMENTO DEL CANTIERE Preliminarmente a qualsiasi attività in campo è necessario allestire il cantiere ai sensi del D.lgs 81 del 2006, l area destinata a tale allestimento è la zona E perché risulta la più adeguata per diverse ragioni: è pavimentata, è ubicata nell area antistante la collocazione dei cumuli da smassare e possiede una dimensione sufficiente. Per gli apprestamenti da installare nel cantiere si veda PSC (elaborato R.8) e la pianta di cantiere (tavola T.6) Nelle aree carrabili sarà necessario segnalare la presenza di interruzioni rilevanti della pavimentazione, laddove presenti, e tombini fognari in quanto rappresentano una minaccia alla sicurezza delle attività di cantiere per mezzi e uomini. Di seguito un immagine che illustra la zona E, ove verrà allestito il cantiere, Figura 25 Figura 25 Zona E, area ove verrà allestito il cantiere. (Fonte: ECO-logica) 5.2 FASE 2: ALLESTIMENTO DEL DEPOSITO TEMPORANEO, ZONA D Tra le attività propedeutiche alle operazioni di smassamento è previsto l allestimento di un area adibita a deposito temporaneo per i cumuli stabilizzati; considerate le volumetrie importanti dei cumuli è necessario allestire la zona D a deposito temporaneo ove collocare i cumuli stabilizzati affinché si creino spazi adeguati alla movimentazione del materiale, all interno delle aree ove attualmente essi giacciono. 26

28 E opportuno procedere con un attività di decespugliamento iniziale per rimuovere la vegetazione di carattere arbustivo, infestante, rinvenuta durante il sopralluogo nella zona D; come mostrato in Figura 26. Figura 26 Attività di decespugliamento nella zona D. Di seguito riportiamo un immagine scattata a gennaio 2012 che mostra l area oggetto d intervento, in questa zona l incendio del 16 luglio 2012 non ha attecchito pertanto sono attualmente presenti sterpaglie infestanti, Figura 27. Figura 27 Immagine della zona D scattata a gennaio (Fonte: ECO-logica) L allestimento dell area in oggetto prevede lo spargimento di misto granulare stabilizzato con legante naturale da costipare mediante pala cingolata, dotata di un dispositivo antideflagrante a causa della presenza di materiale infiammabile, che formerà uno strato spesso cm al fine di livellare le asperità e le irregolarità della superficie del suolo. Al di sopra del primo strato di stabilizzato si disporrà un telo impermeabile in HDPE per evitare infiltrazioni nel sottosuolo. I teli in HDPE verranno fissati attraverso la saldatura a doppia pista, tecnica con cui si dovranno portare a fusione due strisce dei fogli sovrapposti lasciando un canale intermedio per eseguire un collaudo pneumatico. Il giunto saldato dovrà avere le seguenti dimensioni minime: larghezza della saldatura maggiore di 50 mm, larghezza canale prova maggiore di 19 mm, larghezza di ciascuna 27

29 Lavori di Messa in Sicurezza di Emergenza dello stabilimento ex SAPA pista maggiore di 15 mm. Le superfici da saldare devono essere molate se non fornite di cimose già protette con un nastro adesivo. Il controllo di qualità delle saldature verrà eseguito mediante un collaudo non distruttivo ed uno distruttivo. Sulla superficie del telo impermeabile in HDPE si dispone lo spargimento di altro misto granulare stabilizzato a protezione del telo stesso, per uno spessore di circa cm. Complessivamente, la superficie della zona D risulterà coperta da uno strato spesso cm che consentirà lo stoccaggio dei cumuli stabilizzati in condizioni di sicurezza, in Figura 28 è indicato lo schema della copertura del fondo. Figura 28 Preparazione del fondo della zona D. A seguito degli interventi appena descritti, la configurazione della zona D risulterà differente dall origine, essendo essa diventata un deposito temporaneo di cumuli, pertanto viene di seguito illustrata la nuova zonazione dell area in cui la zona D viene rinominata D1 a seguito degli interventi stabiliti, Figura 29. Figura 29 Nuova zonazione a seguito dell allestimento del deposito temporaneo D1. 28

30 5.3 FASE 3: SMASSAMENTO DELLE ZONE B E C Dopo aver allestito l area D, si procede con lo smassamento delle zone C e B, le più vicine al deposito temporaneo D1, La volumetria stimata per la zona C è pari a circa 871,00 m 3 mentre, per la zona B è pari a circa 1.066,00 m 3. Una pala cingolata, rimuoverà il materiale dalla zona C e lo porterà all interno dell area D1, disponendolo in direzione parallela al limite ovest dell area; qui il materiale verrà ricollocato, formando dei cumuli a pianta rettangolare di larghezza 12 m, lunghezza 22,30 m. Assimilando il materiale a terre e rocce, si considera un angolo di attrito interno pari a 35, affinché sia garantita la stabilità ciascun cumulo dovrà avere un altezza pari a 4,20 m, Figura 30. L operazione di smassamento avverrà spargendo il materiale sul suolo e raffreddandolo, laddove opportuno, con della sabbia. Attraverso l impiego di acqua nebulizzata, resa disponibile da una cisterna mobile collocata nei pressi della zona D1, si procederà all abbattimento delle polveri ed al raffreddamento delle superfici più calde. L acqua utilizzata per il raffreddamento verrà nebulizzata per due ragioni: evitare reazioni chimiche col materiale da stabilizzare, visto che ne è sconosciuta la composizione, ed evitare la produzione di percolato, infatti l acqua utilizzata sarà assorbita completamente dal materiare. Questa operazione porterà a riempimento la zona D attraverso il materiale spostato dalle zone C e B, che risulterà stabilizzato termicamente e sarà pronto ad eventuali indagini successive. Figura 30 Smassamento cumuli nelle zone C e B. 29

31 Di seguito si riportano due immagini relative alla zona C, Figura 31, ed alla zona B, Figura 32; come si può osservare la zona C a differenza della B non è completamente piena di cumuli, i quali raggiungono un altezza considerevole nella zona B, infatti, una parte delle mura di cinta non è visibile. Figura 31 Immagine dei cumuli presenti nella zona C. (Fonte: ECO-logica) Figura 32 Immagine dei cumuli presenti nella zona B. (Fonte: ECO-logica) 5.4 FASE 4: ALLESTIMENTO AREA DI SMASSAMENTO NELLA ZONA A Prima di iniziare l intervento di smassamento nella zona A, si provvederà alla realizzazione di un area interna che verrà liberata dai cumuli presenti per consentire le varie attività. L area di smassamento e raffreddamento verrà identificata come A1, mentre l area circostante sarà indicata come A2, la nuova zonazione è riportata nella seguente planimetria, Figura

32 Figura 33 Zonazione aggiornata a seguito dell individuazione delle aree A1 ed A2 La zona A1, avrà una pianta irregolare e si troverà in corrispondenza della porzione più sgombra dai cumuli, laddove il materiale, sulla base del rilievo termografico effettuato, presenta una temperatura non eccessivamente elevata; tale superficie risulta collocata in corrispondenza dell ingresso per agevolare il transito di mezzi e uomini. Di seguito riportiamo alcune immagini che illustrano lo stato attuale dei luoghi all interno dell area A1, Figura 34, e nell area A2, Figura 35. Figura 34 Foto dei cumuli da rimuovere nell area A1. (Fonte: ECO-logica) 31

33 Figura 35 Foto dei cumuli da rimuovere nell area A2. (Fonte: ECO-logica) L area di smassamento ricopre una superficie di circa 1.734,00 m 2, verrà ricavata introducendo all interno della zona A1 una pala cingolata, la quale provvederà a prelevare circa 1.446,00 m 3 di materiale ed a trasportarlo nella zona C, che risulterà sgombra; a riempimento di quest ultima, il materiale verrà portato nella zona B, attigua. Il materiale trasportato verrà sparso sul suolo, se presenta processi di combustione in atto che non sono stati precedentemente rilevati, l operatore spargerà della sabbia per estinguere eventuali focolai e spruzzerà acqua nebulizzata sul materiale riversato in maniera tale da evitare la movimentazione di polveri e riportare la temperatura del materiale a valori accettabili, l acqua sarà disponibile grazie ad una cisterna mobile. Il materiale trasportato dalla zona A1, verrà ricollocato all interno delle zone C e B, essendo queste pavimentate, non è necessario disporre un rivestimento superficiale del suolo usando misto stabilizzato e teli in HDPE, come previsto per la zona D1. All interno dell area C, il materiale verrà disposto dalla pala cingolata in maniera tale da formare un cumulo a base rettangolare, larga 12 m e lunga 36 m, raggiungendo l altezza di 4,20 m. A riempimento della zona C, si procederà trasportando il materiale prelevato dalla zona A1 in B, questa possiede una pianta rettangolare, analogamente alla la zona C, ma, a differenza della precedente possiede una superficie inferiore, pertanto, si dispone di formare un cumulo a base rettangolare, con larghezza 8,00 m e lunghezza 44,00 m, verrà raggiunta un altezza massima di 2,80 m per assicurare stabilità avendo assunto l angolo di attrito interno del materiale pari a 35. Verrà sempre lasciato uno spazio di circa 1,00 m dal muro di cinta e circa 2,00 m ai lati per consentire il passaggio. 32

34 L apprestamento della zona A1 è necessaria affinché si ricavi una superficie da utilizzare durante le operazioni di smassamento. Di seguito riportiamo una planimetria che illustra l esecuzione dei lavori, Figura 36. Figura 36 Esecuzione lavori. 5.5 FASE 5: SMASSAMENTO CUMULI IN ZONA A All interno della macro area A, dopo aver allestito l area di smassamento A1, si procede con l intervento all interno della zona A2. La pala cingolata inizierà a prelevare il materiale accatastato a ridosso del muro che lo separa dalla zona B. Durante la fase di stabilizzazione termica, il materiale prelevato verrà disposto dalla pala cingolata per file la cui lunghezza sarà di circa 1,80-2,00 m e la larghezza di 0,5 m, avendo cura di realizzare nuovi cumuli in maniera tale da garantire la viabilità dei mezzi e degli operai. Il materiale che man mano viene spostato, verrà disposto al di sopra del materiale precedentemente stabilizzato, tali operazioni verranno condotte raffreddando i cumuli con sabbia ed acqua nebulizzata, qualora necessario. Dopo aver liberato un area sufficientemente ampia, il materiale che era stato disposto in file in A1, oramai raffreddato, verrà preso dalla pala cingolata e ricollocato nel medesimo posto da cui era stato prelevato formando cumuli a base rettangolare. 33

35 Allo stesso modo si procederà prelevando materiale dalle regioni adiacenti ai nuovi cumuli formati e dopo aver stabilizzato termicamente il materiale si andrà nuovamente a ridisporlo creando cumuli dotati della medesima configurazione, la lunghezza degli stessi varierà in base allo spazio liberato ed alla configurazione planimetrica della zona A. Complessivamente, si procederà liberando delle micro aree interne alla zona A2, il materiale verrà smassato nel piazzale interno e riallocato in maniera ordinata negli stessi spazi liberati; si inizierà dall area prossima al muro adiacente alla zona B. Man mano che il materiale da smassare si riduce, verrà impiegato anche il piazzale interno A1 per la formazione di nuovi cumuli, in maniera tale che quando il materiale sarà terminato, l intera zona A risulterà ospitare cumuli che termicamente sono stabili e sono collocati in maniera ordinata. Tra un cumulo smassato ed il successivo, verrà lasciato uno spazio laterale di circa 2,00 m, inoltre è previsto uno spazio di circa 1,00 m dalle mura di cinta che separano lo stabilimento dalle proprietà circostanti. Data la natura polverulenta dei materiali smassati, per evitare che le polveri spostate durante le movimentazioni possano migrare verso le proprietà limitrofe, è necessario disporre di due strutture removibili caratterizzate ciascuna da teli in juta, da installare all occorrenza, e agganciare sulla superficie delle mura di cinta. Le strutture removibili avranno ciascuna una larghezza di circa 4,00 m ed un altezza di circa 2,00 m e verranno spostate man mano che la zona A2 verrà smassata, in corrispondenza del confine ad ovest. I teli in juta delle strutture mobili verranno periodicamente bagnati in maniera tale da catturare le polveri durante la movimentazione del materiale ed evitare che queste possano migrare verso gli appezzamenti di terreno limitrofi; tale provvedimento risulta necessario allorquando verranno smassati i materiali prossimi ai muri di cinta nella porzione ad ovest della zona A2. La volumetria calcolata per l area A è pari a circa ,00 m 3, bisogna considerare che all interno dei cumuli sicuramente sono presenti dei vuoti che occupano una discreta percentuale volumetrica, pertanto, si stima che le operazioni di smassamento, così come sono state progettate siano sufficienti al trattamento ed alla ri-disposizione del materiale attualmente presente in sito. Per sintetizzare l ordine con cui i cumuli, dalla loro collocazione di origine, verranno smassati e ricollocati nelle rispettive aree di destinazione a seguito dei trattamenti, illustriamo in Figura 37 un immagine ove in base al colore, si riconosce la destinazione dei cumuli dall origine alla sistemazione finale. 34

36 STATO INIZIALE STATO FINALE Figura 37 Consequenzialità delle attività di smassamento dei cumuli. Di seguito si illustra la configurazione delle aree oggetto di intervento nello stato finale, quando tutti i cumuli saranno stati smassati, Figura 38. Figura 38 Stato finale: cumuli smassati 35

37 Per ragioni organizzative è stato associato a ciascun cumulo smassato un numero identificativo, come riportato nella seguente planimetria, Figura 39. Figura 39 Stato finale: cumuli smassati con identificativo di riconoscimento. In Tabella 3 si riportano le dimensioni di ciascun cumulo a seguito dei trattamenti, per ciascuno di essi vengono indicate le dimensioni di lunghezza, larghezza ed altezza. Cumulo smassato Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m) 1 22,30 12,00 4, ,30 12,00 4, ,30 12,00 4, ,30 12,00 4, ,30 12,00 4, ,00 12,00 4, ,00 8,00 2, ,50 12,00 4, ,40 12,00 4, ,50 12,00 4, ,40 12,00 4, ,00 12,00 4, ,50 8,00 2, ,30 12,00 4, ,30 12,00 4, ,50 12,00 4, ,50 12,00 4, ,00 12,00 4, ,00 12,00 4,20 36

38 Cumulo Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m) smassato 20 22,00 12,00 4,20 Tabella 3 Dimensioni dei cumuli smassati 5.6 FASE 6: COPERTURA CUMULI A seguito delle operazioni di smassamento, ciascun cumulo sarà protetto alla base e ricoperto con un telo di polietilene a bassa densità, ancorato al suolo per mezzo di sacchi di juta riempiti con sabbia. Durante le attività di smassamento, per contenere le esalazioni maleodoranti provenienti dai cumuli, verranno disposti teli a carboni attivi, i quali verranno collocati su ciascun cumulo smassato per evitare che cattivi odori possano propagarsi. A completamento del nuovo cumulo smassato, i teli a carboni attivi verranno spostati dal cumulo precedente, oramai stabilizzato, e posti su quello successivo; mediante un sistema a rotazione, i teli verranno poggiati su tutti i cumuli evitando la propagazione di cattivi odori. Tutta l area di deposito sarà recintata con rete in plastica forata e opportunamente segnalata mediante cartelli informativi riportanti le indicazioni relative alla finalità del deposito e cartelli di divieto di accesso all area. In Figura 40 è illustrata la configurazione finale dei cumuli, vista in sezione trasversale e longitudinale. Figura 40 Configurazione finale dei cumuli, profilo trasversale e longitudinale 5.7 GESTIONE DEGLI ODORI La gestione degli odori prodotti durante lo smassamento dei cumuli sarà controllata disponendo teli a carboni attivi, denominati tecnicamente teli fotocatalitici, il cui principio di funzionamento combina due tecnologie: - adsorbimento su carboni attivi - fotocatalisi mediante biossido di Titanio 37

39 Le molecole inquinanti vengono adsorbite nel carbone attivo. Il carbone attivo utilizzato nel tessuto, è un materiale che presenta una superficie specifica molto elevata, quindi ha elevate possibilità di adsorbimento. Il materiale utilizzato permette di adsorbire fino a 150 g/m 2 di inquinanti. Nella Figura 41 è illustrato il meccanismo chimico-fisico, in base al quale funziona il tessuto. In pratica le molecole inquinanti sono adsorbite nel mezzo filtrante adsorbente (carbone attivo) e successivamente grazie al continuo flusso d aria, passano nella parte di tessuto in cui è presente uno strato di Biossido di Titanio (TO 2 ) Sotto l azione dell irraggiamento UV proveniente dal sole, vi è la formazione di paia di elettroni liberi sulla superficie del TiO 2. Le molecole d acqua, i gruppi OH e i COV reagiscono con gli elettroni liberi, tant è che l ossigeno cattura gli elettroni. Si ottiene, sulla superficie del TiO 2 la formazione di ioni-radicali molto reattivi Contemporaneamente le molecole adsorbite, migrano attraverso il carbone attivo, poi si adsorbono sulla superficie del TiO 2. Sulla superficie del catalizzatore, vi è degradazione delle molecole inquinanti per azione di ioni-radicali (ossidazione a catena) che termina con la liberazione in atmosfera di molecole non tossiche e inodori: CO 2 e H 2 O. Figura 41 Principio di funzionamento dei teli foto catalitici 5.8 MONITORAGGIO DELLE POLVERI Durante le operazioni di smassamento, al fine di rilevare la concentrazione di polveri a cui sono esposti i lavoratori, verrà costantemente monitorata la presenza di particolato in atmosfera. 38

40 L'apparecchiatura da utilizzare per il monitoraggio delle polveri consiste in un fotometro laser portatile (Figura 42), funzionante a batteria, in grado di misurare la concentrazione di massa delle frazioni PM10, PM2.5, PM1 e PTS. L apparecchiatura utilizzata permette, inoltre, di effettuare un campionamento gravimetrico delle polveri su filtro, con l obiettivo di analizzare la tipologia di particolato presente. Figura 42 Fotometro laser portatile per il monitoraggio delle polveri. 6 BILANCIO DI PRODUZIONE DEI MATERIALI DI SCAVO, DEMOLIZIONE E RIFIUTI Il presente capitolo rappresenta l elaborato Bilancio di produzione dei materiali da scavo, demolizione e rifiuti relativo al progetto Messa in sicurezza del sito ex Sapa. Fase di smassamento e raffreddamento dei cumuli da effettuare nel Comune di Adelfia ed è redatto in conformità al Regolamento Regionale n. 6/2006, secondo il quale i progetti riferiti alla costruzione, al rifacimento, alla ristrutturazione ed alla manutenzione straordinaria di opere, sia di interesse pubblico che privato, devono allegare un elaborato che indichi il bilancio di produzione (espresso in m3) di materiale da scavo e/o da demolizione e/o di rifiuti. Il Regolamento della Regione Puglia disciplina la gestione dei materiali edili di rifiuto da attività di cantiere. Per la redazione del presente documento sono stati approfonditi i seguenti argomenti: - gestione delle terre e rocce da scavo (art.2); - gestione degli inerti da costruzione e demolizione (art.3); - aree di stoccaggio e di recupero del materiale (art.5); Gestione delle terre e rocce da scavo Il Regolamento prevede che le terre e rocce da scavo che non contengono sostanze pericolose siano reimpiegate nel luogo di produzione. Ove il materiale da scavo non sia direttamente utilizzabile dovrà essere avviato preliminarmente, secondo le modalità autorizzative già richiamate, ad attività di valorizzazione. 39

41 Le terre e rocce da scavo che non vengono avviate a riutilizzo diretto, come sopra specificato, sono da considerarsi rifiuti e come tali sono soggetti alle vigenti normative. Il progetto non prevede la produzione e/o il trattamento o il trasporto né il riutilizzo di terre e rocce da scavo, in quanto tutti i materiali presenti nel sito rimarrano in loco. Gestione degli inerti da costruzione e demolizione I materiali non pericolosi derivanti da operazioni di costruzione e demolizione effettivamente avviati al riutilizzo diretto all interno dello stesso cantiere, previa selezione, vagliatura e riduzione volumetrica da effettuarsi in un centro attrezzato all interno dello stesso cantiere, non rientrano nella classificazione di rifiuti. Al fine di limitare la produzione dei rifiuti inerti è necessario: - favorire in ogni caso, ove possibile, la demolizione selettiva degli edifici e la conseguente suddivisione dei rifiuti in categorie merceologiche omogenee; - favorire, direttamente nel luogo di produzione, una prima cernita dei materiali da demolizione in gruppi di materiali omogenei puliti; - prevedere, ove possibile, precise modalità di riutilizzo in cantiere dei materiali in fase di demolizione, per il loro reimpiego nelle attività di costruzione (mattoni, coppi, ecc.); - conferire i rifiuti inerti presso i diversi impianti di gestione presenti sul territorio regionale e regolarmente autorizzati ai sensi della vigente normativa ovvero ricorrendo ad impianti mobili autorizzati. Il progetto non prevede operazioni di demolizione o di costruzione che possano produrre inerti. Tutti i materiali presenti nel sito rimarrano in loco. Aree di stoccaggio e di recupero del materiale La gestione dei materiali che residuano dalle operazioni di costruzione e demolizione non utilizzati direttamente all interno del cantiere e che vengono avviati a successive attività di recupero, devono rispettare le seguenti prescrizioni: - per la gestione dei flussi di materiale inerti possono essere utilizzate una o più aree attrezzate di stoccaggio e di deposito, ubicate all interno del territorio comunale, se il cantiere si riferisce ad un solo comune o in più comuni, se trattasi di opere intercomunali, che risultino dalla documentazione progettuale approvata dall ente preposto. Tali aree svolgono funzioni di ricovero dei mezzi, di deposito di materiali da costruzione, di deposito temporaneo per i materiali da scavo e per quelli da costruzione e demolizione. All interno di tali aree deve essere garantita idonea separazione delle diverse tipologie di materiale; - le aree di cui al punto precedente, comunque soggette ad autorizzazione ai sensi degli articoli 31 e 33 del D.Lgs. n.22/97 (214 e 216 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n.152), sono individuate dalle imprese interessate, di intesa con i Comuni. Le stesse imprese provvedono ad attrezzare dette aree. Tali aree, a fine attività, devono ritornare allo stato originario, per cui le attività devono risultare compatibili con lo stato dei luoghi. 40

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