Comunità Montana Valtellina di Sondrio PIANO DI INDIRIZZO FORESTALE STUDIO DI INCIDENZA

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1 Comunità Montana Valtellina di Sondrio Provincia di Sondrio Regione Lombardia PIANO DI INDIRIZZO FORESTALE (Periodo di validità ) STUDIO DI INCIDENZA Comunità Montana Valtellina di Sondrio Federica Gironi- Dott. Naturalista Sondrio, 20 Aprile 2010

2 Indice 1. PREMESSA RETE NATURA 2000 SITI INTERESSATI CARATTERISTICHE DEL PIANO Obbiettivi principali Obbiettivi (benefici) derivati Obbiettivi strategici Azioni di piano DESCRIZIONE DEL PIANO Carta dei modelli colturali Carta delle azioni di piano Programma degli interventi Carta delle trasformazioni Regolamento di attuazione Modalita e tempi di attuazione Complementarieta con altri piani o progetti Uso di risorse naturali Produzione di rifiuti Inquinamento e disturbi ambientali Rischio di incidenti INTERFERENZE CON IL SISTEMA AMBIENTALE Componenti ambientali interessate Valutazione della possibile incidenza Selvicoltura ed utilizzazioni forestali Superfici boschive soggette a possibile cambio d uso del suolo Specie animali e vegetali del sito interessate dall'intervento Regolamento di attuazione DESCRIZIONE SINTETICA DELLE AZIONI CON INCIDENZA SU HABITAT E/0 SPECIE MITIGAZIONI CONCLUSIONI

3 1. PREMESSA La direttiva comunitaria 92/43/CEE detta comunemente Direttiva Habitat, volta alla conservazione degli habitat e della flora e fauna di determinati ambienti di particolare rilevanza naturalistica, all art 6 comma 3 prevede che qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenza significativa su un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) debba essere oggetto di una specifica valutazione di incidenza ambientale. Direttiva recepita dal D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 Regolamento recante attuazione alla direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè della flora e delle faune selvatiche e dal successivo D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, concernente attuazione alla direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè della flora e delle faune selvatiche. I contenuti minimi per stilare la relazione per la valutazione di incidenza sono riportati nell allegato G del D.P.R. 357/97 e nell allegato D della deliberazione della Giunta Regionale della Regione Lombardia dell 8 agosto 2003 n. 7/ In particolare con la d.g.r. della Regione Lombardia 15 ottobre 2004, n. 7/19018 "Procedure per l'applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) ai sensi della Dir. 79/409/CEE, contestuale presa d'atto dell'avvenuta classificazione di 14 Z.P.S. ed individuazione dei relativi soggetti gestori si è stabilito che alle ZPS classificate si applichi la disciplina prevista dagli allegati B, C e D della deliberazione della Giunta regionale 14106/2003. Inoltre come previsto dalla d.g.r. n. 8/1791 del 25 gennaio 2006 in previsione di uno specifico piano di gestione alle ZPS classificate si applicano le misure di conservazione contenute nell allegato C della medesima d.g.r.. In particolare si fa riferimento alla d.g.r. del 8 aprile 2009 n. 8/9275 in cui vengono individuati nelle ZPS divieti, obblighi e attività in attuazione del d.m. del 17 ottobre 2007 n Il Piano di Indirizzo Forestale oggetto del presente studio interessa il territorio della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, ad esclusione del territorio compreso nel Parco delle Orobie Valtellinesi, che si doterà di un suo PIF. Il territorio della Comunità Montana è interessato dalla presenza di diversi SIC e ZPS, che verranno elencati e descritti nei paragrafi successivi. Il presente documento si riferisce pertanto alla possibile incidenza che il Piano di Indirizzo Forestale potrebbe avere sugli habitat e sulle specie tutelate dalle aree SIC e ZPS di Rete Natura

4 2. RETE NATURA 2000 SITI INTERESSATI L obiettivo della Direttiva 92/43/CEE è indicato nel suo Art.2: lo scopo della presente direttiva è di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo. La rete Natura 2000, come noto, si compone di SIC e di ZPS. I SIC e le ZPS nell area oggetto di pianificazione sono i seguenti, di cui alcuni sono ricompresi per intero nel territorio oggetto della presente pianificazione, altri solo in parte: SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA COD SIC NOME SITO TIPO SITO REG. BIOG ETTARI ETTARI in CMso IT MONTE DI SCERSCEN - GHIACCIAI DI SCERSCEN E DEL VENTINA E MONTE MOTTA - LAGO PALU' B Alpina IT DISGRAZIA - SISSONE B Alpina IT VAL DI TOGNO - PIZZO SCALINO B Alpina IT VAL MADRE K Alpina IT VAL CERVIA K Alpina IT VALLE DEL LIVRIO K Alpina IT VALLE D'ARIGNA E GHIACCIAIO DI PIZZO DI COCA B Alpina IT VAL FONTANA B Alpina ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE COD ZPS NOME SITO TIPO SITO REG. BIOG ETTARI ETTARI in CMso IT Monte Scerscen C Alpina IT Val di Togno Pizzo Scalino C Alpina IT Disgrazia Sissone C Alpina IT Riserva Regionale Bosco dei Bordighi A Alpina Il totale complessivo delle superfici riferite alla rete natura 2000 è di poco superiore a quello delle aree SIC o ZPS considerate disgiuntamente, dato che le due tipologie di aree sono in gran parte sovrapposte. I Siti di Importanza Comunitaria del lato orobico sono in parte sovrapposti alla ZPS IT Parco delle Orobie 3

5 Valtellinesi, ma non nel territorio interessato dal presente Piano, esterno al territorio del Parco stesso. L area classificata come sola ZPS è solamente una e corrisponde alla Riserva naturale del Bosco dei Bordighi. Di seguito si riporta una tabella riassuntiva del tipo di sito, internamente al territorio del PIF, e della superficie totale interessata dai siti della Rete Natura TIPO sito nel territorio interessato COD SITO NOME SITO ETTARI ETTARI in Cmso SIC e ZPS IT MONTE DI SCERSCEN - GHIACCIAI DI SCERSCEN E DEL VENTINA E MONTE MOTTA - LAGO PALU' SIC e ZPS IT DISGRAZIA - SISSONE SIC e ZPS IT VAL DI TOGNO - PIZZO SCALINO SIC IT VAL MADRE SIC IT VAL CERVIA SIC IT VALLE DEL LIVRIO SIC IT VALLE D'ARIGNA E GHIACCIAIO DI PIZZO DI COCA SIC IT VAL FONTANA ZPS IT Riserva Regionale Bosco dei Bordighi SUPERFICIE TOTALE "RETE NATURA 2000" nel territorio del PIF

6 3. CARATTERISTICHE DEL PIANO La presente Valutazione di Incidenza ambientale è parte integrante del Piano di Indirizzo Forestale (PIF) della Comunità Montana Valtellina di Sondrio. Nel paragrafo successivo sono evidenziati gli aspetti di maggior rilievo riguardo agli interventi previsti dal Piano, a cui si rimanda per altri aspetti di inquadramento o di maggior dettaglio. La finalità principale del PIF della Comunità Montana Valtellina di Sondrio consiste nella definizione di politiche di sviluppo, capaci di riattivare il sistema agro-silvo-pastorale, per una più concreta gestione economica e sociale delle risorse forestali e del sistema del verde in generale, compatibilmente con il mantenimento di elevati livelli di qualità paesaggistico-ambientale e di efficienza ecologica. Lo sviluppo delle strategie di piano e l adozione degli strumenti d azione indirizza la gestione dei popolamenti forestali verso modelli che rendono concrete le finalità della pianificazione mediante il raggiungimento di obbiettivi quali: Valorizzazione economica della risorsa legno Tutela ecologico - ambientale e conservazione del paesaggio Difesa dei suoli e dei versanti Fruibilità turistica-ricreativa In quanto Piano di settore del PTCP, il PIF si pone anche l obiettivo di: contribuire a qualificare, riordinare e potenziare il verde di fondovalle ed in modo particolare la rete ecologica longitudinale (Est-Ovest lungo il corso dei principali torrenti laterali nel fondovalle) e trasversale (Nord-Sud lungo l Adda); favorire una coerente integrazione tra le politiche di gestione degli spazi urbanizzati, le risorse silvopastorali, ambientali e paesaggistiche; fornire strumenti conoscitivi alle amministrazioni comunali impegnate nella redazione dei PGT. 3.1 Obbiettivi principali Il lavoro di sintesi, che porta alla definizione degli obiettivi generali, si è concretizzato: nella stesura delle Schede dei modelli colturali ; nella predisposizione della Carta delle destinazioni selvicolturali e della Carta dei modelli colturali. Le ipotesi di intervento rappresentano l obbiettivo terminale dell analisi di piano e sono rappresentate: dalla Carta delle azioni di piano, che riassume una serie di attività specifiche proposte a carico dei differenti modelli colturali ; dalle Schede delle azioni di piano, serie di obbiettivi particolari volti ad affrontare le tematiche più attuali e le urgenze più gravi che interessano i soprassuoli esaminati (obbiettivi strategici). 5

7 3.2 Obbiettivi (benefici) derivati L adozione delle linee di indirizzo per i soprassuoli forestali e delle azioni di piano porta alla definizione di una serie di obbiettivi derivati, che sono la diretta conseguenza dell applicazione dei criteri di gestione proposti. Si tratta di benefici (obbiettivi) che ricadono direttamente sui soprassuoli ed indirettamente sul territorio e sul paesaggio forestale e sono schematizzabili come segue: Conservazione e miglioramento dei soprassuoli forestali; Gestione attiva delle dinamiche evolutive del bosco; Incremento dei valori intrinseci e multifunzionali della foresta; Prevenzione e protezione dal dissesto idro-geologico; Prevenzione dagli incendi boschivi; Tutela della biodiversità. Conservazione e miglioramento dei soprassuoli forestali I criteri di indirizzo, promossi per la gestione dei soprassuoli forestali della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, hanno come scopo principale la conservazione della foresta e dei suoi spazi naturali. Incentivano l utilizzo e la manutenzione dei boschi e sono essenzialmente mirati al recupero delle risorse forestali e alla valorizzazione della loro componente dinamica. Gestione attiva delle dinamiche evolutive del bosco Le attività selvicolturali che verranno avviate seguendo le indicazioni dei modelli gestionali sono sempre orientate a valorizzare la dinamica naturale dei popolamenti forestali e ad accelerare i processi evolutivi del bosco, per garantirne la vitalità e la continuità nel tempo. Nei popolamenti maturi o invecchiati, l attività insostituibile è l azione (prelievo legnoso), l obbiettivo è rivitalizzare i processi dinamici (liberare la rinnovazione naturale di qualsiasi natura e/o creare condizioni favorevoli alla sua diffusione). Incremento dei valori intrinseci e multifunzionali della foresta E parere comune dei tecnici che operano in bosco che l attività forestale promuove e contribuisce a mantenere l intrinseca multifunzionalità di ogni popolamento forestale. La selvicoltura seminaturale guida lo sviluppo del bosco verso il raggiungimento di obiettivi economici, ecologici e sociali fondandosi sui processi naturali. Questi riguardano la salvaguardia della fertilità del suolo, il ringiovanimento del bosco, la mescolanza di essenze arboree e la conservazione della biodiversità. La fertilità del suolo viene garantita dalla luce che penetra sotto chioma e attiva i processi di mineralizzazione della lettiera; creare luce con i tagli ed i miglioramenti forestali significa anche innescare le dinamiche dei popolamenti e contribuire a modellare habitat diversificati capaci di ospitare specie differenti. I boschi gestiti sono inoltre paesaggisticamente più apprezzati, più fruibili e appetiti dal turista e/o dall appassionato, che evitano soprassuoli intricati e decadenti. Prevenzione e protezione dal dissesto idro-geologico L efficacia del bosco nel prevenire il dissesto idro-geologico non dipende esclusivamente dallo stato colturale del popolamento forestale, ma è condizionata dal tipo di vegetazione, dal suo stadio evolutivo e dalle caratteristiche stazionali del sito. L azione di un soprassuolo forestale maturo di conifere lungo un versante fortemente inclinato e franoso, è molto differente rispetto quella esercitata da un popolamento di 6

8 ontano verde o di un saliceto di greto nello stesso ambiente. Nel primo caso la presenza del bosco è un fattore destabilizzante, nel secondo può avere effetto contrario contribuendo al consolidamento del suolo (azione dell apparato radicale) oltre ad alleggerire il versante allontanando le acque immagazzinate dal suolo, grazie al processo dell evapotraspirazione. Allo stesso modo l efficacia protettiva di un bosco adulto d alto fusto, in stazioni soggette a caduta massi, è maggiore rispetto a un popolamento in via di sviluppo. L azione del bosco nei confronti di un dissesto potenziale è inoltre molto difficile da determinare. La decisone se, e con quali criteri intervenire in un bosco di protezione, deve essere valutata di volta in volta in funzione: della natura del pericolo, del tipo di bosco e del ruolo che svolge nel contesto esaminato. Certamente la mancata gestione dei popolamenti è causa del cattivo stato dei soprassuoli forestali (rovesciamento delle ceppaie nei cedui, schianti nelle fustaie, ecc.) che a sua volta può essere causa dell innesco di eventi potenzialmente a rischio di dissesto idrogeologico. La gestione dei popolamenti promossa dal presente piano, favorisce cure a carico dei soprassuoli protettivi, finalizzate alla riduzione dei pericoli naturali, in situazioni di riconosciuta efficacia dell azione del bosco (laddove il bosco può impedire o ridurre l azione dei pericoli naturali su persone o beni materiali) e di reale disordine colturale (vedi anche obbiettivi strategici). Prevenzione dagli incendi boschivi La gestione selvicolturale attiva è sicuramente uno degli strumenti più efficaci di prevenzione dagli incendi boschivi. Gli interventi forestali contribuiscono a modificare i popolamenti, conferendo ai soprassuoli modelli strutturali caratterizzati da minori densità ed una maggiore variabilità spaziale. Con le utilizzazioni e con le cure colturali ai soprassuoli, si provvede inoltre a ridurre la biomassa e la necromassa dei popolamenti, così da limitare il potenziale di innesco. Il nuovo orientamento dei lavori in bosco, reso possibile dall ampliamento della filiera bosco-legno che comporta l utilizzo della pianta intera per la produzione di cippato con gli scarti di prima lavorazione, esalta l azione della selvicoltura come mezzo di prevenzione dagli incendi boschivi. Tutela della biodiversità Uno sfruttamento più razionale del bosco, come già ipotizzato in precedenza (incremento dei valori intrinseci e multifunzionali della foresta), può essere uno vantaggio per la biodiversità. Poiché da decenni cresce più massa legnosa di quella che viene tagliata, i boschi valtellinesi sono diventati più fitti e più scuri, compromettendo così la sopravvivenza di numerosi abitanti di questi ambienti - dalle orchidee eliofile a numerose farfalle, passando per il Gallo cedrone che è in cima alla Lista rossa delle specie minacciate. Abbattere alberi può dunque essere un mezzo efficace per rimediare al problema. In ogni caso occorre fare in modo che le specie che vivono di legno morto ne abbiano a sufficienza. Le attività di gestione dei popolamenti forestali, prevedono anche la presenza di una quota precisa di questa componente strutturale. Vanno protetti anche i cosiddetti alberi-biotopi, cioè quelli che presentano ad esempio cavità utilizzate da uccelli o piccoli mammiferi. 3.3 Obbiettivi strategici Azioni di piano Gli obbiettivi strategici sono rivolti sempre al sistema foresta ma ricadono in modo più diretto sulla componente territoriale e paesaggistica; alcuni di questi sono volti tra l altro a promuovere forme di gestione alternativa dei popolamenti forestali e suggeriscono nuove strategie di potenziamento della filiera bosco legno. Questi obbietti di larga scala vengo sviluppati in modo dettagliato nelle allegate Schede delle azioni di piano e sono di seguito brevemente illustrati: Ricostituzione di boschi degradati e/o danneggiati da fattori abiotici; 7

9 Ricostituzione di boschi danneggiati o potenzialmente danneggiabili da fattori biotici; Interventi nei boschi di protezione; Conservazione e ricostituzione degli habitat di maggior valore naturalistico; Prevenzione dagli incendi boschivi e da altri danni di natura abiotica e biotica; Conservazione e di tutela dei Castagneti da frutto Ricostituzione e tutela della rete ecologica e della componente forestale del paesaggio nel fondovalle; Conservazione e ripristino degli elementi naturali tradizionali dell'agroecosistema (praterie montane da fieno); Potenziamento delle filiera bosco-legno; Promozione dell utilizzo delle biomasse legnose a fini energetici. Ricostituzione di boschi degradati e/o danneggiati da fattori abiotici Obbiettivo rivolto al recupero di soprassuoli non gestiti o gestiti in modo irrazionale (boschi degradati), di boschi protettivi la cui gestione è auspicabile per massimizzare l attitudine protettiva dei soprassuoli, di formazioni danneggiate dall azione di eventi naturali (passaggio del fuoco, schianti da vento e/o da neve, ecc.). Ricostituzione di boschi danneggiati o potenzialmente danneggiabili da fattori biotici Azioni finalizzate al ripristino dei soprassuoli successivo alla parziale o totale distruzione del bosco a seguito del verificarsi dell azione distruttiva di fattori biotici (per esempio bostrico acuminato pineta di pino silvestre); azioni finalizzati ad arricchire la mescolanza ed ad accelerare i processi dinamici nelle formazioni caratterizzate da un importante monotonia di composizione. Conservazione e ricostituzione degli habitat di maggior valore naturalistico Azioni volte ad implementare le dinamiche naturali e i mutamenti intesi come un elemento integrante degli obiettivi di conservazione della natura. La naturale perturbazione dell ecosistema forestale da parte del vento, della neve, dei fulmini e degli schianti dei grandi alberi morti, che è spesso «simulata» dalle attività di raccolta nella selvicoltura sostenibile, costituisce un importante fattore per mantenere una serie di strutture di habitat, una distribuzione a mosaico di differenti classi di età e un elevato livello di biodiversità. E importante sapere che:.a differenza di quanto comunemente si pensa, le foreste vergini europee non ospitano più specie rispetto ai boschi coltivati. Al contrario, gli interventi dell uomo su questi favoriscono spesso la diversità strutturale, dando luogo ad un mosaico di spazi vitali differenti. E questo influisce positivamente sul numero delle specie. La naturalità o la seminaturalità di un ecosistema boschivo, quindi, non sono sintomo di grande diversità biologica (rapporto forestale 2005 Ufficio federale dell ambiente, delle foreste e del paesaggio UFAFP Svizzera). Prevenzione dagli incendi boschivi e da altri danni di natura abiotica e biotica Azioni volte a ringiovanire il soprassuolo ed ad allontanare la matrice forestale senescente e/o seccagginosa che si può accumulare in bosco a seguito del verificarsi di eventi naturali improvvisi quali, schianti, attacchi massici di parassiti, o successivamente alla mancata gestione dei popolamenti forestali. Promozione del principio dell utilizzazione totale qualora si operi in ambiti ad alto rischio di incendio. Promozione degli interventi colturali (tagli e miglioramenti) intesi come strumento di prevenzione dagli incendi boschivi (privilegiare azioni colturali nei popolamenti ad alto rischio ). 8

10 Conservazione e di tutela dei Castagneti da frutto Recupero e la valorizzazione di antiche selve castanili; oltre a ripristinare le potenzialità biologiche e produttive dei castagneti, legate essenzialmente al frutto, riqualifica e tutela, delle componenti naturali (praterie sotto chioma) e degli elementi antropici (sentieri, terrazzamenti, ecc.) che caratterizzano tali formazioni. L obiettivo è dunque indirizzato al recupero della multifunzionalità del castagneto da frutto. Ricostituzione e tutela della rete ecologica e della componente forestale del paesaggio nel fondovalle Tutti i soprassuoli forestali e i diversi aspetti naturali che compongono il sistema verde di fondovalle sono, di fatto, gli elementi intorno ai quali possono essere avviate politiche di ricucitura ed ampliamento delle fasce boscate dei corridoi ecologici trasversali e longitudinali. Il PIF realizza il censimento e la caratterizzazione delle "componenti verdi" presenti nel territorio che, appunto, possono essere interpretate come "elementi per la rete ecologica". L obbiettivo è quello di conservare e migliorare le formazioni naturali presenti e predisporre una base conoscitiva di partenza per ampliare la componente forestale del paesaggio del fondovalle. Conservazione e ripristino degli elementi naturali tradizionali dell'agroecosistema (praterie montane da fieno) Le praterie montane da fieno rappresentano ambiti seminaturali in fase di forte contrazione e degradazione per abbandono. Il loro mantenimento (obbiettivo strategico di piano) è indissolubilmente legato all attività agricola (sfalcio, pascolamento e concimazione). La conservazione e la promozione delle praterie montane da fieno possono essere garantite soltanto da agricoltori informati e motivati. Definire accordi di gestione con i coltivatori, attraverso i quali vengono concordate prestazioni e indennità, può rappresentare uno strumento per rendere possibile la conservazione e la promozione di questi ambiti seminaturali degli orizzonti submontano e montano. Potenziamento delle filiera bosco-legno Il punto più critico dell intera filiera foresta-legno è rappresentato dall inadeguatezza di politiche in grado di valorizzare con finalità produttive le risorse boschive locali. Poiché il Piano di Indirizzo non può modificare l attuale direzione delle politiche regionali, gli obbietti di Piano devono incentrarsi esclusivamente su concrete proposte di filiera tese a sostenere la fase di prima lavorazione delle risorsa legno come ad esempio: il principio dell utilizzazione totale; la mobilitazione legno; la programmazione su larga scala (proposte di piano vedi cap La filiera bosco legno ). Promozione dell utilizzo delle biomasse legnose a fini energetici Favorire la diffusione di impianti di piccole o medie dimensioni funzionanti a cippato, gestiti direttamente da imprese boschive con contratti di calore e/o fornitura; ciò permetterebbe alle stesse Ditte boschive di avere un ulteriore margine di guadagno sulle proprie lavorazioni e di valorizzare uno scarto altrimenti destinato a rimanere in bosco (diventando spesso un problema ). Opportuni bandi di finanziamento previsti dal P.S.R e altri che spesso vengono aperti per la realizzazione di tali impianti, dovrebbero essere maggiormente divulgati ai Comuni e ai privati, coinvolgendo direttamente le imprese boschive o le aziende agricole che intendono sviluppare maggiormente o dedicarsi ex-novo a tale settore. A differenza dei grossi impianti di teleriscaldamento esistenti che si approvvigionano di biomasse quasi sempre provenienti da risorse forestali di altre Regioni (molto spesso da oltre confine) e che quindi non hanno praticamente alcuna ricaduta sul territorio, la presenza di impianti di potenza inferiore a 1,0 Mw a scopi energetici per uso familiare o plurifamiliare, avrebbe un ruolo attivo nella gestione dei boschi. Recentemente in altre Regioni confinanti si sono valutati i costi di produzione diretta della biomassa che potrebbe rendersi facilmente disponibile per fini energetici dai cantieri forestali. Dalla media dei dati raccolti si è stimato che il costo unitario di lavorazione per ottenere cippato risulta essere compreso tra 49-58/mst. Si tratta 9

11 quindi di costi rilevanti che non rendono per ora conveniente il recupero del legname - nelle condizioni medie - per il solo impiegio diretto come biomassa. E invece risultato sempre conveniente in termini economici l impiego di biomasse recuperate e cippate sotto le linee di esbosco, presso i piazzali di arrivo delle teleferiche. Generalmente i costi di lavorazione si riducono anche solo ad un terzo, e l incidenza dei costi di trasporto è maggiore rispetto a quelli, che di cippatura del materiale concentrato presso i piazzali. A tal proposito sarebbe pertanto opportuno prevedere in futuro di lavorare ed esboscare in bosco le piante intere, per avere sui piazzali i rami e i cimali da utilizzarsi come biomassa. Ciò implica che in futuro alcune imprese locali dovranno dotarsi oltre che di moderni cippatori anche di processori e torrette per l esbosco. Infatti l esbosco di legname a singoli tronchi, con il taglio in bosco di cimali e ramaglie (come avviene ancora oggi nella maggior parte dei cantieri forestali), rende del tutto inutile il pensare di rendere conveniente tale filiera. Altra possibilità consiste nel favorire la gestione forestale di proprietà private per il recupero della biomassa, mediate contratti per legna ; con i quali i proprietari, concedono l utilizzo dei propri soprassuoli alle imprese boschive in cambio di una certa quantità di legna esboscata. Il vantaggio per aree fortemente frammentate e non servite da strade è dato dalla possibilità di gestire boschi abbandonati, grazie alla professionalità delle Imprese boschive e all istallazione di adeguate infrastrutture di esbosco (blonden e torrette d esbosco). 10

12 4. DESCRIZIONE DEL PIANO Nei paragrafi seguenti vengono descritti i principali aspetti di possibile incidenza del piano, che possono essere brevemente schematizzati nelle tre seguenti categorie: selvicoltura ed utilizzazioni forestali (carta dei modelli colturali e delle azioni di piano) superfici boschive soggette a possibile cambio d uso del suolo (carta delle trasformazioni) previsioni di nuova viabilità silvopastorale (carta delle trasformazioni) Le indicazioni riguardo alle utilizzazioni forestali si articolano in funzione del modello selvicolturale, dipendente dalla macroarea a cui si riferiscono, della funzione individuata e del tipo forestale. 4.1 Carta dei modelli colturali La carta modelli colturali (Tav. 9) è stata realizzata a partire dai tematismi: destinazioni selvicolturali e tipi forestali differenziati per ciascuna delle tre macroaree definite all interno del comprensorio territoriale della Comunità Montana Valtellina di Sondrio. Il lavoro di sintesi ha avuto come risultato finale la definizione di 47 modelli colturali differenti: per ciascuno dei 47 modelli selvicolturali individuati è stata predisposta un apposita scheda ( schede dei modelli colturali ), che oltre a suggerire i criteri di gestione delle tipologie forestali, descrive in modo dettagliato i popolamenti, i loro ambiti di diffusione, e ne delineano la possibile evoluzione nel tempo. Le schede sono riportate di seguito. Aceri-frassineti/aceri tiglieti di produzione Valmalenco Per quanto attiene al dinamismo, queste formazioni sono condizionate dal livello di umidità stazionale; possono ritenersi nel complesso stabili poiché, nel loro optimum, poche altre specie arboree riescono a prendere il sopravvento. La loro tendenza dinamica è in espansione soprattutto a carico delle aree a prateria secondaria e dei castagneti abbandonati o non gestiti. Maggenghi di mezza costa; Le foreste di versante ed i valloni di Tilio- Acerion costituiscono Habitat prioritario ai sensi di "Rete Natura 2000" Interventi che favoriscano processi di involuzione strutturale dei soprassuoli (taglio delle piante più promettenti); Ceduazioni negli aceri-frassineti di neoformazione. Essendo queste formazioni, ancora in fase di sviluppo e non costituendo un modello ottimale di gestione per localizzazione e per caratteristiche dei popolamenti, risultano difficilmente applicabili tecniche di allevamento con obbiettivi volti a produzioni di qualità (i noti tagli di educazione). I primi interventi da operare nei nostri boschi mesofili, caratterizzati da un elevato grado di disordine colturale, sono miglioramenti volti alla selezione dei soggetti da seme e delle matricine più promettenti, all eliminazione delle piante deperienti (vecchi castagni) e malconformate e alle ripuliture da arbusti invadenti, che rallentano il corretto sviluppo del soprassuolo. Con la finalità dell ottenimento di facile legna da ardere (boschi privati) attualmente gli indirizzi selvicolturali vanno esattamente nel senso opposto della gestione oculata, comportando il taglio dei soggetti più sviluppati e promettenti e la salvaguardia dei fenotipi peggio conformati. 11

13 Aceri-frassineti/aceri tiglieti di produzione Orobica - Retica Per quanto attiene al dinamismo, queste formazioni sono condizionate dal livello di umidità stazionale; possono ritenersi nel complesso stabili poiché, nel loro optimum, poche altre specie arboree riescono a prendere il sopravvento. La loro tendenza dinamica è in espansione soprattutto a carico delle aree a prateria secondaria e dei castagneti abbandonati o non gestiti. Maggenghi di mezza costa; Le foreste di versante ed i valloni di Tilio- Acerion costituiscono Habitat prioritario ai sensi di "Rete Natura 2000" Ceduazioni, ed in Considerata lo stadio di sviluppo ed i particolare i tagli a carico livelli provvigionali degli aceri-frassineti di degli individui più sviluppati questi versanti si consiglia di lasciare il di acero di monte, tiglio e bosco alla libera evoluzione, nell attesa frassino maggiore; di ottenere un soprassuolo più maturo e interventi negli acerifrassineti di neoformazione di sfollo solo quando il soprassuolo strutturato. Si possono adottare interventi presenta una buona densità e copertura. Altra attività consigliata è quella di intervenire con la selezione, rilasciando all interno dell acero-frasineto o dell acero-tiglieto anche altre specie pregiate, quali ciliegio, oppure rovere, abbastanza presenti nei boschi di latifoglie mesofile riscontrati nella zona. Aceri-frassineti/aceri tiglieti di protezione Orobica - Retica - Valmalenco Boschi in generale Le foreste di versante espansione: lungo le ed i valloni di Tilioforre a carico degli alneti Acerion costituiscono di ontano bianco meno Habitat prioritario ai disturbati dalle piene dei sensi di "Rete Natura torrenti; nei castagneti 2000" delle zone più umide avanzata in particolare del tiglio; nei prati prevale il frassino d invasione con raro acero di monte. Qualsiasi intervento con finalità produttiva; Attività che conducano all alterazione della vegetazione di forra. Alleggerimento dei versanti detritici più instabili mediante taglio del soprassuolo (governo ceduo semplice); In considerazione del ruolo che queste formazioni giocano nella colonizzazione delle aree anche rupicole prossime ai torrenti e lungo i versanti umidi, non si prevedono altri interventi selvicolturali. Aceri-frassineti/aceri tiglieti a destinazione naturalistica/paesaggistica Orobica - Retica - Valmalenco Boschi in generale Maggenghi di mezza espansione: lungo le costa; forre a carico degli alneti Taglio, transito mezzi e accatastamento legname nel periodo 15 marzo-15 Tagli mirati ai margini di radure ed ecotoni con mantenimento delle discontinuità del soprassuolo arboreo; 12

14 forre a carico degli alneti di ontano bianco meno disturbati dalle piene dei torrenti; nei castagneti delle zone più umide avanzata in particolare del tiglio; nei prati prevale il frassino d invasione con raro acero di monte. Le foreste di versante ed i valloni di Tilio- Acerion costituiscono Habitat prioritario ai sensi di "Rete Natura 2000" nel periodo 15 marzo-15 luglio; Taglio di piante con buchi di Picchi (nidi e fori di alimentazione); Taglio di tutte le piante mature con diametro superiore ai 50 cm; Tagli a buche su superfici superiori a mq; Attività che conducano all alterazione della vegetazione di forra. discontinuità del soprassuolo arboreo; Rilascio di tutte le essenze baccifere (Sorbo, Sambuco, Sanguinello, Lantana, Ciliegio selvatico, Nocciolo); Tagli finalizzati alla diversificazione della struttura e della componente vegetazionale con la selezione all interno dell acero-frassineto o dell acero-tiglieto anche di altre specie pregiate, quali ciliegio, oppure rovere, frequenti nei boschi di latifoglie mesofile rilevati; Mantenimento del sottobosco a nocciolo dove presente; Mantenimento di almeno 5 piante mature ad ettaro con diametro superiore ai 50 cm. Alneto di Ontano bianco e Ontano nero Orobica - Retica - Valmalenco Boschi relativamente stabili, ma legati indissolubilmente ad alti tenori di umidità del suolo. In assenza di alterazioni del regime idrico l alneto di o. nero è da ritenersi stabile. L alneto di o. bianco può evolvere nelle zone periferiche dei corsi d acqua, meno disturbate, in cenosi miste con frassino e tiglio. Frammentazione; Intrusione di specie alloctone; I boschi alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior costituiscono Habitat prioritario (Rete Natura 2000) Alneto di Ontano nero - Alterare la fisionomia della vegetazione spondale e la sua integrità. In linea generale astenersi dal taglio se non per lavori forestali mirati di ridotta entità. Alneto di Ontano bianco - Interventi non finalizzati al miglioramento degli habitat. I frammenti di bosco umido (boschi planiziali, lungo fasce fluviali e/o canali) sono da conservare per il loro interesse naturalistico, evitando ogni drenaggio e ogni altra intrusione. I nuclei di ceduo, solo se ben estesi e non eccessivamente invecchiati, potrebbero essere convertiti a fustaia. E importante intervenire con reimpianti di o. nero in aree umide, per il recupero dei pioppeti abbandonati o per arricchire i saliceti di salice bianco. In considerazione dell elevato valore naturalistico della specie e del ruolo che, l alneta di o. bianco, gioca nella colonizzazione delle aree prossime ai torrenti e lungo i versanti umidi, non si prevedono interventi selvicolturali. Castagneto dei substrati silicatici dei suoli mesici di produzione Retica - Valmalenco La naturale evoluzione dei castagneti potrebbe portate, in molte stazioni, al ritorno degli acerifrassineti. Il bosco di castagno può ritenersi stabile solo se soggetto a periodiche cure tese Abbandono colturale; Disseccamenti dei castagneti da frutto (siccità?); Attacchi di specie patogene; I castagneti da frutto costituiscono Habitat prioritario (Rete Natura Abbandono colturale dei castagneti da frutto e/o delle selve castanili. Tagli di rapina esclusivamente a carico delle piante più promettenti, che favoriscono processi di involuzione strutturale dei Gli interventi in queste formazioni possono essere indirizzati ad una conservazione del castagno, soprattutto in prossimità dei centri abitati e dei nuclei rurali, mediante azioni finalizzate a preservare gli antichi esemplari da frutto e a selezionare le matricine più vigorose, sane e meglio affrancate sulle ceppaie. 13

15 alla coltivazione e al mantenimento delle formazioni da frutto e delle selve castanili. 2000). soprassuoli. In contemporanea bisognerà agire per ridurre l invadenza della vegetazione spontanea che progressivamente ha colonizzato le selve castanili (f. maggiore, tiglio, ciliegio, ed altre specie accessorie). Su questa componente si dovrà intervenire con ceduazioni decise, ma sempre assicurando lo sviluppo di un certo numero di matricine delle specie principali. Laddove non si ritiene necessario favorire il castagno (eccessivo degrado delle selve, lontananza dai nuclei abitativi, ecc.) sarà comunque importante programmare attività di miglioramento dei soprassuoli finalizzate ad accelerare lo sviluppo strutturale dei boschi (ceduazioni di selezione con rilascio di numerose matricine). Castagneto dei substrati silicatici dei suoli mesici di produzione Orobica Formazione di boschi misti plurispecifici e disetanei, caratterizzati da un estremo disordine colturale, a causa della cessazione delle attività di gestione. Abbandono colturale; Disseccamenti dei castagneti da frutto (siccità?); Attacchi di specie patogene; I castagneti da frutto costituiscono Habitat prioritario (Rete Natura 2000). Abbandono colturale dei castagneti da frutto e/o delle selve castanili. Tagli di rapina esclusivamente a carico delle piante più promettenti, che favoriscono processi di involuzione strutturale dei soprassuoli. Nei castagneti si devono valutare le potenzialità produttive del sito: in quelli da frutto si può tentare il recuperare dell antica coltura solo in presenza di piante non eccessivamente compromesse; laddove per condizioni fitosanitarie ed evolutive il castagneto è irrecuperabile si può intervenire con il taglio dei vecchi castagni deperienti ed il successivi diradamenti sui rigetti e sulle latifoglie d invasione, in prospettiva di ottenere popolamenti misti. Nei boschi, destinati alla produzione di legna da ardere, il governo ceduo è sempre adatto; per avere buoni risultati è necessario avere ceppaie/ettaro ed adottare turni di circa anni. Nel caso di castagneti dotati di una buona ossatura, in ambienti favorevoli, si può prevedere la conversione ad alto fusto del popolamento mediante matricinatura intensiva. E fondamentale riprendere la cura dei castagneti ed intervenire con criterio,per consolidare la struttura del popolamento e favorire la formazione di boschi misti. 14

16 Castagneto dei substrati silicatici dei suoli xerici/mesoxerici di produzione Orobica - Retica - Valmalenco La dinamica di queste categorie vegetazionali potrebbe portare, in molte stazioni, al ritorno dei querceti di rovere. Il bosco di castagno può ritenersi stabile solo se soggetto a periodiche cure tese alla coltivazione e al mantenimento delle formazioni da frutto e delle selve castanili. Abbandono colturale; Disseccamenti dei castagneti da frutto (siccità?); Attacchi di specie patogene; I castagneti da frutto costituiscono Habitat prioritario (Rete Natura 2000). Abbandono colturale dei castagneti da frutto e/o delle selve castanili. Tagli di rapina esclusivamente a carico delle piante più promettenti, che favoriscono processi di involuzione strutturale dei soprassuoli. Per potenziare la funzionalità e le potenzialità dei popolamenti governati a ceduo, gli indirizzi colturali devono orientarsi verso l aumento dell età dei soggetti, mediante riduzione della densità del popolamento, ed adozione di tecniche di matricinatura finalizzate alla conservazione delle classi diametriche meno rappresentate. Nei tratti di bosco ove i castagneti si presentano in consociazione alle querce è possibile lasciare le formazioni alla libera evoluzione anche se sarebbe opportuno adottare dei tagli di selezione sui castagni, per consolidare la struttura del bosco e per favorire la diffusione della quercia e di altre specie. I castagneti da frutto abbandonati richiedono accorgimenti specifici: le ipotesi di gestione riguardano il recupero delle selve castanili solo nel caso in cui ci sia un riscontro positivo in termini di condizioni fitosanitarie del bosco e di possibilità gestionali future, altrimenti si consiglia di assecondare l evoluzione delle selve abbandonate. Castagneto dei sub. silicatici a destinazione naturalistica/paesaggistica Orobica - Retica - Valmalenco La naturale evoluzione dei castagneti dovrebbe assecondarne la progressione verso le tipologie che sono ritenute potenziali o ecologicamente coerenti. Il bosco di castagno può ritenersi stabile solo se soggetto a periodiche cure tese alla coltivazione e al mantenimento delle selve castanili e dei castagneti da frutto. Abbandono colturale; Disseccamenti dei castagneti da frutto (siccità?); Attacchi di specie patogene; I castagneti da frutto costituiscono Habitat prioritario (Rete Natura 2000). Abbandono colturale; Taglio nel periodo 15 marzo-15 luglio (interventi di potatura inclusi); taglio di piante con buchi di Picchi (nidi e fori di alimentazione) e di tutte le piante vetuste ricche di cavità naturali. Ripresa della coltivazione dei boschi (a ceduo o a castageto da frutto); La coltivazione deve seguire un regime di selvicoltura a basso impatto. Per potenziare la funzionalità e la biodiversità dei popolamenti governati a ceduo, gli indirizzi colturali devono orientarsi verso l aumento dell età dei soggetti e l adozione di tecniche di matricinatura finalizzate alla conservazione delle minoranze dendrologiche. Mantenimento di alberi vetusti ricchi di cavità naturali; Mantenimento di almeno 4 piante senescenti o morte/ha; Rilascio di tutte le essenze baccifere presenti lungo i margini dei consorzi a castagno; Mantenimento delle radure extra castagneto evitandone la chiusura; Rilascio di alberi vivi di grandi dimensioni 15

17 (diametro superiore a 50 cm se presenti); Mantenimento di una struttura spaziata, evitando l eccessivo rimboschimento del sottobosco dovuto alla rinnovazione. Castagneto dei substrati silicatici di protezione Orobica - Retica - Valmalenco La dinamica di questa categoria vegetazionale potrebbe portare, in molte stazioni, al ritorno dei querceti di rovere. Incendi; Attacchi di specie patogene; I castagneti da frutto costituiscono Habitat prioritario (Rete Natura 2000). Qualsiasi intervento con finalità produttiva; Azioni non finalizzate ad incrementare la funzione di protezione (autoprotezione, eteroprotezione) di questi boschi e a favorire la diffusione di piante arboree autoctone diverse dal castagno (maggior grado di naturalità, maggiore tolleranza a eventi distruttivi). Nelle aree più esposte, dove i castagneti assolvono principalmente la funzione di protezione, il castagno forma popolamenti misti con le querce e/o altre specie dalle spiccate caratteristiche pioniere; in tutte queste situazioni è consigliabile lasciare le formazioni alla libera evoluzione, eventualmente adottando dei tagli di contenimento sui castagni per favorire la quercia. Faggeta montana dei substrati silicatici ad altra destinazione Orobica - Retica Formazione stabile in condizioni ottimali ma a rischio di involuzione verso la pecceta montana se assoggettata a ceduazioni frequenti senza il rilascio di un sufficiente numero di matricine adeguate. Maggenghi di mezza costa. Eccessiva frammentazione Mantenimento governo ceduo o degli habitat (tagli estesi eventuale avviamento a fustaia se le con rilascio di un numero condizioni lo consentono. In linea insufficiente di matricine), generale è da favorire la ripresa del che riduce la qualità faggio sull abete rosso e sul pino ambientale e favorisce la silvestre. Tutti i tipi di intervento diffusione dell abete rosso. programmato dovranno comportare Eliminazione delle latifoglie prelievi limitati sulla componente a di accompagnamento; latifoglia con rilascio delle matricine Formazione di strutture meglio conformate ed affrancate sulla troppo regolari (governo ceppaia. E buona regola favorire la rinn. ceduo semplice). da seme di faggio, sacrificando eventualmente le conifere presenti. Un eccessiva diffusione della picea nelle faggete potrebbe provocare riduzioni della fertilità stazionale e conseguente minore eterogeneità delle formazioni. Sono da rilasciare piante secche o marcescenti a vantaggio di altre componenti della catena alimentare. Le formazioni dalle spiccate caratteristiche di protezione sono da lasciare alla libera evoluzione. 16

18 Faggeta submontana e montana dei substrati silicatici di produzione Orobica - Retica Formazione stabile in condizioni ottimali ma a rischio di involuzione verso la pecceta montana se assoggettata a ceduazioni frequenti senza il rilascio di un sufficiente numero di matricine adeguate. Maggenghi di mezza costa. Eccessiva frammentazione La gestione delle faggete è storicamente degli habitat (tagli estesi indirizzata verso la produzione di legna con rilascio di un numero da ardere. Attualmente questi boschi insufficiente di matricine), sono rappresentati per lo più cedui che riduce la qualità trascurati dal punto di vista selvicolturale ambientale e favorisce la (poco gestiti e/o eccessivamente diffusione dell abete rosso. sfruttati) ed alterati dalla discesa della Eliminazione delle latifoglie picea. La programmazione di interventi di accompagnamento. per la riqualificazione delle faggete deve innanzitutto rivitalizzare la componente a faggio esistente, mediante la selezione sulle ceppaie dei polloni più vigorosi. Va altresì favorita la rinnovazione gamica del faggio e delle altre latifoglie nobili (diradamenti mirati e cure colturali), mentre si dovrà ridimensionare l eventuale presenza delle conifere. La conversione ad alto fusto potrà essere programmata - nelle localizzazione favorevoli - per i boschi meglio conservati, dotati di un ossatura densa e vitale. E comunque senza dubbio possibile mantenere il governo ceduo dei popolamenti meno evoluti e più svantaggiati per collocazione e fertilità. Formazione di latifoglie pioniere Orobica - Retica - Valmalenco Il betuleto secondario ed Maggenghi di mezza il pioppeto di p. tremulo costa sono, per funzioni e caratteristiche, boschi tipicamente transitori. La loro tendenza dinamica è quella di venire sostituiti gradatamente dalle tipologie che sono ritenute ecologicamente coerenti. Il corileto rappresenta una cenosi stabile; fanno eccezione i corileti secondari (vedi betuleto). Formazioni stabili nelle aree rupicole. Interventi di taglio a raso (ceduo semplice) se non finalizzati al recupero di aree aperte prative e pascolate. Nelle formazioni pioniere si può assecondare l evoluzione naturale del soprassuolo in tutte le situazioni in cui si stia affermando la rinnovazione di specie del bosco climacico; saranno dunque programmati diradamenti per liberare progressivamente il novellame della altre specie o per favorirne l insediamento a scapito della betulla e/o del pioppo tremulo. Tuttavia è buona regola il mantenimento di una buona proporzione di latifoglie pioniere rispetto alla matrice forestale dominante per diversificare la componente vegetazionale e faunistica; Rilascio di tutte le essenze baccifere, (Sorbo, Sambuco, Sanguinello, Lantana, Ciliegio selvatico, Nocciolo). 17

19 Formazioni azonali Orobica - Retica - Valmalenco Formazioni Le alnete di Ontano tendenzialmente stabili, verde - in particolare - la cui evoluzione verso possono costituire aree cenosi boschive più trofiche per galliformi. consolidate è condizionata da particolari condizioni stazionali (mughete) e/o dal ricorrere di fenomeni che impediscono la maturazione dell ecotopo (alneto di ontano verde). Qualsiasi intervento selvicolturale se non finalizzato a favorire trend evolutivi in atto e/o a recuperare superfici pascolive o prative prossime alle malghe. Alneto di Ontano verde il ruolo dell alneto di ontano verde è essenzialmente di tipo ambientale e protettivo; in particolare, va ricordato il suo ruolo di nicchia protetta per la fauna (gallo forcello, ungulati) nelle aree in cui si alterna alle praterie. In linea generale non sono da prevedersi interventi selvicolturali salvo in aree non soggette a valanghe o slavine ricorrenti in cui costituisca un temporaneo ostacolo al pronto reinsediamento spontaneo alla rinnovazione naturale, o nel caso in cui costituisca vegetazione invadente i margini di praterie o le radure erbose in bosco. Mugheta microterma dei substrati silicatici - questi popolamenti arbustivi, unicamente a valenza naturalistica, protettiva e paesaggistica, non sono sottomessi a regimi selvicolturali, né si prevedono interventi diretti. Formazioni preforestali Orobica - Retica - Valmalenco Formazioni in progressiva evoluzione verso la tipologia forestale corrispondente. Incendi; Autoprotezione. Qualsiasi intervento con finalità produttive non programmato per l ottenimento di un obbiettivo specifico (recupero di soprassuoli danneggiati da incendio, ripristino di aree prative e/o pascolive prossime a stazione di maggengo e/o alpeggio). Interventi di ripulitura e sfollo sulle formazioni preforestali insediate in aree percorso dal fuoco e storicamente occupate da bosco, tesi a favorire l affermazione ed il consolidamento dei giovani soprassuoli; interventi selvicolturali, anche incisivi (taglio raso), nelle situazioni in cui le formazioni preforestali rappresentano aspetti di colonizzazioni di aree prative, prossime ad alpeggi e maggenghi, qualora s intenda recuperare l antica destinazione del suolo; libera evoluzione per le formazioni d alta quota, per quelle che occupano ghiaioni e/o stazioni rupicole. 18

20 Formazioni recenti ad attitudine produttiva Orobica - Retica - Valmalenco Formazioni recenti in fase di ulteriore e rapido consolidamento. Nel lungo periodo la loro tendenza dinamica è quella di venire sostituiti gradatamente dalle tipologie che sono ritenute ecologicamente coerenti. E assolutamente da evitare l ulteriore espansione di questi boschi a scapito di terreni agricoli, prati e/o terrazzamenti; Il taglio raso del soprassuolo per evitare il ricaccio dei polloni che soffocherebbero l eventuale sviluppo della rinnovazione climacia e/o autoctona. Queste formazioni recenti potrebbero essere convenientemente riconvertite alla destinazione originaria (prateria, vigneti, coltivi, ecc.); in tutte le situazione dove andrà a consolidarsi il soprassuolo boschivo i modelli colturali saranno differenti per ciascun tipo forestale considerato. Nelle formazioni pioniere si può assecondare l evoluzione naturale del soprassuolo con diradamenti per liberare progressivamente il novellame della altre specie o per favorirne l insediamento a scapito della betulla e/o del pioppo tremulo; la gestione dei robineti passa attraverso l invecchiamento delle ceppaie di robinia, avendo cura di eseguire, fin dai primi anni, gli opportuni diradamenti, che conducono alla produzione di buone quantità di legna ed alla perdita di vitalità della formazione, in modo da ricreare condizioni favorevoli ad una nuova espansione delle formazioni planiziali e/o mesofile. Lariceti e Larici-cembreti di protezione Orobica - Retica - Valmalenco Formazioni stabili; la cui In aree rupicole evoluzione è fortemente numerose specie rallentata da condizioni prioritarie ai sensi della stazionali Dir. 79/409/CEE. particolarmente restrittive (suoli minerali, ridotto periodo vegetativo; elevate escursioni termiche, forte irraggiamento, aridità, ecc.). Qualsiasi intervento con finalità produttiva; Azioni non finalizzate ad incrementare la funzione di protezione (autoprotezione, eteroprotezione) di questi boschi. Boschi a prevalenti funzioni paesaggistica e di protezione generale (autoprotezione, eteroprotezione) dove, nell attuale contesto socio-economico sono esclusi interventi di utilizzazione, per lasciare agire i dinamismi naturali della vegetazione, eventualmente accompagnati da interventi colturali saltuari di selezione su singoli individui o su piccoli gruppi di larice (uso alpeggi). Nessun intervento è da prevedersi a carico del pino cembro. Lariceto in successione di produzione Orobica - Retica - Valmalenco 19

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