Relazione di Alberto L Abate all incontro di studio su L INTERVENTION CIVILE: UN CHANCE POUR LA PAIX ottobre- Paris- Assemblée National

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1 Relazione di Alberto L Abate all incontro di studio su L INTERVENTION CIVILE: UN CHANCE POUR LA PAIX ottobre- - Assemblée National L intervento civile di pace: alcune iniziative italiane Premessa Nel momento d mettermi a scrivere le pagine introduttive che mi sono state richieste mi viene il dubbio sulla validità di aver accettato l invito. Nella lettera di J.M. Muller che mi proponeva di partecipare all incontro si faceva riferimento alla mia esperienza in Kossovo e alla mia proposta per prevenire l esplosione della guerra di un intervento di corpi civili di pace europei; il che rendeva la mia relazione congruente al tema dell incontro. Ma nel programma si prevede invece un intervento su ciò che sta' andando avanti nel nostro paese, l Italia, per l attivazione di corpi civili di pace. In questo secondo caso la mia competenza è molto più ridotta, altri gruppi, come il Centro Studi Difesa Civile di Roma, che ha condotto uno studio su questo tema per il Centro Studi Strategici Militari o l Operazione Colomba dell Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini che sta cercando di organizzare un vero e proprio corpo civile Italiano di intervento impegnato in varie zone (Kossovo, Cecenia, Congo ecc ); oppure infine l Università della Pace di Rovereto che ha dedicato tutto un corso di formazione sulle problematiche connesse all intervento nonviolento in situazioni di conflitto avrebbero potuto svolgere il tema meglio e con maggiore competenza di me. Dato comunque che ho accettato e che come presidente dell associazione Berretti Bianchi e come promotore del Corso di Laurea per operatori per la Pace che sta per iniziare presso l Università di Firenze sono comunque impegnato anche nella formazione oltre che nell organizzazione di personale per questo campo di intervento, mantengo il mio impegno cercando di mediare tra queste due richieste. Parlerò perciò brevemente della mia esperienza di Ambasciatore di Pace nel Kossovo e del lavoro li fatto per prevenire lo scoppio della guerra, e in seguito, anche qui in modo sintetico, sullo stato di avanzamento del progetto Corpi Civili di Pace in Italia e delle attività portate avanti nel mio paese per la loro formazione. I Corpi Civili di Pace per la prevenzione della guerra nel Kossovo Come ben sapete anche grazie all egregio lavoro svolto da parte del MAN francese, il Kossovo è l unica area dove una intera popolazione aveva deciso di lottare con la nonviolenza per il ripristino dei propri diritti eliminati incostituzionalmente e con la frode nel 1989 dalla maggioranza serba (che era tale in Jugoslavia ma minoranza invece nell area in questione) Ma i governi dei nostri paesi tendevano a tenere sotto silenzio questo fatto e i giornali non ne parlavano quasi per niente lasciando l opinione pubblica completamente all oscuro di queste lotte, mentre verrà informata in modo costante e con grande dovizia di particolari delle lotte armate sviluppatesi in seguito alla distruzione dell unità della Repubblica Federale Jugoslava. Ricordo sempre con un senso di sconforto e anche di rabbia le frasi di uno storico albanese del Kossovo in una intervista fattagli alla fine del Egli disse all incirca cosi:.. noi lottiamo da anni con la nonviolenza per il ripristino dei nostri diritti, ma il mondo occidentale sembra non capire il linguaggio della nonviolenza, capisce solo quello delle armi. Abbiamo ancora energia per portare avanti la nostra lotta nonviolenta, ma se gli occidentali non la capiscono e non ci appoggiano saremo costretti anche noi a prendere le armi, anche se, dati gli squilibri di forze attuali tra noi ed i serbi, questo porterà probabilmente alla distruzione del nostro popolo. 1

2 La Campagna Kossovo di cui faccio parte è nata nel 1993 appunto per rispondere positivamente alla richiesta dei Kossovari di far conoscere nel nostro paese la loro situazione e le loro lotte nonviolente. Questa organizzazione, che è un coordinamento di varie ONG italiane (MIR, Pax Christi, Beati Costruttori di Pace, Agimi-Caritas, MN, ecc), con la collaborazione della Campagna Nazionale per l Obiezione di Coscienza alle Spese Militari, di alcune Regioni (Valle d Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana, Veneto), di vari comuni (Venezia, Riccione, Palermo), di alcune Caritas e della Chiesa Evangelica Valdese, che ci ha dato un contributo dal fondo 8 per mille, ed infine di alcune Università (Firenze, Lecce, ecc.) ha organizzato, oltre ad attività varie di conoscenza e di collaborazione tra associazioni italiane e kossovare ed un certo numero di aiuti umanitari, anche: 1) varie delegazioni di studio sui problemi della zona cui hanno partecipato politici, religiosi, amministratori e professori; 2) da questi viaggi di studio sono scaturite pubblicazioni e vari articoli sulla stampa; 3) varie mozioni politiche sottoscritte anche da molti parlamentari; 4) Un dossier sulla situazione del Kossovo inviato a tutti i parlamentari italiani; 5) Una cartolina di richiesta di intervento urgente inviata in diecimila copie ai Parlamenti Italiano e Europeo; 6) Vari convegni internazionali di studio (Venezia, Bolzano, Lecce) per la ricerca di valide soluzioni al problema. Ma dopo un viaggio studio di una di queste delegazioni, nel 1994, fu deciso di intensificare il lavoro per la prevenzione del conflitto armato organizzando a Pristina una vera e propria Ambasciata di Pace grazie anche all appoggio politico-economico della Campagna Italiana di Obiezione di Coscienza alle Spese Militari. Con alterne vicende (il primo ambasciatore rispedito in Italia da parte delle autorità serbe, con foglio di via obbligatorio, con motivazioni speciose), e grazie a un congedo di studio di due anni concessomi dall Università di Firenze in cui insegnavo e insegno, l ambasciata è stata attiva dal 1995 al In seguito il lavoro ha ripreso la forma di iniziative specifiche (la marcia su Pristina definita I care, nel dicembre 1998) o delegazioni periodiche ed attività particolari fatte in determinati momenti (ad esempio, nei tempi più recenti, corsi di formazione per formatori al dialogo interetnico ed alla riconciliazione in collaborazione con l OSCE-Kossovo). Nel corso del funzionamento dell Ambasciata di Pace sono state fatte centinaia di interviste a studiosi, politici, organizzatori della società civile, persone comuni, ecc., di tutte le parti coinvolte (Albanesi, Serbi, Macedoni, Bosniaci, Rom, Gorani, ecc. ) alla ricerca di possibili soluzioni che potessero evitare lo scoppio di una guerra. Abbiamo anche fatto una analisi approfondita di tutte le proposte, oltre alle nostre, fatte da organizzazioni di varie parti del mondo, per una soluzione pacifica del conflitto i e abbiamo partecipato a vari incontri comuni (Vienna, Ulcin) tra le due parti del conflitto (Serbi, ed Albanesi del Kossovo) per la ricerca di soluzioni accettabili, presentando e discutendo anche queste proposte. Come accennato alcuni di questi incontri (Venezia, Bolzano, Lecce) li abbiamo organizzati noi stessi. Abbiamo anche collaborato con la Comunità di Sant Egidio di Roma (sia relazionando sul problema del Kossovo presso di loro, sia inviandole tutte le nostre relazioni sugli incontri ed interviste fatte, per le quali ci hanno ringraziato dicendo che erano state molto utili al loro lavoro; sia infine grazie alla partecipazione di un membro della comunità a molti dei nostri incontri) per gli accordi che essa è riuscita a far firmare alle due parti per la normalizzazione del sistema scolastico. Per non farla troppo lunga, gli elementi emersi da questo lavoro per una soluzione pacifica del conflitto erano questi: 1) La necessità di una maggior presa di coscienza del mondo occidentale della grave situazione della popolazione albanese del Kossovo (che viveva in un regime di apartheid sotto legge marziale, detta di Emergenza, come in Sud Africa). 2) L opportunità di non puntare subito su una possibile soluzione finale, sulla quale i contrasti tra le due parti erano più accesi, ma di lavorare per un miglioramento graduale della situazione, trovando soluzioni parziali ma valide su 2

3 progetti concreti (scuola, editoria, ospedali..) in modo da rompere il muro contro muro tra le due parti, ed iniziare un processo graduale di collaborazione che migliorasse le condizioni di vita in loco. Un esempio positivo di questo lavoro è appunto l accordo promosso dalla comunità di Sant Egidio, su citato, che però è stato applicato solo con molto ritardo e parzialmente, anche a causa della mancanza di appoggio reale alla sua applicazione da parte della Comunità Europea. 3) Questo lavoro di ascolto, aiuto al dialogo e ricerca di punti di mediazione veniva fatto da poche persone di alcuni gruppi come il Balkan Peace Team, il nostro, o il MAN francese, Ma era sicuramente fondamentale ed avrebbe dato frutti molto più intensi se fosse stato allargato, nel numero e nelle potenzialità. Per questo ci è sembrato che il Kossovo avrebbe potuto essere un valido banco di prova dei Corpi Civili di Pace Europei con funzioni preventive e di appoggio ed interposizione nonviolenta che era stato proposto da un deputato altoatesino Alex Langer, e dal Gruppo Verde del Parlamento Europeo 2. Eravamo convinti che un corpo del genere non armato e bene addestrato alla nonviolenza avrebbe potuto essere accettato anche dal governo serbo se gli fosse stato imposto, sia pur con le buone maniere, condizionando la fine delle sanzioni e gli appoggi alla ripresa economica del paese ad un accordo del genere. Questo è stato in seguito confermato dall accordo Holbrooke-Milosevic che ha portato all intervento di oltre un migliaio di operatori non armati in zona dell OSCE, ma non più a fini preventivi ma di sorveglianza degli accordi di pace. Ma questo è avvenuto dopo che il conflitto si era trasformato in armato e la comunità internazionale ha cominciato a interessarsi seriamente del Kossovo, confermando in pieno la tesi del nostro amico albanese intervistato nel 1995 che la essa comprendeva soltanto il linguaggio delle armi. 4) Se comunque si doveva pensare anche a una possibile soluzione finale accettabile dalle due parti l unica possibile soluzione emersa dalla nostra ricerca era quella di uno statuto di autonomia internazionalmente protetta quale quello che era stato realizzato nelle isole Åland nel Mare del Nord (disarmo e neutralità ma protezione internazionale dell autonomia), soluzione che alcuni anni fa il movimento di resistenza kossovaro avrebbe accettato positivamente. Tutto questo lavoro non è stato sicuramente inutile ma non è stato utilizzato dalla comunità occidentale ai fini preventivi, e per ragioni economiche e strategiche (ricerca di mercati, basi americane nei Balcani) che ora sarebbe troppo lungo analizzare 3 si è arrivati alla guerra che non ha risolto i problemi di fondo della zona, anzi, da un certo punto di vista, ha alimentato l odio tra le diverse etnie che vivono in questa area. I Corpi Civili di Pace in Italia C è da dire, per prima cosa che, in Italia la realizzazione dei corpi civili di pace è stata ed è tuttora legata alla lotta per l obiezione di coscienza e per la difesa nonviolenta. Gli obiettori di coscienza e in particolare la Campagna italiana per l obiezione di coscienza alle spese militari, attiva nel nostro paese dal 1981, hanno sempre avuto tra i propri obiettivi il raggiungimento del diritto di partecipare ad una difesa nonviolenta del paese (invece che alle forze armate), e di intervenire in corpi civili di pace in conflitti internazionali. La prima grande vittoria giuridica in questo campo, dopo molte assoluzioni dei sostenitori della campagna succitata incriminati per disobbedienza alle leggi dello stato, è stata la sentenza della Corte Costituzionale italiana n. 164/1985 che dichiarava che il sacro dovere della difesa della patria previsto dalla nostra costituzione (art. 52) era realizzabile non solo attraverso il servizio militare, ma anche con un servizio civile di impegno sociale non armato Ma è nella riforma della legge sull obiezione di coscienza (L. 230/1998) che vengono previste sia forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta sia la possibilità che gli obiettori di coscienza possano prestare il loro servizio anche all estero in missioni di tipo umanitario. Ma questa legge era stata anticipata dai vari obiettori di coscienza dell Operazione Colomba (Associazione Papa Giovanni XXIII) che, anche in assenza di una legge che li autorizzasse, si erano autodistaccati presso i servizi che questa organizzazione portava avanti in varie parti della ex Jugoslavia fin dal 1995 (a Sunje, Knin, Karlovac, Plavno in Croazia) e nel 1998 a Rečane, nell area di Suva Reca nel Kossovo. Altri interventi di questa organizzazione, spesso anche con la partecipazione di Obiettori di Coscienza in Servizio Civile, sono stati fatti in altre parti del mondo (Sierra Leone, Albania, Timor Est, Cecenia..) 4. Per il loro autodistaccamento questi obiettori di coscienza erano stati incriminati, ma questa incriminazione è stata fatta cadere con l approvazione della nuova legge che autorizza invece questa partecipazione, subordinandola comunque all approvazione dell Ufficio Nazionale per il Servizio Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Secondo un analisi fatta da Mauro Cereghini 5, dell Università per la Pace di Rovereto, le attività nonviolente di questa organizzazione possono essere considerate far parte di sei grandi categorie: 3

4 1) Il presidio nonviolento permanente e interposizione non armata in un area; 2) il monitoraggio dei diritti umani e l azione di denuncia; 3) l avvicinamento tra le parti in conflitto e la creazione di condizioni dialogo; 4) il ricongiungimento delle famiglie; 5) l animazione sociale nelle comunità; 6) l aiuto umanitario. Più recentemente L 0perazione Colomba si è posta l obiettivo della creazione di un vero e proprio corpo civile di intervento nonviolento in situazioni di conflitto. Un esempio di questa iniziativa, fatta in collaborazione con i Beati i Costruttori di Pace, è stata la marcia per la pace in Congo che verrà ripetuta tra non molto. Altra organizzazione che porta avanti concretamente l idea e la realizzazione di corpi civili di pace è l Associazione Beati Costruttori di Pace, che si è contraddistinta e quasi specializzata in interventi nonviolenti in situazioni di conflitto o di preconflitto, sotto forma di azioni dirette nonviolente (marce) con la partecipazione di un notevole numero di persone (Sarajevo 1992 (Bosnia) - Mir-Sada (Ex-Jugoslavia) I Care (Kossovo) Congo 2000) 6. Un altra associazione Italiana operante in questo campo è quella dei Berretti Bianchi che è nata sulla scia di un intervento di diplomazia popolare e di mediazione del conflitto a scopi preventivi durante la guerra del Golfo 7 e che recentemente ha organizzato una ambasciata di pace a Belgrado. L allargamento dell interesse per questi corpi civili di pace anche da parte delle autorità militari del nostro paese emerge anche dal fatto che il Centro Militare di Studi Strategici (CeMISS) ha commissionato al Centro Studi Difesa Civile di Roma uno studio su questo tema. La ricerca è stata portata avanti da vari studiosi italiani coordinati da Francesco Tullio e ha portato alla pubblicazione, a cura di quest ultimo, di un importante volume 8. Il libro mette a fuoco gli strumenti civili che possono contribuire alla prevenzione, alla gestione e alla risoluzione dei conflitti a livello internazionale e le possibilità operative di collaborazione tra le due strutture, quella militare e quella civile, viste come complementari. La ricerca approfondisce notevolmente lo strumento dei corpi civili di pace (detti anche Caschi Bianchi) in grado di intervenire sulla dimensione relazionale dei conflitti internazionali, oltre che sull aiuto tecnico umanitario. Questi Corpi civili, secondo lo studio, possono assumere funzioni molto valide in tutte le fasi del processo conflittuale a) nella fase precoce rispetto a una possibile escalazione violenta di un conflitto, che va dal contenuto latente alla crisi politica; b) nel periodo della polarizzazione e confrontazione; c) nel momento in cui vi sia il ricorso alla violenza; d) nel dopoguerra per la riconciliazione e la ricostruzione. Un capitolo finale del libro sottolinea il grosso problema della formazione di Corpi di questo tipo per le emergenze internazionali dando anche cenno di alcune iniziative in questo campo svolte nel nostro paese. Per concludere questo fin troppo lungo intervento accennerò qualcosa proprio su questo tema. Molte le iniziative, soprattutto sotto forma di Training brevi di formazione in questo campo che sono stati fatti da varie organizzazioni. Da segnalare quelli della Rete di Formazione alla Nonviolenza per i partecipanti alle marce per la pace dei Beati, od altri organizzati dal Centro Studi Difesa Civile, dai Berretti Bianchi, e dall Università per la Pace di Rovereto. Recentemente, dopo i fatti di Genova, il Centro Ricerca per la Pace di Viterbo ha proposto un vero e proprio corso di formazione alla nonviolenza e all azione nonviolenta per i corpi di polizia, progetto cui hanno aderito svariati parlamentari italiani. 4

5 Ma l elemento più innovativo è l aumento dell interesse del mondo accademico verso questi temi in collegamento anche con la riforma universitaria in atto. Così, da alcune iniziative isolate come quelle per la formazione di Peacekeepers dell Istituto Sant Anna di Pisa, o dei corsi della Scuola di Specializzazione in Istituzioni e Tecniche di Tutela dei Diritti Umani dell Università di Padova, si stanno attualmente aprendo nuovi corsi di laurea triennali in questo campo, come quello in Scienze per la Pace dell Università di Pisa, o quello per Operatori per la Pace dell Università di Firenze. C è da dire che nel documento programmatico di quest ultima si fa direttamente menzione della formazione di personale per gli istituendi corpi civili di pace. A dimostrazione di questo aumentato interesse c è anche il fatto che alcune Università (Firenze, Padova, Torino, Napoli, ecc) stanno lavorando anche per l istituzione di Corsi di Laurea Specialistici in questo campo (un biennio dopo il primo triennio dei corsi succitati). Vedremo se questi corsi, alcuni dei quali si apriranno nell anno 2001/2002, riusciranno a superare i vizi dell accademia e a dare una formazione non solo teorica ma anche pratica, anche grazie ai tirocini previsti presso organizzazioni governative e non governative che operano in questi campi nel nostro e in altri paesi, e a dare perciò un reale contributo all intervento civile di pace di cui si sta trattando in questo incontro. i Si veda A. L Abate, Kossovo: una guerra annunciata. Attività e proposte della diplomazia non ufficiale per prevenire la destabilizzazione dei Balcani, Edizioni La Meridiana, Molfetta (BA), 1999, II edizione rivista. 2 Si veda, in particolare,: AA.VV., Invece delle armi: obiezione di coscienza, difesa nonviolenta, Corpo Civile di Pace Europeo, Ediz. FuoriThema, Bologna, Oltre al testo citato nella nota n.1 si veda anche: G. Scotto, E. Arielli, La guerra del Kosovo: anatomia di un escalation, Editori Riuniti, Roma, Come esempio del lavoro di questa organizzazione nel Kossovo si veda: Operazione Colomba, Dalla parte sbagliata, Fara Editore, Santarcangelo di Romagna, M. Cereghini, Gli scolari della nonviolenza. Gli operatori di democrazia popolare nei conflitti internazionali, in, C. Tugnoli, a cura di, Maestri e scolari di nonviolenza, Franco Angeli, Milano, Sulle attività di questa organizzazione si vedano: Segreteria Beati i Costruttori di Pace, Progetto: solo nella convivenza può nascere la pace, in A. Drago, a cura di, La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Ediz. Quale Vita, Torre dei Nolfi (AQ), 1997; Beati i Costruttori di Pace, Passo..passo Anch io a Sarajevo, Ediz. Messaggero, Padova, 1993; AA.VV., Kossovo da dentro il conflitto, Beati i Costruttori di Pace, Padova, A. L Abate, S. Tartarini, a cura di, Volontari di pace in Medio Oriente. Storia e riflessioni di una iniziativa di pace, Quaderno della D.P.N n. 21, Ediz. La Meridiana, Molfetta (BA), F. Tullio, a cura di, La difesa civile e il progetto caschi bianchi: Peacekeeepers civili disarmati, Angeli, Milano, 2000 (Collana Cemiss). 5

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