PROGETTO DEFINITIVO. Coltivazione mineraria e contestuale ripristino ambientale di una cava Foglio 2, particelle

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1 REGIONE BASILICATA PROVINCIA DI POTENZA COMUNE DI MELFI Coltivazione mineraria e contestuale ripristino ambientale di una cava Relazione sulla gestione delle materie e dei rifiuti di estrazione Riproduzione o consegna a terzi solo dietro specifica autorizzazione. In.Beton SCHIRO' srl Via Brindisi sn, Rionero in Vulture (PZ) CF e partita IVA: Tel e Fax: in.beton@libero.it F4 ingegneria srl via Nazario Sauro 112, Potenza Tel: Fax: Il Direttore Tecnico (ing. Giorgio ZUCCARO) L'Amministratore Unico (sig. Michele SCHIRO') Società certificata secondo la norma UNI-EN ISO 9001:2015 per l'erogazione di servizi di ingegneria nei settori: civile, idraulica, acustica, energia, ambiente (settore IAF: 34).

2 Sommario 1 Premessa 2 2 Inquadramento dell area 2 3 Interventi in progetto Fasi di coltivazione 5 4 Gestione dei rifiuti di estrazione Caratterizzazione dei rifiuti di estrazione Operazioni di scotico superficiale Modalità di deposito 6 5 Bilancio dei volumi 7 1 / 7

3 1 Premessa La presente relazione descrive le soluzioni di gestione previste per le operazioni di scavo e coltivazione della cava in progetto, la gestione degli strati superficiali di terreno (scotico o cappellaccio ) da accantonare per il successivo ripristino ambientale e l approvvigionamento dei materiali necessari alla realizzazione dell opera (viabilità interna di servizio) e al riempimento a fine coltivazione per il ripristino ambientale dell area di cava. In particolare nel seguito verrà riportata: La descrizione e le quantità del materiale proveniente da attività di scavo e demolizione; La descrizione ed il fabbisogno di materiale da approvvigionarsi da cava autorizzata. Inoltre, ai sensi del d.lgs. n. 117/2008 (Attuazione della direttiva 2006/21/CE relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE.) e s.m.i. saranno fornite indicazioni sulla gestione dello scotico superficiale come definito dall art. 3, comma 1 lettera e). Il contenuto del piano soddisfa i contenuti minimi previsti all art. 5 comma 3: a) la caratterizzazione dei rifiuti di estrazione a norma dell'allegato I e una stima del quantitativo totale di rifiuti di estrazione che verranno prodotti nella fase operativa; b) la descrizione delle operazioni che producono tali rifiuti e degli eventuali trattamenti successivi a cui questi sono sottoposti; c) la classificazione proposta per la struttura di deposito dei rifiuti di estrazione conformemente ai criteri previsti all'allegato II. 2 Inquadramento dell area L area interessata dall'intervento è interamente compresa nel territorio comunale di Melfi (PZ), in particolare in Località Vaccareccia, situata a circa 10 km in linea d'aria a nord-nord ovest dal centro abitato, ed occupa una superficie di circa 3.36 ha. Melfi si colloca nell'estremo nord della Basilicata, alla base del Monte Vulture, vulcano inattivo dall'era protostorica, al confine con la Puglia (provincia di Foggia) e la Campania (provincia di Avellino), confine segnato dal fiume Ofanto. Il territorio comunale, prettamente collinare, con un'altitudine media di 645 metri sul livello del mare si sviluppa su una superficie di km², secondo comune per estensione nella Provincia. L'ambito territoriale in esame è caratterizzato da una superficie prevalentemente pianeggiante collocata nel fondovalle del fiume Ofanto, situata a nord del centro abitato di Melfi e a nord della Strada Statale 655 Bradanica. A monte della suddetta Strada scorre il fiume Ofanto; l'areale di intervento è ubicato in destra idraulica di detto corso d'acqua. Le coordinate del sito, riferite al sistema UTM WGS84, sistema di riferimento ufficiale per la cartografia nazionale, sono: Latitudine: UTM 33 WGS84: m N Longitudine: UTM 33 WGS84: m E Il sito è collocato in un'area in cui è evidente la presenza dell'uomo ed attualmente l'area risulta essere classificata come Zona Agricola dal vigente strumento urbanistico (P.R.G. vigente del Comune di Melfi approvato con D.P.G.R. n. 113 dell' e successivo D.P.G.R. n. 469 del nonché per effetto del D.P.G.R. n. 234 del ). 2 / 7

4 Il progetto in esame, dal punto di vista catastale, interessa terreni riportati al Foglio n. 2 del Comune di Melfi, p.lle n. 350, 351, 352, 353, 337 (parzialmente), 338 (parzialmente), 339 (parzialmente) e 340 (parzialmente). Si specifica che tutte le particelle sono nella disponibilità del proponente. Figura 1: inquadramento dell'area di intervento su base IGM Figura 2: inquadramento dell'area di intervento su base CTR 3 / 7

5 Figura 3: inquadramento dell'area di intervento su base ortofoto 3 Interventi in progetto Figura 4: inquadramento dell area di intervento su base catastale La superficie totale interessata dalle operazioni di estrazione, per complessivi m², sarà configurata in 3 settori ordinati da sud verso nord: - SETTORE 1, di superficie pari a m²; - SETTORE 2, di superficie pari a m²; - SETTORE 3, di superficie pari a m². Si precisa che, nonostante l area complessiva di intervento sia estesa circa m², verranno coltivati solo i suddetti settori per una superficie complessiva nettamente inferiore a 4 / 7

6 quella disponibile perché verrà lasciata libera un ampia porzione dell area in modo da garantire una distanza minima da tutti gli impluvi e corsi d acqua presenti in zona superiore a 150 m. Per ciascuno dei settori di coltivazione è previsto uno scavo di scotico di 30 cm da considerare come cappellaccio di cava che verrà stoccato temporaneamente sugli altri settori in modo da poterlo riutilizzare per il ripristino ambientale. Il piano di coltivazione prevede, dopo lo scotico del cappellaccio, lo scavo di uno spessore di 1.70 m per la coltivazione di ogni settore di cava. Viste le caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del sito si prevede un fronte di scavo caratterizzato da una pendenza, pienamente compatibile con l angolo di natural declivio dei terreni presenti, pari a 45. In queste condizioni è possibile stimare un volume di scavo totale di circa m³ (di cui circa m³ di cappellaccio di cava e m³ di volume di coltivo) suddiviso nei seguenti settori: - SETTORE 1: volume del cappellaccio m³, volume di coltivo m³; - SETTORE 2: volume del cappellaccio m³, volume di coltivo m³; - SETTORE 3: volume del cappellaccio m³, volume di coltivo m³. Dopo la conclusione della fase di coltivazione è previsto, per ciascun settore, il rinterro con materiale di riporto prima del ripristino del cappellaccio di cava stoccato temporaneamente sugli altri settori. 3.1 Fasi di coltivazione Con lo scopo di minimizzare gli impatti sul territorio circostante, si prevede una coltivazione della cava per fasi. Con riferimento all elaborato Planimetria delle fasi di coltivazione e ripristino, infatti, si descrivono nel seguito le fasi individuate per una corretta gestione dell attività. La individuazione di tali fasi, inoltre, consente una corretta gestione del ripristino ambientale del sito mediante lo stoccaggio dei volumi derivanti dallo scavo di scotico iniziale per i quali, quindi, sono state individuate le zone di accantonamento per ciascuna fase. Le fasi sono le seguenti: fase A: scavo del cappellaccio di cava dal settore 1 e stoccaggio temporaneo nel settore 2; fase B: coltivazione del settore 1; fase C: ricopertura del settore 1 con il cappellaccio di cava stoccato temporaneamente nel settore 2; fase D: scavo del cappellaccio di cava dal settore 2 e stoccaggio temporaneo nel settore 1; fase E: coltivazione del settore 2; fase F: ricopertura del settore 2 con il cappellaccio di cava stoccato temporaneamente nel settore 1; fase G: ripristino ambientale del settore 1; fase H: scavo del cappellaccio di cava dal settore 3 e stoccaggio temporaneo nel settore 2; fase I: coltivazione del settore 3; fase J: ricopertura del settore 3 con il cappellaccio di cava stoccato temporaneamente nel settore 2; fase K: ripristino ambientale dei settori 2 e 3. 5 / 7

7 4 Gestione dei rifiuti di estrazione Ai sensi dell art. 3 comma 1 lett. e la porzione di suolo superficiale è definita terra non inquinata: terra ricavata dallo strato più superficiale del terreno durante le attività di estrazione e non inquinata, ai sensi di quanto stabilito all'articolo 186 decreto legislativo n. 152 del I volumi previsti, divisi per settore di coltivo, sono riportati nella tabella seguente. Tabella 1: Produzione di rifiuti di estrazione Volume (m³) Settore Settore Settore TOTALE Caratterizzazione dei rifiuti di estrazione Prima di procedere alle operazioni di scotico propedeutiche alla coltivazione si procederà alla corretta caratterizzazione del terreno superficiale. Come previsto nell elaborato F0224 AR05A_Piano di monitoraggio e controllo il terreno superficiale verrà adeguatamente caratterizzato sia da un punto di vista agronomico che chimico, nel rispetto di quanto riportato nell allegato I del d.lgs. 117/2008 e s.m.i.; il volume massimo stimato è pari a m³, come indicato nella tabella precedente. 4.2 Operazioni di scotico superficiale I rifiuti costituiti dalle terre non inquinate precedentemente descritte derivano dalle attività di scotico superficiale propedeutiche alle attività di coltivo della cava, così come identificate nelle fasi A, D e H precedentemente descritte. 4.3 Modalità di deposito Come anticipato in precedenza, si prevede lo stoccaggio temporaneo dei seguenti volumi di scotico sui settori non in coltivazione: fase A: scavo del cappellaccio di cava dal settore 1 e stoccaggio temporaneo nel settore 2; fase C: ricopertura del settore 1 con il cappellaccio di cava stoccato temporaneamente nel settore 2; fase D: scavo del cappellaccio di cava dal settore 2 e stoccaggio temporaneo nel settore 1; fase F: ricopertura del settore 2 con il cappellaccio di cava stoccato temporaneamente nel settore 1; fase H: scavo del cappellaccio di cava dal settore 3 e stoccaggio temporaneo nel settore 2; fase J: ricopertura del settore 3 con il cappellaccio di cava stoccato temporaneamente nel settore 2. Come previsto dal d.lgs. 117/2008, in particolare, tale scelta gestionale è mirata alla riduzione al minimo, il trattamento, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti stessi, nel rispetto del principio dello sviluppo sostenibile. 6 / 7

8 Le modalità di stoccaggio provvisorio (considerate le volumetrie e superfici in gioco) non comportano rischi connessi alla stabilità dei cumuli o per la sicurezza dei lavoratori. Inoltre, considerata la natura del terreno, non si configura rischio di contaminazione indotta dovuta alla presenza di sostanze estranee. Il deposito avverrà in cumuli per una durata non superiore ai tre anni così come definito all art. 3, comma 1 lettera r punto 4) del decreto. 5 Bilancio dei volumi Come descritto in precedenza, l attività di estrazione interesserà una superficie di circa m², divisi in tre settori, per un volume di scavo totale di circa m³ (di cui circa m³ di cappellaccio di cava e m³ di volume di coltivo). A fine coltivazione verranno reimpiegati per il rinterro circa m³ di terreno di coltivo proveniente da altri siti e/o impianti di recupero oltre agli m³ di scotico accantonati. A tali volumi si aggiungono quelli del misto stabilizzato utilizzato per la realizzazione della viabilità perimetrale caratterizzata da una lunghezza totale di 1000 m per una larghezza di 4.00 m ed uno spessore di 20 cm. Di conseguenza, quindi, il volume di misto da fornire è pari a 800 m³. Nella tabella seguente si riporta un bilancio delle materie. Approvvigionamento materiale arido per viabilità interna (m³) Tabella 2: Bilancio di materia Volume scotico da accantonare (m³) Volume estratto da commercializzare (m³) Volume di rinterro per ripristino ambientale (m³) Settore Settore Settore Totale in ingresso Totale in deposito Totale in uscita TOTALE / 7

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