Francesco Piemontesi. Martedì 15 febbraio 2011, ore Sala Verdi del Conservatorio. pianoforte

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1 Stagione Martedì 15 febbraio 2011, ore Francesco Piemontesi pianoforte Sala Verdi del Conservatorio Haydn Andante con variazioni in fa minore Hob.XVII.6 Janáček Sonata 1.X.1905, dalla strada Beethoven Sonata in la maggiore op. 101 Schumann Kreisleriana op. 16 Toccata in do maggiore op. 7 10

2 Consiglieri di turno Franca Cella Lodovico Barassi Ringraziamo per il loro contributo volontario, oltre ai vari Soci che hanno scelto l anonimato o la dedica in memoriam (a Silvia Medugno Ansbacher Bonomi, a Rita Legnini, a Sergio Dragoni), i Soci A.F., S.F. e E.A., Ornella e Giuseppe Lorini, con la speranza che il loro esempio trovi seguito. Direttore Artistico Paolo Arcà Sponsor istituzionali Sponsor Pianisti al Quartetto Giulio Confalonieri, poeta, scrittore, compositore, eminente protagonista della vita musicale a Milano lungo gran parte del 900, scrisse i programmi di sala del Quartetto dal 1953 al Un ampio estratto fu pubblicato in un nostro piccolo libro, Il minuto prima di ascoltare, curato da Lorenzo Arruga. Quest anno i commenti ai nostri concerti saranno spesso a due voci : la voce di Giulio Confalonieri, là dove saranno in programma musiche già da Lui commentate per nostri concerti, e la voce di Oreste Bossini. Due voci che risentono di diverse formazioni musicali e di tempi diversissimi. È anche un modo di valorizzare il patrimonio di cultura del Quartetto e di rispettare i nostri tradizionali criteri di sana gestione economica. Il programma è pubblicato sul nostro sito web dal venerdì precedente il concerto. Con il contributo di È vietato, senza il consenso dell artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di: spegnere i telefoni e ogni apparecchio con dispositivi acustici; evitare colpi di tosse e fruscii del programma; non lasciare la sala fino al congedo dell artista. Soggetto di rilevanza regionale Con il patrocinio di

3 Franz Joseph Haydn (Rohrau Vienna 1809) Andante con variazioni in fa minore Hob.XVII.6 (ca. 9 ) Anno di composizione: 1793 Anno di pubblicazione: Vienna, 1799 Haydn non era un virtuoso del pianoforte, ma s inseriva nell antica e variegata tradizione viennese. Nel 1793 scrisse per Babette von Ployer, già allieva di Mozart, uno dei suoi lavori più intensi, l Andante con variazioni in fa minore. La forma è molto particolare. Il tema presenta una struttura bipartita in minore, alla quale ne segue una identica in maggiore. Ciascuna delle due parti traccia un arco armonico simile. Il primo va dalla tonalità di fa minore a quella relativa maggiore di la bemolle e viceversa, mentre il secondo dalla tonalità di fa maggiore a quella della dominante do maggiore e viceversa. Lo schema si ripete tre volte, con l aggiunta di un ampia coda finale. Quest appendice riserva le caratteristiche più sorprendenti, non tanto per l insolita scrittura cromatica, quanto per la forza espressiva. Il ritmo puntato in levare e la croma in battere conferiscono infatti alla musica il carattere di una marcia funebre. Questa figura diventa nel finale una presenza ossessiva, che ricorda il nichilismo di certi lavori dell ultimo Schubert. (o. bos.) Leós Janáček (Hukvaldy, Moravska Ostrova 1928) Sonata per pianoforte 1.X.1905, dalla strada (ca. 13 ) I. Presentimento II. Morte Anno di composizione: 1905/06 Prima esecuzione: Brno, 27 gennaio 1906 Tra gli aspetti originali di Janáček spicca la scarna produzione per lo strumento più amato, il pianoforte. La Sonata 1.x.1905 ha una storia particolare. Il titolo si riferisce al cosiddetto Volkstag di Brno, quando scoppiarono violenti disordini tra la popolazione di lingua tedesca e ceca, che reclamava una propria Università. I tafferugli provocarono un morto, il giovane falegname Frantisek Pavlik, infilzato dalla baionetta di un soldato. Sotto l impressione di questi tragici fatti, Janáček scrisse d impulso una Sonata per pianoforte in tre movimenti. Appena prima dell esecuzione, il 27 gennaio 1906, decise però di sopprimere l ultimo episodio, distruggendo il manoscritto. Il resto del lavoro finì comunque nella Moldava poco tempo dopo. Per fortuna la prima interprete, Ludmila Tuckova, aveva copiato di nascosto il manoscritto e solo a distanza di vent anni trovò il coraggio di confessare il segreto a Janáček, che alla fine diede anche il consenso alla pubblicazione. L impronta politica del lavoro si riflette in maniera

4 singolare sul linguaggio musicale della Sonata. I due movimenti recano un titolo, rispettivamente Presentimento e Morte, ma non hanno le caratteristiche della musica a programma. Il primo presenta una chiara forma sonata e il secondo è composto secondo i tradizionali processi monotematici. La forza espressiva della musica tuttavia conferisce al tronco di Sonata una sorprendente modernità, che illumina di una luce misteriosa la scrittura di Janáček. (o. bos.) Ludwig van Beethoven (Bonn Vienna 1827) Sonata per pianoforte in la maggiore op. 101 (ca. 19 ) I. Etwas lebhaft, und mit der innigsten Empfindung. Allegretto ma non troppo II. Lebhaft. Marschmäßig. Vivace alla marcia III. Langsam und sehnsuchtsvoll. Adagio, ma non troppo, con affetto IV. Geschwind, doch nicht zu sehr und mit Entschlossenheit. Allegro Anno di composizione: 1816 Anno di pubblicazione: Vienna, 1817 Con la Sonata op. 101 Beethoven inizia una nuova fase della sua produzione per pianoforte, influenzata dalla costruzione di strumenti più potenti e con maggiore estensione. Per la prima volta Beethoven vuole che sia stampata la definizione für das Hammerklavier, come specifica in una lettera all editore: «è certamente una parola tedesca e anche l invenzione è tedesca, sia reso onore a chi se lo merita». L uso del nuovo strumento significa per esempio la possibilità di ottenere suoni come il mi grave, indicato per facilitare la lettura con la scritta Contra E nell ultimo movimento, ma soprattutto di trasformare l architettura della Sonata. Beethoven ripensa in maniera dinamica i processi compositivi della forma, spingendo i principi fino alle estreme conseguenze e innestando nella scrittura della sonata elementi eterogenei. Il primo movimento per esempio manifesta un encomiabile risparmio energetico, presentando una sintesi geniale della forma sonata. Il classico schema esposizione-sviluppo-ripresa viene messo a nudo, con un calcolo sottile delle proporzioni tra pieno e vuoto, in un movimento di studiatissima semplicità. Lo scherzo invece si trasforma in un tempo di marcia, passando da la maggiore a fa maggiore. Il contrasto tra l incessante ritmo marziale dello scherzo e il dolce lirismo del trio rappresenta la prova generale dello stile sublime delle ultime Sonate. L adagio si fonde con il finale grazie a una reminiscenza del movimento iniziale. Il processo d integrazione della Sonata è ormai compiuto, aprendo le porte alle forme cicliche della musica ottocentesca. La sintassi di Beethoven ricorre ai mezzi della musica barocca, come il contrappunto, l imitazione e la fuga. L antico e il moderno si stringono la mano. (o. bos.)

5 Robert Schumann (Zwickau Endenich, Bonn 1856) Kreisleriana, Phantasien für das Pianoforte op. 16 (ca. 34 ) I. Äußerst bewegt II. Sehr innig und nicht zu rasch III. Sehr aufgeregt IV. Sehr langsam V. Sehr lebhaft VI. Sehr langsam VII. Sehr rasch VIII. Schnell und spielend Anno di composizione: 1838 Anno di pubblicazione: 1838 L anno 1838 fu, per Schumann, un anno fecondissimo di musiche destinate al pianoforte. Nacquero infatti nel 38 i tredici capitoli delle Kinderszenen op. 15, le otto Novelletten op. 21, il finale della Sonata in sol minore, gli otto pezzi costituenti Kreisleriana e le altre pagine di più piccola mole. Codeste Phantasien für das Pianoforte seguirono di un mese soltanto le Scene infantili e, in certo qual senso, ne vennero a rappresentare l opposto. Se nel primo lavoro, difatti, Schumann s era ispirato alle ingenue immaginazioni dei bambini, cercando quasi di ricreare in se stesso uno stato di perduta innocenza; nel secondo lavoro egli vuol perseguire ed esprimere i pensieri più fondi della sua anima eccitata ed innamorata, le visioni più difficili, per non dire addirittura pericolose. Del resto, per convincerci della enorme differenza fra Kinderszenen e Kreisleriana, basta che noi ricordiamo come ispiratore di quest ultima fosse l enigmatico, il bizzarro, lo «scapigliato» Ernesto Teodoro Hoffmann. Hoffmann, vissuto fra il 1776 e il 1822, scrittore, compositore, direttore d orchestra e impiegato statale, può considerarsi uno tra i più singolari personaggi del romanticismo tedesco. Già nei Davidsbündler op. 6 il nostro maestro aveva subito un indiretto influsso hoffmaniano: in quanto la immaginaria associazione dei Figli di Davide, giovani artisti decisi a lottare contro il conformismo, contro il tradizionalismo, contro il virtuosismo fine a se stesso, l associazione che Schumann vedeva attuata da lui medesimo, da Friedrich Wiech, padre di Clara, e da qualche altro, altro non era se non il tentativo di concentrare un idea già lanciata dal famoso novelliere. Adesso, l attacco con Hoffmann diventa ancor più diretto e palese. La figura del Kappelmeister Johannes Kreisler, inventata da Hoffmann su dati autobiografici; quella figura di musicista stravagante, misantropo, tutto chiuso nei suoi sogni e tutto concentrato nell interrogazione della natura; quella figura di insofferente e chimerico, costretto a condur l esistenza in un mondo di filistei, preso nell utopia di combinare insieme tutte le arti, pur riconoscendo all arte dei suoni il primato che le riconobbero tutti i romantici; la figura di Johannes Kreisler, diciamo, incominciò a occupare la mente di Schumann con la fissità e l ostinatezza di un ossessione. Non altrimenti era accaduto sette anni prima, all epoca dell entusiasmo morboso per certe concezioni di Jean Paul Richter, cioè all epoca di Papillons. Con Kreisleriana Robert Schumann, ormai arrivato alla perfezione nel campo dell arte pianistica, sembra voler porre davanti agli occhi di Clara, di Clara ancor combattuta fra l amore e l ossequio ai desideri paterni, un immagine di se stesso straordinariamente calda e vibrante; una confessione totale dei suoi sen-

6 timenti, delle sue avventure spirituali, dei suoi propositi più segreti. Kreisleriana presenta una coerenza strutturale più precisa che non il Carnevale o le Scene infantili. A parte il fatto di una predominante tonalità (quella in sol minore) noi avvertiamo fra i diversi pezzi il legame psicologico, o forse narrativo, che il maestro ha voluto stabilirvi. Basti a dimostrare questo la circostanza che i numeri 4 e 7 non chiudono propriamente, ma piuttosto si riversano nei numeri 5 ed 8. Dal punto di vista del contenuto musicale i numeri 4 e 6 son forse più astratti, quelli ove sembra che il compositore abbia riservato per sé solo qualche immagine o qualche pensiero. Sia come sia, Kreisleriana può considerarsi come uno fra i monumenti della produzione pianistica del secolo scorso: un altissimo documento del fervore romantico, il prezioso specchio di un anima inquieta ed ardente, impegnata a vivere in servizio dell arte e dei suoi più nobili ideali. (g. conf.: Concerto del 23 gennaio 1962 di Nikita Magaloff) Toccata in do maggiore op. 7 (ca. 6 ) Anno di pubblicazione: 1830 / rev Anno di pubblicazione: 1834 Schumann dovette abbandonare il sogno di diventare un grande pianista a causa di un incidente all anulare della mano destra. «Non preoccuparti per il mio dito scriveva alla madre nel marzo del 1834 Posso farne a meno per comporre, e non sarei stato felice come virtuoso itinerante». Ma non era stato facile accettare la nuova realtà, come dimostra la Toccata in do maggiore op. 7. Il lavoro, abbozzato in una prima versione come Étude fantastique en doublesons, prende la forma definitiva proprio nel periodo più acuto della malattia alle mani. Guarda caso, la scrittura della Toccata insiste in maniera ossessiva proprio sull uso delle dita ormai impedito a Schumann dalla malattia, come una sorta di catarsi per la delusione professionale. (o. bos.)

7 Francesco Piemontesi pianoforte Nato a Locarno nel 1983, Francesco Piemontesi comincia a suonare il pianoforte all età di quattro anni. Dopo gli studi con Nora Doallo, si trasferisce ad Hannover, dove prosegue la sua formazione alla Hochschule für Musik und Theater con Arie Vardi, ricevendo nel contempo preziosi consigli da parte di Alfred Brendel, Cécile Ousset, Mitsuko Uchida e Alexis Weissenberg. Vincitore di importanti premi e riconoscimenti (Reine Elisabeth di Bruxelles e Borletti-Buitoni di Londra) nel settembre 2009 è stato nominato New Generation Artist dalla BBC di Londra. Ha tenuto concerti in Europa, negli Stati Uniti e in Asia, ospite di festival quali Proms di Londra, Progetto Martha Argerich, Schleswig-Holstein, City of London, Cheltenham, Ludwigsburg, Bad Kissingen, Rheingau, Ruhr e Roque d Anthéron. Si è esibito inoltre alla Philharmonie di Berlino, Carnegie Hall di New York, Musikverein di Vienna e Suntory Hall di Tokyo. Come solista ha collaborato con orchestre e direttori di primo piano. Svolge inoltre un intensa attività cameristica con musicisti quali Yuri Bashmet, Heinrich Schiff, Renaud e Gautier Capuçon, Jörg Widmann e il Quartetto Ebène. Prossimi i suoi debutti con la London Philharmonic Orchestra, BBC National Orchestra of Wales, Orchestre de la Suisse Romande, Liverpool Philharmonic, Orchestre National de Lille, Scottish Chamber Orchestra e una tournée con Zubin Mehta e l Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Suonerà inoltre in recital alla Wigmore Hall di Londra, al Concertgebouw di Amsterdam, al Festival di Lucerna, al Rudolfinum di Praga, e sarà Artist in Residence al Festival di Heidelberg per l edizione 2011 Francesco Piemontesi ha inciso per EMI Classics e per Claves. È per la prima volta ospite della nostra Società. Prossimo concerto: Martedì 22 febbraio 2011, ore Sala Verdi del Conservatorio Quartetto di Cremona Prosegue il progetto del nostro quartetto in residence, che torna a breve distanza dal concerto mozartiano con un programma particolarmente emozionante. Il Quartetto di Cremona infatti ha scelto tre lavori nati in seguito a esperienze dolorose e toccanti. Il cosiddetto Quartettsatz è una delle molte opere incompiute di Schubert, che scrisse questo enigmatico torso in un momento di grande smarrimento e incertezza. Il Quartetto n. 8 di Šostakovič invece esprime lo choc provato dall autore di fronte alle rovine di Dresda e agli orrori della guerra. L ultimo Quartetto di Mendelssohn, infine, rappresenta una sorta di requiem per l amatissima sorella Fanny, scomparsa poche settimane prima lasciando un vuoto incolmabile nell animo del musicista.

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