RELAZIONE DI P. WALDEMAR BARSZCZ

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1 RELAZIONE DI P. WALDEMAR BARSZCZ Presentazione P. Waldemar Barszcz lavora nella Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita Apostolica. Inoltre è membro della Commissione ufficiale per la trattazione delle Cause di dichiarazione di nullità della Sacra Ordinazione e di dispensa dagli obblighi dello stato clericale; è membro della Commissione speciale per la trattazione delle Cause di dispensa dagli obblighi del Diaconato e del Presbiterato ed è inoltre Giudice esterno del Tribunale di Appello presso il Vicariato di Roma. RELAZIONE DI P. WALDEMAR Non mi rendevo conto di avere tutti questi impegni. Qualcuno manca pure ma Ben trovati tutti. Andiamo subito al tema. In quanto voi siete segretari nelle diverse entità della vostra Congregazione, immagino la maggior parte segretari provinciali, faccio subito (forse voi siete ben al corrente di ciò) una prima osservazione di tenere sempre presente nella vostra attività che siete i segretari provinciali e non dei provinciali perché in alcune realtà vediamo che i provinciali subito si usurpano il diritto di avere i propri segretari nella persona di coloro che svolgono il servizio per la Provincia o per l Ordine intero ma non solo per i singoli superiori. Non c è nessun provinciale così non mi sparano. Dobbiamo parlare delle diverse forme o diversi casi della separazione dall Istituto, da queste, diciamo più soft, più leggere fino alle dimissioni. Cerchiamo di mantenere un certo ritmo e poi, se qualche cosa è poco chiaro, o se forse non mi esprimo molto bene, o sorvolo troppo su certe cose, (per me possono essere scontate per voi no), poi avremo la seconda parte per fare delle domande ed eventualmente completare ciò che non abbiamo detto qui. Dunque dicevo le separazioni, queste più leggere, soft fino alle dimissioni. La prima forma della separazione dall Istituto è l assenza e di questo parla il can 665 del Codice di Diritto Canonico, ricordando a tutti i religiosi credo che anche voi avete questo obbligo della residenza. I superiori hanno obbligo di vivere nella comunità, devono abitare nella propria casa. Noi religiosi perciò ci distinguiamo dalle altre forme di vita consacrata, come Istituti secolari per esempio, che noi abbiamo l obbligo di vivere nella propria casa. Dunque, come sapete, ogni religioso ha assegnata la casa, che è la sua comunità per un periodo di tempo, un mandato o altre cose, e lì deve abitare. Ci sono però eccezioni per cui un religioso può vivere fuori della comunità. Queste eccezioni sono, a largo respiro, tre: una per motivi di salute. Ovvio quando si deve curare e questa cura si deve prolungare a lungo, vive fuori della casa, non penso soltanto a ricoveri nell ospedale, ma ad altri motivi legati alla salute, il clima. Noi abbiamo un collega in Vaticano che deve vivere a Roma, un tedesco, deve vivere a Roma perché ha avuto il trapianto del cuore e la sua salute è ottima solo a Roma. Dunque il vescovo l ha destinato a lavorare in Vaticano e con questo cuore trapiantato vive a Roma, abita a Roma. Poi ha un cuore di una donna. È il primo caso nella storia della Chiesa perché lui ha avuto il trapianto quando era diacono. Dunque è stato consacrato con un cuore di una donna. Checché ne dica la Congregazione per la Dottrina della fede: un pezzo di donna già è stato consacrato sacerdote. Questi i motivi di salute. Motivi di studio. Una cosa anche ovvia. Quando gli Istituti non hanno le case nel luogo dove un religioso deve studiare, in una determinata facoltà, è permesso, è lecito che viva fuori della comunità per motivi di studio. 1

2 E poi per motivi dell apostolato che svolge a nome dell Istituto. Anche lì possono esserci casi di religiosi che non hanno la casa in un determinato posto dove un religioso è chiamato a svolgere una attività a nome dell Istituto e lì è permesso di vivere fuori della comunità. Questi sono casi dove questi religiosi possono vivere a lungo fuori della comunità e fuori della propria casa. Invece, per tutti gli altri casi il Codice permette il permesso di assenza per un solo anno. Questa assenza viene concessa dal Superiore maggiore, colui dei quali voi siete Segretari, con il consenso del proprio Consiglio. I motivi possono essere diversi; qualsiasi motivo che presenta il religioso può essere considerato come motivo per concedergli il permesso di assenza. Devo dire subito una cosa molto importante per voi e specialmente per i Superiori: che in quanto noi abbiamo l obbligo di vivere in Comunità qualsiasi permesso di vivere fuori della Comunità è una grazia, non è un diritto del religioso ad avere questo permesso. Molti religiosi interpretano il fatto che queste figure sono contemplate nel Codice, che è loro diritto: assenza di esclaustrazione. Non è un diritto, è una grazia. Il Superiore quando non concede questa grazia, non risponde positivamente alla domanda, non deve neanche motivare la sua negazione, perché la non concessione delle grazie, come in nostro Marek bravo giurista lo sa, non si motiva. Se è un diritto, sì. Se neghi un diritto a uno, devi motivare perché lo neghi, ma una grazia no. Dunque questo sia ben chiaro. Diversi sono i motivi dell assenza, svariati, perché poi, della richiesta dell assenza e poi la differenza fondamentale è anche tra Istituti maschili e femminili. Negli Istituti maschili per la mia esperienza quando un religioso chiede il permesso di assenza, di vivere fuori della comunità per un anno perché più non gli si può concedere è probabilmente già un primo passo di una separazione definitiva dall Istituto. Avviene anche negli Istituti femminili questo, ma gli Istituti femminili molto spesso ricorrono a questo permesso per motivi famigliari, cioè per assistere, accudire i genitori anziani o uno dei genitori anziani o qualche parente più stretto, fratelli o sorelle, ma dovrebbe essere il diritto proprio di ogni Istituto a regolare anche queste questioni oppure la tradizione dell Istituto. Accade che qualcuno di noi, anche religiosi maschi, si trova in una situazione famigliare tale che non c è nessuno che si può occupare dei genitori, allora chiedono l assenza. Come dicevo il permesso di assenza si può concedere solo per un anno da parte del Superiore maggiore. Può essere prorogato perché alcuni religiosi chiedono il permesso di assenza e non vogliono chiedere l esclaustrazione, perché l esclaustrazione come diremo più avanti ha delle conseguenze giuridiche abbastanza discriminanti per i religiosi. Allora vogliono che questo permesso di assenza sia prorogato più di un anno. Questa proroga la può concedere la Santa Sede perché si tratterebbe della dispensa dal prescritto dal Codice di Diritto Canonico perciò lo può concedere la Santa Sede se ci sono i motivi. Il Superiore maggiore ha già esaurito le sue possibilità e gli ha concesso un anno. Più di un anno la Santa Sede lo concederà al religioso, dietro la domanda. Qui interverrà il Procuratore generale della Congregazione perché tutte le questioni da trattare con la Santa Sede le trattano generalmente i Procuratori generali. Perciò il provinciale deve rivolgersi al Generale e così via per chiedere questa proroga. E da tenere presente per voi, che siete nella Congregazione clericale, che il Codice non dice nulla a proposito del ruolo dell Ordinario del luogo nel momento della concessione del permesso di assenza, ma è ovvio che, trattandosi di un sacerdote, almeno per delicatezza e gentilezza verso il Vescovo lo si dovrebbe avvertire che nel suo luogo vivrà un Religioso che gode del permesso di assenza per un anno e oltre. E da tenere anche presente che quando il Codice dice un anno, due anni, tre anni per altri permessi, specialmente per esclaustrazione, ma anche per assenza, questo vuol dire complessivo in tutta la sua vita; non è che ogni cinque anni un religioso chieda un anno di assenza e poi dopo cinque anni un altro, una volta concesso un anno, finito. Non si prevede se non delle proroghe con le dovute dispense. Ora un altra figura di separazione: l esclaustrazione. L esclaustrazione volontaria di cui parla il Canone 686 paragrafo 1: un Religioso, per seri motivi può chiedere il permesso di vivere fuori clausura (l esclaustrazione indulta di esclaustrazione) ma lo si concede solo per motivi gravi, come ci dice l esattore nel Codice. Chi può chiedere il permesso di esclaustrazione è un professo perpetuo; non si concede, anche se già da diversi anni accade questo, (ma questo è un altro 2

3 problema) nella formazione di questi nostri candidati che abbiamo e che sono molti instabili, insicuri, incerti, e fanno magari sei anni di professione temporanea e poi addirittura chiedono il permesso di esclaustrazione, di vivere fuori del convento. Il Codice permette, concede l esclaustrazione solo ai religiosi di professione perpetua. Cosa avviene? L interessato fa la domanda al moderatore supremo, al Superiore generale, perché lui ha la facoltà solo di concedere questo permesso di vivere come esclaustrazione, indulto di esclaustrazione, il Superiore Generale chiederà il consenso del proprio Consiglio e concede quello che crede opportuno. Ditelo ai vostri Superiori Maggiori che di solito si usa, che se un religioso chiede tre anni, gli si concede uno; se chiede due anni gli si concede uno; non si dovrebbe subito esaudire; anche per questo motivo: perché non si potrà più riproporre di concedere più tempo di esclaustrazione. Più di tre anni la proroga di esclaustrazione la può concedere la Santa Sede. In questi casi già chiaramente il Codice di Diritto Canonico dice che, quando il religioso è un sacerdote, prima di concedergli l indulto di esclaustrazione, si deve avere il consenso dell Ordinario del luogo, dove lui intende vivere, abitare, esercitare anche il suo sacerdozio. Non si ricorre più a questa figura, forse si dovrebbe anche ritornare, ma specialmente negli anni dopo il Concilio, accadeva che molti religiosi sacerdoti volevano vivere un po l esperienza da laico senza esercitare il ministero sacerdotale, e vivere nel mondo per riflettere, per valutare la propria vocazione. Raramente oggi ci sono questi casi forse perché non chiedono più, fanno ugualmente ma non chiedono i permessi. Noi nel dicastero, chiamavamo questo fatto, esclaustrazione qualificata perché la concedeva soltanto la Santa Sede con dei motivi ovviamente del richiedente, il quale si dichiarava che non si eserciterà l Ordine sacro, vivrà nel modo laico nel mondo. E poi per un periodo di discernimento, di riflessione; di solito erano i discernimenti di tipo vocazionale: qualcuno si accorgeva di aver sbagliato la strada prima di fare una definitiva scelta dell abbandono della vita religiosa, anche della vita sacerdotale, viveva questo periodo di esperimento. La differenza era solo questa: che la Santa Sede concedeva, non si richiedeva il consenso dell Ordinario, perché lui si dichiarava che non celebrerà alcun sacramento e non eserciterà il proprio ordine sacro e poi la Santa Sede decideva il momento di ritorno nello status precedente del sacerdote religioso. C è di nuovo questo: l interessato presentava i suoi motivi, conclusioni, ai quali era arrivato dopo un anno o due di questa vita da laico e la Santa Sede valutava assieme con i Superiori se era il caso di farlo ritornare ecc. Oggi non si ricorre più di tanto a questo. Poi nell esclaustrazione, all ultimo paragrafo di questo Canone 686, il Codice prevede l esclaustrazione imposta. Questo avviene nei diversi Istituti, anche maschili, quando abbiamo un confratello con il quale non si sa più che cosa fare, dove metterlo, in quale Comunità farlo esercitare e allora si deve ricorrere a questa non ancora dimissione ma un forzato vivere fuori dell Istituto. Io personalmente non sono molto favorevole a questa situazione perché non risolve più di tanto i problemi. Qualche volta, quando accadono i casi dell alcolismo, che comportano anche i gravi scandali del comportamento dell interessato, questo sì, può aiutare perché lo si isola, si mette un po fuori della vita comunitaria e allora gli si vieta di portare l abito, si danno certe regole strette che possono aiutare; conosco dei casi che aiutavano, aiutavano nel senso che questo coraggio si viveva in un appartamento da laico e non esercitava. Il problema è che l Istituto deve garantire tutto il sostentamento di questo religioso, di questa religiosa, quando chiede l esclaustrazione imposta allora non sono obbligati i religiosi, perché hanno fatto il voto di povertà, che è fondamentalmente il voto di non lavoro. Nelle nostre comunità religiose hanno fatto questo voto, dunque non devono lavorare e devono essere mantenuti. Nel caso di esclaustrazione imposta questo è il più eloquente perché se non mi volete in comunità allora pagatemi abitazione e mantenimento ecc. Alcuni Istituti lo fanno proprio perché sono costretti per evitare scandali o perché è un personaggio insopportabile e nessuna comunità (lo accetta). Esclaustrazione imposta è soltanto dalla Santa Sede. E imposta dalla Santa Sede. Per prima volta nella storia della Chiesa, o meglio, nella vita consacrata, l esclaustrazione imposta si riservava solo alle monache, ai monaci di vita claustrale e degli Ordini contemplativi, perché veramente in queste piccole comunità (piccole o grandi ma sempre chiuse), avvenivano dei fatti che era meglio mettere qualcuno per un po di tempo fuori di 3

4 questa comunità, per la pace sua e della comunità intera. Però comunque si fa sulla domanda del Superiore generale questa esclaustrazione si deve informare i motivi per i quali si chiede all interessato, e lui ha il diritto di difendersi o di presentare i suoi motivi e poi però accade specialmente le donne lo fanno, e poi dopo un anno di esclaustrazione imposta già avvertono prima: dopo un anno ti devi trovare lavoro o te lo troviamo noi e ti manterrai, questo sì; ma dipende caso per caso da studiare. In ogni modo, quando si concede questa grazia di assenza di esclaustrazione, (per concludere questo argomento) specialmente nella esclaustrazione è bene che i superiori mettano per iscritto le condizioni della vita di questo religioso. Farai questo, farai l altro, esclaustrazione vuol dire devi fare per esempio gli Esercizi spirituali o fare incontri di formazione, come fanno tutti i religiosi periodicamente. Non è fuori luogo di chiedere un rendiconto (se ha il voto di povertà) delle spese, delle entrate, delle spese (se specialmente è l Istituto a mantenerlo) che fa, e anche relazioni periodiche con i Superiori Maggiori è molto indicato. Cambia un pochino lo status dell esclaustrato perché, è chiaro, non vivrà in comunità, non avrà un diretto Superiore accanto a sé, come noi, grazie a Dio abbiamo nelle nostre comunità, e poi per diritto stesso perde il diritto di voto attivo e passivo, quando è sotto l indulto di esclaustrazione. Queste cose, i Segretari, ma qui voi avete poco a che fare perché siete segretari provinciali perché spetta eventualmente al Segretario generale deve redigere il documento e metterà tutte queste clausole, indicando con precisione la data, quando comincia e quando finisce il periodo di esclaustrazione che può essere poi prorogato. Va bene? Poi caso mai le domande le faremo dopo. Ora passiamo ad altre forme di separazione, quelle già definitive. Una di queste è il passaggio ad altro istituto. Il Codice prevede, e immagino anche le vostre costituzioni, il vostro diritto proprio, il passaggio di un professo perpetuo da un istituto ad un altro. Chi concede questo passaggio? Tutti e due i Moderatori supremi si devono mettere d accordo. Allora, quando un padre dehoniano scopre dopo alcuni anni - di avere una vocazione francescana e in relazione con il Superiore generale di uno dei tanti ordini francescani, tra cui anche il mio, si mette d accordo e chiede: Padre, io vorrei diventare francescano. Tutte e due i Superiori devono comunicare fra di loro, scambiarsi le opinioni, specialmente il Superiore attuale del religioso. È molto importante l opinione riservata, seria su questo religioso. Poi questo religioso va a vivere in comunità, nell Ordine, nell istituto che ha scelto e fa un esperimento che deve durare almeno tre anni. Non è un noviziato, non è un postulandato, niente. Dovrebbe vivere come tutti gli altri professi già perpetui. Può portare anche l abito del nuovo istituto e, se questo esperimento va bene, con l opinione positiva dell istituto che lo accoglie, dopo tre anni può fare la professione perpetua nel nuovo istituto. La cosa è automatica, non interviene la Santa Sede. Non ha niente da intervenire, a meno che non si tratta nel caso che un membro di un istituto religioso decide di passare all istituto secolare o a una società di vita apostolica. Se il religioso sceglie uno di questi due istituti, deve dare il permesso la Santa Sede e, durante questo periodo di prova, di esperimento, prima del passaggio definitivo, cioè prima che questo passaggio diventi definitivo, il religioso conserva i propri voti, ha tutti i diritti nel nuovo istituto, eccetto il diritto di votare, ma nello stesso tempo, vengono sospesi i diritti nel vecchio istituto. Non è che lui, per esempio, al Capitolo può essere chiamato come votante a votare nel Capitolo, per dare un esempio. Perciò è molto importante anche qui questo è il lavoro dei segretari stabilire le date, quando comincia questo esperimento perché da quel momento, anzitutto scatta questo scorrere del tempo (minimo tre anni), lo stabiliranno i superiori, non meno di tre anni, e poi in questo momento scattano anche tutti i limiti per questo religioso: è privo del voto, non ha più diritti nell istituto di origine e non ne ha ancora nell istituto nuovo dentro il quale vuole passare. Ora un altro modo di separazione definitiva dall istituto, è per voi molto importante (e ci terrei che voi lo capiate bene perché i vescovi non lo capiscono in tutto il mondo) almeno se noi, da parte degli istituti religiosi siamo sulla linea concreta di come si agisce, come si fa, forse non faremo degli sbagli. Si tratta dei casi quando i religiosi vogliono lasciare l istituto e andare nella diocesi. Teoricamente il caso è che un religioso vuole l indulto di uscita: Non voglio più essere dehoniano. 4

5 Fa la domanda al suo Superiore generale, ben motivata, motivi gravi, ecc. tutte queste cose e perché sacerdote sceglie di continuare la sua vita da sacerdote diocesano in una diocesi. Ora questo passaggio richiede certi atti giuridici che, se poi non adempiuti, creano un sacco di confusione. Ripeto, i vescovi sono un po ignoranti in questa materia. Non è perché sono ignoranti, ma eppure ricorrono molto spesso a questi casi che hanno dei religiosi nelle loro diocesi che gli piacciono, gli promettono tante cose e li invogliano addirittura a lasciare il loro istituto. Accade questo anche. Anche per motivo della penuria delle vocazioni sacerdotali in generale che ci sono. Quando un religioso decide di andare in diocesi ovviamente il primo che si deve dichiarare è il vescovo che è disposto ad accoglierlo e lo accoglie tutto ciò è gestito dal can. 693 o per esperimento (che può durare al massimo 5 anni) oppure lo accoglie perché disposto ad incardinarlo immediatamente. Accade questo perché alcuni religiosi già lavorano nella diocesi come religiosi. Il vescovo li conosce, il Consiglio presbiterale li conosce, dunque hanno buona opinione di lui, sono disposti ad incardinarlo subito. Ma per fare ciò occorre un indulto, un rescritto della Santa Sede che si chiama secolarizzazione ad experimentum che praticamente permette al vescovo (questo rescritto) che nel momento di incardinazione il religioso sacerdote viene dispensato dai voti. Non è che la Santa Sede dispensa dai voti e lo lascia così perché, come sapete, il Codice (ma è pura teoria) non vuole che ci siano in giro sacerdoti girovaghi. Quelli cioè che non sono incardinati né in un istituto religioso né in una diocesi. Uno passa dall istituto alla diocesi in modo legale, ufficiale, e chiaro giuridicamente. Parliamo del caso dell esperimento. Allora un religioso fa la domanda al vescovo che vuole entrare nella sua diocesi e al suo superiore: Io ho scelto la diocesi di Roma e mi voglio incardinare lì. Il vescovo è disposto ad accogliermi. Questa disposizione del vescovo la deve dichiarare per iscritto e da questa dichiarazione si deve dedurre se vuole farla ad esperimento (che dura al massimo 5 anni) oppure dice Lo incardino sic et simpliciter, basta che la Santa Sede emana un documento. Quando è emanato questo documento, il vescovo come dicevo fa il decreto di incardinazione oppure comincia il periodo di esperimento. È importante questo per voi, segretari provinciali. È un lavoro abbastanza importante. È importante stabilire la data quando comincia l esperimento in quanto non può durare più di 5 anni e per quanto il Codice dice che una volta passati i 5 anni, automaticamente il religioso è incardinato nella diocesi, (se prima non è stato rimandato indietro dal vescovo oppure lui stesso non ha rinunciato a questa idea di essere incardinato) dobbiamo conoscere la data dell inizio dell esperimento. Perché ve lo dico ci sono molti vescovi furbi che si tengono un sacerdote per 5 anni e il giorno prima della scadenza della data, lo rimandano. Dicono Guarda non ti incardino più. Abbiamo cambiato idea, ecc.. Così per 5 anni ha assicurato il servizio di una parrocchia e poi lo rimanda indietro. Se non c è stabilita questa data, perciò voi segretari dovete pretendere dai vescovi: Eccellenza ci dica chiaramente quando comincia questo esperimento. Se il vescovo nega, allora ci sono due soluzioni: una si può ricorrere alla data del rescritto della Santa Sede, quando ha concesso questo permesso e l altra soluzione si potrebbe stabilire secondo la data dell impegno che il vescovo dà in una diocesi, per es. nomina questo sacerdote viceparroco o parroco in una parrocchia, dunque in quella data è evidente che tu hai dato un incarico e da quel momento comincia l esperimento di questo sacerdote. Dopo 5 anni voi guardare bene negli archivi della Provincia, bisognerebbe chiedere al vescovo che mandi la copia del decreto di incardinazione nella diocesi perché, come dicevo prima, questo atto di incardinazione è la dispensa dai voti religiosi, lo scioglimento definitivo di qualsiasi vincolo con l istituto di questo religioso. Viene sciolto dai suoi voti e da qualsiasi legame con l istituto. Forse dopo avrete qualche domanda a proposito di questo. Ora parliamo un poco delle uscite che sono sempre le separazioni definitive dei religiosi dal proprio ordine, magari brevemente di quelle dei professi di voti temporanei. Le uscite si dividono tra le uscite volontarie e imposte. Le volontarie sono quelle che uno chiede e per quanto riguarda i professi di voti temporanei, il Codice al can. 688, dice con chiarezza che colui che ha scaduto il tempo della professione, vuole uscire dall istituto, lo può abbandonare tranquillamente. Se non rinnova la professione oppure non chiede di fare la professione perpetua, è 5

6 libero di lasciare. Se durante la professione temporanea, vuole uscire, dovrebbe fare la domanda al Moderatore supremo e questi gliela concede. È una cosa abbastanza semplice. L uscita dei professi temporanei imposta è la dimissione o la non ammissione al rinnovo della professione temporanea o alla professione perpetua. Anche questa è abbastanza semplice. Ne parleremo nelle dimissioni dei religiosi perpetui. Basta tenere presente, a riguardo di questi della professione temporanea che ci vogliono i motivi meno gravi per dimettere un religioso di voti temporanei. Quali sarebbero questi motivi meno gravi? Non lo so. Se le Costituzioni prevedono per dimettere un religioso, se ha ammazzato 5 confratelli, lo si dimette magari per un temporaneo basterebbero due ammazzati per poter dire meno gravi. Può essere considerato in quel modo. A volte è la vita stessa che lo stabilisce. Ora l uscita definitiva, la separazione dagli istituti di professi perpetui. Anche questa si divide in uscita volontaria e imposta. Della volontaria abbiamo un po parlato a riguardo del can. 693, quando si tratta di una uscita del religioso sacerdote che vuole passare nella diocesi e se uno non è sacerdote, oppure è un sacerdote ma non ha diocesi, da un po di anni prima si concedeva la Santa Sede non concede più l indulto di uscita di un religioso sacerdote. Di un religioso fratello laico sì, ma di un sacerdote no. È una grande difficoltà questa forse si troverà qualche soluzione, ma si è ristretto questo perché molti di questi sacerdoti chiedevano di uscire dall istituto e poi esercitavano il loro sacerdozio in maniera ancor più libera di prima. Ora si può concedere ad un religioso l indulto di uscita, se è sacerdote, se non viene incardinato in una diocesi, almeno che abbia un vescovo che gli permette di esercitare il sacerdozio nella sua diocesi e questo deve essere sottolineato con chiarezza. Se io esco dal mio istituto e il vescovo di Roma mi dice: Io ti permetto di esercitare il sacerdozio, perché abiti vicino ad una parrocchia e allora andrai lì a celebrare la tua messa; puoi anche aiutare nelle confessioni. Il parroco ti darà qualche incarico così come da ospite, giusto perché puoi esercitare il sacerdozio d accordo. Ma questo permesso vale solo nella diocesi di Roma, mentre invece si concedeva questi permessi e i sacerdoti si sentivano liberi di esercitare l ordine sacro in qualsiasi parte del mondo dove andavano. Questo creava enormi problemi perché di solito quelli che escono sono della gente profetica; hanno delle visioni molto ampie e vogliono trasmettere questa; hanno avuto qualche apparizione, eccetera eccetera. Oppure qualche altro problema. Dunque adesso da un po di anni, nel dicastero non si concede questo indulto di uscita ad un sacerdote religioso. Si concede solo nei casi, ma raramente, quando il vescovo si dichiara, però i vescovi dicono: Io non farò da poliziotto, Non controllo questo tizio, che cosa fa. È molto pericoloso e quindi non si concede ai sacerdoti. Un sacerdote religioso che esce praticamente dall istituto, l unica figura accettabile è quel passaggio ad una diocesi. Poi c è la separazione (questa è una delle parti più belle, almeno più interessanti della vita consacrata) imposta che è dimissione, praticamente. Come sapete, perché siete già esperti in diritto un poco, se non per scuola almeno per la vita, il Codice prevede tre forme delle dimissioni: - la dimissione ipso facto, cioè perché un religioso ha commesso un fatto è automaticamente dimesso dall istituto questi sono due fatti: quando in modo notorio ha abbandonato la fede cattolica e il secondo quando abbia contratto matrimonio o lo abbia attentato, anche solo civilmente. - Abbandono notorio della fede cattolica è uno che si dichiara di voler aderire o a un altra chiesa, un altra confessione oppure questo è più difficile, ma può avvenire a qualche filosofia o dichiarazione che è contraria alla fede cattolica. Però ci sono queste diverse forme di allontanamento dalla Chiesa: apostasia, scisma, ecc., ma queste praticamente sono quelle che fanno sì che un religioso incorra in qualcuno di questi delitti è per diritto stesso dimesso. Ora quando accade questo, cosa occorre? Occorre soltanto una dichiarazione del Superiore maggiore di quel religioso, notificando il fatto ( sei passato alla chiesa dei protestanti o una setta dichiarata come tale, questo è notorio, conosciuto da tutti, dunque per diritto stesso, secondo il can. 694 sei dimesso). 6

7 - Più facile ancora è il secondo caso, cioè quando uno contrae matrimonio o lo attenta. Attenta si usa questa espressione non perché ci prova e non ci riesce, ci ha provato e ci è riuscito bene, ha il documento del Comune, ha contratto il matrimonio civile, ma si usa questa espressione nel Diritto quando non può contrarre matrimonio perché impedito dall Ordine sacro o dalla professione. Allora lo attenta, anche solo civilmente, perché può attentare anche il matrimonio religioso. Accade perché qualche parroco, non molto attento, si presenta con una signorina e chiedono di sposarsi e li sposa. Non chiede neanche il certificato di battesimo vecchio oppure nel certificato del Battesimo ciò che è importante per voi segretari di fare la notifica al libro del Battesimo che uno ha fatto la professione e poi è stato ordinato, ma in molte parti del mondo queste cose non si fanno dunque il suo libro del Battesimo è pulito e non c è niente e il parroco gli dà il matrimonio anche sacramentale. Accade spesso. E dunque tutte queste forme del matrimonio riconosciute come tali dallo Stato, ma anche accade spesso su questo canone di dimissioni ipso facto che creerebbero tutte le forme di questi matrimoni tradizionali. Questo è molto frequente in Asia, in Africa. Ci sono delle forme che la società riconosce come un matrimonio. E anche questo, per un religioso che ha fatto i voti perpetui è il motivo se ha contratto questo, se ha fatto questa promessa solenne di fidanzamento conosco un caso che ogni anno che un religioso andava in vacanza in un altro villaggio celebrava questi matrimoni tradizionali, poi finalmente qualcuno si è accorto. Il caso è stato chiuso, con la dimissione. Questo entrerebbe nel fatto della dimissione ipso facto dopo aver commesso questo delitto, questo fatto. Qui anche la Provincia o l istituto fa una dichiarazione. Per il matrimonio civile sarebbe una cosa semplice perché basterebbe avere il certificato del matrimonio o una semplice dichiarazione. Non sempre i religiosi ammettono di essere sposati. C è un sospetto grave che qualcuno sia sposato e non c è una prova. Allora si ricorrerebbe ad altre vie, ma qualche volta con degli amici, ecc. si può avere anche la prova documentaria, un documento scritto. Io conosco un caso (due minuti per distendervi) di un religioso che faceva il cappellano militare in Germania e regolarmente, ogni anno, ritornava; svolgeva questo servizio come apostolato dell istituto tornava nel suo paese d origine, gli Stati Uniti. Per le vacanze faceva sempre anche devotamente il ritiro spirituale, durante queste vacanze. E in uno di questi ritiri spirituali come si fa di solito ai religiosi si dedica qualche meditazione al voto di castità, al celibato ecc. e poi c era questa forma di esercizi un po moderna che il predicatore coinvolgeva nella discussione i partecipanti. In questa discussione il religioso cappellano militare disse: Ma insomma perché si insiste tanto su questo divieto di matrimonio civile, ecc. Io sono sposato da 16 anni civilmente e funziono bene. Tutti hanno fatto una risata. (Pensavano) Ha fatto una battuta. Il provinciale: Ma perché hai fatto questa battuta? Ma non è una battuta. Io sono sposato e tira fuori il certificato. Era sposato con una donna tedesca per farla emigrare. Ma non si è limitata solo lì questa gentilezza sua. In America l ha sposata per 16 anni. Chiaro che dopo sono andati secondo le cose giuste, ma lui per 16 anni funzionava perfettamente come se sacerdote e come religioso. Poi quando è stato dimesso si è rivelato che questo non era solo una unione così caritatevole che lui ha fatto verso questa donna per farla emigrare dalla Germania, avere le carte degli Stati Uniti, prendere la cittadinanza, ma c era qualcosa di più perché poi alla fine vivevano insieme insomma. Accade questo anche tra persone educate, preparate. Lui poi ha chiesto, mi ricordo, la dispensa dagli obblighi derivanti dal sacerdozio perché aveva già una certa età, era già pensionato come militare e ha chiesto al Santo Padre dicendogli che Io insomma chiedo per sistemare la situazione mia e della donna con la quale ho il matrimonio civile, ma non è che condivido tanto tutto quell insegnamento che tu, come Papa fai, specialmente nella materia morale, ecc. Io ho distribuito i sacramenti e ho aiutato molto la gente nel loro cammino spirituale, pur essendo sposato, non è successo niente, anzi. Poi è finita come è finita perché c è anche il pericolo che i militari americani gli avrebbero tolto anche la pensione in quanto esercitava un ufficio, non essendo più abilitato, come il medico che viene 7

8 sospeso e cura. Lui faceva il cappellano, essendo già sospeso per diritto stesso. Accadono questi casi non in Asia, non in Africa, in America Latina, ma nostra parte di Europa che si crede molto preparata, istruita ed educata. Va bene, questi sono casi di dimissione ipso facto, questi due casi. - Poi il Codice prevede che un religioso viene separato in modo obbligatorio dall istituto, viene dimesso dall istituto per determinati delitti che ha commesso e che vengono scoperti dai superiori e deve essere dimesso. In questo caso non dice può essere dimesso, ma deve essere dimesso. Questi delitti sono indicati nei canoni 1395, 1397, : un religioso deve essere dimesso (non solo un sacerdote, ma un religioso) in caso di concubinato, oppure quando permanga scandalosamente in un altro peccato esterno contro il 6 precetto del decalogo. Concubinato è chiaro anche se non c è la definizione quando avviene il concubinato. Un problema eterno perché i religiosi vanno dimessi per concubinato e poi dimostrano chiaramente che la sua unione con una donna non è concubinato perché, per es. manca quell elemento che alcuni giuristi dicono indispensabile, la intenzione della perpetuità di questo vincolo perché per essere concubini bisogna abitare sotto lo stesso tetto. Basta che un monaco benedettino, ogni mattina tornava alle cinque dopo la visita che faceva alla donna regolarmente ogni giorno. Un giurista bravo, suo avvocato, ha dimostrato che non era concubinato perché non abitavano insieme e poi non avevano l intenzione della perpetuità di questo vincolo. Concubinato, quello più semplice, è quello in cui due abitano insieme, hanno dei figli, si comportano in modo da sposi. Allora questo è evidente. Allora il Codice prevede un'altra definizione di queste situazioni: permanenza scandalosa in un altro peccato esterno contro il 6 precetto dei Comandamenti. - Questo concubinato tra uomo e donna può essere anche annoverato in questo, ma questi casi permanenza scandalosa contro il 6 precetto sono i casi di omosessualità, chiare ed evidente, conosciuta: delle frequentazioni, amicizie, comportamenti strani che possono in qualche modo violare il 6 comandamento. A parte che ognuno ha il diritto di difendersi, non tanto quello che vive o si presume che viva in concubinato, commette altro grave delitto contro il 6 comandamento nei casi di omosessualità si difendono. Avevamo il caso di un Gesuita (non ci sono Gesuiti, possiamo parlare male di loro) che era inscritto in un club omosessuale, con tanto di tessera, ecc. il superiore provinciale lo dimetteva per questo, e lui dichiarava solennemente: Io sono puro come s. Luigi Gonzaga perché partecipare ad un club omosessuale non vuol dire che ho commesso qualche delitto contro il 6 comandamento. Voleva pure avere ragione! - Altri motivi per dimissione obbligatoria sono un delitto contro il 6 precetto del decalogo, che questo delitto sia compiuto con violenza, minaccia, pubblicamente o con un minore al di sotto dei 16 anni. Ora questo paragrafo 2 del can 1395 è un po cambiato perché come sapete da 4-5 anni la Chiesa ha elevato l età del minore; ora oggi è 18 anni. Questo specialmente per i casi della pedofilia. Una volta per la Chiesa la pedofilia si fermava a 16 anni, invece adesso, dopo la famosa storia degli Stati Uniti, è stato elevato a 18 anni. Solo che qui, per questo paragrafo secondo, il canone che permette la dimissione obbligatoria 695 inserisce una clausola. Questi, anche se praticamente oggi è quasi impossibile, questi delitti, sempre contro il 6 comandamento, fatto con violenza, minaccia o pubblicamente, o con un minore, possono non essere puniti con la dimissione obbligatoria, ma i superiori possono trovare un altra forma di punizione, senza dimissioni. Ma, ripeto, oggi come oggi, da alcuni anni, questo è quasi impossibile, anche perché è entrata in vigore (vi accenno soltanto brevemente) questa istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede che tratta i casi cosiddetti gravi, si è riservata a sé. Praticamente quando un superiore religioso viene a sapere di un sospetto solo di pedofilia, deve immediatamente raccogliere il minimo del materiale, di quello che dispone e mandarlo subito alla Congregazione per la Dottrina della Fede e loro poi decideranno cosa fare. Istituiranno un processo e poi si applica una pena perpetua, oppure un altra forma di pena. Si può arrivare a non dimissione, grazie a Dio. 8

9 Sono tornati così perché, come sapete, c erano tantissimi casi dove i religiosi venivano accusati ingiustamente. Basta che uno diceva che è stato molestato ecc. 40 anni fa, in America, perché il sistema giuridico è tale che gli permette di fare queste cose e poco difendersi dalla Chiesa. Ma negli altri sistemi giuridici, grazie a Dio, ci si difende, perché si faceva molto del male. Ciò non vuol dire che questi casi non avvengano; avvengono purtroppo nella Chiesa e devono essere puniti, ma il religioso ha diritto di difendersi e pretendere anche vere e autentiche forti prove, non soltanto una denuncia semplicissima. Ma comunque questi casi vanno gestiti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e i superiori hanno solo l obbligo di segnalare e poi di seguire le indicazioni che la congregazione dà caso per caso, per questi casi. - Poi il can 1397 parla dell omicidio, quello che vi dicevo prima, rapine, oppure detenzione con la violenza, frode. Anche il ferimento di questa persona o mutilazione. Se un religioso commette uno di questi delitti, ammazza, o ferisce gravemente o sequestra una persona, è soggetto ad una dimissione obbligatoria. Questo avviene ma direi, per quanto riguarda gli omicidi, sono più frequenti negli istituti femminili che in quelli maschili, o per lo meno i maschi lo fanno in modo così eccezionale che non si scopre: stava male ed è morto, invece poi si scopre che è stato aiutato anche a passare a miglior vita. Ma tra le donne questo succede abbastanza frequentemente. Eppure lo fanno in maniera perfetta. Avevo un caso di cui è stato fatto anche un film su questo, di un omicidio. Una consorella ha ammazzato una suora, sua consorella, e l ha fatto in maniera tale che ha fatto sparire tutto e poi per diversi mesi si fingeva di essere questa sparita, fingendo la sua voce, chiamando la famiglia, chiamando la superiora, ecc. è riuscita per più di 9 mesi a fare finta che questa Avrà avuto qualche romanzo, è scappata con uno, si sospettava e non si vuol fare vedere. Non mi cercate madre e poi mi faccio viva in tempo opportuno. Era lei che comunicava. Poi alla fine la famiglia si è un po preoccupata, qualcuno della famiglia dice Non è possibile che questa tutti questi mesi non si fa viva, solo per telefono. Si assomigliavano anche con la voce. E quando hanno dato delle prove del DNA, la polizia ha detto sono 9 mesi che sta qui ad aspettare il cadavere di una che non sappiamo chi è, ecc. Comunque questa suora poi è stata assolta dal tribunale. È stata condannata solo all appello, al secondo grado del tribunale di giudizio solo perché la Santa Sede ha dato l esclaustrazione imposta. Allora il giudice, in quel paese, un pochino ossequioso verso la Santa Sede, dice: Se il Vaticano ha dato l esclaustrazione imposta vuol dire che qualche prova c è. Invece era solo per la richiesta dei superiori per tenerla fuori della comunità, cioè nessuna prova a suo riguardo; è stata condannata e poi per uscire dall istituto ha preteso un sacco di soldi perché diceva: Ho dovuto pagare gli avvocati perché mia avete accusato ingiustamente, ma tutti moralmente sono convinti che il suo lavoro lo ha fatto. Non è stata dimessa perché non c era la prova. Si è arrivati solo ad una conclusione che lei stessa gentilmente ha chiesto l indulto di uscita e le è stato concesso. Dunque capitano queste cose. Anche per mutilazione o ferimento. Qualcuno può ridere, ma se si fa con intenzione di ferire... Avviene di più, per nostra fortuna, negli istituti femminili, almeno statisticamente parlando, anche perché sono di più le suore e poi si vede che non si sanno menare bene, lasciano i segni. Se non lasciassero i segni non ci sarebbero più problemi. - E poi un terzo motivo, il can 1398 di questa dimissione obbligatoria è l aborto, ottenuto effetto. È ovvio il ruolo delle donne in questo delitto di aborto, ma non è neanche tanto scontato il ruolo importante degli uomini, dei maschi. Sacerdoti, religiosi che sanno di una gravidanza che è loro e partecipano nell aborto perché offrono i soldi, perché invitano ad abortire, ecc. Sono ugualmente responsabili. Appena si ha notizia di questo ed è più difficile da dimostrare come per le donne un religioso va dimesso con la dimissione obbligatoria. La procedura è molto semplice. Quando il superiore viene a sapere uno di questi delitti, deve presentare l accusa all interessato: Guarda che sei accusato. Sappiamo che hai partecipato ad un aborto, hai dato i soldi, o hai ceduto al ricatto. Ho avuto poco fa 9

10 un caso di religiosi che la donna li ricattava che si suiciderà se non gli danno i soldi per l aborto e hanno ceduto, hanno dato purtroppo. Lui ha diritto di rispondere e di difendersi, di presentare le contro prove: Non è vero, ecc.. Dipende poi quale forza ha la prova di chi lo accusa, il superiore. E si procede come per le altre dimissioni cioè questo lo fa il Superiore maggiore, il Provinciale, questa prima fase, spedisce tutto al Superiore generale e suo Consiglio. Essi decidono nella votazione segreta la dimissione di questo religioso e poi emanano il decreto, ripeto che sono le dimissioni obbligatorie per questi delitti che il diritto tratta in questi tre canoni del Diritto canonico. - La dimissione facoltativa, quando un religioso può essere dimesso, i motivi di queste dimissioni sono elencati, in maniera generale, nel can. 696 del Codice di Diritto Canonico paragrafo 1. Anzitutto le cause di questa dimissione devono essere gravi, esterne, imputabili e comprovate giuridicamente. Importante, oltre il comprovare giuridicamente, che siano imputabili. Allora quando non sono imputabili? Quando un religioso non può rispondere, come nel Diritto civile, non può rispondere per azioni che compie, non è responsabile di rispondere: malattia psichica, alcolismo che rende il religioso incapace di rispondere. Non si può dimettere uno perché alcolizzato, anche quando commette qualche altro delitto. Anche la cleptomania, per esempio, è una malattia psichica. Tutto ciò che è definito dagli esperti un disturbo psichico e rende il religioso incapace a rispondere delle proprie azioni. La dimissione facoltativa è da escludere in questi casi. Allora i motivi possono essere diversi, come dicevo. Il Codice fa un elenco tipico, vi possono essere aggiunte. Negligenza abituale degli obblighi della vita consacrata, ripetute violazioni dei vincoli sacri, la disobbedienza ostinata alle legittime disposizioni dei superiori in materia grave, un grave scandalo derivato dal comportamento colpevole del religioso, ostinato appoggio alla propaganda di dottrine condannate dal Magistero della Chiesa (che non è la stessa cosa che il passaggio o dichiarazione di abbandono della fede), l adesione pubblica ad ideologie inficiate di materialismo e di ateismo, l assenza illegittima, protratta per sei mesi e altre cause simili, di simile gravità ed eventualmente indicate nel diritto proprio. Ora, per non spaventarvi, ma anche per non scoraggiarvi, vi possono dire dalla mia esperienza che, l unico modo per il quale si può dimettere un religioso, si riesce a dimettere un religioso, è l assenza illegittima. Abbiamo parlato del permesso di assenza e secondo il can 665, quando un religioso non ha questo permesso vive fuori della comunità, dopo sei mesi è soggetto alla dimissione, può essere dimesso proprio perché non vive in comunità; unico per cui si riesce, qualche volta per l obbedienza. Il religioso può essere dimesso quando il superiore è molto chiaro nel precetto di obbedienza, chiede una obbedienza con il richiamo al voto dell obbedienza, il religioso, in modo chiaro non adempie questa obbedienza, allora può essere dimesso. Un processo, per sé abbastanza complicato della dimissione e che richiede uno scrupoloso adempimento di tutte le norme, dunque, la prima è che si deve verificare che il religioso è colpevole di qualcosa, è assente parliamo di questa forma più semplice. Sono più di sei mesi che non vive in comunità, non si sa dove vive. Il superiore è obbligato a richiamarlo, a farlo tornare in comunità. Fa un richiamo prima pastorale, lui non reagisce, non torna, non risponde. Allora si decide di dimetterlo per questo motivo. Il superiore, prima di cominciare il processo di dimissione deve sentire il parere dei propri consiglieri. Non è un consenso, deve semplicemente sentire, anche se non sono d accordo, l importante è che li ha sentiti. Poi il superiore decide di proseguire con il processo di dimissione è obbligato a fare due ammonizioni canoniche che devono essere fatte come prescrive il Codice nel can 697, deve chiaramente dire che ha ammonito, che se non si corregge sarà dimesso, e deve dirgli chiaramente per quale motivo. Poi queste ammonizioni non possono essere fatte nella distanza di meno 15 giorni tra la prima e la seconda dalla data delle ricezione, quando le ha ricevute. Dopo di nuovo, in una maniera molto veloce ma il lavoro è assai più lungo e delicato dopo queste due ammonizioni, quando il religioso, non reagisce o non obbedisce, non ritorna, anche se risponde, scrive, si giustifica, di nuovo il superiore questa volta deve 10

11 radunare il suo Consiglio parlo del superiore maggiore e deve valutare tutte le cose: accuse, le prove, le difese del religioso. E se decidono che davvero lui sta in errore, è assente ingiustificato, per questa sua assenza non torna in comunità, non obbedisce, mandano tutti i documenti al Moderatore supremo, al Superiore generale, chiedendogli di intervenire e di decidere la dimissione. E qui il Superiore generale raduna il suo Consiglio, questo è l unico caso del Codice quando il Superiore agisce collegialmente con i suoi Consiglieri, votano e, secondo il risultato della votazione, lo dimettono oppure lo lasciano. Se lo dimettono emanano il decreto di dimissioni e tutti questi atti, raccolti in un processo di dimissioni vanno mandati alla Santa Sede perché il decreto sia confermato. Una volta confermato può essere notificato al religioso e il religioso ha di nuovo 10 giorni di tempo per ricorrere contro questo decreto, alla Santa Sede, alla Congregazione per i Religiosi e aspettare la decisione, se il ricorso viene accolto o respinto. Questo in maniera molto veloce, come ho detto. Questa è una separazione imposta che qualche volta si consiglia di fare. Voi che siete segretari provinciali vedete un po negli atti delle vostre Province di quali religiosi non si sa qual è la loro situazione, non sappiamo dove vivono, non sappiamo cosa fanno, perché accade così. Magari si sono già anche sposati civilmente, non lo sappiamo. Dunque sarebbero dimessi per il fatto stesso. È bene regolarizzare queste cose. Qualcuno si crea i problemi perché non si sa dove vive un religioso. Dunque come possiamo fare il processo di dimissione, fare ammonizioni, se non sappiamo dove vive. Con questo religioso non abbiamo alcun contatto, anche la famiglia non sa. Accadono queste situazioni. Il Codice di Diritto canonico, come anche il Civile, - perché fanno le pubblicazioni prevede ancora la procedura della pubblicazione degli atti per edictum, comprese anche le ammonizioni. Dunque in questi casi in cui non si sa, si ricorre ai giornali, come fanno i tribunali civili, ad es. per dichiarare la morte presunta di qualcuno. Essi fanno la pubblicazione nei giornali, nei diversi paesi, ma per i religiosi si fa per edictum. Per es. si espone l ammonizione in una casa provincializza ci sono sempre i luoghi dove si espongono le pubblicazioni e nella casa dove abitava il religioso, l ultima comunità, per es. o, se si vuole, in tutte le case. Questa ammonizione, esposta per due settimane, vale come se fosse una ammonizione inviata personalmente al religioso. La stessa cosa poi si fa con il decreto di dimissione quando è confermato; lo si emana per edictum o lo si pubblica in qualche bollettino. Tutti gli istituti di solito ce l hanno oggi. E la cosa è chiusa. Non si dovrebbe scoraggiarsi del fatto che non abbiamo alcun contatto, non sappiamo dove sta. Per pulire un po i conti, gli elenchi delle nostre famiglie religiose, vale la pena ogni tanto fare un po di inventario nelle proprie Province, sapere dove stanno i religiosi, cosa fanno e che intenzioni hanno. Poi eventualmente risponderemo a qualche domanda. - Effetti della separazione. Il Codice è abbastanza chiaro in queste conseguenze della dimissione, can. 701: uno è dispensato quando è dimesso dai voti e avviene un caso strano che forse il legislatore gli è sfuggito perché non si permette, non si concede l indulto di uscita ad un religioso che non ha il vescovo, invece, quando lo si dimette, lui è sempre sacerdote, è dimesso ed è girovago. Credo che sia l unico caso nel Codice dove il Codice stesso crea girovaghi, mentre da un altra parte dice che si devono creare. Un religioso dimesso dall istituto, è dispensato dai voti, è sospeso nell esercizio del sacerdozio, dell ordine sacro. Non è incardinato in nessuna parte e comunque è sacerdote sempre perché non tutti si sposano civilmente, dove entra un altro meccanismo del Codice che li rende idonei all esercizio del sacerdozio. - Gli effetti della seprazione definitva dall Istituto sono anche elencati nel Codice. La cosa che si ricorda sempre a tutti che i religiosi non hanno diritto di pretendere nientedall Istituto per il servizio che hanno svolto, ecc. Però l istituto stesso si deve comportare in modo caritatevole, equo ed evangelico nei confronti di questi religiosi. Forse per noi istituti maschili questo è un problema secondario, ma avviene negli istituti femminili molto più 11

12 frequente. Si consiglia di non essere troppo caritatevoli perché essi non taglieranno mai il contatto con l istituto se hanno capito che la madre generale è un po buona - C è poi una separazione temporanea non si ricorre spesso a questo del religioso o della religiosa dal suo istituto, prevista dal can. 703, nei casi di un grave scandalo, pericolo imminente per l istituto. Capite che in una formulazione così del canone si può mettere di tutto. Il superiore maggiore può allontanare un religioso dalla casa, dalla comunità singola o dal intera Provincia o dall intero istituto lo può fare addirittura anche il superiore locale, se la cosa è imminente. Il can 703. Solo che dopo bisogna istruire un processo, segnalare questo fatto, tramite il superiore generale alla Santa Sede, secondo i casi, perché è successo questo. Istruire un processo. Di solito tutti questi casi dello scandalo, legato alla violazione del 6 comandamento del Decalogo si applica questa formula di un allontanamento immediato del religioso dalla casa o dalle case della Provincia o da tutto l istituto. - Chiudiamo almeno con un accento positivo. È anche possibile una riammissione dei religiosi all istituto, dimessi, usciti, separati. Il caso è molto chiaro dopo la cosiddetta separazione legittima. Il Codice chiama separazione legittima i casi quando uno ha chiesto oppure non ha rinnovato la professione temporanea, uscita dopo il noviziato, volontariamente è considerata legittima uscita. Per sé un religioso che ha avuto questo caso di uscita legittima chiede di essere riammesso. Il superiore e moderatore supremo lo può riammettere senza l obbligo di ripetere il noviziato. Invece se un religioso,che è stato dimesso dall istituto, dunque è uscito illegittimamente può essere riammesso ma ha l obbligo di ripetere tutto l iter formativo, dal noviziato almeno queste parti canoniche anni di professione temporanea (almeno tre come vi ricordate) e tutti gli altri passi. - I superiori possono chiedere la dispensa ed accade abbastanza frequentemente che quando un dimesso torna in un istituto, dal quale è stato dimesso, o per diritto stesso accade frequentemente per quelli che si sono sposati, poi si sono divorziati, la moglie è morta, i figli già sono grandi, e vogliono ritornare per passare gli ultimi anni della loro vita nella comunità. I superiori chiedono frequentemente che siano dispensati dal noviziato. Gli si lascia fare un periodo di prova, almeno prima di fare la professione temporanea e poi perpetua e poi dipende dagli anni, quanto erano fuori e gli si chiede anche di studiare un poco la teologia, qualche materia di teologia se sono sacerdoti e intendono tornare all esercizio dell ordine. Nel caso di sacerdoti che sono ricorsi per irregolarità dell esercizio dell ordine sacro, la dispensa dell irregolarità, gli si concede dopo che vengono definitivamente incorporati di nuovo nell istituto. Comunque è la Santa Sede che concede questa dispensa dall irregolarità. Sarebbe per es. uno che è sposato civilmente, ha tentato il matrimonio, è irregolare all esercizio. Per poter ritornare a regolare l esercizio deve ottenere la dispensa della Santa Sede. Per i religiosi che ritornano gli viene concessa solo dopo la definitiva incorporazione nell istituto. Io avrei finito. Ho fatto una corsa anche se è stato un ora e un quarto. Scusate se sono stato troppo lungo. 12

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