<< Anch'io estendo il mio ringraziamento a chi ha pensato, organizzato, realizzato questa
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- Lucio Paoli
- 8 anni fa
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1 Parla Luca Orsoni Responsabile Servizio Civile Caritas Toscana: << Anch'io estendo il mio ringraziamento a chi ha pensato, organizzato, realizzato questa giornata. Credo sia davvero importante confrontarsi insieme su quella che è l'esperienza del servizio civile e sulla prospettiva che questo servizio civile ha e potrà avere soprattutto nei confronti dei giovani. Credo che iniziative e giornate come queste davvero debbano essere considerate momenti forti di riflessione. Solo lavorando insieme e sperimentando, insieme e confrontandoci sull'esperienza che in questi tre anni è stata fatta, potremmo arrivare in qualche modo a definire quale sarà questo nuovo servizio civile. Davvero grazie. E ringrazio sia l'assessore che il Dottor Lino Leonardi perchè nelle due loro relazioni già hanno evidenziato alcuni punti che mi è stato chiesto di trattare. In modo particolare, alcuni punti relativi al rapporto fra servizio civile e mondo giovani. E' vero che in questi tre anni la sperimentazione è stata abbastanza forte e credo che uno degli aspetti più importanti, anche per gli enti di servizio civile, sia stato questo: ripensare il modo con cui ci si confronta con il mondo giovanile. Noi enti del privato sociale, ma anche gli enti pubblici eravamo abituati a vederci arrivare flotte di giovani ai quali dover far fare qualcosa, per i quali dover in qualche modo inventare un servizio che fosse più o meno formativo, ma che comunque sicuramente non ci interrogava sul come mettersi in dialogo con questo mondo giovanile. Ed allora forse davvero un servizio civile nazionale volontario ci fa anche ripensare e rivalutare quale debba essere il rapporto degli enti nei confronti del mondo giovanile. Dire servizio civile e parlare di giovani non è così scontato come possa sembrare, non è un binomio così automatico, innanzitutto perchè, come ricordava appunto il Dottor Leonardi, già alcune proposte di legge regionale estendono la parola servizio civile ad un qualcosa che con i giovani poi ha poco a che fare: si parla di proposte di legge sul servizio civile a persone ad esempio della terza età, si parla di servizio civile a persone
2 che non rientrano nelle caratteristiche del mondo giovanile. Credo che su questo dobbiamo stare un po' attenti perchè questo potrebbe portarci a fare un po' di confusione fra quella che può essere l'esperienza di un servizio civile e quella che può essere invece una esperienza di volontariato costruttivo, ottimale, che crea cittadinanza e che dà anche la presa di posizione su alcune tematiche, ma che non ha nulla a che vedere con il mondo giovanile. Rimaniamo su quella che è la Legge Nazionale che invece ha ben chiaro quale sia il target, quale sia la fascia di età alla quale ci si rivolge. In questo momento la fascia di età presa in considerazione è quella 18-28, quindi quelli che davvero sono per lo meno anagraficamente considerati giovani. E' importante, dicevo prima, chiarire che questa prospettiva che la legge ha di mettersi in dialogo con il mondo giovanile, apre a certe dinamiche, che gli enti stanno piano piano in questi anni (in questi tre anni di sperimentazione), cominciando a sperimentare. L'art. 1 della Legge, quello che ne enuncia i principi e le finalità, nell'ultimo comma alla lettera e) recita in questo modo: contribuire alla formazione civica, sociale culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all'estero. Ecco credo che in questa lettera e) ci stia un po' tutto il succo del rapporto fra esperienza del servizio civile e mondo giovanile. Si parla di una formazione civica, si parla di una formazione sociale, una formazione culturale e professionale mediante alcune attività che poi la legge negli altri articoli piano piano va a delinare. Quindi è un modo di sottolineare quella che è la potenzialità del servizio in termini educativoformativo per i nostri giovani. Qui apro una parentesi, che riprenderò dopo, relativa alle cifre che prima ci venivano dette: passare da mila giovani, che si avvicinano in qualche modo all'esperienza del servizio civile o tramite la Legge n. 64 o tramite la Legge dell'obiezione di Coscienza, e dimezzare questa cifra, vuol dire anche in qualche
3 modo deludere una parte di queste aspettative che la legge poi mette in campo invece proprio nell'articolo dei principi e delle finalità. Quindi, dopo ci ritorneremo, però teniamo presente che questo deludere una aspettativa del mondo giovanile sicuramente non è una formazione educativa. Allora, sottolineare la potenzialità che il servizio civile ha in termini educativi, vuol dire far sì che gli enti di servizio civile si mettano in qualche modo a capire come entrare in contatto con questo mondo giovanile. A mio modesto parere ci possono essere due rischi: 1) possiamo ipotizzare un servizio civile che con tutte le caratteristiche del caso sia rivolto a fasce elitarie di persone. Un servizio civile di qualità, un servizio civile che risponda a certi carismi, un servizio civile che risponda anche ad un certo tipo di mondo giovanile che già in qualche modo viene a contatto ad esempio con le associazioni del no profit o comunque viene a contatto con le amministrazioni pubbliche ad esempio per studi o per eventuali prospettive lavorative. Questo può essere un tipo di servizio civile: avremo dei giovani, nemmeno tantissimi, qualificati, ben preparati, che in qualche modo già hanno qualche carta da spendere sia nel mondo del lavoro e quindi, perchè no, anche nel mondo del servizio civile. Un servizio civile che potremmo definire di altissima qualità. Ma un servizio civile così ristretto e di così alta qualità si può chiamare un servizio civile nazionale, che si rivolge a tutto il mondo giovanile? 2) Allora se noi ipotizziamo una seconda strada dovremo pensare a un percorso di servizio civile che vada a coinvolgere quei giovani che in qualche modo non riescono a capire che la dimensione sociale, la dimensione di cittadinanza attiva, la dimensione culturale, sono tutte caratteristiche che il servizio civile ha. Dovremmo rivolgerci cioè, a quei giovani che sono un po' al di fuori dei percorsi soliti, cioè quelli che pensano che in realtà il mondo del
4 sociale, il mondo del culturale, il mondo della difesa ambientale o della protezione civile sia una cosa totalmente al di fuori dalla sensibilità che un giovane deve avere. Questa potrebbe essere una seconda ipotesi di servizio civile, rivolto a coloro che già non sono formati, ma che devono formarsi a questo. E' vero, veniva detto prima, questi tre anni ci hanno fatto capire che i giovani che si sono avvicinati ai nostri enti e ai nostri progetti sono giovani che poi alla fine hanno avuto un radicale cambiamento di prospettiva. Sono giovani che in qualche modo hanno ripensato anche certe loro scelte, anche lavorative e di studio. Questo vuol dire che l'esperienza è stata sicuramente una esperienza formativa, li ha fatti avvicinare a realtà diverse rispetto a quelle dalle quali provenivano. Ma è sufficiente questo? Oppure occorre che in qualche modo gli enti, che si avvicinano al servizio civile, riescano anche a capire con quali strade ci si avvicina al mondo giovanile? Ovvero il radicale cambiamento che un giovane può avere deve essere una cosa che viene solo dalla sua esperienza o bisogna cercare anche di farlo transitare in questo tipo di esperienza? Allora ci sono delle caratteristiche che gli enti devono cominciare a mettere in campo. Sicuramente una di queste è la capacità progettuale, cioè la capacità di proporre progetti che in qualche modo si avvicinino al mondo dei giovani, siano qualificati e accompagnino il giovane durante la sua esperienza. A volte è più semplice avere un giovane già formato in qualche modo: tutto sommato, è un buon servizio che lui fa anche all'ente. Ma sulla persona forse le ricadute di cui si parlava prima poi non ci sono. Quindi sicuramente occorre una buona capacità progettuale. E' nel proporre progetti che si attivano in qualche modo i giovani, ma non i giovani già qualificati, bensì quelli che con questa esperienza vogliono in qualche modo qualificarsi.
5 Occorre inoltre, a mio parere, una capacità di entrare in dialogo con il mondo giovanile, di riuscire a dialogare con le parole dei giovani di oggi, di capire quali possano essere le aspettative, quale sia anche l'esigenza formativa che un giovane può avere. Occorre, in altre parole, stimolarli ad occuparsi di tutto quello che è culturale, sociale, ambientale, di tutte quelle che sono le piste di lavoro che il servizio civile può avere. Ma occorre stimolare in questo sopratutto quelli che questo stimolo non lo sentono in prima persona. E' per questo che il servizio civile può davvero essere una sfida educativa nei confronti dei giovani. Su questo anche il nostro Presidente della Repubblica Ciampi ha fatto più volte alcuni richiami: l'esperienza del servizio civile deve diventare un'esperienza davvero formativa se vogliamo fare dei giovani che impostino la nostra società con criteri diversi, una società che sappia accogliere, che sappia condividere, che sia aperta alla solidarietà, aperta agli altri. Allora come lavorare con questo genere di giovani? In che modo gli enti possono formarsi per andare incontro a questi giovani? L'esperienza degli ultimi trent'anni sicuramente, ripeto, non ci ha aiutato in questo perchè ci trovavamo a gestire persone più o meno motivate (nei primi anni anche molto motivate), che utilizzavano l'obiezione di coscienza come un motivo anche di scelta politica, per far passare idee e concetti che sentivano molto proprie e molto forti. Negli ultimi anni siamo stati messi di fronte a un mondo giovanile che sembrava totalmente assente alle proposte formative che venivano fatte. Gli ultimi anni della obiezione di coscienza, ed anche quella in corso, hanno fatto fare agli enti una fatica molto grossa, uno sforzo più gravoso nella formazione perchè arrivavano persone che avevano una motivazione diversa e che comunque dovevano utilizzare questa esperienza di 10 mesi (com'era l'obiezione di coscienza e com'è ancora per qualche tempo) l'obiezione di coscienza per far maturare questa sensibilità.
6 Allora avere i giovani a disposizione senza poi sforzarsi troppo di andarseli a cercare ci ha un po' disabituato a dialogare con loro. Occorre recuperare questa possibilità di entrare in contatto con il mondo giovanile. Il fatto che i progetti presentati dai vari enti e dalle varie associazioni non tutti abbiano trovato la stessa risposta è un segnale importante perchè ci fa capire che solo i progetti, diciamo seri, i progetti di qualità, che sanno davvero offrire qualcosa, trovano rispondenza nel mondo giovanile. E' un segnale importante anche perchè questo ci fa capire alla fine che i nostri giovani ci chiedono di fare qualcosa di impegnativo e non di fare un servizio così fatto alla meglio. Per cui la sfida è proprio riuscire a lavorare su questo. Altro punto importante, che è già stato toccato, ma che riprendo brevemente, è quello della formazione. Il servizio civile non è un corso di formazione che dura 12 mesi, ma il un percorso formativo che affianca all'esperienza del servizio un accompagnamento su tale servizio. Ricordiamoci che i giovani, soprattutto oggi, hanno bisogno di essere accompagnati nelle esperienze che fanno. Un po' per deformazione professionale, perchè lavorando in Caritas questo ci capita molto spesso, noi ci rendiamo conto di come, mai come oggi, i ragazzi siano soli e non siano ascoltati. Perchè l'esperienza del servizio civile non può diventare una esperienza per essere in qualche modo guidati e traghettati verso una maturazione, verso una crescita? Tramite questa esperienza è possibile incontrare situazioni diverse, di difficoltà di vario tipo: penso a chi fa servizio nell'area ambientale, a chi si può impegnare nella protezione civile o in progetti culturali, a chi viene in contatto con i tanti problemi sociali che affliggono il nostro Paese, spesso invisibili e difficili da comprendere. Entrare a contatto con questo mondo essendo accompagnati: sarebbe bruttissimo rischiare di mandare un giovane in tilt perchè l'esperienza del servizio non è formativa se non ha l'accompagnamento. Da qui l'importanza di insistere su questo percorso formativo da affiancare all'esperienza del servizio. Un servizio civile che deve essere
7 soprattutto formativo per chi sceglie di farlo, che lo aiuti davvero a lavorare in questa prospettiva. Si pone qui anche un piccolo problema che poi magari potrà essere occasione di discussione anche in altre sedi e perchè no anche forse nella seconda parte di questo Convegno: l'adeguata formazione dei giovani, che si avvicinano al servizio civile. In che momento dell'esperienza deve essere fatta? Possiamo pensare di proporre un servizio civile che abbia una formazione parallela, ma forse non è il caso di investire in qualche modo anche in una formazione previa del servizio civile? Occorre allora in qualche modo riuscire a bilanciare tutti questi fattori per presentare al mondo giovanile un servizio civile che in qualche modo possa essere appetibile e avvicinabile da tutti. Se c'è stato un rischio in questi tre anni è stato quello di un servizio civile si è differenziato dal nord al sud d'italia perchè andava a toccare realtà sociali diverse. Questo è stato un rischio molto forte, gli enti nazionali penso se ne siano resi conto senza troppi problemi e sicuramente anche l'ufficio Nazionale. Un servizio civile rivolto ad un mondo prettamente universitario in alcune zone, un servizio civile che era più o meno paragonabile ad un lavoro socialmente utile in altre zone. Tutte queste differenze vanno rielaborate e va capito anche quando si presenta un progetto verso quale mondo giovanile intendiamo lavorare, con quale mondo giovanile intendiamo entrare in dialogo. Questo perchè sarebbe negativo, per l'esperienza del servizio civile in sè, avere un servizio differente fra zone diverse dell'italia. Non vuol dire non tenere conto di queste differenze, ma cercare di fare una proposta che sia abbastanza uniforme, che riesca a raggiungere tutte le tipologie dei giovani in tutte le nostre fette di territorio. Mi avvio anche verso la conclusione. Proporre un servizio civile ai giovani è una forte sfida educativa perchè vuol dire offrire la possibilità di crescere in una società più matura, una società più responsabile, una società dicevo prima che sa accogliere, che sa
8 ascoltare, che sia aperta agli altri, che sia aperta alla solidarietà. Ma qui si pone un interrogativo che è l'interrogativo poi alla fine economico che, guarda caso, poi guida tutte le cose anche il servizio civile: a quanti giovani noi vogliamo dare questa possibilità? Per quanti giovani vogliamo che questa strada sia aperta? Se si vuole in qualche modo cercare di formare dei giovani a questo stile, a questo modo di vivere la società, occorre pensare a qualche investimento maggiore, per cercare di mettere in campo qualcuno in più, ma soprattutto occorre non deludere nessuno. Si deve in qualche modo far sì che il giovane non si senta vicino un progetto che piace, ma quale, per mancanza di fondi. Questo non può accadere! Sarebbe una enorme delusione per il giovane e una enorme responsabilità che ci troveremmo a dover assumere nei confronti del mondo giovanile. Deludere una parte dei nostri giovani per questi motivi vorrebbe dire uccidere il servizio civile. Ovviamente, è un mio pensiero, è quello che in questi anni di servizio civile ho potuto un po' sperimentare. Deludere l'aspettativa di qualcuno è molto più diseducativo che offrire buone possibilità solo a qualcun altro. Allora cerchiamo di impegnarci tutti anche trovando forme più consone, forme di sostegno economico più diversificate, che non siano solo quelle che ci dà la Finanziaria, con l obiettivo ultimo di aprire questa possibilità a più giovani possibile. Quanti più giovani, nella nostra società, potranno accedere a questa esperienza, tanto più nella nostra società troverà spazio una cultura aperta ai valori della solidarietà, dell'accoglienza, del rispetto della diversità: valori che sono l unica chiave che può aprirci ad un nuovo futuro. Grazie. >>
La felicità per me è un sinonimo del divertimento quindi io non ho un obiettivo vero e proprio. Spero in futuro di averlo.
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