MALATTIE CEREBROVASCOLARI: ICTUS
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- Niccolina Gianni
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1 MALATTIE CEREBROVASCOLARI: ICTUS
2 Introduzione/Epidemiologia Improvvisa comparsa di segni e sintomi riferibili a deficit globali delle funzioni cerebrali, di durata superiore alle 24 ore o a esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale In Italia rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Rappresenta la terza causa d invalidità provocando disabilità grave nel 15% e lieve nel 40% Più colpiti gli che le.
3 Classificazione dell ictus Sono diversi i criteri di classificazione riguardo l ictus. La principale si basa sul tipo di lesione. L 85% Il 15% deglisono stroke di sono natura diemorragica: natura ischemica: Trombosi dei grandi vasi (40%) dei piccoli vasi (20%) per malattia cerebro-vascolare aterosclerotica, intracerebrale ipertensione. (10%) per rottura di vasi Emorragia indeboliti Emboliaall interno cerebrale del (20%) parenchima di solito cardiaci cerebrale o per per ipertensione, malattia cardio-vascolare malformazioni artero-venose ischemica cronica o tumori. con Emorragia ipocinesia secondaria sub-aracnoidea della parete (5%) ventricolare per rottura o di aneurisma per aritmia di atriale. una arteria cerebrale. Vasculite cerebrale od ipoperfusione (5%).
4 Manifestazioni cliniche nell ictus L ictus si può verificare in ogni punto del SNC provocando una sintomatologia varia, caratterizzata da: Dolore Deficit motori Disturbi del tono muscolare e della sensibilità Deficit somatosensoriali Disturbi cognitivi Disturbi del linguaggio e della parola Disturbi della deglutizione
5 Diagnosi Clinica Si basa sul riscontro di un deficit neurologico stabilizzato a distanza di almeno 24 ore Sono elementi a favore, oltre ai sintomi, il riscontro con i fattori di rischio e la diagnosi strumentale
6 Fattori di rischio I dati sui fattori di rischio, vengono richiamati e aggiornati dalla Conference Proceedings dell American Heart Association (AHA), che li distingue in: IPERTENSIONE ARTERIOSA FUMO CONSUMO DI ALCOOL ATTIVITA FISICA DIETA CARDIOPATIE FIBRILLAZIONE ATRIALE Non correggibili Correggibili ETA SESSO RAZZA FATTORI GENETICI
7 FASI CLINICHE Nell ictus vengono a susseguirsi le seguenti fasi cliniche ognuna caratterizzata da interventi diversi: Fase di Acuzie: prevenzione dei danni conseguenti all immobilità ed alla compromissione funzionale Fase immediatamente successiva all acuzie: l intervento rieducativo può positivamente influenzare i processi biologici che sottendono il recupero Fase di completamento del processo di recupero: caratterizzata da interventi rieducativi di tipo estensivo Fase del mantenimento e/o di prevenzione della progressione della disabilità: finalizzata al mantenimento delle prestazioni acquisite
8 RIEDUCAZIONE IN FASE ACUTA Def. Wade: Un processo educativo e di soluzione dei problemi finalizzato a ridurre la disabilità e l handicap subiti dall individuo come conseguenza di una malattia tenendo sempre conto delle limitazioni imposte sia dalle risorse disponibili sia dalla condizione morbosa sottostante. Mira a contenere il Danno Terziario e quello Secondario.
9 FASE POST-ACUTA Caratterizzata da: selezione dei pazienti da spostare nei reparti di riabilitazione intensiva. stesura del progetto riabilitativo individuale ricerca di programmi rieducativi che mirino all individuazione di nuove forme d apprendimento
10 Recupero Post-Stroke La scelta di far migliorare un movimento rispetto un altro è legata alla sua utilità e al grado di disabilità conseguente al danno neurologico. La scelta prediligerà il recupero intrinseco o quello adattativo, o prevederà un alternanza di entrambi in proporzioni diverse. Nel recupero di tipo adattativo vanno considerate diverse soluzioni, tra cui: Pericorporea Ambientale Intracorporea
11 Meccanismi di recupero delle funzioni neurologiche Risoluzione di fattori dannosi locali (risoluzione dell edema locale, riassorbimento tossine, miglioramento circolazione locale, recupero dei neuroni ischemici parzialmente danneggiati). Neuroplasticità cioè la capacità del SNC di modificare la sua organizzazione strutturale e funzionale attraverso meccanismi di autoriparazione e di riorganizzazione.
12 ESERCIZIO TERAPEUTICO Qualsiasi movimento atto ad alleviare un sintomo o a far migliorare una funzione. Sono numerosi gli studi che dimostrano la validità dell E.T. nell influenzare i meccanismi di neuroplasticità portando un miglioramento nella perfomance L E.T. è sempre un esercizio di tipo neuro-rieducativo Pedagogia dell E.T.
13 NUOVE IDEE DI ESERCIZIO TERAPEUTICO Bio-feedback Contrastare il recupero adattativo (CIMT) Immaginare il movimento (motor imagery) Riabilitazione assistita da robot (robot-aided movement) Tecnica del conflitto sensoriale Vibrazione muscolare Mirror training
14 ROTAZIONE SUL LATO SANO PASSIVO ATTIVO BA Il paziente Il ginocchio si tiene le mani giuntemiplegico è flesso. La rotazione Le mani si del effettua paziente accompagnando sono giunte la gamba emiplegica Girare con il paziente le mani rispettivamente accompagnando sull'anca il e sulla parte movimento laterale del a piede livello della spalla e dell'anca
15 ROTAZIONE SUL LATO EMIPLEGICO ATTIVA Manovra di facilitazione: trattenere la spalla ed il ginocchio emiplegici il paziente stesso sposta gamba e braccio sani
16 POSIZIONE SEDUTA NEL LETTO Testa: abbastanza rialzata senza appoggio. Tronco: diritto, a 90 gradi. Anca: in flessione, con il peso del corpo ripartito sulle due ossa ischiatiche. Braccia: tese in avanti con i gomiti appoggiati su un tavolinetto mobile (eventualmente su di un cuscino).
17 PASSAGGIO DALLA POSIZIONE SUPINA A QUELLA SEDUTA Passivo L'assistente fa ruotare il paziente, a ginocchia flesse, sul lato emiplegico. Con la mano sana il paziente, a sua volta, si appoggia al bordo del letto. Attivo Il paziente è coricato sul lato emiplegico. Con la mano sana si rialza sul bordo del letto. L'assistente facilita ed accompagna il movimento sostenendo con una mano l'anca sana mentre con l'altra esercita una pressione verso il basso sulla spalla sana.
18 PASSAGGIO DALLA POSIZIONE SEDUTA A QUELLA ERETTA Manovra svolta facilitata dal paziente Posizionare dall'assistente uno sgabello Mettersi davanti al paziente. a fianco del paziente Con lasul mano lato emiplegico sana il paziente Una trattiene manoconsostiene forza inl'anca avanti la valida mano emiplegica. L'altra Si protende mano insostiene avanti con la la gamba testa che emiplegica sopravanza sopra la pianta il ginocchio. dei piedi e solleva i glutei.
19 Approccio A L'assistente si pone di fronte al paziente. Approccio B Il braccio emiplegico del L'assistente si pone a fianco paziente è appoggiato sulla spalla del paziente, sul lato colpito dell'assistente. L'assistente con un avambraccio appoggia a livello una mano dell'ascella sullane regge scapola spalladel paziente, con l'altrasotto mano sorregge la spalla il emiplegica braccio e emiplegico ne sostiene così del il braccio paziente leso. L'altra mano dell'assistente, posta all'altezza del bacino, guida il movimento del piede. DEAMBULAZIONE
20 L ictus è una condizione clinica frequente che ha un significativo impatto sui pazienti colpiti e sulla società, poiché è una malattia disabilitante con pesanti effetti sulla vita delle persone coinvolte. Compito del Rieducatore è minimizzare l effetto delle disabilità prodotte ed ottimizzare la qualità della vita di pazienti e familiari.
21 SPESSORE CAROTIDEO SI RIDUCE CON ATTIVITA FISICA INTENSA Lo spessore dell Intima Media delle carotidi comuni è direttamente associato all attività fisica Soggetti senza aterosclerosi sottoposti ad ecografia hanno svolto attività fisica per tre anni in comparazione a soggetti sedentari che non hanno svolto attività. L incremento dello spessore carotideo dopo tre anni è risultano significativamente inferiore in coloro che hanno svolto attività fisica Eur Heart J Jun; 31 (12):
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