Luigi Grossi e Piero Ganugi

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1 PERCORSI DI LAVORO E DI STUDIO DEI DIPLOMATI NELLA PROVINCIA DI CREMONA A TRE E QUATTRO ANNI DAL CONSEGUIMENTO DEL TITOLO (Indagine del 2007 sui diplomati degli anni e ) Luigi Grossi e Piero Ganugi

2 INDICE 1 Introduzione Una schematica introduzione ai modelli di analisi del problema della transizione scuolalavoro La formazione del campione Gli esiti occupazionali Introduzione La percezione del legame istruzione/lavoro da parte degli intervistati Un analisi più dettagliata dell inserimento dei giovani nel mercato del lavoro La situazione occupazionale degli intervistati e la tipologia dei contratti La posizione dei lavoratori dipendenti all interno delle aziende Le retribuzioni I canali di ricerca del lavoro utilizzati dai diplomati Tempi d ingresso nel mercato del lavoro e posizioni attuali Alcuni approfondimenti sui percorsi di studio post-diploma e sulle aspettative dei giovani diplomati I percorsi di studio post-diploma La partecipazione ad attività formative e la valutazione delle attività formative seguite I giudizi sulla preparazione conseguita Qualità del lavoro e formazione delle competenze Il valore del titolo di studio La percezione soggettiva della qualità del lavoro La ricerca di lavoro e l esperienza della disoccupazione Conclusioni APPENDICE

3 INDICE DELLE FIGURE Figura 1. Andamento temporale del tasso di attività in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anni )... 6 Figura 2 Andamento temporale del tasso di occupazione in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anni )... 7 Figura 3 Andamento temporale del tasso di disoccupazione in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anni )... 7 Figura 4. Confronto fra percentuale di maschi e di femmine nel campione e nell universo nei due anni considerati Figura 5. Confronto fra le percentuali di diplomati per indirizzo nel campione e nell universo nei due anni considerati INDICE DELLE TABELLE Tabella 1. Indicatori del mercato del lavoro in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anno 2005)... 5 Tabella 2. Composizione del campione e dell universo rispetto alla variabile Sesso nei due anni considerati Tabella 3. Composizione del campione intervistato e dell universo dei diplomati nei due anni analizzati Tabella 4. Situazione occupazionale per area di studio e per anno di conseguimento del diploma Tabella 5. Posizione nel lavoro dei diplomati occupati al momento dell'intevista Tabella 6. Rapporto contrattuale dei dipendenti stabili Tabella 7. Rapporto contrattuale degli "atipici" Tabella 8. Il suo attuale lavoro è coerente con il percorso di studi da lei intrapreso? Tabella 9 Per l'attuale lavoro, la preparazione scolastica si è rivelata: Tabella 10 Situazione occupazionale per area di studio, per anno di conseguimento del diploma e per genere Tabella 11. Qual è il suo profilo professionale? Tabella 12. Ci sono persone alle sue dipendenze e/o che seguono le sue indicazioni? Tabella 13. Al di là del tipo di contratto e della qualifica professionale in quale settore di attività lavora? Tabella 14. Rapporto contrattuale per settore di attività Tabella 15. Qual è la dimensione dell azienda in cui lavora (compreso il titolare ed eventuali soci o coadiuvanti) Tabella 16. Distribuzione del Reddito netto mensile (in euro) dei diplomati occupati per area di studio Tabella 17. Distribuzione del Reddito netto mensile (in euro) dei diplomati occupati per area di studio e per sesso Tabella 18. Reddito medio mensile dei diplomati occupati per sesso e area di studio Tabella 19. Canali di ricerca del lavoro utilizzati dai diplomati attualmente occupati Tabella 20. Mesi trascorsi dal conseguimento del diploma all'inizio del primo lavoro Tabella 21. Mesi trascorsi dal conseguimento del diploma all'inizio dell'attuale lavoro per posizione nella professione Tabella 22. Rapporto contrattuale per ricerca di lavoro negli ultimi 30 giorni Tabella 23. Quante offerte di impiego ha rifiutato prima di avere accettato l'attuale lavoro? Tabella 24. In relazione all'ultima offerta di lavoro rifiutata, quali sono le ragioni prevalenti del rifiuto? Tabella 25. E iscritto ad un corso di laurea o di formazione professionale?

4 Tabella 26. Capitale culturale familiare dei diplomati per area di studio Tabella 26. Classe sociale dei diplomati per area di studio Tabella 27. Da quando lavora, ha partecipato ad un'attività formativa connessa al lavoro svolto o alle sue prospettive di lavoro? Tabella 28. Che giudizio esprime sull'utilità di questa attività formativa? Tabella 29. Come valuta le sue capacità di usare il computer? Tabella 30. Come valuta la sua conoscenza di almeno una lingua straniera? Tabella 31 Utilità del titolo di studio conseguito per lo svolgimento del lavoro attuale (per area di studio) Tabella 32. Utilità del titolo di studio conseguito per lo svolgimento del lavoro attuale (per genere) Tabella 33 Lei direbbe che le sue competenze (ciò che sa fare e che vale) nel lavoro che svolge attualmente sono utilizzate (risposte incrociate con l area di studio) Tabella 34 Lei direbbe che le sue competenze (ciò che sa fare e che vale) nel lavoro che svolge attualmente sono utilizzate (risposte incrociate con il genere) Tabella 35. Il suo attuale lavoro è coerente con il percorso di studi da lei intrapreso? Tabella 36. Il suo attuale lavoro è coerente con il percorso di studi da lei intrapreso? Tabella 37. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Stabilità Tabella 38. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Retribuzione Tabella 39. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Possibilità di carriera.. 55 Tabella 40. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Possibilità di apprendere e acquisire professionalità Tabella 41. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Coerenza con gli studi fatti Tabella 42. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro?grado di autonomia nella mansione Tabella 43. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Tempo libero da dedicare agli interessi personali Tabella 44. Qual è il suo giudizio sui seguenti aspetti del suo lavoro? Rapporti con i colleghi e con il capo Tabella 45. Canali di ricerca del lavoro per gli occupati distinti per sesso Tabella 46. Nel suo percorso di lavoro ci sono stati periodi di disoccupazione superiori a tre mesi? Tabella 47. Negli ultimi 30 giorni lei ha compiuto azioni di ricerca di lavoro? Tabella 48. In relazione all'ultima offerta di lavoro rifiutata, quali sono le ragioni prevalenti del rifiuto? Tabella 49. Fra le seguenti, in quale posizione si trova? Tabella 50. Mesi ricerca lavoro da parte degli attualmente in cerca di lavoro Tabella 51. Mesi trascorsi dal conseguimento del diploma all'inizio del primo lavoro Tabella 52. Qual è il motivo dell'ultima interruzione di lavoro? Tabella 53. Sarebbe disponibile a lavorare immediatamente, a quale delle seguenti condizioni? Tabella 54. Quante offerte di impiego ha rifiutato da quando è disoccupato? Tabella 55. In riferimento all'ultima offerta di lavoro rifiutata, qual é stata la ragione prevalente per cui ha fatto la scelta del rifiuto? Tabella 56. Sarebbe disposto a trasferirsi in un altra provincia della sua regione per trovare un lavoro? Tabella 57. Sarebbe disposto a trasferirsi in un altra regione italiana per trovare un lavoro? Tabella 58. Sarebbe disposto a trasferirsi all'estero per trovare un lavoro? BY SESSO

5 1 Introduzione Nel seguente rapporto vengono analizzati i percorsi di lavoro e di studio dei diplomati negli anni e nella provincia di Cremona, con un particolare accento sugli esiti occupazionali. Come premessa a questo compito, vediamo quindi di delineare la struttura e l evoluzione recente del mercato del lavoro provinciale e regionale nel quale il fenomeno della transizione scuola-lavoro ha luogo, prima di approfondire gli aspetti tecnici dell indagine e i principali risultati ottenuti. La Tabella 1 riporta il numero degli occupati, dei disoccupati ( persone in cerca di lavoro ), la loro somma (denominata forze di lavoro, che indica l ammontare di persone che offrono la loro attività sul mercato del lavoro) e alcuni indici sul mercato del lavoro Cremonese nel 2005 (anno più recente per cui si dispone di dati ufficiali tratti dall indagine ISTAT sulle Forze di Lavoro) comparati con i corrispondenti valori registrati nelle aggregazioni territoriali a cui appartiene Cremona (Lombardia, Nord-Ovest, Italia). Dalla tabella si ricava che i tassi di attività (rapporto tra le forze di lavoro e la popolazione di età superiore ai 14 anni) e di occupazione (occupati/popolazione di età superiore ai 14 anni), sono in linea ai valori registrati a livello nazionale, ma inferiori a quelli del Nord-Ovest e ai valori medi lombardi. Pur notando che il valore del tasso di occupazione è elevato, si evidenzia una situazione di ritardo rispetto alle altre province della Lombardia nella partecipazione della popolazione al mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione a Cremona è invece nettamente inferiore al valore nazionale, in linea con quello del Nord-Ovest, ma superiore a quello lombardo. L impressione è quindi che il mercato del lavoro di Cremona, pur rimanendo su livelli di eccellenza a livello nazionale, mostri qualche segnale di indebolimento, soprattutto in relazione alle altre province della Lombardia. Tabella 1. Indicatori del mercato del lavoro in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anno 2005) CREMONA Lombardia Nord-Ovest Italia Totale Occupati Forze lavoro Persone in cerca di occupazione Tasso di attività Tasso di occupazione Tasso di disoccupazione

6 Per avere un idea della tendenza temporale del mercato del lavoro in provincia di Cremona nelle Figura 1 - Figura 3 sono riportate le traiettorie dei tassi di attività, di occupazione e di disoccupazione nei quattro ambiti territoriali nel periodo E evidente il comportamento anomalo della provincia di Cremona (traiettoria più marcata) negli ultimi due anni del periodo preso in considerazione in cui si è avuta un inversione di tendenza verso il peggioramento. Infatti, mentre nel e 2005 il tasso di attività e di occupazione si sono mantenuti sostanzialmente stabili in Lombardia, Nord-Ovest e in Italia, a Cremona si è avuto un inversione di tendenza con un sensibile decremento. Dall altro lato il tasso di disoccupazione è aumentato dissociandosi dall andamento stabile in Lombardia e nel Nord- Ovest e addirittura decrescente in Italia. Figura 1. Andamento temporale del tasso di attività in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anni ) 56.0 Tasso di attività Italia Nord-Ovest Lombardia Cremona 6

7 Figura 2 Andamento temporale del tasso di occupazione in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anni ) Tasso di occupazione Italia Nord-Ovest Lombardia Cremona Figura 3 Andamento temporale del tasso di disoccupazione in provincia di Cremona e nelle aggregazioni territoriali che la comprendono (anni ) Tasso di disoccupazione Italia Nord-Ovest Lombardia Cremona 7

8 Nonostante il peggioramento dei dati nel e nel 2005 che deve peraltro portare ad alcune riflessioni di carattere politico, questi dati mostrano che, in provincia di Cremona nei primi anni del 2000 si è avuta un espansione della domanda di lavoro, la quale ha trascinato dietro di sé un altrettanto rilevante aumento dell offerta di lavoro. Si è venuta, quindi, a determinare una situazione per certi versi ideale per i, pochi, giovani che cercano lavoro, almeno limitatamente alla prospettiva di trovare un occupazione. La concorrenza internazionale ha però frenato la possibilità che questa situazione di eccesso di domanda di lavoro producesse aumenti delle retribuzioni significativi. Questo è uno dei principali problemi attuali. Essendo le cause che hanno determinato la caduta della quota dei redditi da lavoro, principalmente l accresciuta concorrenza internazionale, presenti in tutto il paese anche se nella regione Lombardia e nella provincia di Cremona esse operano, probabilmente, con minore intensità, grazie ai superiori ritmi di crescita della produttività del lavoro che in esse si verificano - è impensabile che la pressione al contenimento del costo del lavoro che da esse deriva non colpisca anche l apparato produttivo di questa provincia. La riduzione del costo del lavoro avviene non tanto riducendo le retribuzioni dei lavoratori già assunti, ma piuttosto sostituendo lavoratori con contratti di lavoro a tempo indeterminato che stanno diventando anziani con giovani che si stanno inserendo nel mercato del lavoro, ai quali vengono offerti contratti di lavoro meno stabili e meno onerosi per le aziende. La lunga fase di crescita dell occupazione che ha avuto luogo negli ultimi anni è stata però prodotta da condizioni il lungo ciclo produttivo espansivo degli anni novanta, i cui effetti positivi sull occupazione sono stati prolungati dall applicazione della legge 196/1997 che oggi sembrano non sussistere più come è testimoniato dal peggioramento dell ultimo anno. Non è escluso, quindi, che il rovesciamento del ciclo produttivo, che è ormai in atto da tre anni, non finisca per mettere in difficoltà i segmenti deboli del mercato del lavoro, tra i quali vanno annoverati i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro con livelli di istruzione non molto elevati, specie se di genere femminile. Dovranno pertanto essere accuratamente monitorate le condizioni nelle quali ha luogo l ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e, soprattutto, i percorsi di carriera che essi riescono ad intraprendere nei cruciali anni durante i quali ha luogo la transizione dalla scuola alla stabilità lavorativa. 8

9 2 Una schematica introduzione ai modelli di analisi del problema della transizione scuola-lavoro. I modelli di riferimento analitico solitamente utilizzati per esaminare l entrata dei giovani nel mercato del lavoro sono compresi entro due prospettive teoriche contrapposte: (a) la visione di un mercato del lavoro composto da segmenti diversificati, potenzialmente classificabili su di una scala di lavori più o meno buoni, scarsamente comunicanti gli uni con gli altri (teoria della segmentazione), all interno dei quali i giovani si posizionano per competere soltanto con i lavoratori che si trovano nel medesimo segmento di mercato. Questa prima impostazione consta di due approcci teorici. Il primo vede l ingresso nel lavoro come un sostanziale mutamento di stato (dalla disoccupazione all occupazione); il secondo, più recente e correlato alla crescente diffusione di lavori atipici, descrive il mercato del lavoro come un insieme di lavori ormai irrimediabilmente connotati da instabilità e precarietà (paradigma dei lavori). (b) A tale visione se ne contrappone un altra la quale pone l accento sull analisi dei processi di crescita professionale che si sviluppano all interno del mercato del lavoro. Questo secondo modello di riferimento analitico è il cosiddetto modello della carriera esterna. Con carriera esterna si intende dire che le variegate forme di lavoro instabile attraverso cui passano i giovani dopo l uscita dal sistema formativo (lavori precari, stagionali, contratti di apprendistato e formazione lavoro anche ripetuti, rapporti di collaborazione, ecc.) costituiscono (o, piuttosto, dovrebbero costituire) momenti in misura significativa successivi verso condizioni di lavoro progressivamente più soddisfacenti, momenti al termine dei quali è per tutti concreta la prospettiva dell occupazione dipendente a tempo indeterminato oppure del lavoro autonomo strutturato. In termini molto schematici è possibile sintetizzare la struttura analitica dei due modelli e la loro potenzialità esplicativa in modo semplice. Riguardo al primo si può affermare che la prima ipotesi (il mutamento di stato) è stata ormai superata dalla considerazione dell intreccio crescente tra lavoro e non lavoro e tra lavoro e formazione che contraddistingue la stragrande maggioranza della popolazione nella fase d ingresso nel mercato del lavoro. Come molte ricerche mettono ormai in luce, tra disoccupazione e occupazione esiste un continuum di posizioni, di condizioni, nonché di percezioni soggettive, assai ampio e variegato. Il secondo paradigma (il paradigma dei lavori) assume la flessibilità come condizione ineludibile e permanente del funzionamento del mercato del lavoro e al di là del giudizio espresso sulla sua efficacia per aumentare l occupazione o sugli effetti di segmentazione indotti sul mercato del lavoro la considera la nuova 9

10 condizione universale del lavoro. Tale paradigma viene messo in discussione dal fatto che la precarietà dei contratti di lavoro, assai alta e visibile nei dati di flusso, non si riflette analogamente nei dati di stock, osservazione empirica dalla quale prende le mosse il paradigma delle carriere esterne. Il paradigma delle carriere esterne si differenzia da entrambi gli approcci in quanto supera la dicotomia tra stabilità e instabilità nell analisi delle dinamiche d ingresso nel mercato del lavoro. Il punto di vista da esso prospettato si fonda sulle ipotesi che: a) l instabilità connessa all ingresso rappresenti una condizione diffusa e tendenzialmente naturale di ingresso nel lavoro; b) al termine di questa fase, più o meno lunga, vi sia un condizione di stabilizzazione lavorativa; c) l ingresso con un contratto instabile non implichi necessariamente un destino precario; d) non tutti i percorsi abbiano gli stessi esiti. Le probabilità di inserimento nel lavoro non sono equamente distribuite. Non lo sono certamente per quanto riguarda i titoli di studio conseguiti e per quanto riguarda le aree territoriali. e) Il carattere, volontario o subito, della condizione di instabilità che si associa all ingresso nel mercato del lavoro, il fatto che essa corrisponda a sperimentazioni intenzionali o a debolezza/difficoltà di trovare un occupazione dipende da molteplici fattori correlati alle caratteristiche dei giovani e a quelle dei mercati nei quali essi si muovono. Questo dal lato dell offerta di lavoro. Dal lato della domanda, simili gradini possono essere immaginati come forme non tradizionali di lavoro, di cui le imprese si servono per accrescere la loro flessibilità produttiva, ma anche, nello stesso tempo, per selezionare la manodopera che assumeranno in modo stabile. Sul terreno dell analisi empirica il concetto di carriera esterna si compone di due aspetti correlati: a) un percorso di carriera lavorativa compiuto attraverso spostamenti nel mercato del lavoro, con passaggi attraverso differenti esperienze, esterni ad una singola impresa. 10

11 b) Una modalità di acquisizione di competenze attraverso un certo numero di esperienze lavorative anche discontinue. In breve, il concetto di carriere esterne descrive la condizione dei giovani nella fase di transizione tra scuola e lavoro e assume l ipotesi che durante la fase che precede la stabilità un individuo accumuli (nei casi positivi) competenze che favoriscono la successiva condizione di stabilità occupazione. L analisi di questa ipotesi richiede che un attenzione maggiore di quanto richiesto dagli altri paradigmi sia dedicata allo studio dinamico dei percorsi attraverso i quali i giovani si muovono in direzione dell obiettivo di raggiungere la stabilità piuttosto che all analisi statica dei risultati da loro conseguiti. In questo quadro si potrebbe ipotizzare l esistenza di un trade off tra stabilità e qualità del lavoro: i giovani più determinati nella ricerca di un lavoro di qualità si impegnano in percorsi più impegnativi, pur di raggiungere il loro obiettivo, imparando, man mano che li affrontano, a superare le difficoltà e gli ostacoli che la competizione pone loro davanti e accettando anche di rimanere in posizioni di lavoro instabili per periodi di tempo relativamente lunghi. Quelli meno determinati e quelli che più facilmente si arrendono alle difficoltà trovano più rapidamente la situazione lavorativa nella quale stabilizzarsi. Tra questi ultimi rischiano di ritrovarsi con facilità le donne, in quanto debbono solitamente farsi carico del problema di conciliare la carriera lavorativa con il lavoro di cura domestica (anche quando nell immediato il problema non esiste, in quanto le giovani non hanno ancora abbandonato la famiglia di origine, esso è ben presente nelle loro scelte come prospettiva futura); di conseguenza, spesso le donne si auto escludono dalle possibilità di carriera che richiedono percorsi di transizione lunghi e comportano risultati finali incerti. Anche sul terreno delle politiche del lavoro proposti i due paradigmi analitici si differenziano decisamente. La teoria della segmentazione aderisce ad una prospettiva di ridotto intervento pubblico nel mercato e vede nell ampliamento delle forme contrattuali di flessibilizzazione del lavoro la via principale per permettere anche ai lavoratori dotati di scarso capitale umano di trovare un occupazione, probabilmente posizionandosi in segmenti deboli del mercato del lavoro che dovrebbero essere posti al riparo da forme di contrattazione collettiva analoghe a quelle in opera nei segmenti forti del mercato. Al contrario, il paradigma delle carriere esterne ritiene che le politiche del lavoro dovrebbero essere orientate in modo specifico a sostenere e rendere sempre più effettiva la carriera e - dal momento che essa è esterna rispetto alle singole imprese che non sono quindi incentivate ad investire 11

12 nell acquisizione di capitale umano da parte dei lavoratori, non foss altro perché temono che essi possano valorizzarlo altrove a renderne possibile e facile l avvio. Ciò comporta: 1) Ritenere i servizi di incontro tra domanda e offerta di lavoro non come funzioni di collegamento tra domanda e offerta di lavoro affidate a strumenti e a procedure in cui prevalga la dimensione tecnica, ma come funzioni intelligenti che pongano al centro della loro attenzione i percorsi e non gli stati, poiché le competenze offerte e richieste si definiscono ormai in parte significativa dentro il mercato del lavoro stesso, appunto nell ambito delle carriere esterne concretamente vissute dai lavoratori, e non sono, quindi, definite, né definibili, a priori. 2) Rivedere, ma conservare, le tutele contrattuali e la protezione sociale del lavoro, in quanto l occupazione stabile non è affatto scomparsa dall orizzonte dell efficienza di lungo periodo del sistema produttivo, ma, al contrario, resta un suo elemento essenziale. 3) Pensare, in particolare, a specifici istituti ed incentivi adatti a valorizzare i processi della carriera esterna. Tra questi appare cruciale la certificazione delle competenze acquisite durante il percorso che porta una persona dalla fine del suo curriculum scolastico al lavoro stabile, o anche da un lavoro all altro, in particolare per i lavoratori non più giovani. 12

13 3 La formazione del campione La rilevazione è stata effettuata attraverso l estrazione di un campione casuale stratificato utilizzando come variabili di stratificazione il sesso, l indirizzo di studio, il comune di appartenenza dell istituto di istruzione secondaria (Cremona, Crema, Casalmaggiore, Soresina). Il campione creato può ritenersi rappresentativo anche di ogni singola classe quinta di ogni singolo istituto della provincia di Cremona. La base di partenza per la creazione del campione è costituita infatti dal numero di maschi e femmine diplomati all interno di ognuna delle singole classi quinte degli anni scolastici 2002/ (per semplicità, coorte ) e / (per semplicità, coorte ). Il tasso di campionamento è pari al 9.2% per la coorte e al 9.1% circa per la coorte : su un totale di 1962 diplomati nell anno scolastico 2002/ e di 2188 nell anno scolastico /, ne sono stati intervistati, rispettivamente, 180 e 200. Il procedimento di estrazione del campione si è sviluppato in due fasi: 1) individuazione di tutti i possibili strati; ad esempio, il sottoinsieme delle femmine, della sezione x, dell istituto y; 2) estrazione di un campione casuale pari al 9.2% (coorte ) e al 9.1% (coorte ) degli individui totali presenti all interno di ogni singolo strato. Ad esempio per la coorte, sono stati estratti il 9.2% dei maschi della classe x dell istituto y. Tale metodologia di formazione del campione consente di rendere il sottoinsieme campionario selezionato il più rappresentativo possibile dell universo di riferimento (cioè i 1962 diplomati nell anno scolastico 2002/ e i 2188 diplomati nell anno scolastico /). La rappresentatività del campione è, infatti, un elemento indispensabile per eseguire il procedimento inferenziale attraverso il quale i risultati ottenuti dal campione possono essere trasferiti all universo di partenza, con un grado di approssimazione controllabile detto errore campionario. Il secondo elemento necessario per eseguire una buona rilevazione consiste nel ridurre al minimo la possibilità di errori non campionari, dovuti cioè all intervento dei rilevatori. A tale scopo, le interviste sono state eseguite secondo la metodologia C.A.T.I. (Computer Assisted Telephone Interview). Tale metodo di rilevazione delle informazioni comporta che ogni intervistatore somministri telefonicamente il questionario ad ogni unità campionaria riportando contemporaneamente le risposte su una maschera, preparata mediante un software per la gestione di data-base (Access XP). Per limitare al massimo la possibilità di errori di 13

14 imputazione dei dati, ogni risposta è stata appositamente codificata secondo una modalità alfanumerica e la maschera del data base è stata vincolata ad accettare solo i codici selezionati. Accanto al campione principale è stato estratto un campione di riserva pari al 5% circa dell universo secondo la medesima stratificazione adottata per il campione principale. Tale campione di riserva è stato utilizzato per rimpiazzare le unità campionarie principali che non è stato possibile contattare. In tale modo è stata mantenuta la rappresentatività del campione principale. Ad esempio, se non è stato possibile contattare un maschio della classe x dell istituto y estratto nel campione principale, esso è stato sostituito mediante un altro maschio della medesima classe e del medesimo istituto, estratto dal campione di riserva. I risultati del procedimento di campionamento sono riportati nella tabelle e nei grafici successivi. Tabella 2. Composizione del campione e dell universo rispetto alla variabile Sesso nei due anni considerati Universo Campione N. casi % N. casi % Maschi % % Femmine % % Totale % % N. casi % N. casi % Maschi % % Femmine % % Totale % % 14

15 Figura 4. Confronto fra percentuale di maschi e di femmine nel campione e nell universo nei due anni considerati % 90.00% 80.00% 70.00% Universo % Campione % 60.00% 50.00% 40.00% 30.00% 20.00% 10.00% 0.00% Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Dalla Tabella 2 e dalla Figura 4 si può osservare che il campione può essere considerato rappresentativo della composizione dell universo rispetto alla variabile sesso. Infatti, per entrambe le coorti, la proporzione di maschi intervistati è leggermente inferiore alla proporzione di maschi dell universo (44% circa contro 46% nel, 45% contro 47% nel ). Tali differenze percentuali non sono comunque tale da minare la rappresentatività globale dei campioni estratti. 15

16 Tabella 3. Composizione del campione intervistato e dell universo dei diplomati nei due anni analizzati Universo Campione N. casi % N. casi % Artistica % % Liceo % % Magistrali % % professionale % % % % tecnico commerciale % % Totale % % N. casi % N. casi % Artistica % % Liceo % % Magistrali % % professionale % % % % tecnico commerciale % % Totale % % La Tabella 3 e la Figura 5 sono riferite alla composizione del campione rispetto all indirizzo degli studi riuniti in sei macro-classi: Liceo, Istituti Tecnici Commerciali, Istituti Tecnici, Istituti Professionali, Maturità Artistica, Maturità Magistrale. Anche in questo caso, il campione rispecchia piuttosto fedelmente la composizione dell universo. Gli indirizzi in cui è visibile una certa discrepanza (peraltro trascurabile in termini di giudizio complessivo sulla rappresentatività globale del campione) sono gli istituti tecnici e gli istituti professionali nel. 16

17 Figura 5. Confronto fra le percentuali di diplomati per indirizzo nel campione e nell universo nei due anni considerati 30.00% 25.00% 20.00% 15.00% 10.00% Universo Campione 5.00% 0.00% artistica liceo magistrali professionale tecnico tecnico commerciale artistica liceo magistrali professionale tecnico tecnico commerciale 17

18 4 Gli esiti occupazionali 4.1 Introduzione In questo paragrafo si presentano i principali risultati emersi dall indagine condotta per conto della Provincia di Cremona sull inserimento nel mercato del lavoro dei giovani che si sono diplomati nelle scuole superiori della provincia di Cremona nel e nel. I risultati dell indagine empirica, consente il confronto fra le due coorti di diplomati. Dalla comparazione emergono sia aspetti di conferma fra le due coorti, sia alcune differenze che potrebbero indicare, se confermate in futuro, un cambiamento di direzione, che, peraltro, sembrerebbe emergere dall esame delle caratteristiche del mercato del lavoro svolto nel primo paragrafo. Si considerano le principali variabili del questionario presentando, con l aiuto di tabelle riferite sempre alle due coorti, i più rilevanti risultati emersi dall indagine. In questa sezione si farà riferimento ad un livello di aggregazione dei dati non troppo spinto, limitandosi semplicemente a distinguere tra le sei aree di studio dei diversi istituti scolastici, ossia i licei, le scuole magistrali, gli istituti tecnici commerciali, gli altri istituti tecnici (d ora in poi istituti tecnici tout court), gli istituti d arte e gli istituti professionali. Nella Tabella 4 è sintetizzata la situazione occupazionale degli intervistati tre e quattro anni dopo l uscita dal percorso scolastico, rispettivamente per la coorte e per la coorte. Per le due coorti la performance occupazionale è stata, nel complesso, molto simile: la percentuale degli occupati è intorno al 43% con una leggera prevalenza nella coorte, mentre coloro che non lavorano e non cercano lavoro (quasi esclusivamente rappresentati da studenti) si attestano intorno al 52-53%. Per quanto riguarda la percentuale di persone in cerca di occupazione, si osserva un valore leggermente superiore in corrispondenza della coorte (4.4% rispetto a 4%). E interessante notare che rispetto alle coorti 2001 e 2002 analizzate nel precedente rapporto sugli esiti occupazionali dei diplomati in provincia di Cremona (Ganugi e Grossi, 2005, Indagine del 2005 sui diplomati degli anni 2001 e 2002, SIES, Cremona), la percentuale degli occupati si è ridotta (era pari a 54% e 46% rispettivamente per la coorte 2001 e per la coorte 2002), mentre è aumentata la percentuale di coloro che proseguono gli studi (nella coorte 2001 era pari a 41%, nella coorte 2002 era pari a 51%). Il tasso di disoccupazione è invece rimasto invariato (approssimativamente pari al 4% anche nelle due precedenti coorti). Sempre dalla Tabella 4 si possono avanzare delle considerazioni per area di studio. La necessità di ricorrere a questa ulteriore disaggregazione è immediata e scaturisce dal bisogno di conoscere e quantificare precisamente le differenze tra le diverse scuole cremonesi in merito al 18

19 loro impatto sul mercato del lavoro. A tal proposito dobbiamo aggiungere che, se da un lato il tipo di scuola frequentato rimanda subito, nel senso comune dell osservatore, a determinati esiti (ingresso nel mercato del lavoro/proseguimento degli studi), dall altro l analisi empirica ridimensiona non poco queste aspettative fortemente modellate sul tipo di istituto. Si deve inoltre aggiungere che le condizioni socioeconomiche generali del Paese, la sensibile modificazione dei programmi scolastici negli istituti tecnici con l accrescimento dei contenuti culturali e scientifici a scapito di quelli di mestiere, ha fortemente modificato le grandi opzioni dei diplomati rispetto al mercato del lavoro. Le differenze fra le diverse aree di studio sono piuttosto accentuate. In particolare, i liceali presentano una maggiore tendenza a proseguire gli studi, mentre i diplomati degli istituti professionali presentano la più elevata percentuale di occupati. In una posizione intermedia si trovano i diplomati degli istituti tecnici e tecnici commerciali. Coloro che hanno conseguito la maturità artistica presentano una tendenza all entrata sul mercato del lavoro più simile ai liceali che non agli istituti tecnici. Il tasso di disoccupazione è piuttosto basso tranne che per i professionali per i quali si registrano, per entrambe le coorti, dei valori intorno al 10%. Ciò indica una evidente difficoltà dei diplomati degli istituti professionali nella ricerca del lavoro le cui cause devono essere attentamente approfondite in considerazione della vocazione tipicamente lavorativa di questa tipologia di indirizzo. Dal confronto fra le due coorti emerge che la capacità di trovare un occupazione delle diverse tipologie di diplomati non è molto diversa se si esclude una maggiore percentuale di occupati dei fra i liceali nella coorte (22% rispetto a 13% nella coorte ). Nell analisi di tale discrepanza si deve considerare che il lasso di tempo trascorso dal conseguimento del titolo è superiore per la coorte favorendo così l approdo verso l occupazione in seguito al coronamento delle azioni di ricerca o conseguentemente alla conclusione del periodo di studio post-diploma. 19

20 Tabella 4. Situazione occupazionale per area di studio e per anno di conseguimento del diploma Occupato Non lavora e non cerca lavoro Non lavora (o ha un lavoro precario) ed è in cerca di lavoro Totale Conteggio Riga % Conteggio Riga % Conteggio Riga % Conteggio Riga % Liceo % % 2 3.7% % commerciale % % 1 3.7% % % % 1 2.1% % Professionale % 3 7.9% % % Magistrali % % % Artistica % % % Totale % % 8 4.4% % Liceo % % 2 3.8% % commerciale % % 1 3.3% % % % 1 1.7% % Professionale % % % % Magistrali % % % Artistica % % % Totale % % 8 4.0% % Nella Tabella 5 è presentata la posizione lavorativa degli occupati delle due coorti distinta per area di studio. E utile rimarcare che la posizione di atipico/parasubordinato include tutti i contratti precari come i contratti a termine, i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i contratti a progetto e le collaborazioni occasionali. L indicazione più rilevante che emerge dal dato relativo ad entrambe le coorti è l entità delle posizioni atipiche: per la coorte il 47.4%, per la coorte il 29.4%. Stupisce che la coorte abbia una proporzione superiore di posizioni atipiche, poiché per i diplomati che essa comprende sono trascorsi 4 anni dal conseguimento del titolo rispetto ai 3 anni nel caso della coorte. Si noti inoltre che i lavoratori autonomi rappresentano solo il 2.6% nella coorte e il 2.4% nella coorte. A distanza di quasi quattro anni dal conseguimento del titolo di studio, tra i diplomati che hanno scelto di entrare nel mercato del lavoro (escludendo quindi coloro che sono rimasti in posizione di studenti) una percentuale pari al 50% è approdata ad una posizione di lavoro stabile. Nella Tabella 6 e nella Tabella 7 vengono riportate in dettaglio le tipologie contrattuali, rispettivamente, per i dipendenti stabili e per gli atipici. Nelle due coorti ( e ), in linea con i dati rilevati nelle due coorti precedenti, i dipendenti stabili hanno per lo più un lavoro a tempo pieno: più dell 80% dei giovani con lavoro stabile ha un orario di lavoro standard. Con riferimento a tutti i lavoratori (stabili e 20

21 atipici) si può però notare che la porzione di coloro che lavorano con un orario inferiore alle 10 ore settimanali è piuttosto elevata: 22% per la coorte e 28% per la coorte (si vedano le tabelle in appendice). E interessante notare che la maggior proporzione di contratti stabili della coorte sono dovuti ad un peso percentuale molto superiore dei contratti di formazione lavoro o di apprendistato (39% per la coorte e 13% per la coorte ) che prevedono livelli retributivi inferiori, mentre la percentuale di contratti a tempo indeterminato e a tempo pieno è superiore per la coorte (82.1% rispetto a 52.5%) come ci si poteva attendere. L utilizzo di contratti di apprendistato e degli sgravi contributivi ad essi collegati ha senza dubbio influito sulla più lunga permanenza dei giovani diplomati (che si presentano in età precoce sul mercato del lavoro) in contratti diversi dal tempo indeterminato. Si noti comunque che tale tendenza è in crescita considerando i dati delle coorti precedenti a quelle attualmente analizzate: 22.3% per la coorte 2002 e 6.8% per la coorte Passando ad analizzare il dettaglio dei contratti atipici si nota, rispetto alle coorti precedenti, una minore incidenza dei contratti co.co.co e a progetto (5.3 per la coorte e 12% per la coorte ) che arrivavano al 30% nella coorte Come nel precedente rapporto si deve sottolineare che, in una provincia nella quale si verificano condizioni di piena occupazione, dal 30 al 50% dei giovani non sono riusciti ad uscire dalla sfera dei lavori a tempo determinato e atipici tre/quattro anni dopo aver terminato il loro percorso di studi. Ciò suggerisce la scarsa volontà da parte del mercato del lavoro di assorbire i giovani in maniera definitiva. Esso indica, in definitiva, il consolidarsi di una, difficoltà dei giovani di inserirsi nel mercato del lavoro nelle tradizionali forme del contratto di lavoro a tempo indeterminato sulla quale varrà la pena di fissare l attenzione nelle indagini future. Questa indicazione è rafforzata dal fatto che alla riduzione della capacità del mercato del lavoro di fornire posti di lavoro dipendente strutturati, soprattutto ai diplomati, si aggiunge la difficoltà dei giovani a raggiungere posizioni di lavoro autonomo. Un dato però importante riguarda la riduzione della percentuale di posizioni atipiche nella coorte (29%) rispetto alla coorte (47%). Tale dato richiede ulteriori conferme nelle prossime ricerche poiché potrebbe essere legato ad elementi puramente congiunturali. 21

22 Tabella 5. Posizione nel lavoro dei diplomati occupati al momento dell'intevista Dipendente stabile atipico/ parasubordinato autonomo Totale Liceo 16.7% 83.3% % Commerciale 41.7% 58.3% % 60.0% 35.0% 5.0% 100.0% Professionale 64.5% 32.3% 3.2% 100.0% Magistrali % % Artistica % % Totale 50.0% 47.4% 2.6% 100.0% Liceo 28.6% 57.1% 14.3% 100.0% Commerciale 75.0% 25.0% % 68.8% 31.3% % Professionale 74.2% 22.6% 3.2% 100.0% Magistrali 50.0% 50.0% % Artistica 100.0% % Totale 68.2% 29.4% 2.4% 100.0% Tabella 6. Rapporto contrattuale dei dipendenti stabili a tempo indeterminato e a tempo pieno a tempo indeterminato e a tempo parziale di formazione lavoro o di apprendistato Totale Liceo 50.0% % 100.0% Commerciale 100.0% % 75.0% 16.7% 8.3% 100.0% Professionale 85.0% % 100.0% Magistrali % Artistica % Totale 82.1% 5.1% 12.8% 100.0% Liceo % 50.0% 100.0% Commerciale 33.3% % 100.0% 65.2% 4.3% 30.4% 100.0% Professionale 52.2% 13.0% 34.8% 100.0% Magistrali 100.0% % Artistica % 100.0% Totale 52.5% 8.5% 39.0% 100.0% 22

23 Tabella 7. Rapporto contrattuale degli "atipici" Se ha una posizione atipica/parasubordinata, qual è il suo rapporto contrattuale? a tempo determinato e a tempo pieno a tempo determinato e parziale collaboratore coordinato continuativo, lavoro a progetto, collaboratore occasionale altro Totale Liceo 30.0% 40.0% 10.0% 20.0% 100.0% Commerciale 57.1% 28.6% 14.3% % 100.0% % Professionale 50.0% 30.0% % 100.0% Magistrali % % Artistica % 100.0% Totale 52.6% 28.9% 5.3% 13.2% 100.0% Liceo 75.0% 25.0% % Commerciale 100.0% % 60.0% 10.0% 20.0% 10.0% 100.0% Professionale 71.4% 14.3% 14.3% % Magistrali % 100.0% Artistica % Totale 68.0% 12.0% 12.0% 8.0% 100.0% 4.2 La percezione del legame istruzione/lavoro da parte degli intervistati L inserimento dei giovani nel mercato del lavoro non presenta soltanto aspetti quantitativi (numero dei giovani che riescono a posizionarsi nel mercato), ma è caratterizzato anche dalla percezione che i giovani hanno dell utilità dei percorsi di studio intrapresi rispetto all occupazione ottenuta e della coerenza degli studi effettuati rispetto al lavoro svolto. Al fine di esaminare questo aspetto dell inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, la Tabella 8 presenta (con riferimento alle coorti e ) le risposte fornite dagli intervistati alle domande sulla coerenza del lavoro svolto rispetto al titolo di studio conseguito, rispettivamente, a tre e quattro anni, mentre la Tabella 9 indica il grado in cui le competenze acquisite nel percorso di studio sono utilizzate nell attività lavorativa svolta. Nella coorte, circa il 40% dei giovani intervistati trovano che vi sia coerenza tra gli studi effettuati e l attività lavorativa svolta, mentre all incirca con la stessa frequenza trovano che non vi sia alcuna coerenza; gli altri sostengono che vi è una coerenza soltanto parziale. Nella coorte la proporzione di coloro che ritengono coerente il lavoro svolto con il titolo di studio si riduce al 35%, mentre la maggioranza dei rispondenti (circa 46%) ritiene il proprio lavoro incoerente. Tale differenza può essere imputabile al diverso lasso di tempo intercorso 23

24 fra il conseguimento del titolo e il momento dell intervista, per cui si può supporre che con il passare del tempo si assista ad una costruzione della carriera con un miglioramento qualitativo. Tali cifre sono in linea con quelle rilevate nelle due precedenti coorti 2001 e Si può ipotizzare che con il passare dal tempo (cioè dalla coorte alla coorte ) l utilizzo delle competenze aumenti e tale risultato potrebbe essere legato, sia a fenomeni di mobilità verso lavori più prossimi alla propria specializzazione, sia al prolungamento della ricerca di lavoro a favore di lavori più coerenti con il percorso scolastico. Riguardo all utilizzo delle competenze vanno evidenziate delle sensibili differenze fra le due coorti. Per la coorte la maggioranza dei rispondenti (32%) ritiene la preparazione abbastanza utile e ben il 18% la considera molto utile. Nella coorte la maggioranza (46%) è rappresentata da coloro che ritengono abbastanza utile la preparazione, ma la percentuale di coloro che considerano molto utile la preparazione scende al 8%. Unendo le modalità poco utile e per niente utile si ottiene che il 49% (coorte ) e il 46% dei rispondenti sono insoddisfatti dell utilizzo delle competenze acquisite. A livello di singola area di studio, si può notare che i diplomati professionali tendono a svolgere lavori poco attinenti al percorso scolastico (con un netto peggioramento nella coorte ). Tabella 8. Il suo attuale lavoro è coerente con il percorso di studi da lei intrapreso? Sì No Solo in parte ND Totale Liceo 25.0% 66.7% - 8.3% 100.0% Commerciale 66.7% 8.3% 25.0% % 40.0% 40.0% 20.0% % Professionale 38.7% 41.9% 19.4% % Magistrali 50.0% 50.0% % Artistica % % Totale 41.0% 41.0% 16.7% 1.3% 100.0% Liceo 28.6% 57.1% 14.3% % Commerciale 25.0% 58.3% 16.7% % 53.1% 31.3% 15.6% % Professionale 25.8% 51.6% 22.6% % Magistrali % 50.0% % Artistica % % Totale 35.3% 45.9% 18.8% % 24

25 Tabella 9 Per l'attuale lavoro, la preparazione scolastica si è rivelata: molto utile abbastanza utile poco utile per niente utile ND Totale Liceo 25.0% 25.0% 25.0% 16.7% 8.3% 100.0% Commerciale 50.0% 16.7% 25.0% 8.3% % % 30.0% 20.0% % Professionale 16.1% 25.8% 38.7% 19.4% % Magistrali % % % Artistica % % Totale 17.9% 32.1% 30.8% 17.9% 1.3% 100.0% Liceo 42.9% 28.6% 28.6% % Commerciale % 33.3% 16.7% % 9.4% 56.3% 28.1% 6.3% % Professionale 3.2% 35.5% 48.4% 12.9% % Magistrali % % % Artistica % % Totale 8.2% 45.9% 35.3% 10.6% % 4.3 Un analisi più dettagliata dell inserimento dei giovani nel mercato del lavoro La situazione occupazionale degli intervistati e la tipologia dei contratti. In questo paragrafo viene effettuata un analisi più dettagliata, disaggregando i dati, soprattutto rispetto al genere, dei giovani diplomati, ed estendendo la riflessione ad alcuni aspetti non trattati nel paragrafo precedente, in particolare all esame di quattro aspetti decisivi dell inserimento dei giovani nel mercato del lavoro: (a) la situazione occupazionale nella quale si trovano i lavoratori di genere maschile e di genere femminile quattro anni dopo il conseguimento del titolo di studio; (b) la posizione conseguita nella professione dai giovani che, in tale lasso di tempo, hanno trovato un occupazione; (c) le retribuzioni da loro percepite; (d) i canali di ricerca da essi utilizzati per ottenerla. La Tabella 10 illustra la situazione occupazionale dei diplomati, disaggregati secondo il genere e l area di studio. La tabella ha la medesima struttura della Tabella 4, dalla quale differisce solo in quanto è disaggregata secondo il genere dell intervistato. Il dato che emerge con maggiore evidenza da essa è che, riguardo alla situazione occupazionale, si individuano nelle due coorti alcune rilevanti differenze tra i diplomati di genere maschile e le diplomate di genere femminile in relazione al tasso di disoccupazione: la percentuale di diplomate di genere 25

26 femminile in cerca di lavoro è più che doppia rispetto a quella dei diplomati di genere maschile (5.9% contro 2.5% per la coorte, 5.5 contro 2.2 per la coorte ). L altra indicazione che emerge chiaramente è il più elevato tasso di prosecuzione degli studi da parte delle femmine rispetto ai maschi. Può essere di un qualche interesse rilevare che, entrando nel dettaglio delle singole aree di studio, tra i diplomati dei licei e degli istituti tecnici commerciali le femmine occupate sono percentualmente maggiori rispetto ai maschi. Risulta comunque confermato che i giovani che continuano a studiare dopo aver svolto studi professionali sono percentualmente inferiori rispetto ai giovani che continuano a studiare dopo aver conseguito un diploma di altro tipo. 26

27 Tabella 10 Situazione occupazionale per area di studio, per anno di conseguimento del diploma e per genere Liceo Commerciale Professionale Magistrali Artistica Totale Liceo Commerciale Professionale Magistrali Artistica Totale Occupato Non lavora e non cerca lavoro (studenti) In cerca di lavoro Totale F 28.9% 65.8% 5.3% 100.0% M 6.3% 93.8% % Totale 22.2% 74.1% 3.7% 100.0% F 50.0% 50.0% % M 20.0% 60.0% 20.0% 100.0% Totale 44.4% 51.9% 3.7% 100.0% F 12.5% 87.5% % M 47.5% 50.0% 2.5% 100.0% Totale 41.7% 56.3% 2.1% 100.0% F 71.4% 9.5% 19.0% 100.0% M 94.1% 5.9% % Totale 81.6% 7.9% 10.5% 100.0% F 25.0% 75.0% % M % % Totale 22.2% 77.8% % F 25.0% 75.0% % M % Totale 25.0% 75.0% % F 40.6% 53.5% 5.9% 100.0% M 46.8% 50.6% 2.5% 100.0% Totale 43.3% 52.2% 4.4% 100.0% F 16.7% 80.6% 2.8% 100.0% M 5.9% 88.2% 5.9% 100.0% Totale 13.2% 83.0% 3.8% 100.0% F 36.4% 59.1% 4.5% 100.0% M 50.0% 50.0% % Totale 40.0% 56.7% 3.3% 100.0% F 54.5% 45.5% % M 53.1% 44.9% 2.0% 100.0% Totale 53.3% 45.0% 1.7% 100.0% F 81.5% 3.7% 14.8% 100.0% M 69.2% 30.8% % Totale 77.5% 12.5% 10.0% 100.0% F 14.3% 85.7% % M 100.0% Totale 25.0% 75.0% % F % % M 50.0% 50.0% % Totale 11.1% 88.9% % F 39.1% 55.5% 5.5% 100.0% M 46.7% 51.1% 2.2% 100.0% Totale 42.5% 53.5% 4.0% 100.0% 27

28 4.3.2 La posizione dei lavoratori dipendenti all interno delle aziende. Nella Tabella 11 è indicata la posizione che i lavoratori assunti come dipendenti hanno raggiunto all interno delle rispettive aziende nelle due coorti in esame. Nella coorte, cioè dopo quattro dal conseguimento del diploma il 2.6% (tutti maschi) ha raggiunto una posizione dirigenziale, mentre nessuno occupa tale posizione all interno della coorte. Pur trovandoci in presenza di una percentuale piuttosto bassa, si deve sottolineare che nelle due coorti precedenti nessun diplomato aveva raggiunto posizioni dirigenziali. La maggioranza (80% circa nella coorte e addirittura il 93% circa nella coorte ) lavora come operaio o impiegato. I rimanenti, escludendo una bassissima percentuale di liberi professionisti (poco più dell 1% in entrambe le coorti) si suddividono fra docenti e imprenditori (7.7% per la coorte e 2.4% per la coorte ). Si noti che nella coorte è minore la percentuale dei giovani che sono stati assunti come operai, e ciò conferma la tendenza al miglioramento della posizione sul lavoro con il passare degli anni che era già stata evidenziata a proposito dei contratti. Nella Tabella 12 è indicata un ulteriore caratteristica della posizione gerarchica che i giovani hanno raggiunto all interno delle imprese nel corso dei tre/quattro anni trascorsi dal conseguimento del diploma: essere stati posti nella scala gerarchica dell impresa nella quale lavorano nella condizione di organizzare e/o supervisionare l attività di altri lavoratori. Il 19% dei lavoratori nella coorte e l 11% circa nella coorte dichiara di trovarsi in una tale situazione (con una prevalenza abbastanza netta dei lavoratori di sesso maschile rispetto alle lavoratrici almeno nella coorte ); nelle due coorti precedenti le percentuali erano molto più basse (11% dopo 4 anni e 4% dopo tre anni) e ciò sembra indicare un trend positivo di mobilità verso l alto dei giovani diplomati da poco entrati nel mercato del lavoro. 28

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