L Indice globale della fame (o GHI, Global Hunger Index) è. L Indice globale della fame ricerche e analisi
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- Adriana Cicci
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1 L Indice globale della fame 2011 Stefano Piziali Policy partnership & security advisor in CESVI Fondazione ricerche e analisi Una rete internazionale di Organizzazioni non governative pubblica ogni anno l Indice globale della fame, un indicatore sintetico multidimensionale che permette di apprezzare lo stato della situazione alimentare nel mondo. L edizione 2011 evidenzia il permanere di alcune situazioni allarmanti e rintraccia nella volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli una minaccia alla sicurezza alimentare dei più poveri. L Indice globale della fame (o GHI, Global Hunger Index) è uno strumento statistico sintetico che consente di valutare la situazione in cui si trovano i diversi Paesi dal punto di vista della fame e della malnutrizione. È stato sviluppato dall IFPRI (International Food Policy Research Institute) di Washington e pubblicato per la prima volta nel 2006, in collaborazione con l Organizzazione non governativa (ONG) tedesca Welthungerhilfe; dal 2007 partecipa alla pubblicazione anche l ONG irlandese Concern Worldwide. Nel 2011 l Indice analizza 122 Paesi in via di sviluppo e in transizione (cioè quelli dell ex blocco sovietico) per i quali sono disponibili i dati. Inoltre ogni anno il rapporto prende in esame un tema specifico: nel 2008 lo scarso livello di investimenti in agricoltura; nel 2009 il legame tra questione di genere e fame, mostrando il rapporto tra scarse opportunità di istruzione e accesso alla salute delle donne e alti livelli di fame; nel 2010 la denutrizione infantile, Aggiornamenti Sociali marzo 2012 ( ) 235
2 Indice Globale della fame La sfida della fame: controllare le impennate e l eccessiva volatilità dei prezzi alimentari, edizione italiana a cura di CESVI, CO- SV e Link 2007, Milano ottobre 2011, curata da Lylen Albani, Vera Melgari e Stefano Piziali, < /File/GHI2011-ITA.pdf>. Le edizioni del 2008, 2009 e 2010 in lingua italiana sono disponibili in < e in particolare la decisiva finestra temporale dei primi mille giorni di vita, periodo in cui i miglioramenti nutrizionali danno i risultati migliori. Nel 2011 l attenzione è puntata sulla volatilità dei prezzi alimentari e mostra come la speculazione sui contratti a termine (futures), il mancato adattamento ai cambiamenti climatici e l espansione della produzione di biocarburanti contribuiscano a innalzare i prezzi, obbligando i più poveri a spendere una fetta crescente del loro reddito per nutrirsi. 1. Un indicatore multidimensionale Il GHI si basa su un approccio multidimensionale alla misurazione e al monitoraggio della fame, sintetizzando in un unico valore numerico dati relativi ai diversi aspetti legati alla fame e alla malnutrizione, con l obiettivo di consentire un veloce sguardo d insieme su una problematica complessa. Concretamente, il GHI risulta dalla composizione di tre indicatori (cfr riquadro a pagina seguente), cui è attribuito uguale peso: la percentuale di denutriti sul totale della popolazione, che corrisponde alla quota di popolazione che non assume un apporto calorico sufficiente 1 ; la percentuale di bambini in età compresa tra 0 e 5 anni che sono sottopeso (in rapporto alla rispettiva fascia di età); il tasso di mortalità tra i bambini al di sotto dei 5 anni, che riflette in parte la fatale sinergia tra malnutrizione e ambienti insalubri. Come si vede, il GHI prende in considerazione sia la situazione nutrizionale della popolazione nel suo insieme, sia quella del gruppo fisiologicamente più a rischio, i bambini, per i quali la malnutrizione significa elevato rischio di contrarre malattie e di morte. A riguardo, è importante la differenza tra la fame acuta, che si innesca a seguito di catastrofi naturali o conflitti, e la fame cronica, che riguarda 1 La FAO considera denutriti coloro che non assumono la razione minima di calorie giornaliere necessaria a mantenere uno stato di salute e svolgere una leggera attività fisica. Tale quantità varia nello spazio e nel tempo in base alla composizione della popolazione e alle differenti esigenze alimentari per età e sesso. 236 Stefano Piziali
3 porzioni di popolazione in modo permanente e rappresenta la quota predominante della fame a livello mondiale. Attraverso la combinazione di indicatori rilevati in modo indipendente, può essere ridotto il rischio di errori di misurazione. I dati per il calcolo del GHI 2011 sono stati ricavati da statistiche elaborate da FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l alimentazione e l agricoltura), OMS (Organizzazione mondiale della sanità), UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l infanzia), IGME (Inter-agency Group for Child Mortality Estimation: un gruppo di esperti di varie agenzie delle Nazioni Unite che si occupa di costruire stime attendibili della mortalità infantile) e da stime di IFPRI. La disponibilità di dati più precisi ha consentito nel 2011 di ricalcolare tutti i valori globali, regionali e per Paese del GHI riferito a 1990, 1996, Pertanto i valori pubblicati nel 2011 in riferimento a questi anni non sono identici a quelli che appaiono nelle edizioni precedenti. L Indice si muove tra due estremi: 0 (il valore migliore possibile) e 100 (il peggiore), anche se nessuno dei due viene mai raggiunto. Più alto è il valore, peggiore è lo stato nutrizionale; più in dettaglio: valori inferiori a 5 mostrano una bassa incidenza della fame, mentre tra 5 e 9,9 il valore è moderato; valori tra 10 e 19,9 segnalano una situazione grave di fame, valori oltre 20 una situazione allarmante e valori oltre 30 un problema estremamente allarmante. 2. I valori del 2011 Dei 122 Paesi presi in esame dal Rapporto 2011, 41 hanno un valore inferiore a 5 e sono compresi in un elenco separato. Gli altri 81, che hanno un problema nutrizionale da moderato a estremamente allarmante, sono ordinati in una classifica 2, che confronta i dati del 2011 con quelli del 1990, 1996 e A livello mondiale, il GHI scende dal 19,7 del 1990 al 14,6 del 2011 (-26%). Tuttavia, ci sono sensibili differenze a livello regionale (cfr Tabella 1). I maggiori progressi si registrano in Asia orientale e in America latina e Caraibi (-44%), seguiti da Africa settentrionale e Medio Oriente (-39%); assai più ridotti i progressi in Asia meri- ricerche e analisi Calcolo dell Indice globale della fame GHI = (PUN+CUW+CM)/3 PUN: percentuale di persone denutrite all interno della popolazione di un Paese; CUW: percentuale di bambini fino a 5 anni di età sottopeso; CM: tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni di età (in percentuale). 2 Rimandiamo all edizione integrale del Rapporto disponibile su Internet per le elaborazioni grafiche che consentono di apprezzare con un solo sguardo la situazione mondiale. L Indice globale della fame
4 tabella 1 dionale (-25%) e Africa subsahariana (-18%), dove appaiono anche i valori più elevati dell indice. In queste regioni l allarmante situazione alimentare è riconducibile a cause diverse: in Asia meridionale, l alta percentuale di bambini sottopeso è imputabile alla scarsa nutrizione e a un basso L Indice globale della fame dal 1990 al 2011 tasso di istruzione e status sociale delle donne, mentre in Africa subsahariana l elevato tasso di Asia meridionale 30,0 23,6 23,5 22,6 mortalità infantile e l alta percentuale di persone Africa subsahariana 25,1 25,1 23,8 20,5 Asia orientale 14,4 11,9 9,7 8,0 denutrite sono dovute a America latina e Caraibi 8,8 7,3 6,1 4,9 Africa settentrionale e Medio Oriente 7,9 7,0 5,5 4,8 Paesi in transizione n.d. 5,1 4,4 2,7 Mondo 19,7 17,0 16,0 14,6 malgoverno, conflitti, instabilità politica e alle conseguenze della diffusione dell HIV/AIDS. A livello di singoli Paesi la situazione è ancora più variegata. Complessivamente nel 2011 sono 22 i Paesi in cui la situazione permane allarmante (GHI tra 20 e 30) e 4 (Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Eritrea e Ciad) quelli in cui essa è estremamente allarmante (GHI superiore a 30). Il Grafico 1 mostra i Paesi che tra il 1990 e il 2011 hanno ottenuto i maggiori successi e insuccessi nella lotta alla fame. I primi sono i 10 Paesi che hanno diminuito il proprio GHI di oltre il 50%: tra questi spicca il Kuwait, nel 1990 sotto occupazione irachena, e troviamo un solo Stato africano, il Ghana. Gli insuccessi sono rappresentati invece dai 6 Paesi in cui il GHI è cresciuto: il caso di gran lunga più drammatico è la Repubblica Democratica del Congo, dove la fame è aumentata a causa di un lungo conflitto e di una situazione politica ancora instabile. Una delle analisi più interessanti dell edizione 2011 esamina il rapporto fra povertà e fame, mettendo in relazione il reddito pro capite e il valore del GHI. Il risultato è tutt altro che scontato. Ad esempio, lungo tutto il periodo , il valore del GHI in Asia meridionale, Africa subsahariana, America latina e Caraibi è superiore al livello atteso sulla base del reddito pro capite: sono aree più affamate che povere, perché segnate da grandi disuguaglianze. In Asia orientale succede il contrario. Si può quindi ragionevolmente affermare che la fame non è una conseguenza ineluttabile della povertà. Laddove esistono politiche a favore dei più poveri e programmi di sostegno alimentare, è possibile limitare gli effetti della fame, 238 Stefano Piziali
5 mentre dove non esistono reti di protezione sociale, i più poveri finiscono inevitabilmente per ingrossare le file degli affamati. 3. Gli effetti della volatilità dei prezzi L edizione 2011 del GHI prende in esame gli elevati e instabili prezzi alimentari che hanno caratterizzato l inizio di questo secolo, con due impennate nel e nel La seconda metà del 2011 registra un nuovo calo, anche se per tutto l anno i prezzi si sono mantenuti superiori ai picchi toccati nel Questa forte volatilità (repentine e forti oscillazioni) dei prezzi costituisce un grave problema, sia per i consumatori sia per i produttori, in particolare per quelli più piccoli. Le brusche variazioni di prezzo, infatti, impediscono ai primi di programmare la propria spesa alimentare, che finisce per ripiegare su cibi di scarsa qualità, ma dal prezzo più stabile. I produttori invece non possono pianificare investimenti a lungo termine, perché l instabilità del mercato non permette di valutarne la redditività. I piccoli agricoltori sono doppiamente danneggiati, come produttori e come consumatori: non è un caso che appartenga a questa categoria il maggior numero di persone che soffrono la fame. Secondo la Banca mondiale, i rincari dei generi alimentari registrati tra la fine del 2010 e i primi ricerche e analisi Evoluzione dell Indice globale della fame in alcuni Paesi Variazioni percentuali, Congo RD 63 Burundi Corea del Nord Comore Swaziland Costa d Avorio Figi Ghana Nicaragua Perú Albania Iran Messico Malaysia Turchia Kuwait grafico 1 L Indice globale della fame
6 mesi del 2011 hanno fatto crescere di 44 milioni il numero di coloro che vivono in condizioni di povertà estrema 3. Il GHI 2011 individua tre fattori che spiegano l aumento e la volatilità dei prezzi negli ultimi anni. a) La speculazione Il primo è la speculazione, segnalata dall ingente incremento di contratti a termine (futures) sulle materie prime, prodotti alimentari compresi; nel giro di pochi anni il numero di questi contratti conclusi ogni mese passa da meno di un milione a svariati milioni. I futures sono contratti in cui il compratore e il venditore si accordano sul prezzo a cui il secondo cederà al primo, in una data stabilita, una determinata quantità di una certa merce, per lo più materie prime. Sono nati per proteggere i produttori e gli utilizzatori dalle oscillazioni di prezzo: sia il contadino sia l impresa agroalimentare hanno infatti interesse a conoscere in anticipo il prezzo a cui il primo fornirà alla seconda i prodotti che questa trasformerà, riducendo in questo modo i rischi per entrambi. La situazione muta quando questi contratti, che rientrano nella categoria dei derivati 4, diventano lo strumento per operazioni speculative: oggi la maggior parte dei soggetti che li concludono non sono produttori e utilizzatori interessati alla compravendita, ma operatori finanziari che, senza consegnarsi fisicamente i prodotti, si limitano a lucrare la differenza fra i prezzi a cui concludono una serie potenzialmente infinita di contratti di questo genere. Con l aumento esponenziale del numero di questi contratti, le tensioni sui prezzi dei derivati finiscono per ripercuotersi su quelli dei prodotti agricoli che sono alla loro base. Il GHI 2011 ricorda come sia possibile porre un freno alla speculazione, ad esempio migliorando l informazione commerciale e scoraggiando gli speculatori con regole più severe. Tanto il G20, quanto il Governo americano e l Unione Europea hanno, seppur in ritardo, iniziato a riflettere seriamente su come limitare la speculazione senza bloccare il funzionamento dei mercati finanziari. b) I biocarburanti Il secondo fattore alla base delle tensioni sui prezzi dei prodotti agricoli è la crescita della quota di produzione di cereali, in partico- 3 Cfr Zoellick R., Opening Remarks on Food Prices/Pre-G-20, 15 febbraio 2011, < pagepk: ~pipk:437376~thesitepk:4607,00.html>. 4 A riguardo, cfr Bastoni R. Lanfranchi V., «Derivati», in Aggiornamenti Sociali, 3 (2009) [N.d.R.]. 240 Stefano Piziali
7 lare mais, che viene destinata alla produzione di biocarburanti 5, ed è così sottratta all alimentazione umana e animale. Su questa dinamica incide non solo l aumento del prezzo del petrolio, che stimola la ricerca di fonti energetiche alternative, ma anche le politiche di incentivi alla produzione di biocarburanti lanciate da diversi Paesi sviluppati, ma anche da Brasile e Cina. Il caso più eclatante è quello del mais statunitense, la cui produzione tra il 1995 e il 2010 cresce da circa 200 a quasi 350 milioni di tonnellate. Tuttavia nello stesso periodo la quota destinata alla produzione di biocarburanti passa da meno del 5% a oltre il 35%: in valore assoluto, la quantità disponibile per l alimentazione umana e animale diminuisce. Si tenga presente che gli Stati Uniti sono il primo produttore ed esportatore mondiale di mais e che la quota di mais statunitense destinata alla produzione di biocarburanti nel 2008 equivaleva a circa il 12% della produzione mondiale 6. Il GHI 2011 invita a ridurre le politiche distorsive basate su sovvenzioni, incentivando piuttosto l uso di biocarburanti derivati da prodotti di scarto. c) I cambiamenti climatici L ultimo fattore che impatta sull aumento dei prezzi agricoli sono i cambiamenti climatici: le condizioni meteorologiche sempre più estreme (siccità, alluvioni, ecc.) che essi producono danneggiano i raccolti, penalizzano gli agricoltori e condizionano i mercati locali e internazionali, spesso privi di informazioni tempestive sulle riserve alimentari disponibili nei momenti critici. Anche se il problema del cambiamento climatico è risolvibile solo con azioni strutturali a lungo termine, è possibile fin da ora, secondo gli autori del GHI 2011, porre le condizioni per limitarne l impatto sulle produzioni alimentari, in particolare mais, frumento e riso, i tre cereali alla base della dieta quotidiana di gran parte della umanità. Nonostante il fallimento della recente Conferenza di Durban (28 novembre-9 dicembre 2011), è necessario riprendere la discussione per un accordo internazionale sul clima. Occorre inoltre sviluppare un agricoltura adattabile al clima. ricerche e analisi 5 A riguardo, cfr Malagoli C., «Biocombustibili», in Aggiornamenti Sociali, 1 (2009) [N.d.R.]. 6 Cfr Malagoli C., «Prezzi del cibo e fame nel mondo», in Aggiornamenti Sociali, 7-8 (2008) Per quanto riguarda l UE, si stima che il settore del biodiesel abbia assorbito nel 2007 il 60% della sua produzione di colza, cioè il 25% della produzione mondiale. Non va sottovalutato poi l aumento della superficie agricola destinata alla produzione di biocombustibili (ad esempio olio di palma) in numerosi Paesi in via di sviluppo, riconvertendo terreni prima dedicati alla produzione di generi alimentari oppure occupati da foreste [N.d.R.]. L Indice globale della fame
8 4. La battaglia per la sicurezza alimentare Le responsabilità politiche in tema di sicurezza alimentare sono enormi, come ha ricordato il presidente della Banca mondiale Robert Zoellick: «Non esistono soluzioni miracolose per risolvere i problemi generati dalla potente combinazione di aumento dei prezzi alimentari e alta volatilità, ma la sicurezza alimentare è ormai una questione di sicurezza mondiale» 7. Ricorda sempre il GHI 2011 come la volatilità dei prezzi dipenda anche da fattori commerciali ed economici, su cui è possibile incidere con: investimenti nelle produzioni agricole locali ed eliminazione delle restrizioni alle esportazioni; una politica di maggiore informazione sulle riserve mondiali, sulla base delle proposte del G20; l ampliamento delle fonti di reddito di origine non agricola per i poveri; il rafforzamento dei sistemi e delle infrastrutture di base (acqua, sanità, istruzione, igiene); la creazione di reti di protezione sociale. Tutte queste azioni chiamano a un rinnovato impegno Governi, organizzazioni internazionali e organizzazioni non governative. La recente, e non del tutto rientrata, emergenza alimentare nel Corno d Africa ci ricorda come sia necessario non abbassare la guardia anche in Paesi che non figurano agli ultimi posti del GHI, come il Kenya. Le rivolte del pane, che hanno interessato in anni recenti la sponda meridionale del Mediterraneo e che alcuni studiosi vedono all origine delle cosiddette primavere arabe, ci ricordano inoltre quanto il tema dell alimentazione si leghi a quello della pace. L Italia, per posizione geografica, storia, presenza nelle principali istituzioni multilaterali, non può, anche in un periodo di forte crisi, rinunciare a fare la propria parte, seppur con un uso oculato delle scarse risorse. Il legame, a tutti evidente, tra cooperazione allo sviluppo, aiuti umanitari oggi più urgenti che mai nel settore della sicurezza alimentare e migrazioni è stato sancito dalla recente creazione nel Governo Monti di un Ministero per la Cooperazione internazionale e l integrazione. Non possiamo che auspicare che questo risponda a una rinnovata presa di coscienza del fatto che, malgrado le difficoltà finanziarie, l Italia possa fare ancora molto per la lotta alla povertà e la fame: occorre ora tradurre in atto questa consapevolezza. Anche la cooperazione non governativa è chiamata a nuove modalità di partenariato, per agire in modo più efficiente ed efficace dove c è più bisogno. Le ONG al cui lavoro si deve il GHI, riunite in una delle principali reti internazionali, Alliance 2015, <www. alliance2015.org>, non si sottraggono a questa sfida. 7 Zoellick R., Opening Remarks on Food Prices/Pre-G-20, cit. (nostra trad.). 242 Stefano Piziali
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