REGIONE O S S E RVA T O R I O R E G I O N A L E MERCATO DEL LAVORO. febbraio duemilasette. nel fermano. alla CONOSCENZA L A V O R O

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1 REGIONE O S S E RVA T O R I O R E G I O N A L E MERCATO DEL LAVORO febbraio duemilasette IL caso del distretto calzaturiero nel fermano ASSESSORATO alla CONOSCENZA ISTRUZIONE FORMAZIONE e L A V O R O

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3 Il caso del distretto calzaturiero nel fermano di Giorgio Morganti In collaborazione con: Comitato Tecnico Scientifico dell Osservatorio Regionale Mercato del Lavoro REGIONE MARCHE 2

4 3 Osservatorio Regionale Mercato del Lavoro

5 indice Presentazione...6 Introduzione...7 PARTE I. IL DISTRETTO CALZATURIERO DI FERMO E IL MERCATO DEL LAVORO 1. Le caratteristiche del distretto Cenni storici Le caratteristiche organizzative del distretto Un cenno alle istituzioni distrettuali: il Coico Imprese e imprenditori del distretto Il mercato del lavoro nel distretto calzaturiero Le peculiarità del mercato del lavoro La flessibilità L introduzione di manodopera immigrata La formazione I giovani e le professionalità calzaturiere Il lavoro a domicilio...48 PARTE II. SVILUPPO LOCALE E CAPITALE SOCIALE 3. Il capitale sociale del distretto fermano Definizioni e riflessioni sul capitale sociale Le reti di imprese ed i legami fiduciari Le iniziative consortili La riproduzione del capitale sociale Internazionalizzazione ed apertura verso l esterno Cooperazione e competizione...72 Riferimenti bibliografici

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7 Presentazione Con questa pubblicazione, che riprende i materiali elaborati in una tesi di laurea da un giovane neolaureato, l Osservatorio sul Mercato del Lavoro delle Marche prosegue nell opera di divulgazione delle problematiche relative al distretto calzaturiero fermano, una realtà interessata non solo da una crisi produttiva più forte delle precedenti ma anche da fenomeni di mutamento che interessano la struttura sociale dell area, la sua cultura produttiva, la sua storia. L impostazione stessa di questa pubblicazione, sociologica prima che economica, risulta la più adatta a cogliere la natura più profonda dei problemi dell area. Un area caratterizzata come il resto della regione da una grande diffusione sul territorio di imprese di piccole dimensioni ma più che altrove caratterizzata da una quasi monocultura produttiva e, come tale, più sensibile ai mutamenti che i mercati globali determinano. Un area dove la cultura produttiva calzaturiera domina in decine di piccole comunità urbane e dove, quindi, la crisi del settore è vissuta non solo a livello economico ma anche sociale e psicologico. Con la pubblicazione di questi materiali (la tesi aveva come relatore il prof. Paolo Calza Bini dell Università degli studi La Sapienza di Roma che delle Marche è un conoscitore attento e che da tempo conduce ricerche sulla struttura socio-economica della nostra regione) l Osservatorio sul mercato del lavoro della Regione Marche intende contribuire soprattutto alla conoscenza delle problematiche relative al capitale umano impegnato nelle attività del distretto, un capitale che rappresenta una ricchezza e che rischia di impoverirsi o di disperdersi se alla crisi non si troveranno risposte adeguate sia sul piano di una ristrutturazione del settore fondato sulla qualità e l innovazione sia su quello di eventuali diversificazioni e riconversioni produttive che consentano al distretto di superare il limite della quasi esclusiva monoproduttività. Servizio Istruzione, Formazione e Lavoro P.F. Servizi per l impiego e mercato del lavoro Dott. Fabio Montanini 6

8 Introduzione Il distretto calzaturiero fermano attraversa una fase di evoluzione e ristrutturazione dagli esiti tutt altro che scontati. La permanenza del distretto è da anni al centro dell attenzione: per i più la concorrenza dei paesi di nuova industrializzazione, in grado di sfruttare il basso costo del lavoro e la carenza di vincoli normativi, sociali ed ambientali è già tale da aggravare il problema della perdita di slancio del distretto e la prospettiva più probabile è quella di un suo deciso ridimensionamento. Risulta dunque importante considerare quali siano state le caratteristiche sociali ed economiche alla base dell affermazione del distretto e quali le cause di prospettive tanto poco incoraggianti. Oggetto di questo report è l analisi delle evoluzioni qualitative e quantitative che nell ultimo decennio hanno modificato la struttura e la conformazione del sistema socio-territoriale del distretto. Le aree tematiche prescelte sono due: il mercato del lavoro distrettuale e la sua flessibilità; il capitale sociale originario e la sua riproduzione. La prima parte del presente lavoro è dedicata alla storia del distretto calzaturiero fermano e alle sue caratteristiche organizzative e istituzionali. Si considerano brevemente la natura, le relazioni e le problematiche che caratterizzano le imprese calzaturiere dell area per affrontare poi con particolare attenzione gli aspetti del mercato del lavoro distrettuale, i nodi della flessibilità, del ricambio generazionale e dell ingresso di forza lavoro straniera. Non può mancare il riferimento all internazionalizzazione del settore e ai processi di delocalizzazione. La seconda parte affronta il tema dello sviluppo locale con la chiave di lettura del capitale sociale: considera quindi la dotazione originaria del territorio e il problema della sua riproduzione. 1. Le caratteristiche del distretto 1.1 Cenni storici Le origini del distretto calzaturiero fermano possono essere ricondotte al 400 allorché si segnalava la presenza di piccole botteghe artigiane per lo più limitate alla produzione di calzature destinate ai mercati cittadini. L Assessore alle attività Produttive del Comune di Sant Elpidio a Mare, il signor Fabiano Alessandrini, ricorda infatti che In una delle opere più importanti della letteratura italiana, Il Decamerone di Boccaccio, all interno di una novella si fa esplicito riferimento alla produzione di calzature a Sant Elpidio a Mare. L autore racconta dello scherzo fatto ad un giudice che proveniva da un altra terra, un certo Messer Niccolò da San Lupidio (l attuale Sant Elpidio). Alla fine di questa vicenda, si sostiene che sarebbe stato meglio che questo giudice invece di venire a Firenze, fosse rimasto a San Lupidio a fare le scarpe; il che dimostra che già nel 400 Sant Elpidio 7

9 era famosa per le scarpe. Per inciso, i giudici, in epoca comunale, venivano chiamati da fuori per una maggiore equità. Secondo gli storici la nascita autentica del distretto calzaturiero fermano va fatta risalire intorno ai primi tre decenni dell Ottocento. Originariamente i comuni coinvolti furono Montegranaro, Monte Urano, Monte San Giusto e Sant Elpidio a Mare. La produzione sviluppata era quella delle chiochiere, somiglianti a delle pianelle di pelle, queste possono essere lisce o lavorate a listarelle intrecciate, le calzature sono foderate di stoffa, prive di tacco, con suola leggera di pelle cavallina, che in un primo tempo vennero prodotte quasi esclusivamente per i mercati regionali; successivamente l area d influenza commerciale si estese allo Stato Pontificio e al Regno di Napoli. Verso il 1870 l introduzione della macchina a pedale per cucire le tomaie, facilitò l inserimento della manodopera femminile nella produzione calzaturiera, ed estese il numero dei comuni interessati dalla produzione di scarpe con forme di decentramento extracomunale. Nei primi anni del Novecento vi fu una riconversione produttiva che portò all abbandono della produzione delle chiochiere e all avvio di quella di scarpe di tipo economico. Nella prima guerra mondiale la domanda di prodotti calzaturieri era principalmente legata alle commesse statali e necessitavano di un livello di standardizzazione difficilmente conseguibile nell area fermana. Nel secondo conflitto mondiale, invece, lo Stato agì dal lato dell offerta imponendo una calzatura standardizzata con prezzi fissati dalla compagine di governo. La svolta del distretto calzaturiero si è concretizzata alla fine degli anni 60 con l inizio della produzione industriale di calzature. I fattori all origine della svolta vanno individuati da un lato nella tradizione artigianale preesistente che ha consentito di trasferire un patrimonio di conoscenze tecniche, professionali e produttive nella nascente industria calzaturiera, dall altro nella diffusione della mezzadria, che ha favorito l esprimersi dello spirito imprenditoriale e che, con la sua scomparsa, ha direttamente liberato energie produttive per il settore calzaturiero: ( ) la vera e propria escalation artigiano-industriale è iniziata nel 1945, contestualmente all evoluzione del settore agricolo. Decine e decine di migliaia di giovani, abbandonando il lavoro dei campi, lavoro regolato con il vecchio contratto di mezzadria che non consentiva alla famiglia contadina di vivere con dignità, si riversavano nelle centinaia di piccole e piccolissime botteghe calzaturiere a gestione familiare che, anno dopo anno, si moltiplicavano per il fenomeno cosiddetto di gemmazione, aumentando progressivamente fatturato e occupati. (Renzi, 2001). 1.2 Le caratteristiche organizzative del distretto Il distretto calzaturiero di Fermo, è situato nella parte settentrionale della Provincia di Ascoli Piceno, ed è composto da 33 Comuni, tra cui i più importanti sono rappresentati senza dubbio dai comuni di Fermo, Montegranaro, Porto Sant Elpidio, Monte Urano e Sant Elpidio a Mare. 8

10 18) Montegranaro 19) Monte San Pietrangeli 20) Monte Urano 21) Monte Vidon Corrado 22) Montottone 23) Offida 24) Pedaso 25) Petritoli 26) Ponzano di Fermo 27) Porto San Giorgio 28) Porto Sant Elpidio 29) Rapagnano 30) Ripatransone 31) Servigliano 32) Sant Elpidio a Mare 33) Torre San Patrizio COMUNI DEL DISTRETTO FERMANO 1) Altidona 2) Belmonte Piceno 3) Campofilone 4) Comunanza 5) Falerone 6) Fermo 7) Force 8) Francavilla d Ete 9) Grottazzolina 10) Lapedona 11) Mogliano di Tenna 12) Massa Fermana 13) Monsampietro Morico 14) Montappone 15) Montefiore dell Aso 16) Montegiberto 17) Montegiorgio Nel distretto fermano sono presenti secondo le elaborazioni dell Eurobic Piceno Aprutino spa imprese calzaturiere che impiegano addetti; in altri termini il 64% delle imprese calzaturiere marchigiane opera nel distretto fermano con quasi il 60% degli addetti regionali del settore. Tab. 1 - Imprese e addetti nelle due province Aggregazione territoriale N.imprese N.addetti Val assol. % Val assol. % Comuni MC-distretto , ,4 Comuni AP-distretto , ,3 Totale distretto , ,7 Provincia MC , ,0 Provincia AP , ,2 Prov. AP + Prov. MC , ,2 Regione Marche Fonte: elaborazione Eurobic Piceno Aprutino su dati CCIAA. Se si affronta il tema delle prospettive del distretto fermano, si deve osservare che da decenni, ormai, si teorizza la sua scomparsa a favore dei paesi di nuova industrializzazione che hanno un costo del lavoro ridotto e che tecnicamente avrebbero dovuto raggiungere rapidamente i livelli dei paesi occidentali, data la presunta maturità e lo scarso grado di innovazione del settore. 9

11 Il settore calzaturiero è caratterizzato da una intensità di capitale relativamente bassa, dall uso di tecnologie ormai standardizzate e semplici da imparare, e da un livello relativamente basso della dimensione efficiente d impresa; la domanda di scarpe presenta poi una forte variabilità di carattere ciclico ( ). Si tratta cioè di un settore ormai maturo, secondo la classificazione propria del ciclo del prodotto, nel quale tendono a specializzarsi paesi nelle prime fasi di industrializzazione, ovvero quando essi sono caratterizzati da livelli di reddito relativamente bassi (Niccoli, 1982). Dai pareri rilevati tra i vari testimoni privilegiati, questa congettura è risultata confutata almeno in parte: Questa è una convinzione che dura ormai da vent anni, ed invece è dimostrato che da venti anni a questa parte ci sono stati processi evolutivi e ci sono state innovazioni sia di prodotto che di processo. Dei mutamenti di processo abbiamo già detto: hanno coinvolto tutta la fase di costruzione dei fondi, con l utilizzo di macchine tecnologicamente avanzate, a controllo numerico, la fase di costruzione degli stampi, dove siamo in presenza di aziende tecnologicamente molto avanzate. Nella costruzione della calzatura c è oggi ad esempio tutta la fase di taglio della tomaia che è molto avanzata perché è realizzabile con la fustella, manualmente, ma già esistono macchine che tagliano e sono in grado di utilizzare al massimo le pelli, ci sono processi di evoluzione e di scarico dei materiali tagliati, ci sono delle cose molto interessanti che eliminano la fustella e il taglio a mano, attraverso un interfaccia informatica con il progettista, poi ci sono sistemi di montaggio, eccetera. Insomma molti passi avanti sono stati compiuti. Tant è vero che noi possiamo dire con ragionevolezza che nel corso degli ultimi 10 anni il costo del lavoro sul prodotto finito è decisamente diminuito. Anche ora, affermare che non è possibile innovare ulteriormente, non è possibile: si parla di prototipi di macchine che cuciono la tomaia, si può ancora decisamente migliorare su diversi campi. Altre testimonianze evidenziano, invece, il forte contenuto d innovazione che si addensa attorno ad alcune fasi e processi: E lo stesso vale per i prodotti, per i fondi, ma anche per i materiali nuovi, per la ricerca sui materiali. Oggi ad esempio è acquisita ormai come cultura generale l innovazione di prodotto e l ideazione, il design. In questo caso il design è decisivo, le istituzioni, le Regioni, lo stato, ad esempio, conferiscono contributi alle imprese per realizzare le collezioni perché hanno riconosciuto che l ideazione, il design, sono processi innovativi sul prodotto, quindi qualsiasi prodotto è suscettibile di innovazione; è chiaro allora che dovremmo raggiungere livelli di produttività maggiori di modo che l incidenza sul costo del lavoro diminuisca e magari aumenterà l incidenza sui costi della commercializzazione, per i designer, per la valorizzazione dei marchi; in questo modo dovremmo sicuramente assistere ad un miglioramento della situazione competitiva. Ancor più netto è il Segretario regionale dei calzaturieri della CNA, Sig. Luigi Silenzi: Secondo me è assurdo parlare di settori maturi; prima del 1970 se ne parlava ma ormai sono passati anni, e tra l altro queste sono valutazioni avventate perché ricordo 10

12 che negli anni 70 vi era un distretto importante per la produzione degli strumenti musicali che interessava Osimo, Ancona, Castelfidardo, e anche allora si parlava di un settore maturo. Poi però si è visto che proprio il tramonto delle produzioni di strumenti musicali ha portato nella stessa area all affermarsi di una nuova e assai più evoluta realtà di produzioni, differenziate ma sostanzialmente imperniate sull elettronica, nate appunto dalle ceneri del distretto degli strumenti musicali tradizionali. Certamente il settore calzaturiero presenta una minore produttività del lavoro dovuta all incidenza elevata del costo del lavoro sul prodotto finale, ma non si può certo affermare che nel settore non siano state introdotte innovazioni di processo, basti pensare alle tecnologie CAD e CAM, e a innovazioni di prodotto che risultano importantissime per la permanenza di un azienda nel mercato calzaturiero. Le calzature appartengono infatti al più ampio settore della moda nel quale il design e la ricerca stilistica non costituiscono certo un elemento secondario, assieme alla ricerca di nuovi materiali e alle tecniche introdotte negli ultimi anni per rendere più confortevoli le calzature. L importanza del fattore umano e della qualificazione delle maestranze, rappresentano tuttora un vantaggio competitivo difficilmente esportabile all esterno, perché alla sua base vi è un radicamento ed una specializzazione che rimandano a fattori storici e culturali. Come è ben sottolineato dal Segretario Calzaturieri della CNA: Il Made in Italy è strettamente legato alla storia del nostro paese, affonda le sue radici nelle tradizioni storiche, ricche di arte che costituiscono un unicum rispetto agli altri paesi, infatti in Italia esiste un giacimento di opere d arte, pittoriche, sculture, architettoniche, corrispondente a quasi il 70% del patrimonio storico artistico del mondo, e non è una cosa di poco conto. Questo patrimonio non caratterizza solo il nostro paesaggio urbano, ma ha formato l estro, la creatività ed il gusto di quanti nel corso di questi secoli hanno lavorato nell arte della moda. Diffusa è la consapevolezza della complessità del distretto che si è formato nel fermano, e la necessità di interventi volti a favorire la riproduzione delle componenti territoriali dello sviluppo locale. Un distretto è prima di tutto una realtà economica che opera in un contesto socioterritoriale; dunque l approccio deve essere multidisciplinare, non è possibile agire solo con politiche industriali, nel senso che per quel che riguarda le attività dell azienda, queste sono già brave da sole a decidere il da farsi: il pubblico deve continuare a far si che il territorio offra quella qualità per cui il distretto possa continuamente rigenerarsi, che non si creino tensioni sociali e che di fatto la qualità del sistema aggiunga valore alla possibilità di produrre in questo territorio. Quindi l approccio necessario per dar risposta ai problemi del distretto, oltre alla politica industriale, riguarda anche la politica economica, la politica ambientale e sociale. Volendo fare alcuni esempi, non ultima è la questione legata alla formazione e al rapporto con le università per l innovazione e il trasferimento tecnologico. 11

13 Questo aspetto è importantissimo perché la qualità della vita non è legata solo a motivi naturali, alla bellezza del territorio, ma è espressione anche della capacità di riuscire a conservarlo e le amministrazioni comunali, devono investire affinché si realizzi questa conservazione, del territorio e dei beni culturali. Noi abbiamo una Pinacoteca, un Museo della Calzatura, un Museo dei Fossili, quindi diverse iniziative a livello culturale, in più ci sono una serie di iniziative legate all impegno nel recupero del patrimonio architettonico. Nel centro storico di Sant Elpidio a Mare l Amministrazione Comunale ha già investito molto ed adesso con i fondi per il terremoto investiremo altri 10 miliardi per il recupero del patrimonio storico, così come interveniamo con una sovvenzione nei confronti dei privati. Continua il Vice-Sindaco di Sant Elpidio a Mare: Il nostro è un Comune che ha raggiunto quasi il 90% della rete fognaria sul territorio e che va alla depurazione, e anche questo non è secondario perché è importante avere su tutto il territorio una rete fognaria collegata a impianti di depurazione; attualmente riusciamo a farlo con il 90% degli insediamenti, che sono quello di Civitanova Marche per la vallata del Chienti e quello di Porto Sant Elpidio per la vallata del Tenna. Di seguito fornisce esempi di alcune politiche pubbliche tese a rafforzare la base sociale dello sviluppo locale: A tutti questi interventi, si devono aggiungere quelli di natura sociale. Noi abbiamo in piedi ben 3 centri sociali per anziani, al centro e nelle varie frazioni, 3 centri di aggregazione giovanile, interveniamo nell assistenza domiciliare per gli anziani, con un impegno di circa di per l assistenza domiciliare agli anziani soli che hanno difficoltà a fare anche le cose più elementari, noi interveniamo con questi soldi per mettere a disposizione degli assistenti, lo facciamo in collaborazione con la ASL, di nostro c è questa cifra, noi garantiamo i soggiorni termali agli anziani, 15 giorni a Chianciano e Salsomaggiore, sono circa 120 gli anziani che partecipano a questi soggiorni. Per quanto riguarda i servizi a domanda individuale, noi abbiamo due asili nido, scuole materne, negli asili nido è compresa anche la mensa. Noi facciamo pagare per la mensa delle cifre quasi ridicole, per il trasporto scolastico, che è una delle fonti di maggiore spesa, noi spendiamo quasi 1 miliardo di per garantire il trasporto scolastico a tutti, andiamo nelle campagne più sperdute. Il nostro è un territorio veramente esteso, la campagna arriva quasi al centro di Montegranaro, arriviamo sino al Cityper di Porto Sant Elpidio, arriviamo sulla Vallata del Tenna, è veramente un territorio ampio con molta campagna, quindi noi interveniamo garantendo il trasporto scolastico a tutti con tariffe veramente bassissime, circa di annue per il primo figlio, la metà per il secondo figlio, il terzo figlio non paga nulla. Ti dico tutte queste cose che possono essere sintetizzate nel Bollettino Ufficiale della Regione Marche, dove c è la classifica dei comuni per fascia di popolazione, dove è il rapporto tra servizi offerti e tassazione, per quanto riguarda i comuni tra i e i 12

14 abitanti, noi siamo tra quelli che hanno il rapporto più basso, siamo al 4-5 posto. Tutto questo fa si che la gente possa lavorare con tranquillità e serenità, perché c è un tessuto sociale molto forte. Conclude, infine, sottolineando la natura comunitaria e identitaria che caratterizza la formula distrettuale. Innanzitutto, noi dobbiamo tendere a valorizzare il distretto nel suo complesso, questo è molto importante, perché non c è sul piano culturale una valorizzazione del distretto, un appartenenza di questo distretto. In parte noi subiamo il fatto che il distretto calzaturiero e pellettiero è diviso nelle 2 province e questo crea non pochi problemi perché ci sono associazioni delle 2 province, le Camere di Commercio e quindi non si sviluppano le politiche di valorizzazione del distretto, mentre ciò sarebbe molto importante perché, oramai, nell ambito internazionale la competizione non avviene più tra stati, ma tra distretti industriali. Ed allora, il distretto è importante, è il luogo dove l impresa lavora e tra l altro nel distretto non è importante solo l azienda, ma è importante anche tutto il resto: la scuola, la formazione professionale, la viabilità, l ambiente, la salute. Sono tutti questi elementi che creano la ricchezza di un distretto. L impresa che lavora dentro un distretto così ricco sul piano culturale, della qualità della vita e quant altro è evidente che ha dei supporti fondamentali. E evidenti che le politiche distrettuali vanno indirizzate in questa direzione. 1.3 Un cenno alle istituzioni distrettuali: il COICO La Marche hanno tentato di adeguare la politica economica ed industriale alle caratteristiche socio-territoriali della regione con l istituzione dei Comitati di indirizzo e di coordinamento (COICO) 1. Il presidente del Coico del fermano- maceratese, Paolo Petrini, lo ha definito così: Il COICO, è un tavolo di concertazione, un organismo istituzionale, dove tutti gli attori del distretto, nessuno escluso, parti sociali, enti locali, amministrazioni provinciali, parlo al plurale, perché il distretto è a cavallo di due province: Macerata ed Ascoli Piceno, amministrazioni comunali, enti di servizio come la SCAM, oppure il Consorzio di sviluppo del fermano, istituti di credito. Questi soggetti costituiscono un comitato di coordinamento, e tutti quanti devono dare un proprio contributo per definire le linee d intervento, non nella singola azienda, ma nel territorio. Come Comitato di Indirizzo e Coordinamento del distretto industriale abbiamo dei fondi con i quali abbiamo organizzato dei bandi secondo diverse linee di intervento, una di queste era proprio la commercializzazione legata alla nascita di consorzi, 1 La Regione Marche con la L. R. n.32 del 1999 ha istituito 5 distretti : quello calzaturiero del fermanomaceratese, quello mobiliero di Pesaro, quello agro-alimentare di San Benedetto del Tronto, quello nell area del fabrianese, e quello plurisettoriale sviluppato intorno ai Comuni di Osimo, Recanati e Castelfidardo 13

15 attraverso l unione di più aziende che avessero creato un marchio, o che comunque avessero iniziato un processo di penetrazione dei mercati. Per la costituzione di questi organismi importante à stata la pressione esercitata dalle organizzazioni sindacali regionali, come testimoniato da Maurizio Di Cosmo, Segretario Regionale della FILTEA-CGIL: Attraverso le iniziative sindacali di questi ultimi anni disponiamo una legge regionale che ha istituito i distretti in tutta la regione; 5 distretti, il mobiliero, l agroalimentare, il calzaturiero che è quello più importante. Il COICO da una sede concertativa per cercare di dare un identità ben definita al distretto. Il problema delle politiche del distretto, dell appartenenza del distretto, della governance è un problema centrale, è stato istituito il COICO, il Comitato di Coordinamento del distretto calzaturiero, sta facendo i primi passi, però c è una grande difficoltà. I programmi di sviluppo delle aree a valenza distrettuale 2 hanno di norma durata triennale con scansione annuale. Possono essere ammesse al finanziamento regionale le seguenti tipologie di progetti preliminari di intervento: A. Promozione dei servizi esterni alle imprese ma di comune utilità per il distretto, finalizzati a migliorare l efficienza economica del sistema produttivo, le condizioni di lavoro e il benessere sociale della comunità; B. Sostegno alle attività di promozione e commercializzazione delle produzioni manifatturiere, con particolare riferimento ai mercati esteri ed agli interventi promossi dalla Regione Marche; C. Promozione e assistenza alla formazione di consorzi o altre forme associative tra le piccole e medie imprese presenti nel distretto, per la gestione di servizi comuni alle aziende consorziate; la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti; l'avvio di nuove attività produttive; il trasferimento di tecnologie tra le imprese del distretto e l'acquisto di nuove tecnologie dall'esterno; D. Risanamento, ripristino e riutilizzo dei siti industriali dismessi per la creazione o il recupero di strutture da destinare ad attività produttive, compresi gli incubatori per nuove iniziative; E. Sviluppo del governo del mercato del lavoro e della formazione professionale; F. Prevenzione e tutela ambientale e promozione della sicurezza sul posto di lavoro attraverso la prevenzione dei rischi. 2 Le Direttive per l istituzione dei Comitati di indirizzo e di coordinamenti fissano il termine di 60 giorni dalla data di costituzione dei COICO per la presentazione del Programma di sviluppo dell area a valenza distrettuale di riferimento alla Regione. 14

16 Il COICO del fermano maceratese 3 ha redatto il proprio programma di sviluppo, individuando i seguenti obiettivi strategici: Sviluppare e qualificare una rete di servizi e di funzioni terziarie a monte ed a valle del processo produttivo (progettazione, marketing, logistica, controlli e prove, ambiente, qualità, sicurezza sul lavoro, ecc.) attraverso: Sostegno all offerta di servizi Sostegno alla domanda di servizi Creare e sfruttare i vantaggi delle economie di scala mediante: Stimolo alla crescita delle aziende esistenti Sviluppo delle reti tra imprese Garantire la continuità del distretto tramite : L accompagnamento e la guida dei processi di passaggio generazionale nelle aziende Il sostegno all integrazione dei lavoratori extracomunitari nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale locale Una maggiore disponibilità di aree ed infrastrutture produttive ed una migliore integrazione tra tessuto sociale e tessuto produttivo. L istituzione del Coico rappresenta un importante esperimento di governance e di concertazione tra i soggetti protagonisti del sistema produttivo locale, dopo una prima fase autopropulsiva legata allo straordinario attivismo dell imprenditoria locale. E di primaria importanza la definizione e l attuazione di un intervento politico multidisciplinare e multisettoriale, che non preveda i classici interventi a pioggia, ma intervenga sul sistema complessivo e sulle componenti territoriali dello sviluppo andando a rafforzare quella che Ilario Favaretto ha definito armatura del territorio (Favaretto I. Le componenti territoriali dello sviluppo, Carocci, Roma). 1.4 Imprese e imprenditori del distretto Le imprese attive nel settore calzaturiero al 31/12/2004 nella provincia di Ascoli Piceno ammontano a 2706 unità 4, nei comuni di Fermo (232 imprese), Montegranaro (447 imprese), Monte Urano (325 imprese), Porto Sant Elpidio (643 imprese), e Sant Elpidio a Mare (427 imprese) si concentrano imprese calzaturiere, fenomeno che evidenzia l importanza della contiguità spaziale all interno dei processi di sviluppo locale. 3 Esso si è costituito il 15 giugno 2000 nominando un Comitato Esecutivo di 16 membri, rappresentanti degli Enti locali, delle associazioni di Categoria, degli istituti di credito e delle organizzazioni sindacali. 4 Le imprese sono così ripartite lungo la filiera: 357 operanti nella fabbricazione della calzatura in gomma, 762 nella fabbricazione di calzature non in gomma, 1503 nella fabbricazione di parti e accessori per calzature non in gomma, e 84 fabbricazione di calzature, suole e tacchi in gomma e plastica. 15

17 Tab. 2 -Imprese attive nel settore della calzatura al 31/12/2004 nella provincia di Ascoli Pieno Comune Fabbricazione di calzature Fabbricazione di calzature non in gomma Fabbricazione di parti e accessori per calzature non in gomma Fabbricazione di calzature, suole e tacchi in gomma e plastica Totale complessivo ACQUASANTA TERME ACQUAVIVA PICENA ALTIDONA AMANDOLA APPIGNANO DEL TRONTO ASCOLI PICENO BELMONTE PICENO CAMPOFILONE CARASSAI CASTEL DI LAMA CASTIGNANO CASTORANO COLLI DEL TRONTO COMUNANZA COSSIGNANO CUPRA MARITTIMA FALERONE FERMO FOLIGNANO FORCE FRANCAVILLA D'ETE GROTTAMMARE GROTTAZZOLINA LAPEDONA MAGLIANO DI TENNA MALTIGNANO MASSA FERMANA MASSIGNANO MONSAMPIETRO MORICO MONSAMPOLO DEL TRONTO MONTALTO DELLE MARCHE MONTAPPONE MONTEDINOVE MONTEFALCONE APPENNINO MONTEFIORE DELL'ASO MONTEFORTINO MONTE GIBERTO MONTEGIORGIO MONTEGRANARO MONTELEONE DI FERMO MONTELPARO MONTEPRANDONE MONTERUBBIANO MONTE SAN PIETRANGELI MONTE URANO MONTE VIDON COMBATTE MONTE VIDON CORRADO MONTOTTONE MORESCO OFFIDA ORTEZZANO PALMIANO

18 PEDASO PETRITOLI PONZANO DI FERMO PORTO SAN GIORGIO PORTO SANT'ELPIDIO RAPAGNANO RIPATRANSONE ROCCAFLUVIONE ROTELLA SAN BENEDETTO DEL TRONTO SANTA VITTORIA IN MATENANO SANT'ELPIDIO A MARE SERVIGLIANO SMERILLO SPINETOLI TORRE SAN PATRIZIO TOTALE Fonte: Infocamere La tabella 3 evidenzia i dati riguardanti le unità locali operanti nel settore calzaturiero della provincia picena e gli addetti che vi lavorano. Risultano occupate nel settore persone, di cui unità a Sant Elpidio a Mare, a Porto Sant Elpidio, a Monte Urano, a Montegranaro e a Fermo. La metà delle imprese distrettuali è costituita da ditte individuali (50 per cento), mentre le società di persone rappresentano il 36 per cento. Le società di capitali corrispondono, invece, al 13,6 per cento del totale. Tab. 3 -Consistenza di UL e Addetti nel settore delle Calzature al 31/12/2004 in provincia di AP Comune Fabbricazione di calzature Fabbricazione di calzature non in gomma Fabbricazione di Fabbricazione di parti e accessori calzature, suole e per calzature non tacchi in gomma in gomma e plastica UL attive Addetti UL attive Addetti UL attive Addetti UL attive Addetti TOTALE Addetti UL attive ACQUASANTA TERME ACQUAVIVA PICENA ALTIDONA AMANDOLA ASCOLI PICENO BELMONTE PICENO CAMPOFILONE CARASSAI CASTEL DI LAMA CASTIGNANO CASTORANO COLLI DEL TRONTO COMUNANZA COSSIGNANO CUPRA MARITTIMA FALERONE FERMO FORCE

19 FRANCAVILLA D'ETE GROTTAMMARE GROTTAZZOLINA LAPEDONA MAGLIANO DI TENNA MASSA FERMANA MASSIGNANO MONSAMPIETRO MORICO MONSAMPOLO DEL TRONTO MONTALTO DELLE MARCHE MONTAPPONE MONTEDINOVE MONTEFALCONE APPENNINO MONTEFIORE DELL'ASO MONTEFORTINO MONTE GIBERTO MONTEGIORGIO MONTEGRANARO MONTELEONE DI FERMO MONTELPARO MONTEPRANDONE MONTERUBBIANO MONTE SAN PIETRANGELI MONTE URANO MONTE VIDON COMBATTE MONTE VIDON CORRADO MONTOTTONE MORESCO OFFIDA ORTEZZANO PALMIANO PEDASO PETRITOLI PONZANO DI FERMO PORTO SAN GIORGIO PORTO SANT'ELPIDIO RAPAGNANO RIPATRANSONE ROCCAFLUVIONE ROTELLA SAN BENEDETTO DEL TRONTO SANTA VITTORIA IN MATENANO SANT'ELPIDIO A MARE SERVIGLIANO SPINETOLI TORRE SAN PATRIZIO TOTALE Fonte: Infocamere 18

20 Tab. 4 - Forma giuridica delle imprese del sistema distrettuale Forma Giuridica Comuni MC distretto Comuni AP distretto Totale distretto complesso Val. assol. % Val. assol. % Val. assol. N. Ditte Individuali , , ,0 N. Società di persone , , ,2 N. Società di capitali , , ,6 N. Altro 3 0,3 5 0,2 8 0,2 Totale Imprese di cui imprese Artigiane , , ,0 Fonte: elaborazione Eurobic Piceno Aprutino su dati CCIAA Nel territorio ascolano, risulta più elevata la quota di società di persone e le imprese artigiane costituiscono quasi l 83 per cento delle imprese calzaturiere distrettuali. L 81 per cento dell intero sistema distrettuale è costituito da imprese artigianali, le quali hanno da sempre costituito l asse portante delle lavorazioni calzaturiere. La natura familiare delle imprese calzaturiere rappresenta una costante e non ha subito sostanziale modificazioni nel corso degli anni. Anche nei casi nei quali alcune imprese hanno adottato formule organizzative più complesse e strutturate, la dirigenza ed il controllo dei posti chiave dell azienda sono rimaste nelle mani dei familiari. La convergenza tra proprietà e controllo delle imprese, è un fenomeno tipico del distretto, modellando il sistema di controllo dell impresa sulla figura dell imprenditore e sulla sua famiglia, a discapito del management portatore di una cultura esterna e carente di quelle conoscenze contestuali presenti nel sistema produttivo locale. La managerialità dei ruoli professionali e dell'imprenditoria aumenta l'inseribilità dall'esterno, la possibilità che risorse umane provenienti da habitat estranei soddisfino il fabbisogno di maestranze specializzate o di imprenditori. Se la struttura produttiva locale è arrivata ad assumere forti caratterizzazioni manageriali (come quelle che riguardano finanza e marketing) allora il manager può anche provenire dall'esterno e la riproduzione delle risorse umane può essere assicurata indipendentemente dal contesto territoriale. Ciò non è possibile quando l'esperienza e il know-how dell'imprenditore o dell'operaio specializzato si formano prevalentemente attraverso il sedimentarsi delle conoscenze contestuali. In questo caso, il rafforzamento genetico dei fenomeni di ereditarietà tra generazioni di imprenditori avviene nell'incrocio con la mobilità della manodopera specializzata (che spezza i limiti connessi ai vincoli di parentela e di proprietà) (Favaretto, 1995). Le imprese di famiglia si allocano ai confini di due istituzioni: la famiglia, azienda di consumo per eccellenza e l impresa, azienda di produzione per antonomasia. La famiglia come istituzione deputata alla garanzia dei bisogni fondamentali concepisce l impresa come un suo prolungamento strumentale, indispensabile e quasi naturale. % 19

21 La numerosità dei componenti e l alta coesione interna della famiglia sono d altro canto elementi essenziali del successo d impresa. Quest ultima può contare nelle fasi iniziali di decollo su risorse lavorative fortemente motivate e disponibili a limitare i propri consumi per alimentarne l autofinanziamento. Le forme entro cui si concretizza la successione all interno di un azienda rappresentano un momento di importanza strategica per le sorti della stessa. Quelle imprese che riescono a cogliere l importanza della successione come fattore di sviluppo nonché a dotarsi di un adeguato sistema organizzativo, raggiungono alti livelli di crescita e rimangono a lungo sul mercato. Per gli imprenditori di 1 generazione intraprendere un attività manifatturiera autonoma era innanzitutto una necessità di sopravvivenza, per persone costrette a vivere in una realtà dominata dal regime mezzadrile che le spingeva al limite della povertà assoluta. Ciò che si richiedeva era una grande capacità di sacrificio: una disponibilità al lavoro senza limiti e una elevata propensione al risparmio e al reinvestimento come equivalente funzionale di un processo di accumulazione originaria. Le motivazioni ultime dell intraprendere un attività manifatturiera risultano fortemente connesse con il perseguimento dei bisogni fondamentali di base. Tra gli imprenditori intervistati nel corso della ricerca sono presenti varie figure classificabili in maniera differente: sono emerse le figure di imprenditori di 2 generazione, ed in alcuni casi anche di 3 generazione; in questo caso si tratta di giovani con un elevato livello di scolarizzazione condotti alla guida di azienda ben avviate e con una forma organizzativa ben strutturata. Sono presenti anche imprenditori di 1 generazione, che da una esperienza di lavoro dipendente sono passati al lavoro autonomo; queste aziende operano perlopiù nel mercato della sub-fornitura, ma raramente sul mercato finale. Il passaggio dal lavoro dipendente al lavoro autonomo entro cui storicamente si è concretizza la mobilità sociale nel distretto, uno dei fattori all origine della fioritura della piccola impresa, sembra aver esaurito la sua spinta. Quando è presente sfocia nel conto terzismo, solo sporadicamente si sostanzia nel rapporto con il mercato finale. A sostegno di quanto enunciato in questo paragrafo si riportano alcuni dei casi rilevati nel corso della ricerca. Una prima esperienza:. L attività è iniziata come iniziano quasi tutte le attività del distretto calzaturiero: da operai calzaturieri si diventa imprenditori. Montegranaro era un paese agricolo, poi man mano l agricoltura non era più sufficiente a dare le risposte ai bisogni della gente, e si è deciso di cambiare. I giovani hanno iniziato un mestiere che dava più soddisfazioni, sia in termini di gratificazione socio-economica e soprattutto per migliorare le condizioni di vita. Una volta appreso un mestiere, l ambizione e l aspirazione di tutti è stata sempre quella di mettersi in proprio, anzi, ritengo che i nostri tempi in questo senso siano deficitari, cioè non vedo più la voglia di realizzare, di creare qualcosa in proprio. Prima, questa mentalità era fortemente radicata nel soggetto, il quale andava a lavorare in azienda, imparava un mestiere, e l idea di avviare un attività autonoma lo seguiva e quasi lo perseguitava. 20

22 La nostra storia aziendale non è diversa da quanto ho delineato, abbiamo imparato un mestiere iniziando nella maniera più classica, il giorno si lavorava e la sera si faceva qualche paio di scarpe con i fratelli, da qui è nata un attività artigianale, ed è andata avanti per diversi anni. Dopodiché si è cambiato, perché mentre negli anni 80 si poteva produrre, si facevano i campioni e si vendeva, in seguito la situazione economica mondiale, con la globalizzazione, ha portato ad una concorrenzialità spietata, e quindi era necessario un determinato standard di produzione per avere determinati costi. Nei primi anni 90 abbiamo trasformato questa attività artigianale, ed abbiamo iniziato a fare un attività industriale, ma qui si intende solo in termini giuridici, perché di fatto la nostra è un attività artigianale, ed a prevalente conduzione familiare, se teniamo conto che direttamente impieghiamo una ventina di unità, e con gli addetti dell indotto arriveremo ad una cinquantina almeno, le spiego meglio poi il concetto. Quindi, con 20 operai, giuridicamente si ritiene che l impresa è di carattere industriale, ma, di fatto, l azienda è artigiana, e infatti confrontandola con le aziende che operano sul panorama nazionale ed internazionale ciò emerge chiaramente. Quindi l azienda ha 20 dipendenti, svolge un attività industriale, ma a conduzione familiare, concettualmente artigianale, e c è una grossa famiglia dove i familiari controllano i punti chiave. Abbiamo dei lavori che vengono svolti all esterno, come ad esempio l orlatura, dei lavori di specializzazione come la cucitura del mocassino oppure il taglio. Lavorano per noi: un tomaificio con 60 dipendenti, perfettamente autonomo, dei tagliatori che esegue ordini anche per altre aziende, un altra azienda ci fa la cucitura dei mocassini, il quale è un lavoro particolare. La nostra storia va in questa direzione: abbiamo fatto per diversi anni l intero ciclo, dallo studio della modelleria, al campionario, alla vendita, alla commercializzazione, naturalmente con produzione diretta, poi le modificazioni del mercato ci hanno spinto a cambiare questo tipo di assetto. Noi lavoravamo in maniera importante con l Asia, nel 95 c è stata una crisi enorme per i paesi asiatici e ci siamo rivolti ad un altro tipo di mercato, che è quello delle griffe, le quali attualmente fanno i prototipi, la campionatura ed affidano la produzione ad aziende specializzate. All epoca, ciò sembrava quasi uno sminuire l impresa, poi, invece, ci siamo resi conto che in un sistema globalizzato, mentre prima con un azione promozionale ci si poteva affermare anche a livello nazionale, ricordo che ai tempi facevamo promozione su alcune riviste e ciò aveva un suo ritorno, oggi questo tipo di iniziative non conseguono un risultato, per fare la promozione per un marchio si devono investire centinaia di milioni per non dire miliardi. Allora, su invito di una firma importante del distretto, abbiamo iniziato a produrre per loro in sub-fornitura, naturalmente, il ciclo rimane interamente a nostro carico, man mano la nostra produzione è scesa sempre di più, per le difficoltà di mercato e siamo entrati in questo circuito. Oggi siamo parte di una specie di holding, dove noi diventiamo parte integrante di questo marchio. 21

23 Una seconda esperienza: Prima lavoravo in fabbrica, poi ha iniziato a prender piede il lavoro conto terzi, e c è balzata in mente l idea di fare i terzisti. Prima lavoravo in società con un cugino, abbiamo avviato l attività, comprato i macchinari, le trance e dovevamo svolgere un lavoro a mano: la tagliatura. Il mio mestiere specifico è il tagliatore delle calzature. Il nostro lavoro si svolge totalmente conto terzi, noi ci rivolgiamo a delle fabbriche più grandi, le quali ci forniscono i materiali e noi svolgiamo il nostro lavoro. Altre esperienze: Il calzaturificio Romit spa è sorto nel 1998, è stata trasformata da una snc che è sorta nel 1979, poi nel 1998 la snc ha affittato l azienda alla spa. Questa società opera da 4 anni, siamo 4 soci, 2 ex impiegati e 2 operai; ci siamo conosciuti da ragazzi e poi abbiamo iniziato l attività insieme. Siamo partiti da zero venti anni fa, lavorando sempre sul mercato internazionale, perché venivamo da conoscenze di clientele internazionali. Da quando abbiamo iniziato ad ora, la ditta è cresciuta abbastanza, nell arco di 15 anni c è stato un incremento di fatturato abbastanza alto. Abbiamo una cinquantina di dipendenti, quindi è una ditta di media dimensioni. Nel nostro settore, a Montegranaro, è diventata una delle più grandi per produzione, perché svolgiamo quasi tutto internamento, escluso il taglio e l orlatura, per i quali abbiamo dei terzisti, sia in Italia che all estero. Il nostro è un prodotto prettamente Made in Italy. L azienda è nata 31 anni fa, esattamente nel 1972, per volontà di mio padre, al quale poi si è associato mio zio. Essa ha sempre prodotto calzature da uomo di medio- alto livello. Per quanto riguarda l assetto giuridico dell azienda, essa è partita come società di persone, per poi trasformarsi nel 1982 in srl, con l amministratore unico, infine l anno scorso è stato istituito un Consiglio d Amministrazione. I soci sono rimasti gli stessi dal momento della fondazione, naturalmente si sono succeduti i figli che hanno preso una parte delle quote che spettavano ai padri, e così l azienda è passata da 2 a 6 soci. L azienda è nata nel 1946 da 4 fratelli che subito dopo la seconda guerra mondiale hanno deciso di fondare questa azienda che, dall inizio sino ad oggi, produce e commercializza soprattutto calzature per bambini. All inizio in forma artigianale, poi con il trascorrere degli anni ci sono stati vari passaggi, già all inizio degli anni 60 aveva acquisito un immagine industriale. La prima forma societaria è stata la s.a.s, poi nel 1983 con l ingresso della seconda generazione, cioè i figli dei 4 fondatori, si è trasformata in s.r.l., ed ancora è questa la forma 22

24 giuridica. Tendenzialmente l azienda produce tutto in Italia; produciamo circa 1200 paia di scarpe al giorno, per un fatturato annuo che si aggira attorno ai Euro, di cui il 25% riguarda l esportazione e il 75% il mercato interno. Il nostro cliente di riferimento è il dettagliante specializzato in calzature per bambino, soprattutto per un 90%, poi per un 10%, anche negozi misti uomo-donna-bambino. Ci collochiamo nel livello alto come tipo di prodotto e quello che, da anni, viene seguito è la cura della qualità, non solo del prodotto, ma anche dei servizi, quindi una cura del cliente a 360. Dagli anni 90 in poi l azienda ha differenziato i tipi di produzione mentre prima faceva un tipo di produzione piuttosto classica, è stata una delle prime aziende, già negli anni 70 e poi negli anni 80 e 90 a impegnarsi su un nuovo tipo di calzatura, un nuovo concetto diciamo più per il tempo libero, però costruita in Italia. Questo tipo di produzione ha portato a un espansione dell azienda che era arrivata a 120 dipendenti. Attualmente, abbiamo 65 dipendenti perché alcuni reparti sono stati delocalizzati, soprattutto per quanto riguarda l orlatura delle tomaie. L azienda è in crescita, da pochi anni è cambiato il Consiglio d Amministrazione, io sono figlio di un imprenditore di seconda generazione, da due anni mi sono insediato nel consiglio d amministrazione, seguo direttamente il commerciale e mi occupo direttamente della vendita, seguo le fiere estere e italiane. Questa azienda si è costituita nel 1998, è una srl. Inizialmente era formata da quattro soci, nel 2001 c è stato un passaggio di quote, ed ora siamo tre fratelli e mia madre. Produciamo calzature da uomo, mentre una ditta esterna ci fa le calzature da donna. La fascia di mercato è medio alta ed il mercato principale è rappresentato dalla Russia, per un buon 60%. L azienda è nata nel gennaio del E una ditta individuale. Ho lavorato come dipendente sino ai 18 anni, ed in seguito mi sono messo in società con un altra persona nel periodo che va dal 77 sino all 82. Non è andata molta bene, così, sono tornato a fare l operaio un altra volta. Nell azienda in cui lavoravo non c era tanto lavoro, così ho iniziato l attività da zero. La gestione è famigliare siamo: io, mia moglie e coadiuvanti poi, c è mia madre che ci aiuta. Ricco di spunti e riflessioni è il caso illustrato dal Vice-Presidente dell ANCI Roberto Vallasciani, proprietario di un impresa calzaturiera di Grottazzolina. Questa è una azienda, come la maggior parte delle aziende appartenenti a questo distretto, che nasce negli anni 50, nel nostro caso il 1955, per iniziativa di due fratelli (mio padre e mio zio), quindi io rappresento la 2 generazione. Oggi, alla famiglia originaria si sono succeduti i figli e, quindi, l attuale compagine è composta da 5 persone. La famiglia, che fa capo ai soci fondatori, è, ancora, proprietaria del 100% delle azioni dell azienda. Nell anno 1955 mio padre, che in quel periodo era emigrato in Argentina (la sua storia è analoga a quella di molti emigranti che erano andati a 23

25 trovare fortuna all estero), decise di rientrare in Italia perché il fratello più giovane aveva, nel frattempo, acquisito un minimo di esperienza nel settore delle calzature, facendo l operaio apprendista in una fabbrica di calzature. Mio padre, da emigrante, aveva accantonato un minimo di risorse economiche, rientrato in Italia, ha aperto un piccolo laboratorio insieme a mio zio e la produzione nei primi due, tre anni veniva realizzata da loro due, con il supporto delle rispettive mogli, che nel caso specifico sono anche sorelle, quindi abbiamo una doppia parentela. La formula che adottarono all epoca, oggi sarebbe impensabile, perché in quel caso si andava dal produttore al consumatore, in quanto nel pomeriggio venivano prodotte una serie di scarpe, quantitativamente limitate, e al mattino si andava nei mercati del circondario con la bancarella per vendere al pubblico. Quella formula organizzativa, che per l epoca era abbastanza tradizionale, attualmente sarebbe anacronistica, ed il mercato a cui si rivolgevano era esclusivamente quello locale. La prima evoluzione, come sottolinea il testimone privilegiato, si è avuta negli anni 70: Questa forma si è protratta per alcuni anni fino a che, all inizio degli anni 70, si pose il dilemma riguardo al continuare solo a produrre o solo a vendere, e quindi al crearsi una specializzazione. Ed in quel momento, si decise di abbandonare la commercializzazione e la vendita, che nel frattempo si era anche arricchita di un punto vendita a dettaglio ufficiale, a Grottazzolina, dove era stato aperto un negozio di scarpe e poi si facevano anche i mercati nei paesi limitrofi. Allora, si decise di abbandonare la vendita ambulante, mantenendo il punto vendita fisso a Grottazzolina, per dedicarsi in maniera specifica alla produzione, quindi gettando le basi per una forma di specializzazione. La cosa curiosa, ed in parte anticipatoria, rispetto a quello che oggi viene fatto in maniera scientifica con ricerche di mercato e quant altro, è il modo in cui i fondatori decisero su quale tipo di prodotto specializzarsi, perché a quel grado di sviluppo ci si orientava verso una produzione a tempo pieno, non potevano continuare a fare tutti i tipi di scarpe, perché non dovevano più rivolgersi al dettagliante finale e stranamente ed in maniera anomala rispetto a tutto l universo calzaturiero, la scelta cadde su calzature sportive, che non rientravano nella tradizione di questa zona, perché ad eccezione di Ascoli Piceno, dove c era la Pantofola d Oro specializzata nella scarpa da calcio, nel fermano sono sempre state prodotte scarpe tradizionali, civili, classiche, più o meno alla moda, ma calzature di tipo tradizionale per uomo, donna e bambino. Rimarca, ancora, la casualità e la genialità dell intuizione che ha spinto l impresa a posizionarsi in quel segmento di mercato: La motivazione per cui si optò per questo tipo di prodotto, è anche essa molto curiosa; la scelta fu tale non perché sia stata valutata come una prospettiva migliore di altre, oppure per coprire una nicchia di mercato, ma solo, perché nella 24

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