Introduzione all edizione italiana

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1 Introduzione all edizione italiana Maria Silvana Patti* e Alessandro Vassalli** Io credo che la vita abbia un senso. Percepisco dentro di me la voce di questo senso nei momenti in cui sono realmente vivo e perfettamente sveglio. hermann hesse, Il mio credo Questo è un libro che ci riguarda. Parla di noi e a noi; e non tanto e non solo come clinici e operatori del settore, ma come esseri umani. Come si legge nelle prime righe del prologo, infatti, non bisogna essere un soldato o visitare un campo di rifugiati in Siria o in Congo per imbattersi nel trauma. Il trauma accade a noi, ai nostri amici, alle nostre famiglie e ai nostri vicini, intaccando non soltanto il nostro senso di Sé, ma anche il senso che ciascuno di noi conferisce alla propria esistenza. Ed è a seguito della possibilità di dare un senso squisitamente personale alla vita che riusciamo a coinvolgerci, a progettare, a produrre e a creare relazioni soddisfacenti intime, amicali e lavorative. Il trauma interrompe questo processo di attribuzione semantica, impedendoci di stare nel presente e di sentirci realmente vivi e perfettamente svegli, così che il mondo appare lontano, inaccessibile o, al contrario, violentemente intrusivo e lesivo dei confini corporei, emotivi e cognitivi. Tutto ciò richiede un prezzo piuttosto alto da pagare in termini sia soggettivi sia sociali. L individuo che non riesce a ingaggiarsi in un percorso esistenziale e progettuale, infatti, non può essere, come dice van der Kolk, un membro operativo ed efficace della società; società che, di contro, finisce per * Psicologa e psicoterapeuta. Coordinatrice del Servizio Diagnosi e Terapia del Trauma Psicologico e del Master in Psicotraumatologia dell ARP di Milano. ** Psicologo, psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell International Psychoanalitical Society. Professore incaricato, Università Cattolica di Milano. Responsabile del Servizio Diagnosi e Terapia del Trauma Psicologico e Direttore del Master in Psicotraumatologia dell arp di Milano. VII

2 non evolversi o assorbire e rimettere in atto l aggressività e la reattività dei suoi componenti. Come ci poniamo, in quanto clinici, di fronte a tutto questo? Ci sembra di poter identificare la risposta a tale domanda tra le righe di questo libro importante e bellissimo; ed è una risposta che pare comprendere quattro parole chiave: competenza, responsabilità, curiosità, relazione. Siamo chiamati a essere dei profondi conoscitori del trauma, dei suoi effetti sul funzionamento delle persone e dei disturbi a esso correlati. Gli eventi traumatici non sono tutti uguali: possono essere episodi singoli o continuativi e cumulativi, implicare o meno intenzionalità da parte di altri esseri umani, occorrere in età infantile, adolescenziale e adulta, accadere direttamente all individuo o essere vissuti in modo vicario o pure trasmessi nel corso di generazioni. Alcuni dati sparsi possono aiutarci a comprendere la dimensione che questi fenomeni hanno anche nel nostro paese. Ogni anno in Italia circa minori sono presi in carico dai servizi sociali per maltrattamento e abuso sessuale, con un costo annuale sul bilancio dello Stato della mancata prevenzione del maltrattamento sui minori, diretto e indiretto, di circa 13 miliardi di euro (lo 0,84% del pil) (cismai, Terres des Hommes, 2013; Università Bocconi, 2013). Sono le donne fra i 16 e i 70 anni ovvero il 31,9% delle donne in questa fascia d età ad aver subito nella propria vita una violenza: di tipo fisico (il 18,8%), sessuale (23,7%), psicologico (33,7%) o di stalking (18,8%). Il 14,3% dichiara di averla subita dal proprio partner. Almeno minori sono vittime di violenza assistita di genere, cioè maltrattamenti fisici, sessuali, psicologici, economici perpetrati sulle loro madri, da mariti e partner all interno delle mura domestiche (istat, 2007). Ogni due-tre giorni una donna viene uccisa dal proprio partner o ex partner. Ma le donne vittime di violenza da parte degli uomini sono molte di più: oltre un milione. E, spesso, si tratta di abusi perpetrati più volte, fino a raggiungere l impressionante dato di 14 milioni di atti di violenza più o meno gravi, con un costo economico, umano e sociale della violenza sulle donne stimato in quasi 17 miliardi di euro. Solo il 7,2% delle vittime sporge denuncia, mentre un terzo di esse trascorre l intera vita senza parlarne mai con nessuno (We World Intervita, 2013). Nel 2013 sono state circa le donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza aderenti al D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), perché vittime di abuso da parte di uomini (D.i.Re, 2014). Questi numeri non si discostano dai dati che emergono da una prospettiva sovranazionale. VIII

3 In Europa, sono circa 21 milioni le donne che hanno subito una forma di abuso o atto sessuale da parte di un adulto prima dei 15 anni (12%). Secondo l Agenzia dell Unione Europea per i Diritti Fondamentali, il 67% delle donne europee vittime di abusi non hanno sporto denuncia, il che significa che solo 3 casi su 10 vengono alla luce. A livello europeo, il 30% delle donne che hanno subito abusi sessuali da grandi avevano già vissuto episodi di violenza sessuale o psicologica durante l infanzia (fra, 2014). L Organizzazione Mondiale della Sanità (oms) riferisce, nella pubblicazione del 2013 incentrata sulla violenza contro le donne e gli effetti sulla salute derivanti, che il 35% delle donne in tutto il mondo sono state vittime di violenza fisica o sessuale da parte del partner. Da un recente studio del Dipartimento per le Pari Opportunità, è emerso che sono oltre 35 mila le donne che, nel nostro Paese, sono vittime di mutilazioni genitali femminili; nel mondo, tre milioni (dpo, 2009). A queste cifre dobbiamo aggiungere le migliaia di vittime e le centinaia di migliaia di feriti che si registrano ogni anno per incidenti stradali (istat, 2014), le migliaia di persone all anno evacuate per disastri naturali, con effetti traumatici che si estendono ai membri delle famiglie indirettamente toccati da questi eventi. Tutto ciò conduce a manifestazioni psicopatologiche diverse e non sempre riconducibili alla categoria diagnostica di disturbo da stress posttraumatico, così come è articolata nel dsm-5. Porre una diagnosi corretta è un atto di responsabilità verso il paziente e verso il mondo in cui si vive. Ignorare la realtà della complessità del trauma, della sua diffusione nel tessuto familiare e sociale, rende ciechi e impotenti verso quella che, nel testo, viene denominata l epidemia nascosta. Non sapere che traumi estremi e prolungati in età adulta, come la prigionia, la persecuzione, la tortura comportano gravi conseguenze sul piano emotivo e cognitivo, destrutturando l identità personale, ci distrae dall emergenza umanitaria che interessa in questo momento il nostro paese, portandoci persino a sorprenderci di certi atti violenti, che giudichiamo incomprensibili, perché non ci appartengono, sono perpetrati da soggetti diversi, di cui ci si deve liberare, rimandare al mittente o altrove. E c è una responsabilità sostanziale relativa al potere della diagnosi : quella di offrire non solo un trattamento per quadri clinici riconoscibili e riconosciuti ma anche e soprattutto il trattamento giusto, su misura, per quella specifica persona che ci chiede aiuto. La verità è che non esiste una terapia elettiva del trauma, anche perché noi non curiamo il trauma, ma l individuo che ha lo ha subito e che ha risposto a esso in un modo specifico e caratteristico del suo modo di esse- IX

4 re, attingendo al proprio bagaglio di risorse e di vulnerabilità, a loro volta mutevoli e dipendenti dal momento di vita. Integrando con semplicità e autorevolezza diversi ambiti del sapere, dalle neuroscienze alla psicopatologia dello sviluppo e alla neurobiologia interpersonale, forte di una radicata conoscenza degli effetti delle esperienze traumatiche sui sistemi di attaccamento e sullo sviluppo cerebrale, van der Kolk accompagna passo passo il lettore, in un primo momento a osservare da vicino la lotta disperata con cui la mente della persona traumatizzata cerca di liberarsi dagli effetti delle esperienze vissute, mentre il corpo pervaso da sensazioni ed emozioni sopraffacenti la trattiene incatenata nel passato. Poi lo guida, attraverso ricche esemplificazioni cliniche cariche di umanità, nel percorso che riconduce la persona a riconnettersi con se stessa e con il presente, a lasciarsi il passato dietro le spalle mediante nuovi modi terapeutici e la rivisitazione delle vecchie metodologie cliniche, riorganizzate e trasformate dal sapere attuale. Oggi ci si può avvalere di un grande numero di tecniche e approcci, che van der Kolk consiglia di provare in prima battuta su noi stessi e, per la maggior parte di essi, si dispone di prove scientifiche di efficacia, così come viene illustrato con perizia ed esaustività in questo volume. Tuttavia, soltanto un approccio interessato e curioso di conoscere chi sia veramente la persona seduta di fronte a noi nel nostro studio può permetterci di optare per un peculiare intervento terapeutico o, piuttosto, per più interventi mirati successivi o paralleli e rispettosi di ciò di cui il paziente ha realmente bisogno in quel particolare momento, a fronte del suo funzionamento, delle sue risorse, della sua anamnesi e del punto in cui si trova rispetto alla storia traumatica. Ciò da cui non si può prescindere, comunque, è la capacità di costruire una relazione con i nostri pazienti, restando sintonizzati sui loro vissuti, emozioni e pensieri e monitorando, al contempo, i nostri, in modo da stabilire quelle condizioni di sicurezza e di fiducia, di cui il trauma li ha drammaticamente privati. Come più volte ribadito nel corso del libro, la relazione, che magari ha causato tanto danno e tanto dolore, è anche la condizione necessaria agli esseri umani per loro stessa natura per poter guarire. E se il trauma, come è stato detto, interrompe o impedisce quel processo di costruzione e di attribuzione semantica, fondante l esistenza, all interno di una relazione terapeutica sintonizzata è possibile ripristinare la capacità di assegnare un rinnovato senso alla vita, conferendo all evento o agli eventi lo status di passato. Come dice Frankl (1946), Se nella vita esiste un qualche significato, allora deve esistere un senso anche alla sofferenza perché la sofferenza è una componente inestirpabile della vita. X

5 Se il paziente riesce a realizzare il significato della sua sofferenza, iscrivendola all interno del proprio corso di vita, allora è pronto a uscire da quella spirale di paura e di disperazione, che non lo rende libero di scegliere e di compiere azioni adattive. In tal senso, l obiettivo della terapia non è un esperienza particolare [ ] è un cambiamento che organizza in maniera differente tutte le esperienze, un mutamento nel modo di fare esperienza (Kurtz, 2007). Riferimenti bibliografici cismai, Terres des Hommes (2013), cismai, Terres des Hommes, Università Bocconi, (2013), Tagliare sui bambini è davvero un risparmio?, Dipartimento per le pari opportunità (2009), Valutazione qualitativa e quantitativa del fenomeno delle mutilazioni genitali in Italia, D.i.R.E.(2014), I dati dei Centri Antiviolenza di D.i.Re, dal 1 gennaio al 31 dicembre 2013, http: direcontrolaviolenza.it fra, 2014, Violence against Women: An EU-wide Survey. Results at a Glance, Frankl, V. (1946), Uno psicologo nei lager. Tr. it. Ares, Milano istat (2007), La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia. istat (2014), Incidenti stradali in Italia, Kurtz, R. (2007), Body-Centered Therapy: Hakomi Method. LifeRythm, Mendocino, ca. we world intervita (2013), Quanto Costa il Silenzio? Indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza contro le donne, World Health Organization (2013), Global and Regional Estimates of Violence against Women: Prevalence and Health Effects of Intimate Partner Violence and Non-partner Sexual Violence, XI

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