ADDORMENTARSI PERCHÉ NON SAPEVA CHE COSA FARE IL GIORNO DOPO. ALLA FINE SI RICORDÒ CHE MANCAVANO POCHI GIORNI AL PERIODO DURANTE IL QUALE

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1 CAPITOLO II DON ABBONDIO NON RIUSCÌ AD ADDORMENTARSI PERCHÉ NON SAPEVA CHE COSA FARE IL GIORNO DOPO. ALLA FINE SI RICORDÒ CHE MANCAVANO POCHI GIORNI AL PERIODO DURANTE IL QUALE NON SI POTEVANO CELEBRARE MATRIMONI: SE FOSSE RIUSCITO A CONVINCERE RENZO A SPOSTARE LA DATA DELLE NOZZE DI QUALCHE GIORNO, AVREBBE POTUTO STARE TRANQUILLO PER DUE MESI. DOPO AVER PRESO QUESTA DECISIONE SI ADDORMENTÒ, MA FU UN SONNO PIENO DI INCUBI.

2 RENZO SI PRESENTÒ A CASA DEL CURATO IL MATTINO DOPO. ERA UN RAGAZZO DI CIRCA VENT ANNI, ORFANO DALL ADOLESCENZA, E FACEVA IL FILATORE DELLA SETA. POSSEDEVA ANCHE UN PEZZETTO DI TERRA E, NONOSTANTE LA CARESTIA, RIUSCIVA A VIVERE PIUTTOSTO BENE E AVEVA COMINCIATO A METTERE SOLDI DA PARTE DA QUANDO AVEVA DECISO DI SPOSARE LUCIA. RENZO COMPARVE DAVANTI A DON ABBONDIO CON GLI ABITI MIGLIORI. AVEVA UN ESPRESSIONE ALLEGRA E SPAVALDA E FU SORPRESO DALL ATTEGGIAMENTO STRANO CON CUI LO ACCOLSE DON ABBONDIO.

3 «A CHE ORA DOBBIAMO TROVARCI IN CHIESA?» DOMANDÒ RENZO. DON ABBONDIO FINSE DI NON RICORDARSI DEL MATRIMONIO. RENZO INSISTETTE E IL PARROCO RISPOSE CHE ERANO NATE DELLE COMPLICAZIONI. RENZO CHIESE DI CHE COSA SI TRATTASSE, MA IL PARROCO RISPOSE IN MODO VAGO ED EVASIVO. ALLORA IL GIOVANE COMINCIÒ A PERDERE LA PAZIENZA E DISSE: «MA QUALI ALTRI PROBLEMI CI SONO? LEI MI AVEVA DETTO CHE ORMAI ERA TUTTO A POSTO...»

4 POICHÉ RENZO NON SI ACCONTENTAVA DELLE SPIEGAZIONI POCO CHIARE DEL PARROCO, DON ABBONDIO COMINCIÒ A USARE PAROLE IN LATINO, UNA LINGUA CHE RENZO NON CONOSCEVA. «NON MI PARLI IN LATINO E MI SPIEGHI CHE COSA STA SUCCEDENDO!» GRIDÒ RENZO. «NIENTE DI GRAVE» RISPOSE IL PARROCO CERCANDO DI TRANQUILLIZZARLO. «SONO STATO FRETTOLOSO PER FARVI UN FAVORE, MA ORA DEVO CERCARE ALTRI DOCUMENTI, ALTRIMENTI... SARÒ RIMPROVERATO DAI MIEI SUPERIORI! DOVETE AVER PAZIENZA, TRA DUE

5 SETTIMANE, ANZI TRA UNA, TUTTO SARÀ RISOLTO». «CHE COSA DIRÒ A LUCIA E A TUTTI GLI ALTRI?» CHIESE RENZO. «DITE A TUTTI CHE È COLPA MIA, CHE È STATO UN MIO ERRORE» RISPOSE DON ABBONDIO. «VA BENE, ASPETTERÒ, MA SOLO PER UNA SETTIMANA» CONCLUSE RENZO, LO SALUTÒ CON ARIA STIZZITA E USCÌ. MENTRE CAMMINAVA DIRETTO A CASA DI LUCIA, RENZO CONTINUAVA A RIPENSARE AL COLLOQUIO E NON ERA CONVINTO.

6 GLI PAREVA CHE LE PAROLE INCERTE E LO SGUARDO SFUGGENTE DI DON ABBONDIO NASCONDESSERO QUALCOSA. A UN CERTO PUNTO VIDE PERPETUA CHE ENTRAVA IN UN ORTO VICINO ALLA CASA E LA RAGGIUNSE PER SAPERNE DI PIÙ. LA SALUTÒ E LE CHIESE CORDIALMENTE: «PERPETUA, SPIEGATEMI BENE VOI, PERCHÉ IO NON HO CAPITO, PER QUALI MOTIVI DON ABBONDIO NON PUÒ O NON VUOLE CELEBRARE IL MATRIMONIO OGGI». «IO NON SO I SEGRETI DEL MIO PADRONE» RISPOSE LEI. RENZO, ORMAI SICURO DEL FATTO CHE C ERA QUALCOSA DI MISTERIOSO,

7 INSISTETTE SULL ARGOMENTO FINCHÉ LA DONNA RISPOSE: «CARO RENZO, IL MIO PADRONE NON HA COLPE, MA NASCERE POVERI È UNA DISGRAZIA, SOPRATTUTTO QUANDO AL MONDO CI SONO PERSONE MALVAGIE E PREPOTENTI... NON POSSO DIRVI ALTRO, PERCHÉ NON SO NULLA» CONCLUSE, ED ENTRÒ DI FRETTA NELL ORTO, CHIUDENDO LA PORTA. RENZO EBBE COSÌ LA CONFERMA CHE C ERA QUALCOSA DI POCO CHIARO, E CHE I PROBLEMI A CUI ACCENNAVA DON ABBONDIO NON POTEVANO ESSERE SOLTANTO DELLE FORMALITÀ. ASPETTÒ CHE PERPETUA FOSSE LONTANA E, TORNATO NELLA CASA DEL PARROCO, ENTRÒ DIRETTAMENTE NEL SALOTTO DOVE

8 POCO PRIMA AVEVA PARLATO CON LUI, LO TROVÒ LÌ E CORSE VERSO DI LUI CON IL VISO SCONVOLTO E LA VOCE DECISA. «CHI È IL PREPOTENTE CHE NON VUOLE CHE IO SPOSI LUCIA?» DOMANDÒ CON UNA VOCE MINACCIOSA RENZO AL CURATO. DON ABBONDIO DIVENTÒ PALLIDO E CERCÒ DI FUGGIRE. RENZO PERÒ, CHE DOVEVA AVER PREVISTO QUELLA MANOVRA, CHIUSE LA PORTA A CHIAVE, SI MISE LA CHIAVE IN TASCA E RIPETÉ: «CHI È? VOGLIO SAPERLO!»

9 DON ABBONDIO TENTÒ DI CALMARE RENZO, MA QUANDO IL GIOVANE MISE, FORSE SENZA ACCORGERSENE, LA MANO SUL MANICO DEL COLTELLO, FU PRESO DALLA PAURA. DOPO MOLTE INCERTEZZE, E CERCANDO INUTILMENTE DI FAR PROMETTERE A RENZO CHE NON AVREBBE PARLATO CON NESSUNO, IL PARROCO PRONUNCIÒ IL NOME DI DON RODRIGO RAPIDAMENTE, COME SE NON VOLESSE PIÙ SENTIRE QUELLA PAROLA. RACCONTÒ POI A RENZO IL SUO TERRIBILE INCONTRO CON I BRAVI, RIMPROVERANDOLO PER AVERLO COSTRETTO A PARLARE E CHIEDENDOGLI RIPETUTAMENTE DI MANTENERE IL SEGRETO.

10 SAPUTA LA VERITÀ, RENZO BALBETTÒ QUALCHE PAROLA DI SCUSA NEI CONFRONTI DEL CURATO. POI, PIENO DI RABBIA NEI CONFRONTI DI DON RODRIGO, RIAPRÌ IN FRETTA LA PORTA E USCÌ. RIMASTO SOLO, DON ABBONDIO TENTÒ DI RICHIAMARE RENZO, E POI GRIDÒ IL NOME DI PERPETUA: MA NESSUNO SEMBRAVA DARGLI RETTA. PER LO SPAVENTO DEL GIORNO PRIMA, LA NOTTE INSONNE, LA PAURA PROVATA DURANTE L INCONTRO CON RENZO E LA PREOCCUPAZIONE PER IL FUTURO, DON ABBONDIO COMINCIÒ A SENTIRSI MALE; CHIAMÒ PERPETUA, LA ACCUSÒ DI AVER

11 RIVELATO IL SUO SEGRETO E, TRA MILLE RIMPROVERI E LAMENTI, SALÌ NELLA SUA CAMERA E SI MISE A LETTO CON LA FEBBRE, DOPO AVER ORDINATO ALLA SERVA DI NON APRIRE A NESSUNO. INTANTO RENZO SI DIRIGEVA VERSO LA CASA DI LUCIA E, PUR ESSENDO UN GIOVANE BUONO E PACIFICO, MILLE IDEE DI VENDETTA SI AGITAVANO NELLA SUA MENTE: PRIMA PENSÒ DI ANDARE AL CASTELLO DI DON RODRIGO E AFFRONTARLO, MA NON SAPEVA COME SUPERARE LE GUARDIE, POI DI NASCONDERSI NELL ERBA PER UCCIDERLO QUANDO PASSAVA E FUGGIRE LONTANO, IN UN ALTRO STATO. MENTRE

12 FANTASTICAVA COSÌ, IL PENSIERO DI LUCIA LO FECE PENTIRE DEI SUOI PROPOSITI OMICIDI; INTANTO ALTRE DOMANDE RIEMPIVANO LA SUA MENTE: SI CHIESE SE LUCIA SAPESSE GIÀ DELLE MINACCE DI DON RODRIGO E PERCHÉ NON GLIENE AVESSE MAI PARLATO. NEL FRATTEMPO ERA GIUNTO ALLA CASA DI LUCIA, CHE SI TROVAVA UN PO FUORI DAL VILLAGGIO. ENTRÒ NEL PICCOLO CORTILE E SENTÌ LE VOCI DELLE DONNE CHE, AL PIANO DI SOPRA, AIUTAVANO LA RAGAZZA A VESTIRSI. VIDE UNA RAGAZZINA DI NOME BETTINA CHE GLI CORREVA INCONTRO E LE CHIESE DI CHIAMARE LUCIA IN MODO

13 CHE LE ALTRE DONNE NON SE NE ACCORGESSERO. LUCIA ERA GIÀ PRONTA PER LE NOZZE: AVEVA I CAPELLI RACCOLTI IN TRECCE FISSATE SUL CAPO DA SPILLONI D ARGENTO, UNA COLLANA DI PIETRE ROSSE E BOTTONI D ORO AL COLLO, UN BUSTO DI BROCCATO A FIORI CON LE MANICHE SEPARATE E ALLACCIATE DA NASTRI, UNA CORTA GONNA DI SETA A PIEGHE, CALZE ROSSE E SCARPETTE DI SETA RICAMATA. L ESPRESSIONE DEL SUO VOLTO ERA MODESTA, TIMIDA, GLI OCCHI SCURI SEMBRAVANO TURBATI DALL EMOZIONE, MA

14 LE LABBRA SORRIDENTI ESPRIMEVANO UNA GIOIA TRATTENUTA. QUANDO BETTINA LA CHIAMÒ, LUCIA SCESE E, VISTA L ESPRESSIONE DI RENZO, SI PREOCCUPÒ; IL GIOVANE LE DISSE CHE IL MATRIMONIO ERA RINVIATO E NON SAPEVA QUANDO SAREBBE STATO CELEBRATO. LUCIA APPARVE STUPITA, MA QUANDO SENTÌ PRONUNCIARE IL NOME DI DON RODRIGO ARROSSÌ E TREMÒ E RENZO COMPRESE CHE ELLA SAPEVA QUALCOSA E CHE NON GLI AVEVA DETTO NULLA. TRATTENENDO IL PIANTO, LUCIA SALÌ AD AVVERTIRE LE DONNE CHE IL MATRIMONIO ERA RINVIATO PERCHÉ DON

15 ABBONDIO ERA AMMALATO, MENTRE SUA MADRE AGNESE SI AVVICINÒ A RENZO PER SAPERE LE NOVITÀ. LE DONNE ANDARONO VIA E, INCURIOSITE E SOSPETTOSE, BUSSARONO ALLA PORTA DI DON ABBONDIO PER CONTROLLARE, MA PERPETUA CONFERMÒ CHE IL PARROCO AVEVA LA FEBBRE.

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