CORSO DI PSICOLOGIA DELL HANDICAP E DELLA RIABILITAZIONE M-PSI/04. Prof.ssa Germana Castoro g.castoro@psico.uniba.it
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1 CORSO DI PSICOLOGIA DELL HANDICAP E DELLA RIABILITAZIONE M-PSI/04 Prof.ssa Germana Castoro g.castoro@psico.uniba.it
2 LA QUESTIONE DELLA DIAGNOSI Principali caratteristiche della diagnosi funzionale a) E uno strumento interdisciplinare e non solo medico; b) Esula da definizioni generali ma descrive una situazione in un contesto, ossia considera l'individuo per come funziona in un certo ambiente; c) E dinamica, nel senso che è soggetta per sua natura a modifiche periodiche; d) Parte dall'esigenza di dare risposte ai bisogni; e) Mette in luce le aree di potenzialità e non solo i danni; f) E il passo imprescindibile per la strutturazione di modalità e tecniche di intervento
3 VALUTARE LIVELLI DI COMPETENZA RAGGIUNTI A un primo livello, se le abilità possedute dall'alunno sono buone, la valutazione delle sue competenze rispetto alla classe sarà effettuata con le stesse modalità che l'insegnante usa per tutti gli altri alunni. In questo caso, gli insegnanti applicano prove oggettive (o prove di ingresso) costruite artigianalmente oppure disponibili in commercio.
4 VALUTARE LIVELLI DI COMPETENZA RAGGIUNTI Se però la situazione dell'alunno è più difficile, l'insegnante cerca allora di trovare un qualche "punto di contatto" tra le abilità possedute dall'alunno e alcuni obiettivi (e attività) propri del curricolo di una certa disciplina su cui stanno lavorando gli alunni di quella classe. due criteri basilari: o siano a "portata di apprendimento" da parte dell'alunno, siano cioè molto vicini ai punti di forza che sono stati evidenziati; o facciano parte della disciplina in questione (siano cioè obiettivi normalizzati: anche se a livelli diversi di complessità). due piste convergenti: la conoscenza sempre più approfondita delle abilità e dei deficit dell'alunno nelle varie aree fondamentali di sviluppo (si veda la seconda parte della diagnosi funzionale) la "semplificazione" e riduzione degli obiettivi propri di una disciplina.
5 VALUTARE LIVELLI DI COMPETENZA RAGGIUNTI l'insegnante riduce e semplifica gli obiettivi di classe. Un primo modo : tornare indietro agli obiettivi proposti per le classi precedenti, o addirittura per l'ordine di scuola precedente. L'insegnante elementare che si occupa dell'area linguistica in quarta classe può tornare indietro anche fino ai prerequisiti della lettura e della scrittura, e cioè agli obiettivi in uscita della scuola materna, se questo lo porta a individuare il punto di contatto tra situazione di sviluppo del suo alunno e obiettivi proponibili, legati al curricolo linguistico che utilizza con tutta la classe.
6 VALUTARE LIVELLI DI COMPETENZA RAGGIUNTI Un'altra modalità utile per ridurre e semplificare gli obiettivi della classe alla ricerca del "punto di contatto" è quella di sottoporli ad "analisi del compito", per individuare le componenti più semplici e accessibili. Un obiettivo complesso, in genere è composto da una serie coordinata di abilità "inferiori", che dovrebbero essere messe in atto congiuntamente nella sua accezione corretta. In molti casi la ricerca dell'obiettivo diverso (e cioè adatto alle sue capacità) ma nel contempo uguale (a quelli su cui sta lavorando la classe) è molto difficile e richiede molta creatività da parte degli insegnanti ed una continua collaborazione tra quelli curricolari e quelli di sostegno, ma migliora l autostima dell alunno.
7 SINTETIZZARE LA DIAGNOSI FUNZIONALE 1) punto di forza, e cioè livello raggiunto, abilità possedute adeguatamente; 2) carenza, mancanza, incapacità o sviluppo inadeguato rispetto ai criteri e alle aspettative; 3) relazioni di influenza tra una caratteristica e l'altra dell'alunno. Ad esempio, si può riscontrare che un livello elevato di emozione (paura di sbagliare), rilevato nell'area 4 della diagnosi funzionale, peggiora significativamente la prestazione di lettura del bambino (area 3 della diagnosi funzionale) e il suo linguaggio in situazione di grande gruppo (area 2 della diagnosi funzionale).
8 PROFILO DINAMICO FUNZIONALE quanto quel particolare alunno sa fare e come lo fa (momento della diagnosi); quanto e come si presume e si ipotizza possa fare ulteriormente, in ambito preciso di tempo e con gli opportuni interventi scolastici e non (momento della prognosi).
9 PROFILO DINAMICO FUNZIONALE Da chi è redatto E' redatto preferibilmente entro i primi due mesi di frequenza scolastica. Alla sua definizione provvedono, congiuntamente con la collaborazione dei genitori del B, gli operatori dell'azienda Sanitaria Locale, il personale insegnante specializzato (e/o di sostegno), l'insegnante operatore pedagogista, gli insegnanti della classe e l'eventuale personale educativo.
10 PROFILO DINAMICO FUNZIONALE La verifica E' verificato almeno due volte all'anno. E' aggiornato a conclusione della Scuola Materna, della Scuola elementare e Scuola media, etc. Le riunioni per la sua redazione, la verifica e l'aggiornamento sono convocate dal Dirigente Scolastico in accordo con il Responsabile del Servizio Sanitario, in tempi e modi tali da favorire la partecipazione di tutti gli interessati. Il Profilo Dinamico Funzionale è la base essenziale per la successiva formulazione del Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.).
11 PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO È documento nel quale vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra loro, predisposti per l'alunno in situazione di handicap, in un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione (art. 5 del DPR 24/2/1994) ed è redatto in base ai primi quattro commi dell'art. 12 della Legge 104/92.
12 PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO Da chi è formulato A partire dal Profilo Dinamico Funzionale, il P.E.I., è elaborato congiuntamente dagli operatori dell'azienda Sanitaria Locale (A.S.L.), dal personale insegnante curricolare e di sostegno della classe, in collaborazione con i genitori o gli esercenti della potestà parentale dell'allievo. In sintesi, esso è il frutto dell accordo intervenuto tra la Scuola, il Comune, l A.S.L. e l Amministrazione Provinciale.
13 PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO Che cosa contiene i progetti didattico-educativo, riabilitativi e di socializzazione; le forme di integrazione tra attività scolastica ed extrascolastica; l'orario generale della scuola e di permanenza dell'alunno; l'organizzazione dei servizi di trasporto, mensa, sostegno, eventuale assistenza accompagnamento, riabilitazione; predisposizione delle strutture idonee; modalità, tempi e forme di collaborazione tra tutti i firmatari dell'accordo di Programma; raccordi con il gruppo di lavoro, di circolo o di istituto; progetti di continuità; interventi diretti all'orientamento; modalità e tempi di massima per la verifica e la ristesura del P.D.F.; predisposizione del percorso misto, del progetto sul minore, dei percorsi sperimentali.
14 PROGRAMMAZIONE DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA che costituisce il documento nel quale viene descritto il percorso che, in rapporto alla classe sul piano della didattica, si intende offrire all'allievo in situazione di handicap per lo sviluppo di competenze e rispetto alle sue effettive potenzialità.
15 PROGRAMMAZIONE DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA Da chi è redatto Alla sua redazione materiale provvede il personale scolastico in base alle risultanze scaturite durante le riunioni appositamente convocate per la sua formulazione. La verifica E' formulato di norma entro il 2 mese di scuola ed è verificato al termine di ogni anno scolastico. Può essere modificato ed aggiornato ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità.
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