PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. Provincia di Treviso Ufficio Rifiuti, Cave, Bonifiche e Difesa del Suolo

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1 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. ALLEGATO G Aspetti geologici relativi alla difesa del suolo Redazione a cura di Provincia di Treviso Ufficio Rifiuti, Cave, Bonifiche e Difesa del Suolo

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3 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. INDICE 1 PREMESSE CONTENUTI DEL PTP PRECEDENTE ALTRI STUDI SULLA FRANOSITA LUNGO I VERSANTI DATI SUGLI EVENTI FRANOSI METODOLOGIA PER L AGGIORNAMENTO DEL PTCP RELATIVAMENTE ALLE AREE SOGGETTE A INSTABILITA DA FRANA NUOVI CONTENUTI DEL PTCP

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5 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. 1 PREMESSE Le problematiche della difesa del suolo inerenti la franosità interessano principalmente la parte montuosa e collinare del territorio provinciale, quella fascia che comprende verso Nord- Ovest circa un terzo della superficie della provincia. Va inoltre precisato che la situazione dei dissesti lungo i versanti qui risulta, sia per numero che per estensione, meno preoccupante che in altre province del Veneto, come è il caso di Belluno o Vicenza. Un analisi delle criticità relative a questo specifico ambito della difesa del suolo rivolta all aggiornamento del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, inevitabilmente, si sviluppa a partire dallo stato attuale delle conoscenze in materia: esse sono rappresentate innanzitutto dallo studio realizzato dal dott. geol. Vittorio Fenti per il PTP vigente, risalente al 1989; è poi necessario prendere in considerazione i dati e le informazioni contenute nei Piani di Assetto Idrogeologico (P.A.I.), elaborati negli ultimi anni dalle Autorità di Bacino, i quali sono l esito - per lungo tempo atteso - di quella norma che doveva costituire il punto di svolta nel travagliato settore della difesa del suolo (Legge 18 maggio 1989, n. 183). Inoltre, affinché i fattori di criticità individuati restituiscano le reali problematiche del territorio, andranno valutati anche i dati relativi agli eventi franosi registrati fino ai giorni nostri; le fonti a disposizione sono molteplici (dati raccolti dalla Provincia, banche dati degli uffici regionali, del C.N.R., l archivio nazionale A.V.I., ecc.), ma il progetto che si propone di riunirle è l Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani (I.F.F.I.), che costituisce il primo catasto omogeneo e aggiornato delle frane sull intero territorio nazionale e in seno al quale sono destinati a confluire anche i dati raccolti dalla Provincia di Treviso tramite l attività dell ufficio Difesa del Suolo. 2 CONTENUTI DEL PTP PRECEDENTE Oltre a fornire un inquadramento geologico-strutturale relativo al territorio provinciale e a descrivere con elevato dettaglio la serie stratigrafica e le proprietà tecniche delle rocce, il professionista incaricato ha proposto una suddivisione della provincia in quattro settori, in base alle caratteristiche geologiche e geomorfologiche, ricollegabili a grandi linee all età delle rocce affioranti: settore montano e pedemontano (rocce giurassiche e cretacee); settore collinare (rocce terziarie e quaternarie); settore dell alta pianura; settore della bassa pianura. Ai fini della nostra analisi trascuriamo gli ultimi due settori, costituiti da depositi sciolti del Quaternario che non sono interessati dal rischio di frana in senso strettamente geologico e geomorfologico, mentre possono presentare problematiche di dissesto che afferiscono piuttosto alle tematiche del rischio idraulico. La parte montuosa prealpina si trova al limite Nord-Ovest della provincia e comprende la dorsale che dal Monte Cesen si estende fino al Col Visentin e i massicci del Monte Grappa e del Monte Millifret; essa viene completata dalla fascia di territorio pedemontano, dalla Valle 5

6 del Piave e dalla Val Lapisina. Morfologicamente il paesaggio è dominato da scarpate rocciose, versanti ripidi e valli molto incise, se sono presenti litotipi calcarei compatti; dove le rocce sono fittamente stratificate o marnose, i rilievi assumono forme a dosso, sono levigati e caratterizzati da scarsa roccia affiorante; tra i depositi, vanno ricordati i detriti di versante. Relativamente alla dinamica geomorfologica, frequenti sono i dissesti in roccia: si riscontrano crolli e ribaltamenti, piccoli distacchi e rotolamento di massi; poco frequenti altre tipologie di frana. La parte collinare più settentrionale è costituita da serie di dossi e creste intercalate a valli, originati da una serie monoclinale di strati (da Valdobbiadene a Vittorio Veneto, tra Fregona e Cordignano e nei Colli Asolani e di Cornuda); verso la pianura le colline assumono una morfologia più dolce e arrotondata (a Onigo, tra Colbertaldo e Solighetto, a Conegliano, a Colle Umberto). Tale differenziazione dipende dal prevalere di formazioni più o meno erodibili; si va dalle rocce terziarie clastiche a forte componente terrigena (argilliti, arenarie, conglomerati, calcareniti e marne) ai depositi di copertura quaternari intravallivi, di origine morenica, alluvionale, lacustre e colluviale. Un discorso a parte va fatto per la Collina di Montebelluna ed il Montello, le cui forme sono di derivazione strutturale (blanda anticlinale con riattivazione neotettonica) e influenzate dai fenomeni carsici. A tutte queste litologie e depositi corrisponde un energia del rilievo estremamente variabile che va da una morfologia a creste e dirupi ad ampie superfici orizzontali. Per quanto concerne l assetto geomorfologico, bisogna distinguere in base ai diversi litotipi rinvenibili. Le formazioni arenacee e le marne calcaree presentano in genere una bassa suscettibilità al dissesto e, comunque, sempre a carattere superficiale; le argille e le marne argillose evidenziano una spiccata tendenza alla franosità che si esplica con dissesti diffusi, ripetuti e capaci di attivarsi anche su superfici a debole acclività (frana per colata o per scorrimento roto-traslativo); nei conglomerati le frane e le erosioni hanno un incidenza e una variabilità tipologica strettamente correlata alla loro locale giacitura (strati orizzontali o variamente inclinati) ed hanno il loro esito più pericoloso nel crollo di volumi rocciosi consistenti (oltre il metro cubo); tra i depositi, infine, i materiali di origine morenica mostrano una propensione al dissesto piuttosto elevata con frequenti smottamenti superficiali, movimenti di reptazione (creep) e scorrimenti rotazionali. Il citato studio del 1989, per ogni gruppo litologico di formazioni, entra nel dettaglio delle varie dinamiche morfologiche e indica di volta in volta le località interessate all interno della porzione di territorio provinciale su individuata (viene indicato anche il riferimento alla tavoletta I.G.M. 1:25.000, alla cui scala era stato impostato lo studio). A completamento e sintesi del lavoro svolto era stata elaborata la Carta Geomorfologica (Tav. 1.1 del Piano) in cui, su un fondo che rappresentava la distribuzione geolitologica delle formazioni rocciose e dei depositi sciolti, era stata sovrapposta l ubicazione delle situazioni di instabilità, secondo le seguenti forme di erosione e di accumulo: scarpate di erosione attiva, scarpate di erosione non attiva; scarpate morfologiche d altro tipo modellate nel substrato lapideo; nicchie di distacco di frane attive o recenti, nicchie di distacco di frane antiche o quiescenti; testate di bacino in fase di arretramento; bacini erosivi e franosi circoscritti o con dissesti idrogeologici generalizzati; distacco di blocchi o massi isolati; solchi di erosione attiva, solchi di erosione non attiva o periodica:

7 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. depositi di frana recenti, depositi di frana antica; detriti di falda, conoidi detritiche e loro parte attiva; depositi morenici. Un limite di questo lavoro può forse essere individuato nel fatto che il complesso dei risultati e delle considerazioni prodotti deriva principalmente dalla fase di studio delle foto aeree della Provincia di Treviso (volo 1968 in scala 1: circa e verifiche sul volo in scala 1: circa), mentre sono stati riservati limitati tempi e risorse ai controlli e rilievi di campagna, effettuati solo per risolvere discrepanze emerse tra fotointerpretazione, dati bibliografici e dati di derivazione comunale (P.R.G.C.). Tale impostazione è risultata una scelta obbligata in rapporto alle scadenze e alle risorse economiche a quel tempo stabilite dall Ente. In fase di aggiornamento del Piano, lo studio andrà integrato con nuovi dati cartografici acquisiti attraverso i lavori recentemente realizzati da altri enti (perimetrazioni di aree a differente rischio o pericolosità di frana) e con dati di archivio relativi agli eventi di dissesto storici. 3 ALTRI STUDI SULLA FRANOSITA LUNGO I VERSANTI Sulla base delle indicazioni della L. 183/89 e delle disposizioni delle norme statali da essa derivate, le Autorità di Bacino hanno realizzato e approvato i Piani di Assetto Idrogeologico che forniscono, tra l altro, le conterminazioni delle aree di pericolosità geologica lungo i versanti. Più precisamente, l Autorità dell alto Adriatico - competente sui cinque bacini dei grandi fiumi del Nord-Est che vanno dall Isonzo al Brenta-Bacchiglione ha redatto, in collaborazione con i competenti uffici della Regione Veneto, i P.A.I. del Fiume Livenza, del Fiume Piave e del Fiume Brenta, ciascuno dei quali ricade parzialmente nella fascia montana e collinare di nostro interesse. Utilizzando una metodologia mutuata dalla procedura svizzera B.U.W.A.L. e adattata all ambito territoriale in studio, sono state perimetrale alla scala 1:5.000 le aree franose ed è stato loro associato uno specifico livello di pericolosità (crescente da P1 a P4); sono state utilizzate procedure di valutazione della pericolosità di tipo geomorfologico a partire da classificazioni di alcuni parametri riguardanti le frane già avvenute in un determinato sito (velocità, volumi coinvolti, probabile tempo di ritorno), successivamente incrociate tramite apposite tabelle. Per ciascuna categoria di pericolosità geologica sono state indicate delle misure di salvaguardia, cui sottoporre le aree risultate incluse. Queste informazioni ricavabili dagli elaborati cartografici dei P.A.I. andranno ad integrare la cartografia del P.T.C.P. in fase di revisione. Come era già stato fatto nel precedente Piano, sarà necessario procedere nuovamente alla consultazione dei Piani Regolatori Generali dei Comuni della zona di interesse, in particolare gli elaborati a carattere geologico e geomorfologico (Tavv. 10.1, 10.2, 10.4 e 10.9); a quel tempo erano state incontrate difficoltà a causa della disomogeneità degli studi analizzati e per la lacunosità di alcuni di essi, ma malgrado questi limiti la consultazione era risultata fondamentale quale metodo di taratura dei dati ricavati dall indagine fotogeologica. Analogamente dovrà essere effettuato un confronto con gli elaborati geologici riguardanti territori provinciali adiacenti; il dott. Fenti aveva potuto giovarsi solamente della Carta 7

8 Litologico-Tecnica in scala 1: della Provincia di Pordenone e della Carta Geolitologica in scala 1: della Provincia di Venezia. E appena il caso di ricordare che la Provincia di Treviso ha da pochi mesi iniziato i lavori per l elaborazione della Carta Geomorfologica del territorio provinciale di Treviso in collaborazione principalmente con l Università di Padova - Facoltà di Geografia e con l A.R.P.A.V.; purtroppo i tempi previsti per lo sviluppo e la conclusione del lavoro non sono compatibili con le scadenze molto più ravvicinate previste per l aggiornamento del P.T.R.C.. 4 DATI SUGLI EVENTI FRANOSI L insieme delle informazioni sugli episodi franosi avvenuti nel passato consente di realizzare un catasto cartografico che individua gli ambiti territoriali che sono stati interessati dai fenomeni con maggior frequenza ed intensità (aree vulnerate). Sono numerosi i progetti finalizzati alla creazione e gestione di catasti dei dissesti, promossi dalle amministrazioni e dai centri di ricerca interessati. Tralasciando la trattazione relativa a tutti gli enti che hanno avuto o hanno competenza sulla sistemazione dei dissesti lungo i versanti (Genio Civile e gli altri uffici regionali, Corpo Forestale dello Stato, Servizi Forestali Regionali, Comunità Montane, ecc.), esamineremo solo i progetti, coordinati a livello nazionale o regionale, che si sono proposti di dare organicità alla grande mole di dati disponibili. Un prima fonte di riferimento per un approccio storico al rischio geologico che insiste sul territorio della provincia di Treviso è rappresentato dai risultati conseguiti dal progetto nazionale A.V.I. (censimento delle Aree Italiane Vulnerate da calamità idrogeologiche) a suo tempo commissionato dal Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile al Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-GNDC), al fine di realizzare un censimento e catalogazione delle aree storicamente colpite da eventi di piena e da frane in Italia. Il Rapporto di Sintesi redatto nel 1994 per la Regione Veneto nell ambito del Progetto AVI riporta informazioni di eventi catastrofici riferibili al periodo compreso tra il 1918 e il 1990; successivamente si è provveduto ad aggiornare ed estendere nel tempo la ricerca dei dati. Tutte le notizie censite sono andate a costituire un archivio digitale contenente oltre informazioni relative a frane ed oltre informazioni su inondazioni; durante la fase di aggiornamento sono state reperite anche numerose informazioni di eventi verificatisi prima del L archivio digitale creato nel 1992 è stato messo a disposizione degli utenti attraverso la rete Internet. Si riporta una tabella ricavata dall archivio A.V.I. delle calamità geologiche avvenute lungo i versanti che hanno interessato la provincia di Treviso, con indicazione della data in cui si è manifestato l evento, del comune e della località principale colpita:

9 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. Data Comune Località colpita 17/8/1995 Segusino Comune di Segusino //1/1991 Conegliano Conegliano-Calle Scoto De Scoti 11/2/1991 Vittorio Veneto Sant Augusta-versante nord del colle //6/1990 Valdobbiadene Santo Stefano-lungo la strada nuova delle Grave 12/6/1972 Vittorio Veneto Comune di Vittorio Veneto 16/10/1960 San Pietro di Feletto San Pietro di Feletto 14/5/1937 Vittorio Veneto Costa 12/5/1911 Fregona Osigo //3/1911 Vittorio Veneto San Floriano // Cordignano Cava Pare Un altra fonte di dati storici è lo studio a livello regionale realizzato in collaborazione dall Istituto di Geologia Applicata del C.N.R. di Padova e dal Dipartimento per la Geologia e le Attività Estrattive della Segreteria Regionale per il territorio. Nel lavoro Centri abitati instabili della Regione Veneto - prima indagine conoscitiva, sono esposti i risultati della ricerca sui dissesti che interessano, in particolare, i centri abitati della nostra regione. Per ciascun centro abitato instabile sono state preparate schede informative nelle quali si evidenzia: l ubicazione del sito su base topografica scala 1:25.000; la tipologia dei dissesti; le conseguenze dei dissesti; l anno, il mese e il giorno dell evento o, in caso di più eventi, di quello di maggior rilievo; la ripetitività dei dissesti; i provvedimenti intrapresi. Di seguito si riporta l elenco dei comuni interessati da franamenti con l indicazione dei danni provocati dagli eventi stessi: Comune Frazione Tipologia dissesto Conseguenze dissesto Ripetitività dissesto Data Fregona Breda Franamenti Lesioni e danni ad Più volte 20/10/1963 abitazioni e strutture Interruzione viabilità Cordignano Villa di Franamenti Lesioni e danni ad Una sola volta 24/7/1987 Villa abitazioni e strutture Conegliano C.se Sperandio Franamenti Lesioni e danni ad abitazioni e strutture Più volte //1977 Nelle schede tratte dal lavoro citato viene riportata la localizzazione delle aree interessate dai diversi dissesti: 9

10 Comune Fregona Frazione Breda Data 20/10/1963 Tipologia del dissesto Franamento Conseguenze del dissesto lesioni e danni ad abitazioni e strutture interruzione viabilità Ripetitività del dissesto più volte

11 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G. Comune Cordignano Frazione Villa di Villa Data 24/07/1987 Tipologia del dissesto Franamento Conseguenze del dissesto lesioni e danni ad abitazioni e strutture Ripetitività del dissesto una sola volta 11

12 Comune Conegliano Frazione C.se Sperandio Data //1977 Tipologia del dissesto Franamento Conseguenze del dissesto lesioni e danni ad abitazioni e strutture Ripetitività del dissesto più volte 12

13 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. Con la Legge Regionale 13 aprile 2001, n. 11 è stata, tra l altro, trasferita dalla Regione alle Province la competenza sui pronti interventi di difesa idrogeologica e per il consolidamento degli abitati. Nel corso del 2001 il neonato ufficio Difesa del Suolo della Provincia di Treviso ha cominciato a dare riscontro alle segnalazioni provenienti da Comuni o da privati cittadini e ad intervenire in somma urgenza, nel caso dai sopralluoghi fosse risultata una situazione di pericolo effettivo per la pubblica incolumità; da allora a fine 2005 sono pervenute 70 segnalazioni riferibili a situazioni di dissesto lungo i versanti e sono stati realizzati 30 interventi di messa in sicurezza. ALLEGATO G Mappatura dati ufficio Difesa del Suolo Evidentemente questo catasto, essendo informatizzato e georeferenziato, rappresenta una fonte di informazioni di particolare rilievo, in quanto è tenuto in costante aggiornamento e consente controlli e verifiche dirette sui dati. Anche questo archivio è in procinto di essere integrato nel già citato Progetto I.F.F.I.. L Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani si propone di fornire un quadro completo ed aggiornato sulla distribuzione delle frane sull intero territorio nazionale attraverso la raccolta e la omogeneizzazione dei dati (ad oggi circa eventi); esso è coordinato dal Sevizio Geologico Nazionale ed è portato avanti, per il Veneto, dagli uffici regionali della Direzione Difesa del Suolo e Protezione Civile e della Direzione Geologia e Ciclo dell Acqua. L informatizzazione di tutte le notizie raccolte prevede la costituzione di una banca dati composta da un archivio alfanumerico e da un archivio cartografico collegati tra loro; al primo è associato un archivio iconografico contenente documentazione che descrive visivamente il fenomeno franoso. 5 METODOLOGIA PER L AGGIORNAMENTO DEL PTCP RELATIVAMENTE ALLE AREE SOGGETTE A INSTABILITA DA FRANA Si ritiene che le fasi di indagine da seguire per l adeguamento del Piano per quanto attiene a questo specifico argomento, possano ricalcare quelle della prima stesura, con un taglio di studio diverso, maggiormente rivolto all aggiornamento e all integrazione dei dati, all approfondimento di specifici aspetti: Raccolta dati e ricerche bibliografiche Un attenzione particolare andrà rivolta ai P.A.I. elaborati dall Autorità di Bacino dell Alto Adriatico, dove questi contengono informazioni, soprattutto di tipo cartografico, sull instabilità lungo i versanti. Consultazione Piani Regolatori Generali Comunali e elaborati geologici di territori provinciali adiacenti Tenendo conto che sono trascorsi parecchi anni dalla precedente ricognizione, si dovrebbe riscontrare un livello di informazioni maggiore nelle relazioni e nelle tavole degli studi geologici e geomorfologici dei piani comunali. Lo stesso si prevede anche per gli elaborati delle Province confinanti (in particolare Pordenone, Belluno e Vicenza). Studio fotointerpretativo 13

14 La lettura stereoscopica delle foto aeree rappresenterà ancora una volta la fase principale di analisi del territorio e si concentrerà maggiormente sull utilizzo del materiale derivante da voli più recenti rispetto a quelli 1968 e a suo tempo utilizzati, che sono stati da poco acquistati dall Amministrazione Provinciale: si tratta di fotogrammi in bianco e nero e a colori scattati tra il 2001 e il 2004; a questi si aggiungono anche le serie di ortofoto digitali a colori del programma it2000 e del successivo it2000 Nuova Release del Oltre all aggiornamento cartografico delle forme ricollegabili all instabilità geomorfologica, sarà quindi possibile effettuare un confronto tra diverse epoche per verificare lo stato di attività dei fenomeni (attivi, inattivi, quiescenti) e la loro propensione a ripetersi nel corso degli anni. In questa fase ci si potrà avvalere del complesso dei dati di archivio georeferenziati, disponibili negli uffici e reperiti all esterno, per dare riscontro alle informazioni interpretate attraverso le immagini. Così sarà, inoltre, possibile individuare i settori del territorio interessati dai fenomeni franosi con maggior frequenza ed intensità, allo scopo di assegnare un diverso livello di vulnerabilità a ciascuna zona interessata da dissesti. Controlli e rilievi di campagna Essi rivestono un ruolo di rilievo per chiarire le discrepanze che possono emergere dal confronto dei vari set di dati (bibliografia, cartografia consultata, fotointerpretazione, dati di archivio); o, più banalmente, vi si ricorre per quelle zone che sono caratterizzate da un estesa copertura a bosco, la quale non consente la visione diretta del suolo sul supporto fotografico; servono anche per definire l effettiva situazione di siti risultati potenzialmente instabili alla luce degli elaborati cartografici, ma per i quali non vi sono riscontri di archivio. In generale, consentono un controllo diretto (taratura) di tutte le informazioni che si ricavano indirettamente con le altre fasi di studio. Per contro, queste verifiche, estese a tutta la parte di territorio di interesse, comportano un considerevole impegno in termini di tempo e di risorse economiche Va, pertanto, tenuto presente che il livello di qualità dei risultati di uno studio come quello che si va ad intraprendere dipende dalle risorse destinate a questa delicata fase di lavoro. Elaborazione della cartografia Oltre alla carta che riporta la geologia del substrato roccioso e dei depositi superficiali, per la fase di studio andranno predisposti altri livelli di informazioni (layer): anzitutto quelli dei temi strettamente legati all instabilità dei versanti (forme di superficie e informazioni di archivio), di cui si è già trattato; inoltre verranno aggiunti altri tematismi reperibili presso gli uffici provinciali o derivanti da elaborazioni informatiche su dati esistenti; in fase di lavoro, più layer potranno essere combinati all interno di una stessa carta a seconda delle esigenze di rappresentazione o interpretative, avendo come solo limite quello della leggibilità, alla scala adottata, di tutte le informazioni riportate. Segue un primo elenco dei temi di interesse, che potrà essere ampliato in base alle necessità di studio: (aggiornamento e integrazione delle) forme di superficie rappresentative dei processi di instabilità lungo i versanti; dati P.A.I. e dati di archivio; vegetazione e uso del suolo; piovosità; sismicità; acclività; esposizione. I risultati delle varie fasi di indagine verranno rappresentati su una cartografia riassuntiva alla scala 1:

15 6 NUOVI CONTENUTI DEL PTCP PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE. ALLEGATO G Di pari passo con la raccolta e l analisi dei dati territoriali verranno sviluppati alcuni argomenti in tema di sicurezza idrogeologica lungo i versanti: Individuazione delle aree potenzialmente soggette al pericolo correlato all instabilità dei versanti, ottenibile attraverso un incrocio ragionato (overlay mappping) di più tematismi reperiti, quali geolitologia, topografia, acclività, piovosità, dati di archivio, ecc.; esse andranno ad aggiungersi ai siti già interessati da eventi franosi; stesura delle relative carte tematiche. A questo proposito, vale la pena ricordare quanto più su detto sull importanza di dare un adeguato peso anche alla fase delle verifiche di campagna delle informazioni ricavate a tavolino o per via informatica. Proposte di criteri di priorità da applicare nella programmazione degli interventi a favore delle aree in dissesto e di quelle risultate potenzialmente instabili. Per le situazioni già inserite nei P.A.I., andrà preso a riferimento il grado di pericolosità assegnato a ciascuna di esse a seguito delle operazioni di perimetrazione e di classificazione. Definizione di linee generali di intervento, alle quali rifarsi nella progettazione di opere di sistemazione o di attenuazione delle problematiche di instabilità, considerando le situazioni di dissesto più ricorrenti. Indicazioni da utilizzare nella pianificazione territoriale, in presenza di aree potenzialmente già instabili, da parte degli strumenti urbanistici dei Comuni ancora da redigere (eventuale adeguamento di quelli esistenti). Anche a questo proposito, andrà tenuto conto di quanto già prescritto dall Autorità di Bacino nelle norme di attuazione dei P.A.I., con riferimento ai vari livelli di pericolosità individuati da questi piani. Proposte per incentivare il rilancio delle operazioni di cura e conservazione del territorio in aree che risultano da tempo trascurate dall uomo e dalle istituzioni: manutenzione dei boschi, ripristino di terreni boschivi degradati da incendi, reintroduzione di colture collinari tipiche non più praticate, ecc. Definizione di programmi di monitoraggio per singole aree in dissesto o per l intera fascia montana e collinare della provincia. 15

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