IL PIANO STRAORDINARIO PER IL RILANCIO DEL MADE IN ITALY

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1 IL PIANO STRAORDINARIO PER IL RILANCIO DEL MADE IN ITALY Il Contesto: l Italia nello scenario economico globale Le imprese esportatrici italiane si troveranno ad affrontare anche nel prossimo futuro un ciclo economico internazionale caratterizzato da alcuni elementi di rischio. Sarà ancora la divergenza degli andamenti attesi per i vari paesi a definire il quadro internazionale, seppur in uno scenario genericamente caratterizzato dalla ripresa delle Economie avanzate e da un rallentamento degli stimoli allo sviluppo in capo alle Economie emergenti. Secondo le prime stime disponibili, nel corso del 2014 il PIL mondiale sarebbe cresciuto del 3,3 per cento. La dinamica di sviluppo dovrebbe leggermente irrobustirsi nel biennio , ma i segnali di ripresa che nei primi mesi del 2014 avevano indotto gli analisti ad un certo ottimismo sembrerebbero essersi affievoliti, sulla scia delle permanenti incertezze legate agli squilibri macroeconomici tra le varie aree e alle crescenti tensioni geo-politiche. Tabella 1: PIL - previsioni a confronto FMI, gennaio PIL mondiale 3,3 3,5 3,7 Economie avanzate 1,8 2,4 2,4 Area dell'euro 0,8 1,2 1,4 Italia -0,4 0,4 0,8 Economie emergenti e PVS 4,4 4,3 4,7 Commissione europea, feb 2015 Unione Europea 1,3 2,7 2,1 Area dell'euro 0,8 1,3 1,9 Italia -0,5 0,6 1,3 Istat, feb 2015 Italia* -0,4 0,5 1,0 * Per il 2014: stima preliminare del PIL, per il 2015 e il Le prospettive per l economia italiana, 4 nov 2014 ( Ad oggi sono ancora questi alcuni degli elementi che hanno indotto i maggiori centri di ricerca economica a ritoccare ulteriormente al ribasso le attese formulate in autunno, soprattutto con riferimento al commercio tra paesi. Tra questi anche il il Fondo Monetario Internazionale 1 : sia per l anno in corso che per il 2016 la revisione di gennaio è stata in senso negativo per 3 decimi di punto, con tassi d incremento attesi scesi rispettivamente dal 3,8 al 3,5 per cento per il 2015 e dal 4,0 al 3,7 per cento per il Sensibilmente più ampia la revisione relativa al 2015 per il commercio mondiale per il quale, a fronte del 4,9 per cento stimato ad ottobre, si ipotizza ora una crescita del 3,8 per cento. Come anticipato, già nello scorso autunno tutti i maggiori istituti di ricerca avevano sottolineato l emergere di alcuni elementi di rischio: tra questi il FMI includeva, nel breve termine, il peggioramento delle tensioni geopolitiche in alcune aree del mondo e la volatilità dei mercati finanziari e, nel medio termine, il basso potenziale di crescita nelle economie avanzate e il perdurante rallentamento della crescita nei mercati emergenti. La spinta alla crescita generata dalla discesa delle quotazioni petrolifere, si legge nella nota di gennaio, non sarà sufficiente a compensare l emergere di nuovi impulsi negativi o il perdurare di quelli già individuati. Tra questi la debolezza degli investimenti, soprattutto nei paesi esportatori, che consegue al peggioramento delle attese di sviluppo di alcune importanti aree del mondo (Cina, Area dell Euro, Russia e Giappone). Per l Area dell Euro e il Giappone vengono individuati rischi specifici nella mancata crescita e nella bassa inflazione. Sulla Russia pesano le tensioni con l Ucraina e gli effetti della repentina discesa dei prezzi delle commodities, attese risalire ma non nel breve termine. Gli Stati Uniti sono l'unica grande economia per la quale le proiezioni sono state riviste al rialzo: nonostante la battuta d arresto dei primi mesi dell anno passato avesse fatto propendere gli analisti per un abbassamento della crescita, la buona performance degli ultimi mesi ha determinato un ripensamento e l economia statunitense è attesa crescere del 3,6 per cento nell anno in corso e del 3,3 per cento nel 2016; le stime per Canada e Messico hanno invece subito un ritocco negativo. 1 World Economic Outlook, ottobre

2 Tra le economie mature, oltre che per il Regno Unito, i tassi di crescita più sostenuti sono attesi per le Altre Avanzate 2, soprattutto quelle asiatiche. Permangono, di contro, la debolezza nell Area dell euro (+1,2% e +1,4% nel 2015 e nel 2016) e, come già detto, del Giappone, soprattutto a seguito della stagnazione della domanda interna. Per le Economie emergenti e in via di sviluppo la crescita attesa per il 2015 è pari al +4,3 per cento. Anche in questo caso, tuttavia, a dominare è la disomogeneità: per i paesi dell Asia e dell Africa Sub-sahariana le stime sono rispettivamente del 6,4 e del +4,9 per cento d incremento, nonostante per quest ultima la revisione al ribasso sia stata consistente; in Medio Oriente-Nord Africa e negli Emergenti europei 3 non si dovrebbe andare al di sopra del 3,3 e del 2,9 per cento rispettivamente. Decisamente più contenute le aspettative di crescita relative all America Latina (+1,3% nel 2015). Discorso a parte merita l area CSI: la revisione al ribasso sulla Russia è stata di 3,5 punti percentuali per il 2015 e di 2,5 punti per il 2016 e ad oggi per questo paes si ipotizza un biennio di decrescita (-3,0% e -1.0%); il dato della Russia influenza la performance di tutta l area il cui PIL dovrebbe decrescere in media dell 1,4 per cento nell anno in corso, per tornare poi a risalire nel La Cina dovrebbe attestarsi sul 6,8 per cento d incremento. Tabella 2: Economia mondiale FMI, gen FMI, ott PIL mondiale 3,3 3,3 3,5 3,7-0,3-0,3 Commercio mondiale di beni e servizi 3,4 3,1 3,8 5,3-1,1-0,2 Importazioni di di beni e servizi Economie Avanzate 2,0 3,0 3,7 4,8-0,6-0,2 Economie emergenti e PVS 5,5 3,6 3,2 6,1-2,9-0,2 Per quanto riguarda il commercio internazionale, la favorevole dinamica dei prezzi delle materie prime dovrebbe stimolare una crescita intorno al +3,8 per cento degli scambi di beni e servizi nel 2015, più elevata quindi di quella dell anno in corso (il FMI stima per il 2014 una crescita intorno al +3,1 per cento). Pur in un contesto di moderata ripresa, quindi, le attese sul commercio sono inferiori rispetto a quelle delle fasi espansive precedenti la crisi, ma comunque superiori a quelle del Pil. Sul rispetto della previsione peserà in modo determinante l andamento complessivo 4 dell Area dell euro, area in cui si concentra circa un terzo degli scambi mondiali; se, come detto, per l insieme di questi paesi la ripresa dell economia sarà sensibilmente più contenuta di quella del resto del mondo, per il commercio di beni e servizi le attese sono decisamente più in linea, soprattutto in virtù dell andamento dell euro. Le stime della Commissione Europea, più rosee per il 2016, sono sostanzialmente concordi con quelle del FMI per l anno in corso. In aggiunta, la Commissione prevede per il 2015 una robusta divergenza tra i tassi di crescita dell Ue (+2,7%) e quelli dell Area dell Euro (+1,3%); i tassi torneranno a convergere intorno al 2 per cento nel Secondo Bruxelles le prospettive di crescita in tutta Europa sono ancora frenate da un contesto poco favorevole agli investimenti e da un'elevata disoccupazione. Alcune importanti evoluzioni si sono tuttavia verificate dall'autunno scorso, migliorando le prospettive a breve termine: i prezzi del petrolio sono scesi più rapidamente che in passato, l'euro si è notevolmente deprezzato, la BCE ha annunciato la messa in campo di operazioni di quantitative easing e la Commissione Europea ha presentato il suo piano di investimenti per l'europa. Tutti questi fattori avranno effetti positivi sulla crescita. 5 2 Australia, Rep. Ceca, Corea, Danimarca, Hong Kong, Islanda, Israele, Nuova Zelanda, Norvegia, San Marino, Singapore, Svezia, Svizzera e Taiwan. 3 Albania, Bosnia e Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Kosovo, Lituania, Macedonia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia e Turchia. 4 Sintesi del Rapporto ICE L Italia nell economia internazionale, ed

3 L ITALIA Tutti i maggiori centri di ricerca avevano previsto per il 2014 una flessione del PIL dell Italia; le attese sono state riviste costantemente al ribasso nel corso dell anno. La prima stima diffusa dall Istat lo scorso 13 febbraio 6 quantifica la flessione al -0,4 per cento. Per il 2015, invece, è atteso un modesto incremento (le stime variano tra lo 0,4% e lo 0,6%), con il contributo tanto della domanda interna che dalla domanda estera netta. Anche secondo Prometeia 7 la variazione del PIL italiano tornerà positiva già nel 2015, ma bisognerà attendere il biennio per assistere ad una crescita più robusta. Analogo andamento dovrebbe riguardare anche la componente esportazioni di beni e servizi, per la quale già il 2014 era atteso chiudersi con un rialzo in volume in virtù soprattutto del rafforzamento del ciclo mondiale. Anche per questa voce, peraltro, la dinamica dovrebbe farsi sensibilmente più sostenuta dal 2015 in poi, con il ritorno alla crescita nell'area dell'euro, i guadagni di competitività generati dal deprezzamento dell euro soprattutto nei confronti del dollaro - e una geografia degli scambi che dovrebbe operare in senso favorevole all export italiano. Uno scenario decisamente più ottimistico è quello prospettato dal Centro Studi di Confindustria secondo cui, si legge nella Congiuntura Flash di gennaio, una combinazione molto favorevole di elementi esterni, quali il crollo del prezzo del petrolio, la svalutazione del cambio dell euro, l accelerazione del commercio mondiale, la diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine sarebbero in grado di generare una spinta per l Italia pari al 2,1% del PIL nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5% nel 2016, compensando le difficoltà del contesto di grave crisi. Al di là delle previsioni, per quanto riguarda il 2014 i primi dati disponibili mostrano un incremento sul fronte degli scambi internazionali, mentre la domanda interna non lascia intravedere opportunità di ripresa, allontanando la prospettiva della fine della recessione. Nel dettaglio, la componente meno dinamica sembra essere quella degli investimenti, essendosi mostrati i primi segnali di ripresa dei consumi; secondo Banca d Italia la componente investimenti risente soprattutto dell accresciuta incertezza sull andamento della domanda e del permanere di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata. Tabella 3: Italia var. % volumi Esportazioni di beni e servizi 1,3 3,4 4,2 Importazioni di beni e servizi 0,3 2,6 4,6 Contributo % alla crescita del PIL Domanda nazionale -0,4 0,4 1,1 Esportazioni nette 0,3 0,3 0,1 Fonte: Commissione Europea, febbraio 2015 Tabella 4: Italia commercio con l estero di merci, 2014 UE Extra UE Totale Esportazioni (var. % ) +3,7-0,1 +2,0 Importazioni (var. % ) +1,3-5,4-1,6 Saldo (milioni di euro, 2014) Fonte: Istat, 17 febbraio 2015 Per quanto riguarda il commercio estero di merci, l Istat ha diffuso i primi dati sul 2014: la bilancia commerciale si è chiusa con un avanzo di 42,9 miliardi di euro, 13,7 in più del Il ridimensionamento della bolletta energetica ha contribuito sostanzialmente a questo risultato: la forte discesa delle quotazioni petrolifere si è infatti aggiunta alla nuova flessione dei volumi d acquisto e il 2014 si è chiuso con un deficit di 43,1 miliardi di euro (erano 54,5 nel 2013). Le esportazioni sono cresciute in media del 2 per cento, a fronte di un incremento di 3,7 punti percentauli nel mercato Ue e di una sostanziale stabilità (-0,1%) nel mercato Extra Ue. Gli acquisti dall estero sono diminuiti dell 1,6 per cento: la diminuzione si è prodotta per intero nel mercato Extra Ue, essendo tornati a crescere dopo due anni di flessione gli acquisti dai partner dell Unione (+1,3%). 6 Istat - Stima preliminare del PIL ( 13 febbraio Prometeia - Rapporto di previsione, ottobre 2014

4 Tabella 5: Italia commercio con l estero di merci, 2014 Beni di Beni consumo strumentali Prodotti intermedi Energia Totale Totale al netto energia Esportazioni (var. % ) +3,7 +4,5 +0, ,0 +2,7 Importazioni (var. % ) +3,1 +5,2 +1,0-19,5-1,6 +2,8 Saldo 2013 (milioni di euro) Saldo 2014 (milioni di euro) Saldo (var. assoluta ) Fonte: Istat, 17 febbraio 2015 Grafico 1: Esportazioni e importazioni di merci dell'italia (in miliardi di euro) Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat AVANZO MANIFATTURIERO DISAVANZO ENERGETICO (scala dx) SALDO TOTALE MERCI Nei primi tre trimestri del 2014 la quota di mercato dell Italia sulle esportazioni mondiali di merci, dopo i timidi segnali di rafforzamento emersi nei primi due trimestri dall anno, si è attestata nuovamente al 2,8 per cento, mostrando una sostanziale stabilità rispetto al 2012 e al Tale andamento si è collocato in un contesto di rafforzamento del peso dell Unione europea, che ha guadagnato tre decimi di punto percentuale sul dato dei primi nove mesi del 2013, pur sperimentando un lieve indebolimento rispetto a quanto anticipato dal primo semestre. Le altre Grafico 2: Domanda mondiale per principali importatori (gen-set 2013/2014) principali economie dell Area dell euro hanno mostrato una tenuta delle rispettive quote nel caso di Francia e Spagna, mentre la Germania ha registrato un espansione di 4 decimi di punto percentuale rispetto ai primi nove mesi del Al di fuori dell Area dell euro si segnala l erosione della quota del Regno Unito, che ha perso 3 decimi di punto percentuale, attestandosi al 2,7 per cento. Fonte: elaborazioni Ice su dati OMC Dal punto di vista geografico 8, l Italia ha guadagnato quota in particolare nell Area dell euro (+0,2 per cento) e lievemente meno nell Unione europea (+0,1 per cento). Aumenti significativi all interno dell area si 8 Queste considerazioni sono relative al primo semestre 2014 e si basano su dati FMI, non disponibili per il terzo trimestre.

5 sono avuti nelle esportazioni verso la Francia, paese in cui quota è cresciuta di 0,3 punti percentuali (raggiungendo il 7,9 per cento), e verso il Regno Unito, dove l incremento della quota (attestatasi al 4 per cento) è stato di ben 0,4 punti percentuali; nel caso della Germania la quota è cresciuta di un decimo di punto percentuale (portandosi al 5,5 per cento), mentre per la Spagna è rimasta invariata (pari al 2,6 per cento). Per quanto riguarda le altre aree geografiche, la quota italiana è cresciuta in particolare in Africa settentrionale (+0,2 punti percentali), lievemente meno in America settentrionale e in Asia centrale (in entrambi i casi +0,1 punti percentali); è rimasta invariata negli altri paesi Africani e in Asia orientale e nei Paesi europei non Ue, nonostante la leggera flessione in Russia; la quota italiana è diminuita contestualmente di 0,2 punti percentuali in Medio Oriente e in Oceania e di un decimo di punto percentuale in America centro-meridionale. Grafico 3: Quote di mercato dell'italia per aree geografiche (in percentuale) Africa settentrionale Paesi europei non UE UEM Unione Europea Medio Oriente MONDO Oceania Altri paesi Africani gennaio giugno 2014 gennaio-giugno 2013 America centro-meridionale America Settentrionale Asia centrale Asia Orientale Fonte: elaborazioni Ice su dati FMI - Dots 0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0 8,0 9,0 La domanda estera rimane dunque decisiva per il sostegno al sistema economico e all occupazione. La perdurante ed intensa crisi dei consumi interni si riverbera inevitabilmente sulla capacità competitiva delle imprese sui mercati internazionali; mantenere un elevato grado di apertura internazionale del sistema economico è pertanto fondamentale anche per stimolare le imprese ad introdurre innovazioni tecnologiche e organizzative per affrontare il mercato globale Da questo punto di vista, i margini appaiono piuttosto ampi; la quota di esportazioni sul Pil, pur elevata (circa 30%), è ancora inferiore a quella di altre economie paragonabili alla nostra, quali quella tedesca. La crescita del numero complessivo degli operatori attivi sui mercati esteri, attualmente intorno ai , è una tendenza che ha caratterizzato l intero decennio; esiste peraltro un nucleo piuttosto consistente circa unità - di imprese potenzialmente esportatrici che dovrebbe essere accompagnate sui mercati internazionali. Le due crisi che le imprese italiane hanno dovuto affrontare nell ultimo decennio hanno presumibilmente fatto emergere un tessuto imprenditoriale maggiormente strutturato, caratterizzato da più elevati livelli di efficienza; di fatto le imprese hanno subito un naturale processo di selezione competitiva, ancora più aspra sui mercati internazionali dove il confronto è più aperto, da cui sono emerse solo le migliori, quelle realmente in grado di competere e di affermarsi sui mercati esteri, anche con modalità diverse dalle esportazioni. Ne sono evidenza, ad esempio, il lieve recupero della quota di mercato mondiale, tornata a crescere nel 2013 e nei primi mesi del 2014, interrompendo una lunga tendenza negativa. Questa crescita è stata per lo più

6 frutto di incrementi raggiunti in alcune aree extra europee, in particolare in Medio Oriente e Nord Africa, ma anche in America settentrionale e in Asia orientale. In prospettiva l Italia potrebbe beneficiare del processo di progressivo arricchimento della fascia media della popolazione in atto da qualche anno in alcuni mercati emergenti, che sta determinando un cambiamento negli stili di vita orientandoli verso modelli di consumo più vicini al modello di specializzazione produttiva del nostro Paese. Grafico 4: Indicatori economici delle imprese manifatturiere esportatrici e non esportarici (rapporto % tra gli indicatori, anno 2012) VA per addetto Costo del lavoro per addetto Fonte: elaborazioni Ice su dati Istat, 2012 Investimento per addetto Dimensione media delle imprese Fatturato per addetto da 1 a 9 da 10 a 19 da 20 a 49 da 50 a e oltre Anche sul fronte degli investimenti esteri la quota italiana sul totale mondiale (1,6%) appare inferiore al potenziale economico del Paese, confermando una non elevata capacità di attrazione rispetto ai nostri principali competitors europei. Nel corso del 2013, tuttavia, si sono riscontrati dei sostanziali progressi, confermati anche dallo studio delle statistiche esistenti a livello internazionale. Infatti, elaborando i più recenti dati del World Investment Report 2014 Investing in the SDGs: an action plan dell UNCTAD, si evidenzia che lo scorso anno - il nostro paese si posizionava al 21 posto come mercato destinatario di IDE (dal 162 dell anno precedente), mentre si collocava alla 12 posizione come paese di origine degli investimenti, guadagnando quattordici posizioni se paragonato al Limitato appare inoltre il fenomeno della internazionalizzazione produttiva delle nostre imprese: solo il 2,3% di esse realizza all estero almeno parte della propria produzione e per lo più attuando forme di delocalizzazione di tipo leggero ossia attraverso la stipula di accordi o contratti. Ciò principalmente a causa di fattori dimensionali e strutturali, come è dimostrato dal fatto che la quota di imprese delocalizzatrici aumenta al crescere della dimensione aziendale. In questo contesto risulta cruciale il ruolo del sistema di sostegno pubblico all internazionalizzazione per supportare soprattutto le piccole e medie imprese riducendo i costi e le difficoltà di accesso ai mercati e compensando le difficoltà strutturali e dimensionali del nostro sistema produttivo. In una fase in cui la capacità di presidiare i mercati internazionali è divenuta un elemento fondamentale per la tenuta della competitività del sistema produttivo italiano e in un contesto di persistenti difficoltà strutturali aggravate dagli effetti della recessione, appare quindi necessario un intervento pubblico di carattere straordinario che supporti il rilancio del Made in Italy sui mercati esteri.

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