Mortizza morta di S. Stefano Lodigiano.
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- Domenico Antonelli
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1 Mortizza morta di S. Stefano Lodigiano. (A 10 Km da Piacenza in provincia di Lodi) Premessa: gli ambienti umidi, oggetto di drastiche bonifiche per lungo tempo, sono stati ampiamente rivalutati negli ultimi decenni oltre che per la loro importanza naturalistica anche per altri effetti positivi che producono, da quello di influenza sul livello delle acque sotterranee a quello di raccolta delle acque esondate, a quello di influire positivamente sul microclima delle zone circostanti. Oggi molte di queste zone salvate dalla distruzione portano inoltre un indotto turistico e di lavoro collegato, oltre ad essere laboratori all aperto per le ricerche ambientali. Riconosciuta a livello internazionale fin dal 1971 nella conferenza di Ramsar la tutela delle zone umide è ormai un preciso impegno che la società civile deve assolvere, vincendo la ritrosia degli indecisi e di coloro che ne hanno ridotto di anno in anno la superficie. A S. Stefano Lodigiano esiste quest occasione, forse l ultima, affinché una preziosa piccola risorsa non vada completamente cancellata. Si tratta di tutelare un area di notevole interesse naturalistico ripristinando al meglio la situazione ambientale oggi gravemente compromessa e renderne possibile in una fase successiva la fruizione controllata a visitatori. Negli ultimi anni si è manifestato l impegno delle istituzioni locali ma al 1 gennaio 2005 nulla è stato fatto.
2 Traccia di progetto di tutela Prima fase: Seconda fase: Mappatura dettagliata (in testata cartina I.G.M. e mappa manuale della zona) e definizione dell area interessata all intervento che consenta l analisi del territorio e la definizione dell attuale dipendenza giuridica. Si dovrà puntare a identificare una seppur limitata area omogenea di vegetazione spontanea che consenta la sopravvivenza indisturbata ed il transito alle specie animali presenti sia in forma stanziale che migratoria. Quanto ci si propone di tutelare è un piccolo ecosistema di cui sono state stravolte o eliminate componenti essenziali rendendone prossima la totale scomparsa; non è un area verde urbana dove bastano un poco di manutenzione e la sostituzione di quanto decade. Per questo la definizione di quest area comporterà necessariamente che alcune zone oggi dedicate alla coltivazione golenale siano oggetto di riqualificazione naturale con immissione di specie arboree e arbustive autoctone. definizione dei pericoli e delle attuali minacce cui l area è oggi soggetta e studio delle relative contromisure. A livello indicativo si possono identificare in ordine di incidenza negativa: 1. Messa a dimora sempre più a ridosso delle ultime zone naturali di pioppeti o altre culture intensive industriali con periodico taglio o potature di essenze spontanee oltre all immissione di preparati chimici per concimare e disinfestare. 2. Progressivo stato di impoverimento dell apporto di acqua. 3. Versamento in zone limitrofe o nell area stessa di liquami e fanghi.
3 4. Bracconaggio occasionale. 5. Impoverimento della diversità biologica di animali e piante dovuta alle cause di cui sopra. 6. Scarso interesse della popolazione locale e delle associazioni in teoria interessate Terza fase: Istituire un comitato operativo e definirne chiaramente i compiti ed i poteri.in pratica si dovrebbe avere un gruppo scientifico che si occupi dello studio e dei riscontri naturalistici dell ecosistema ( es: ricerca e censimento delle specie vegetali e animali in particolare protette dalle leggi regionali, osservazione dei flussi migratori, analisi della catena alimentare e ipotesi di interventi correttivi..) e una serie di responsabili per i contatti con le autorità e con le associazioni al fine di risolvere i pericoli identificati e ottenere le coperture finanziarie e legali necessarie a raggiungere l obbiettivo. Ipotizzare ora le fasi successive è prematuro. Per dare comunque un idea della morta dal punto di vista naturalistico si allega una serie di osservazioni fatte nel corso degli anni 90. Evidenze vegetali Per chi scende in primavera-estate alla morta lungo il viottolo a fianco della palazzina della chiavica Mortizza la prima presenza che salta all occhio è la distesa di ninfee gialle ( Nuphar lutea) che copre lo specchio d acqua (quando c è..) alla destra del viottolo stesso. Vegetale protetto, il nuphar lutea, volgarmente detto nanufaro ( da cui il termine di nanufareto dato alle zone dove prolifica) è diventato in questi ultimi anni una essenza rara per la scomparsa progressiva delle lanche e l entità della sua presenza nella nostra zona ne giustificherebbe da sola la tutela. Ridotta ormai a pochi esemplari e per questo ancora più in pericolo, in un angolo del nanufareto si riscontra la presenza di Sagittaria sagittifolia (erba saetta) dalle grandi foglie a freccia. La scarsità degli esemplari ne mette in pericolo ogni anno la sopravvivenza. Anche questa pianta è di una rarità estrema in tutta l alta Italia.
4 Altra presenza vegetale di grande interesse per la rarità che questo fiore ( protetto) presenta in Lombardia e regioni limitrofe ( ad esempio nel Piacentino è presente con pochi esemplari solo all oasi De Pinedo) è quella del Leucojum aestivum o Campanellino estivo. La diffusione nella zona non è limitata alla morta ma raggiunge anche alcuni argini del Mortizza raggiungendo comunque la massima diffusione ai limiti del canneto ( o meglio cariceto in quanto composto da Carex elata) che si raggiunge sulla sinistra proseguendo lungo il viottolo e superando una zona coltivata che interrompe la continuità dell area. Agli inizi della primavera i campanellini sbocciano a centinaia tra i pochi salici rimasti, offrendo uno spettacolo che farebbe felice qualsiasi botanico. Nel centro del cariceto alla sinistra del viottolo è (o forse era.) presente Butomus umbellatus o giunco fiorito, un giunco con splendidi fiori rosa che può arrivare al metro e mezzo e che è raro nel nord. Alcuni esemplari erano presenti anche all inizio del canale immissario ma negli ultimi anni non sono più apparsi. Tra i fiori che sopravvivono nei pochi metri ( ma ormai in molti casi centimetri...) di rive incolte troviamo una presenza insolita per l ambiente golenale, Anemone ranuncoloides o anemone giallo oltre al più comune Iris pseudacorus (giglio giallo) e a tutta un altra serie di specie più o meno rare nel territorio.
5 Notevole la fioritura di Lythrum salicaria (salicaria, salcerella) ai margini del cariceto, e agli inizi della primavera quella lungo le rive del colatore Mortizza di Corydalis cava, una papaveracea piuttosto rara. Il cariceto, citato sopra, è un residuo di superfici ben superiori ma pur ridotto ricopre un importante funzione di riparo per le specie animali presenti, in particolare per gli uccelli acquatici e aironi vari. E una formazione vegetale elofita (cioè con radice radicata nell acqua) abbastanza resistente alla siccità cosa che ne ha consentito la sopravvivenza nei periodi di secca. La sua congiunzione con il corso d acqua del nanufareto mediante rimboschimento della zona compresa tra le due aree naturali è essenziale per consentire il transito degli animali.
6 Evidenze faunistiche. Seguendo la sistematica partiamo dagli animali più semplici per giungere a quelli più complessi, limitandoci a specie particolari legate alla zona umida. Tra gli Invertebrati una presenza importante nelle acque stagnanti era quella di alcune specie di gasteropodi acquatici quali Planorbis, Viviparus e Limnea oltre a bivalvi abbastanza comuni nelle acque dei nostri fiumi. La presenza attuale è tutta da verificare. Presente nell acqua anche il ditisco, coleottero carnivoro ben noto a Konrad Lorenz, riscontrato più volte con prede di dimensioni maggiori di lui, in particolare avannotti e girini. Un insetto predatore volante che nelle acque stagnanti della Morta trovava un sito di riproduzione ideale è la libellula presente con numerose specie, tra cui la Libellula depressa con addome blu e la più rara Crocothemis erythraea con addome rosso lucente. Numerose anche le specie di damigella, insetto affine alla libellula ma più snello e elegante.
7 L ittiofauna nelle acque stagnanti e nel canale comprendeva alcune specie di ciprinidi ( triotto, alborella, carpa,ecc. ) e loro predatori di origine alloctona quali il persico trota o boccalone ed il persico sole o pesce orologio, oltre al pescegatto. Oggi la situazione riflette quella tragica del Po, aggravata dalla ripetuta mancanza d acqua, per cui quando possibile vi transitano carassi e siluri di piccole dimensioni provenienti dal colatore Mortizza..Durante i periodi di piena del Po quando la morta vede aumentare l afflusso idrico o addirittura viene ricoperta dalle esondazioni si riscontra la presenza di grosse carpe che spesso vengono a trovarsi all asciutto diventando cibo per gli uccelli ittiofagi e per improvvisati pescatori. Tra gli anfibi normale nelle acque stagnanti la presenza di rane verdi e rospi ma evidenza importante fino a qualche anno fa era la possibilità di incontrare anche la rana agile o dalmatina, dal caratteristico color nocciola e di ridotta diffusione. Tra i rettili riscontrata la biscia d acqua ed il biacco, oltre ad un sauro serpentiforme : l orbettino. L avifauna che vive o transita nella morta o zone limitrofe è numerosa, con predominanza delle specie acquatiche. Comuni gallinelle d acqua, germani ed altre specie d anatre, oltre a quasi tutte le specie di aironi, dalla nitticora alla garzetta, dal cenerino al bianco fino ad avvistamenti ripetuti di aironi rossi
8 Dell airone cenerino è confermata la presenza durante il periodo invernale quando lo si avvista nei campi arati contigui a caccia di talpe e piccoli roditori. Il martin pescatore velocissimo sfreccia sull acqua e la presenza come nidificante è comprovata dal rinvenimento di un novello da parte di giovani locali e di cui poi è stata organizzata la consegna alla Lipu. Tra i rapaci comune la poiana ed il gheppio. I mammiferi presenti sono quelli comuni nelle zone golenali arricchiti da qualche anno dall introduzione della nutria, specie alloctona nociva che oltre a creare problemi agli argini disturba la cova degli uccelli acquatici risultando un anello indesiderato nella catena alimentare dell ecosistema.
9 Conclusioni: La tutela della area Mortizza morta è un atto dovuto alla natura e come tale dovrà avere il consenso particolare di chi con la natura vive a stretto contatto: agricoltori e cacciatori in primo luogo. Con queste categorie si dovrebbero avere rapporti particolari che tengano conto delle relative esigenze, economiche per i primi e venatorie per i secondi, superando gli antichi timori e sospetti che spesso intercorrono quando si parla di tutelare la natura. da Libertà del 28/5/1992 da Libertà del 16/7/2002
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