Seconda Lettera aperta al Sindaco di Milano. Caro Sindaco,

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1 COMITATO INQUILINI MOLISE-CALVAIRATE-PONTI Via degli Etruschi, Milano - tel/fax 02/ basta.esclusione@tiscalinet.it Seconda Lettera aperta al Sindaco di Milano Milano, 5 aprile 2013 Caro Sindaco, Noi anche quando prendiamo la parola lasciamo sempre indietro qualche cosa. un pensionato, ex operaio, quartiere Calvairate, 1987 Parlateci con franchezza, ce lo ha detto, vero? Io lo ricordo: ce lo ha detto quella mattina dell 11 gennaio 2013, memorabile!, al Teatro Puccini, intervenendo alla Seconda Giornata del Forum Tutta la Milano possibile, organizzato dall Assessore Pier Francesco Majorino. Io, tutta contenta, il 15 gennaio 2013 le ho indirizzato una Lettera aperta. Sono passati quasi tre mesi. Lei, caro Sindaco, non ha risposto. Ora che riceverà la mia seconda lettera, risponderà? Il mio proposito è di far tesoro del suo invito, di parlarle con franchezza, di farle sapere via via cose che succedono nella città, che non succedono, di esporle il mio punto di vista sulle cose dell amministrazione che porta il suo nome. Di ascoltarla sulla partecipazione, cosiddetta Conversazioni a Milano, pensavo... di giorno. Sento l urgenza di dirle Lei lo ricorda, vero? io le scrivo dal mio avamposto, i tre quartieri di case popolari in cui si è svolto per un quarto di secolo il mio impegno per il cambiamento delle politiche della città: Molise, Calvairate, Ponti Sento l urgenza di dirle sono successe tante cose dal 15 gennaio le dimissioni del papa Benedetto XVI, le votazioni del febbraio, papa Francesco I e a Milano, quante cose il congedo dell assessore Stefano Boeri, quel cosiddetto rimpasto i funerali di Enzo Jannacci il buco nel bilancio Congedo, è la parola giusta? La mia riconoscenza Prima di tutto, però, vorrei dirle una parola che dia senso a tutto ciò che le ho scritto e che le scriverò: riconoscenza. Io le sono riconoscente, caro Sindaco, perché alla sua decisione di candidarsi, nel 2010, a quella sua generosità, dobbiamo il cambiamento per cui tanti cittadini hanno resistito e operato nel corso di oltre trent anni, dal tempo della Milano da bere infine, il passaggio dalle amministrazioni del centrodestra, con le loro politiche così antipopolari, a un amministrazione nuova, la sua, carica di così tante attese, di così tante speranze. Grazie a lei nel 2011 è stata sedata, per così dire, la voglia di perdere di quelli del PD, quelli che del DS, del PDS Dai quartieri, la storia di Adriana e Domenico Le racconto subito una storia bella, che finisce bene, nonostante tutto. Cominciamo con una storia bella, perché dalle nostre parti, nei nostri quartieri e in tutti i quartieri nella città, non ci sono solo storie di ingiustizia, di incapacità e prepotenza istituzionale, di mortificazione, di sconfitta della dignità, ci sono anche storie che finiscono bene, quando ce la facciamo Adriana ha 88 anni, Domenico, 87. Nel settembre 2007 si sono presentati qui nella nostra sede. Lui aveva le lacrime agli occhi. Ecco il suo racconto: Nel 1930 a 5 anni abitavo nel quartiere Calvairate, nella scala A di Via... Mia madre, dopo essere rimasta vedova, è stata trasferita in un alloggio più piccolo, un monolocale della scala F. Mi sono sposato nel 1947 e ho abitato con mia moglie nell alloggio di mia madre. Nel 1954 abbiamo avuto in assegnazione un alloggio per la mia famiglia. Quest anno, per avvicinarci a nostro figlio, ci siamo trasferiti in una casa di edilizia privata. Ho dato la disdetta della casa popolare il 31 luglio. Nella nuova casa non abbiamo ancora il contratto. Sono bastati pochi mesi e abbiamo capito di avere fatto un terribile errore. Nella zona nuova non conosciamo nessuno, ci sentiamo sperduti, privati delle nostre abitudini. Vogliamo morire nel nostro vecchio quartiere dove abbiamo trascorso la vita 1

2 e pensiamo che se non ci fosse possibile passeremmo nella disperazione i giorni che ci rimangono. Chiediamo la revoca della disdetta e di restituirci le chiavi della nostra vecchia casa. Caro Sindaco, ALER ha accolto la domanda di revoca! Sono tornati, felici, i più belli della zona. Volevamo fare una festa per il loro ritorno, poi è passato il tempo e non l abbiamo fatta. Ma era una festa quando venivano nella nostra sede, tutti sorridenti, solo loro due e noi sapevamo che rischio avevano corso e com era finita bene. Generosi, ci portavano un loro contributo per la nostra attività, a Natale, ma non solo, e capitava che suonavano e poi entravano, sempre felici. Lei sa, caro Sindaco, come fanno bene al cuore queste cose, dalle nostre parti. Poi la loro condizione è cambiata, perché non ce la facevano più a fare le scale, fino al terzo piano. Adriana ci aveva detto: Domenico ha il morbo di Parkinson. Il morbo non gli è venuto quello che trema, gli ha preso le gambe. Hanno chiesto di potersi trasferire in una scala dello stesso stabile, in cui era stato inserito l ascensore. E passato il tempo. Nel gennaio 2012 abbiamo scritto ad ALER: Da settembre 2011 Domenico non esce di casa, non essendo in grado di scendere e salire le scale. Anche per Adriana uscire di casa è un impresa assai difficile. Dopo aver chiesto il cambio, Domenico e Adriana si erano rassegnati a rimanere nel vecchio alloggio, ma successivamente le loro condizioni sono a tal punto peggiorate che ora hanno presentato domanda di cambio. Dicono: se viviamo ancora qualche anno, almeno vorremmo avere la possibilità di uscire qualche volta di casa. Agosto 2012, scriviamo ad ALER: Domenico è caduto per la seconda volta ed è ricoverato al Policlinico. Sua moglie non è più in grado di scendere le scale da sola. Infine, dopo tre anni, la conclusione. Nello scorso mese di marzo Adriana ha visitato l alloggio che le è stato proposto e l ha accettato. La pratica è stata avviata. C è ancora un sospeso Aprile 2013, scriviamo ad ALER: Oggetto CdQ Calvairate-Molise - Coniugi Domenico, anni 88 e Adriana, anni 89 Richiesta di interventi nell alloggio di Via, accettato per il cambio. Confidiamo che il trasloco diventi possibile quanto prima. Diamo atto della sensibilità con cui l incaricata del Settore Socialità e Sicurezza ha trattato la vicenda. Ha visitato Domenico e Adriana per dare loro conforto e rassicurarli circa l attenzione prestata alla loro condizione, sia quando la ricerca dell alloggio per il cambio appariva difficile, sia quando la soluzione, infine, appariva prossima. Con questo approccio il volto di ALER si è mostrato umano, sorridente, incoraggiante, come dovrebbe essere sempre, in particolare verso gli abitanti che vivono condizioni difficili Chiediamo di prendere in esame una possibile conclusione felice della vicenda cambio alloggio per Domenico e Adriana, con la decisione di alcuni interventi nel nuovo alloggio: 1) l installazione di uno scaldabagno a gas, turbo. In caso contrario, l installazione di uno scaldabagno elettrico sarebbe motivo di apprensione per Domenico e Adriana, considerando l insostenibile aumento del costo, nel passaggio dal gas all elettricità. Domenico e Adriana non possono pensare di sostenere questo aumento, che appare loro troppo gravoso, ingiusto, irragionevole, dopo che per tutta la loro vita sono stati attenti, per necessità e per scelta, a non spendere male le risorse destinate alla famiglia. Per quanto riguarda l installazione dello scaldabagno, rilevo che facciamo esperienza di comportamenti differenziati da parte di ALER. In alloggi ristrutturati di Via degli Etruschi 1 a suo tempo è stato installato lo scaldabagno. Quando è risultato che un alloggio ristrutturato assegnato ad un inquilino per il cambio alloggio era privo di scaldabagno, alla fine del 2011 dopo la nostra segnalazione ALER ha immediatamente provveduto all installazione. Di recente, un nuovo caso di assegnazione di un alloggio ristrutturato, privo di scaldabagno. Qual è il criterio vigente? 2) verifica del funzionamento degli infissi e sistemazione dei sistemi di apertura e chiusura e oscuramento. Se l impresa appaltatrice, ha consegnato ad ALER l alloggio ristrutturato, per quale ragione risultano situazioni di malfunzionamento? 3) verifica del pavimento e dei parapetti dei balconi e sistemazione. Visto, caro Sindaco, com è dalle nostre parti? L avrebbe pensato che l installazione dello scaldabagno elettrico due persone come Domenico e Adriana proprio non possono mandarla giù, nella conclusione di questa storia? Così abituati a tener conto della lira, a far quadrare i conti della famiglia La disattenzione, gli sprechi, per loro un mondo lontano come dalla terra alla luna. Che poi, ne avrei cose da raccontarle! Di 2

3 quando si sono conosciuti, sul lavoro, lui a 17 anni, lei a 18, in tempo di guerra, che poi lui è stato deportato a Dachau, che ora mi vuole mostrare i suoi libri di fotografie, un giorno che starà meglio, di Dachau. Quando faccio un passo a salutarlo mi accoglie tutto contento, steso sul lettuccio, che gli brillano gli occhi, e mi dice: tutto il giorno guardo il soffitto La storia di una mamma e dei suoi bambini Ora le racconto una storia che finisce con il sorriso di una mamma, di due bambini, nonostante tutto. Una mamma, dunque, che è arrivata dal Marocco, diciamo, Jihane, un bambino di 3 anni, diciamo, Rachid, un bambino di un anno, diciamo,youssef. Questa famiglia ha lo sfratto, ha diritto all assegnazione di una casa popolare. Perché diventa tutto difficile per Jihane, quando ALER provvede a proporle un alloggio? Diventa tutto difficile perché Youssef, tutto piccino com è, è affetto da un tumore metastatico. Si vede subito che ha addosso un male più grande di lui, Youssef: il suo capo calvo, il suo colorito giallino, il suo visetto spesso segnato dalla sofferenza. Eppure, incontenibile, una voglia di giocare, di essere contento, di ridere Jihane chiede che le sia assegnato un alloggio vicino all Istituto dei Tumori, dove porta Youssef almeno due volte la settimana, dove per Youssef è prescritto il ricovero, una settimana, due, a seconda delle vicende della cura. Vicino all Istituto dei Tumori, si fa per dire non lontano, non troppo lontano, un alloggio che non sia nell altra parte della città, questo chiede Jihane. E invece eccola che arriva piangendo alla sede di questo Comitato, qualcuno le ha parlato di noi, ed è proprio nell altra parte della città che ALER le propone l alloggio Propone? Diffide, minacce, se non accetti perdi il diritto Lei sa, vero, caro Sindaco, quante volte sono risuonate queste parole nei confronti di persone in difficoltà, e come spesso siano valse a ottenere una capitolazione, l accettazione ingiusta di un alloggio non adeguato, una sistemazione mortificante, tutto lo strazio di una casa che offende, dopo tanta attesa, e dovrà essere quella la casa, nel futuro, per chissà quanto tempo, senza rimedio Sono i più deboli che cedono, sono sempre loro i più colpiti Così noi del Comitato mettiamo in moto tutta una risalita verso la possibilità di rispondere in modo giusto ad un bisogno, ad un diritto. Passiamo a trattare con il Settore Socialità e Sicurezza ALER. Contiamo, sicuramente in questo caso, su buona volontà, intelligenza, attenzione, come dovrebbe essere sempre, ed è così raramente, invece. Tuttavia, non ci sono alloggi disponibili vicino all Istituto dei Tumori, ci dice il Settore Socialità e Sicurezza ALER. Ma noi sappiamo che ALER non conosce con esattezza gli alloggi liberi di cui dispone, lo vediamo con i nostri occhi: proprio in uno stabile del quartiere Calvairate, sono vuoti uno, due, tre, quattro, cinque alloggi ristrutturati, di cui ALER non tiene conto. Il Settore Socialità e Sicurezza accerta, la soluzione è possibile. E così Jihane accetta, raggiante, un alloggetto ristrutturato, che ha persino il giardino, firma il contratto La notte, alle 3 e mezza di notte, mi telefona, angosciata. L alloggio, l ha accettato perché è vicino all Istituto dei Tumori (insomma, non così lontano) perché ha il giardino, ma è troppo troppo piccolo. Un piccolo locale che serve da ingresso, soggiorno, camera da letto e un altro locale, che serve da camera da letto, per lei e per i due bambini, non va bene, non basta, 32 mq in tutto. Youssef ha bisogno di tranquillità, quando non sta bene, e Rachid ha bisogno di potersi muovere, a tre anni Si ricomincia. Il Settore ERP di Via Pirelli non accoglie la domanda di annullamento del contratto, risponde che Jihane deve chiedere il cambio, che intanto deve entrare nell alloggio assegnato Una letterina perfetta, gelida, di un gelo perfetto, che ti gela il cuore. Invece noi ci troviamo dall assessore Castellano con SICET e SUNIA, è chiaro che la soluzione è possibile con l annullamento del contratto, perché il Comune non può assegnare un piccolo bilocale a una famiglia di tre persone Infine, il contratto è annullato, ed ecco un altro alloggio disponibile, tre locali, con il giardino. Tre locali dalle nostre parti sono circa 50 mq, una metratura inferiore a quella del bilocale negli stabili costruiti dopo la guerra. Jihane, infine contenta. Rachid, Youssef, scendono tre scalini e sono nel loro giardino c è persino un albero di pompelmi Visto, caro Sindaco? A volte ce la facciamo. Non sempre. Le racconterò, nelle mie lettere, com è, quando non ce la facciamo. Per quali cause, per quali responsabilità non ce la facciamo. Con quali conseguenze. Com è diversa, Milano, dalle nostre parti. Com è diversa, Milano, dalle sue parti. Andate nelle periferie Caro Sindaco, ha sentito Francesco? Andate nelle periferie, ha detto ai cardinali. Però, gli va detto subito, attenzione a come parliamo. Periferie, di questa parola gli abitanti dei quartieri non ne vogliono sapere. Che 3

4 periferia! dicono. Siamo a venti minuti a piedi dal Duomo. Nessuno potrebbe indurli ad accettarla, questa parola. Sì, d accordo, periferie in senso sociale, non urbanistico Ma, niente da fare. Dalle nostre parti bisogna dire: quartieri di case popolari. Noi, però, non abbiamo aspettato lui che arriva dalla fine del mondo, noi ci siamo da un quarto di secolo, nei quartieri. E il cardinale Tettamanzi, neanche lui ha aspettato, da noi è venuto due volte: nel 2007, e siccome si era trovato bene, è tornato nel La prima volta, un corteo che non finiva più, dalla Parrocchia di San Pio V ai nostri quartieri, e il cardinale in testa, e io, vicina a lui, che cosa bella è stata, che non pensava neanche da lontano, Dionigi, a chiedere di che chiesa sono, non chiesa, di che partito, non partito, di che area, come è nell uso di tanti, lo sa, vero? che è nell uso di tanti, che occupano i posti di comando, se li spartiscono, se li contendono, macelli, dovunque. Via, lo sapeva, Dionigi, che sono comunista, e per questo, da tanti anni nei quartieri. E la seconda volta è venuto al nostro Natale Insieme, il pranzo per gli anziani e le persone sole, che organizziamo con le due parrocchie, San Pio V, San Eugenio. Che buon Natale è stato il suo, per i nostri invitati. Principesco. Fraterno. Il cardinale Scola, ora che il papa si chiama Francesco, chissà Francesco, parole, gesti che toccano il cuore e la mente di molti. Il degrado dei quartieri è lo specchio del degrado della politica Però, caro Sindaco, quella sua accusa a Stefano Boeri, che non ha pensato alle periferie, alla cultura nelle periferie E l altro giorno, parlando di Enzo Jannacci, lei, con la fascia tricolore, diceva: la Milano delle periferie Enzo Jannacci, quel bisogno di verità, di tenerezza, quel grido di irrisione, di ribellione Parliamo con franchezza: Stefano Boeri, messo alla porta, un altra brutta pagina nel degrado di Milano, un libro lungo trent anni, sempre aperto. Il degrado dei partiti, a Milano, che non viene nominato, riconosciuto, e per questo è ancora più grave, glielo dicevo nella mia prima lettera I ragazzotti del PD, quell idea di sé, dell esercizio del potere che non deve rendere conto, quell io, io, io... E questo l esempio che danno ai giovani della cosiddetta sinistra, che domani dovrebbero assumere la responsabilità di essere dirigenti a Milano, nel Paese? Il secondo rimpasto, per chi ha le mani in pasta Fra le nuove nomine, lei non ha promosso anche l arroganza, l affermazione del proprio particolare, che per anni abbiamo dovuto combattere in nome dell interesse pubblico? E invece, in basso, la politica come servizio, il noi. Non sempre, non sempre, anche in basso. Però, in basso, sì, si può trovare, nel bisogno di verità, nell indipendenza, nella libertà. Nella tenerezza, sì. Caro Sindaco, dal giugno del 2011 arrivano, quaggiù, le notizie del mercato degli incarichi, degli interessi dell una, dell altro, il potere di partito, e questa corrente, e quest altra, e i benemeriti Molto Importanti Protagonisti, qualcuno più benemerito, non se ne può più, come ha detto Crocetta. Lei, però, deve rispondere alla città, o a chi? Non deve scegliere le/i migliori? Persone competenti, intelligenti, sincere, leali, disinteressate, generose, ostinate nella scelta del bene pubblico Cambiare le politiche della città, al centro i più poveri, i più deboli, i quartieri Da quasi due anni noi aspettiamo che le dica, lei, ai suoi assessori, alla città, le parole che Francesco, con la sua croce di ferro, ha rivolto ai cardinali: andiamo nei quartieri di case popolari Non che ora ci mettiamo a pensare che Francesco non ne sbagli una. Anzi, abbiamo da stare più che attenti, visto che è così seduttore. E poi, non proprio le stesse parole, per essere precisi, aspettiamo da lei noi da lei aspettiamo le parole che alla città deve dire il sindaco di tutti. Le suggerisce il sociologo serio: Proviamo ad ascoltare chi già conosce i risultati dei processi di esclusione e ne combatte quotidianamente gli effetti sulle persone in carne ed ossa, non la loro rappresentazione statistica o giornalistica. Non cerchiamo di addormentare un possibile conflitto, cerchiamo di condividerlo, di ascoltare la rivendicazione di legittimi diritti, a partire dai diritti dei bambini. Giacché il conflitto, in chiave democratica, non è un becero e obsoleto strumento di azione collettiva, anzi è un passaggio ineludibile verso una propedeutica della cittadinanza e dei suoi molteplici contenuti. Significa partecipazione, analisi, entusiasmo, competenza sociale, capacità di dialogare, capacità di riconoscere le altrui ragioni, possibilità di creare reale coesione sociale, incrementare l'autostima. Tocca a lei, caro Sindaco, annunciare politiche nuove, che pongano al centro i più poveri e i più deboli, i quartieri Che cosa farà? Ci insegnerà con l esempio che si può chiedere scusa per i ritardi, per gli errori? Intelligenza di tanti, invece di supponenza di pochi, di qualcuno Umiltà invece di boria O prima o poi 4

5 lei dovrà infine assumere questa responsabilità. Sarebbe meglio prima, che poi Dovrà spiegarlo, il ritardo. Farsi perdonare Anche lei, parole e gesti che toccheranno il cuore e la mente di molti Franca Caffa 5