LA GESTIONE INTEGRATA DELLA ZONA COSTIERA, APPLICABILITÀ DEL PROGETTO GIZC AL PIT PORTUALITÀ TURISTICA DELLA CAMPANIA

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1 XXVII CONFERENZA ITALIANA DI SCENZE REGIONALI LA GESTIONE INTEGRATA DELLA ZONA COSTIERA, APPLICABILITÀ DEL PROGETTO GIZC AL PIT PORTUALITÀ TURISTICA DELLA CAMPANIA Irene FEDERICO Di.Pi.S.T. Università degli studi di Napoli Federico II SOMMARIO La zona costiera è la fascia di 50 km di larghezza che si snoda lungo i km di costa dell'unione. Riveste un'importanza capitale per l'europa poiché, al tempo stesso, è zona di insediamento..( L alta densità demografica di questa determina notevole pressione sulle risorse, l'ambiente e le infrastrutture.al fine di porre rimedio,e di effettuare maggiore controllo su tale sviluppo smisurato, la Commissione Europea ha previsto a partire dal 2000 un approccio che tenga conto, in ogni Stato membro, di tutti gli aspetti della gestione di queste zone particolari. Detto approccio è la cosiddetta ICZM - Integrated coastal zone management. La regione Campania ha un territorio costiero che si sviluppa per 360 km, purtroppo però le sue coste ed il suo mare ed in particolar modo le coste della provincia di Napoli sono stati trattati come bene inesauribile cui poter attingere senza regole e senza rispetto.(www. Legambiente Campania.it) Con il presente lavoro si illustra una possibile utilizzazione del GIS (Geographical Information System) come supporto per una corretta gestione dell ambiente costiero. Successivamente si applica lo studio al PIT portualità turistica della regione Campania, ed in particolare alla gestione della coste napoletane.

2 1 INTRODUZIONE L importanza strategica delle zone costiere per il futuro dell Europa e l influenza notevole delle politiche dell Unione inducono a ritenere necessaria una vera e propria strategia europea per la gestione integrata di questi territori. Le zone costiere e le loro risorse naturali (marine e terrestri) svolgono un ruolo strategico. Numerose funzioni sono collegate ad esse: produzione alimentare, attrazione turistica, creazione di posti di lavoro, crescita economica e di livello di qualità della vita. Tuttavia queste zone sono sempre più contese e risentono di problemi politico-istituzionali che ne determinano un degrado progressivo e, a volte, irreversibile. Una migliore concertazione fra i soggetti interessati costituisce la base di uno sviluppo sostenibile e può essere utile nel riconoscere le sinergie e le contraddizioni derivanti da politiche diverse, che se non bene organizzate portano solo ad un dispendio di energie, se non ad un peggioramento della situazione preesistente. Una situazione del genere si verifica con frequenza in Campania, regione appartenente all Obiettivo1, nella quale un patrimonio costiero di inestimabile valore risente spesso di una gestione non integrata da parte delle istituzioni competenti. La Campania è una regione con un notevole sviluppo costiero, oltre 450 km di costa, ricca di ambienti litoranei assai diversificati: 40% bassi e sabbiosi (Piana del Volturno e del Sele), 60% alti e rocciosi (Penisola Sorrentina, Cilento). Le tre isole (Capri, Ischia e Procida) per le loro differenti caratteristiche geomorfologiche, racchiudono un patrimonio paesaggistico ed ambientale unico. L ambiente marino della fascia costiera campana è quindi tra i più vari ed interessanti del bacino del Mediterraneo con aree marine protette come l area di tutela biologica "Santa Maria di Castellabate", il "Banco di Santa Croce", la riserva marina "Punta Campanella" e i parchi archeologici sommersi "Baia e Gaiola". In quest ottica, lo studio e la conoscenza approfondita del territorio e dei fattori di pressione antropica che incidono sulla qualità delle acque marine costiere è fondamentale per tutelare il paesaggio costiero sia in relazione allo stato delle sue acque che a quello degli ecosistemi marini in esso presenti. L urbanizzazione, le fonti di contaminazione legate alle attività industriali, agricole e zootecniche, l immissione in mare di fiumi, torrenti, scarichi, la presenza di impianti di trattamento, il clima e le caratteristiche idrogeologiche della fascia costiera sono, infatti, fattori che influenzano la qualità delle acque marine e l intero assetto delle coste. Il paper ha lo scopo di evidenziare l applicabilità di strumenti di supporto alla gestione integrata della fascia costiera da parte delle istituzioni interessate. A causa della notevole quantità di dati necessari ad elaborare piani di gestione, questi strumenti necessitano di sistemi informativi geografici come supporto per l analisi dei dati e per il successivo monitoraggio. Infatti essendo necessario un approfondimento relativo al sistema di indicatori, alla loro disponibilità e contestualizzazione ed al loro uso nella definizione dei fattori prioritari e secondari di intervento, l uso del GIS diviene fondamentale come supporto al

3 sistema decisionale. Il paper mette in evidenza la relazione con il progetto GIZC (Gestione Integrata delle zone costiere) così come delineato dalla Comunità Europea a partire dalla fine degli anni Novanta. Il paper si struttura in due parti, corrispondenti a due fasi temporali specifiche. Nella prima parte si imposta dal punto di vista metodologico il lavoro di costruzione del processo di gestione. Nella seconda si definisce come applicare il GIS al PIT portualità turistica della Campania, relativamente al tratto che interessa la Provincia di Napoli. Il PIT portualità turistica si rivela un caso studio interessante in quanto è incentrato sul sistema costiero e prevede un sistema di azioni le cui ricadute vanno attentamente valutate. 2 OBIETTIVI DELLA RICERCA La ricerca ha lo scopo di definire come uno strumento informatico come il GIS possa essere utilizzato per gestire l ambiente costiero. Tale ambito territoriale è uno dei più complessi da studiare e da gestire, in quanto è una zona di frontiera tra ambiente terrestre ed ambiente marino. Numerosi sono i fattori da considerare e complesse le relazioni esistenti fra essi. Risulta perciò, anche secondo la comunità europea, di estrema utilità un sistema informativo che permetta di analizzare tutti i dati necessari contemporaneamente e che inotre consenta anche di analizzarli e georeferenziarli. Uno strumento di gestione delle aree costiere dovrebbe essere indirizzato a: 1. delineare un programma di gestione dell area costiera impostato su criteri olistici, discendenti dal principio di integrazione sistemica delle componenti interessate; 2. valutare quale sia l interazione che l area costiera ha instaurato con il suo ambiente esterno, naturale e sociale;prestare attenzione alle previsioni pertinenti il cambiamento climatico; 3. definire in tale contesto, il complesso delle problematiche e delle prospettive più importanti cui il cambiamento climatico darà vita sia nel campo ecologico che in quello economico-sociale; 4. valutare la congruenza delle prospettive di sviluppo con il concetto di sviluppo sostenibile in modo da ottimizzare l efficacia di strategie e azioni; 5. assumere la gestione costiera integrata come uno strumento per condurre il sistema costiero verso lo sviluppo sostenibile e delineare il conseguente possibile spettro degli obiettivi; 6. esplorare la letteratura, istituzionale e scientifica, pertinente la gestione costiera integrata per trarne orientamenti e linee-guida; 7. elaborare modelli di percezione sociale dei bisogni delle aree costiere;

4 8. utilizzare strumenti tecnici adeguati per valutare l organizzazione costiera e per delineare possibili schemi organizzativi futuri. (Vallega 2004) Il punto nove del precedente elenco è alla base della ricerca che si vuole sviluppare. La ricerca ha lo scopo di approfondire lo studio della dinamica costiera ma soprattutto di far si che tali studi siano utili a coloro i quali sono preposti alla gestione del territorio, lo scopo è quello di facilitare il lavoro necessario ad una giusta valutazione della problematica fornendo a chi di competenza tutte le informazioni necessarie per poter prendere decisioni. La costa campana risente fortemente delle pressioni antropiche, agire sulla costa significa agire con la popolazione che tale pressione ha esercitato, non è possibile pensare seriamente di agire in ambito costiero senza rendere partecipe e conoscere le esigenze e le aspirazioni delle persone che su quella costa vivono, con tale obiettivo si vuole inserire nel SIT una finestra in cui sia possibile collegare alla determinata area geografica dei database che contengano informazioni fondamentali della sfera del sociale e successivamente pubblicare ciò che è necessario via web. Da numerose ricerche si è potuto notare che alcune regioni italiane hanno già creato SIT per aree costiere ( Emilia-Romagna.it, www. Apat.it), ma ciò che non sembra essere già stato introdotto nel SIT è l aspetto normativo e sociale, che insieme agli aspetti tecnici, sono fondamentali per poter studiare e scegliere delle politiche davvero efficaci. 2.1 Fasi di svolgimento della ricerca La ricerca si svilupperà in sei fasi, di cui tre già elaborate ed esposte con il paper. Nel corso del prossimo anno si pensa di sviluppare le successive tre fasi. Esse sono così suddivise: 1. Studio sulla gestione costiera in generale; 2. Studio della gestione costiera in Italia ed in Campania; 3. Definizione della struttura del GIS ; 4. Applicazione di strumenti Gis ; 5. Applicazione alla gestione costiera della Campania e specificatamente alla Provincia di Napoli; 6. Pubblicazione su web. Il paper presenta le prime tre fasi della ricerca, lo studio effettuato sinora è stato necessario ad inquadrare la problematica in generale, è stato necessario capire quali sono le direttive della comunità, comprendere quanto l unione stia investendo in questi progetti, e come l Italia stia recependo ed attuando tali direttive.inoltre è stato necessario capire come è possibile

5 strutturare il GIS per lo scopo sopradetto e comprendere quali le tematiche necessarie affinché esso risulti un utile supporto tecnologico al decision-making degli Enti Pubblici preposti alla gestione costiera. 3 I FASE: Studio della gestione costiera in genarale 3.1 La GIZC Il processo di concentrazione della popolazione e delle attività umane lungo i litorali (che ha dimensioni planetarie ma è particolarmente evidente in aree costiere già fortemente popolate quali quelle mediterranee) ha da tempo richiamato l'interesse di discipline diverse e messo in luce la necessità di predisporre opportune politiche di governo. Già negli anni Cinquanta e Sessanta, mentre lungo le coste italiane e spagnole si assisteva a una proliferazione spontanea di aree urbanizzate (che ha prodotto gli irreparabili danni che oggi tutti riconoscono), in Francia e in Jugoslavia, due sistemi politicamente ed economicamente opposti, producevano analoghe operazioni di pianificazione dello sfruttamento turistico di intere regioni costiere(mettere il riferimento), con esiti non sempre felici nelle scelte localizzative e nella produzione architettonica, ma, nel complesso, positivi e di grande significato esemplare, perché capaci di conciliare lo sviluppo economico con la salvaguardia di vaste aree naturali, e di impedire la costituzione del continuum urbanizzato in fregio alla costa. Il principio della crescita continua, teoricamente illimitata, che ispirava quelle metodologie d'intervento, è ormai superato dalla consapevolezza che lo sviluppo non sempre coincide con la crescita fisica, e certamente non vi coincide nell'attuale condizione delle coste europee mediterranee, già pesantemente urbanizzate. (P.Landini 1989) La specificità della zona costiera come zona "sensibile", come risorsa irriproducibile e sempre più ridotta ha portato allo sviluppo di strumenti legislativi e all'approfondimento di tecniche di pianificazione specifiche. A partire dal Coastal Zone Management Act approvato dal governo federale degli USA nel 1972 sino ai più recenti schemi di Integrated coastal and marine areas management (UNEP,1995) il modello di pianificazione che emerge è costituito dal coordinamento fra piani di diversa natura cui contribuiscono ai rispettivi livelli i vari enti (dal governo nazionale alle amministrazioni locali) e che necessita di una diffusa sensibilizzazione e coinvolgimento del pubblico e degli operatori privati.

6 3.2 Le politiche a livello internazionale e comunitario A livello internazionale possono distinguersi due filoni di attività: quello che riguarda la stipula di accordi e convenzioni e quello che attiene la predisposizione di piani relativi ad ambiti sovranazionali. La stipula di accordi internazionali ha riguardato già all'inizio del secolo lo sfruttamento delle risorse ittiche, per poi spostarsi successivamente sulle questioni relative allo sfruttamento del fondo e del sottofondo marino. Negli ultimi decenni gli accordi si sono principalmente rivolti alla lotta contro l'inquinamento marino (MARPOL) e alla conservazione di ambienti costieri che necessitano una particolare protezione (RAMSAR). Nell'ambito specifico del Mediterraneo è obbligo richiamare la Convenzione di Barcellona (1978) e i successivi protocolli che da questa discendono. Ad un altro livello si pone il documento uscito dalla Conferenza di Rio del 1992, la cosiddetta Agenda XXI, che individua il quadro delle azioni, di natura economica, sociale, ambientale su cui i governi si impegnano nell'ambito della prospettiva dello sviluppo sostenibile. Nell'Agenda XXI uno specifico capitolo è dedicato ai mari e alle zone costiere, con particolare attenzione ai problemi dell'inquinamento, della pesca, dell'innalzamento del livello del mare, delle piccole isole delle zone tropicali. A livello di pianificazione è importante richiamare l'attività del Piano d'azione del Mediterraneo, promosso dalle Nazioni Unite, che ha prodotto importanti documenti quali il Plan Bleu che definisce le prospettive di sviluppo del bacino mediterraneo e ha curato la redazione di documenti impostati sui principi della gestione integrata (come il Piano per l'isola di Rodi). A livello comunitario, l'attenzione per i problemi delle zone costiere, che data almeno dal 1973 (Raccomandazioni circa la protezione delle zone costiere) è stata confermata nel V Programma d'azione (1993) e nei documenti prodotti nell'ambito di programmi specifici (ENVIREG, LIFE). L'attenzione, oltre agli aspetti ambientali che coinvolgono l'insieme dei paesi membri, è specificatamente rivolta, per i paesi del Mediterraneo, a controllare l'uso indiscriminato del suolo costiero laddove lo sviluppo turistico rappresenta la principale opportunità di sviluppo economico (sito commissione europea). Tale tendenza è confermata anche dal programma dimostrativo lanciato nel 1996 dalla Commissione Europea sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere concentrato, per il Mediterraneo, nelle zone obiettivo 1 (La Campania è compresa fra queste zone). 3.3 La politica italiana in materia di GIZC In Italia la situazione della pianificazione costiera risulta ancora estremamente contraddittoria e frammentata tra le diverse competenze dello Stato, delle regioni, dei comuni. La legge 31

7 dicembre 1982 n.979, che disponeva un "Piano Mercantile Generale di difesa del mare e delle coste", redatto dal Ministero della marina d'intesa con le regioni, avrebbe dovuto segnare una svolta importante nella gestione delle politiche di tutela dell'ambiente marino e costiero. Purtroppo al momento si può solo lamentare il ritardo nell'uscita del piano, di cui si è ancora in attesa. Un altro contenuto della legge, l'individuazione delle aree di riserva marina, ha invece avuto un progressivo sviluppo attuativo, almeno per quel che riguarda l'istituzione delle riserve stesse, mentre più problematico appare l'avvio delle singole gestioni. Relativamente al territorio costiero emerso, al di là della generica individuazione della fascia costiera dei primi 300 metri come bene da sottoporre a vincolo paesaggistico, fissata dal decreto Galasso, non esistono in Italia, contrariamente a quanto succede in altri paesi, indirizzi o misure di tutela attiva che permettano di contrastare la sempre crescente domanda di trasformazione del suolo costiero (Cortemiglia 1989). Analogamente l'occupazione progressiva del demanio marittimo può essere ricondotta, al di là dei diffusi fenomeni di abusivismo, alla carenza di efficaci criteri di gestione orientati alla tutela dell'uso pubblico e degli spazi sensibili. Il recente mutamento del quadro giuridico, che ha comportato il passaggio delle principali competenze sulla costa dallo Stato alle regioni, comporta l'individuazione del livello regionale come ottimale per l'attuazione di politiche di pianificazione e gestione integrata della costa. In Italia le prime regioni che hanno dato l'avvio a questa nuova stagione sono l Emilia-Romagna la Liguria con il suo nuovo Piano della costa. Non va dimenticato inoltre che in Italia, anche questa estate, ci sono stati notevoli problemi dovuti alla cattiva gestione delle coste, vedi l alga tossica in Liguria. Il patrimonio italiano costiero è di inestimabile valore, in alcuni casi come a Capri ciò si è capito ad infatti l amministrazione ha dedicato molto alla buona gestione costiera ed alla pulizia del mare questa estate, giustificando questo enorme interesse con l aver compreso che un gioiello come Capri senza il suo mare e le sue coste rischierebbe di perdere parte del proprio valore. L intervento singolo però in un settore come quello della gestione costiera può portare ad un dispendio economico e di energie, poiché le coste sono continuamente influenzare dall azione di numerosi fattori e se non si agisce a scala maggiore e con opportuni sistemi di gestione integrata non si risolve molto.(ortolani, Pagliuca 2006) Nella penisola ha una notevole rilevanza anche un altro problema, l erosione costiera. Considerando i fenomeni a lungo termine, le regioni più colpite sono la Sicilia, con ben 313 km di coste in erosione, la Calabria, con 208 km, la Puglia (127 km), la Sardegna (107 km), il Lazio e la Toscana con rispettivamente 63 km e 60 km. Rispetto alla lunghezza delle coste, la maggiore percentuale di arenili in arretramento è quella delle Marche con il 38,6% dei litorali regionali, seguita dalla Basilicata (38,1%), Molise (34,7%), Calabria (32%). Al danno ambientale si aggiunge quello economico per centinaia di milioni di euro l anno, legati alla perdita di attività turistiche e dell indotto. (APAT: IdeaAmbiente2006).

8 3.4 Esempi guida: la Regione Liguria La Regione Liguria ha elaborato il "Piano della Costa", unica tra le Regioni ad essersi dotata di uno strumento esteso all'intero suo affaccio sul mare, quale strumento di riorganizzazione funzionale e riqualificazione ambientale della componente di maggior incidenza dell'ambito territoriale regionale. In relazione ai contenuti del Piano ed all'esigenza di dare concretezza alle sue previsioni, nel quadro del riassetto delle competenze gestionali delineato dalle più recenti normative in materia, esso considera pricipalmente i seguenti aspetti: a) la tutela e fruizione della fascia costiera: la costa quale risorsa per uno sviluppo sostenibile; i nodi del riassetto costiero in Liguria, tra conservazione e riqualificazione; le politiche attive per la conservazione, riqualificazione e fruizione, le aree costiere protette, i soggetti e le risorse per la loro gestione coordinata; b) la difesa della costa ed il ripascimento degli arenili: le indicazioni innovative del Piano della Costa; la ricerca e la tecnologia in materia; le competenze nella progettazione e attuazione degli interventi; le risorse per l'attuazione degli interventi; la manutenzione e la gestione della fascia costiera; c) la portualità turistica: la pianificazione a livello regionale; i molteplici aspetti della progettazione delle opere; porti e modelli di fruizione turistica; gli aspetti economici diretti e indotti; l'integrazione urbanistica, sociale ed economica del porto turistico nella realtà locale; le competenze e le procedure nella progettazione e attuazione degli interventi; le risorse pubbliche e private utilizzabili; la gestione; d) le infrastrutture lungo costa: la viabilità, i percorsi; la pianificazione territoriale della fascia costiera secondo il Piano della Costa e gli indirizzi del Piano Territoriale Regionale; le correlazioni tra esigenze di mobilità e le condizioni di accessibilità; le infrastrutture per la mobilità, i nodi, le integrazioni; il riuso della linea ferroviaria dismessa in funzione di un rinnovato modello di mobilità; i soggetti, le competenze, le procedure per la progettazione e l'attuazione degli interventi; le priorità; le risorse attivabili; la manutenzione e la gestione delle reti (APAT: IdeaAmbiente2006). Come si può notare, i temi che interessano la gestione delle coste sono molteplici e vanno tutti studiati e trattati nel modo più concertato possibile affinché si arrivi ad ottenere un risultato efficace. 3.5 Quale approccio utilizzare per la GIZC Varie attività di studio, di ricerca e di monitoraggio hanno definitivamente evidenziato che è necessario intervenire attraverso un approccio integrato e multisettoriale. La necessità di prevedere un azione di tipo sistemico e multidisciplinare rende opportuna l elaborazione di un Piano specifico per la gestione integrata delle zone costiere, allo scopo di indirizzare in modo armonico lo sviluppo delle attività che insistono sulla costa e di

9 influenzare positivamente l insieme dei fattori che dall entroterra e dal mare premono su questa fascia di territorio in delicato equilibrio. La Gestione Integrata della Zona costiera è attività complessa che richiede conoscenze scientifiche, importanti risorse, una comune determinazione. L obiettivo è di spostare il baricentro degli interventi su politiche proattive, capaci di prevedere, collegare, ed affrontare in modo coordinato fenomeni di qualità ed intensità nuove come l innalzamento del livello dei mari e la trasformazione geologica e geomorfologica dei territori. Si devono affrontare le numerose problematiche delle aree costiere correlate tra loro, a carattere biologico, ecologico, fisico, economico e sociale. E per poter rendere facilmente gestibile l enorme quantità di informazioni necessarie ad un approccio sistemico e multidisciplinare risulta infatti di enorme utilità il Sistema informativo geografico che ci si propone di strutturare. Tenendo conto oltretutto che in accordo con alcune recenti raccomandazioni dell Unione Europea relative alla Gestione Integrata delle Zone Costiere, bisogna assicurare un approccio integrato e partecipato, si deve garantire, ad esempio con pubblicazioni su web delle informazioni GIS la partecipazione dei cittadini. Cosa a cui si vuole dedicare la fase finale della ricerca, si pensa strutturare il GIS in modo da rendere le informazioni in esso contenute accessibili al maggior numero possibile di utenti (MondoGIS 2006). 3.6 : La gestione da parte delle istituzioni Per il successo delle attività è necessaria una chiara delimitazione delle responsabilità fra i vari livelli amministrativi (UE, nazionale, regionale e locale) nel rispetto del principio di sussidiarietà, sostenendo lo sviluppo di capacità di valutazione e di azione locali. I vari livelli e settori dell amministrazione devono istituire collegamenti, definire azioni con effetto sinergico, provvedere a coordinare le rispettive politiche. La gestione delle zone costiere richiede il ricorso ad un insieme di strumenti di intervento: giuridici, economici, accordi volontari, soluzioni tecnologiche, ricerca e formazione. Il dosaggio corretto di tali strumenti nei casi specifici dipenderà dai problemi riscontrati. Una migliore concertazione tra i soggetti costituisce la base dello sviluppo sostenibile. Essa infatti serve a riconoscere le sinergie e le contraddizioni tra azioni derivanti da politiche diverse e facilita l accettazione dei necessari arbitrati in un processo di responsabilizzazione. La concertazione può svilupparsi soltanto partendo da una conoscenza ed una informazione complete e disponibili sulla situazione dell ambiente e del territorio, sulle cause dei mutamenti che essi subiscono, sulle implicazioni delle misure che si intendono adottare e sulle opzioni in campo.

10 La concertazione deve essere organizzata e seguita con attenzione. Sono indispensabili meccanismi e metodi di lavoro per il dialogo tra i soggetti dei diversi settori nonché uno scambio continuo di informazioni tra i vari livelli di competenza territoriale, dal livello locale a quello comunitario e viceversa. E necessaria una collaborazione fra gli enti locali della zona costiera, che rappresenta il punto di riferimento strategico per poter elaborare un piano ed esprime gli indirizzi e le valutazioni dei risultati annuali e complessivi. Dovrebbero essere coinvolti i settori Regionali responsabili per materia, ovvero: Agricoltura, Ambiente e Sviluppo sostenibile, con funzione di Presidente; Mobilità e Trasporti ; Difesa del Suolo e della Costa, Protezione Civile; Turismo e Commercio; Programmazione Territoriale, Riqualificazione urbana. ed inoltre i presidenti delle Province costiere ed Sindaci dei Comuni costieri interessati. 4 FASE II: STUDIO DELLA GESTIONE COSTIERA IN CAMPANIA 4.1 Descrizione dell ambiente costiero in Campania La Campania costituisce un territorio dalle forti valenze paesaggistiche e storico-culturali. Beni culturali ed ambientali costituiscono un sistema unitario: molti centri campani sia rurali che costieri perderebbero gran parte del loro fascino se non fossero inseriti in un "contesto naturale" così suggestivo. Di rimando le sedi umane, arroccate sulle colline appenniniche dell'interno o distese lungo la fascia costiera, testimoniano un equilibrato rapporto tra uomo e natura, un utilizzo appropriato delle risorse, qualora non siano interessati da speculazione edilizia e attività produttive poco compatibili con i contesti locali. Un paesaggio così costituito non può non essere considerato un " bene culturale complesso" in quanto lì dove l'intervento dell'uomo non abbia stravolto completamente i tratti ed i simboli dell'identità, si leggono gli apporti culturali, le stratificazioni storiche e le valenze ambientali. Negli ultimi periodi, probabilmente, la Campania, è la Regione in cui si stanno sviluppando le vicissitudini più interessanti nel panorama italiano delle aree protette. Sono davvero tante, infatti, le vicende e le iniziative. Non solo, spesso queste rappresentano delle assolute novità, nel bene e nel male, per il settore dei parchi e delle riserve, al punto da divenire, doverosamente, oggetto di attenzione a livello nazionale. Il Programma Operativo Regionale - P.O.R. - della Campania, per il periodo , è lo strumento regionale per utilizzare i Fondi Strutturali Comunitari previsti per le regioni Obiettivo 1. Il P.O.R. Campania si articola in diversi assi, a loro volta, suddivisi in varie misure. L'asse 1, relativo alle risorse naturali, è

11 uno di quelli a maggiore dotazione economica con i suoi Euro. (Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 34 ) La Regione Campania ha operato una scelta politica forte, esplicita, a favore delle aree protette presenti sul territorio regionale. E' normale che tale patrimonio debba essere valorizzato per incrementare un settore che, da più decenni, è considerato prioritario per il rilancio dell'occupazione e dell'economia campana (Ancarola T. 2006). Nonostante si riveli un certo rispetto per l'area costiera della penisola sorrentina e per alcuni punti in cui la funzione turistica assume valenza internazionale, le coste sono soggette ad un turismo balneare di massa che, pur producendo ricchezza nel breve tempo, non preserva le risorse ambientali e culturali, anzi le deturpa ed impone una pressione a volte insostenibile. E' il caso del Litorale Domizio, soggetto a partire dagli anni Ottanta, ad una speculazione edilizia senza precedenti: i "centri" sorti lungo la costa rivestono una certa importanza solo nel periodo estivo, mentre nel corso dell'anno sono assolutamente privi di funzioni (le abitazioni costituiscono quasi esclusivamente "seconde residenze" che hanno, con il loro carico di scarichi fognari e la distruzione della pineta, alterato profondamente gli equilibri preesistenti). Fenomeno analogo ma di proporzione più contenuta si riscontra anche nella costa che da Salerno si spinge fino ad Agropoli. Un turismo compatibile e non distruttivo necessita di un'accurata pianificazione e non può ridursi ad interventi improvvisati di soggetti locali poco competenti in materia. 4.2 Il programma dei porti e degli approdi turistici del golfo di Napoli, la portualità turistica in Campania La realizzazione di un sistema integrato della portualità turistica e dell intermodalità costiera è in grado di orientare il futuro della costa campana verso un modello di sviluppo sostenibile per l ambiente, efficiente per l economia ed equo per le popolazioni ed i territori coinvolti. La portualità turistica rappresenta, infatti, un elemento strategico per riqualificare l ambiente fisico anche attraverso la messa in sicurezza delle infrastrutture presenti promuovere l economia locale attraverso la creazione e/o la rifunzionalizzazione di attività economiche e risorse umane, tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale e culturale. Lo sviluppo e il potenziamento della portualità turistica richiede necessariamente la decongestione dei flussi di mobilità lungo la fascia costiera e la riorganizzazione dei sistemi di accessibilità portuale, pertanto il sistema che si intende realizzare si configura contemporaneamente come sistema turistico e sistema di trasporto alternativo (AreaVasta 2004). La portualità turistica interessa tutta la costa regionale dalla foce del Garigliano al porto di Sapri, in continuità con il sistema laziale (a nord) e con quello lucano (a sud) e per la quale sono stati individuati 10 ambiti territoriali, omogenei sotto il profilo dell identità territoriale, la cui definizione è coerente con le indicazioni programmatiche fornite dalle rispettive

12 Province e con i documenti di programmazione territoriale e, ove possibile, di pianificazione del settore. Ambito casertano: si presenta come sopravvissuto ai massicci interventi edilizi: l intensa edificazione, che a partire dagli anni 70 ha investito l area, ha prodotto numerosi dissesti ambientali al punto che gran parte delle opzioni di sviluppo locale sono subordinate ad una estesa strategia di bonifica, recupero e rinaturalizzazione dei canali e dei corsi d acqua minori, di recupero delle dune litoranee,ambito flegreo è quello che più si connota per presenza di beni archeologici, storici, artistici e architettonici accessibili dai porti, unitamente ad un insieme di aree naturalistiche,ambito napoletano: la linea di costa che segna la proiezione a mare della città di Napoli rappresenta il luogo di maggiore concentrazione e pressione antropica, in un susseguirsi di tratti dai differenti caratteri in quanto a morfologia, tipologia di paesaggio, destinazione e intensità d uso. L ambito vesuviano: si presenta come il territorio più discontinuo, con aree di straordinario interesse naturalistico, archeologico o architettonico, centri storici di grande qualità ma anche in pessime condizioni di conservazione, una moltitudine di insediamenti produttivi in gran parte dismessi o in corso di riconversione, atestimonianza in particolare di una fase di sviluppo ed espansione dell apparato produttivo che ora è potenzialmente disponibile per nuovi usi attraverso interventi di recupero e riqualificazione. La penisola sorrentino-amalfitana è costituita da due sistemi territoriali costieri a cavallo delle province di Napoli e Salerno, in parte simili ma anche con alcuni elementi di differenziazione. L intero territorio è fortemente orientato verso l economia turistica che determina scelte e modalità d uso di buona parte del territorio costiero e delle aree limitrofe più interne il cui sviluppo è, tuttavia, condizionato da frequenti problemi di dissesto idrogeologico, di erosione della costa alta e dall inadeguatezza delle reti infrastrutturali. Ambito Salernitano: il tratto di costa corrispondente al centro urbano di Salerno, ancora più che in passato, si articola in una sequenza di porti commerciale, turistico, di lungomare, di spiagge per la balneazione, senza fratture od ostacoli tra terraferma e acqua. A rischio il litorale sabbioso che va da Salerno a sud, con maggiori problemi verso Eboli, dove in alcuni punti il mare lambisce la strada provinciale costiera.ambito della Piana del Sele: il tratto di costa si presenta come un luogo di forte contraddittorietà, tra la natura e la qualità dell ambiente, da un lato, e le profonde alterazioni prodotte ancora in anni recenti dall insediamento dell uomo, dall altro. Così che per lunghi tratti la costa sabbiosa e la retrostante pineta dunale, originariamente estesa anche oltre trenta chilometri, ha lasciato spazio ad insediamenti per lo più illegali, disordinati, di bassissima qualità edilizia, legati ad una precaria economia turistica. In queste aree la riduzione delle superfici a spiaggia è avvenuta a partire dalla fine degli anni 70 con un accelerazione repentina del fenomeno negli anni 90 quando sono state registrate riduzioni dell ordine dei 6 metri per anno.l Ambito Cilentano, propaggine a mare del territorio ricadente nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che interessa il tratto costiero compreso tra Agropoli e Scario, si connota per una funzione prettamente turistica legata alla

13 diffusa presenza di mete balneari e riserve naturalistiche. In parte simile al precedente tratto della Piana del Sele ma anche differente in molti aspetti e manifestazioni, il Cilento si presenta come un territorio integro e conservato nei suoi caratteri ambientali e paesaggistici, anche se non privo di fenomeni degenerativi sulle mobilità d uso e nelle trasformazioni indotte, ma anche sottoposto a fortissime pressioni antropiche, che in alcune parti consistenti di litorale ne hanno stravolto forme e insediamenti. Ambito del Golfo di Policastro: si connota per una particolare qualità del paesaggio e della natura che lo rende suscettibile di grande valorizzazione turistica da legare tanto alla tradizione architettonica che all ambiente naturale: paesi con una storia, a volte, antecedente la civiltà greco romana e con elementi architettonici medioevali, quali cattedrali, castelli e palazzi nobiliari. Il programma quadro dei porti e degli approdi turistici del golfo di Napoli costituisce parte del PIANO DI GESTIONE INTEGRATA DELLA ZONA COSTIERA ed è stato redatto nell ambito del progetto POSIDONIA cofinanziato dalla UE come progetto pilota FESR Programma terra Elaborato dalla Provincia di Napoli, dal Comune di Napoli e dalla Autorità portuale. Con l approvazione del programma Quadro dei Porti e degli approdi, la Provincia di Napoli, unica in Italia, ha contribuito a determinare scelte importanti per il proprio sviluppo, rilanciando un settore, quello della nautica da diporto, che a fronte di un eccezionele domanda (il programma ha stimato in circa le utenze locali e di transito nel mese di Agosto) riesce a fornire una risposta del tutto inadeguata sul piano delle infrastrutture portuali( solo 3500 posti barca possono considerarsi sicuri ed efficienti). Eppure, ogni posto barca crea occupazione diretta ed indotta di almeno 4-5 unità lavorative, in un settore tradizionale per alcune aree della Provincia, che può rappresentare nuove aree di sviluppo (AreaVasta 2004). Progettare un porto turistico significa oggi riconfigurare una parte di città o di territorio che, prima di tutto si misuri correttamente rispetto ai criteri di sostenibilità ambientale relativi a quel luogo, che poi risponda precisamente ai requisiti funzionali, tecnologici e quantitativi richiesti, ma che prevalentemente sia un progetto di modificazione di un contesto che già possiede un suo carattere insediativi. In altri termini, oggi non si può più considerare un porto solo come un infrastruttura territoriale che risponde a determinati requisiti funzionali e quantitativi. In particolare per un porto turistico bisogna ricominciare a pensare in termini di spazio portuale che annulli la separazione con la città ed elimini il carattere di marginalità che, per molti porti, ha determinato la storia dell ultimo secolo, recuperando al porto quel carattere di spazio collettivo, di luogo centrale, nel transito delle comunità tra terraferma e mare. All interno del golfo di Napoli, intervenire nel sistema dei porti e degli approdi turistici, significa dunque recuperare ed esaltare le modalità di rapporto che i diversi territori avevano

14 stabilito in passato con il mare, ma significa anche attraverso i porti, recuperare e valorizzare le risorse storico-culturali e paesaggistiche del sistema territoriale a questi collegato. E dunque necessario oggi guardare sopratutto ai requisiti di qualità che un porto turistico deve possedere; si intendono requisiti di qualità quelle prescrizioni che siano il frutto di un confronto condotto in sede scientifica interdisciplinare, integrando i portati della progettazione ambientale, della geomorfologia costiera, della geologia tecnica, dell ingegneria marittima, concordando con le autorità competenti le modalità di salvaguardia e di tutela del paesaggio. La dimensione problematica della scienza moderna, che sostiene il concetto di natura come un sistema organico, fondato quindi sul dinamismo dei suoi fenomeni, informa le modalità di progetto, ponendo la questione del controllo delle alterazioni dei fattori ambientali prodotte dalle trasformazioni tecnologiche. Negli ambiti costieri, in quanto ambienti di transizione tra tre elementi (acqua, terra ed aria), si verificano più classi di fenomeni interconnessi, che determinano le dinamiche evolutive fisiche, sia di carattere antropico che naturale; il progetto di interventi che insistono su questi luoghi affronta, più che in altri contesti, il tema del rapporto dialogico tra tecnologia e ambiente, nel governo delle ricadute delle applicazioni della prima sul secondo. Un Programma Quadro rivolto alle attività turistiche si fonda su di un requisito di base quale la compatibilità ambientale degli interventi previsti, compatibilità che, oltre ad essere garantita in fase di studio delle nuove localizzazioni e delle iniziative di riqualificazione, si esprime nella definizione di indicazioni per il controllo della appropriatezza tecnologica. 5 FASE III: DEFINIZIONE DELLA STRUTTURA DEL GIS 5.1 L utilità di un Sistema Informativo Geografico nella gestione di dati ambientali La necessità di acquisire, immagazzinare ed elaborare4 i dati territoriali, di prevedere strutture organiche e rendere accesiobili gli archivi ai vari settori, hanno portato gli Enti Pubblici alla consapevolezza della necessità di adottare uno strumento, che sia di supporto alle attività di programmazione e pianificazione del territorio. I GIS rispondono in modo ottimale, a queste esigenze mettendo a disposizione nuovi ed aggiornabili elaborati cartografici. In un sistema informativo geografico l approccio ai problemi di elaborazione e gestione dei dati territoriali, quali cartografia, immagini, dati alfanumerici, cambia in modo radicale rispetto ai tradizionali metodi di gestione ed analisi dei dati ambientali. Le diverse informazioni di un GIS non essere più confinate ognuna nel proprio sistema di elaborazione ma venire relazionate ed analizzate in modo integrato

15 5.2 Il GIS e la GIZC La Gestione Integrata delle Zone Costiere è una metodologia nata sul finire degli anni sessanta con il preciso scopo di gestire ed affrontare le problematiche connesse allo sviluppo delle zone costiere ed alla salvaguardia delle risorse naturali, in accordo con i principi dello Sviluppo Sostenibile. Essa sotto alcuni aspetti può essere comparabile con la VAS, poiché deve tener conto dei Piani e dei Programmi di sviluppo e del coinvolgimento dei cosiddetti portatori di interesse; è, in definitiva, un processo decisionale, nel quale l utilizzo dei Sistemi Informativi Geografici rappresenta un valido aiuto grazie alle capacità che questi offrono nella elaborazione e sintesi dei vari tematismi. La razionalità, la disponibilità e l aggiornamento sistematico delle informazioni contenute nelle banche dati, il tutto possibile con un sistema informativo geografico, rappresentano un requisito fondamentale per una efficace gestione dell area costiera. 5.3 Come si intende strutturare il GIS per la gestione delle coste Alla luce di quanto illustrato fino ad ora si comprende quanto la gestione delle coste sia una problematica complessa sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista politicoistituzionale. Questo non deve però giustificare la completa disorganizzazione nel prendere decisioni per un territorio tanto fragile quanto importante per una nazione come l Italia che in pratica vive di mare e coste. Proprio per rendere, nei limiti del possibile, il lavoro di gestione meno complesso si ha intenzione di strutturare lo strumento o meglio una tecnologia di enorme utilità scientifica, quale il Sistema Informativo Territoriale, che sia quanto più completo possibile ma allo stesso tempo semplice da comprendere. Esistono già esempi di Gis per la gestione delle coste in Italia ed in Europa, cui si provvederà a far riferimento nei paragrafi successivi, tutti di notevole qualità e di altissimo livello scientifico, il problema resta quello di rendere facilmente comprensibili gli strumenti al più vasto pubblico possibile. Nel lavoro che si vuole definire, lo scopo principale, è di strutturare il GIS in modo tale che le competenze amministrative siano immediatamente comprensibili. Ci si propone dunque di illustrare in modo chiaro la competenza amministrativa di un determinato territorio, di poter visualizzare quali siano gli enti preposti alla gestione di Quel tratto di costa e di quali siano i piani ed i programmi in cui sono previste le opere da realizzare nella zona interessata, l utilizzo di fotografie che siano di supporto per il monitoraggio.

16 5.4 Le aree tematiche che si utilizzeranno nel Sistema Informativo Geografico Le successive aree tematiche sono quelle delineate da progetti simili dalla Regione Emilia-Romagna. Si pensa di creare un progetto in cui ciascuna delle aree tematiche sarà rappresentate da delle View a cui saranno collegati dei database che contengano le sottovoci di ciascuna area tematica. Si pensa di aggiungere delle View in cui siano presenti le divisioni amministrative ed altre in cui si possano rapprentare gli aspetti demografici e sociologici inerenti l area in questione. Aree tematiche : Geologia, idrogeologia ed ingressione salina Caratterizzazione geologica e geomorfologica della fascia costiera emersa e sommersa in termini di evoluzione del territorio: bacini idrografici; subsidenza; idrologia e idrogeologia; morfodinamica dei litorali; sedimentologia; biocenosi. Difesa della fascia costiera: ricostituzione del profilo delle spiagge mediante opere di ripascimento; programmazione degli interventi di mantenimento; gestione delle opere di protezione costiera; gestione dei sedimenti sottocosta. caratterizzazione dei giacimenti sommersi di sabbie come potenziali riserve utilizzabili ai fini del ripascimento. Valutazione degli interventi di ripristino e mitigazione di aree sensibili e/o compromesse Utilizzo compatibile del Demanio Marittimo Valutazione della Pericolosità Integrata e del Rischio Gestione integrata della risorsa idrica a livello di bacino Sistema di monitoraggio, controllo e verifica Carichi inquinanti afferenti al sistema costiero, gestione risorse idriche (depurazione e riutilizzo acque usate) e reti di monitoraggio e controllo

17 Problemi e Rischi di portualità, trasporto marittimo e navigazione sicurezza nella navigazione, attracco, attività di carico/scarico nei porti procedure ottimali volte a ridurre l inquinamento nei porti riduzione degli scarichi in mare dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico allestimento, adeguamento o miglioramento della disponibilità e dell utilizzo degli impianti portuali di ricezione, raccolta e stoccaggio dei rifiuti dalle navi Aumento del livello di rispetto delle norme e della legalità Protezione internazionale di particolari aree marine e costiere ad alta valenza naturalistica, economica e culturale dai rischi derivanti dal trasporto marittimo pericoloso Miglioramento degli standard qualitativi e delle condizioni operazionali delle navi trasportanti carichi inquinanti e/o pericolosi nelle aree marine a rischio Tutela ed allargamento degli habitat naturali (parchi costieri) e della biodiversità Protezione dei valori biologici ed ecologici Recupero, mantenimento e incremento dei valori biologici ed ecologici in precedenza esauriti o perturbati dalle attività umane Promozione dell uso sostenibile delle risorse Monitoraggio, ricerca, educazione e formazione Forme di ricreazione e turismo compatibili con l ambiente Turismo sostenibile Pianificazione e gestione integrata delle attività collegate al turismo Valorizzazione turistico-ambientale delle zone costiere e marketing territoriale Adozione di sistemi di gestione ambientale dell impresa turistica Pesca ed acquacoltura Razionalizzazione delle attività di prelievo ed allevamento con particolare attenzione a: Riduzione degli impatti riduzione dello sforzo di pesca incremento della selettività degli attrezzi Agricoltura sostenibile Contenimento inquinamento diffuso Contenimento erosione e subsidenza Sviluppo attività agricole sostenibili in zone costiere Risparmio idrico per l irrigazione e miglioramento dell efficienza delle reti di distribuzione

18 Politiche energetiche Ottimizzazione nella gestione delle risorse energetiche Urbanizzazione costiera e trasporto Introduzione di elementi di sostenibilità ambienta le e territoriale nei contenuti degli strumenti di pianificazione e applicazione di procedure di valutazione strategica di sostenibilità ambientale e territoriale (Valsat/VAS) al sistema della pianificazione Monitoraggio e bilancio dell'evoluzione del sistema insediativo; della attuazione, della efficacia e degli impatti degli strumenti di pianificazione Rinnovo ed adeguamento della strumentazione urbanistica e territoriale per concorrere "Gestione integrata delle zone costiere" Razionalizzazione e qualificazione dei servizi pubblici ambientali Gestione integrata su vasta area delle risorse idriche Razionalizzazione collegamenti e mobilità pubblico/privata nel sistema costiero 5.5 Progetti esempio..archeomar e GIZC in Lazio Risulta utile considerare infine, alcuni progetti simili già sviluppati: 5.5.1Gis per la tutela del patrimonio archeologico sommerso. Progetto ARCHEOMAR ( Adalberto Console, Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per i Beni Archeologici ) L obiettivo del progetto è stato quello di costituire un importante strumento di conoscenza, tutela e prevenzione del patrimonio archeologico sommerso nei fondali marini meridionali. Sul piano metodologico il progetto si caratterizza per gli aspetti di integrazione di conoscenze, ricerca originale, operatività, scalabilità, esportabilità dei deriverables. Con il progetto sono state prodotte circa 520 schede di siti documentati, comprese circa 300 schede di siti oggetto di indagine e prospezione in mare posizionati utilizzando strumenti di bordo tecnologicamente avanzati e la piattaforma ArcGIS 8.2 di ESRI. L'obiettivo dichiarato del progetto è nella stessa denominazione "Censimento dei beni archeologici sommersi nei fondali marini delle coste delle regioni Campania, Basilicata, Puglia e Calabria (Legge 8 novembre 2002, n.264), realizzato mediante la produzione e organizzazione in modalità informatica di dati territoriali e complessi allegati multimediali. Sul piano metodologico il progetto si caratterizza per gli aspetti di integrazione di conoscenze, ricerca originale, operatività e scalabilità / esportabilità.

19 Sul piano dei contenuti le componenti essenziali che hanno definito le quattro diverse fasi in cui, anche temporalmente, si è articolato il progetto, sono state: Fase 1: Raccolta del materiale e delle informazioni disponibili provenienti da archivi (dati da progetti progressi e altri dati custoditi presso le Soprintendenze o presso altri Enti); realizzazione di un Sistema Informativo Territoriale (SIT); organizzazione e delle dei dati pregressi all'interno del SIT, identificazione dei del siti da investigare - Fase 2: Investigazione dei siti attraverso campagne d'indagine in mare - Fase 3: Interpretazione e restituzione dati, formazione, sensibilizzazione - Fase 4: Diffusione dell informazione, distribuzione del sistema alle Forze dell Ordine (Nuclei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Guardia di Finanza - Unità Navali, Capitanerie di Porto); pubblicazione dei dati mediante webgis, formazione, comunicazione e divulgazione La GIZC della Regione Lazio L obiettivo principale è stato il riconoscimento di contesti costieri omogenei per caratteristiche naturali, ambientali, storico-culturali, insediativo territoriali e socioeconomiche. Per prima cosa è stato necessario definire in modo chiaro, univoco e condiviso, quali fossero i confini della zona costiera, o meglio, cosa si intende con questo termine. Il primo problema da affrontare è stato quello dei limiti amministrativi da considerare, poiché la ICZM è un processo di pianificazione (inteso nel senso più ampio del termine) e pertanto le scelte politiche di intervento sul territorio devono avere un preciso riferimento istituzionale. Si è deciso pertanto di adottare il criterio in base al quale venisse considerata come zona costiera quell area che ha come limite inferiore la batimetrica dei 150 m e come limite superiore la isoipsa dei + 15 m, corrispondenti alle aree coinvolte nei processi di fluttuazione marina del Quaternario. Per arrivare all individuazione di tale area si è lavorato in ambiente GIS, visualizzando il DEM della Regione Lazio e ricostruendo il modello digitale del fondale marino, attraverso la digitalizzazione delle isobatimetriche dalle Carte Nautiche. I tematismi utilizzati per la caratterizzazione sono stati: Geologia, idrogeologia e geomorfologia Erosione costiera Biodiversità Sistema di protezione Infrastrutture Espansione urbanistica Forza/debolezza socio-economica Piani e Progetti

20 L utilizzo del GIS è stato di fondamentale importanza poiché ha permesso la integrazione di un considerevole numero di dati geografici, permettendo di evidenziare le aree a maggiori problematiche dal punto di vista ambientale e socio-economico, e dimostrandosi un valido strumento di sintesi utile ai fini della pianificazione delle aree costiere.( Bruno Bellisario Università degli Studi della Tuscia ) 6 CONCLUSIONI In funzione di quanto esposto finora, si può comprendere che la problematica della gestione costiera è un tema di notevole importanza, che ha suscitato l interesse della comunità europea ed internazionale. Anche in Italia alcune Regioni hanno già investito molto per la salvaguardia delle coste, ciò significa, che una regione come la Campania, che come si è detto nei precedenti paragrafi, è dotata di un patrimonio costiero di inestimabile valore, deve investire in questa risorsa, dunque con tale ricerca si vuol lavorare ad una procedura che sia utile a tal fine. Anche in funzione degli esempi esposti, e delle direttive comunitarie e nazionali in merito si comprende che l utilizzo del Gis per la Gestione costiera non solo è una efficiente opportunità, ma soprattutto un obbligo cui altre regioni italiane già hanno ottemperato, cui anche la Campania si spera si adegui il prima possibile. Nelle successive fasi della ricerca ci si propone di utilizzare la Geographical Information Science per poter implementare la struttura definita nella terza fase della ricerca, e di applicarla alla gestione costiera della Provincia di Napoli, considerando fra i fattori principali che incidono sulle coste campana lo sviluppo sostenibile della portualità turistica. BIBLIOGRAFIA Maria Rosaria D Ambrosi, Maurizio Renzi.(Gennaio-Giugno 2002) La riqualificazione delle fasce litoranee, AreaVasta, 5, Gruppo Tecnico Assessorato ai Trasporti della Campania. ( 2004 ) Linee programmatiche per lo sviluppo del sistema integrato della portualità turistica, AreaVasta,8-9, Eugenio Pugliese, Vittoria Biego, Renato Marconi. ( 2004 ) Portualità turistica e protezione dei litorali, AreaVasta,8-9, Maurizio De Gennaro. (marzo/aprile 2006) Programmi regionali per lo sviluppo dell Informazione Territoriale, Mondo Gis, 55, Luciano Archetti, Fabio Iroldi. (marzo/aprile2006) Il Sistema Informativo su Web in continua evoluzione per la caccia e la pesca nella Provincia di Brescia, Mondo Gis,53, 46-47

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