Quaderni SEMeQ. E. Baici G. Casalone S. Comi. Carriera scolastica ed esiti occupazionali di una generazione di giovani novaresi.

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1 Quaderni SEMeQ E. Baici G. Casalone S. Comi Carriera scolastica ed esiti occupazionali di una generazione di giovani novaresi Luglio 2009 Quaderno n. 18/2009

2 Stampato in proprio presso la Segreteria del Dipartimento di Scienze Economiche e Metodi Quantitativi, Università degli Studi del Piemonte Orientale A. Avogadro I Lavori pubblicati nella collana riflettono esclusivamente le opinioni degli autori e non impegnano la responsabilità del Dipartimento SEMeQ. Dipartimento di Scienze Economiche e Metodi Quantitativi Via E. Perrone Novara Tel. 39 (0) Fax 39 (0) segreteria.dsemeq@unipmn.it

3 Carriera scolastica ed esiti occupazionali di una generazione di giovani novaresi Eliana Baici, Giorgia Casalone e Simona Comi

4 Indice Premessa... pag Introduzione... pag L indagine sui giovani novaresi... pag I percorsi di studio... pag L esame di terza media... pag La decisione di non proseguire oltre la scuola dell obbligo... pag La scuola secondaria superiore... pag La scelta dell indirizzo... pag Esiti della scelta della scuola superiore: i drop-out... pag I cambi di scuola superiore... pag L esame di maturità... pag La decisione di iscriversi all università... pag La performance universitaria... pag I corsi di formazione... pag Il sistema italiano della formazione professionale... pag La strategia empirica adottata... pag Caratteristiche dei frequentanti corsi di formazione... pag Chi li sceglie e che esiti hanno... pag Esiti occupazionali... pag Conclusioni...pag. 101 Riferimenti bibliografici...pag. 107 APPENDICE: LA RIFORMA DEL SISTEMA SCOLASTICO...pag

5 Premessa La disponibilità di capitale umano condiziona in maniera determinante lo sviluppo di una società e pertanto individuare gli strumenti più idonei a stimolare sempre maggiori investimenti in questa direzione da parte degli individui e delle imprese è divenuta una priorità dell azione di politica economica. Per quanto riguarda il nostro paese questa necessità è ancora più urgente in quanto una delle sue principali criticità è rappresentata proprio dai bassi tassi di scolarizzazione della popolazione e da un relativamente rispetto agli altri paesi avanzati basso investimento in formazione da parte delle imprese. Diversi studi economici e sociologici mostrano come le scelte di istruzione siano condizionate dal background familiare, in termini di livello di istruzione, reddito, ma anche aspettative dei genitori. Il contesto socio-economico e culturale in cui i ragazzi sono inseriti incide anche sul loro apprendimento e influenza le loro prospettive future, vista l importanza della rete di relazioni familiari per l inserimento nel mercato del lavoro, limitando in questo modo la mobilità sociale. Per valutare l importanza relativa del background familiare rispetto all abilità individuale e a tutti gli altri fattori da cui dipende la scelta e la lunghezza dei percorsi scolastici/formativi, abbiamo realizzato l Indagine studio, lavoro e interazioni sociali di una Generazione di Giovani Novaresi (IGGN), intervistando 1700 giovani nati nel 1982 e 1983, residenti in provincia di Novara. Ci aspettiamo che essa contribuisca a colmare il fabbisogno di conoscenza per la predisposizione di politiche scolastiche e del mercato del lavoro a livello locale, consentendo all operatore di politica economica di individuare le modalità di intervento più adeguate per orientare le scelte ed indirizzare l impegno dei giovani, ma anche le misure per fare in modo che il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro sia il più rapido possibile e i giovani possano ottenere dal loro investimento in istruzione il ritorno sperato. A questa ricerca, realizzata presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Metodi Quantitativi dell Università degli Studi del Piemonte Orientale, oltre alle scriventi, hanno contributo il dott. Luigi Spezia, che ha costruito il campione degli intervistati a partire dalle liste elettorali, e la dott.ssa Cinzia Mainini, che ha collaborato in questa fase. Fondamentale è risultato il supporto della Prefettura di Novara ed in particolare del dott. Mariano Savastano, che ringraziamo di cuore per averci consentito di consultare le liste elettorali. Un ringraziamento particolare va alla Provincia di Novara e alle assessore Valeria Galli e Paola Turchelli, che fin dall inizio hanno creduto in questo progetto, tanto da finanziarne l avvio. Il nostro lavoro non finisce qui, contiamo di utilizzare questa banca dati per rispondere ad altri importanti interrogativi sul mondo giovanile. 2

6 1. Introduzione L istruzione e la formazione consentono agli individui di accrescere il proprio capitale umano e per questa via i ritorni - economici ed in termini di soddisfazione - che traggono dalla partecipazione all attività produttiva. Ai vantaggi privati vanno aggiunti quelli sociali, dal momento che i sistemi economici che dispongono di elevate professionalità risultano particolarmente efficienti ed innovativi, mostrando alti tassi di crescita del reddito ed in generale migliori condizioni di vita. I canali attraverso cui il capitale umano favorisce lo sviluppo delle economie sono peraltro molteplici: innanzitutto la disponibilità di competenze elevate consente l introduzione di nuove tecnologie, infatti i metodi di produzione più avanzati richiedono professionalità più complesse ed evolute, senza le quali le innovazioni non potrebbero essere adottate; la disponibilità di competenze elevate migliora la struttura produttiva e la capacità delle produzioni di penetrare i mercati internazionali, il che a sua volta accresce le opportunità di conoscere ed innovare; nei paesi in cui il livello di scolarità è alto in genere si osserva una maggiore coesione sociale ed una più elevata stabilità politica; maggiore è il grado di scolarità e maggiore è l attenzione che le persone pongono alla propria salute: una popolazione più istruita è in genere più sana. Una delle criticità del nostro sistema economico è rappresentata dai bassi tassi di scolarizzazione della popolazione come risulta chiaramente dal confronto tra i livelli di istruzione raggiunti dalla popolazione italiana e quelli che si riscontrano nei trenta paesi che partecipano all Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (da ora in poi OECD per Organisation for Economic Co-operation and Development), laddove lo svantaggio maggiore si evidenzia con riferimento alla quota di persone che hanno conseguito la laurea. L Italia nel contesto internazionale appare una delle realtà con il minor numero di individui che - sul totale della popolazione - hanno portato a termine un percorso universitario (12 per cento), con l aggravante che la differenza tra le generazioni giovani (tra i 25 e i 34 anni) e quelle più anziane (tra i 45 e i 54 anni) è ancora estremamente modesta (Figura 1). Tuttavia la situazione appare in rapido mutamento negli ultimi anni, tanto che nel 2002 il 26 per cento dei 23-enni possedeva una laurea (Figura 2). 3

7 Figura 1. Popolazione con un titolo di studio universitario per classi di età (2003) (valori in percentuale) Note: 1. Anno di riferimento: I paesi sono in ordine decrescente rispetto alla percentuale di popolazione di anni che ha un titolo di studio universitario. Fonte: OECD, Education at a glance Un quadro più confortante, benché non troppo dissimile in termini relativi, emerge dall analisi della popolazione che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore (Figura 3). Nel 2002 l Italia si colloca al sestultimo posto con un 44 per cento della popolazione che possiede almeno questo titolo di studio, rispetto al 66 per cento della media dei paesi appartenenti all OECD. Ancora una volta per le fasce di età più giovani la tendenza a conseguire almeno un diploma è maggiore, ma poiché questo è un fenomeno generalizzato, è prevedibile che ci vorrà ancora molto tempo affinché il gap con gli altri paesi si chiuda. In ogni caso nel 2002 oltre l 80 per cento dei diciannovenni italiani possedeva un titolo di scuola secondaria superiore. Che cosa può spingere una persona ad istruirsi? La teoria economica studia le scelte scolastiche utilizzando le stesse categorie impiegate per l analisi degli investimenti, alla luce del fatto che acquisire istruzione richiede l impiego di risorse i cui ritorni sono incerti, perché ottenibili solo a distanza di tempo. In questa logica la decisione di istruirsi è il risultato della valutazione di un investimento in capitale umano, che l individuo realizzerà qualora i benefici siano superiori ai costi. 4

8 Figura 2. Percentuale di 23enni che hanno conseguito la laurea per durata del corso di studi (2002) 60 % da tre a meno di 5 anni da 5 a 6 anni Più di sei anni 50 Media dei paesi Australia Finland1 Iceland Poland Denmark1 Norway United Kingdom Ireland2 Sweden Hungary3,4 Japan 1.Anno di riferimento da 5 a 6 anni include anche programmi che durano più di 6 anni. 3. da 3 a 5 anni includea nche le altre due categorie(5-6, e +di 6) 4. Il tasso di conseguimento lordo può comprendere il doppio conteggio degli individui. I paesi sono in ordine decrescente di tasso di conseguimento della laurea. Source: OECD Education at a Glance Table A3.1. United States Spain Italy1 France Slovak Republic4 Switzerland Germany Austria Czech Republic4 Turkey Tradizionalmente tra i costi dell investimento vengono considerati sia quelli di natura monetaria che quelli non monetari. A loro volta i costi monetari vengono distinti in costi monetari diretti (tasse scolastiche, libri, costi di trasporto, vitto, alloggio, etc.) ed indiretti, peraltro i più rilevanti perché quantificano il mancato guadagno, che sopporta chi intende rimanere nel sistema scolastico anziché inserirsi nel mercato del lavoro. I costi non monetari sono relativi essenzialmente all impegno necessario per portare a termine con successo il percorso intrapreso. A fronte dei costi sostenuti, l individuo si attende dei benefici, la cui natura, ancora una volta, può essere monetaria o non monetaria. Nella prima categoria rientra il flusso dei redditi futuri: ogni individuo sa che con un titolo di studio più elevato è spesso possibile guadagnare retribuzioni più elevate. Peraltro una maggiore istruzione, al di là del ritorno economico, può accrescere la probabilità di impiego e/o consentire di accedere a posizioni lavorative più appetibili, in termini di tipologia contrattuale (a tempo indeterminato piuttosto che determinato, ad es.), mansione ricoperta, responsabilità e pertanto soddisfazione, ma anche qualità dell ambiente fisico e sociale. Ad un titolo di studio più elevato è altresì spesso legato un maggiore prestigio sociale ed in ogni caso la gratificazione che consegue dall essere più acculturati. 5

9 Figura 3. Popolazione con almeno il titolo di studio secondario, per classe di età (2003) 1 (valori in percentuale). Note: 1. Anno di riferimento Escludendo il livello ISCED Escludendo alcuni diplomi ISCED3. I paesi sono in ordine decrescente rispetto alla percentuale di popolazione di 25-34enni con un diploma di scuola secondaria superiore. Fonte: OECD, Education at a Glance In base a questo tipo di analisi, se osserviamo che un individuo decide di iscriversi, ad esempio, all università ne dobbiamo dedurre che i benefici che valuta di conseguire nel corso della sua carriera lavorativa superano i costi che dovrà sopportare per portare a termine il curriculum. Scelte diverse, in termini di percorsi scolastici, da parte di due individui ugualmente capaci, per i quali sono quindi identici i costi di apprendimento, secondo questa teoria nascondono diversità nella sostenibilità finanziaria della scelta da parte della famiglia: a parità di abilità, i figli di genitori abbienti studieranno di più rispetto a quelli provenienti da famiglie a reddito inferiore. L importanza del background familiare sulle scelte di istruzione degli individui ha trovato ampio riscontro in letteratura; molti studi mettono altresì in luce, come non sia solo il potere economico, ma anche le aspettative dei genitori e la valutazione che essi danno dei diversi titoli di studio a condizionare le decisioni dei giovani in termini di caratteristiche e lunghezza dei percorsi educativi. Il contesto socio-economico e culturale in cui i ragazzi 6

10 sono inseriti incide anche sul loro apprendimento e condiziona altresì le loro prospettive future, vista l importanza della rete di relazioni familiari per l inserimento nel mercato del lavoro. Tutto ciò potrebbe generare sovrainvestimenti in istruzione da parte di persone poco abili, ma appartenenti a famiglie benestanti e/o istruite e contestualmente sottoinvestimenti da parte di individui capaci, ma provenienti da realtà a basso reddito e/o in cui l investimento in istruzione è valutato troppo rischioso. La conseguenza di questi comportamenti è la riduzione della mobilità sociale e minori livelli di produttività rispetto a quelli che si potrebbero raggiungere qualora tutti gli individui potessero esprimere le loro effettive potenzialità. Poiché il sistema scolastico italiano è prevalentemente pubblico, i costi diretti dell istruzione sono relativamente bassi ed è pertanto ragionevole attendersi che le differenze in termini di scelte educative tra individui siano principalmente imputabili alla capacità di sostenere i costi indiretti (mancato guadagno), nonché alle diverse abilità ad apprendere ed ai benefici attesi. Gli studi disponibili su questi temi confermano anche per il nostro paese l importanza del contesto socio-economico e familiare sulle performance scolastiche e le prospettive di carriera dei giovani (Si veda Checchi, 2003a) Tutto ciò premesso, si osserva che in Italia il ritorno dell istruzione è inferiore a quello che si può ottenere in altri paesi sotto molti profili, per cui a nostro avviso una spiegazione per i più bassi livelli di istruzione va cercata anche in altri direzioni e, di conseguenza, gli auspicabili interventi di politica economica dovrebbero essere molteplici. L ultima indagine PISA realizzata dall OECD 1 mostra che il nostro sistema scolastico è meno efficace rispetto ad altri in termini di competenze matematiche acquisite 1. PISA (Program for International Student Assessment) è un'indagine internazionale comparata, promossa dall'oecd, sulle competenze funzionali dei quindicenni scolarizzati. In ogni ciclo di PISA si valutano i tre ambiti della lettura, della matematica e delle scienze, ma se ne approfondisce uno a rotazione (la lettura in PISA 2000, la matematica in PISA 2003 e le scienze in PISA 2006) in modo da avere un quadro dettagliato dei risultati degli studenti in ciascun ambito di competenza ogni nove anni. La rilevazione avviene attraverso prove scritte strutturate che durano due ore. Per competenze matematiche si intende la capacità di identificare e comprendere il ruolo che la matematica gioca nel mondo reale, di operare valutazioni fondate e di utilizzare la matematica e confrontarsi con essa in modi che rispondono alle esigenze della vita di quell individuo in quanto cittadino che esercita un ruolo costruttivo, impegnato e basato sulla riflessione. PISA definisce la competenza di lettura (reading literacy) come la comprensione e l utilizzazione dei testi scritti e la riflessione su di essi al fine di raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e svolgere un ruolo attivo nella società. Per competenza scientifica (scientific literacy) si intende la capacità di utilizzare conoscenze scientifiche, di identificare domande (che hanno senso scientifico) e di trarre conclusioni basate sui fatti, per comprendere il mondo della natura e i cambiamenti ad esso apportati dall attività umana e per aiutare a prendere decisioni al riguardo. Infine per problem solving si intende la capacità di un individuo di mettere in atto processi cognitivi per affrontare e risolvere situazioni reali e interdisciplinari, per le quali il percorso di soluzione non è immediatamente evidente e nelle quali gli ambiti di competenza o le aree curriculari che si possono applicare non sono all interno dei singoli ambiti della 7

11 dagli studenti: i risultati ottenuti dai quindicenni italiani in questo test li posizionano al quartultimo posto tra i trenta paesi OECD; peggio si classificano solo i ragazzi greci, turchi e messicani (Figura 4). Figura 4. Distribuzione della perfomance in matematica nel test OECD PISA (2003) 550 Performance in matematica misurata sulla scala OECD PISA Punteggio medio sulla scala delle capacità matematiche intervalle di confidenza al 95% del punteggio medio 350 Finland Korea Netherlands Japan Fonte: OECD, Education at a Glance Canada Belgium Switzerland Australia New Zealand Czech Republic Iceland Denmark France Sweden Austria Germany Ireland Slovak Republic Norway Luxembourg Poland Hungary Spain United States Portugal Italy Greece Turkey Mexico Peraltro questa cattiva performance si registra nonostante il nostro paese destini al sistema scolastico un ammontare di risorse che, se si esclude l università, è in linea con la media degli altri paesi come risulta dall analisi del gruppo di ricerca Mipa (2006) (Tabella 1). Pur tenendo conto del fatto che sia i risultati dei test sia la distribuzione territoriale delle risorse è abbastanza differenziata tra le diverse regioni del nostro paese, la performance degli studenti italiani non appare correlata all entità della spesa. matematica, delle scienze o della lettura. Con l insieme delle domande di ciascun ambito di literacy valutato sono state costruite scale di competenza, suddivise in livelli di difficoltà crescente, che corrispondono a livelli crescenti di capacità da parte degli studenti. Tali scale (con media 500 e deviazione standard 100) consentono di avere un quadro più dettagliato della distribuzione degli studenti e di descrivere quello che sanno e non sanno fare coloro che si collocano a ciascun livello. 8

12 Tabella 1. Spesa complessiva per studente ai vari livelli scolastici Italia infanzia elementare media inferiore media superiore Gruppo Invalsi-Mipa euro solo spesa pubblica anno OECD 2005, Education at a Glance US$ convertiti usando PPP=0.82 /1 $ - solo spesa pubblica anno 2002 Fonte: elaborazioni del gruppo di ricerca MIPA Dobbiamo inoltre osservare che la non adeguata preparazione degli studenti italiani, per quanto riguarda l istruzione obbligatoria, non sembra dipendere dal numero di ore di lezione, al contrario, il nostro sistema scolastico è quello caratterizzato dalla maggiore permanenza in aula (Figura 5). Figura 5. Numero cumulativo di ore di istruzione nella scuola pubblica per gli alunni da 7 a 14 anni (2003) Finland Poland Norway Denmark Japan Sweden Korea Hungary Germany Slovak Republic Iceland Luxembourg Spain Belgium (Fl.) Turkey Portugal England 1 Ireland France Mexico Greece Belgium (Fr.) New Zealand Scotland Australia Netherlands Italy numero di ore di istruzione Note: 1. anno di riferimento 2002; i paesi sono ordinati in ordine crescente in base alle ore di istruzione. Fonte: OECD, Education at a Glance

13 La cattiva performance scolastica dei nostri studenti non è neppure imputabile alla qualità dell insegnamento, se la misuriamo in termini di rapporto studenti/docenti: i nostri insegnanti, soprattutto nella scuola dell obbligo, devono infatti seguire un numero relativamente basso di studenti. Figura 6. Rapporto studenti/docenti per livello di istruzione Istruzione primaria Numero di studenti per docente in full time equivalents Hungary Luxembourg Denmark Italy Iceland Norway Poland Greece Sweden Belgium Spain Austria United States Netherlands Australia Istruzione secondaria inferiore Numero di studenti per docente in full time equivalents Hungary Luxembourg Istruzione secondaria superiore Numero di studenti per docente in full time equivalents Hungary Luxembourg Istru<ione terziaria Numero di studenti per docente in full time equivalents Hungary Luxembourg Media di tutti i paesi Denmark Italy Iceland Norway Poland Greece Sweden Belgium Spain Austria United States Netherlands Australia Finland Czech Republic Germany Denmark Italy Iceland Norway Poland Greece Sweden Belgium Spain Austria United States Netherlands Australia Finland Czech Republic Denmark Italy Iceland Norway Poland Greece Sweden Belgium Spain Austria United States Netherlands Australia Finland Czech Republic 10 Finland Czech Republic Germany Ireland France Slovak Republic Media di tutti i paesi Media di tutti i paesi Media di tutti i paesi New Zealand Japan United Kingdom Turkey Mexico Korea Ireland France Slovak Republic New Zealand Japan United Kingdom Turkey Mexico Korea Germany Ireland France Slovak Republic New Zealand Japan United Kingdom Turkey Mexico Korea Germany Ireland France Slovak Republic New Zealand Japan United Kingdom Turkey Mexico Korea Note: Dato mancante in assenza di barra. I paesi sono in ordine crescente di studenti per docente nella scuola primaria. Fonte: OECD, Education at a Glance 2005.

14 Bisogna tuttavia osservare che l impegno dei docenti italiani non appare sufficientemente stimolato dalla loro retribuzione, che è adeguata solo in termini orari (rimanendo comunque inferiore a quella della maggior parte dei paesi dell Europa centrale), grazie al fatto che in Italia gli insegnanti percepiscono uno stipendio annuo relativamente basso, ma hanno un orario di lavoro altrettanto ridotto (Figura 7). Si potrebbe quindi essere spinti a concludere che la relativamente scarsa efficacia del nostro sistema scolastico, soprattutto in termini di acquisizione di competenze matematiche e di capacità di risolvere i problemi da parte dei nostri studenti, potrebbe essere una delle cause della minore istruzione della popolazione italiana: è razionale decidere di non proseguire troppo negli studi se la scuola può rivelarsi una perdita di tempo in quanto poco idonea a trasferire importanti competenze; istruirsi in questo contesto risulterebbe particolarmente oneroso alla luce dei potenziali ritorni. Queste indicazioni rendono pertanto auspicabile un intervento sui programmi scolastici e le metodologie didattiche al fine di garantire un apprendimento più efficace da parte dei nostri ragazzi. Figura 7. Salario orario degli insegnanti per livello di istruzione (2003) Espressi in Dolari americani Istruzione primaria Istruzione secondaria inferiore Scuola secondaria superiore Note: il salario orario è ottenuto dividendo il reddito annuale degli insegnanti delle scuole pubbliche per il numero netto di ore lavorate all anno, per un insegnante con 15 anni di anzianità trasformato in dollari. I paesi sono in ordine decrescente di salario orario degli insegnanti nelle scuole secondarie superiori. Fonte: OECD, Education at a Glance

15 Estendiamo ora il confronto internazionale sul versante dei benefici. I tassi di occupazione 2, che quantificano le opportunità offerte dal mercato del lavoro, segnalano che le chance di trovare un impiego aumentano in tutti i paesi con il titolo di studio (Tabella 2): l 88 per cento dei laureati è occupato nei paesi OECD, contro il 66 per cento di chi consegue al più l istruzione primaria. Anche in questo caso, come spesso accade nel mercato del lavoro, esiste un effetto di genere: il divario è più ampio per le laureate se confrontate con le donne che hanno solo l istruzione primaria, 79 contro il 39 per cento. Per quanto riguarda la situazione specifica del nostro paese, stime della probabilità di impiego (Checchi, 2003) mostrano che, a parità di altri fattori (caratteristiche socio-demografiche ed area territoriale), essa aumenta soprattutto con l acquisizione di un diploma (+ 9,1 per cento rispetto alla licenza elementare) e con la laurea (+ 5,9 per cento); il curriculum e il voto sembrano meno rilevanti. Tabella 2. Tassi di occupazione per livello di istruzione della popolazione tra i 25 e i 64 anni di età (2003) Francia Germania Giappone Italia Regno Unito Stati Uniti Istruzione primaria Istruzione secondaria inferiore Istruzione secondaria superiore Istruzione terziaria Tutti i livelli di istruzione Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine Maschi Femmine c Maschi Femmine Media Maschi OECD Femmine Divario It Maschi = = -12 media OECD Femmine = -33 Fonte: OECD Education at a Glance La possibilità di trovare un occupazione è influenzata anche dalle condizioni oggettive presenti nel mercato del lavoro. I tassi di disoccupazione 3 per titolo di studio ci consentono di vedere l effetto dell istruzione sulla probabilità di inserimento nel mercato 2 Calcolato come rapporto tra occupati e popolazione. 3 Numero di disoccupati/ Forza lavoro (occupati+disoccupati). 12

16 del lavoro. Essi si riducono all aumentare del livello di istruzione, come mostra la Tabella 3: si passa dal 9,5 per cento per coloro che sono in possesso di un titolo di scuola primaria al 3,6 per cento dei laureati; per le donne queste percentuali risultano pari, rispettivamente, all 11,1 ed al 4,1. In Italia la situazione delle donne è sostanzialmente peggiore rispetto a quella che si registra negli altri paesi OECD e questo nonostante i tassi di partecipazione siano più bassi nel nostro paese, il che indica uno svantaggio in termini di opportunità. Il tasso di disoccupazione delle laureate è infatti pari al 7,2, cioè quasi doppio rispetto alla media OECD; un tasso di disoccupazione così elevato rischia di ridurre l incentivo all investimento in istruzione terziaria da parte delle donne. Tabella 3. Tasso di disoccupazione per livello di istruzione e genere (2003) Francia Germania Giappone Italia Regno Unito Stati Uniti Istruzione primaria Istruzione secondaria inferiore Istruzione secondaria superiore Istruzione terziaria Tutti i livelli di istruzione Maschi 12,3 10,2 7,2 6,7 7,5 femmine 14,1 13,1 7,7 7,5 9,8 Maschi 26,2 20,2 8,5 4,5 10,0 femmine 21,9 13,9 10,3 5,4 9,7 Maschi 8,0 5,5 3,1 5,1 femmine 4,6 5,3 3,3 4,7 Maschi 8,3 6,1 4,7 3,6 5,5 femmine 15,0 13,6 8,3 7,2 10,5 Maschi 9,4 8,5 3,0 2,7 4,2 femmine 21,5 4,8 2,7 2,0 3,2 Maschi 10,1 9,1 6,7 3,2 5,8 femmine 10,3 10,7 5,4 2,8 4,8 Media Maschi 9,0 9,8 5,4 3,6 5,6 OECD femmine 11,1 11,0 7,0 4,1 6,6 Divario It Maschi -0,7-3,7-0,7 = -0,1 media OECD femmine +3,9 +2,6 +1,3 +3,1 +3,9 Fonte: OECD, Education at a Glance Per meglio comprendere questo fenomeno, consideriamo come i 13 tassi di disoccupazione variano per titolo di studio e ripartizione geografica (ISTAT, 2005) 4. La Tabella 4 mostra che i dati aggregati nascondono situazioni estremamente eterogenee a livello dei mercati del lavoro locali, come si può evincere confrontando il tasso di disoccupazione delle donne laureate nel Nord Ovest (3,5 per cento) con quello delle donne laureate nel Meridione (12, 5 per cento) che è pari a più del triplo. Nonostante l elevata 4 I dati di tabella B e C si riferiscono ad un anno e a un campione diverso (25-59 anni di età) e quindi non sono direttamente confrontabili.

17 variabilità, all interno di ogni area geografica, i laureati e le laureate mostrano sempre tassi di disoccupazione più bassi rispetto a chi possiede un titolo di studio inferiore. I percorsi scolastici sono certamente importanti, ma poiché l Italia è un paese caratterizzato da una scarsa mobilità dei lavoratori, la carriera di ogni individuo è fortemente influenzata anche da come ha compiuto i suoi primi passi nel mercato del lavoro. Diverse indagini sia a livello nazionale che locale si sono occupate dell inserimento professionale dei giovani con diversi livelli di istruzione. Le più rappresentative sono l indagine ISTAT sull inserimento professionale dei laureati e dei diplomati, le cui informazioni scaturiscono da interviste a tre anni dal conseguimento del titolo, e l indagine condotta dal consorzio Alma Laura sui laureati degli Atenei che aderiscono al consorzio stesso. Tabella 4. Tassi di disoccupazione per titolo di studio e ripartizione geografica (2004) Nessun titolo/ licenza elem. Licenza media Diploma di scuola superiore Laurea Totale Maschi Nord-ovest 4,5 3,8 3,1 2,2 3,4 Nord-est 3,5 2,6 2,2 2,6 2,5 Centro 5,5 5,3 4,9 3,6 4,9 Mezzogiorno 13,7 13,3 11,0 7,0 11,9 Totale 8,6 7,1 5,6 4,0 6,4 Femmine Nord-ovest 8,9 8,6 5,1 3,5 6,1 Nord-est 6,6 7,7 4,7 4,8 5,7 Centro 8,1 11,7 8,2 6,4 8,7 Mezzogiorno 22,1 26,8 19,4 12,5 20,5 Totale 12,9 13,9 9,4 7,1 10,5 Fonte: ISTAT, Rapporto annuale Confrontando le ultime due indagini ISTAT 5 sui diplomati troviamo conferma del crescente attaccamento dei giovani italiani alla scuola. La Tabella 5 mostra chiaramente una maggiore propensione a continuare gli studi: nel 2001 il 55,5 per cento di coloro che si erano diplomati (nel 1998) risultavano occupati, il 24,8 per cento era impegnato negli studi universitari e il 15,7 per cento ricercava un lavoro; nel 2004 la percentuale di occupati tra i diplomati (nel 2001) scende al 47 per cento, ma sale al 34,2 per cento la quota di chi prosegue gli studi universitari, mentre rimane invariata quella di coloro che sono alla ricerca di un lavoro. Il tipo di scuola superiore frequentata gioca un ruolo cruciale nella scelta di iscriversi all università, soprattutto in un sistema scolastico come quello italiano, in cui i curricula 5 Indagine del 2001 sui diplomati del 1998 e indagine del 2004 sui diplomati del

18 degli indirizzi di scuola superiore sono molto differenziati.. A tre anni dal diploma risultano occupati (Tabella 5) il 71 per cento dei diplomati degli istituti professionali ed il 60 per cento di quelli degli istituti tecnici, rispetto al 21 per cento dei liceali (che continuano a studiare nel 63 per cento dei casi) ed al 40 per cento di chi ha conseguito un diploma magistrale (che cercano lavoro nel 22 per cento dei casi). Tabella 5. Diplomati nel 2001 per condizione occupazionale nel Valori percentuali per tipo di scuola, ripartizione geografica e genere Lavorano Cercano lavoro Studiano Altra condizione Tipo di scuola Ist. Professionali 70,7 16,8 8,1 4,3 Ist. Tecnici 60,1 14,0 22,8 3,1 Licei 20,9 14,7 62,9 1,4 Ist. Magistrali 39,9 22,3 34,8 3,0 Altre scuole 49,6 22,6 15,5 12,3 Totale 47,1 15,7 34,2 3,1 Ripartizioni geografiche Nord 56,0 8,8 32,8 2,4 Centro 49,1 12,2 35,4 3,3 Mezzogiorno 38,9 22,9 34,7 3,5 Genere Maschi 52,8 12,6 31,8 2,8 Femmine 41,8 18,5 36,4 3,3 Fonte: ISTAT, Rapporto annuale Nel 2004, a tre anni dalla laurea, il 74 per cento dei possessori di questo titolo risulta occupato - percentuale sostanzialmente invariata rispetto all indagine precedente 6 - ma si riduce la quota di coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il conseguimento della laurea: il 62,2 per cento nel 2004 contro il 66 per cento nel Ciò è dovuto da un lato alla maggiore quota di studenti-lavoratori nelle università, e dall altra denota una sempre maggiore partecipazione dei laureati a corsi post-laurea. Rispetto al 2001 si è anche ridotta la percentuale di coloro che svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo la laurea: erano il 63,2 per cento nel 2001 e il 56,4 per cento nel 2004, con forti differenze regionali (64,6 per cento al Nord rispetto a 42,3 per cento nel Mezzogiorno). Il titolo di studio non solo accresce le opportunità occupazionali e la probabilità di concretizzarle, ma consente di accedere a posti di lavoro più stabili. Nel 2004 tra i laureati che lavorano il 90,7 per cento è occupato in un attività continuativa e solo il 9,3 per cento in una occasionale, anche se questa percentuale è raddoppiata rispetto alla precedente indagine (4,3 per cento). Il pacchetto Treu e la legge Biagi hanno sicuramente influenzato questi dati; soprattutto la sostituzione del contratto di formazione lavoro con il quello di apprendistato, utilizzabile ora per fasce di età più elevate, dovrebbe aver agevolato 6 Indagine del 2001 sui laureati del

19 l inserimento professionale dei giovani in uscita dalla scuola. Peraltro le modifiche introdotte dalla Legge Biagi hanno ampliato la batteria disponibile di strumenti di entrata, ma è troppo presto per poter trarre qualche valutazione sull efficacia di questi strumenti e sul loro impatto in termini di tassi di occupazione. Tabella 6. Laureati nel 2001 per condizione occupazione nel 2004, indirizzo di laurea, ripartizione geografica e genere (valori in percentuale) Lavorano Di cui svolgono un lavoro iniziato dopo la Cercano lavoro Inattivi laurea Indirizzo di laurea Scientifico 69,3 61,7 11,3 19,4 Chimico-farmaceutico 79,6 74,5 8,0 12,3 Geobiologico 65,7 59,8 16,7 17,6 Medico 34,2 33,2 3,1 62,7 Ingegneria 90,8 85,4 4,6 4,6 Architettura 85,7 71,5 9,3 5,1 Agrario 75,5 69,8 13,5 11,0 Econ.- statistico 80,6 70,1 10,3 9,0 Politico sociale 85,7 59,8 10,3 4,0 Giuridico 56,0 47,3 20,8 23,3 Letterario 69,7 54,5 19,2 11,1 Linguistico 75,3 61,0 17,6 7,1 Insegnamento 83,8 56,5 12,3 4,0 Psicologico 76,5 62,9 14,6 9,0 Educazione fisica 90,0 25,7 4,3 5,7 Ripartizioni geografiche Nord 82,6 69,7 5,9 11,5 Centro 75,0 62,2 10,7 14,3 Mezzogiorno 59,2 49,6 25,4 15,4 Genere Maschi 78,7 67,2 8,9 12,4 Femmine 70,5 58,3 15,4 14,1 Fonte: ISTAT, Rapporto annuale Ci sono differenze nei tassi di occupazione per tipo di laurea (Tabella 6): le migliori condizioni occupazionali si hanno per le lauree in ingegneria, del gruppo scientifico ed economico: nel 2004 a tre anni dalla laurea il 91 per cento degli ingegneri è occupato rispetto al 34 per cento dei medici ed al 56 per cento del gruppo giuridico, le cui carriere prevedono spesso un ulteriore investimento in istruzione. Come possiamo vedere dalla Tabella 5 e dalla Tabella 6, ci sono inoltre notevoli differenze di genere e territoriali: le ragazze ed i diplomati/laureati delle regioni meridionali presentano condizioni occupazionali peggiori. In Piemonte, in particolare, il quadro è particolarmente favorevole, infatti si registrano situazioni vicino alla piena occupazione tra i laureati in ingegneria (93 per cento), Scienze politiche (94 per cento) e Architettura (92 per 16

20 cento), per quanto riguarda gli atenei torinesi, e tra i laureati in Economia dell Università del Piemonte orientale (90 per cento) (Osservatorio del Sistema Formativo in Piemonte, 2005 ). Possiamo infine osservare dalla Tabella 7 che la quota dei laureati in Piemonte, che a tre anni dalla laurea hanno un occupazione con contratto a tempo determinato, è superiore alla media italiana, e tra gli atenei piemontesi, il Piemonte Orientale è quello con la percentuale più elevata: 65,1 contro il 57,8 del Politecnico, il 53,5 dell Università di Torino e il 42,8 della media italiana. Tabella 7. Diplomati e laureati a tre anni dal conseguimento del titolo per posizione nella professione e tipo di contratto (valori in percentuale) Dipendenti con contratto a tempo indeterminato Laureati 2001 Italia (ISTAT) Laureati 2000 Università di Torino Laureati 2000 Politec. di Torino Laureati 2000 Università Piemonte Orientale 42,8 53,5 57,8 65,1 Lavoratori autonomi 19,0 13,7 24,1 11,3 Collaboratori Co. Co. 15,1 27,2 14,2 20,8 Prestatori d opera occasionale 4,0 (1) (1) (1) Dipendenti con c. f. l. 3,9 3,7 2,8 1,9 Dipendenti con c.c.n.l. a termine Lavoratori con altro contratto a termine 8,5 (1) (1) (1) 6,3 (1) (1) (1) Lavoratori senza contratto 0,4 1,9 1,1 0,9 Note: (1) Categoria non presente. Le categorie delle due indagini non sono le stesse, e solo le prime due sono confrontabili tra loro. Fonte: ISTAT, Rapporto annuale 2005 e Osservatorio del Sistema Formativo Piemontese Un altro profilo per valutare i ritorni privati dell educazione è senza dubbio il livello retributivo. Dal confronto internazionale (Figura 8) emerge che i ritorni monetari, specie quelli dei laureati, in Italia sono in linea con quelli che si registrano negli altri paesi avanzati e potrebbero giustificare un maggior investimento in istruzione rispetto a quello che si osserva: ogni anno di università comporta un aumento delle retribuzioni intorno all 8 per cento, il che significa che, rispetto a chi si è fermato alla suola dell obbligo, un laureato guadagna quasi il doppio. 17

21 Figura 8. Reddito relativo degli occupati (25-64 anni) per livello di istruzione (2003). Istruzione secondaria superiore=100 Note: i paesi sono rappresentati in ordine decrescente sulla base del reddito relativo dell istruzione terziaria di tipo A (lauree del vecchio ordinamento). Fonte: OECD, Education at a Glance E inoltre interessante osservare che il rendimento degli studi universitari per le donne in Italia, ma non solo, supera quello degli uomini. Questo viene tradizionalmente spiegato (Checchi, 2003) dal fatto che la maggior parte delle donne occupa posti di lavoro a bassa qualifica, per cui le poche che studiando riescono ad emergere ed ottengono differenziali salariali molto elevati. 18

22 Figura 9. Tasso interno di rendimento per un individuo che ottiene un titolo di studio universitario dopo aver conseguito un diploma di scuola secondaria (2002) Note: I dati sul reddito dei 15-24enni non sono compresi nel calcolo, di conseguenza il flusso di redditi lungo il corso della vita è calcolato solo per il periodo anni. Fonte: OECD, Education at a Glance I vantaggi monetari dell istruzione sono abbastanza differenziati nel tempo e per corso di studi. Con riferimento esclusivo al nostro paese, le analisi condotte dall ISTAT nel 2001 sui diplomati e laureati del 1998 mostrano che dopo tre anni dall uscita dalla scuola/università le retribuzioni dei laureati sono in media più elevate di circa il 40 per cento rispetto a quelle dei diplomati e di circa il 60 per cento se rapportate a quelle di chi è in possesso solo della licenza media; i redditi dei laureati inoltre crescono più velocemente con l anzianità lavorativa. Nel 2004, a tre anni dal conseguimento della laurea, essi guadagnavano mediamente 1260 euro al mese (Tabella 8), ma con una elevata eterogeneità per indirizzo di studi: al primo posto troviamo il gruppo medico (1850 euro), quindi quello di ingegneria (1410), mentre all ultimo posto con 1050 euro mensili si collocano coloro che accedono all insegnamento. Tra i laureati piemontesi la situazione è piuttosto simile, come ci mostra il Rapporto 2005 dell Osservatorio del Sistema Formativo Piemontese, che analizza i dati Alma Laurea per gli atenei della regione con riferimento ai laureati nel 2000 intervistati nel I laureati in ingegneria hanno un reddito mensile pari a 1428 euro, seguiti dai medici (1411), mentre all ultimo posto si collocano i laureati in psicologia (913) e lettere (999). Anche in questo caso esistono forti differenze di genere: a parità di indirizzo di laurea, le donne guadagnano circa il 20 per cento in meno degli uomini. 19

23 Tabella 8. Reddito medio mensile netto (a) dei laureati (b) che svolgono un lavoro continuativo a tempo pieno iniziato dopo la laurea per posizione nella professione, sesso, gruppi di corsi di laurea e ripartizione geografica. Anno 2004, valori in euro POSIZIONE PROFESSIONE SESSO TOTALE Collaboratori Autonomi coordinati e Dipendenti Maschi Femmine continuativi (c) Totale GRUPPI DI CORSI Gruppo scientifico Gruppo chimico-farm Gruppo geo-biologico Gruppo medico Gruppo ingegneria Gruppo architettura Gruppo agrario Gruppo economicostatistico Gruppo politico-sociale Gruppo giuridico Gruppo letterario Gruppo linguistico Gruppo insegnamento Gruppo psicologico Gruppo ed.fisica RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE (d) Nord Centro Mezzogiorno Note: (a) Esclusi quanti non lo hanno indicato. (b) Dal totale dei laureati del 2001 sono esclusi i circa laureati nei nuovi corsi di primo livello (lauree triennali) e quanti hanno conseguito un'altra laurea prima del 2001 (c) Sono inclusi i lavoratori a progetto (d) Le ripartizioni si riferiscono alla residenza dei laureati al momento dell'indagine. Fonte: ISTAT, Indagine 2004 sull'inserimento professionale dei laureati del 2001 (dati provvisori) E inoltre interessante osservare che da queste indagini emerge un fenomeno di overeducation percepita, ovvero alcuni individui ritengono di avere una qualifica superiore a quella necessaria per le mansioni lavorative effettivamente svolte. La misura dell overeducation è generalmente soggettiva, essendo basata sulla valutazione individuale, per cui risente sia dei tratti caratteriali che delle aspettative. Il 32,1 per cento dei laureati ritiene la laurea non necessaria per il lavoro svolto ed il 17 per cento la giudica addirittura eccessiva (contro il 44,5 per cento e al 13 per cento nel caso dei diplomati 7 ) (Tabella 9). 7 Dato relativo ai diplomati del

24 Dai dati Alma Laurea, sappiamo invece che il 67,5 per cento dei laureati del Politecnico considera questo titolo molto efficace per il lavoro attualmente svolto, contro il 61,3 per cento dei laureati all Università del Piemonte Orientale ed il 58,8 per cento di quelli dell Università di Torino, e quindi l overeducation sembrerebbe essere un fenomeno più contenuto in Piemonte. Tabella 9. Laureati del 2001 (a) che nel 2004 lavorano (b) per necessità e valutazione della laurea rispetto al lavoro svolto (valori in percentuale) Valutazione della laurea rispetto al lavoro Necessaria Non necessaria Totale Laurea necessaria per accedere al lavoro 82,8 17,2 100,0 Laurea non necessaria per accedere al lavoro 36,3 63,7 100,0 Totale 67,9 32,1 100,0 Note: (a) Dal totale dei laureati del 2001 sono esclusi i circa laureati nei nuovi corsi di primo livello (lauree triennali) e quanti hanno conseguito un'altra laurea prima del 2001 (b) Sono inclusi solo quanti svolgono un lavoro continuativo iniziato dopo il conseguimento del titolo. Fonte: ISTAT, Indagine 2004 sull'inserimento professionale dei laureati del 2001 (dati provvisori) La teoria economica ci aiuta a comprendere meglio questo fenomeno. Nei paesi dell Europa meridionale (più in Spagna che in Italia), la crescita dell offerta di lavoro con elevati livelli di istruzione è stata negli ultimi tempi superiore alla domanda, a causa di un sistema produttivo ancora prevalentemente centrato sulle piccole e medie imprese industriali e artigiane, che insistono in settori non tecnologicamente avanzati. Questo ha portato a livelli di disoccupazione relativamente elevati anche tra i giovani istruiti e ad uno spiazzamento dei lavoratori meno istruiti nel mercato del lavoro. In questo contesto le famiglie sceglieranno comunque di fare acquisire ai propri figli più istruzione di quella ottimale (in termini di rendimenti effettivi), in quanto i posti di lavoro migliori (che richiedono più istruzione) sono razionati (c è disoccupazione) e la probabilità di accedere ad uno di questi posti cresce al crescere dell istruzione. Peraltro il rendimento dell istruzione, e la probabilità di impiego, dipendono anche dalle aspettative sulle scelte altrui (modelli di concorrenza per il lavoro): se l individuo pensa che la maggioranza degli altri individui investirà in istruzione aggiuntiva, accrescendo il rischio per lui di essere disoccupato, sceglierà di investire in maggiore istruzione. Se tutti si comportano come lui, ci sarà un aumento nell investimento in istruzione e nell offerta di lavoro istruito. Secondo la teoria, l investimento in capitale umano migliora la collocazione nel mercato del lavoro perché aumenta la produttività degli individui e quindi il loro valore di 21

25 mercato facendo sì che essi percepiscano retribuzioni più elevate. Ma esistono anche altri fattori che spiegano le differenze esistenti tra paesi e nel tempo in termini di rendimenti dell investimento: le caratteristiche della domanda di lavoro (struttura produttiva e innovazione tecnologica), le istituzioni (caratteristiche del sistema formativo, istituzioni del mercato del lavoro come per esempio la contrattazione salariale) e le caratteristiche dell offerta di lavoro (background familiare e talento individuale). Entriamo nel dettaglio di ogni singolo fattore. L interazione tra domanda e offerta di lavoro per diversi livelli di istruzione/formazione può determinare condizioni di carenza (skill shortage) o eccesso di capitale umano (overeducation) che si riflettono sui differenziali salariali e sui tassi di disoccupazione. Per esempio, qualora vi siano molti laureati e carenza di posti di lavoro adeguati alle loro competenze (shortage dal lato della domanda), il tasso di disoccupazione dei laureati cresce e le imprese possono reperire manodopera qualificata a basso prezzo. Il contrario accade se i laureati sono relativamente scarsi in presenza di molte imprese con la necessità di manodopera qualificata: in questo caso il salario dei laureati sale e si riducono i loro tassi di disoccupazione. Nel lungo periodo, in assenza di frizioni o interventi distorsivi, l operare dei meccanismi di mercato fa sì che le retribuzioni dei laureati aumentino quando scarseggiano le persone con questo titolo di studio; questo crea un incentivo ad investire in istruzione terziaria, e, come conseguenza, questi squilibri tendono ad annullarsi. Alternativamente queste competenze vengono importate, o date in outsourcing a tecnici presenti in altri paesi. Un fenomeno simile si è osservato negli USA negli anni 80 e 90, quando è cresciuta la domanda di lavoro qualificato per effetto dell adozione di innovazioni tecnologiche skill biased. La conseguenza è stata un incremento dei differenziali salariali per le mansioni più elevate (e quindi dei rendimenti dell istruzione) e un aumento della tendenza ad acquisire questa tipologia di competenza da paesi che ne producono in eccesso rispetto alle loro esigenze, quali quelli del Far East, India ad es.. Peraltro non solo l innovazione tecnologica accresce le opportunità degli individui che possiedono elevati titoli di studio, ma si verifica anche il contrario: la presenza di forza lavoro altamente qualificata è in grado di facilitare la diffusione di nuove tecnologie innescando un processo di sviluppo che si autoalimenta. Anche i cambiamenti organizzativi, come il passaggio a sistemi più snelli e flessibili, ad una maggiore autonomia dei lavoratori e a mansioni che richiedono competenze più elevate e complesse, hanno aumentato la domanda di laureati. 22

26 Come già sottolineato in precedenza la struttura dei sistemi produttivi è abbastanza eterogenea a livello locale ed in molte realtà il circolo virtuoso tra istruzione-innovazioneistruzione fatica particolarmente ad essere innescato. In particolare, in provincia di Novara - realtà caratterizzata da una dimensione di impresa medio piccola - gli ultimi dati sulla domanda di lavoro per titolo di studio (Tabella 10) evidenziano che solo il 7,1 per cento delle assunzioni previste per il 2005 riguarderanno i laureati (260 assunti), il 70 per cento dei quali dovrebbe trovare lavoro presso un impresa con più di 50 addetti. Una tendenza più favorevole caratterizza il Nord Ovest, dove la percentuale sale all 11,6 per cento, ed in parte anche il resto del Piemonte, che, con una quota del 10 per cento, risulta comunque superiore al dato nazionale medio, pari all 8,7 per cento. Tabella 10. Numero di assunti previsti per il 2005 per titolo di studio e dimensione aziendale (valori percentuali in corsivo) Nessun titolo richiesto (scuola dell'obbligo) Qualifica professionale regionale Istruzione Diploma professionale e superiore (5 anni) tecnica (3-4 anni) Titolo universitario Provincia di Novara Dipendenti 58,2 52,4 40,9 58,3 26,9 >= Dipendenti 41,8 47,6 59,1 41,7 73,1 Totale ,7 5,8 12,1 28,3 7,1 Piemonte Dipendenti 56,7 42,3 51,3 53,7 30,7 >= Dipendenti 43,3 57,7 48,7 46,3 69,3 Totale ,5 6,3 16,1 32,1 10,0 Totale Fonte: Nostre elaborazioni su banca dati Excelsior-Unioncamere 2005 Anche le diversità nei sistemi di regolazione dei mercati del lavoro e nei sistemi educativi contribuiscono a spiegare le differenze nei tassi di partecipazione e disoccupazione per titolo di studio tra i diversi paesi, modificando gli incentivi, e quindi le decisioni individuali in termini di investimento in istruzione. Come abbiamo visto in Figura 8, il rendimento dell istruzione e i differenziali salariali legati al titolo di studio sono più elevati nei paesi anglosassoni (USA, UK) rispetto a quelli scandinavi e dell Europa continentale e meridionale e questo dipende anche dal grado di centralizzazione del sistema di relazioni industriali e dal livello di sindacalizzazione, che, come sottolinea la letteratura 23

27 economica, tendono a comprimere la distribuzione dei redditi da lavoro riducendo le disuguaglianze salariali (anche per livelli di istruzione). Gli economisti e i sociologi classificano i sistemi di istruzione in relazione al grado di standardizzazione e regolazione dei curricula e della certificazione dei titoli; al grado di differenziazione dei percorsi scolatici e della formazione professionale; alla flessibilità del sistema (possibilità di passaggio da un percorso all altro, durata e sequenza dei cicli); al grado di autonomia nell offerta scolastica e formativa; alla presenza o meno di modalità regolate e strutturate di interazione con il mercato del lavoro. E possibile immaginare di collocare tutti i sistemi formativi lungo un continuum, i cui estremi sono costituiti da due modelli ideali, che caratterizzano, rispettivamente, i sistemi scolastici generalisti, che i sociologi definiscono di mobilità competitiva (un esempio è il sistema scolastico statunitense) e quelli duali (o stratificati), che i sociologi definiscono di mobilità coaptiva (un esempio è il sistema scolastico tedesco) (Turner, 1960). Nel primo sistema, ciò che influenza maggiormente la decisione di accesso all istruzione post-secondaria è la motivazione individuale. Nel modello duale, invece, la scuola secondaria superiore scelta indirizza precocemente gli studenti verso corsi di studi che ne predeterminano i destini educativi e sociali (Shavit e Weestbeerk, 1997). In questi sistemi gli studenti devono scegliere l indirizzo di studi in età prematura, quando l influenza della famiglia di provenienza è per la maggior parte di loro determinante, ed inoltre cambiare idea sul proprio percorso educativo e professionale risulta difficile e costoso. Gli studenti provenienti da famiglie di bassa estrazione socio-economica subiscono maggiormente gli effetti negativi di questi sistemi, in quanto sono spesso orientati verso corsi di studio privi di sbocchi professionali rilevanti (Dustmann 2004). I più ridotti tassi di disoccupazione - per i giovani con bassi titoli di studio - si registrano nei paesi caratterizzati da un sistema duale di istruzione/formazione (Germania, Austria, Olanda, Danimarca). Questo modello, prevedendo periodi di alternanza tra scuola e lavoro per i percorsi di studio vocational (professionali), facilita l inserimento nel mercato del lavoro dei giovani con medio-bassi livelli di istruzione, perché consente alle imprese di testarli durante la formazione. In questi casi l apprendistato risulta il sistema di formazione in assoluto più efficace. Infatti si osserva che i più elevati livelli di disoccupazione tra giovani con basse qualifiche, che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro, si registrano in Italia, Spagna e Grecia, paesi caratterizzati da elevata protezione dell occupazione e dall assenza di un sistema duale di istruzione/formazione che faciliti la transizione scuola-lavoro. 24

28 Nei paesi che applicano il modello duale, però, la proporzione dei giovani che ottengono titoli di studio universitari è molto inferiore in confronto ai paesi in cui vige il sistema generalista. Peraltro la formazione professionale sembra diventare obsoleta molto più velocemente dell istruzione generalista e nel lungo periodo comporta minori rendimenti, maggiore disoccupazione e inferiori opportunità di crescita professionale e di permanenza nel mercato del lavoro. Il sistema scolastico può altresì influire sulle differenze sociali: i sistemi duali stratificati (come quello tedesco od olandese) sembrano accentuare tali disparità ai livelli medio-alti di occupazione e istruzione; d altro canto appaiono più inclusivi ai livelli bassi perché prevengono l abbandono scolastico e riducono la concorrenza delle persone più istruite per i posti di lavoro che richiedono bassi livelli di qualificazione. Dal punto di vista del disegno istituzionale, il sistema scolastico secondario italiano è normalmente classificato ad un livello intermedio di stratificazione (Muller et all. 1977, Mengoli e Russo, 1998). Tuttavia, è stato spesso sottolineato che, in realtà esso risulta molto selettivo, creando un rigida canalizzazione delle carriere scolastiche prima, e di quelle lavorative poi. Benché nel 1969 sia stato liberalizzato l accesso all università, rimane tuttora evidente il diverso orientamento degli indirizzi della scuola secondaria, e mentre la riordino degli ordinamenti previsto dalla legge quadro n.30 del 10/2/2000 muoveva nella direzione di rendere maggiormente aperto (comprehensive) il sistema di istruzione secondario, la riforma Moratti prevede già per alcune regioni il passaggio a una scuola secondaria ancora più stratificata (grafico struttura scolastica dopo il riordino dei cicli in appendice). Diversi studi economici e sociologici mostrano come a tutti gli effetti i giovani italiani tendano ad autoselezionarsi nelle diverse tipologie di istituto secondo il background socio-economico e culturale di provenienza (Cappellari, 2004, Checchi, 2003 e Gasperoni 1997). Come ulteriore evidenza della persistenza delle carriere scolastiche Checchi e Zollino (2001) mostrano che il voto di licenza media dipende strettamente dal livello di istruzione dei genitori, cosa che non dovrebbe accadere se la scuola dell obbligo riuscisse a compensare i divari culturali preesistenti a livello familiare e garantisse uguaglianza nelle opportunità. Secondo Checchi (2003b) il meccanismo con cui si produce la stratificazione sociale in Italia intreccia quindi almeno quattro elementi: il grado di istruzione dei genitori, la loro collocazione sociale, la tipologia di scuola secondaria e le capacità individuali dello studente. Shavit e Westrbeek (1997) confermano l importanza - nella persistenza intergenerazionale - della classe sociale e dell istruzione dei genitori e concludono che, nonostante le riforme degli anni 60, l uguaglianza delle opportunità di accesso ai livelli scolastici superiori non è cresciuta, per cui l aumento della scolarità media osservato negli 25

29 ultimi decenni è imputabile alla saturazione del segmento inferiore del mercato del lavoro da parte di individui con titoli di studio medio-bassi. Flabbi (2001) e Checchi e Zollino (2001) indagano la scelta dell istruzione secondaria mostrando come la particolare struttura del sistema scolastico secondario italiano e la precoce bipartizione in scuole secondarie generaliste (licei) e indirizzi professionalizzanti (istituti tecnici e professionali) potenzino, invece che ridurre, gli effetti del background familiare sulle carriere scolastiche successive dei figli. Dati OECD mostrano che in molti paesi i figli di genitori laureati ricevono un istruzione universitaria con una probabilità pari al doppio rispetto a coloro i cui genitori non posseggono questo titolo di studio; tale correlazione è più elevata nei paesi dell Europa continentale e meridionale. Peraltro, il background famigliare influenza sia la decisione di investimento in istruzione sia gli esiti dell istruzione nel mercato del lavoro, limitando in questo modo la mobilità sociale. Il proseguo del rapporto è strutturato come segue: il secondo e il terzo paragrafo descrivono brevemente le principali caratteristiche dei dati e del campione utilizzati per condurre questa ricerca; i paragrafi dal 4 al 7 analizzano le determinanti delle scelte cui i giovani sono chiamati nel corso delle loro carriere scolastiche e la performance scolastica dei giovani novaresi, mettendo in luce l importanza relativa del background familiare rispetto all abilità individuale; il paragrafo 8 si concentra sulle determinanti della partecipazione ai corsi di formazione e sui loro esiti; il paragrafo 9 descrive gli esiti occupazionali di coloro che sono già entrati nel mercato del lavoro. Il paragrafo 10 infine trae le conclusioni della ricerca. 26

30 2. L indagine sui giovani novaresi Il presente rapporto utilizza i dati dell Indagine studio, lavoro e interazioni sociali di una Generazione di Giovani Novaresi (da ora in poi IGGN). Nel corso del 2004 sono stati intervistati 1700 giovani nati nel 1982 e 1983, residenti in provincia di Novara. La fascia anagrafica scelta consente l osservazione dei processi formativi individuali da una prospettiva privilegiata: si tratta infatti di una età in cui il background famigliare e le scelte scolastiche iniziano ad esercitare i propri effetti, in termini sia di prosecuzione/dispersione scolastica per chi ancora studia, sia di transizione al mondo del lavoro per chi sta muovendo i primi passi in questa direzione; inoltre, è in questa età che le reti sociali si consolidano e mostrano effetti osservabili, ad esempio nella scelta della scuola superiore. Il questionario è ispirato ad un analoga indagine condotta dall Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori (ISFOL) a livello nazionale, la quale offrirà un benchmark per i risultati relativi a Novara. Le interviste sono state realizzate faccia a faccia garantendo la scientificità dei risultati e limitando l errata interpretazione delle domande. Gli intervistati costituiscono un campione statisticamente rappresentativo della corrispondente popolazione della provincia di Novara 8. L indagine ha raccolto informazioni relative a molti aspetti della vita e della famiglia dei giovani novaresi. In particolare, la prima sezione del questionario raccoglie dettagliate informazioni anagrafiche, e contiene domande relative alla composizione famigliare, al numero dei percettori di reddito, al titolo di studio dei genitori e dei nonni, alla professione dei genitori, alla loro residenza alla nascita del figlio, nonché alla loro regione di origine. Altri quesiti sono relativi all infanzia (6 13 anni) e riguardano lo stato occupazionale della madre e l eventuale aiuto che il giovane riceveva nello svolgimento dei compiti. La seconda sezione del questionario si concentra sulla carriera scolastica e raccoglie informazioni relative al voto di licenza media e di maturità, scuola superiore frequentata, eventuali cambi di indirizzo nel corso delle superiori, iscrizione all università, facoltà scelta e sua sede, numero di esami universitari sostenuti, oltre ad informazioni di solito non disponibili nelle altre inchieste nazionali, quali l aver frequentato una scuola privata o il numero di bocciature nel corso degli studi. A queste informazioni si aggiungono, nella terza sezione, dettagliate notizie sulle esperienze formative diverse da quelle scolastiche. La quarta sezione del questionario raccoglie informazioni relative alle esperienze nel mercato del lavoro, quali 8 I nati nel 1982 e 1983 nella provincia di Novara sono circa di questi i 1700 intervistati sono stati selezionati attraverso un campionamento stratificato sulla base della dimensione dei comuni e i codici di avviamento postale. 27

31 il tipo di contratto, i canali di ricerca utilizzati (con particolare enfasi sul ruolo svolto dai centri per l impiego) e il reddito percepito. Infine l ultima sezione rivolge all intervistato una serie di domande relative all impiego del tempo libero. Come possiamo vedere nella Tabella 11, il campione è costituito da 869 maschi (51,1 per cento) e 831 femmine (48,9 per cento); 868 (51 per cento) sono nati nel 1982 e 832 (49 per cento) nel All esame di licenza media le femmine hanno ottenuto votazioni migliori dei maschi: il 17 per cento ha preso ottimo contro il 9 per cento dei maschi e il 15 per cento sufficiente contro il 24 per cento dei maschi, anche se è il caso di notare che una quota non indifferente di intervistati (30 per cento del campione) non ricorda il voto di licenza media. Tabella 11. Caratteristiche del campione (in percentuale rispetto al totale) Maschi Femmine Tutti Nato nel ,5 50,5 51,0 Nato nel ,5 49,5 49,0 Voto all esame di terza media Sufficiente (1) 24,6 15,2 20,0 Buono (2) 23,9 23,8 23,9 Distinto (3) 10,9 15,4 13,1 Ottimo (4) 9,8 17,3 13,5 Non ricorda 30,8 28,3 29,5 Livello massimo di istruzione Scuola dell obbligo 21,5 10,3 16,0 Scuola professionale 6,5 5,3 5,9 Diploma di maturità 22,8 24,9 23,8 Iscritto all università 49,2 59,5 54,2 Bocciatura Mai 60,4 76,3 68,2 Una volta 20,9 17,1 19,0 Più di una volta 15,3 4,7 10,1 Non risponde 3,4 2,9 3,7 Comune di residenza Novara 37,7 38,7 38,2 Non Novara 62,3 61,3 61,8 Numero di individui Fonte: nostre elaborazioni su dati IGGN. Il 16 per cento del campione ha come titolo di studio più elevato la licenza media, il 6 per cento il diploma di scuola professionale (triennale), circa il 24 per cento si è fermato al diploma di scuola superiore 9, mentre il 54 per cento del campione (74 per cento dei 9 Percentuale che è destinata a salire qualora qualche individuo non completasse l università. 28

32 diplomati) è attualmente iscritto all università, percentuale in linea con le statistiche nazionali da cui risulta che questa quota ammonta al 71 per cento negli anni 2000 e Il 29 per cento del campione è stato bocciato una o più volte ed il 38 per cento risiede a Novara. Tabella 12. La mobilità intergenerazionale nell istruzione Provincia di Novara (coorte nata nel 1982 e 1983)* Figli padri Scuola elementare o nessuna istruzione Senza titolo o elementare Scuola media Scuola professionale Scuola superiore Iscritto all università 1,61 36,56 11,29 33,33 17,2 Scuola media 0,38 23,02 6,98 31,7 37,92 Scuola professionale 0 10,1 6,06 33,33 50,51 Scuola superiore 0 8,81 2,2 19,63 69,36 Università 0 2,61 5,97 10,45 80,97 Totale 0,31 15,66 5,65 24,45 53,93 Italia (coorte nata dal 1980 al 1984)* Figli padri Scuola elementare o nessuna istruzione Senza titolo o elementare Scuola media Scuola professionale Scuola superiore Iscritto all università Scuola media Scuola professionale Scuola superiore Università Totale Note: *Escludiamo dal campione quegli individui per cui non si conosce l istruzione del padre. Fonte: nostre elaborazioni su dati IGGN (Provincia di Novara) e sull Indagine realizzata dalla Banca d Italia 10 sui Bilanci delle famiglie italiane nel Come abbiamo già avuto modo di sottolineare nell Introduzione, l istruzione è una decisione che gli individui assumono in ambito familiare, subendone spesso i condizionamenti. La ricerca empirica ha mostrato altresì che il background socio-economico 10 Tabella riprodotta con un campione di 789 giovani con una età compresa tra i 20 e i 24 anni nel I diplomati che si dichiarano ancora studenti sono considerati iscritti all università. 29

33 e culturale esercitano una notevole influenza sulle scelte degli individui, riducendo la mobilità sociale e l efficienza del sistema. La relazione tra il livello di istruzione di due generazioni consecutive consente di verificare il grado di mobilità di una società e permette considerazioni sulla parità di opportunità reale tra gli individui. Con l ausilio della Tabella 12, possiamo analizzare il grado di mobilità intergenerazionale nell istruzione, che emerge dai dati a nostra disposizione per la provincia di Novara, e confrontarlo con quello italiano medio. Nella parte alta della tabella sono riportate le percentuali ottenute con i dati della nostra indagine, in basso lo stesso calcolo viene effettuato utilizzando i dati della Banca d Italia 11 per il 2004; in grigio sono evidenziate le celle in cui i figli hanno lo stesso livello di istruzione dei genitori. Come possiamo vedere non si osservano grosse differenze nelle due matrici di transizione, anche se la percentuale di giovani iscritti all università è maggiore in provincia di Novara rispetto al resto d Italia. Sia l Italia che la Novara sono caratterizzate da mobilità verso l alto, poiché per ogni dato livello di istruzione del padre (leggiamo la tabella per riga), la maggior parte dei figli acquisisce titoli di studio superiori (numeri a destra delle celle evidenziate in grigio). Il crescente grado di attaccamento alla scuola ha riguardato nell ultimo decennio tutti i giovani italiani (ISTAT, 2005), il che non implica necessariamente una maggior uguaglianza nelle opportunità (Shavit e Westerbeek, 1997), infatti, nonostante l elevato grado di mobilità intergenerazionale osservato, rimane confermato il rilevante ruolo del livello di istruzione dei genitori nella determinazione di quello dei figli. Si osserva che i giovani con genitori laureati hanno una probabilità doppia di iscriversi all università rispetto ai figli di genitori con la licenza media: è iscritto all università il 38 per cento di coloro che hanno un padre con la scuola dell obbligo a fronte dell 81 per cento di chi ha un padre laureato. Nel proseguo del rapporto si metterà in luce l importanza relativa delle variabili del background familiare in ogni decisione che un individuo è chiamato a compiere nella sua carriera scolastica. 11 Indagine sui Bilanci delle famiglie italiane. 30

34 3. I percorsi di studio Il vigente sistema scolastico italiano 12 prevede molti snodi fondamentali nel percorso formativo individuale. La fascia anagrafica scelta consente l osservazione ex-post delle principali decisioni che gli individui sono chiamati a compiere. E bene cominciare l analisi cercando di comprendere e fotografare i flussi di studenti da un livello all altro del sistema educativo. La Figura 10 mostra che il fenomeno dell abbandono della scuola dell obbligo è praticamente scomparso, il che peraltro conferma quanto si registra nel resto d Italia (0,5 per cento 13 ) e nei paesi OECD. La grande maggioranza degli studenti si iscrive ad un corso di scuola superiore (il 93,5 percento), e molti di essi conseguono un diploma quinquennale (78,1 per cento). Figura 10 I flussi degli studenti nel sistema formativo in Provincia di Novara Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Poco più del 10 per cento degli studenti iscrittisi ad una scuola superiore non riesce a conseguire il diploma; di questi il 40 per cento è stato bocciato una volta, il 42 per cento 12 Pre-riforma Moratti. 13 Elaborazioni degli autori sui dati ISFOL relativi ai ventunenni. 31

35 due volte. Il 5,9 per cento degli studenti consegue un diploma di qualifica professionale di questi il 59 per cento si era iscritto ad un indirizzo di scuola superiore diverso, cambiandolo solo in seguito. Il 78 per cento dell intera coorte consegue un diploma di scuola superiore (circa un 6 per cento in più della media nazionale 14 ), di questi il 26 per cento (20 per cento se riferiti all intero campione) non si iscrive all università mentre il 74 per cento si immatricola. Questo dato è leggermente superiore alla media nazionale: in Italia, infatti, nell anno accademico 2000/2001 il 71 per cento dei diplomati si è immatricolato all università. Di tutti gli iscritti all università, il 6 per cento abbandona gli studi, il 3 per cento non ha ancora superato alcun esame, il 36 per cento dichiara di non essere in regola con gli esami, il 51 per cento invece lo è ed il rimanente 4 per cento ha già concluso gli studi universitari. Il quadro che emerge da queste prima analisi è quello di un area con una scolarizzazione fortemente crescente nelle coorti più giovani, ma non ancora fotografata dagli indicatori ufficiali (la percentuale di laureati nella coorte anni di età nel 2003 è del 12 per cento, si veda la Figura 1). Dal punto di vista del mercato del lavoro, questa crescente scolarizzazione, il fenomeno dell overeducation e la rigidità della struttura della domanda di lavoro, messi in evidenza nell introduzione, complicano la transizione scuola lavoro. Fino a qualche anno fa il problema cruciale dei giovani era trovare un posto di lavoro, ora, a causa all elevata competizione e del razionamento dei posti di lavoro migliori, fondamentale diventa trovare un buon posto di lavoro. Ovvero, più che l entrata nel mercato del lavoro di per sé, diventa cruciale l effettuare un buon match, tra il proprio percorso formativo, le aspettative individuali e l esito occupazionale (Anastasia, 2004). E per questo che tra le coorti più giovani si osserva (ISTAT 2005) la tendenza a non fermarsi nemmeno dopo la laurea, ma a proseguire conseguendo titoli post-laurea per distinguersi ulteriormente agli occhi dei futuri datori di lavoro e aumentare la probabilità di occupare un posto di lavoro consono alle competenze acquisite Elaborazioni degli autori sui dati ISFOL relativi ai ventunenni. 15 I nostri dati non consentono di analizzare le decisioni di investimento in istruzione nel post-laurea. 32

36 4. L esame di terza media Il primo importante indicatore del profitto scolastico individuale è il voto di licenza media. Haveman e Wolfe (1995) nella loro rassegna, in tema di letteratura socio-economica sulle determinanti delle scelte di istruzione, concludono che l influenza della famiglia di origine è massima nei primi anni di scuola e sui primi indicatori di performance scolastica. Emergono diversi approcci al fenomeno: gli economisti pongono l accento sull ereditarietà di alcuni tratti, soprattutto sul talento (canale indiretto di investimento) e sulla quantità di tempo e risorse investite nell educazione dei figli (canale diretto di investimento) da entrambi i genitori; i sociologi e gli psicologi dello sviluppo sottolineano il ruolo esercitato - sullo sviluppo cognitivo dei figli - dalle caratteristiche dei genitori e dei fratelli, tra cui le motivazioni, le ambizioni, i valori e i comportamenti, insieme agli eventi che possono generare stress (divorzio, incarcerazione di un membro della famiglia, etc); altre analisi enfatizzano l importanza della madre. In particolare la teoria della madre che lavora postula che, se da un lato l impiego fuori casa riduce il livello di controllo, guida e monitoraggio dei figli, dall altro aumenta il reddito disponibile della famiglia, contribuendo ad evitare situazioni di indigenza che potrebbero avere effetti negativi sullo sviluppo dei figli. Da alcune analisi empiriche relative alle determinanti del voto di licenza media in Italia (Checchi e Zollino, 2001) risulta che esso cresce con il livello di istruzione dei genitori, il che lascia intravedere che il sistema scolastico italiano è incapace di compensare le differenze preesistenti nei background socio-culturali, perpetrando la stratificazione sociale. Il giudizio ottenuto in occasione dell esame di licenza media assume un valore relativo e non assoluto, in quanto è assegnato da commissioni, istituite a livello di scuola o gruppi di poche classi, che valutano sia il comportamento sia il grado di apprendimento in ogni materia da parte dei giovani studenti. Le possibili votazioni sono: sufficiente, buono, distinto e ottimo. Poiché il 30 per cento circa del campione non riporta il voto di licenza media, dall analisi di questo paragrafo escluderemo questi individui. Dalla Tabella 13 emerge come il voto di licenza media varia con alcune caratteristiche individuali e della famiglia. Le femmine fin dai primi anni di scuola ottengono performance migliori dei maschi, infatti una quota pari al 45,5 per cento conclude la scuola meda inferiore con una votazione pari almeno a distinto, contro il 40 per cento dei maschi. L aver praticato attività extrascolastiche (sport, musica, lingue straniere, etc.) durante l infanzia aumenta la probabilità di ottenere un voto elevato: più del 40 per cento di 33

37 chi ha coltivato un hobby ha meritato un voto pari o superiore a distinto, contro il 20 per cento di chi non ha svolto un attività di questo tipo. Come se: a) essere in grado di affiancare al normale studio anche la pratica di altre attività sia sinonimo di qualità superiore dello studente e/o b) riuscire a dedicare tempo ad un hobby imponga una migliore e più efficace organizzazione. Tabella 13. Il voto di licenza media secondo alcune caratteristiche individuali e familiari (valori percentuali in corsivo) Voto all esame di terza media Sufficiente Buono Distinto Ottimo Genere Maschi ,5 34 Femmine ,1 33 Attività dell infanzia NO SI Occupazione della madre quando il figlio aveva da 6 a 13 Full time Part-time Non occupata Non sa Istruzione della madre Elementare o meno Scuola media Scuola prof Scuola superiore Università Non sa Istruzione del padre Elementare o meno Scuola media Scuola prof Scuola superiore Università Non sa Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN , , , Totale

38 Con riferimento all impatto dell assenza della madre, che lavora durante l infanzia del figlio, i nostri dati a livello aggregato mostrano che l effetto reddito supera la mancanza di guida nelle ore pomeridiane. Infatti, il 40 per cento dei figli con una madre occupata a tempo pieno ha ottenuto non meno di distinto, contro il 30 per cento di coloro la cui madre lavorava part-time o non era occupata. Questo risultato può essere dovuto al fatto che tipicamente le donne che in Italia lavorano full-time sono anche le più istruite, il che garantisce sia un reddito familiare più elevato sia un ambiente culturalmente più vivace entro cui far crescere i propri figli. Nel prosieguo l analisi multivariata ci consentirà di isolare l effetto delle ore lavorate da quello dell istruzione della madre. La quota di chi consegue voti più alti cresce con l istruzione dei genitori, senza grandi differenze tra chi dei due possiede il titolo più elevato: il 60 per cento dei figli con una madre o un padre laureati hanno ottenuto ottimo o distinto, contro il 40 per cento di chi ha genitori diplomati o con una qualifica professionale ed il 20 per cento di coloro i cui genitori hanno al più la licenza media; il che conferma i risultati di Checchi e Zollino (2001). Figura 11. Voto di licenza media secondo l assistenza ricevuta per lo svolgimento dei compiti nessuno nonni genitori fratelli altro percent sufficiente distinto buono ottimo Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Un altra interessante relazione emersa dai dati a nostra disposizione è quella tra voto di licenza media e assistenza ricevuta nello svolgimento dei compiti durante l infanzia. La Figura 11 mostra che una votazione elevata (distinto e ottimo) è stata ottenuta 35

39 soprattutto da chi abitualmente svolgeva i compiti da solo o con i nonni, mentre l essere aiutati da fratelli, o da altri (baby-sitter, compagni di scuola, o seguire lezioni private) sembra essere particolarmente penalizzante sotto questo profilo. Di seguito utilizziamo l analisi multivariata, uno strumento statistico-econometrico che consente una lettura scientifica dei dati; l obiettivo che ci poniamo è quello di stabilire l effetto di ogni singola caratteristica individuale - a parità di tutte le altre condizioni - sulla probabilità di ottenere ottimo come esito dell esame di licenza media. I risultati sono riportati nella Tabella 14. Questo strumento assume come riferimento un individuo stilizzato (Profilo 1), arbitrariamente definito e descritto nella prima casella della prima riga (Tabella 14). Per questo giovane viene calcolata la probabilità (assoluta) di conseguire ogni singolo voto (successive celle della prima riga). Una alla volta vengono poi lasciate variare le caratteristiche individuali e familiari (successive righe), per essere in grado di quantificare come si modifica la probabilità di conseguire uno dei quattro voti possibili; le frecce verso l alto (basso) indicano che la probabilità aumentata (diminuisce) rispetto all individuo tipo. Nella seconda riga consideriamo un individuo con le stesse caratteristiche di quello tratteggiato nel profilo 1, ma di sesso diverso e scopriamo che, a parità di tutto il resto, l essere femmina rende più probabile ottenere sia distinto (la probabilità passa da.25 a.27) che ottimo (si passa da.19 a.31). L istruzione dei genitori ha l effetto atteso: più elevato è il loro titolo di studio, maggiore è la probabilità di conseguire voti alti. Questo peraltro risulta essere il fattore con l importanza relativa maggiore. In particolare l avere un padre laureato incide sull eventualità di ottenere ottimo (da.19 a.35) molto di più che non avere una madre con questo titolo di studio (da.19 a.27). Questo risultato, apparentemente sorprendente, si spiega ricorrendo al concetto di assortative mating, ovvero al fatto che i matrimoni tendenzialmente avvengono tra individui con lo stesso livello di istruzione. Infatti i nostri dati segnalano che il 60 per cento dei genitori ha lo stesso grado di istruzione, mentre nel 23 per cento dei casi il padre possiede un titolo di studio superiore a quello della madre e nel 17 per cento si verifica il contrario. Poiché l istruzione del padre e quella della madre sono molto correlate tra di loro, nell analisi multivariata la prima tende a offuscare il ruolo della seconda (si veda Baici, Cappellari e Comi 2005 per un analisi più approfondita). Per quanto riguarda la composizione della famiglia, l aver un fratello maggiore diminuisce la probabilità di prendere sia distinto che ottimo. 36

40 A conferma dell analisi descrittiva, l aver avuto una madre occupata full-time durante l infanzia aumenta la probabilità di conseguire una votazione elevata rispetto al caso di una madre non occupata Siccome l analisi multivariata è condotta tenendo conto contemporaneamente di tutte le caratteristiche, la variazione della probabilità al variare della caratteristica è interpretabile come effetto netto. Ovvero, indipendentemente dall istruzione della madre, il lavorare full-time aumenta di per sé la probabilità che il figlio ottenga distinto o ottimo. Questo significa che l avere, ad esempio, una madre laureata che non lavorava durante l infanzia riduce la probabilità di conseguire distinto o ottimo rispetto all avere avuto una madre laureata che lavorava, e lo stesso ragionamento si applica a tutti gli altri livelli di istruzione. Tabella 14. Determinanti della probabilità di ottenere ognuno dei quattro voti di licenza media in base alle diverse caratteristiche individuali e familiari (analisi multivariata) * Caratteristiche individuali Profilo 1 Individuo di riferimento Maschio, nato 1983, figlio unico,entrambi i genitori con diploma di scuola superiore e originari del Piemonte, che ha svolto attività dell infanzia, svolgeva i compiti da solo, che vive a Novara, fuma, e la cui madre non lavorava durante la sua infanzia. Probabilità di prendere Sufficiente Buono Distinto Ottimo Come il profilo 1 ma femmina Come il profilo 1 ma con 1 fratello maggiore Come il profilo 1 ma con il padre con la licenza elementare Come il profilo 1 ma con il padre laureato Come il profilo 1 ma con la madre con la licenza elementare Come il profilo 1, ma con la madre laureata Come il profilo 1 ma la cui madre lavorava fulltime durante l infanzia Come il profilo 1 ma che non ha mai fumato Come il profilo 1 ma che non ha svolto attività durante l infanzia Come il profilo 1 ma che svolgeva i compiti con i genitori Note: * risultati della stima ordered probit. Le frecce rosse (blu) indicano che la probabilità descritto alla riga corrispondente aumenta (diminuisce) rispetto a quello del profilo 1. Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Infine ottengono con più facilità una votazione elevata coloro che hanno praticato attività (sportive o culturali) nell infanzia e quelli che svolgevano i compiti da soli. 37

41 Nel questionario è stato anche chiesto ai giovani se hanno mai fumato e se fumano attualmente. Il fumare ha per gli studiosi delle scienze sociali una duplice interpretazione: da un lato misura l avversione al rischio dell individuo, dall altro è un indicatore (proxy) delle abitudini sociali e del contesto socio-culturale ed economico in cui i giovani sono inseriti.. Infatti è risaputo che fumare nuoce gravemente alla salute e solo chi ama il rischio è disposto a barattare un piacere presente con l eventualità di ammalarsi in futuro. Per queste persone il domani è meno importante dell oggi, il che, nelle decisioni di investimento, le porta a sovrastimare i costi (presenti) e a sottostimare i guadagni (futuri), privilegiando, nelle scelte relative all istruzione, percorsi scolastici più brevi. Nella tabella possiamo vedere infatti che il fumo ha un influenza negativa sulla performance all esame di terza media, infatti, il non aver mai fumato aumenta la probabilità di conseguire giudizi migliori. In conclusione si può notare che i voti di licenza media sono fortemente influenzati dal background socio-culturale della famiglia di provenienza. Peraltro l esito di questo primo esame condiziona in modo decisivo tutte le scelte successive ed il fatto che dipenda fortemente dalle caratteristiche della famiglia di provenienza, come vedremo nel resto del rapporto, rende più complesso isolarne l effetto diretto sulle scelte Per esempio, la scelta della scuola superiore dipende direttamente dal livello di istruzione dei genitori ma dipende anche dal giudizio di licenza media che a sua volta dipende dal livello di istruzione dei genitori. Sono presenti cioè sia influenze dirette che indirette. 38

42 5. La decisione di non proseguire oltre la scuola dell obbligo Nel nostro campione, solo 5 individui su 1700 non completano la scuola dell obbligo. Data la scarsissima dimensione di questo fenomeno, esso non è statisticamente analizzabile e diventa quindi statisticamente trascurabile. Circa il 16 per cento (267 individui) del campione non consegue né un diploma di scuola superiore né una qualifica di scuola professionale. La letteratura economica è concorde nell individuare questi come soggetti ad alto potenziale di rischio per l esclusione sociale nel corso della loro vita. Secondo un recente studio del Dipartimento per l istruzione e la formazione inglese, in Gran Bretagna coloro che abbandonano precocemente la scuola rappresentano circa il 9 per cento dei loro coetanei e questo sottogruppo ha il 22 per cento in più di probabilità di avere gravidanze durante l adolescenza, il 60 per cento in più di fare uso di droghe, il 20 per cento in più di compiere azioni criminose. Quindi l impatto di questi individui sulla criminalità, sulla salute pubblica e sui comportamenti anti-sociali è estremamente elevato. In Italia, gli studi economici riguardanti questa tipologia di giovani sono pochi, probabilmente a causa della mancanza di dati utilizzabili per studiare il fenomeno. In alcune province del Centro Nord è la struttura produttiva stessa ad attrarre precocemente i giovani che vengono così inseriti nel mercato del lavoro senza competenze professionali specifiche e spesso senza essere in grado di affrontare le sfide imposte dai mutamenti tecnologici ed organizzativi. Ma non per questo il problema è meno sentito. Gli ultimi due ministri per l istruzione hanno entrambi proposto riforme che andavano a modificare proprio la possibilità di interrompere gli studi in giovane età. In particolare il ministro dell istruzione, Letizia Moratti, ha esteso quello che è stato ridefinito il diritto-dovere all istruzione portandolo complessivamente a 12 anni. Dopo il primo esame di stato (attuale licenza media) gli studenti sono chiamati a scegliere tra un percorso di tipo liceale e la formazione professionale, con periodi di alternanza scuola lavoro fino al raggiungimento dei 12 anni di permanenza nel sistema scolastico o l ottenimento di una qualifica professionale. La riforma non è stata ancora attuata e non è possibile prevedere quali effetti potrebbe avere in termini di inclusione sociale di questi individui. Il dibattito sull efficacia di questo tipo di riforme in altri paesi è però aperto (si veda per esempio Checchi e Flabbi, 2005 o Schizzerotto, 2004). In particolare esso si concentra sull analisi dei pro e contro di un sistema stratificato che, se da un lato tende a produrre maggiore inclusione nel mercato del lavoro degli individui in possesso di basse qualifiche, dall altro accresce l influenza del background socio-culturale della famiglia di provenienza e di 39

43 conseguenza la persistenza intergenerazionale, riducendo così le pari opportunità. La letteratura è concorde nel ritenere che la mobilità sociale si riduce all abbassarsi dell età in cui deve essere scelto l indirizzo di scuola superiore (tracking) (per la Germania, si veda Dustmann, 2004), perchè è proprio in quell età che l influenza della famiglia è massima e le attitudini individuali non sono ancora ben manifeste. Tra gli individui con solo la scuola dell obbligo (16 per cento del campione totale), circa 105 individui (il 6 per cento del campione) non si è mai iscritto a nessuna scuola superiore Secondo la letteratura economica queste persone razionalmente scelgono di non proseguire gli studi, poiché per loro i costi (monetari diretti, come le tasse di iscrizione e i libri, monetari indiretti, come la perdita di salario, e non monetari, come la motivazione e l impegno necessario per lo studio) superano i benefici (monetari, come i salari maggiori con un diploma e non monetari, come la qualità del lavoro che svolgeranno e il prestigio sociale derivante da un lavoro migliore). E fondamentale comprendere meglio il processo decisionale che porta questi giovani ad uscire dall istruzione formale, soprattutto alla luce del dibattito in corso e della recente riforma dei cicli superiori. Bratti (2000) ha studiato il fenomeno utilizzando i dati della Banca d Italia e, analizzando la probabilità di non proseguire oltre la scuola dell obbligo, ha mostrato come le condizioni del mercato del lavoro (tasso di disoccupazione giovanile etc.) hanno un ruolo minore rispetto alle caratteristiche familiari nella decisione di proseguire gli studi. Inoltre egli mette in luce come i giovani meridionali - nati da genitori poco istruiti, con un occupazione low skilled, che vivono in città di grandi dimensioni - sono quelli con minore probabilità di proseguire gli studi. Per quanto riguarda il nostro campione, la Figura 12 ci mostra che questi giovani hanno conseguito in prevalenza voti medio-bassi all esame di licenza media: i tre quarti hanno preso sufficiente o buono, l 1 per cento ha preso distinto, nessuno ha ottenuto ottimo e i rimanenti non ricordano il loro voto. Anche il livello di istruzione dei genitori ha una distribuzione diversa nei giovani che non proseguono oltre la scuola media rispetto alla media del campione. Dalla Tabella 15 risulta che i genitori di chi abbandona dopo la scuola dell obbligo hanno titoli di studio più bassi rispetto a chi prosegue. Il per cento dei genitori ha al massimo la licenza elementare, contro in media il 13 per cento di chi prosegue. Inoltre mentre nel campione di chi prosegue oltre la scuola dell obbligo solo il 17 per cento non ha svolto attività extra-scolastiche nell infanzia, tra coloro che abbandonano la scuola dopo la terza media questa percentuale sale al 46 per cento. 40

44 Figura 12. Voto di terza media degli individui che hanno abbandonato precocemente la scuola Sufficiente 46% Non sa 22% Ottimo 0% Distinto 1% Buono 31% Sufficiente Buono Distinto Ottimo Non sa Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Come abbiamo visto nell introduzione, i motivi per cui l istruzione dei genitori può influenzare la decisione di proseguire gli studi sono principalmente due. Prima di tutto, essendo l istruzione strettamente correlata al reddito (all aumentare del livello di istruzione dei genitori aumenta il reddito della famiglia), con il titolo di studio aumenta l ammontare di risorse disponibili per finanziare l investimento in istruzione dei figli. In secondo luogo, chi ha genitori più istruiti risulta facilitato nello studio e sostiene quindi costi di apprendimento minori. Tabella 15. Titolo di studio dei genitori per i giovani che non proseguono e tutti gli altri Istruzione madre Non sa Elementare o meno Scuola media Scuola professionale Diploma di maturità Laurea Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Campione Abbandoni Campione Abbandoni Istruzione padre rimanente precoci rimanente precoci Non sa 3,4 5,7 3,8 10, Elementare o meno 10,4 29,5 10,4 29, Scuola media 28,6 52,4 29,6 54, Scuola professionale 10, Diploma di maturità 34,4 11,4 33,7 7, Laurea 13,0 0 16, Totale

45 L analisi multivariata (Tabella 16) permette di isolare l effetto netto di ogni singola variabile sulla probabilità di non proseguire dopo la scuola dell obbligo. Tabella 16. Determinanti della probabilità di non proseguire dopo la scuola dell obbligo* Caratteristiche individuali Profilo 2 Individuo di riferimento Maschio, nato 1983, figlio unico che ha preso sufficiente o buono all esame di licenza media,entrambi i genitori con un titolo di studio inferiore al diploma, che non ha svolto attività dell infanzia, che vive in un paese di piccole dimensioni, fuma, e la cui madre non lavorava durante la sua infanzia. Probabilità di non proseguire variazione percentuale.56 - Come il profilo 2 ma con 1 fratello per cento Come il profilo 2 ma con 2 fratelli per cento Come il profilo 2 ma con distinto o ottimo all esame di licenza media Come il profilo 2, ma con genitore con almeno il diploma di scuola superiore Come il profilo 2 ma la cui madre lavorava full-time durante l infanzia Come il profilo 2 ma la cui madre lavorava part-time durante l infanzia per cento per cento per cento per cento Come il profilo 2 ma che non fuma per cento Come il profilo 2 ma residente in Novara per cento Note: *Calcolate a partire da stime probit. Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Essa comporta innanzitutto l individuazione di un giovane tipo (Profilo 2), che qui è stato arbitrariamente scelto tra quelli con una elevata probabilità di abbandonare gli studi dopo la scuola dell obbligo (57 per cento); questo costituirà l individuo di riferimento per l analisi dell effetto delle singole caratteristiche. Alla tabella è stata aggiunta anche una colonna in cui viene calcolata la variazione percentuale della probabilità, per quantificarne l entità. Considerando innanzitutto la struttura famigliare si osserva che la probabilità aumenta con il numero di fratelli, passando da 57 a 63 per cento nel caso di un fratello e a 70 per cento quando i fratelli sono due; quindi, come evidenzia l ultima colonna, la probabilità di abbandono cresce del 12 per cento per ogni fratello aggiuntivo. Siccome l analisi è condotta tenendo conto contemporaneamente di tutte le caratteristiche, la variazione della probabilità - al variare della caratteristica - è interpretabile come effetto netto. Questo risultato lascia intendere che a parità di tutto il resto, all aumentare del numero di appartenenti al nucleo familiare si riduce l ammontare di reddito disponibile per ogni individuo. 42

46 La probabilità di abbandonare la scuola superiore diminuisce invece se l individuo prende distinto o ottimo all esame di licenza media (-87 per cento), se almeno uno dei due genitori ha conseguito un diploma di scuola superiore o più (-71 per cento), se la madre lavorava full-time (-18 per cento ) o part-time (-42 per cento), nel caso non fumi (-42 per cento) e se vive a Novara città (-27 per cento). Tabella 17. Grado di soddisfazione di chi si iscrive ad una scuola secondaria superiore e chi non lo fa (valori in percentuale) Grado di soddisfazione Molto abbastanza Soddisfazione compagni Non iscritti Iscritti Soddisfazione insegnanti Non iscritti Iscritti Soddisfazione cultura generale Non iscritti Iscritti Soddisfazione capacità professionali Non Iscritti iscritti 41,7 47,34 25,3 23,8 13,6 28,5 17,5 10,3 46,6 40,55 32,0 53,9 47,6 56,3 20,4 48 poco o per nulla 11,7 12,11 42,7 22,3 38,8 15,2 62,1 41,6 totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Consideriamo ora il grado di soddisfazione relativo ad alcuni aspetti della vita scolastica, confrontando chi prosegue con quelli che si fermano. La domanda sul grado di soddisfazione è relativa all ultimo ciclo di scuola concluso. Nella Tabella 17 si riporta il grado di soddisfazione di chi non prosegue oltre la scuola dell obbligo e di coloro che invece si sono iscritti almeno ad una scuola superiore. Circa il 40 per cento di chi non va oltre la scuola dell obbligo si dichiara molto soddisfatto del rapporto con i propri compagni, ma non di quello con gli insegnanti, infatti quasi il 47 per cento di loro manifesta una soddisfazione scarsa se non addirittura nulla in termini di relazione con gli insegnanti, contro il 22 per cento di chi ha proseguito. Pure le competenze acquisite, soprattutto professionali ma anche di cultura generale, sono percepite come non adeguate alle attese da chi non prosegue oltre la scuola dell obbligo. Concludiamo l analisi della scelta di non proseguire considerando le ragioni che ne sono alla base (Tabella 18). Purtroppo la prima causa è il venir meno della motivazione, la seconda è il desiderio di conquistare l indipendenza economica. Per favorire la permanenza nel sistema scolastico, oltre la scuola dell obbligo, l incidenza di quest ultimo motivo - di ordine economico - potrebbe essere ridotta, per esempio, con un sistema di sostegno al reddito delle famiglie i cui figli sono ancora nel sistema scolastico, mentre certamente più complessi ed articolati devono essere gli interventi per ridurre il gap tra le aspirazioni e le effettive potenzialità degli individui. Le scuole, ed in particolare gli insegnanti, dovrebbero 43

47 essere messi in grado di orientare efficacemente i giovani, per aiutarli a scegliere i percorsi di studio che consentano loro di conseguire gli obiettivi più consoni alle loro caratteristiche. Notevole attenzione, per l effetto del gruppo sull impegno individuale, dovrebbe essere posta nella composizione delle classi, in modo da stimolare una sana, ma non eccessiva (per le capacità dei singoli) competizione. Tabella 18. Motivi del mancato proseguimento negli studi Perchè non hai proseguito gli studi? Percentuale che ha risposto SI Avevo completato gli studi previsti 10,5 Volevo guadagnare ed essere indipendente 25,7 Le condizioni economiche della famiglia non mi permettevano di proseguire 9,5 Per sopraggiunte esigenze familiari 1,9 Ho avuto un occasione di lavoro 12,4 Andavo male a scuola/università 9,5 Ero stato bocciato 1,9 Si impara più dalla vita e dal lavoro che dalla scuola 8,6 Nell azienda familiare occorreva il mio aiuto 7,6 Preferivo una qualifica nella formazione professionale 2,8 Per il venire meno della motivazione 36,2 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. 44

48 6. La scuola secondaria superiore In Italia i giovani studenti devono scegliere la scuola superiore ad una età, tredici anni, che è inferiore rispetto a quella in cui la stessa decisione viene assunta nel Regno Unito (16 anni) e più elevata che in Germania (11 anni). Come abbiamo visto, la letteratura è concorde nel ritenere che più questa scelta è compiuta in giovane età, maggiore è l influenza della famiglia di provenienza, minore l importanza del talento individuale, con il rischio di diminuire la mobilità intergenerazionale nell istruzione (Hanushek and Woessman, 2005, Checchi e Flabbi, 2005). L informazione che relativamente al nostro campione - possediamo in merito alla scuola superiore frequentata è duplice: sappiamo a che tipo di scuola si sono iscritti gli studenti dopo la media inferiore e conosciamo il diploma che hanno conseguito. In questo paragrafo, che non prende in considerazione i 105 individui che sono usciti dal sistema scolastico dopo la terza media, analizziamo innanzitutto la scelta della scuola superiore, successivamente ci concentriamo sulla decisione di abbandonare il percorso intrapreso, quindi cerchiamo di valutare le transizioni tra una scuola e l altra e concludiamo con l analisi del voto conseguito alla maturità. 6.1 La scelta dell indirizzo La domanda del questionario, che utilizziamo per analizzare come viene individuata la scuola superiore a cui ci si è iscritti la prima volta, adotta una classificazione meno dettagliata rispetto a quella che compare nel quesito sulla scuola superiore in cui ci si è diplomati; le scuole superiori e quelle professionali vengono pertanto suddivise in: istituto tecnico, istituto professionale, liceo, istruzione magistrale e artistica 17. Includiamo in questa analisi anche gli individui che si iscrivono ad una scuola professionale (diploma triennale) classificandoli in base al loro indirizzo in professionali, tecniche e artistiche. In totale otteniamo questa informazione per 1506 individui. 18 Questi dati segnalano innanzitutto (Tabella 19) che le scuole più gettonate sono gli istituti tecnici (da parte dei maschi) e i licei (da parte delle femmine); ma mentre i maschi sono estremamente concentrati in questi due tipi di scuole superiori, le femmine si distribuiscono in modo più differenziato. 17 Nella categoria istruzione magistrale facciamo confluire gli istituti psicopedagogici, l istituto magistrale e le scuole magistrali; nella categoria istruzione artistica facciamo rientrare gli istituti d arte e i licei artistici. 18 Gli individui per cui non possediamo informazioni sulla scuola superiore scelta sono in totale di questi non concludono la scuola superiore, 11 ottengono il diploma di qualifica professionale, 30 conseguono un diploma di scuola superiore ma non si iscrivono all università, 40 hanno conseguito il diploma di scuola superiore e si sono poi iscritti all università. 45

49 Tabella 19. La scelta della scuola superiore per genere (valori percentuali in corsivo) Tipo di scuola superiore Maschi Femmine Totale Indirizzo tecnico ,6 25,8 35,2 Indirizzo professionale ,6 13,2 15,3 Liceo ,7 41,0 37,4 Indirizzo Magistrale e artistico 21 4, , ,1 Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. La scelta della scuola superiore dipende fortemente dal voto di licenza media (Tabella 20): chi ha preso sufficiente prosegue iscrivendosi in prevalenza ad un istituto tecnico o ad una scuola professionale (77,3 per cento), e solo raramente (7 per cento dei casi) opta per un liceo; la percentuale degli iscritti a questa scuola sale al 27 per cento tra chi ha conseguito buono, è invece pari al 48 per cento tra chi ha preso distinto e al 78 per cento tra coloro che hanno meritato ottimo. Poiché, come abbiamo visto in precedenza, il voto di licenza media è fortemente influenzato dal background socio-culturale della famiglia di provenienza, se ne può dedurre che quest ultima esercita anche un influenza indiretta sulla scelta della scuola superiore. Tabella 20. La scelta della scuola superiore per voto di licenza media (valori percentuali in corsivo) Tipo di scuola superiore Sufficiente Buono Distinto Ottimo Indirizzo tecnico Indirizzo professionale Liceo Indirizzo Magistrale o artistico Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN , , , , , , , ,8 6 2, , , ,6 2 0, , Non risponde , , , , Nella Tabella 21 viene riportata come, nel nostro campione, varia la scelta della scuola superiore in funzione dell istruzione dei genitori. Come la letteratura documenta (Cappellari, 2004) probabilmente i genitori meno istruiti tendono ad indirizzare la scelta dei figli verso scuole superiori più orientate al mercato (indirizzi tecnici e professionali). Il 56,6 per cento dei figli di madri con un titolo di scuola elementare o senza titolo di studio si 46

50 iscrivono ad una scuola ad indirizzo tecnico e il 23,7 per cento si iscrive ad un istituto professionale (per un totale pari all 80,3 per cento di ragazzi che si orientano verso una scuola professionalizzante ). Se invece la madre è in possesso della licenza media, le percentuali scendono rispettivamente al 45,7 ed al 21,3 per cento (ed il totale risulta pari al 67 per cento). Il possesso da parte della madre di un diploma di scuola professionale non modifica in maniera rilevante queste quote, infatti il 50,7 per cento dei loro figli opta per un indirizzo professionalizzante. Invece la maggior parte di coloro che hanno una madre diplomata (48,6 per cento) si iscrive ad un liceo e la stessa decisione viene presa da quasi i quattro quinti dei figli di madri laureate (78,2 per cento). Il quadro differisce solo marginalmente se si considera l istruzione del padre. Tabella 21. La scelta della scuola superiore per livello di istruzione dei genitori Istruzione padre Indirizzo Tecnico Scuola superiore scelta Indirizzo Liceo Profess. Indirizzo magistrale Istruzione madre Indirizzo Tecnico Scuola superiore scelta Indirizzo Liceo Profess. Indirizzo magistrale Non sa 32,7 5,4 54,6 7,3 Non sa 24,5 32,7 26,5 16,3 Elementare o meno Scuola media Scuola profess. 51,8 32,4 10,8 5,0 43,4 18,8 20,5 17,2 33,0 19,7 33,0 14,3 Elementare o meno Scuola media Scuola profess. 56,6 23,7 15,1 4,6 45,7 21,3 16,6 16,4 23,6 27,1 33,3 15,0 Maturità 35,8 11,3 41,2 11,7 Maturità 32,8 7,5 48,6 11,1 Laurea 10,9 8,5 73,0 7,6 Laurea 11,7 3,2 78,2 6,9 Totale 35,2 15,3 37,4 12,1 Totale 35,2 15,3 37,4 12,1 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Analizzata l influenza della famiglia sulle decisioni dei giovani in termini di istruzione, è importante ora verificare quanto essi ne siano consapevoli. Nella Tabella 22 vengono forniti dei dati sulla modalità in base alla quale gli studenti hanno ricevuto informazioni o suggerimenti per la scelta della scuola media superiore, suddividendoli per indirizzo di scuola. E interessante osservare che, se si escludono coloro che si iscrivono ad un liceo, per i quali la famiglia ha un ruolo fondamentale nella scelta, gli incontri a scuola e gli insegnanti rappresentano prioritarie modalità attraverso le quali i ragazzi vengono aiutati a decidere. Questo risultato è a nostro avviso di particolare importanza e dovrebbe indurre l operatore pubblico (scuole medie inferiori in collaborazione con gli istituti superiori, ma anche gli assessorati all istruzione delle Province) a porre in essere le azioni di orientamento 47

51 più efficaci per far sì che i giovani individuino l indirizzo di studi che meglio interpreta le loro aspirazioni, sviluppando al meglio le loro attitudini. Tabella 22. Consigli per la scelta dell indirizzo di scuola media superiore. Quota che ha indicato l opzione (possibilità di scegliere al massimo 2 opzioni) Da chi hai ricevuto informazioni o consigli nella scelta della scuola superiore? Indirizzo tecnico Indirizzo professionale Licei Indirizzo magistrale o artistico Da nessuno 18,2 11,6 12,3 16,6 Durante incontri a scuola 35,1 33,1 29,6 30,1 Leggendo libretti, opuscoli 14,2 12,6 8,9 2,5 Dagli insegnanti 19,4 39,8 27,4 47,2 Dalla famiglia 24,5 16,5 42,8 23,3 Dagli amici 16,6 17,5 13,1 11,1 Da centri di orientamento 2,6 2,9 3,9 4,2 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Per cercare di isolare, quantificandone l impatto, oltre ai fattori quali il genere e il voto di licenza media anche il background familiare, la composizione della famiglia e alcune altre caratteristiche della vita nel corso dell infanzia, si ricorre anche in questo caso all analisi multivariata, che permette di isolare l effetto di ogni singola variabile a parità di tutto il resto. I risultati sono riportati nella Tabella 23. Assumendo come riferimento un individuo (profilo 3: maschio, nato nel 1983, vive a Novara, non fuma, è figlio unico, ha preso sufficiente all esame di terza media, i suoi genitori - entrambi nati in Piemonte - non hanno il diploma di scuola media superiore) - arbitrariamente individuato per il quale è elevata la probabilità di iscriversi ad un istituto tecnico (54 per cento) o ad una scuola superiore ad indirizzo professionale (34 per cento) e che difficilmente si orienterà verso un liceo (probabilità pari al 9 per cento ) o un istituto ad indirizzo artistico-pedagogico (probabilità pari al 3 per cento) (prima riga di Tabella 23), analizziamo come queste probabilità si modificano al variare di alcune caratteristiche. A conferma di quanto discusso finora, a parità di tutte le altre condizioni, le femmine hanno una maggior probabilità di iscriversi ad un liceo o ad un istituto magistraleartistico rispetto ai maschi. L esito dell esame di licenza media inferiore ha un grosso impatto sulla scelta della scuola secondaria superiore: l aver preso buono aumenta la probabilità di iscriversi ad un istituto tecnico e più che raddoppia quella di orientarsi verso un liceo, mentre l aver meritato distinto o ottimo riduce la probabilità di iscriversi ad ogni altro indirizzo, accrescendo notevolmente l eventualità di scegliere un liceo (la probabilità passa dal 9 al 62 per cento!). 48

52 Tabella 23. Analisi multivariata della scelta dell indirizzo di scuola superiore* Caratteristiche individuali Profilo 3 maschio, nato 1983 figlio unico che ha preso sufficiente alla scuola media, genitori senza diploma,entrambi in genitori nati nella regione, che vive in Novara e non fuma Come il Profilo 3 ma che ha preso buono alla scuola media Come il Profilo 3 ma che ha preso ottimo o distinto alla scuola media Indirizzo tecnico Probabilità di iscriversi Indirizzo professionale Indirizzo magistrale o artistico Liceo Come il profilo3 ma femmina Come il Profilo 3 ma con almeno un genitore diplomato Come il Profilo 3 ma con almeno un genitore laureato Come il Profilo 3 ma che vive a Borgomanero Come il Profilo 3 ma che vive in un paese di medie dimensioni Come il Profilo 3 ma che vive in un paese di dimensioni medio piccole Come il Profilo 3 ma che vive in un paese di piccole dimensioni Note: * questa analisi delle probabilità di iscrizione è basata su una stima con il metodo logit multinomiale. Le frecce verso il basso indicano una riduzione della probabilità assoluta rispetto all individuo preso come riferimento, quelle verso l alto un aumento. Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. L istruzione dei genitori ha l effetto anticipato dalla Tabella 21: avere almeno un genitore diplomato quadruplica la probabilità di iscriversi ad un liceo (dal 9 al 41 per cento), mentre avere almeno un genitore laureato la porta dal 9 al 51 per cento. Questo risultato conferma l evidenza empirica relativa all Italia sulla scelta della scuola superiore. Checchi e Zollino (2001) documentano con i dati relativi ai diplomati Italiani del come l occupazione e il livello di istruzione dei genitori influenzi la scelta dell indirizzo di scuola secondaria superiore. Cappellari (2004) trova che la probabilità di iscriversi ad un indirizzo generalista (liceo) avendo uno dei due genitori laureato è quadrupla rispetto all avere un genitore senza titolo di studio o con solo la licenza elementare. Siccome la scelta di un liceo lascia intravedere l intenzione di proseguire gli studi all università, secondo l autore, l istruzione dei genitori ha questo effetto per tre motivi: poiché l istruzione è positivamente correlata con il reddito familiare, genitori più istruiti hanno maggiori risorse finanziare da 49

53 investire nell istruzione terziaria dei figli; persone più istruite attribuiscono maggiore valore all istruzione e indirizzano i figli verso una scuola secondaria superiore che favorisca l accesso all università; infine genitori più istruiti sono più facilmente in grado di seguire i figli negli studi, il che riduce il loro sforzo e quindi i costi dell apprendimento (si veda l introduzione) Esiti della scelta della scuola superiore: i drop-out Nello studio della scelta della scuola superiore ci si è limitati ad analizzare come viene individuato l indirizzo, ma non tutti i ragazzi riescono a portare a termine il percorso intrapreso. La Figura 13 mostra che l 83,5 per cento dei giovani ottiene la maturità, il 6 per cento consegue un diploma di scuola professionale, ma il 10 per cento degli iscritti abbandona la scuola superiore prima del termine. Questo ultimo gruppo è composto di 161 individui, il 49,1 per cento dei quali si era iscritto ad un istituto tecnico, il 42,8 per cento ad un istituto professionale, il 4,5 per cento ad una scuola magistrale o artistica ed il 3,7 per cento ad un liceo. Figura 13: Esiti della scuola superiore e provenienza dei drop-out ist. Tecnico 49,1 per Maturità 83,5 per Drop-out 10,6 per Qualifica professionale 6,0 per ist. Professionale 42,8 per licei 3,7 per cento ist. Magistrale o artistico 4,5 per cento Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. La letteratura economica tende ad accomunare l interruzione degli studi nel corso della scuola secondaria superiore alla decisione di non proseguirli: secondo queste teorie la scelta di non concludere il percorso intrapreso è comunque più soddisfacente, sotto il profilo del benessere individuale, rispetto alla sua prosecuzione (Eckstein and Wolpin, 50

54 1999). Di converso, gli operatori di politica economica, gli insegnanti e non ultimi i genitori, considerano l abbandono una sorta di fallimento, che avrà effetti negativi sul futuro dei giovani. In linea con questo secondo approccio, si è deciso di trattare separatamente questa scelta e considerare il drop-out come un fenomeno sostanzialmente diverso dalla decisione di abbandonare l istruzione al conseguimento della licenza di scuola secondaria inferiore: chi esce dal percorso di studi, dopo averlo iniziato, di fatto ritorna su una decisione già presa e le possibili cause, a nostro avviso, andrebbero ricercate direttamente nell esperienza scolastica vissuta durante la scuola secondaria. Esattamente come quelli che scelgono di non proseguire oltre la scuola dell obbligo, anche questa tipologia di studenti sarà oggetto diretto della nuova riforma dei cicli, la cui entrata in vigore imporrà di cumulare 12 anni di scuola o raggiungere una qualifica professionale, per cui gli studenti che altrimenti avrebbero deciso di abbandonare gli studi, dovranno comunque individuare un altro percorso scolastico. Ancora una volta l analisi multivariata (Tabella 24), che prende come riferimento un individuo (profilo 4) con una elevata probabilità di abbandonare la scuola superiore senza conseguire il diploma (43 per cento) fornisce alcuni importanti elementi di riflessione. In particolare è interessante notare che la probabilità di abbandonare la scuola superiore aumenta in misura notevole per gli studenti che si sono iscritti ad una scuola professionale e per chi è stato bocciato almeno una volta. La bocciatura, che spesso scaturisce da un errore di percezione del talento individuale o dell impegno necessario per proseguire gli studi, fa quindi venire meno la determinazione a proseguire. La probabilità di abbandono diminuisce invece per gli studenti che si sono iscritti ad un liceo, per quelli che hanno conseguito distinto o ottimo all esame di licenza media, per chi ha almeno un genitore diplomato, per chi ha svolto attività extrascolastiche nell infanzia, per chi non fuma e per chi ha avuto buoni rapporti con i docenti. Ancora una volta, oltre alle capacità individuali, contano il contesto sociale e familiare e l avversione al rischio. A parità di altre condizioni, l avere un ottimo rapporto con i docenti è la condizione che riduce maggiormente la probabilità di abbandonare la scuola superiore. La scelta di interrompere gli studi durante la scuola secondaria superiore scaturisce da un errore nell analisi costi-benefici, che, per esempio, porta a sottovalutare i costi non monetari, a sopravvalutare il talento individuale o che spesso matura a seguito di un esperienza scolastica negativa. Nella Tabella 25 vengono riportate le valutazioni del nostro campione, relativamente ad alcune caratteristiche del percorso scolastico, distinguendo chi ha conseguito il diploma di maturità da quelli che non hanno raggiunto questo obiettivo. 51

55 Tabella 24. Analisi multivariata delle determinanti dell abbandono durante la scuola superiore Caratteristiche individuali Profilo 4 individuo di riferimento Maschio, nato nel 1983, figlio unico che ha preso sufficiente all esame di terza media, nessun genitore diplomato, nessuna attività svolta nell infanzia, che vive in un piccolo paese e fuma, che si è iscritto ad un istituto tecnico, non è mai stato bocciato e non è soddisfatto del rapporto con i docenti. Come il Profilo 4, ma che ha frequentato una scuola professionale Probabilità di abbandono.43 Variazione percentuale per cento Come il Profilo 4 ma che si era iscritto ad un liceo per cento Come il Profilo 4, ma che aveva preso distinto o ottimo all esame di licenza media Come il Profilo 4, ma con un genitore almeno diplomato per cento per cento Come il Profilo 4, ma che ha svolto attività dell infanzia per cento Come il Profilo 4, ma che è stato bocciato almeno una volta per cento Come il Profilo 4, ma che non fuma per cento Come il Profilo 4, ma abbastanza soddisfatto del rapporto con i docenti Come il Profilo 4, ma molto soddisfatto del rapporto con i docenti Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN per cento per cento Mentre sia i diplomati che i drop-out manifestano quasi lo stesso grado di soddisfazione relativamente al rapporto con i compagni, solo il 12,8 per cento di chi non completa la scuola superiore valuta molto positivamente il rapporto con i docenti contro il 25 per cento di chi arriva al diploma. Squilibri anche maggiori si notano in termini di giudizio sulla capacità della scuola di offrire una cultura generale: il 46,5 per cento di chi abbandona è poco o per nulla soddisfatto del livello di cultura generale raggiunto, contro l 11,7 per cento dei diplomati. Infine, per quanto riguarda la soddisfazione rispetto alla capacità professionale raggiunta, la stragrande maggioranza di chi non conclude la scuola superiore (68,8 per cento) apprezza poco o per nulla il livello raggiunto, contro il 38,8 per cento dei diplomati. Questa tabella conferma la delusione nei confronti della scuola superiore da parte degli studenti che la abbandonano: compagni a parte, si dichiarano poco soddisfatti del rapporto con i docenti e considerano molto negativamente sia il livello di cultura generale che la professionalità conseguita. 52

56 Tabella 25: Grado di soddisfazione di chi ha abbandonato la scuola superiore rispetto ai diplomati (valori in percentuale) Molto Abbastanza Poco o per nulla Totale Soddisfazione nei confronti di: Capacità Compagni Insegnanti Cultura generale professionali Dropout Diplomati Drop-out Diplomati Drop-out Diplomati Drop-out Diplomati Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. 48,1 41,4 25,0 12,8 31,3 3,8 11,2 4,5 40,5 41,4 56,3 32,5 57,1 49,7 50,4 26,7 11,5 17,2 18,7 54,8 11,7 46,5 38,6 68, Di seguito (Tabella 26) l analisi degli abbandoni viene conclusa cercando di capire come gli studenti motivano la scelta di non proseguire oltre negli studi. La decisione scaturisce soprattutto dall esigenza di indipendenza economica, ma anche dalla bocciatura subita, dalla mancanza di motivazione e dalla sensazione che l istruzione formale possa risultare inutile. L abbandono della scuola secondaria superiore è quindi spesso dovuto a difficoltà oggettive: i ragazzi hanno alle spalle un percorso di scuola media inferiore che, stante la valutazione conseguita all esame, ha consentito loro di raggiungere solo una preparazione sufficiente; hanno altresì scarse motivazioni; dei genitori che a loro volta non sono diplomati ed un cattivo rapporto con gli insegnanti. Peraltro, come in precedenza sottolineato, gli studi internazionali segnalano che sono individui ad elevato rischio di esclusione sociale. Alla luce di ciò è importante individuare gli strumenti che consentano loro un migliore e più efficace apprendimento durante la scuola dell obbligo (elementare e media inferiore), in modo che la loro preparazione all ingresso sia più adeguata all impegno che dovranno sostenere nel corso della scuola secondaria superiore. Anche le metodologie didattiche, nonché i programmi di studio, devono favorire la motivazione e l impegno sia degli studenti della media inferiore che di quelli degli istituti superiori, se si vuole, come sembra importante dal punto di vista sociale, ridurre al minimo gli abbandoni. 53

57 Tabella 26. Motivi del mancato proseguimento negli studi da parte di chi abbandona la scuola superiore (possibilità di scegliere al massimo 2 opzioni) Perché non hai proseguito gli studi? Quota che ha risposto SI Avevo completato gli studi previsti 2,5 Volevo guadagnare ed essere indipendente 43,2 Le condizioni economiche della famiglia non mi permettevano di proseguire 0 Per sopraggiunte esigenze familiari 3,4 Ho avuto un occasione di lavoro 6,2 Andavo male a scuola 17,9 Ero stato bocciato 24,7 Si impara più dalla vita e dal lavoro che dalla scuola 14,8 Nell azienda familiare occorreva il mio aiuto 1,2 Preferivo una qualifica nella formazione professionale 1,8 Per il venire meno della motivazione 19,14 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. 6.3 I cambi di scuola superiore Gli studenti delusi, dalla scuola secondaria superiore inizialmente scelta, in gran parte escono dal sistema scolastico (10,6 per cento), in percentuale inferiore accedono ad una scuola professionale triennale (6,0 per cento), ed in misura pari al 6,6 per cento (80 studenti) cambiano indirizzo e si diplomano seguendo un diverso percorso, sempre di durata quinquennale. La Tabella 27 documenta gli spostamenti tra i vari indirizzi: in giallo è evidenziato il numero e la percentuale di chi conclude la scuola superiore nello stesso istituto in cui l ha iniziata: la transizione più consistente è dai licei verso le scuole ad indirizzo magistrale e artistico (23 individui). Un discorso a parte va fatto per le scuole professionali (durata triennale). Nel campione ci sono 101 giovani che conseguono un diploma di scuola professionale, ad una età media di 18 anni. 54

58 Tabella 27. I cambi di indirizzo tra scuole superiori di durata quinquennale (valori percentuali in corsivo) Indirizzo cui ci si era iscritti Indirizzo in cui si consegue il diploma Indirizzo tecnico Indirizzo professionale licei Indirizzo artistico e magistrale Totale Indirizzo tecnico ,7 8 7,8 9 1,6 6 3, ,5 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Indirizzo professionale 11 2, ,2 1 0,2 5 3, ,0 Licei 3 0, ,0 5 3, ,2 Indirizzo artistico e magistrale 9 2, , , ,3 Tot Questa premessa lascia di per sé intuire che la scuola professionale possa spesso essere un ripiego, infatti (Tabella 28) solo il 42 per cento dei diplomati triennali si era fin dall inizio iscritto a questa scuola, mentre il rimanente 58 per cento proviene in prevalenza da istituti professionali e tecnici. Tra le possibili cause del passaggio dal diploma quinquennale a quello triennale c è la bocciatura: il 48 per cento di chi cambia è stato bocciato almeno una volta (il 23 per cento due volte o più). Tabella 28. Passaggi da una scuola all altra per i diplomati di scuola professionale Tipo di scuola superiore a cui lo studente Numero di si era iscritto a 14 anni studenti per cento Allo stesso Istituto tecnico Istituto professionale Licei 4 4 Magistrali 4 4 Artistico 1 1 Non sa 7 7 Chi ha cambiato scuola è stato bocciato Numero studenti per cento Mai Una volta Più volte Non risponde 3 5 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. 6.4 L esame di maturità Un indicatore interessante della performance individuale è il punteggio conseguito all esame di maturità, perché permette di tenere conto della natura cumulativa del processo di formazione dello studente. Si può interpretare questo risultato come il valore aggiunto 55

59 della scuola superiore rispetto a quella dell obbligo. Anche questo esame ha valore relativo e non assoluto, in quanto le commissioni che giudicano gli studenti sono costituite a livello di istituto. Già l analisi descrittiva fornisce un idea di quanto sia forte il legame tra voto di maturità ed esito dell esame di licenza media. La Tabella 29 mostra che chi aveva preso sufficiente all esame di terza media ottiene mediamente 70 a quello di maturità; la votazione sale a 90 per chi aveva conseguito ottimo, laddove le femmine mediamente ottengono tre/quattro punti in più dei maschi. Tabella 29. Voto dell esame di maturità per genere e voto di licenza media (valori medi) Voto maturità Maschi Femmine Totale Sufficiente 63,4 71,2 69,7 Buono 75,9 71,8 73,8 Distinto 75,9 84,4 80,7 Ottimo 88,8 92,8 91,3 Non ricorda 76,8 77,4 77,1 Totale 76,9 79,9 78,5 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Poiché i dati della tabella possono risentire dell effetto indiretto di altre caratteristiche individuali, è opportuno ricorrere all analisi multivariata per quantificare l impatto delle singole variabili esplicative. Questa ( Tabella 30) conferma l importanza del giudizio di licenza media: i voti di questo esame spiegano circa un terzo della variabilità di quelli ottenuti alla maturità 19. Quando si inseriscono nella regressione tutte le informazioni relative alle caratteristiche individuali e familiari, si trova che a parità di altre condizioni, chi aveva preso sufficiente ottiene in media mentre chi aveva conseguito ottimo conclude con un punteggio medio pari a 87,9 confermando l impatto significativo del giudizio di terza media. Il tipo di scuola superiore frequentato non ha effetti sul voto di maturità, poiché questo è una misura relativa di proficiency all interno delle scuole/gruppi di classi. Allo stesso modo, non risultano significativi l aver svolto attività extrascolastiche durante l infanzia, né l anno di nascita. 19 Lo si può vedere dall R2 della regressione che indica appunto la quota di variabilità (varianza) del voto di maturità spiegata dal voto di terza media. I coefficienti di questi primi risultati confermano le statistiche descrittive perché non controllano per tutte le altre caratteristiche osservabili. 20 Per ottenere questo risultato bisogna aggiungere alla costante il coefficiente del giudizio di interesse, niente se la variabile è omessa, come nel caso del voto sufficiente. 56

60 Tabella 30. Analisi multivariata del voto di maturità Variabile dipendente: voto all esame di maturità (da 60 a 100) Coefficiente Coefficiente Buono 4.14*** 2.27** Distinto 11.00*** 8.73*** Ottimo 21.6*** 17.71*** Non ricorda il voto 7.39*** 5.29*** Bocciato 1 volta -5.02*** Bocciato 2 volte -4.22*** Indirizzo professionale Indirizzo artistico o magistrale 2.11** Liceo -.36 Scuola privata.18 Fuma -3.41** Fumava in passato -2.43** Nato nel Femmina 1.01* Numero di fratelli.56 Madre con la licenza media..27 Madre con un diploma professionale 4.84*** Madre con la maturità 1.95 Madre laureata 6.05*** Non sa istruzione madre 5.07** Padre con la licenza media..01 Padre con un diploma professionale -.11 Padre con la maturità -3.05** Padre laureato -3.96** Non sa istruzione padre -.88 Ha svolto attività dell infanzia 1.26 Genitori nati in Provincia 2.61*** Solo un genitore nato in provincia..88** Madre lavorava full.time.22 Madre lavorava part-time 1.92** Dummies per la dimensione comune Yes Costante 69.67*** 69.56*** Nobs 1217 R Note: ***=significativo all 1 per cento; **=significativo al 5 per cento; *=significativo al 10 per cento; maschi, che hanno preso sufficiente, mai bocciati, che hanno studiato in un istituto tecnico, in una scuola statale, che non hanno mai fumato, nato nel 1982, con entrambi i genitori in possesso della scuola elementare, che non ha svolto attività dell infanzia, con entrambi i genitori non originari della provincia di Novara, la cui madre non lavorava in costante. Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. L istruzione dei genitori ha un impatto parzialmente significativo (risultano statisticamente significativi l avere una madre con la qualifica professionale o laureata e l avere un padre laureato o diplomato) e ciò conferma il fatto che il background culturale di provenienza esplica buona parte del suo effetto diretto sul voto di scuola media, agendo indirettamente sul voto di maturità. L istruzione dei genitori presenta però segni discordi: l istruzione della madre ha effetti positivi, quella del padre, in alcuni casi, negativi. Ciò è dovuto oltre che al già 57

61 accennato fenomeno dell assortative mating anche alla forte correlazione (Tabella 13) con il voto di terza media 21 Infine, essere femmina, avere una madre che lavorava part-time durante l infanzia e i genitori entrambi originari della provincia di Novara sono le caratteristiche che più aumentano il voto di maturità, mentre essere stato bocciato una o due volte, fumare o aver fumato hanno un impatto negativo sul voto di maturità. 21 I meccanismi dell analisi multivariata sono tali per cui può risultare complesso, e richiedere tecniche più avanzate, isolare l effetto netto di una caratteristica quando questa è altamente correlata con un altra presente nella stessa specificazione. 58

62 7. Studiare all università L università italiana si è sempre distinta nel panorama internazionale per essere caratterizzata da elevatissimi tassi di abbandono e da una durata media dei percorsi tra le più alte rispetto agli altri paesi europei. Peraltro la Comunità Europea, all interno della quale è notevole l eterogeneità nella strutture dell istruzione terziaria, ha intrapreso nel corso degli ultimi decenni un processo di integrazione degli studi universitari, che è sfociato nella dichiarazione di Bologna del In quella sede i ministri dell istruzione dei paesi europei si incontrarono per individuare le strategie atte a conseguire un più coeso e coerente sistema di istruzione terziaria; tra gli altri obiettivi 22 vi era anche l impegno ad adottare un sistema universitario a due stadi. Come è stato già osservato l Italia si caratterizza per la scarsità di laureati nella popolazione in età da lavoro, benché le coorti più giovani mostrino tassi di conseguimento della laurea crescenti nel tempo. Inoltre, rispetto agli altri paesi Europei, l ISTAT (2004/2005), segnala che l Italia, prima della riforma, è stata penalizzata dalla quasi totale inesistenza di percorsi universitari brevi (Figura 14), mentre presentava una quota di laureati in percorsi lunghi tra le maggiori in Europa. Figura 14. Titoli universitari brevi e lunghi per 100 giovani di età corrispondente prima della riforma. Fonte: ISTAT 2004/

63 Per questi motivi il nostro paese nel 2001 ha introdotto una riforma, basata sul cosiddetto 3+2 : una laurea di primo livello di durata triennale e più professionalizzante della precedente, seguita da una laurea di secondo livello (o magistrale) che si consegue dopo due ulteriori anni di studio. La minore durata dei nuovi corsi di laurea di primo livello, oltre ad anticipare l età media di inserimento nel mercato del lavoro dei nostri laureati, dovrebbe produrre effetti positivi sulla dispersione e sulla regolarità dei percorsi di studio. In particolare l introduzione del credito formativo universitario, che impone ai docenti di valutare il tempo necessario agli studenti per apprendere i contenuti di ogni insegnamento (ore d aula più studio individuale), dovrebbe consentire una riduzione del carico didattico e ridimensionare il fenomeno dei fuori corso. Poiché la riforma è relativamente recente, esistono ancora poche informazioni ufficiali per valutarne l efficacia. L ISTAT annualmente pubblica alcune statistiche per l orientamento universitario, le ultime documentano una crescita delle immatricolazioni pari al 19,5 per cento nell anno accademico 2003/2004 rispetto al 2000/2001. I dati relativi al tasso di laurea (laureati su immatricolati) non sono invece ancora disponibili, ma emerge che i laureati del ciclo triennale, che concludono gli studi in corso, sono la stragrande maggioranza: il 77,5 per cento contro il 16 per cento degli studenti iscritti al vecchio ordinamento. Questa evidenza va interpretata con le dovute cautele, poiché la riforma è molto recente, di fatto sono pochi gli anni in cui i fuori corso si sono accumulati. Peraltro alle lauree triennali sono transitati molti studenti del vecchio ordinamento, che si sono potuti laureare in corso grazie al fatto di aver già sostenuto molti esami nel percorso precedente. Inoltre risulta elevata la quota di laureati triennali che avevano già conseguito un titolo di studio universitario in precedenza. La coorte oggetto della nostra indagine ha iniziato l università con il nuovo ordinamento di studi, pagando l incertezza tipica della fase di transizione, ma dovrebbe anche beneficiare dei suoi effetti positivi. I dati a nostra disposizione mostrano che la Provincia di Novara è caratterizzata da un tasso di iscrizione all università leggermente superiore alla media nazionale: in Italia su cento ragazzi che conseguono il diploma di maturità si iscrivono all università, mentre a Novara 74. L iscrizione all università dipende molto dal diploma di maturità conseguito (Tabella 31): i tassi più elevati si registrano tra i diplomati dei licei classici (99 per cento) e scientifici (95 per cento), seguiti da quelli dei licei artistici (85 per cento) e degli istituti pedagogici (83 23 Fonte: ISTAT 2004/

64 per cento); gli indirizzi con i tassi di iscrizione inferiori sono invece gli istituti artistici (42 per cento) e quelli professionali (49 per cento). Tabella 31. La scuola superiore e la scelta di proseguire: percentuale di iscritti all università per indirizzo di scuola superiore Tipo di scuola superiore Iscritto all'università? no si Totale Istituto professionale 50,8 49,2 8,9 Istituto Tecnico Scuola magistrale Istituto magistrale Istituto Artistico Liceo classico 42,5 57,5 33,3 23,1 76,9 2,9 30,6 69,4 2,7 Tipo di scuola superiore Liceo scientifico Liceo linguistico Liceo artistico Istituto psicopedagico Iscritto all'università? no si totale 5,2 94,8 27,6 29,6 70,4 4,1 15,4 84,6 2,0 17,2 82,8 4,8 57,9 42,1 1,4 Non risponde 27,9 72,1 3,3 0,8 99,2 9,0 Totale 25,77 74, Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. L analisi multivariata consente di isolare l effetto di ogni singola determinante la scelta di iscriversi all università, a parità di tutte le altre caratteristiche. I risultati presentati nella Tabella 32 confermano quelli già ottenuti da Checchi (2003). Avendo come riferimento un individuo diplomatosi in un istituto tecnico (profilo 5), la cui probabilità di iscriversi all università è pari al 45 per cento, si osserva che essa aumenta nel caso di un giovane che ha conseguito la maturità liceale (+ 75 per cento) o presso una scuola ad indirizzo magistrale e artistico (+ 24 per cento), è invece inferiore per chi proviene da un istituto professionale (- 22 per cento). L aver frequentato una scuola superiore privata riduce la probabilità di iscriversi all università del 20 per cento. Cappellari (2004) analizza congiuntamente la scelta della scuola superiore e la decisione di proseguire all università; il suo lavoro conferma i nostri risultati: diplomarsi in un liceo aumenta la probabilità di proseguire, mentre la frequenza di scuole superiori private la riduce. Su questo tipo di decisione è invece più contenuto, che su quelle assunte in precedenza, l effetto diretto dell istruzione paterna: nel caso in cui il padre sia diplomato la probabilità aumenta del 44 per cento e del 24 per cento se il padre è laureato. E però appena il caso di ricordare che l istruzione dei genitori influenza la probabilità di iscriversi 61

65 all università anche indirettamente attraverso l impatto sul voto di terza media, la scelta della scuola secondaria superiore e l esito della maturità. Tabella 32. Le determinanti della probabilità di iscriversi all università: analisi multivariata Caratteristiche individuali Profilo 5 individuo di riferimento Maschio, nato 1983, figlio unico che ha preso buono all esame di terza media e 80 alla maturità conseguita presso un istituto tecnico, genitori con il diploma di scuola media inferiore, nessuna attività svolta nell infanzia, che non ha frequentato la scuola privata e non è mai stato bocciato, che vive a Novara e fuma, e non dichiara di essere molto soddisfatto ne dei compagni, ne della scuola, ne degli insegnanti e con la mamma che lavorava full-time durante l infanzia Come il Profilo 5, ma che ha frequentato una scuola professionale Come il Profilo 5, ma che ha frequentato una scuola magistrale o artistica Probabilità di iscriversi all università Variazione percentuale per cento per cento Come il Profilo 5, ma che si era iscritto ad un liceo per cento Come il Profilo 5, ma ha frequentato una scuola privata per cento Come il Profilo 5, ma con il padre diplomato per cento Come il Profilo 5, ma con il padre laureato per cento Come il Profilo 5, ma con la madre diplomata per cento Come il Profilo 5, ma con la madre laureata per cento Come il Profilo 5, ma con la madre che non lavorava durante l infanzia per cento Come il Profilo 5, ma che è stato bocciato una volta per cento Come il Profilo 5, ma che è stato bocciato due volte per cento Come il Profilo5, ma molto soddisfatto del rapporto con i docenti, i compagni e della scuola Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN ottenute dall analisi multivariata per cento L istruzione della madre mantiene un effetto diretto significativo, e la probabilità di iscriversi all università aumenta del 20 per cento se essa è diplomata e del 68 per cento se è laureata. L aver avuto una madre che non lavorava durante l infanzia riduce la probabilità di iscriversi all università di circa il 30 per cento. Questo risultato è a nostro avviso solo apparentemente controintuitivo, ci aspettiamo infatti che, a parità di doti individuali, la cattiva performance scolastica dei figli dipenda dalla scarsa istruzione dei genitori, che, con riferimento alla madre, induce la scelta, o genera l impossibilità, di entrare nel mercato del 62

66 lavoro. Anche l essere stato bocciato riduce la probabilità di iscriversi all università: del 51 per cento se si è stati bocciati una volta, del 68 per cento se si è stati bocciati due o più volte. Figura 15. Probabilità di iscriversi all università per voto di licenza media e voto alla maturità 1 0,9 Sufficiente Buono Distinto Ottimo Probabilità di iscriversi all'università 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0, Voto alla maturità Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN ottenute dall analisi multivariata. Il dichiararsi molto soddisfatto sia della scuola, che dei professori e dei compagni, l essere quindi complessivamente ben inserito nel contesto scolastico, favorisce invece la scelta di proseguire negli studi universitari. La Figura 15 segnala anche che la probabilità di iscriversi all università dipende dai voti di licenza media e di maturità. Rispetto ad un individuo con il profilo 5 (Tabella 32), che ha conseguito buono all esame di licenza media e 80 alla maturità, la probabilità cresce al crescere della votazione. Partendo da chi ha preso sufficiente/buono (non c è differenza tra questi due esiti) in terza media si passa da una probabilità del 25 per cento di iscriversi all università relativa a chi ha ottenuto 60 alla maturità, al 68 per cento di chi ha meritato 100. Per chi ha conseguito ottimo in terza media, si passa dal 55 per cento di chi poi ha preso 60 alla maturità al 89 per cento di chi ha ottenuto 100. Tra le motivazioni addotte per giustificare la decisione di iscriversi all università (Tabella 33) l interesse verso il tipo di studi prescelti è quella preminente, ad indicare che le aspirazioni soggettive sono il fattore principale nella scelta di proseguire gli studi. La 63

67 percezione che una laurea serva per aumentare le chance di trovare un buon lavoro è comunque ampiamente presente tra i ragazzi, segno che l importanza relativa della laurea sia per accrescere le opportunità lavorative sia per effettuare un buon match (descritte nell introduzione) sono ai più note. Infine alcuni studenti hanno già individuato il tipo di lavoro che vorrebbero svolgere e ritengono la laurea necessaria per potervi accedere. Tabella 33. Motivi per decidere di iscriversi all università (massimo 2 opzioni) Perché hai scelto di intraprendere gli studi universitari? Quota di risposte positive Interesse verso il tipo di studi prescelto 67,5 Necessità del titolo di studio per svolgere il lavoro che desidero 25,5 Maggiori possibilità di trovare un buon lavoro 36,3 Impossibilità al momento dell iscrizione di trovare lavoro 2,9 Mi hanno spinto i miei genitori 3,5 I miei amici hanno proseguito gli studi 1,3 Altro: per rinviare servizio di leva 0,4 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. D altro canto, tra le motivazioni della mancata iscrizione, come nel caso della scuola secondaria superiore, quella più frequente è legata al desiderio di indipendenza economica, seguita dalla consapevolezza di aver concluso gli studi decisi in precedenza. Da segnalare inoltre che alcuni studenti hanno ricevuto offerte di lavoro, mentre altri dichiarano di non essere più motivati. Tabella 34. Motivi della decisione di non iscriversi all università (massimo 2 opzioni) Perché hai scelto di NON intraprendere gli studi universitari? Quota di risposte positive Avevo completato gli studi previsti 29,5 Volevo guadagnare ed essere indipendente 40,3 Le condizioni economiche della famiglia non mi permettevano di proseguire 3,5 Per sopraggiunte esigenze familiari 2,9 Ho avuto un occasione di lavoro 10,9 Preferivo una qualifica nella formazione professionale 5,8 Proseguire non avrebbe aumentato le probabilità di un inserimento lavorativo 2,6 Si impara più dalla vita che dalla scuola 5,5 Non più motivato 16,8 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Esistono differenze nelle valutazioni espresse in merito ad alcuni aspetti della esperienza scolastica (Tabella 35): gli studenti che proseguono risultano più soddisfatti della qualità dei rapporti instaurati sia con i compagni (50 per cento di molto soddisfatti contro il 64

68 44 per cento) sia con i professori (26 per cento di molto soddisfatti contro il 22 per cento), rispetto a quelli che si fermano al diploma, e anche questi fattori hanno rappresentato un importante incentivo al proseguimento degli studi. Tabella 35. Grado di soddisfazione e iscrizione all università (valori in percentuale) Iscritto Molto soddisfatto Abbastanza Poco o per nulla soddisfatto soddisfatto Qualità rapporti compagni SI 50,0 38,2 11,8 NO 43,8 44,7 11,5 Qualità rapporti con i SI 26,2 56,6 17,2 professori NO 22,2 56,8 21,0 Acquisizione cultura generale SI 36,1 53,9 10,0 NO 23,1 64,3 12,6 Acquisizione capacità SI 8,4 49,4 42,2 professionali NO 15,3 49,2 35,5 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Il background familiare, tra cui spicca il livello di istruzione dei genitori, rappresenta un elemento decisivo per il successo scolastico dei giovani fino dai primi anni di scuola. Laddove il contesto non esercita una funzione di indirizzo e di stimolo, acquisisce particolare importanza l ambiente scolastico, che può motivare i ragazzi a partire dai rapporti interpersonali con i docenti ed i compagni. Su questi elementi andrebbe pertanto posta particolare attenzione, favorendo innanzitutto l acquisizione di strumenti che mettano in grado gli insegnanti di adottare metodi didattici capaci di trasferire la conoscenza in un clima di scambio e collaborazione. Anche la strutturazione dei percorsi, a partire da ciò che emerge dai confronti internazionali tra differenti sistemi, gioca un ruolo fondamentale sui tassi di ingresso nell istruzione e sulla qualità dell apprendimento, ma certamente questo esula dalla possibilità d intervento dell operatore locale a cui questo Rapporto è principalmente rivolto. 7.1 La performance universitaria E interessante analizzare anche alcuni indicatori di performance universitaria relativamente alla coorte di giovani novaresi oggetto di questa indagine. Nel fare ciò bisogno tuttavia tenere presente che, a causa dell età (21-22enni), essi non hanno ancora concluso gli studi e quindi l analisi è puramente descrittiva e i risultati vanno interpretati con cautela. Solo in minima percentuale (4 per cento) i giovani intervistati ha già completato gli studi universitari (Tabella 36), concludendo abbondantemente nei termini il primo ciclo di studi terziari; questi studenti hanno ottenuto in media alla maturità una votazione pari a

69 La maggior parte degli immatricolati si dichiara in regola con gli esami (48,5 per cento), mentre il 36 per cento non lo è. Il 6 per cento ha già abbandonato l università e un altro 5 per cento probabilmente lo farà presto, visto che non ha sostenuto ancora nessun esame. Tutto ciò segnala che il voto dell esame di maturità è un previsore potente della successiva performance universitaria, risultando massimo per gli studenti che hanno già concluso e minimo per quelli che non hanno ancora sostenuto alcun esame (mediamente 20 punti in meno). Gli studenti che hanno già abbandonato gli studi universitari hanno conseguito un voto di diploma più elevato rispetto a questi ultimi, che presumibilmente alla cattiva preparazione sommano anche una minore consapevolezza delle loro effettive capacità/interessi. Anche Cappellari (2004), utilizzando una sofistica analisi econometria, giunge ad analoghe conclusioni: la performance accademica è strettamente crescente col voto di maturità. Tabella 36. Situazione attuale e voto alla maturità Situazione attuale Numero studenti Percentuale Media voti di maturità Già laureato 27 3,8 91,7 In regola con gli esami ,4 83,5 Non in regola con gli esami ,9 78,5 Nessun esame sostenuto 47 4,8 71,2 Ha abbandonato 55 5,7 76 Non risponde 24 2,4 77,1 Totale ,8 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Per quanto riguarda la scelta dell indirizzo di laurea (Tabella 37), la quota più elevata del nostro campione si orienta verso una facoltà ad indirizzo economico-statistico (19 per cento), al secondo posto compaiono quelle letterarie e relative all insegnamento (17 per cento), mentre ad ingegneria ed architettura si iscrive il 14 per cento degli studenti che proseguono. La loro performance (Tabella 37), varia in funzione dell indirizzo: la quota maggiore di studenti in regola con gli esami si concentra nella facoltà di medicina (83 per cento) e ad 66

70 ingegneria e architettura (60 per cento), mentre quella inferiore si riscontra negli istituti superiori di educazione fisica e nelle facoltà scientifiche. Tabella 37. Performance universitaria per indirizzo di laurea (valori in percentuale) Indirizzo di laurea Performance Universitaria Agrario Ingegneria Architettura Scientifico Economico statistico Giuridico Medico Insegnam. Lett. Psic. Politico sociale Educazione fisica Non risponde In regola con gli esami Non in regola con gli esami 38,5 60,15 29,6 44,7 37,1 82,8 41, ,3 58,1 61,5 33,8 45,4 39,7 42,9 9,7 47,8 34,3 54,5 16,1 Nessun esame 0 2,3 12,0 5,6 2,9 5,2 2,5 5,9 0 0 Abbandonato ,8 5,7 2,2 6,2 3,9 0 25,8 Non risponde 0 3,8 0 2,2 11,4 0 1,9 5,9 18,2 0 Percentuale iscritta all indirizzo 4,2 14,3 11,6 19,2 3,7 14,3 17,3 10,9 1,2 3,3 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Anche la scuola superiore di provenienza ha effetti rilevanti sulla performance universitaria come già messo in luce da ISTAT (2005). La Tabella 38 riporta la quota di studenti in regola con gli esami per indirizzo di scuola superiore e per indirizzo universitario. In media gli studenti provenienti dai licei ottengono risultati migliore degli altri: il 55 per cento dichiara di essere in regola con gli esami., contro il 48 per cento dei giovani provenienti da una scuola superiore ad indirizzo umanistico, il 41 per cento degli studenti di un istituto professionale ed il 36 per cento di quelli con il diploma di un istituto tecnico. Le quote riportate nella tabella sono delle medie e non tengono conto degli effetti di selezione. Per esempio, solo la metà dei diplomati degli istituti professionali si iscrivono all università (Tabella 31) e probabilmente questi sono i più bravi, o i più motivati. Cappellari (2004) conduce uno studio sull effetto della scuola secondaria sulla performance universitaria (misurata come rapidità di superamento degli esami) e conclude che chi effettivamente si iscrive all università ha una velocità intrinseca maggiore di chi non si iscrive, ovvero, se chi non si è iscritto lo avesse fatto, a parità di tutto il resto, avrebbe ottenuto risultati inferiori rispetto a chi ha fatto questa scelta. Solo l analisi multivariata permetterebbe di studiare l effetto netto (a parità di tutto il resto, cioè dell abilità e del 67

71 background familiare) della scuola superiore di provenienza, ma i dati a nostra disposizione non consentono di realizzarla. Cappellari (2004) svolge una simile analisi e, attraverso un sofisticato modello econometrico, che valuta congiuntamente la scelta della scuola superiore e la performance universitaria 24, trova che i diplomati dei licei conseguono risultati migliori dei diplomati degli istituti tecnici e professionali. Tipo di scuola superiore Tabella 38. Percentuale di studenti in regola con gli esami per indirizzo di laurea e tipo di scuola superiore (*) Istituto tecnico Ingegneria Architettura Scientifico e Agrario Economico statistico e giuridico Indirizzo di laurea Medico Umanistico Politico sociale % (6) 36 Totale N Istituto % (0) (0) 43 (100) (100) (0) 41 professionale N Liceo % N Indirizzo % (41) (22) 27 (1) umanistico N Note: (*) in corsivo il numero di studenti in ogni cella. Tra parentesi le celle con meno di 20 studenti le cui medie vanno considerate con cautela. Non si riportano le medie degli iscritti all ISEF e di chi non ha informazioni sull indirizzo di laurea. Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. La performance può anche essere influenzata dalla distanza tra l abitazione a la sede universitaria, dal momento che lunghi percorsi per raggiungere la facoltà riducono il tempo disponibile per lo studio e scoraggiano la quotidiana frequenza alle lezioni; ciò potrebbe creare una maggior disaffezione e qualche difficoltà nel tenere il passo con i propri compagni. La maggioranza degli studenti del nostro campione frequenta l università del Piemonte Orientale (45 per cento), il 42 per cento si è iscritto ad un ateneo milanese, solo il 6 per cento ha optato per Torino ed un 7,5 per cento sceglie un altra sede 25. La maggioranza degli studenti iscritti all università del Piemonte Orientale è in regola con gli esami (55,4 per cento), in particolare si trova in questa condizione l 80 per cento degli studenti di medicina, contro il 45 per cento di quelli di economia. Il 45 per cento degli 24 Il modello studia congiuntamente quattro decisioni: la scelta della scuola superiore, la scelta di una scuola superiore privata, la decisione di iscriversi all università e la performance universitaria. 25 Tra cui: 5 a Roma, 5 a Bologna, 1 a Napoli, 6 a Pavia, 4 a Urbino, 5 a Varese, 2 a Castellanza, 2 a Forlì. 68

72 studenti che frequenta l università a Milano è in regola con gli esami, contro il 33,9 per cento degli studenti degli atenei torinesi. Tabella 39. Performance universitaria per sede di Ateneo (valori in percentuale) Performance Universitaria Tutte le Facoltà Piemonte Orientale Medicina Economia Atenei torinesi Atenei milanesi Altri Atenei In regola con gli esami 55,4 80,2 45,1 33,9 45,4 50,5 Non in regola con gli esami 31,6 11,1 40,1 62,7 41,5 15,9 Nessun esame 4,3 6,1 0,9 3,4 5,4 4,35 Abbandonato 7,7 2,6 10,6 0 4,9 2,9 Non risponde 1,0 0 3,3 0 2,8 13,0 Numero studenti totale Percentuale ateneo 44, ,3 41,7 7,4 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. La strategia del Ministero dell Università, che negli ultimi decenni ha puntato ad accrescere il numero delle sedi universitarie, ha certamente sortito degli effetti positivi, soprattutto in termini di numero di esami sostenuti. In presenza di una ridotta mobilità degli studenti, per la scarsa presenza di campus sul nostro territorio nazionale, la possibilità di frequentare un ateneo a poca distanza da casa rende più efficiente il lavoro degli studenti, ma probabilmente ne ha anche aumentato il numero. A riprova di ciò si osserva che i giovani del nostro campione scelgono soprattutto Economia, l unica Facoltà non a numero chiuso presente sul territorio provinciale e pertanto la più accessibile. 69

73 8. I corsi di formazione In questa sezione del rapporto ci occupiamo di analizzare una particolare modalità di acquisizione di capitale umano, rappresentata dalla partecipazione a processi formativi al di fuori dei contesti scolastici/universitari. In particolare verranno indagati, da un lato, la decisione di partecipare ai corsi di formazione attivati nella provincia di Novara, dall altro, i loro esiti dal punto di vista del mercato del lavoro. Anche in questo caso l oggetto dell indagine è rappresentato dai giovani intervistati nella IGGN precedentemente descritta. La valutazione dei corsi di formazione e, in generale di tutte le politiche attive del lavoro, ha avuto negli ultimi anni un considerevole sviluppo sulla spinta della necessità per i policy maker di raccogliere informazioni sempre più accurate circa gli esiti delle politiche intraprese. Il principale aspetto critico in questo genere di valutazioni è rappresentato dalla difficoltà di misurare l effetto dei programmi al netto dell effetto delle caratteristiche individuali osservabili e non osservabili dei soggetti trattati. In altre parole, l obiettivo di questi studi è quello di far emergere l effetto netto di un generico intervento, inteso come differenza tra gli esiti ottenuti dai soggetti che sono stati effettivamente coinvolti nel programma (trattati) e gli esiti delle stesse persone nel caso in cui non fossero state coinvolte nel programma stesso (controfattuali). Tuttavia, come osservato da Heckman e al. il principale problema degli esercizi di valutazione è che non è possibile osservare una persona contemporaneamente all interno e al di fuori di un programma [trad. propria] (Heckman, Smith e Clemens, 1997) e occorre di conseguenza adottare strategie di analisi differenti. In generale, la condizione ideale per valutare un trattamento 26 è poter condurre un esperimento sulla base del quale alcune persone, estratte casualmente da una popolazione, vengono sottoposte ad un intervento (randomised experiments). Utilizzando i non trattati come controlli, l effetto netto del trattamento può essere in questo caso misurato semplicemente come differenza (in media) tra gli esiti ottenuti dai trattati e gli esiti ottenuti dai controlli. L estrazione casuale del campione assicura che trattati e controlli siano simili, cioè che essi abbiano (in media) la stessa distribuzione delle caratteristiche osservabili e non. Di conseguenza, la differenza negli esiti tra le due sotto-popolazioni può essere considerata il risultato del solo trattamento. 26 Dal momento che questo genere di analisi si è sviluppato inizialmente in ambito medico e biologico, la terminologia adottata è rimasta quella propria di tali ambiti. Con il termine trattamento indicheremo il programma o la policy oggetto di analisi, con il termine trattati gli individui che hanno partecipato al programma o che sono stati sottoposti alla policy. 70

74 In un contesto socio-economico questo genere di esperimenti è, per evidenti motivi, estremamente raro e i dati disponibili sono generalmente il risultato di studi basati su osservazioni condotte ex post rispetto al trattamento (observational studies). Con questo genere di dati, comparare semplicemente gli esiti dei trattati con quelli dei non trattati può portare a grossolani errori di valutazione, dal momento che i due campioni possono differire sistematicamente per una serie di caratteristiche rilevanti. Questo problema si pone particolarmente nella valutazione proprio dei corsi di formazione. In questo caso sostenere l efficacia dei corsi di formazione sulla base dell osservazione che i formati hanno, ad esempio, trovato più rapidamente lavoro è scorretto dal momento che coloro che hanno seguito corsi di formazione potrebbero essere semplicemente più motivati o più qualificati di coloro che non li hanno seguiti e che, anche in assenza di tali corsi, sarebbero riusciti comunque a trovare un lavoro più facilmente. Nonostante le difficoltà connesse agli observational studies, anche con questo genere di dati è possibile ottenere stime non distorte dell effetto netto dei trattamenti. Se è possibile stabilire che la selezione nel trattamento (partecipazione al corso di formazione) dipende unicamente da caratteristiche osservabili, il problema può essere affrontato e risolto, come si vedrà nelle prossime sezioni. Maggiori difficoltà si riscontrano nel caso in cui la selezione nel trattamento dipenda da caratteristiche non osservabili, cioè se vi sono rilevanti differenze - non misurabili - tra i trattati e i non trattati che influenzano sia la probabilità di accedere al trattamento sia gli esiti di tale trattamento. Heckman, Ichimura and Todd (1997) tuttavia mostrano che il problema della selezione dovuta a caratteristiche non osservabili sia meno rilevante nel caso in cui valgano due condizioni: in primo luogo se si dispone delle stesse informazioni per i trattati e per i non trattati; in secondo luogo se gli individui analizzati condividono lo stesso ambiente socio/economico. La prima condizione assicura la piena comparabilità delle risposte delle due tipologie di soggetti analizzati, la seconda consente di ridurre (eliminare) i problemi derivanti da potenziali variabili omesse, che emergono quando trattati e non trattati vivono in contesti economici diversi o sono osservati in momenti diversi. L obiettivo di questa sezione del rapporto è valutare l effetto netto dei corsi di formazione sugli esiti ottenuti nel mercato del lavoro da una coorte di giovani residenti in provincia di Novara. L analisi ha un duplice obiettivo: in primo luogo intende mettere in luce quali sono le determinanti della scelta di partecipare ad un corso di formazione, cercando di capire se sussista una relazione di complementarietà o di sostituibilità con l istruzione formale; in secondo luogo intende contribuire alla valutazione dell efficacia dei corsi dal punto di vista della probabilità di occupazione, della qualità del lavoro svolto e 71

75 della modalità di accesso al mercato del lavoro utilizzata. In particolare ci chiediamo se aver seguito corsi di formazione incide: a) sulla probabilità di trovare lavori migliori in termini economici e di autorealizzazione personale; b) sulla probabilità di ritenere i propri skill adeguati rispetto alle mansioni effettivamente svolte; c) sulla tipologia dei canali utilizzati per trovare lavoro. La strategia empirica adottata utilizza lo stimatore propensity score matching., che ha trovato ampia applicazione nell ambito degli studi di valutazione,. Essa individua - per ciascun trattato - il più appropriato controfattuale attraverso la stima della probabilità di partecipare al trattamento. Questa sezione è organizzata nel modo seguente. Il paragrafo 8.1 descrive sinteticamente il sistema italiano della Formazione Professionale. Il paragrafo 8.2 illustra la metodologia utilizzata nell analisi mentre il paragrafo 8.3 mette in luce le principali differenze in termini di caratteristiche osservabili tra il gruppo dei formati (trattati) e quello dei non formati (controlli). Il paragrafo 8.4 contiene infine i risultati dell analisi empirica. 8.1 Il sistema italiano della formazione professionale Il sistema della Formazione Professionale in Italia è organizzato sulla base di tre principali linee di intervento. La prima, co-finanziata attraverso il Fondo Sociale Europeo (FSE), si occupa di programmi organizzati da centri di formazione pubblici e privati. Tali programmi hanno l obiettivo di migliorare il livello di formazione di base dei lavoratori al fine di aumentarne le chance occupazionali e sono diretti a giovani in cerca di prima occupazione, disoccupati da lungo tempo, soggetti svantaggiati e donne. La seconda, denominata Formazione Integrata Superiore (FIS) si rivolge ai giovani che hanno un diploma di scuola secondaria superiore al fine di dotarli di quelle competenze professionali che sono particolarmente richieste dal mercato del lavoro. Infine vi sono programmi rivolti specificatamente a lavoratori già occupati (Programmi di Formazione Continua), i quali vi possono partecipare autonomamente o attraverso il proprio datore di lavoro. Questi corsi hanno l obiettivo di trasferire ai lavoratori nuove competenze al fine di consentire loro di fronteggiare fasi di trasformazione industriale e l evoluzione dei sistemi produttivi. Le competenze sulla formazione sono poi ripartite tra governo centrale, regioni e province. Al livello centrale il Ministero del Lavoro esercita una funzione di direzione, coordinamento e promozione dei programmi di formazione insieme ad un controllo generale e ad un attività di monitoraggio in accordo con le autorità locali. Le Regioni si occupano di mantenere le relazioni sia con l Unione Europea sia con il Ministero del Lavoro e detengono una serie di competenze generali tra cui la definizione dei programmi di formazione regionali triennali, il coordinamento del sistema di formazione regionale, la 72

76 valutazione e il monitoraggio dei processi e la definizione degli standard qualitativi. Le Province, infine, hanno competenze più operative tra le quali l identificazione dei bisogni formativi locali, l accreditamento formale dei soggetti fornitori di corsi di formazioni e la gestione generale delle attività di formazione. Le Province sono poi coinvolte nell attività di coordinamento, valutazione e monitoraggio delle attività insieme alle regioni. Ma quante sono in Italia le persone coinvolte in attività di formazione del tipo di quella sopra descritto? Secondo i dati raccolti dall ISTAT nell Indagine Multiscopo sulla Partecipazione degli adulti ad attività formative risulta (figura 16) che il 16.3 per cento della popolazione di età superiore ai 18 anni sta frequentando un corso di formazione 27. Guardando alla scomposizione per età si nota come la frequenza ad attività formative sia maggiore nella popolazione più giovane, in particolare in quella di età inferiore ai 35 anni, dove circa un quarto delle persone dichiara di frequentare corsi di formazione. La barra in colore rosso rappresenta la classe di età all interno della quale si colloca il nostro campione. Figura 16. Partecipazione a corsi di formazione nella popolazione di età maggiore ai 18 anni per classi di età Totale 16.3% 65 e più 1.8% % % % 22.8% 24.0% 24.9% 25.0% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% Fonte: nostre elaborazioni sui dati ISTAT,. La partecipazione degli adulti ad attività formative. Osservando invece la scomposizione per area territoriale (figura 17) emerge come la frequenza a corsi di formazione non abbia una distribuzione uniforme sul territorio italiano. Mentre nelle regioni del Centro Nord la quota di persone interessate ad attività formative si attesta intono al 20 per cento della popolazione, nel Sud Italia e nelle Isole tale percentuale 27 L ISTAT utilizza tale termine nell ampia accezione in cui viene impiegato in questo rapporto, comprendendo cioè qualunque attività strutturata e organizzata che possa eventualmente dare diritto ad un attestato ma non permette di modificare il titolo di studio. 73

77 non supera il 12 per cento. La barra in colore rosso rappresenta l area geografica in cui si colloca la provincia di Novara. Figura 17. Partecipazione a corsi di formazione nella popolazione di età maggiore ai 18 anni per area geografica Italia nord-occidentale 18.5% Italia nord-orientale 21.5% Italia centrale 17.1% Italia meridionale 10.9% Italia insulare 11.8% 0% 5% 10% 15% 20% 25% Fonte: nostre elaborazioni sui dati ISTAT,. La partecipazione degli adulti ad attività formative. 8.2 La strategia empirica adottata La metodologia dello stimatore propensity score matching (PSM d ora in avanti), sviluppata inizialmente da Rosenbaum e Rubin (1983, 1984) e ampiamente applicata nell ambito della valutazione dei corsi di formazione (si veda ad esempio Heckman e al., 1997; Dehejia e Wahba, 1998a e 1998b), affronta il problema della selezione non casuale del campione dei trattati assumendo che tale selezione dipenda solamente dalle caratteristiche osservabili delle unità di indagine. Data questa assunzione, la distorsione dovuta alla selezione non casuale del campione dei trattati, viene eliminata comparando (matching) ciascun trattato con l /gli individuo/i che ha/hanno caratteristiche osservabili il più possibile simili (controfattuali). Questa metodologia, nota come matching multivariato ha il vantaggio di essere molto accurata, poiché consente di tener conto di tutte le caratteristiche individuali ritenute rilevanti nel determinare l adesione al trattamento. Lo svantaggio di tale metodologia è evidente: se il numero di caratteristiche sulla base delle quali confrontare gli individui è elevato, l esercizio di comparazione è difficile da implementare da un punto di vista prettamente computazionale. Lo stimatore PSM consente di superare tale difficoltà attraverso la stima della probabilità condizionata - alle caratteristiche osservabili - di aderire al trattamento. Sulla base di tale stimatore ciascun trattato verrà quindi comparato al controllo, che ha la probabilità di aderire al trattamento, più simile. 74

78 Due condizioni devono valere affinché lo stimatore PSM possa fornire risultati attendibili. In primo luogo, la probabilità di aderire al trattamento non deve essere mai pari a zero o pari ad uno (common support condition). Tale condizione assicura che qualunque combinazione di caratteristiche osservabili possa essere riscontrata sia nel gruppo dei trattati che nel gruppo dei non trattati e porta ad escludere che vi siano tipologie di individui che necessariamente sono nell uno o nell altro gruppo. Ad esempio nel caso specifico dei corsi di formazione questa ipotesi sarebbe violata nel caso in cui a tali corsi potessero accedere solo determinate tipologie di individui (donne, giovani sotto i 18 anni, ecc.). In questo caso, per gli individui non appartenenti a queste tipologie, la probabilità di partecipazionesarebbe, per definizione, pari a zero. La seconda condizione stabilisce che, una volta considerate nell analisi tutte le caratteristiche osservabili, l adesione al trattamento deve essere indipendente dal suo esito, ovvero che la partecipazione al trattamento sia un evento casuale (conditional indipendence assumption CIA). Mentre la prima condizione è facilmente verificabile, la seconda, cruciale per poter escludere la distorsione dovuta alla selezione, non può essere testata direttamente. Tuttavia la probabilità che la CIA sia verificata dipende dalla scelta delle variabili utilizzate nella stima del propensity score 28. L individuazione del controfattuale viene effettuata sulla base di due diverse strategie di matching (Becker e Ichino, 2002). La prima, denominata best matching with replacement compara ciascun trattato con il controllo che ha la probabilità di aderire al trattamento propensity score - più simile, cioè con il controllo migliore. Il vantaggio di tale metodologia è evidente, poiché consente di comparare individui che sono il più simile possibile dal punto di vista delle caratteristiche osservabili, quasi come se fossero gemelli. Lo svantaggio principale è che molta informazione rimane inutilizzata (quella dei controlli che non sono i migliori ) ma quel che può succedere è anche che il controllo che risulta migliore è comunque diverso dal trattato poiché non viene imposta alcuna restrizione alla distanza che deve sussistere tra i propensity score. 28 Secondo Smith and Todd (2005) e Caliendo and Kopeinig, (2005) tale scelta dovrebbe essere effettuata sulla base delle cinque seguenti assunzioni. In primo luogo le variabili scelte dovrebbero essere considerate rilevanti sulla base di un giudizio a priori del ricercatore, fondato sulla conoscenza del tema analizzato e sui risultati precedentemente ottenuti dall analisi teorica ed empirica. In secondo luogo, tali variabili non dovrebbero essere influenzate dalla decisione di partecipazione al trattamento; dovrebbero cioè essere caratteristiche fisse oppure caratteristiche misurate prima della decisione di partecipazione. In terzo luogo le variabili utilizzate nell analisi dovrebbero potenzialmente influenzare sia la decisione di partecipazione sia gli esiti derivanti da tale partecipazione. In quarto luogo esse dovrebbero derivare sia per i trattati sia per i controlli dalla stessa indagine, in modo da assicurare la perfetta comparabilità delle informazioni. Infine, la specificazione adottata dovrebbe assicurare il soddisfacimento della cosiddetta balancing hypothesis sulla base della quale le osservazioni con lo stesso propensity score hanno la stessa distribuzione delle caratteristiche osservabili e non, indipendentemente dallo status di trattati o no. 75

79 Al fine di utilizzare l informazione disponibile e per testare la robustezza dei risultati ottenuti, verranno presentati anche i risultati del kernel matching, in base al qualeogni trattato viene confrontato con un osservazione che rappresenta una media ponderata di tutti i controlli, dove il peso è funzione inversa della distanza dei propensity score rispetto a quello del trattato. 8.3 Caratteristiche dei frequentanti i corsi di formazione L analisi empirica è basata sull IGGN, descritta nei precedenti capitoli del rapporto. Una sezione del questionario somministrato ai giovani novaresi è infatti specificamente dedicata ai corsi di formazione e contiene informazioni sul numero e sulla tipologia dei corsi frequentati. L IGGN ha il vantaggio di soddisfare le due condizioni che consentono di contenere la potenziale selezione del campione dei trattati dovuta a caratteristiche non osservabili. Da un lato disponiamo, infatti, delle stesse informazioni sia per i formati sia per i non formati; dall altro gli intervistati condividono lo stesso ambiente economico, essendo stati intervistati nello stesso periodo ed essendo residenti nella stessa Provincia. Per effettuare la nostra analisi creiamo - dal campione iniziale - un sottocampione formato da coloro che dichiarano che la loro condizione prevalente è una delle seguenti: occupato, in cassa integrazione o in mobilità, disoccupato o in cerca della prima occupazione. Escludiamo di conseguenza dall analisi coloro che si dichiarano studenti a tempo pieno, le casalinghe e le altre persone non attive 29. Il dataset utilizzato risulta perciò composto da 804 osservazioni, di cui 144 hanno completato un corso di formazione. Le caratteristiche rilevanti per l analisi dei formati e dei non formati sono illustrate nella tabella 40. Per quel che concerne le caratteristiche personali, la percentuale di donne, di nati nel 1982 e di residenti nel capoluogo di provincia è maggiore tra i formati che tra i non formati. Il livello di istruzione di coloro che hanno completato un corso di formazione è in media leggermente più alto di quello di chi non ha ricevuto una formazione. Per quel che concerne invece il giudizio riportato alla fine della scuola dell obbligo - che può essere considerato una misura di abilità per tutto il campione - nonché il voto riportato all esame di maturità - disponibile solo per chi ha proseguito dopo la scuola dell obbligo - le performance dei controlli risultano leggermente migliori. La notevole quota di non risposte a queste domande viene tenuta esplicitamente in conto nell analisi. 29 Si tratta ad esempio di persone che si stanno preparando per un concorso pubblico oppure di persone che si definiscono benestanti. 76

80 Per quel che concerne gli abbandoni scolastici osserviamo che i formati presentano una minor quota di abbandoni durante la scuola secondaria superiore, mentre l opposto accade per l università 30. Non vi sono infine differenze significative tra i due gruppi per quel che concerne la distribuzione delle bocciature durante la scuola. Tabella 40. Caratteristiche dei trattati e dei controlli Trattai Controlli Nr. % Nr. % Informazioni anagrafiche Donne 71 49, ,58 Nati nel , ,58 Residenti a Novara città 50 34, ,06 Livello di istruzione Scuola dell obbligo 35 24, ,03 Scuola professionale (2-3 anni) 21 14, ,3 Scuola secondaria superiore 88 61, ,06 Diploma universitario 4 0,61 Giudizio alle scuole medie inferiori Sufficiente 48 33, ,21 Buono 43 29, ,52 Distinto 1 0, ,7 Ottimo 1 0, ,94 Non risponde 48 33, ,33 Tipo di scuola secondaria superiore Ist. tecnico/commerciale 87 79, ,29 Liceo 17 15, ,87 Altri 5 4, ,86 Non risponde ,98 Voto di maturità , , , , , , , ,63 Non risponde 8 9, ,57 Abbandoni Durante la scuola superiore 18 12, ,3 Durante l università 18 12,5 22 3,33 Bocciature Almeno una 59 40, Non risponde 4 2, ,49 I trattati sono coloro che hanno completato un corso di formazione, i controlli sono coloro che non hanno completato corsi di formazione. Dal punto di vista del tipo di formazione (figura 18) il 12 per cento dei formati ha ricevuto una formazione finanziata dal datore di lavoro, il 18 per cento ha seguito un corso di formazione di mercato (a pagamento) e il restante 70 per cento ha seguito un corso di formazione a finanziamento pubblico Siccome il nostro campione esclude gli studenti a tempo pieno la percentuale di abbandoni universitari si riferisce a coloro che si dichiaravano studenti part-time. 31 Si tratta di corsi che, anche se forniti da istituzioni private, sono accreditati e monitorati da enti pubblici oltre ad essere finanziati pubblicamente. Tali corsi sono gratuiti per i partecipanti e sono generalmente mirati a categorie specifiche. 77

81 Figura 18. Tipologia di corsi di formazione frequentati Corsi finanziati dall azienda 12% Corsi di mercato 18% Corsi a finanziamento pubblico 70% Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Distinguendo per tipo di corso di formazione frequentato, nell ambito dei corsi di mercato (figura 19) i più scelti sono quelli di informatica (70 per cento), seguiti alla distanza dai corsi di lingue straniere (12 per cento). Figura 19. Tipologie di corsi di formazione di mercato frequentati Altri corsi a pagamento 8% Corsi per la preparazione agli esami per l iscrizione ad albi/patenti di mestiere 4% Corsi di lingue straniere 12% Corsi di informatica 76% Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Tra i corsi a finanziamento pubblico (figura 20) i più frequentati sono i corsi di specializzazione per giovani qualificati o diplomati (37 per cento) e i corsi per ottenere una qualifica per i giovani con diploma di scuola media inferiore (22 per cento). 78

82 Figura 20. Tipologie di corsi di formazione a finanziamento pubblico frequentati Corsi per conseguire patenti di mestiere o abilitazioni 7% Corsi per lavoratori occupati 4% Altri corsi a finanziamento pubblico 6% Corsi per ottenere una qualifica riservati a giovani con licenza media 22% Corsi per giovani con CFL 1% Corsi per apprendisti 13% Altri corsi per disoccupati non finalizzati alla qualifica 4% Corsi IFTS 6% Corsi per giovani già qualificati o diplomati 37% Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Venendo agli outcome analizzati, la tabella 41 presenta i cinque aspetti su cui si focalizza l analisi, sempre distinguendo tra formati e non formati. Il primo aspetto preso in considerazione riguarda la condizione occupazionale dei giovani intervistati. Per semplicità in questo caso distinguiamo due condizioni: 1) gli occupati, tra i quali includiamo anche coloro che si trovano in Cassa Integrazione Guadagni (CIG) o in mobilità; 2) i disoccupati o coloro che sono in cerca della prima occupazione. Dalle statistiche descrittive risulta che i formati hanno una probabilità di essere occupati maggiore di un punto percentuale. Desumere da questo dato che i corsi di formazione sono (o non sono) efficaci per trovare un lavoro sarebbe chiaramente sbagliato, poiché i due campioni potrebbero differire per qualità del capitale umano iniziale, impegno, motivazione, ecc. A questo stadio dell analisi non è possibile escludere che i formati sarebbero stati in grado di trovare un lavoro anche senza aver frequentato un corso di formazione, perché di base già più qualificati o più motivati. Lo stimatore matching consente di far emergere l effetto netto della formazione. Per quel che concerne poi il secondo e il terzo aspetto, ci concentriamo su due indicatori di qualità del lavoro svolto, restringendo quindi l analisi al sottocampione degli occupati. In particolare analizziamo la soddisfazione derivante dal lavoro svolto da due punti di vista: in termini retributivi e in termini di autorealizzazione. Questi due indicatori, che derivano dal giudizio che gli individui danno del proprio lavoro, hanno il vantaggio di sintetizzare aspetti prettamente economici e aspetti più generali dell esperienza lavorativa. I 79

83 formati risultano in media meno soddisfatti per quel che concerne le loro retribuzioni. L opposto accade quando guardiamo al grado di autorealizzazione. Di seguito cercheremo di fornire una possibile spiegazione di questi risultati apparentemente opposti, tenendo conto della diversa anzianità di servizio dei due gruppi di individui. Tabella 41. Esiti dei trattati e dei controlli Esiti Trattati Controlli Nr. % Nr. % Occupati o in CIG/Mobilità , ,48 1) Condizione occupazionale Disoccupati o in circa di prima occupazione 22 15, ,52 Totale , ,00 Molto/Abbastanza 79 64, ,69 2) Soddisfatti della retribuzione percepita Poco/Per nulla 43 35, ,31 Totale , ,00 Molto/Abbastanza 82 67, ,17 3) Autorealizzazione nel lavoro Poco/Per nulla 40 32, ,83 Totale , ,00 Molto/Abbastanza , ,79 4) Adeguatezza delle competenze acquisite Poco/Per nulla 16 13, ,20 Totale , ,00 Sì 40 32, ,37 5) Utilizzo di canali informali No 82 67, ,63 Totale , ,00 Per quel che concerne il quarto aspetto, ci concentriamo sull adeguatezza (percepita) delle competenze ottenute nel percorso educativo/formativo complessivo e le competenze richieste sul posto di lavoro. La tabella 41 mostra come una quota maggiore di formati consideri le proprie competenze adeguate rispetto al lavoro svolto. Infine, per quel che concerne l ultimo aspetto preso in considerazione, analizziamo la modalità utilizzata per accede al lavoro effettivamente svolto distinguendo tra canali formali e informali. Tra i canali formali annoveriamo gli annunci sui giornali o su internet, i CV inviati ai potenziali datori di lavoro, i concorsi, i servizi offerti da centri di formazione, centri per l impiego, gli stage ed altre esperienze di lavoro. I canali informali sono invece rappresentati da tutte le forme di segnalazione attraverso parenti, amici o altre persone. L interesse per questo tipo di aspetto deriva dal fatto che, almeno sulla carta, i corsi di formazione dovrebbero ridurre la necessità di appoggiarsi a canali informali per trovare un lavoro, dal momento che essi spesso offrono la possibilità di entrare 80

84 direttamente in contatto con potenziali datori di lavoro. Se questa ipotesi venisse confermata i corsi di formazione potrebbero essere visti come uno strumento particolarmente utile per coloro che non hanno la possibilità di contare su reti di relazioni forti per entrare nel mercato del lavoro. I dati grezzi effettivamente mostrano che i non formati hanno utilizzato questa seconda tipologia di canali con maggiore frequenza (47 per cento vs. 33 per cento). 8.4 Chi li sceglie e che esiti hanno L analisi empirica si sviluppo su due stadi. In primo luogo stimiamo la probabilità di partecipare ad un corso di formazione, attraverso un analisi tipo logit multivariato. La stima di tale probabilità, che qui di seguito verrà denominata propensity score, rappresenta il punto di partenza dell analisi successiva sugli esiti dei corsi di formazione. Dal momento che una parte dei trattati dichiara di aver seguito un corso di formazione organizzato dal datore di lavoro, escludiamo questi soggetti dall analisi sull efficacia dei corsi di formazione sotto il profilo occupazionale e da quella sul tipo di canali utilizzati per trovare lavoro dal momento che la formazione segue temporalmente la fase di ricerca del lavoro. Includiamo invece questo gruppo di trattati nelle analisi di cui ai punti a) e b) sopra descritti, dal momento che assumiamo che anche la formazione sul posto di lavoro possa influenzare quei due aspetti. Nella tabella 42 sono riportati i risultati delle stime logit dell equazione di selezione, che soddisfano la balancing hypothesis con un livello di significatività del 5 per cento. La colonna I presenta i risultati della stima della probabilità di partecipare ad un corso di formazione generico. Nella colonna II restringiamo l analisi ai partecipanti a corsi di formazione pubblici, escludendo quindi coloro che hanno seguito corsi di formazione privati a pagamento 32. Nelle colonne III e IV riportiamo infine le stime delle colonne I e II effettuate sul campione ristretto formato dai soli occupati. In tutte le stime le covariate includono - per ciascun intervistato - una serie di caratteristiche anagrafiche (genere, anno di nascita, residenza nel capoluogo di provincia), il livello di istruzione conseguito, il voto finale riportato e due indicatori relativi ad eventuali bocciature durante la scuola o abbandoni degli studi. Le stime dei propensity score individuali consentono di distinguere classi di trattati e controlli che verificano la balancing hypothesis, vale a dire classi al cui interno le caratteristiche osservabili sono in media non significativamente diverse tra i due gruppi. 32 Abbiamo deciso di eliminare del tutto coloro che hanno seguito corsi di formazione privati al fine di avere come gruppo di controllo coloro che non hanno seguito alcun corso di formazione. Il gruppo dei trattati viene ridotto di 43 unità. 81

85 Tabella 42. Determinanti della probabilità di seguire un corso di formazione Specificazioni I II III IV Donne (.228) (.250) (.242) (.273) Residenti a Novara città (.243) (.268) (.257) (.302) Nati nel (.217) (244) (.225) (.264) Scuola professionale (2-3 anni) (.523) (.564) (.566) (.661) Scuola secondaria superiore / diploma universitario (.472) (.514) (.525) (.621) Buono (.275) (.322) (.288) (.340) Distinto (1.059) (1.064) (1.102) (1.101) Ottimo (1.127) (1.123) (1.253) (1.237) Non risponde (.284) (.296) (.297) (.326) (.315) (.346) (.337) (.383) (.706) (.692) (.830) (.815) (.527) (.542) (.620) (.641) Non risponde (.465) (.597) (.482) (.620) Ist. tecnico/commerciale (.332) (.377) (.377) (.462) Altri diplomi (.598) (.619) (.682) (.731) Almeno una bocciatura (.257) (.280) (.268) (.303) Abbandonato la scuola sup (.429) (.461) (.452) (.505) Abbandonato l università (.438) (.496) (.459) (.556) Costante (.403) (.413) (.425) (.466) Osservazioni Pseudo R Standard errors in parentesi In grassetto: risultati statisticamente significativi al 5% Categorie di riferimento: uomini, residenti in provincia, nati nel 1983, diploma di scuola dell obbligo, giudizio sufficiente alle scuole medie e tra 60 e 70 alla maturità, diploma liceale, mai bocciati e che non hanno abbandonato né le scuole superiori né l università. I: Stima della probabilità di seguire un corso di formazione generico. Stime effettuate sull intero campione. II: Stima della probabilità di seguire un corso di formazione a finanziamento pubblico. Stime effettuate sull intero campione. III: Stima della probabilità di seguire un corso di formazione generico. Stime effettuate sul campione dei soli occupati. Le caratteristiche anagrafiche che influenzano positivamente la probabilità di partecipare ad un corso di formazione sono: vivere nel capoluogo di provincia ed essere nati nel Entrambi questi risultati non sorprendono. Vivere nella città più grande della 82

86 provincia, dove viene organizzata la maggior parte dei corsi di formazione, consente la partecipazione a costi inferiori. Per quel che concerne l anno di nascita, coloro che sono nati nel 1982 hanno semplicemente avuto un anno in più per poter completare un corso di formazione. Sulla base delle nostre stime non vi è alcun effetto di genere, dal momento che la probabilità di accedere ai corsi non è statisticamente diversa per le donne rispetto agli uomini. Le nostre stime mostrano poi come la partecipazione ai corsi di formazione non dipenda dal livello di istruzione conseguito. La probabilità di partecipare ad un corso da parte di coloro che hanno un diploma professionale bi-triennale o un diploma di scuola secondaria superiore non è statisticamente diversa da quella di coloro che si sono fermati alla scuola dell obbligo. Se i corsi di formazione idealmente sono uno strumento per colmare gli skill gap di coloro che hanno concluso presto il proprio processo di formazione scolastica, questo primo risultato non è particolarmente confortante. Raggruppando in tre categorie l istruzione post-scuola dell obbligo, ossia: 1) tecnico/professionale (istituti professionali, tecnici e commerciali); 2) generalista (licei scientifici e classici) e altri diplomi (licei artistici e linguistici, istituti magistrali), troviamo che, rispetto ai diplomati dei licei, la probabilità che questi ultimi seguano corsi di formazione è minore, mentre per i primi è superiore. Tale risultato non è però statisticamente significativo al livello del 5 per cento, quando limitiamo l analisi ai soli corsi di formazione pubblici. Venendo al voto conseguito dall intervistato al termine del percorso di istruzione, qui inserito come indicatore di abilità individuale, si osserva come aver ottenuto un giudizio (voto) alto riduce la probabilità di seguire un corso di formazione. Questo risultato segnalerebbe, a differenza di quello ottenuto prima, che i corsi di formazione possono in qualche modo essere percepiti come sostituti dell istruzione scolastica, tanto che coloro che hanno ottenuto buoni risultati a scuola non li ritengono necessari. Per quel che concerne infine altri eventi occorsi durante il percorso scolastico, troviamo che né l essere stati respinti né l aver abbandonato la scuola secondaria superiore influisce sulla probabilità di seguire corsi di formazione. Aver abbandonato l università invece aumenta in maniera significativa tale probabilità. Questi risultati sembrerebbero confermare che i corsi di formazione vengono frequentati principalmente da persone con una formazione di livello medio/alto che desiderano ricevere quel tipo di competenze che non hanno acquisito durante il percorso scolastico. 83

87 Tabella 43. Effetto medio dei corsi di formazione generici Strategia di matching Trattati Controlli Effetto medio Std. Err. Occupazione Best matching ,039 0,055 Kernel ,005 0,038 Soddisfazione retributiva Best matching ,069 0,069 Kernel ,096 0,044 Stratification ,085 0,045 Radius* ,053 0,079 Autorealizzazione Best matching ,239 0,068 Kernel ,184 0,042 Adeguateza delle competenze Best matching ,177 0,051 Kernel ,151 0,037 Utilizzo di canali informali Best matching ,020 0,072 Kernel , Stratification ,088 0,049 Radius* ,205 0,095 In grassetto: effetto statisticamente significativo al 5% * Le tabelle 43 e 44 riportano l effetto medio dei corsi di formazione sugli outcome sopra descritti. La prima tabella riporta l effetto per la totalità dei corsi di formazione, la seconda si limita ai soli corsi di formazione a finanziamento pubblico. Tabella 44. Effetto medio dei corsi di formazione a finanziamento pubblico Strategia di matching Trattati Controlli Effetto medio Std. Err. Occupazione Best matching ,024 0,067 Kernel ,028 0,042 Soddisfazione retributiva Best matching ,072 0,087 Kernel ,090 0,064 Autorealizzazione Best matching ,108 0,078 Kernel ,095 0,059 Adeguateza delle competenze Best matching ,195 0,087 Kernel ,159 0,046 Utilizzo di canali informali Best matching ,162 0,077 Kernel ,005 0,064 Stratification ,053 0,055 Radius* ,092 0,059 In grassetto: effetto statisticamente significativo al 5% * Nell analisi della condizione occupazionale i 144 formati vengono confrontati con i 203 migliori controlli nel caso dello stimatore best matching e con 621 controlli nel caso dello stimatore kernel. In entrambi i casi l effetto medio del trattamento (negativo) non 84

88 risulta statisticamente significativo: aver seguito un corso di formazione non ha, sulla base delle nostre stime, alcun effetto sulla probabilità di trovare un occupazione. Limitando l analisi ai soli corsi di formazione pubblici, i 101 formati sono confrontati con 131 controlli con il primo stimatore e con 630 con il secondo. I risultati non cambiano e anche questa tipologia di corsi di formazione non risulta influenzare gli esiti occupazionali dei formati. Venendo all analisi degli indicatori di qualità del lavoro effettivamente svolto da coloro che si dichiarano occupati, riportiamo in primo luogo l effetto medio dei corsi di formazione sulla probabilità di guadagnare un salario ritenuto soddisfacente. L effetto stimato risulta essere sempre negativo, ma non statisticamente robusto. Per quel che concerne i corsi di formazione generici lo stimatore kernel restituisce un valore negativo e statisticamente significativo (al 5 per cento), ma lo stimatore best matching non evidenza alcun impatto significativo. Al fine di verificare questi risultati discordanti, utilizziamo altri due stimatori che, per la quantità di informazione utilizzata, sono una via di mezzo tra lo stimatore best matching e il kernel. Lo stimatore denominati stratification compara gli esiti di ciascun trattato con gli esiti dei controlli appartenenti allo stesso gruppo, vale a dire con i controlli che hanno (in media) le stesse caratteristiche osservabili. Lo stimatore denominato radius, infine, consente di confrontare ciascun trattato con i controlli il cui propensity score si differenzia da quello del trattato entro un certo limite prefissato e pari nel nostro caso a Entrambi gli stimatori restituiscono un effetto negativo ma solo lo stimatore stratification restituisce stime statisticamente significative al livello del 10 per cento. Anche quando limitiamo l analisi ai soli corsi di formazione pubblici otteniamo un effetto negativo sulla probabilità di dichiararsi soddisfatti dal punto di vista salariale. Come possiamo interpretare questo risultato? Dal momento che la formazione aumenta il livello di capitale umano di un soggetto e, di conseguenza, la sua produttività, ci aspetteremmo, sulla base della teoria microeconomica standard, che egli possa conseguire un salario più elevato e quindi una maggiore soddisfazione per gli aspetti economici del proprio lavoro. Probabilmente il manifestarsi di questi effetti positivi richiede tempi più lunghi rispetto a quelli che qui possiamo osservare, peraltro i giovani che hanno seguito corsi di formazione hanno una minore anzianità di servizio rispetto agli altri: nell immediato la minore anzianità più che compensa la maggiore professionalità. Questa ipotesi sembra supportata dalla tabella 45 che presenta la distribuzione dell anzianità di servizio degli occupati distinguendo tra trattati e controlli: mentre il 54 per cento dei controlli ha un anzianità di servizio di almeno un anno, solo il 40 per cento dei formati è nella stessa condizione. Di seguito discuteremo 85

89 un altra possibile spiegazione di questo risultato inatteso che enfatizza la natura soggettiva dell outcome considerato. Tabella 45. Anzianità nell attuale posto di lavoro Trattati Controlli Nr. % Nr. % Meno di 3 mesi 11 9, ,17 Da 4 a 6 mesi 12 9, ,62 Da 7 a 12 mesi 2 1, ,35 Da 13 a 24 mesi 12 9, ,71 Più di 24 mesi 39 31, ,56 Non risponde 46 37, ,59 Totale , Un risultato più forte emerge quando consideriamo il secondo indicatore di qualità del lavoro, vale a dire il grado di autorealizzazione derivante dal lavoro che si sta svolgendo. La tabella 43 riporta un effetto positivo e statisticamente significativo: aver completato un corso di formazione aumenta del 24 per cento la probabilità di trovare un occupazione che realizza le aspettative del lavoratore. Lo stimatore kernel conferma un effetto positivo anche se inferiore (18 per cento). Se consideriamo l autorealizzazione come un indicatore della conformità tra il tipo di lavoro svolto e le ambizioni del lavoratore, questo risultato può essere visto come un segnale del fatto che seguire corsi di formazione consente di trovare lavori più soddisfacenti in senso generico. Se limitiamo l analisi ai soli corsi di formazione pubblici, l effetto risulta tuttavia non statisticamente significativo. Per quel che riguarda il terzo obiettivo troviamo invece un risultato positivo e robusto. Aver completato un corso di formazione aumenta del 17,7 per cento (15,1 per cento nel caso dello stimatore kernel) la probabilità di considerare le competenze acquisite durante il percorso educativo/formativo adeguate per il tipo di mansioni svolto. I risultati suggeriscono dunque che le competenze sviluppate durante i corsi di formazione aumentano la fiducia degli occupati nelle proprie capacità. Questo risultato può in parte spiegare quello relativo alla insoddisfazione per il salario percepito: i lavoratori che sono coscienti delle proprie capacità probabilmente ritengono di meritare una remunerazione maggiore e, di conseguenza, sono meno soddisfatti della loro effettiva condizione economica. I risultati relativi all utilizzo di canali informali per trovare il lavoro svolto sono controversi. Sulla base dello stimatore best matching emerge une effetto positivo, ma non statisticamente significativo, dell aver completato un corso di formazione sulla probabilità di utilizzare reti familiare o sociali per trovare il lavoro svolto. Lo stimatore kernel evidenzia invece un effetto negativo e statisticamente significativo al 10 per cento: aver seguito un corso di formazione ridurrebbe la probabilità di utilizzare canali informali del 9,4 per cento. 86

90 Al fine di testare questi risultati utilizziamo anche in questo caso gli stimatori stratification e radius: entrambi gli effetti stimati sono negativi e, nel caso del secondo stimatore, l effetto è anche statisticamente significativo. L opposto accade quando ci concentriamo sui soli corsi di formazione pubblici: l effetto medio del trattamento risulta essere positivo e statisticamente significativo al 5 per cento nel caso dello stimatore best matching, ma i risultati degli altri stimatori sono non significativi e lo stimatore radius, in particolare, restituisce un effetto negativo. 87

91 9. Esiti occupazionali Dopo aver analizzato le scelte formative del nostro campione di giovani, qui di seguito se ne discutono gli esiti occupazionali, tenendo conto che si tratta, in buona parte, di individui che non hanno ancora completato il proprio processo formativo. Ciò premesso, i dati possono offrire un quadro molto dettagliato della condizione lavorativa dei giovani della provincia di Novara, specialmente quando ci si focalizza su coloro che dichiarano di avere ormai completato il percorso di studi previsto. Nella generalità dei casi si cerca di esaminare gli esiti occupazionali distinguendo tra i diversi percorsi formativi. Benché si tratti di un'analisi puramente descrittiva, che non ha quindi l'obiettivo di fornire risposte relativamente all'efficacia dei diversi titoli di studio in termini di occupazione, emergono alcuni elementi di indubbio interesse. Il tasso di occupazione dei 21-22enni della provincia di Novara è pari al 39,1 per cento, mentre il 44,8 per cento si dichiara ancora studente full time, anche se una buona quota di questi asserisce di essere comunque in cerca di lavoro (Tabella 46). Il tasso di disoccupazione 33 risulta nel complesso pari a circa il 16 per cento, una percentuale doppia rispetto a quella di coloro che sono in cerca di prima occupazione, nonostante la giovane età del campione. Tabella 46. Condizione occupazionale Tutti Maschi Femmine N % N % N % Occupato , , ,6 Lavoratore in CIG/Mobilità 8 0,5 24 2,7 8 1,0 In cerca 1a occupazione 42 2,5 24 2,7 18 2,2 Disoccupato 89 5,2 42 4,7 47 5,7 Casalinga/o 10 0,6 4 0,4 6 0,7 Altri inattivi , , ,8 - di cui studenti , , ,5 Non risponde 57 3,4 31 3,5 26 3,1 Casalinghe, altri inattivi e persone che non rispondono che cercano comunque lavoro 131 7,7 50 5,6 81 9,7 Totale , , ,0 Tasso di disoccupazione 16,3 13,9 18,5 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. 33 La forza lavoro è qui calcolata, sulla base delle informazioni a disposizione, come somma di occupati, lavoratori in CIG/Mobilità, persone in cerca di prima occupazione e disoccupati, escludendo sia le casalinghe che gli altri inattivi. 88

92 Il tasso di occupazione femminile risulta di ben 10 punti inferiore a quello maschile e a tale gap ne corrisponde uno di segno opposto e di entità simile se si considera la quota di studenti (40,2 per cento per i ragazzi, 48,5 per cento per le ragazze). Distinguendo per titolo di studio (Tabella 47), come ci si poteva attendere, i tassi di occupazione più elevati si riscontrano tra coloro che hanno solo completato la scuola dell'obbligo (77,2 per cento) e tra chi possiede una qualifica professionale (80,2 per cento). Per questi giovani il tempo trascorso dall uscita dal sistema scolastico al compimento del 21-22esimo anno è sufficientemente lungo e pertanto adeguato a consentire loro l inserimento nel mercato del lavoro. Di conseguenza il tasso di disoccupazione risulta particolarmente contenuto per coloro che hanno una qualifica professionale (4,5 per cento), mentre è vicino alla media complessiva per quelli con la licenza media inferiore (15 per cento). Più elevato della media è, invece, il tasso di disoccupazione di chi possiede un titolo di studio di scuola secondaria superiore (18,3 per cento), anche se in questo caso gioca un ruolo preponderante la difficoltà a trovare una prima occupazione in tempi relativamente brevi. Infatti per coloro che non sono mai stati bocciati sono trascorsi al più 2-3 anni dal diploma, compreso, per i maschi, anche il periodo di leva. Tabella 47. Condizione occupazionale per titolo di studio Scuola media inferiore Qualifica professionale Scuola secondaria superiore CDF completato N % N % N % N % Occupato , , , , Lavoratore in CIG/Mobilità 5 1,8 4 4,0 4 0,3 0 0 In cerca 1a occupazione 5 1,8 0 0,0 37 2,9 6 3,2 Disoccupato 33 12,1 4 4,0 47 3,6 16 8,6 Casalinga/o 5 1,8 3 3,0 2 0,2 3 1,6 Altri inattivi 11 4,0 8 7, , ,3 - di cui studenti 3 1,1 0 0, ,5 0 0,0 Non risponde 3 1,1 1 1,0 51 3,9 2 1,1 Casalinghe, altri inattivi e persone che non rispondono che cercano comunque lavoro 6 2,2 2 2, ,5 10 5,3 Totale , , , Tasso di disoccupazione 15,0 4,5 18,3 15,3 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Nell ultima colonna della Tabella 47 compaiono le stesse informazioni per coloro che hanno frequentato e completato un corso di formazione. E' opportuno notare che questi dati non sono confrontabili con quelli per titolo di studio poiché i diversi sottocampioni sono formati, solo in parte, dagli stessi individui. Infatti, coloro che hanno 89

93 frequentato un corso di formazione possono avere conseguito la licenza media inferiore, o una qualifica professionale o un diploma di scuola media superiore. Ciò premesso, il tasso di occupazione di questi individui è decisamente più elevato rispetto alla media del campione (65 per cento). Questo risultato sembra indicare che seguire un corso di formazione accresce le competenze dell individuo, facilitandone l inserimento nel mercato del lavoro 34. Se distinguiamo in maniera più dettagliata (Tabella 48) tra i diversi tipi di istruzione secondaria superiore, individuando quattro indirizzi principali (Istituti professionali, Tecnici, Licei e Altro tipo di istruzione - Magistrale e Artistica - ), i dati evidenziano un elevato tasso di occupazione per coloro che hanno avuto un'istruzione professionale (qualifica professionale o diploma di scuola secondaria superiore), mentre, com'era prevedibile, il tasso di occupazione più basso è quello dei liceali (10,5 per cento), data l'alta propensione di questi studenti ad iscriversi all università. Infatti, mentre solo il 15 per cento circa di coloro che hanno frequentato un istituto professionale si dichiara ancora studente, tale percentuale sale al 43,7 per cento per quelli con un diploma di scuola magistrale o artistica, al 45,2 per cento per coloro che escono da istituti tecnici e al 75,3 per cento per chi ha portato a termini un percorso liceale. Tabella 48. Condizione occupazionale per tipo di scuola secondaria superiore Istituti Istituti Altri tipi di Non Licei profess. tecnici istruzione risponde N % N % N % N % N % Occupato , , , , ,5 Lavoratore in CIG/Mobilità , In cerca 1a occupazione ,2 7 1,1 5 4,9 1 1,9 Disoccupato 7 3,5 14 3,2 18 2,9 7 6, Casalinga/o 3 1, ,7 Altri inattivi 46 22, , , , ,4 - di cui studenti 30 14, , , , ,2 Non risponde ,9 30 4,8 6 5,8 3 5,6 Casalinghe, altri inattivi e persone che non rispondono che cercano comunque lavoro , , ,7 4 7,4 Totale , , , , ,0 Tasso di disoccupazione 11,3 12,2 26,3 23,1 32,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Concentrando l'attenzione (Tabella 49) su chi si dichiara in cerca di occupazione (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione), pari a circa il 15 per cento del 34 All analisi dei corsi di formazione dedicheremo uno studio specifico. 90

94 campione complessivo, osserviamo come essi siano, in gran parte, alla ricerca di un lavoro 35 da meno di 6 mesi (circa il 73 per cento), anche se vi è un preoccupante 7,6 per cento (8,9 per cento per le ragazze) che afferma di essere in questa condizione da più di un anno. Tabella 49. Durata media della ricerca di lavoro (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione) Tutti Maschi Femmine N % N % N % Fino ad 1 mese 71 27, , ,5 da 1 a 6 mesi , , ,2 da 6 mesi ad 1 anno 28 10, , ,0 oltre 1 anno 20 7,6 7 6,0 13 8,9 Non risponde 23 8, ,3 11 7,5 Totale , , ,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Peraltro la maggior parte degli individui in cerca di occupazione si dichiara immediatamente disponibile ad accettare il lavoro eventualmente offerto solo qualora le condizioni fossero adeguate (61,5 per cento), mentre poco più del 20 per cento lo accetterebbe qualunque condizione venisse proposta (Tabella 50). Tabella 50. Disponibilità immediata a lavorare (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione) Tutti Maschi Femmine N % N % N % A qualunque condizione 54 20, , ,9 A condizioni di lavoro adeguate , , ,8 No 35 13, , ,0 Non risponde 12 4,6 7 6,0 5 3,4 Totale , , ,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Più della metà degli intervistati alla ricerca di un lavoro dichiara poi di non essere disposta a cambiare domicilio al fine di trovare lavoro o di essere disposta a farlo ma solo all'interno della stessa provincia (Tabella 51). In particolare, una quota pari al 52,1 per cento delle ragazze asserisce di non essere disposta a cambiare domicilio in nessun caso per lavorare. 35 Non si tratta, com'è evidente, della durata media della ricerca di un impiego dal momento che i nostri dati sono "troncati" al momento dell'intervista e non sappiamo per quanto tempo si sia ancora protratta la ricerca di lavoro. 91

95 Tabella 51. Disponibilità a cambiare domicilio (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione) Tutti Maschi Femmine N % N % N % No , , ,1 Sì, ma a pochi chilometri 37 14, , ,4 Sì, ma nella stessa provincia 20 7, ,9 5 3,4 Sì, ma nella stessa regione 16 6,1 9 7,8 7 4,8 Sì, anche in altre regioni italiane 29 11, ,5 11 7,5 Sì, anche all'estero 36 13, ,8 13 8,9 Non risponde 21 8,0 8 6,9 13 8,9 Totale , , ,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Per quel che concerne la tipologia di contratto, la maggioranza relativa dei non occupati (24 per cento) accetterebbe un contratto a tempo determinato, mentre il 13,7 per cento sarebbe disposto a lavorare solo con un contratto a tempo indeterminato, percentuale che scende all 11 per cento tra le ragazze. (Tabella 52). Tabella 52. Tipo di contratto che sarebbero disposti ad accettare (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione) Tutti Maschi Femmine N % N % N % Anche senza contratto formale 44 16, , ,2 Interinale 26 9, ,1 5 3,4 Collaborazioni occasionali, contratti a progetto 27 10,3 5 4, ,1 Apprendistato o contratto di formazione e lavoro 23 8,8 5 4, ,3 Tempo determinato 63 24, , ,9 Tempo indeterminato 36 13, , ,0 Non risponde 43 16, , ,1 Totale , , ,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Di contro, quasi il 17 per cento dei non occupati accetterebbe un lavoro senza alcuna formalizzazione contrattuale, propensione anche in questo caso più diffusa nel segmento generalmente più debole della forza lavoro, la componente femminile. I maschi, invece, vedono con maggiore favore contratti interinali probabilmente perché spesso questo strumento contrattuale viene utilizzato per lavori tipicamente maschili e in ambito industriale (operai generici o qualificati). Venendo allo retribuzione (Tabella 53), la stragrande maggioranza dei non occupati (escludendo coloro che non rispondono alla domanda) sarebbe disposta a lavorare per uno 92

96 stipendio netto mensile di 1000 euro o meno (il 24 per cento accetterebbe uno stipendio inferiore ai 500 euro). Sotto questo profilo le aspettative dipendono dalle qualifiche con cui ci si presenta sul mercato del lavoro (Tabella 54): circa il 32 per cento di coloro che hanno una licenza di scuola media inferiore accetterebbe uno stipendio fino a 500 euro; tale percentuale scende al 23 per cento tra coloro che hanno un titolo di scuola secondaria superiore e a poco meno del 17 per cento tra quelli con una qualifica professionale. Tabella 53. Stipendio minimo cui sarebbero disposti a lavorare (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione) Tutti Maschi Femmine N % N % N % fino a 500 euro 63 24, , ,0 da 500 a 1000 euro , , ,8 oltre 1000 euro 18 6, ,2 5 3,4 Non risponde 64 24, , ,7 Totale , , ,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Tabella 54. Stipendio minimo cui sarebbero disposti a lavorare per titolo di studio (inoccupati, disoccupati e altri in cerca di occupazione) Scuola media inferiore Qualifica professionale Scuola secondaria superiore N % N % N % fino a 500 euro 14 31,8 1 16, ,2 da 500 a 1000 euro 23 52,3 2 33, ,0 oltre 1000 euro 1 2,3 0,0 17 8,2 Non risponde 6 13,6 3 50, ,6 Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Occorre sottolineare che la numerosità del campione di intervistati non occupati e titolari di qualifica professionale è molto bassa e che questi risultati, di conseguenza, non sono robusti. Tuttavia, come è già emerso e come emergerà anche in seguito, questo titolo di studio sembra agevolare l ingresso nel mercato del lavoro novarese. Il che può essere dovuto sia al fatto che questi individui posseggono competenze molto più specifiche ed operative rispetto ai diplomati della scuola secondaria superiore ed, ovviamente, in ogni caso più elevate di chi ha la sola licenza media inferiore, sia alla loro presenza da un periodo di tempo più lungo sul mercato del lavoro per la minore durata del loro corso di studi. 93

97 Venendo ora a coloro che si dichiarano occupati, di seguito verranno esaminate alcune caratteristiche particolarmente rilevanti dei posti di lavoro in cui si inseriscono i giovani novaresi. Più del 50 per cento degli occupati ha la qualifica di operaio e circa il 30 per cento di impiegato (Tabella 55). In particolare, quasi il 17 per cento si dichiara operaio qualificato e circa il 14 per cento impiegato di livello medio-alto. Tabella 55. Tipo di occupazione Tutti Maschi Femmine N % N % N % Operaio non qualificato , , ,0 Operaio qualificato , ,1 19 6,6 Impiegato generico, tecnico esecutivo ,8 28 7, ,5 Impiegato, tecnico alta-media qualifica 93 13, , ,6 Funzionario / quadro 1 0,1 1 0,3 0,0 Dirigente 2 0,3 2 0,5 0,0 Insegnante scuola materna ed elementare 8 1,2 0,0 8 2,8 Militare di carriera, forze di polizia, finanza, ecc,: fino a sottufficiale 2 0,3 2 0,5 1 0,3 Agente di commercio, agente immobiliare, promotore finanziario 9 1,3 8 2,1 1 0,3 Artigiano 4 0,6 4 1,0 0,0 Commerciante 12 1,8 2 0,5 10 3,5 Professionista 10 1,5 10 2,6 0,0 Imprenditore (titolare o socio di impresa) 1 0,1 9 2,3 1 0,3 Altri lavoratori in proprio 9 1,3 0,0 0,0 Non ha mai lavorato: casalingo/a, possidente, invalido, ecc, 4 0,6 0,0 4 1,4 Non risponde 55 8,2 36 9,3 19 6,6 Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Le donne sono in possesso soprattutto di qualifiche impiegatizie (45 per cento), mentre vi è una netta preponderanza di operai qualificati tra i maschi. Tutte le altre occupazioni sono ben poco diffuse, specie quelle più qualificate, ma questo dato dipende dal fatto che gli occupati del nostro campione, a causa della loro giovane età, non possono aver acquisito un istruzione terziaria che, generalmente, porta ad occupazioni con qualifiche più elevate. Le professioni autonome sono assai poco diffuse nel nostro campione: solo il 3,7 per cento degli occupati si dichiara appartenente alle categorie dei liberi professionisti, degli imprenditori, dei soci di cooperativa o dei generici lavoratori in proprio. Tra i lavoratori dipendenti, la maggioranza relativa (37 per cento) ha un rapporto stabile col proprio datore di lavoro e circa il 15 per cento ha un contratto di apprendistato o di formazione lavoro (Tabella 56). Tra i contratti atipici i rapporti di lavoro a tempo 94

98 determinato sono i più diffusi (20,4 per cento) e ad essi seguono le collaborazioni occasionali o coordinate e continuative (ora contratti a progetto) (7,6 per cento) e i contratti interinali (3 per cento), che, per questo campione, risultano decisamente poco utilizzati. Tabella 56. Tipo di contratto Tutti Maschi Femmine N % N % N % Tempo indeterminato , , ,6 Tempo determinato (escluso apprendistato, CFL) , , ,6 Apprendistato o contratto di formazione lavoro 99 14, , ,0 Collaborazioni occasionali/coordinate e continuative 51 7,6 17 4, ,8 Lavoratore interinale 20 3,0 14 3,6 6 2,1 Coadiuvante familiare 17 2,5 7 1,8 10 3,5 PIP, borse lavoro, ecc, 3 0,4 1 0,3 2 0,7 Dipendenti , , ,4 Libero professionista 9 1,3 8 2,1 1 0,3 Imprenditore 0 0,0 0 0,0 0 0,0 Socio di cooperativa 2 0,3 2 0,5 0 0,0 Lavoratore in proprio 14 2,1 9 2,3 5 1,7 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Autonomi 25 3,7 19 4,9 6 2,1 NR 72 10,7 36 9, ,5 Totale Per quel che riguarda le differenze di genere, le ragazze appaiono più penalizzate dal punto di vista della stabilità del posto di lavoro, per lo meno nel breve periodo, dal momento che la differenza tra la percentuale di maschi che ha un lavoro a tempo indeterminato e quella delle femmine è di ben 15 punti a svantaggio delle prime. Se esaminiamo la retribuzione netta media mensile (Tabella 57), la maggioranza degli occupati dichiara di avere un reddito compreso tra i 500 e i 1000 euro, circa il 9 per cento guadagna meno di questa cifra e poco più del 14 per cento di più. L esistenza di differenziali salariali tra maschi e femmine, ampiamente documentata in letteratura, sembra essere confermata da questi dati: la percentuale di occupate femmine con un reddito netto mensile inferiore a 500 euro è pari al 16 per cento a fronte di una quota relativa alla componente maschile pari al 3,6 per cento; viceversa, mentre solamente il 4,5 per cento delle ragazze dichiara un reddito mensile superiore ai 1000 euro, ben il 21,5 per cento dei ragazzi rientra in questa fascia. Naturalmente questa analisi non considera le differenze nel livello di istruzione (o altro) che possono sussistere tra i due sottocampioni, 95

99 maschile e femminile. Tuttavia, tenendo conto del fatto che le giovani donne hanno generalmente (e questi dati lo confermano) un livello di istruzione superiore rispetto ai giovani maschi, è lecito ritenere che questa non possa essere la causa delle differenze di retribuzione osservate e che, pertanto, vi siano degli effettivi differenziali salariali tra i due generi anche nella provincia di Novara. Tabella 57. Reddito netto medio mensile Tutti Maschi Femmine N % N % N % Fino a 500 euro 60 8,9 14 3, da 500 a 1000 euro , , oltre 1000 euro 96 14, ,5 13 4,5 Non risponde , , ,4 Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Il vantaggio di cui godono coloro che hanno una qualifica professionale, già emerso parzialmente in precedenza, è desumibile anche osservando i redditi netti medi per tipologia di titolo di studio (Tabella 58). Infatti, se poco più del 40 per cento di coloro che hanno conseguito il diploma di scuola professionale dichiara di avere un reddito netto medio mensile superiore ai 1000 euro, tale percentuale scende al 21,9 per cento per chi possiede solo la licenza media inferiore e addirittura al 10 per cento per coloro che hanno un diploma di scuola secondaria superiore. Benché appaia evidente il ruolo importante giocato dalla maggiore anzianità di lavoro di chi ha un titolo di studio più basso, il dato relativo alle qualifiche professionali risulta comunque molto significativo. Tabella 58. Reddito netto medio mensile per titolo di studio Scuola media inferiore Qualifica professionale Scuola secondaria superiore CDF completato N % N % N % N % fino a 500 euro 7 3, , , ,7 da 500 a 1000 euro , , , ,1 oltre 1000 euro 46 21, ,6 37 9, ,1 Non risponde 55 26, , , ,1 Totale Nota: Si sono omessi i risultati di coloro che dichiarano un titolo di istruzione universitaria perché in numero eccessivamente limitato. Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. 96

100 Dopo aver esaminato le caratteristiche salienti dell occupazione giovanile novarese, si vuole qui di seguito analizzare alcuni aspetti più specifici delle esperienze lavorative degli intervistati. Tali informazioni sono interessanti perché, in genere, non vengono raccolte in studi più ampi a livello nazionale: questo ci consente di conoscere in maniera più approfondita il mercato del lavoro giovanile in provincia di Novara. Tabella 59. Canale attraverso cui ha trovato lavoro Tutti Maschi Femmine N % N % N % Segnalazione al datore di lavoro da parte di familiari, amici o conoscenti , , ,4 Inserzioni su giornali o internet 22 3,3 8 2,1 14 4,9 Rispondendo ad offerte di lavoro pubblicate su giornali o internet 18 2,7 11 2,8 7 2,4 Inviando domanda al datore di lavoro 87 12, , ,7 Attraverso un servizio per l'impiego 17 2,5 9 2,3 8 2,8 Attraverso un centro di orientamento e informazione per disoccupati 3 0,4 3 0,8 0 0 Per concorso pubblico 1 0, ,3 Tramite un centro di formazione professionale 14 2,1 5 1,3 9 3,1 Tramite stage, tirocini, work experiences 21 3,1 8 2,1 13 4,5 Tramite contatti acquisiti nei lavori svolti precedentemente 11 1,6 6 1,6 5 1,7 Attraverso le agenzie private di collocamento/selezione 11 1,6 9 2,3 2 0,7 Attraverso agenzie di lavoro interinale 53 7,9 36 9,3 17 5,9 Iniziando un'attività autonoma o collaborando ad un'attività familiare 42 6,2 22 5,7 20 7,0 NR 72 10, , ,5 Totale Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. La difficoltà con cui si incontrano domanda e offerta è considerata uno dei problemi cruciali che affliggono il mercato del lavoro. In particolare, in questo ambito, si è spesso evidenziata la scarsa efficacia delle istituzioni a ciò preposte: uffici di collocamento, centri per l impiego, centri per l orientamento, etc.. A conferma di ciò, i nostri dati (Tabella 59) evidenziano come quasi la metà dei rapporti di lavoro (44,7 per cento) siano nati grazie alla rete di relazioni sociali del lavoratore, dal momento che derivano da segnalazioni al datore di lavoro da parte di familiari, amici o conoscenti, mentre le istituzioni che dovrebbero favorire il matching tra domanda e offerta di lavoro contribuiscono solo per circa l 11 per cento, con un ruolo particolarmente attivo giocato da istituzioni di mercato quali le agenzie di lavoro interinale (7,9 per cento). E interessante tuttavia osservare che il ricorso a segnalazioni dirette al datore di lavoro diventa sempre meno rilevante, come canale per l inserimento nel mercato del lavoro, quanto più aumenta il livello di istruzione dell individuo. Infatti dai nostri dati (Tabella 60) risulta che ben il 55 per cento circa dei titolari di licenza di scuola media inferiore vi ha fatto ricorso, laddove questa percentuale scende al 49,4 per cento tra chi ha una qualifica professionale e al 38 per cento nel caso dei diplomati di scuola secondaria 97

101 superiore. Ancora più bassa è tale percentuale tra coloro che hanno seguito un corso di formazione, perché essi sfruttano in buona misura (11,5 per cento) proprio i canali offerti dai centri di formazione professionale. Tabella 60. Canale attraverso cui ha trovato lavoro per titolo di studio Scuola media inferiore Qualifica professionale Scuola secondaria superiore CDF completato N % N % N % N % Segnalazione al datore di lavoro da parte di familiari, amici o conoscenti , , , ,8 Inserzioni su giornali o internet 0 3 3,5 19 5,1 9 7,4 Rispondendo ad offerte di lavoro pubblicate su giornali o internet 4 1,9 3 3,5 11 2,9 5 4,1 Inviando domanda al datore di lavoro 7 3, , , ,5 Attraverso un servizio per l'impiego 6 2, ,9 3 2,5 Attraverso un centro di orientamento e informazione per ,8 0 0 disoccupati Per concorso pubblico ,3 0 0 Tramite un centro di formazione professionale , ,5 Tramite stage, tirocini, work experiences 4 1,9 4 4,7 13 3,5 6 4,9 Tramite contatti acquisiti nei lavori svolti precedentemente 0 2 2,4 9 2,4 2 1,6 Attraverso le agenzie private di collocamento/selezione 11 5, ,0 0 0 Attraverso agenzie di lavoro interinale 13 6,2 5 5,9 35 9,4 12 9,8 Iniziando un'attività autonoma o collaborando ad un'attività Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN ,7 19 5,1 7 5,7 familiare NR 29 13,8 6 7,1 37 9,9 10 8,2 Totale Un altro aspetto critico - correlato all incontro tra domanda e offerta di lavoro - è quello relativo alla corrispondenza tra il livello e la qualità dell istruzione conseguita rispetto alle competenze richieste sul posto di lavoro. Un titolo di studio più elevato di quanto necessario a ricoprire la mansione svolta genera un inefficienza che ricade sul lavoratore. Viceversa, un lavoratore poco preparato rispetto al compito che deve svolgere comporta costi di formazione ed addestramento da parte del datore di lavoro. Il 45 per cento degli occupati del campione che abbiamo analizzato considera il proprio titolo di studio adeguato rispetto alle mansioni svolte (Tabella 61), percentuale che scende al 29,5 per cento tra coloro che hanno interrotto i loro studi alla fine della scuola dell obbligo. Tra coloro che hanno un istruzione secondaria, ben il 68 per cento di chi ha conseguito una qualifica o un diploma professionale ritiene il proprio titolo adeguato al lavoro svolto, percentuale che scende al 54,7 per cento per i diplomati presso istituti tecnici e a meno del 30 per cento per i diplomati dei licei. In particolare per questi ultimi è molto elevata la quota di coloro che ritengono il proprio titolo di studi più elevato rispetto a 98

102 quanto richiesto (51,4 per cento). Al contrario, per i titolari di licenza media inferiore, vi è una buona percentuale di lavoratori (32,4 per cento) che valuta il proprio titolo come inadeguato. Tabella 61. Adeguatezza del titolo di studio per il lavoro svolto Più elevato Adeguato Insufficiente Non risponde N % N % N % N % Tutti , , , ,7 - chi ha solo un diploma di scuola media inf. 17 8, , , ,0 - chi ha un diploma di istituto professionale 23 17, ,4 4 3, ,3 - chi ha un diploma di istituto tecnico 67 33, ,7 18 9,0 6 3,0 - chi ha un diploma di liceo 36 51, ,6 5 7,1 9 12,9 - altro tipo di scuola secondaria superiore 12 30, , ,5 4 10,0 - non risponde sul tipo scuola sup. 3 17,6 9 52,9 3 17,6 2 11,8 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Risulta, quindi, che le principali inefficienze dovute alla non corrispondenza tra titolo e mansione svolta riguardano, da un lato, coloro che hanno un istruzione bassa e dall'altro coloro che hanno un diploma liceale. Questi ultimi, presumibilmente, non avendo competenze specifiche, si sono dovuti adattare a svolgere mansioni meno qualificate rispetto a quelle attese. Tabella 62. Utilità degli studi intrapresi per il lavoro svolto Molta Abbastanza Poco Per nulla Non risponde N % N % N % N % N % Tutti , , ,5 57 8,5 - chi ha un diploma di scuola media inf. 10 4,8 20 9, , , ,2 - chi ha un diploma di istituto professionale 29 21, , , ,1 12 9,0 - chi ha un diploma di istituto tecnico 29 14, , , ,4 5 2,5 - chi ha un diploma di liceo 2 2, , , ,0 2 2,9 - altro tipo di scuola secondaria superiore 9 22, ,0 4 10, ,0 3 7,5 - non risponde sul tipo scuola sup. 3 17, ,7 1 5,9 2 11,8 0 0,0 Fonte: nostre elaborazioni sui dati IGGN. Infine, il questionario somministrato ci consente di capire se i giovani novaresi occupati considerano gli studi intrapresi utili oppure no rispetto al lavoro svolto. In media, meno del 40 per cento li ritiene molto o abbastanza utili e ben il 32,5 per cento li valuta del tutto inutili (Tabella 62). Tale percentuale sale a più del 45 per cento per chi ha un titolo di studio basso e al 40 per cento per i liceali, mentre è più contenuta tra chi ha un diploma più specifico, anche se rimane comunque relativamente elevata. Anche questi dati confermano 99

103 una limitata corrispondenza tra le competenze richieste in ambito lavorativo e le conoscenze acquisite nei percorsi scolastici. 100

104 10. Conclusioni La letteratura economica suggerisce che il capitale umano è un importante fattore di crescita per tutti i sistemi economici, soprattutto quelli che, come il nostro, sono lontani dalla frontiera tecnologica e, in virtù di ciò, hanno ampi spazi per innovare. I canali attraverso cui il capitale umano favorisce lo sviluppo delle economie sono peraltro molteplici: innanzitutto la disponibilità di competenze elevate consente l introduzione di nuove tecnologie, infatti i metodi di produzione più avanzati richiedono professionalità più complesse ed evolute, senza le quali le innovazioni non potrebbero essere adottate; la disponibilità di competenze elevate migliora la struttura produttiva e la capacità delle produzioni di penetrare i mercati internazionali, il che a sua volta accresce le opportunità di conoscere e innovare; nei paesi in cui il livello di scolarità è alto in genere si osserva una maggiore coesione sociale ed una più elevata stabilità politica; maggiore è il grado di scolarità e maggiore è l attenzione che le persone pongono alla propria salute: una popolazione più istruita è in genere più sana. Una delle criticità del nostro sistema economico è rappresentata dai bassi tassi di scolarizzazione della popolazione come risulta chiaramente dal confronto tra i livelli di istruzione della popolazione italiana e quelli che si riscontrano nei trenta paesi che partecipano all Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, laddove lo svantaggio maggiore si evidenzia con riferimento alla quota di persone che hanno conseguito la laurea. Che cosa può spingere un individuo ad istruirsi? La teoria economica studia le scelte scolastiche utilizzando le stesse categorie impiegate per l analisi degli investimenti; in questa logica la decisione di istruirsi è il risultato della valutazione di un investimento in capitale umano che l individuo realizzerà qualora i benefici (flusso dei redditi futuri, qualità del posto di lavoro, posizione sociale, etc.) siano superiori ai costi (rinuncia ad un guadagno immediato, impegno per apprendere, etc.). L analisi empirica ha tuttavia mostrato come su questo tipo di scelte le famiglie esercitino un influenza rilevante. Tutto ciò potrebbe generare sovrainvestimenti in istruzione da parte di persone poco abili, ma appartenenti a famiglie benestanti e/o istruite e contestualmente sottoinvestimenti da parte di individui capaci, ma provenienti da contesti a basso reddito e/o in cui l investimento in istruzione è valutato troppo rischioso. La conseguenza di questi comportamenti è la riduzione della mobilità sociale e minori livelli di produttività rispetto a quelli che si potrebbero conseguire 101

105 qualora tutti gli individui potessero esprimere le loro effettive potenzialità. Peraltro, il background familiare, oltre alla decisione di investimento in istruzione, influenza anche gli esiti occupazionali, a seguito della rete di relazioni che le famiglie possono o meno attivare per facilitare l ingresso dei propri figli nel mercato del lavoro. Per valutare l importanza relativa del background familiare rispetto all abilità individuale e a tutti gli altri fattori da cui dipende la scelta e la lunghezza dei percorsi scolastici/formativi, abbiamo realizzato l Indagine studio, lavoro e interazioni sociali di una Generazione di Giovani Novaresi (IGGN), intervistando 1700 giovani nati nel 1982 e 1983, residenti in provincia di Novara. I quesiti sono stati formulati per raccogliere una nutrita serie di informazioni relative all individuo (carriera scolastica, voti, bocciature, altre esperienze formative diverse da quelle scolastiche, esperienze lavorative, modalità di ricerca del posto di lavoro, tipo di contratto, reddito), alla sua famiglia (composizione, titolo di studio dei genitori e nonni, professione dei genitori, regione di origine, residenza al momento della nascita del figlio), alla sua infanzia e alle sue abitudini (attività extrascolastiche, aiuti nello svolgimento dei compiti, rapporti con i compagni e gli insegnanti, fumo). La fascia anagrafica scelta consente l osservazione dei processi formativi individuali da una prospettiva privilegiata: si tratta infatti di una età in cui il background familiare e le scelte scolastiche iniziano ad esercitare i propri effetti, in termini sia di prosecuzione/dispersione scolastica per chi ancora studia, sia di transizione al mondo del lavoro per chi sta muovendo i primi passi in questa direzione; inoltre, è in questa età che le reti sociali si consolidano e mostrano effetti osservabili, ad esempio nella scelta della scuola superiore. E infatti provato che in un sistema scolastico caratterizzato da un livello intermedio di stratificazione, come quello italiano, genera una rigida canalizzazione delle carriere scolastiche prima e di quelle lavorative poi. Diversi studi economici e sociologici mostrano come a tutti gli effetti i giovani italiani tendono ad autoselezionarsi nelle diverse tipologie di istituto in base alla famiglia di provenienza. La scelta della scuola secondaria superiore, che in seguito condiziona la decisione se iscriversi o meno all università, dipende dall esito dell esame di licenzia media, che è strettamente correlato al livello di istruzione dei genitori e alla loro collocazione sociale. Questo modello, che è causa della notevole stratificazione sociale osservata nel nostro paese, si riscontra anche in provincia di Novara, benché rispetto al resto d Italia nel novarese la quota dei figli con un livello di istruzione superiore a quello dei genitori sia più elevata. 102

106 In generale nel nostro territorio la popolazione è più istruita della media nazionale: la percentuale di ventenni in possesso di un diploma di scuola media superiore è di 6 punti più elevata della media italiana (78 contro 72 per cento) e anche la quota dei diplomati che in provincia di Novara si iscrive all università è maggiore del dato nazionale medio (74 contro 71 per cento). I percorsi scolastici degli studenti novaresi risentono del voto di licenzia media, il primo importante indicatore del profitto scolastico individuale. La nostra indagine segnala che sotto questo profilo le femmine ottengono performance migliori dei maschi (il 45,5 per cento delle femmine ottiene almeno distinto contro il 40 per cento dei maschi) e che i voti conseguiti all esame di licenza media sono tanto più alti quanto più elevato è il livello di istruzione dei genitori e migliori le condizioni economiche della famiglia. La quasi totalità dei ragazzi che hanno meritato almeno distinto si iscrive alla scuola secondaria superiore e la conclude. Gli individui che non si iscrivono o abbandonano questa scuola prima del diploma sono tra quelli che hanno preso sufficiente o al più buono, vivono in famiglie numerose, adottano comportamenti rischiosi (fumano) ed i cui genitori hanno un titolo di studio inferiore al diploma. Questi giovani sono anche quelli più a rischio di esclusione sociale e nei paesi in cui questi problemi sono stati analizzati, come ad es. in Gran Bretagna, si è osservato che più dei loro coetanei fanno uso di droghe e compiono azioni criminose. Alla luce di ciò sembra importante porre in essere azioni mirate a prolungare la permanenza nel sistema scolastico/formativo della quota più elevata possibile di giovani. Uno strumento, ampiamente utilizzato a questo scopo, è quello dell aumento dell obbligo scolastico, nella cui direzione si muove la riforma Moratti. Parallelamente si rende necessario ripensare i contenuti e le modalità di insegnamento in quanto anche dalla nostra indagine emerge che i ragazzi che abbandonano precocemente la scuola sono, in misura doppia rispetto a quelli che proseguono, insoddisfatti del rapporto con gli insegnanti, delle competenze e della cultura acquisite. Coloro che cercano di inserirsi nel mercato del lavoro dopo la scuola dell obbligo o senza aver concluso la scuola secondaria superiore non necessariamente sono meno abili di quelli che proseguono; spesso provengono da ambienti che sottovalutano l importanza dell istruzione e rispetto ai quali la scuola ha fallito nel cercare di ridurre il gap che li separa dai ragazzi con un migliore backgrund socio-culturale, per far eventualmente emergere le loro effettive capacità. Gli studenti del nostro campione, che proseguono oltre la scuola dell obbligo, si iscrivono di preferenza ad un liceo, qualora abbiano conseguito distinto o ottimo all esame di terza media; con votazioni inferiori si indirizzano verso gli istituti tecnici. In questa decisione i giovani arrivano con l aiuto in prevalenza della famiglia, se optano per un liceo, 103

107 ma degli insegnanti in tutti gli altri casi. Ancora una volta emerge il ruolo molto importante e la responsabilità che gli insegnanti hanno nei confronti dei ragazzi che non sono adeguatamente supportati dai genitori. Pertanto è fondamentale che le scuole medie attraverso i docenti e con il sostegno dell amministrazione pubblica individuino le modalità più efficaci per orientare soprattutto i giovani che meno possono contare sul sostegno delle famiglie. Una scelta sbagliata a 13 anni compromette, spesso in maniera definitiva, la possibilità per un ragazzo di sviluppare le proprie attitudini nel percorso scolastico più adatto alle proprie caratteristiche, il che si rifletterà inevitabilmente anche sulle sue possibilità di realizzare una soddisfacente carriera lavorativa. Scegliere un liceo e concluderlo nella stragrande maggioranza dei casi significa proseguire iscrivendosi all università. Peraltro, come nel caso della scuola secondaria superiore, questa decisione è influenzata anche dal rapporto che fino a quel momento lo studente aveva instaurato con i compagni e i professori, se questo era positivo la probabilità di proseguire aumenta. Abbiamo poi analizzato alcuni indicatori di performance universitaria, in quanto a causa della sua giovane età (21-22enni) la coorte oggetto d indagine non ha ancora concluso gli studi e non sappiamo quanti e come termineranno eventualmente questo percorso. I ragazzi che provengono dai licei, più degli altri, sono in regola con gli esami, specie se si sono iscritti alla facoltà di medicina. Abitare vicino alla sede universitaria favorisce la regolarità del percorso: gli studenti che frequentano l Università del Piemonte Orientale, quella certamente più vicina alla residenza di questo campione, sono più in regola con gli esami di quelli iscritti ad altri atenei. Nella sezione successiva del rapporto abbiamo analizzato una seconda modalità di acquisizione di capitale umano, quella derivante dall istruzione non formale rappresentata dai corsi di formazione. Le analisi empiriche circa l utilità dei corsi di formazione dal punto di vista del mercato del lavoro è molto abbondante e i risultati sono molto controversi. Per quel che concerne i giovani della provincia di Novara abbiamo osservato come il livello di istruzione non incida sulla probabilità di partecipare a corsi di formazione: coloro che hanno terminato presto il percorso educativo formale hanno una probabilità di iscriversi ad un corso di formazione non dissimile da coloro che hanno acquisito un livello di istruzione medio-alto. A parità di istruzione, però, essersi diplomati meglio, vale a dire con un voto elevato, diminuisce la probabilità di fare ricorso alla formazione post istruzione. Questi risultati non consentono, nel loro insieme, di stabilire con certezza se per i giovani novaresi la formazione sia un complemento oppure un sostituto rispetto 104

108 all istruzione scolastica. Una relazione di complementarietà tra istruzione e formazione non farebbe che aumentare le differenze in termini di capitale umano all interno della popolazione. Viceversa, se vi fosse una relazione di sostituzione tra queste due forme di acquisizione di capitale umano, la formazione potrebbe compensare le eventuali differenze in termini di competenze e ridurre quindi le disuguaglianze sul mercato del lavoro. Per quel che concerne gli esiti dei corsi di formazione, due conclusioni emergono in maniera piuttosto chiara: in primo luogo aver frequentato corsi di formazione non ha aumentato la probabilità di trovare un lavoro per questa generazione di giovani novaresi che del resto, come si è osservato nella sezione successiva, sembrano non avere particolari difficoltà quanto meno ad inserirsi nel mondo del lavoro; in secondo luogo, aver seguito corsi di formazione aumenta la fiducia dei giovani circa le proprie competenze, portandoli a ritenere la loro formazione adeguata rispetto alle mansioni svolte in ambito lavorativo. Dopo l analisi dei percorsi formativi, nella parte finale del rapporto, abbiamo preso in considerazione gli esiti occupazionali, che ovviamente riguardano solo una quota del campione, dato che il 44 per cento degli intervistati si dichiara ancora studente full time. Il tasso di disoccupazione risulta particolarmente contenuto per coloro che hanno una qualifica professionale (4,5 per cento), mentre è vicino alla media complessiva per quelli con la licenza media inferiore (15 per cento). Più elevato della media è, invece, il tasso di disoccupazione di chi possiede un titolo di studio di scuola secondaria superiore (18,3 per cento), anche se in questo caso gioca un ruolo preponderante la difficoltà a trovare una prima occupazione in tempi relativamente brevi. Infatti per coloro che non sono mai stati bocciati sono trascorsi al più 2-3 anni dal diploma, compreso, per i maschi, anche il periodo di leva. La difficoltà con cui si incontrano domanda e offerta è considerata uno dei problemi cruciali che affliggono il mercato del lavoro. In particolare, in questo ambito, si è spesso evidenziata la scarsa efficacia delle istituzioni a ciò preposte, uffici di collocamento, centri per l impiego, centri per l orientamento, etc.. A conferma di tale difficoltà, i nostri dati evidenziamo come quasi la metà dei rapporti di lavoro (44,7 per cento) siano nati grazie alla rete di relazioni sociali del lavoratore, dal momento che derivano da segnalazioni al datore di lavoro da parte di familiari, amici o conoscenti, mentre le istituzioni che dovrebbero favorire il matching tra domanda e offerta di lavoro contribuiscono solo per circa l 11 per cento, con un ruolo particolarmente attivo giocato da istituzioni di mercato quali le agenzie di lavoro interinale (7,9 per cento). 105

109 Riferimenti bibliografici Anastasia B. (2004), Il lavoro dei giovani, tratto da Baici E., Cappellari L. e S. Comi (2005), Parental background and educational career: evidence from a cohort study, mimeo. Bratti M. (2001), Oltre la scuola dell obbligo. Un analisi empirica della decisione di proseguire nell istruzione post-obbligatoria in Italia, Moneta e Credito, n Becker, S. and A. Ichino, (2002), Estimation of average treatment effect based on propensity score, The Stata Journal, 2(4), Caliendo, M. and S. Kopenig (2005), Some Practical Guidance for the Implementation of Propensity Score Matching, IZA Discussion Papers n. 1588, Institute for the Study of Labor (IZA). Cappellari L. (2004), High School Types, Academic Performance and Early Labour Market Outcomes IZA Discussion Papers n.1048, Institute for the Study of Labor (IZA). Checchi D. (2003a), Scelte di scolarizzazione ed effetti sul mercato dl lavoro, in Lucifora C. (a cura di) Mercato, occupazione e salari: La ricerca sul lavoro in Italia, Mondadori Università. Checchi D. (2003b), The Italian educational system: family background and social stratification, Departmental Working Papers , Department of Economics University of Milan Italy. Checchi D. e L. Flabbi (2005), Intergenerational Mobility and Schooling Decisions, mimeo. Checchi D.e F. Zollino (2001), Struttura del sistema scolastico e selezione sociale, Rivista di Politica Economica, vol. 7-8, pp Dehejia, R. H. and S. Wahba, (1998a), Causal effects in non-experimental studies: reevaluating the evaluation of training programmes, NBER Working Paper n Dehejia, R. H. and S. Wahba, (1998b), Propensity score matching methods for nonexperimental causal studies, NBER Working Paper n Dustmann, C. (2001), Parental Background, Primary to Secondary School Transitions, and Wages, IZA Discussion Papers n.367, Institute for the Study of Labor (IZA). Eckstein, Z. e K.I. Wolpin (1999), Why Youths Drop Out of High School: The Impact of Preferences, Opportunities, and Abilities Econometrica, vol. 67(6), pp Flabbi L. (2001), La Scelta della Scuola Secondaria in Italia, Rivista di Politica Economica, vol

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112 APPENDICE: LA RIFORMA DEL SISTEMA SCOLASTICO 109

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