Marina B. entra in campo: Nell area euro meno dell Italia cresce solo Cipro: non c'è da star sereni". Silvio B. intanto torna nel Ppe.
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- Timoteo Cipriani
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1 Marina B. entra in campo: Nell area euro meno dell Italia cresce solo Cipro: non c'è da star sereni". Silvio B. intanto torna nel Ppe. Ora sono due y(7hc0d7*kstkkq( +,!z!&!?!& Venerdì 24 aprile 2015 Anno 7 n 112 e1,40 Arretrati: e2,00 Redazione: via Valadier n Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel fax Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 IN ORDINE SPARSO Libia, il vertice Ue è finito male: soltanto soldi ma niente impegni Gramaglia e Marra» pag. 4 Udi Furio Colombo BA R AC K, LA MIRA CIECA E LA GUERRA S TA N CA»pag. 18 L INCHIESTA DEL NYT Uranio a Putin e fondi ai Clinton : Hillary sotto accusa»versi CORSARI Da oggi sul Fatto le rime del misterioso Agro Romano»pag. 7 IL DRONE DI OBAMA SPARA E UCCIDE UN ITALIANO Una settimana fa il leader Usa aveva respinto la richiesta di Renzi di armare i Predator comprati dall Italia per colpire i barconi, ieri la notizia della morte del nostro cooperante Giovanni Lo Porto durante un raid della Cia in Pakistan. Intanto spar isce dal Def il taglio degli F-35»pag. da 2 a 5 Vitaliano» pag. 13» LE RIFORME» La giurista Carlassare denuncia lo s t ra p p o alla Camera Italicum, così il governo scavalca la Costituzione Le parole di D Alimonte sulla svolta presidenzialista sono rivelatrici. Sarà alterata la gerarchia dei poteri dello Stato e il Parlamento verrà subordinato all esecutivo e ai ministri. Spiace dover dare ragione a uno come Berlusconi, ma questa è davvero bulimia di potere Truzzi» pag. 7 IL PULITZER KERTZER Quel 25 aprile visto dagli Usa è un conto aperto con il fascismo d Esposito» pag. 9 F U R BAT E WEDDI SHAMBEL Per Eataly regole fai-da-te: una mega vetrata pagata come i tavolini del bar Barbacetto»pag. 10 LA CATTIVERIA Salvini chiede il blocco navale. E l abrogazione del principio di Archimede»w w w. s p i n oza. i t Parla il trafficante di migranti: Se bombardate, noi rispondiamo Il suo nome nell inchiesta sulla tratta di esseri umani. Risponde da una masraa libica, in sottofondo le voci di centinaia di migranti pronti a partire e il pianto dei neonati: Venite a cercarmi, sono armato. Fate casino solo per avere più denaro Massari» pag. 6 OGGI LE CELEBRAZIONI A YEREVAN Armeni, 100 anni di genocidio Il premier non manda nessuno VON TRIER SI CONFESSA Curzi e Valdambrini» pag. 12 Sono un ubriacone ma senza l alcol non so fare i film Il regista rompe il silenzio dopo la gaffe a Cannes del 2011 sul nazismo: Vivo di ansia e di farmaci per curarla Cheung» pag. 14 Padiglione Italicum di Marco Travaglio algrado abbia già dato da Mmangiare a un sacco di gente, attualmente in galera, non è stata una buona idea dedicare l Expo Milano 2015 al cibo. Era molto meglio dedicarlo al riso. Non nel senso del prodotto nazionale cinese, ma di quello italiano: le pazze risate. Il grande baraccone che si inaugura, pare, il 1 maggio alla presenza del presidente del Consiglio Renzi (quello della Repubblica adesso si chiama Mattarella, e mica è fesso: si tiene a debita distanza), si annuncia come l evento comico dell anno, forse del decennio, se tutto va bene del secolo. Le cronache dal fronte dei lavori, peraltro proibito ai giornalisti, ai fotografi e ai cameramen per evitare l effetto-gufi, sono strepitosamente esilaranti. Si parla di lavori completati soltanto per il 25 per cento: tre su quattro sono ancora in pieno cantiere e non saranno pronti che fra qualche settimana, o mese, o anno. E il calcolo comprende soltanto le opere di responsabilità Expo, esclusi dunque i padiglioni stranieri, anch essi in altissimo mare (quello del Nepal, per dire, un edificio tutto in teak intagliato a mano, sarà pronto non prima del 2025). Ma il commissario Giuseppe Sala si è detto sereno: L Expo parigina del 1890 fu molto peggio (in realtà la data esatta è il 1889, e in effetti quegli incapaci dei parigini costruirono soltanto la Torre Eiffel: straccioni). Anche il governatore Bobo Maroni, che è riuscito a infilare nella struttura due sue amiche e, last minute, pure il suo avvocato, ha gettato acqua sul fuoco col suo sottile umorismo: Tanto l evento dura sei mesi. C è tempo. Infatti si era pensato di spostare la cerimonia di inaugurazione all ultimo giorno anziché al primo. Ma l idea, come tutte quelle buone, è stata inspiegabilmente scartata. Comunque, assicurano le expompe, cioè le cronache dei giornali finanziati da Expo a botte di paginoni pubblicitari e altri lubrificanti all ottimismo obbligatorio, si lavora giorno e notte: solo per il Padiglione Italia ci sono 500 addetti 24 ore su 24. Non dormono mai e sperano che non piova per non dover rallentare vieppiù: approfittando del bel tempo, hanno già posato la bellezza di 750 pannelli di cemento biodinamico del peso di 2 mila tonnellate. Una cosetta leggera che, se ha richiesto cinque anni per fare metà dei lavori, ne richiederà una ventina per smontarli. Eppure i ritardi più clamorosi vengono segnalati proprio nel Palazzo Italia e negli edifici del Cardo, sedi delle cosiddette eccellenze made in Italy, orgoglio e vanto del Belpaese. Segue a pagina 20
2 2 VENERDÌ 24 APRILE 2015 PRIMO PIANO il Fatto Quotidiano L aereo senza pilota e la guerra sulle montagne I RAID dei droni Pre d a to r lanciati dalla Cia americana, come quello in cui sono morti in gennaio i cooperanti Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein, colpiscono sistematicamente basi e militanti dei gruppi antigovernativi in Pakistan, ma anche in Afghanistan, almeno dal 2005, e sono stati sempre più mirati negli ultimi anni. Stime non ufficiali, come quella riferita dal Portale Terrorismo dell Asia del Sud (w w w. s a t p.o rg), sostengono che i velivoli senza pilota statunitensi hanno compiuto in undici anni almeno 310 operazioni in Pakistan, con un bilancio di morti (al 12 aprile ). 310 MISSIONI IN PAKISTAN UNDICI ANNI DI BOMBE Secondo le stime del portale terrorismo dell Asia del Sud i morti sono 2747 di Giampiero Gramaglia Ci sono anche in Europa i Dottor Stranamore dal Drone Facile, pronti a usarli come toccasana contro i barconi degli scafisti schiavisti, come se fossero strumenti chirurgici ver - sione hi-tech delle bombe intelligenti. Andatelo a spiegare ai familiari di Giovanni Lo Porto, 38 anni, cooperante siciliano, ucciso da un drone della Cia ai confini tra Pakistan e Afghanistan dopo oltre tre anni di prigionia era stato rapito in Pakistan nel gennaio E chiedetelo a Barack Obama, che ai droni deve molti successi della sua Amministrazione nella lotta contro il terrorismo, o almeno nell eliminazione di numerosi terroristi, ma che ha spesso dovuto esprimere le sue condoglianze per le vittime non previste, i danni collaterali di ogni guerra. È CON ENORME DOLORE che ci siamo resi conto che in un operazione antiterrorismo a gennaio sono stati uccisi due ostaggi innocenti, prigionieri di al Qaeda, ha annunciato la Casa Bianca. I nostri pensieri vanno alle famiglie di Warren Weinstein, 72 anni, americano, ostaggio dal 2011, e Giovanni Lo Porto, italiano, ostaggio dal Quando il presidente Mattarella lo citò, nel discorso d insediamento in Parlamento, il cooperante siciliano era già morto. E quando Renzi andò a trovare Obama la settimana scorsa, il sospetto della Cia era quasi certezza: la riluttanza degli Usa ad armare i droni in possesso degli italiani, perché magari li usino in Libia, può anche avere radici in questa vicenda. LE UCCISIONI MIRATE DI OBAMA AMMAZZANO L OSTAGGIO ITALIANO IL PRESIDENTE USA SI SCUSA IN TV PER L ERRORE NEL RAID CONTRO AL QAEDA, TRA LE VITTIME GIOVANNI LO PORTO, SEQUESTRATO NEL 2012, E UN AMERICANO La notizia era ufficiale da mercoledì sera: il presidente Obama ne aveva personalmente informato proprio Renzi. Ma solo ieri è stata diffusa. Nel comunicato, la Casa Bianca spiega che nell'attacco contro un edificio di al Qaeda,sono stati uccisi accidentalmente en - trambi gli ostaggi: Non c'era motivo di credere che all'interno del compound fossero presenti i prigionieri. Un po come fra qualche settimana potremmo scoprire che non c era motivo di credere che dentro un barcone ormeggiato da qualche parte lungo le coste della Libia e pronto a essere utilizzato dagli scafisti dormivano decine di migranti. Nell'operazione è stato ucciso anche Ahmed Farouq, cittadino americano tra i leader di al Qaeda. E in un altro raid nella stessa area è stato eliminato l'ex portavoce di Al Qaeda, Adam Gadahn. È STATO OBAMA a decidere di desecretare le informazioni sull'operazione anti-terrorismo, condotta a gennaio per colpire un complesso di edifici occupati da al Qaeda, in cui si nascondevano i vertici dell'organizzazione terroristica. Sulla presenza di vittime collaterali nel raid, la Cia ha cominciato a indagare da febbraio: il complesso era tenuto da giorni sotto sorveglianza e non era stata segnalata la presenza di civili. Il presidente americano s è assunto la piena responsabilità per la morte dei due ostaggi: Come marito e come padre posso solo immaginare il dolore e l'angoscia delle due famiglie per la perdita dei loro cari. Porgendo loro le scuse più sentite, Obama s è detto convinto che meritassero di conoscere la verità : Alcune operazioni anti-terrorismo devono rimanere segrete ma gli Stati I N CO N SA P E VO L I Quando Mattarella lo citò nel giuramento il 3 febbraio, il cooperante era morto. E venerdì Renzi alla Casa Bianca non ha saputo nulla Obama nella conferenza stampa sull uccisione di Lo Porto Ansa Uniti sono una democrazia e quindi è giusto riferire quanto successo. L'operazione, ha aggiunto il presidente, è stata coerente con le linee guida anti-terrorismo : Si fanno errori, a volte mortali, ha ammesso. Il ministro degli Esteri Gentiloni ha attribuito la responsabilità interamente ai terroristi. Fonti della procura di Roma escludono la possibilità di poter procedere con l'accusa di omicidio volontario, come nel caso di Mario Lozano, il militare Usa responsabile della morte di Nicola Calipari in Iraq. Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012, mentre rientrava a Multan, nel Punjab pachistano, con un collega della Ong tedesca Welt Hunger Hilfe. Nell'ottobre del 2014, il collega era stato liberato e aveva raccontato che già da un anno i sequestratori avevano spostato Lo Porto. Con l uccisione di Lo Porto, sono due gli ostaggi italiani ancora nelle mani di rapitori. Padre Dall Oglio in Siria e il medico Ignazio Scaravilli in Libia. Non è la prima volta che un ostaggio italiano resta ucciso in un raid amico: era accaduto ad esempio nel 2012 in Nigeria, la vittima delle teste di cuoio inglesi fu l ingegnere Franco Lamolinara. UMANITARIO Lo Porto, ucciso a 38 anni, circondato da bambini di uno dei progetti ai quali lavorò tra Africa, Asia e Caraibi Ansa Giovanni e le missioni per sfuggire da Palermo LAUREA A LONDRA, POI TANTO LAVORO NELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE. LA FAMIGLIA AL LEADER AMERICANO: GRAZIE E SI CHIUDE IN CASA di Giuseppe Lo Bianco e Valeria Pacelli ompà ma quando torni?. Se lo Cchiede dal 20 dicembre 2012, Valeria De Marco, l amica e portavoce della famiglia di Giovanni Lo Porto, il cooperante di 39 anni ucciso a gennaio in un raid Usa insieme a un compagno. Mancavano pochi giorni a Natale e Valeria si è chiesta per anni dove fosse il suo amico. Anche il 21 dicembre, quando commentando su Facebook, scrive: È quasi Natale, sono quasi tre anni.... Poi la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. NEL QUARTIERE popolare di Palermo, sono solo lacrime, quelle di una madre che evita la stampa ammassata nell androne del suo appartamento. Lacrime che vengono versate anche in altri posti, in Italia e del mondo, da chi conosceva Giovanni e con lui ha condiviso alcune missioni. Al telefono raggiunta dal Fa t to Margherita Romagnoli del Gruppo Volontari Civile di Bologna ha la voce tremante. Anche lei era amica di Giovanni, il ragazzo che lasciato presto Palermo per de - dicarsi agli altri, morto sotto fuoco amico. Lui che ha sempre lavorato per la pace, è stato ucciso sotto fuoco di guerra, dice Margherita. Giovanni Lo Porto quando è stato rapito lavorava come project manager presso la ong tedesca We l t h u n g e r h i l fe, ultima tappa dopo essere stato in tante altre organizzazioni. Laureatosi nel 2007 in Psicologia alla Thames Valley University e nel 2010 alla London Metropolitan Unive rs i ty, già dal 2002 ha cooperato in Croazia e Bosnia, poi in Pakistan. Ha lavorato molto in Italia, anche con il Gruppo Volontari di Bologna dove ha conosciuto Margherita. È stato con noi ad Haiti dopo il terremoto. Poi è tornato in Pakistan dove era già stato. Lì si sentiva a casa. Margherita è riuscita a parlare con lui il giorno prima del rapimento: Il 18 gennaio 2012 ero in Cambogia. Ci siamo sentiti su Skype. Anche se lontani eravamo spesso in contatto. Quel giorno mi disse che era molto preoccupato perché il lavoro che dovevano svolgere era in ritardo. E invece quando lo hai visto l ultima volta? A Bologna, prima che partisse per il Pakistan. Abbiamo trascorso un pomeriggio insieme. Poi la notizia del rapimento. Mi ha chiamata un ami - ca. All inizio pensavamo che la situazione si risolvesse in poche ore, ma non è andata così. Sul rapimento ci LA TESTIMONIANZA Margherita: Era con noi ad Haiti. L ho sentito il giorno prima il rapimento. Lui che lavorava per la pace, è stato ucciso sotto il fuoco di guerra hanno detto che mentre si trovava in ufficio è entrato un gruppo armato, dopo aver cacciato la security. Mi hanno anche detto che lui era quello che cercava di far stare tranquilli gli altri. Come faceva sempre. E conclude: Di lui ricordo tutto. Era una persona che molto umana, dinamica. Amava incontrare gli altri e instaurava sempre legami particolari. Era un vero amico. Ieri Margherita ha sentito anche la famiglia di Giovanni, che come ha fatto negli anni scorsi ha continuato a rimanere in silenzio. Loro hanno avuto grande rispetto per le istituzioni alle quali abbiamo dato grande fiducia. Abbiamo anche fatto una campagna per liberarlo, che ha raccolto 60 mila firme, ma poco diffusa dalla stampa.. Rispetto che ieri non ha fatto velo alle domande rimaste senza risposta: Dov è il corpo di Giancarlo? Ce lo daranno mai? E perchè questo ritardo nel comunicare la notizia?. Non hanno saputo rispondere i funzionari dell unità di crisi della Farnesina venuti a casa a informare e a confortare la mamma di Giovanni, Giusy Felice, che ha appreso la notizia dalla televisione, come dicono due vicine di casa, che si allontanano in fretta dal portone. Poi al telefono di uno dei due funzionari Giusy Felice ha ricevuto le condoglianze di Matteo Renzi: Aveva la mia età, le ha detto, parlando di Giovanni che qui in via Pecori Giraldi, quartiere Brancaccio, tutti chiamano Giancarlo. AL PIANO rialzato di una palazzina dignitosa il cooperante aveva trascorso l ultimo Natale, quello del Dei cinque figli (il papà e un altro ragazzo, Daniele, lavorano a Pistoia) Giovanni era l unico ad avere studiato, ma non Uno dei fratelli di Giovanni Lo Porto ieri a Palermo Ansa lo faceva pesare a nessuno dice uno dei vicini, Antonio Catania. Di fronte il portone è parcheggiato il furgoncino di uno dei fratelli, Giuseppe, venditore ambulante di pesce: un altro, Nino, è disoccupato, e l ultimo, Marcello, sta scontando, dicono i vicini, un residuo di pena senza però dire per quale reato. Da ieri pomeriggio si sono chiusi nel dolore e ai giornalisti hanno affidato solo poche parole: Obama ha chiesto scusa? Grazie, dice il fratello Giuseppe aggiungendo soltanto: Non vogliamo fiori. E a Palermo, il sindaco Leoluca Orlando ha proclamato per oggi il lutto cittadino.
3 il Fatto Quotidiano PRIMO PIANO VENERDÌ 24 APRILE NELLE MANI DELL ISIS IN SIRIA PADRE DALL OGLIO, RAPITO NEL 2013 Padre Dall'Oglio, gesuita, 61 anni, è nelle mani dei rapitori da quasi 2 anni. Il sacerdote, impegnato nel dialogo interreligioso, è stato rapito il 29 luglio 2013 nella zona di Raqqa, nel nord ella Siria, in un'area oggi controllato dal Califfato. Di lui non si sa più nulla, ma a gennaio fonti siriane lo davano ancora vivo. Quando venne sequestrato era da poco rientrato in Siria, pare per una mediazione umanitaria. Negli anni Ottanta aveva rifondato la comunità monastica cattolico-siriaca di Mar Musa, che si poneva come erede spirituale di un'antica tradizione eremitica e cenobitica. Il monastero, a nord di Damasco, accoglie anche ortodossi. Nel tempo, si sono susseguite notizie contrastanti, con anche voci su una sua presunta esecuzione poco dopo il rapimento e fonti più recenti che invece sostengono che si trovi ancora vivo nelle mani dei jihadisti sunniti dell'isis. Le ultime informazioni, ritenute attendibili, risalgono a settembre 2014 e a gennaio secondo fonti che lavorano sul terreno per la sua liberazione, il gesuita sarebbe detenuto in una delle prigioni dell'isis a Raqqa. Il drone resta inutile, l F-35 non sarà tagliato SUDDITANZA BELLICA VERSO WASHINGTON: OLTRE A NON POTER MONTARE ARMI SUI JET SENZA PILOTA, ROMA NON PUÒ RIDURRE LA COMMESSA DEI CACCIA D I F E T TOS I di Carlo Tecce Idroni italiani non sparano, i droni americani sparano. E uccidono. Spesso innocenti, per errore. Così muore Giovanni Lo Porto, il cooperante siciliano sequestrato in Pakistan da un gruppo di estremisti islamici. Dopo aver scoperto che i droni italiani sono disarmati e dunque non possono disintegrare i barconi degli scafisti in Libia, ora forse Palazzo Chigi ha capito che i velivoli a pilotaggio remoto sono rischiosi: non puoi eseguire un operazione lontana migliaia di chilometri se non controlli quel lembo di territorio, l obiettivo. E Barack Obama, anche per questi motivi, ha negato a Renzi l uso dei droni per la Libia. I BRITANNICI di Re p r i eve, organizzazione per i diritti umani, rendicontano l inefficacia di questi mezzi telecomandati: su 41 bersagli colpiti, civili ammazzati. E le lugubri statistiche vanno aggiornate. I britannici sono gli unici in Europa che dispongono di Predator e Reaper dotati di missili H e l l f i re, fuoco d inferno, e di bombe a guida laser, prodotti SBAGLI LETALI Una ong ha calcolato l inefficacia dei mezzi te l e co m a n d a t i statunitensi: su 41 bersagli colpiti, civili ammazzati dagli americani. È un privilegio militare che Washington ha concesso soltanto a Londra. Palazzo Chigi ha più volte tentato di convincere gli Stati Uniti, ma la Casa Bianca come ieri ha spiegato il Fatto Quotidiano non ha mai autorizzato l Italia a montare razzi, sempre di costruzione americana, sui dodici esemplari di droni da ricognizione comprati per 380 milioni di euro da General Atomics. Il drone armato è un capriccio italiano che s interseca con le ambizioni degli arabi. Una società pubblica d investimenti di Abu Dhabi detiene la maggioranza di Piaggio Aerospace e di recente Matteo Renzi ha visitato proprio la fabbrica di Piaggio che sviluppa un modello di drone (potenzialmente) capace di sparare. Il governo ha già prenotato 6 esemplari. In prospettiva, non appare una decisione lungimirante. Ma le dinamiche militari non consentono ripensamenti improvvisi. Con gli americani, poi, non sono tollerati. Nonostante una mozione approvata in Parlamento, non è una sorpresa esaminare il documento di economia e finanza (Def) e non leggere neanche una postilla sui presunti tagli ai caccia F-35. E la stessa delusione vale per il libro Bianco del ministero della Difesa. I deputati di Sel imputano l omissione a Roberta Pinotti e ne chiedono le dimissioni. Senza graziare la politica genovese, va detto che neppure il ministro ha contezza del denaro che l Italia spenderà per acquistare gli F-35. La Difesa ha accantonato una decina di miliardi di euro, ne può sganciare 13 o 17. Dipende se la commessa a consuntivo cioè fra diversi anni riguarderà 131 o 90 caccia, come garantì l ex ministro Giampaolo Di Paola. Non puoi ridurre un importo che non esiste o che viene occultato. Un importo che oscilla. L americana Lockheed ha inaugurato 8 lotti di produzione di F-35, l Italia ha ordinato in media un aero per ciascun lotto. A fine anno, se non accadono imprevisti, un F-35 sarà consegnato agli italiani. Che siano 131 o 90, il numero è eccessivo: non ci sono piloti, poiché restano in servizio decine di Tornado, Typhoon e Amx Ghibli. A contratto, però, gli F-35 sono 131. PER IL PASSAGGIO generazio - nale ci vorrà tempo: vanno persino ammodernate le piste, perché gli F-35 producono un calore di oltre 800 gradi centigradi e possono sciogliere l asfalto. Poi non va sottovalutata la rivalità fra l Aeronautica e la Marina. Siccome la Marina avrà degli F-35 a decollo verticale per sfruttare la portaerei Cavour, li pretende pure l Ae - ronautica. Il governo di Matteo Renzi ha sproloquiato sui risparmi sugli F-35, addirittura il fiorentino l avrebbe comunicato a Obama. Frottola. E non l ultima. Palazzo Chigi sostiene che gli F-35 assemblati in Italia, a Cameri (Novara), creino posti di lavori: non c è dubbio, ma costano almeno 10 milioni di più. Ognuno. DANNO COLLATERALE Due anni di inutili trattative di Enrico Fierro a Casa Bianca si dice addolorata e chiede Lscusa. Gli americani promettono di dire tutta la verità sul raid tra Pakistan e Afghanistan che ha ucciso Giovanni Lo Porto e il cooperante Warren Weinstein, ma i misteri dell attacco alla base talebana sono ancora molti. Un unico dato appare per il momento certo, i nostri servizi di intelligence non erano stati informati del raid, né c era stato uno scambio di informazioni con gli americani sugli spostamenti dell ostaggio italiano. Per tentare di capire è utile riflettere sul sequestro. Giovanni Lo Porto, attivo nell Organizzazione non governativa tedesca Aiuto alla fame nel mondo, viene rapito a Multan, una zona di confine tra Pakistan e Afghanistan, il 19 gennaio 2012 assieme al collega tedesco Bernd Muehlenbeck. Lo Porto non è un pivellino, conosce bene l area e ha una vasta esperienza in materia di missioni internazionali in zone a rischio. Insomma, sa come ci si muove e si lavora in teatri delicati. QUELLO CHE APPARE subito chiaro anche ai settori dell intelligence italiana che monitorano l area, è che il sequestro non è opera dei quaedisti, né di gruppi terroristici ostili al governo di Islamabad. Spesso rivela una fonte dei servizi in quelle aree di confine operano bande che poco o nulla hanno a che fare con il terrorismo islamista, sono gruppi di predoni che operano in una prima fase. Sequestrano l ostaggio e lo propongono ai gruppi più politicizzati. C è una vera e propria trattativa fra bande che può durare anche mesi. Il primo gruppo punta a recuperare una somma di danaro e in tempi brevi. Alle bande terroristiche tocca il compito della gestione di un rapimento più lungo e inevitabilmente con risvolti più politici e meno mer- cantili. Che sia andata così, almeno in una prima fase, lo dimostrano le smentite che a caldo arrivarono dal Tehrek-e-Taliban, uno dei più forti movimenti armati antigovernativi del Pakistan. Giovanni Lo Porto e il suo collega sarebbero stati spostati più volte, e forse passati per le mani di diversi gruppi dell area qaedista. La durata del sequestro, quasi tre anni, e la non uccisione dell ostaggio, fa pensare anche all esi - stenza di contatti tra ambienti vicini ai sequestratori e l intelligence italiana. Non sappiamo se si fosse già al livello di una vera e propria trattativa per la liberazione del rapito, ma l esistenza di contatti è confermata da una serie di circostanze. Nel suo discorso di insediamento, il capo dello Stato Sergio Mattarella fece un accorato riferimento agli italiani ancora nelle mani dei rapitori, citando anche il palermitano Giovanni Lo Porto. È facilmente presumibile che in quella occasione il presidente della Repubblica avesse avuto conferme dall intelligence sul fatto che Lo Porto fosse vivo. Siamo al 3 febbraio, il blitz americano c è stato a gennaio e Lo Porto è morto. Lo stesso Bernd Muehlenbeck, l anziano cooperante tedesco rapito insieme a Lo Porto, liberato il 10 aprile scorso, non fa mai cenno alla morte del suo collega, anzi, nelle scarse dichiarazioni fatte alla stampa, dice che Lo Porto è stato spostato altrove da almeno un anno. Spostato altrove o ceduto ad altri gruppi? Sta di fatto, e lo scopriamo solo oggi, dopo le dichiarazioni della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato Usa, che Lo Porto è morto a gennaio, ucciso dai missili aria-terra di un Pre - dator. TANTI MISTERI, che da questa mattina si comincerà a tentare di chiarire. Oggi tocca al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferire alla Camera sul blitz americano, e soprattutto su un silenzio, riguardo alla morte di un nostro cittadino, durato tre lunghissimi anni. Martedì prossimo, invece, il sottosegretario ai servizi, Marco Minniti, dovrà spiegare al Copasir se la nostra intelligence fosse stata informata o meno della morte di Lo Porto. Per il momento è Giampiero Massolo, direttore del Dipartimento informazioni e sicurezza, a fornire un primo assist agli americani: L idea di dare una notizia quando non si ha l assoluta certezza, può essere avventata e in un territorio come quello le verifiche sono complesse. L ostaggio Usa ucciso W. Weinstein Il mietitore che voleva l Italia IL DRONE UTILIZZATO per il raid che a gennaio al confine tra Pakistan e Afghanistan è costato la vita a Giovanni Lo Porto è quasi sicuramente la versione armata del Predator, la B/MQ-9 Re a p e r ( M i e t i to re ), dotata di un massimo di tre missili aria-terra anti-carro H e l l f i re. Si tratta in effetti dello stesso drone di cui è ipotizzato l impiego in questi giorni per colpire e affondare i barconi dei trafficanti di esseri umani in Libia. Costruito dalla General Atomics Aeronautical Systems, questa versione del Predator ha appena raggiunto il traguardo - il 16 marzo scorso - del milione di ore di volo, il 90% delle quali in missioni di guerra, secondo quanto riporta la pubblicazione specializzata Janès. Un numero pari a un terzo del totale dell intera flotta di tutte le versioni Predator e che aumenta al ritmo di 22 mila ore al mese. L aereo a pilotaggio remoto Predator B/MQ-9 è una versione più grande del suo predecessore, l RQ-1, originariamente progettato solo per la sorveglianza a lunga autonomia ed a elevate altitudini. Costa circa 17 milioni di dollari ad unità.
4 4 VENERDÌ 24 APRILE 2015 PRIMO PIANO il Fatto Quotidiano Salvini attacca Morandi: Ti e n i t i gli stranieri a casa SE GIANNI Morandi è così attento alle esigenze degli immigrati, visto che non gli mancano soldi e case dia il buon esempio: accolga e paghi di tasca sua! Canta che ti passa... Non poteva mancare il commento del leader della Lega Nord Matteo Salvini sul scritto suo post scritto da Gianni Morandi su facebook. Il cantante di Monghidoro infatti ha difeso i migranti paragonandoli agli emigrati italiani di inizi 900, scatenando tante critiche. Ad una di queste, Morandi aveva risposto, dicendosi senza parole per parole che mostrano il nostro egoismo, la paura del diverso e il nostro razzis m o. In sua difesa Nichi Vendola: Gli insulti su Morandi sono il segno degli effetti della droga politica che viene inoculata alla società dagli imprenditori della paura, dai razzisti e da chi non ha nessun sentimento di umanità. RENZI STRAPPA QUALCHE SOLDO MA L EUROPA LO LASCIA SOLO IMMIGRAZIONE, NESSUN IMPEGNO DALL UE SU ACCOGLIENZA E INTERVENTO di Giampiero Gramaglia e Wanda Marra Èstato un appuntamento molto significativo. Capiremo se si passa dalle parole ai fatti. Ma per la prima volta abbiamo avuto la possibilità di un Consiglio straordinario. Matteo Renzi esce in conferenza stampa a Bruxelles poco prima delle 22. E rivendica quello che può rivendicare: il fatto di aver ottenuto un vertice straordinario dopo il naufragio nel canale di Sicilia. Perché nel merito dall Unione europea ha avuto poco e niente. Il Consiglio doveva durare tre ore e si è protratto per cinque. Sulle richieste italiane (mandato politico Ue per un intervento in Libia, diversa ripartizione dei profughi e rafforzamento di Triton) c è stata molta resistenza da alcuni dei Paesi membri. Sono le parole della Merkel a far capire com è andata: Abbiamo triplicato i fondi per Triton. Ma non abbiamo parlato dell amplia - mento. Non c era accordo, troppe divergenze. E sull in - tervento: Serve una base di diritto internazionale per una missione militare in Libia. Pure sulla richiesta italiana di una revisione delle quote di rifugiati destinati a ogni Paese, la Merkel è netta e non risparmia la bacchettata: Nessuna decisione sulle cifre. Siamo pronti a sostenere l Italia ma la registrazione dei rifugiati deve essere fatta secondo le regole Ue. Insomma, ha un bel dire Renzi che per la prima volta c'è una strategia europea. Quello che c è è un documento, che ricalca i 4 punti richiesti dal governo, sottolinea il premier. Li ricalca, evidentemente, nel senso che li prende in considerazione. A METTERCI più mezzi e più soldi non tanti in assoluto, ma comunque il triplo di prima i leader dei 28 paesi sono pronti. Un po meno a spartirsi i disperati che approdano sulle coste italiane e a cambiare le regole del diritto d asilo, che oggi va chiesto nel Paese d arrivo nell Ue e non in quello di destinazione. Quanto all imboccare la via del decisionismo contro gli scafisti Tripoli a gamba tesa: Colpire non basta NON RICONOSCIUTO Omar al-hassi, primo ministro sfiduciato del governo di Tripoli, non riconosciuto, rivale di quello di Tobruk Ansa IL GOVERNO DI TRIPOLI entra a gamba tesa nel dibattito su come affrontare il problema degli sbarchi e avverte l Unione Europea che non accetterà che le coste libiche siano bombardate per colpire gli scafisti. O almeno non lo accetterà senza essere coinvolto. Non si può decidere soltanto di colpire. Come si fa a sapere che non si colpisce una persona innocente, un pescatore? L E u ro p a può contare sull accuratezza nell individuazione? Per questo stiamo dicendo: facciamolo insieme. La dichiarazione, un invito e un avvertimento, è stata rilasciata dal ministro degli esteri della coalizione islamista Fajr Libya, Muhammed el-ghirani, nel corso di un'intervista al giornale Times of Malta. Il governo di Tripoli, che non è riconosciuto dalla comunità internazionale e che si oppone al governo ufficiale di Tobruk, vuole un legittimazione del suo ruolo nelle operazioni per bloccare le partenze dei migranti. Un paradosso se si considera che, tra doppi governi, centinaia di tribù e le truppe dell'isis che avanzano, sembrano essere proprio i porti controllati dai miliziani di Fajr Libya la principale origine delle migrazioni di massa (come Zuwara, Zawia, Tajoura, Garabulli e M i s u ra t a ). Secondo il sito Libya Herald, nei giorni scorsi il premier del governo di salvezza nazionale, Khalifa Ghwell, ha tenuto una riunione sulla questione e ha parlato di mancanza di risorse adeguate. E anche la guardia costiera libica ha denunciato mancanza di mezzi per contrastare i trafficanti: dice di aver chiesto barche e risorse all'ue e all'italia per il controllo delle coste, ma non ha ottenuto risposta. Con - tinuano a dirci che non siamo un governo riconosciuto dalla comunità internazionale. - ha aggiunto el-ghiran - Adesso non possono decidere, devono consultarci. schiavisti, l Ue vuole pensarci sopra. E affida alla Mogherini l incarico di definire mandato e dettagli operativi di un azione comunitaria tesa a contrastare la tratta di esseri umani. Prima di passare all azione, bisognerà coinvolgere l Onu, perché si tratta d intervenire nelle acque e lungo le coste libiche, di un Paese terzo senza un governo credibile. E i tempi si annunciano lunghissimi: si parla di mesi. I capi di Stato e di governo sono d accordo sulla necessità di lottare contro i trafficanti, almeno sulla carta, ma ci sono molti dubbi su quale sia il mezzo migliore. La Mogherini si metterà al lavoro per studiare una pos- sibile operazione. L idea è quella di montare un azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche sulle coste libiche. Si è parlato in questi giorni del modello Missione Atalanta, quella in Somalia: ma non sarà così. Critico verso questa opzione è stato anche il presidente del Parlamento europeo Schulz. Nessun intervento militare, per ora. Con buona pace dell interventismo esibito da Renzi in questi giorni. Che però in questa direzione ha spinto fino alla fine durante il vertice: Abbiamo chiesto a Francia, Regno Unito e anche Spagna una mano per la risoluzione Onu. Un percorso pieno di se : Se non ci sarà la missione Onu studieremo le vie alternative, ammette Renzi. di Andrea Valdambrini osa deve fare l Europa per Cmettere fine alle tragedie dei migranti in mare? Come si può combattere il traffico di uomini? Perché è sbagliato bloccare o bombardare le navi? A Consiglio europeo in corso, quattro organizzazioni umanitarie illustrano le loro proposte. Tutte concordano sul no a Triton, sul sì ad un nuovo Mare Nostrum, come anche sulla possibilità di corridoi umanitari legali per i rifugiati e sul superamento AFFRONTARE la questione migratoria è una priorità europea, non solo un problema degli stati membri del Sud dell Unione, riconosce in apertura il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Cameron conferma l offerta di una nave da sbarco, due motovedette e due elicotteri, ma insiste perché le persone salvate siano portate nei Paesi sicuri più vicini come l Italia e non chiedano asilo nel LA BACCHETTATA Merkel: A i u te re m o l Italia con i rifugiati se rispetta le regole. Troppe divergenze su Triton. E il premier esulta lo stesso Regno Unito. Niente di fatto sulla richiesta italiana di rivedere gli accordi Dublino 3 sulla ripartizione dei migranti. La Commissione propone un progetto pilota per reinsediare nei vari Stati, su base volontaria, circa 5000 fra i rifugiati in arrivo e il ricollocamento di una parte dei migranti sbarcati in Italia, Grecia e Malta negli altri Paesi Ue. Un gesto simbolico. Le risorse di Triton aumentano ma non cambierà il mandato di sorvegliare le frontiere (e non di ricerca e salvataggio, come Mare Nostrum). Nonostante le pressioni Onu, molti Paesi hanno fatto resistenza. Il vertice, infine, ha stabilito di rafforzare le operazioni di polizia ai confini della Libia per evitare le partenze. L Europa non gira gli occhi rispetto a quanto accaduto. Entro giugno elaborerà una road map, continua a ripetere il premier. Giugno è lontano. del regolamento di Dublino (che obbliga il rifugiato a restare nel primo Paese di accoglienza). Nostro mandato specifico è la cura delle persone. Quello che mi imbarazza è che vediamo politici che confondono ideologie con idee. Non si può andare avanti a slogan e speculare. Andrea Bellardinelli è coordinatore del Programma Italia di Emergency, che opera già a Siracusa e tra poco dovrebbe aprire un punto assistenza nel luogo degli sbarchi a Catania. Ad oggi non ci sono state malattie esotiche, ma da viaggio. Quello che ci GALLIA EST OM nis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum C re d i t Via Triton, cambiare Dublino LE RISPOSTE DI EMERGENCY, CENTRO ASTALLI, MEDICI SENZA FRONTIERE E SAVE THE CHILDREN IN PRIMA LINEA Le ong impegnate sul campo suggeriscono di rivedere le norme che impongono il soggiorno nel primo Paese europeo di approdo e ricordano anni di false soluzioni fatto a mano preoccupa di più, però, non sono i raffreddamenti, ma le malattie invisibili. Pensi sulla psiche di un ragazzo, cosa ha comportato il viaggio, pensi alle donne che subiscono violenze. Traumi che ci vorranno anni per risolvere. Chi scappa fugge sempre dalla povertà o dalla guerra. LA GESTIONE dell immigra - zione deve diventare una priorità europea, sostiene il gesuita padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli di Roma che da anni si occupa di assistenza ai rifugiati. Non dobbiamo solo dire: proteggiamoci da qualcosa che ci arriva addosso, ma pensare soprattutto alle soluzioni fin dall origine. Ad esempio in Siria: sono 4 anni che la guerra crea morti e profughi. Solo facendo politiche internazionali appropriate a livello di Unione europea che si potrebbe arginare sull immigra - zione. Anche in Libia il problema non è nuovo. Nei racconti dei profughi che ascolto, la Libia è sempre stato un luogo di passaggio, detenzione e violazione dei diritti fondamentali delle persone. Dopo Gheddafi, la situazione si è semplicemente scoperchiata. Una proposta che si ripete da più parti è quella di aiutare i rifugiati nei loro Paesi d ori - gine. Ma finora non è stato mai fatto: Già anni fa l Eu - ropa si era impegnata ad aiutare la Siria, spiega Loris De Filippi, responsabile in Italia di Medici senza Frontiere, che
5 PRIMO PIANO il Fatto Quotidiano VENERDÌ 24 APRILE Naufragio, migranti uccisi a bastonate prima di partire TENUTI IN CENTINAIA in grandi depositi di fattorie abbandonate, sorvegliati a vista da uomini armati, tenuti con pochi viveri e picchiati a ogni movimento non autorizzato. Alcuni addirittura uccisi a bastonate prima di partire verso l Italia. A ribadire l inumana violenza dei trafficanti è l inchiesta della Procura di Catania sui due presunti scafisti che erano, secondo l'accusa, il co m a n d a n te, il tunisino Mohammed Alì Malek, e un componente dell equipaggio, il siriano Bikhit Mahmud. Contro di loro, che si proclamano innocenti, le testimonianze di diversi degli altri 26 sopravvissuti. Racconti agghiaccianti ascoltatidagli investigatori dello Sco di Roma e della Squadra mobile della Questura di Catania, che sono entrati nel fascicolo della Dda etnea. " E rava m o un migliaio - raccontano i sopravvissuti agli investigatori - siamo stati per quasi un mese dentro un capannone, non lontani da Tripoli, c'erano uomini armati che ci controllavano. E chi dovrebbe controllare la zona, come la polizia libica, i trafficanti consegnavano soldi. E non solo. Perchè cpome raccontano i testimoni, alcuni sono stati morti prima della partenza a causa delle bastonate". L i n te r v i s ta di Carlo Tecce Arturo Varvelli (Ispi) Bisogna lavorare con i Paesi a sud della Libia D ALEMA L unica soluzione è quella usata in Kosovo assimo D Alema ie- sera, dal Fuori Mri Orario di Gattatico dove era ospite, è tornato sul tema immigrazione. La sua idea è chiara: Bombarda- re i barconi coi droni (idea fatta balenare in questi giorni dal premier Renzi ndr) è un idea del cavolo. Serve un operazione mirata, azione di terra, azione militare sulle coste libiche con mandato internazionale Onu.... Spiegando nel dettaglio, paragona: Come facemmo noi in Kosovo. Non solo: Occorre ripristinare una missione europea umanitaria. Coloro che chiedono asilo politico scappano dalla guerra e dalla dittatura e dall inizio di maggio sarà presente con due missioni e circa 15 operatori sanitari nel Mediterraneo. I N V EC E, con i soldi dell Unione è stato rafforzato un vero e proprio muro che separa la Siria dalla Turchia ed una rete protettiva in Bulgaria. L accesso ai siriani via terra è di fatto impossibile, ecco perché chi scappa si mette in mare, con le conseguenze tragiche che abbiamo sotto gli occhi. Il blocco navale? Una sciocchezza, le cose sono molto più complesse. O le vie di accesso per i rifugiati sono legali e sicure, oppure si cercheranno altre vie ancora più pericolose. Anche le barriere tra Stati Uniti e Messico dimostrano che poi chi scappa dalla miseria continuano a farlo. La disperazione non si ferma con i muri. E poi, non dimentichiamocelo, tra i migranti ci sono anche i giovani, e perfino bambini, i cosiddetti minori non accompagnati. Ho visto più volte afghani di 8-10 anni, racconta Valerio Neri, direttore di Save Non vi fidate di chi spaccia buone intenzioni per una soluzione definitiva: la Libia è il caos e il caos alimenta la tratta dei disperati. Arturo Varvelli è un ricercatore Ispi, l Istituto per gli studi di politica internazionale. Già un paio di anni fa suggeriva di guardare con attenzione ai libici: il pericolo, il caos, sarebbe durato ben oltre la caduta di Gheddafi. Varvelli, stavolta l Italia, per un attimo, ha pensato di sistemare la questione con un paio di droni (disarmati) o un po di missili. Un azione militare ha molte controindicazioni, ci sono rischi enormi che in partenza non sono neppure facili da calcolare. Il drone, poi, è pericoloso: senza un noi abbiamo il dovere di accoglierli, ma quando è un esodo di centinaia di migliaia di persone va affrontato con misure straordinarie a livello europeo. Del resto una delle cause che l ex ministro degli Esteri rintraccia tra quelle alla base di un im - migrazione senza controlli è la Bossi-Fini che, catastrofica, ha reso impossibile l immigrazione legale. Respinge le persone migliori e apre le porte ai barconi. Qualche battuta anche sul suo partito. Nes - suno mi ha invitato alla Festa dell Unità di Bologna, si vede che come ex direttore non sono stato considerato adeguato. Ha provveduto Guerini che provenendo dalla corrente andreottiana della Dc, conosce l Unità meglio di me. NAVE UMANITARIA Phoenix I, la nave con i droni salva-profughi di Medici senza frontiere partirà da Malta La Pre ss e The Children Italia. Molti minori viaggiano da soli. Le loro storie sono incredibili: la famiglia di origine ne finanzia il viaggio con un grosso sforzo, ma quando i soldi dei piccoli migranti finiscono finiscono, i bambini si ritrovano in balia di chi li è pronto a sfruttarli. Avendo molti di loro una destinazione europea diversa dall Italia, dove approdano, sarebbe necessario che il loro viaggio potesse continuare. Ecco una delle molte ragioni per gli accordi di Dublino andrebbero rivisti. C è sempre qualcuno che aspetta i minori in fuga. Il grande problema è se - e in che modo loro riescono a raggiungerlo. Prima che finiscano nelle mani di trafficanti e SBARCHI Stranieri all arrivo a Lampedusa: il Viminale prevede fino a 5000 arrivi a settimana sulle coste italiane, in Sicilia e non solo La Pre ss e C A RTO L I N A Quando il lutto spegneva la tv di Franco Arminio I MORTI non sono una questione politica, i morti sono morti e chi annega passa momenti terribili. I morti non muoiono per farci dire che non devono più morire, i morti sono morti. Una volta c era il lutto quando c erano i morti e durava anche molto. Una volta si spegnava la televisione quando c erano i morti. Adesso si accende la televisione per sentire cosa si dice dei morti. Ma cosa può mai dire la televisione dei morti? I morti annegati hanno avuto un ultimo respiro e poi sono morti. Io me lo ricorderò sempre l ultimo respiro di mia madre, mi accompagnerà fino a quando vivo. sostegno di intelligence sul territorio, è assolutamente dannoso. Come fai a sparare contro un imbarcazione se non sai con esattezza chi c è a bordo, se è vuota, se è degli scafisti. Poi è falso dire che i barconi siano libici, in maggioranza provengono da Egitto e Tunisia. La risoluzione di maggioranza approvata in Parlamento prevede la distruzione dei barconi. Dettagli? I punti sono controversi, le indicazioni italiane non sono di agevole lettura. S è parlato di interventi militari senza valutare il contesto per le nostre forze armate. Non puoi mandare un contingente in Libia sottovalutando le dovute precauzioni. C è un punto che mi ha colpito. Quello che potrebbe istituire un blocco economico, andrebbe a fermare anche gli impianti di Eni? Non credo che la nostra multinazionale sia entusiasta. Perché l Italia propina un piano così raffazzonato e confuso? Il governo italiano sta negoziando con l Europa per ottenere più denaro. Roma vuole rifare un operazione simile a Mare Nostrum, senz altro più efficace di Triton, ma non perfetta: salvava un po di vite umane in più, ma non arginava l immigrazione. Neanche l ecatombe di domenica scuote l immobile Europa? Mi attendo le solite misure per attenuare il fenomeno, non per estirparlo. Il quadro è più complesso. Vuol dire che la Libia è una parte del problema. Esatto, le aree più instabili, che poi condizionano la Libia, sono anche la Siria e l Iraq. I siriani scappano da una guerra feroce, sono milioni, vanno in Libano e in Giordania. Occorre un interesse globale, la crisi umanitaria riguarda milioni di persone. La Libia è un buco nel Nord Africa. I flussi migratori sono liquidi e transitano dove non trovano ostacoli. Le milizie controllano il territorio libico e trovano sostentamento nei traffici illeciti. Lì passano uomini, armi, auto, droghe. E questa attività economica aiuta le milizie. Non servono le armi contro la Libia se non emerge un interlocutore affidabile, un governo da poter riconoscere. E dove agire, allora? Gli europei dovrebbero collaborare con i Paesi a sud di Tripoli. Il Niger o il Mali, lì ci sono le basi francesi. Almeno saldare una stretta alleanza con la Francia potrebbe dar respiro all Italia e, soprattutto, evitare i morti nel Mediterraneo. In quei luoghi, anche in Ciad, si potrebbero allestire dei campi per esaminare le richieste di asilo e trasferire gli immigrati in Europa in maniera ponderata, intelligente e sicura. Così rompiamo i flussi da sud. È un rimedio, parziale però. L OPZIONE Certo, ma l Europa deve A R M ATA iniziare a dialogare con i Rischi enormi, Paesi africani, altrimenti il drone poi è dannoso. ci vedranno Come fai a sparare sempre come i nemici, gli su una barca se non sai chi c è sopra? E i barconi provengono da Egitto e Tunisia invasori. Io dico no a un intervento militare in Libia perché sarebbe un incentivo per le milizie a unirsi, a fare coalizione per sconfiggere gli europei. Bernardino León, il mediatore Onu, ricopre un ruolo utile? Io rimango scettico sul compito affidato a León. Sembra che un accordo verbale sia stato trovato, ora va trascritto e sottoposto ai miliziani, i veri padroni della Libia. Passeranno altri mesi di vane speranze e altri stragi nel Canale di Sicilia? È molto probabile.
6 6 VENERDÌ 24 APRILE 2015 PRIMO PIANO il Fatto Quotidiano Lo scafista della strage del 2013: Ho 7 posti per voi M O H A M E D, il boss dei boss dei trafficanti in Libia, risponde dopo un solo squillo. Prenotare sette posti su un barcone di profughi è più rapido che comprare un biglietto al numero verde di Alitalia: sette secondi di attesa contro un minuto e otto secondi. "L'Espresso", nel numero di oggi, racconta come sia facile, standosene comodamente a Milano, contattare i clan libici che hanno disseminato di cadaveri il Mediterraneo: è così che il giornalista Fabrizio Gatti, con l aiuto di un interprete, ha prenotato sette posti su un barcone diretto in Italia. L'altra dimostrazione di impunità di Mohamed è che il numero del boss dei boss da anni è sempre uguale. Lo stesso numero di telefono con il 3 57 finale che già nel 2013 appare nella denuncia presentata alla Procura di Palermo dai medici sopravvissuti al naufragio dell 11 ottobre di quell'anno: almeno sessanta bambini annegati, 268 morti complessivi sui 480 profughi siriani che avevano pagato la traversata proprio a Mohamed. Il suo telefono è stato denunciato alle autorità italiane. Ma il trafficante continua indisturbato nel suo business criminale di Antonio Massari inviato a Catania Pronto? Chi ti devo passare?. L uomo che ci risponde al telefono è in Libia. Con lui ci sono centinaia di immigrati, sono rinchiusi in una delle tante ma - s ra a, le case delle campagne libiche, in attesa di poter partire. Nessuno di loro è autorizzato ad avere con sé un cellulare. Ma i loro familiari hanno il numero del trafficante, che di volta in volta gli fa da centralino, passandoglieli al telefono. È lo stesso numero che il Fatto Quotidiano è riuscito a procurarsi. È il numero di Weddi Shambel. È il braccio destro di un capo dei trafficanti. Il suo nome appare nelle indagini della Procura di Palermo che, nei giorni scorsi, ha portato a decine di arresti per favoreggiamento dell immigrazione clandestina. Weddi è il collaboratore di Ermias Ghermay, ricercato dallo Sco della polizia italiana, latitante, considerato uno dei tre più grossi trafficanti insieme con l eritreo Medhanie Yehdego Mered e, soprattutto, con il capo dei capi Abdelrazak. È proprio Ermias che, al telefono, dice al suo amico Tiklit: Il mio collaboratore si chiama Weddi Shambel, il suo cellulare è se vuoi lo puoi contattare.... Quando lo chiamiamo, in Libia, sono le quattro del pomeriggio. Pronto? Chi ti devo passare?, insiste l uomo al telefono. È convinto che siamo parenti di chissà quale viaggiatore rinchiuso nella m a s ra a. Sentiamo un neonato che piange. Due vagiti rompono il silenzio. Con lui, come spiegherà Weddi Shambel, ci sono migliaia di persone pronte a partire. È questione di giorni: presto ci ritroveremo ad accoglierli sulle nostre coste. Mi chiamo Abdel dice il nostro interprete sono il traduttore di un cronista e vogliamo farvi delle domande. Vuoi rispondere?. In realtà non stiamo ancora parlando con Weddi Shambel, ma con una sorta di segretario, cioè l uomo che raccoglie le telefonate per i viaggiatori: Aspetta, ci dice, ora te lo passo. E finalmente sentiamo la sua voce: Pronto? Sono Weddi Shambel, dimmi. Shambel, la notte tra il 18 e il 19 aprile c'è stato l'ennesimo naufragio. I morti potrebbero essere 900. Qui in Italia voi trafficanti siete al centro della discussione politica. E non soltanto in Italia. Mentre io e lei parliamo si sta svolgendo un Consiglio dell'ue sull'emergenza immigrazione. Si stanno valutando molte opzioni. Anche quella di bombardare le vostre barche nei porti libici: lei cosa ne pensa? Chi ci vuole bombardare? I libici? No, è l'ue che sta pensando di farlo. Qui in Italia, il ministro dell'interno Angelino Alfano pensa di bombardare le vostre barche prima che partano. ACCUSE E MINACCE Weddi Shambel, nel mirino dei pm Il trafficante di uomini Ci bombardano? Siamo armati, ci difenderemo Vogliono mettere le mine nel mare? Nessuna mina. Navi militari a pattugliare la costa libica e bombardamenti sui vostri b a rco n i. L Italia vuole bombardarci? È un'idea. Lei che fa, continua lo stesso a organizzare i suoi viaggi? (Weddi ride. Poi si rivolge direttamente all ' i n te r p re te ). Dici bene fratello. Certo che continuo. Ma pensi che questi europei lo fanno per il bene dei rifugiati? Noi già abbiamo il pane, abbiamo pure l acqua, già li dividiamo con i nostri fratelli. Noi siamo più solidali dell Europa: i rifugiati sono i nostri fratelli. Ma insomma, sono secoli che la gente viaggia su questo mare, adesso cosa volete? Siamo più solidali dell Europa, da secoli si viaggia su questo mare. Abbiamo migliaia di persone qui, altre migliaia nel Sahara. E la Libia non è l unico Paese da cui partire Un nigeriano su una spiaggia libica, in attesa di prendere il mare per l Europa Ansa L'Ue con l'italia in testa vuole fermare traffici e sbarchi. L'idea è che bombardando i barconi si interromperà l'immigrazione clandestina. È così oppure no? Ma chi vuole bombardarci? Italia? Francia? Chi? Se bombardano, comunque, esistono altre strade, altri Paesi da cui partire. Quindi non vi fermereste. Volete bombardarci? Ma se dovete ancora saldare un debito di almeno 400 anni per 54 paesi africani! Ascolta, qui ci sono migliaia di persone, nelle m a s ra a, altre migliaia e migliaia sono nel Sahara e stanno arrivando. Vogliono venire tutti in Europa. Nei viaggi però muoiono migliaia di persone. È colpa dei trafficanti avidi. Io non sono così. Ma c è chi è avido. Cerca di capire, questo è il periodo migliore per partire e molti trafficanti ora non parlo di me stanno invogliando tanta gente a viaggiare. Gente destinata alla morte. Non è colpa mia. Ci sono trafficanti che vogliono guadagnare troppi i soldi in poco tempo, per questo spingono tanta gente nelle barche, sono loro che stanno provocando queste tragedie. E se succede qualcosa, questi non provano alcun senso di colpa. Vogliono solo far partire e guadagnare. Ma io non sono così. Comunque adesso l Ue reagirà. L Italia vuole fermare tutto questo? Vuole farlo per aiutare i rifugiati? Ma l Italia deve pensare prima a coprirsi il culo! Dovrebbe pensare prima a risolvere i suoi problemi con i rifugiati! (Ride. Poi torna a rivolgersi direttamente all i n te r p re te ). Se sei tu, un mio fratello, a darmi un consiglio, io da te lo accetto. Se mi dici che sbaglio, dovrò ragionarci. Ma lascia perdere gli italiani: loro non vorranno mai risolvere il problema degli eritrei. (Poi torna a rispondere alle domande). Non è possibile accettare questa strage continua in mare. Non se ne rende conto? La verità è che l Italia sta facendo tutto questo casino per mendicare un po di soldi all Europa. E lo fa usando il nome dei rifugiati. Ma sappiate che anche noi abbiamo chi ci consiglia. Weddi, ora la polizia internazionale vi sta cercando. Ermias, Abdelrazzak, Medhanie Yehdego Mered. Lei è un pesce un po' più piccolo, ma lavora con loro, non ha paura di essere arrestato? Se mi cercano, sono qua. Mi chiamo Weddi Shambel, sono pronto, ho le mie armi, vediamo che succede a chi mi cerca. Io prego che non succeda. Prego che loro non bombardino, che non ci costringano a rispondere. Ma se sono costretto, io rispondo. (S infervora, alza il tono della voce, inizia a u r l a re ). Io mi chiamo Weddi Shambel: potete chiedere in giro chi sono. Chiedete pure al governo eritreo. Può chiederlo anche a tutti gli eritrei che adesso sono qui con me in questa ma - s ra a. Shambel, guardi che è lei che sta trattando male i suoi fratelli. Sì? Mi sta registrando? Sì. E mi sente bene? Sì. E allora ascolti, perché la autorizzo a pubblicare queste parole in tutto il mondo: io mi chiamo Weddi Shambel, chi mi cerca venga a trovarmi, quando vuole. Io sono qui. Sono pronto e sono armato. Venite a cercarmi, poi vedremo. (Riattacca ). Proviamo a richiamarlo, ma il telefono ormai squilla a vuoto nella m a s ra a, dove con Weddi e il suo segretario centinaia di persone aspettano le telefonate dei loro parenti, per inviare soldi con Western Union e avere il via libera per partire verso l Italia. Una partenza che aspettano da chissà quanto tempo. Riascoltiamo la registrazione. Più e più volte. Riascoltiamo le parole di Weddi, provando a dare la traduzione più fedele possibile, che restituisca il vero senso delle sue risposte e delle nostre domande, tradotte in tigrino dal nostro interprete. Le abbiamo riportate fedelmente ma quel che più ci tocca, alla fine, non è tanto la sua determinazione a continuare. No, sono quei due vagiti, distinti, rimasti impressi nel nostro registratore. I vagiti di un neonato, rinchiuso nella m a s ra a. Un neonato pronto a partire, ammassato con chissà quante centinaia di persone, nel prossimo peschereccio destinato a lasciare la Libia per l Italia. Che possa avere Funerali a Malta, gli ospiti neri restano fuori ADDIO ALLE VITTIME SENZA NOME DEL NAUFRAGIO DI DOMENICA, ALFANO E LE AUTORITÀ IGNORANO GLI IMMIGRATI DEI CENTRI DELL I SO L A di Davide Vecchi inviato a La Valletta hi ha la responsabilità delle loro vite li ignora. CIn una tensostruttura alle spalle dell'ospedale Mater Dei di Malta ieri salvatori e salvati si sono appena sfiorati. Non uno degli oltre trenta rappresentanti istituzionali di governi europei e della Ue ha sentito la necessità di esprimere cordoglio o semplicemente avvicinarsi agli oltre duecento migranti usciti dai centri di accoglienza e arrivati qui per salutare i loro 24 fratelli morti in mare la notte del 19 maggio nel Canale di Sicilia. IL PRIMO MINISTRO e il vice premier maltese, Joseph Muscat e Louis Grech; il commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos; il ministro greco della Solidarietà Theano Fotiou, Ieri a La Valletta Re u te rs il ministro italiano Angelino Alfano, oltre gli ambasciatori a Malta di Italia, Grecia e altri Paesi. Sono arrivati in auto blu fin davanti alla struttura, sono entrati, si sono seduti in prima fila, hanno atteso la conclusione della cerimonia e prima ancora che le 24 bare lasciassero la struttura sono risaliti sulle loro auto e se ne sono andati. Alfano, Grech, Fotiou e Avramopoulos sono corsi a La Valletta per una conferenza stampa durante la quale il ministro dell Interno italiano ha detto: Le scene di oggi sono un pugno nello stomaco, un monito per coloro che sono indifferenti. Alfano ha preferito non rispondere alle domande del Fa t to, quindi si presume che facesse riferimento alle scene a cui ha assistito durante il funerale. Forse alle poche donne immigrate riuscite a entrare nella tensostruttura e alle tante rimaste fuori. In lacrime. Siamo venuti a piangere i nostri fratelli e a dire che tutto questo è una vergogna: li seppelliscono con un numero, senza neanche tentare di dargli un nome, senza pensare ai genitori o ai figli che cercheranno per sempre questi 24 fratelli morti pensandoli ancora vivi, dice Wedeb Desira. Racconta di essere sopravvissuta al mare e di essere arrivata qui a Malta con i soccorsi nell'agosto del Con lei c è Harok Ghetu, eritreo 26enne da tre anni a Malta. Trattano i nostri fratelli come trattano noi: ci ignorano, non esistiamo. Stringe i pugni e cerca gli sguardi dei compagni, il loro sostegno. Lo trova in Ahmednuur Idrahim. Io sono arrivato dalla Somalia fin qui, ho viaggiato tre giorni e tre notti su una barca per scappare alla paura di morire e immaginando che in Europa ci fosse più civiltà, più attenzione alle persone: più rispetto; oggi so che non è così, forse ci preferirebbero tutti morti, tutti silenziosi in fondo al mare. La carovana di auto blu è ormai lontana. Anche la massiccia presenza di polizia è un ricordo quando le bare sfilano tra due cordoni di migranti. Non possono seguirle fino al cimitero, è troppo distante. Lì saranno tumulate sotto una colata di cemento senza lapide né nome, ma solo un numero. Inciso con uno scalpellino da muratore nella malta appena stesa. 133 è il nome dell ultima tomba.
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