Allegato statistico e tecnico alla Relazione sul funzionamento dei mercati comunitari dei prodotti e dei capitali

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1 Allegato statistico e tecnico alla Relazione sul funzionamento dei mercati comunitari dei prodotti e dei capitali 1

2 Grafico 1: Livelli dei prezzi per i consumi privati - Differenza rispetto alla media dell'ue (UE15=100 al lordo delle imposte indirette) A B D DK E EL F FIN I IRL L NL P S UK * Fonte: Eurostat/OCSE Nota: Il dato relativo al 2000 è stimato. Le serie storiche presentano interruzioni nel 1992 e nel

3 Riquadro 1 Misurare la convergenza dei prezzi La tabella 1 presenta tre misurazioni differenti della convergenza dei prezzi relativa a determinate categorie di prodotti. I calcoli si basano sui dati Eurostat in merito alle parità di potere d'acquisto, i quali forniscono informazioni circa il livello nazionale dei prezzi in rapporto alla media UE15. Le prime due colonne riportano il coefficiente di variazione per il 1990 e per il 1998; da esse risulta chiaro che per tutte le categorie salvo tre, le variazioni dei prezzi si sono ridotte nel corso di tale periodo. Le due colonne successive misurano la convergenza in due modi diversi, ciascuno dei quali illustra come si è prodotta. La prima di queste due colonne misura la convergenza calcolando la correlazione tra il livello iniziale dei prezzi nel 1990 ed i cambiamenti di tale livello verificatisi lungo l'arco del periodo ; in caso di convergenza dei prezzi si avrà una correlazione negativa tra le due variabili. I paesi che nel 1990 registravano un livello elevato dei prezzi dovrebbero presentare una flessione dei livelli dei prezzi lungo l'arco del periodo considerato, mentre i paesi che avevano inizialmente un basso livello dei prezzi dovrebbero registrare un aumento di tale livello. Questa misura della convergenza dei prezzi viene chiamata convergenza beta. Generalmente parlando, quanto più alto risulta il valore del coefficiente beta (in valore assoluto) tanto più vigorosa è la convergenza. Questa misura è indipendente dal valore di partenza, cosicché una categoria per la quale inizialmente gli estremi di prezzo interessavano una fascia molto ampia in termine di coefficienti di variazione, può presentare un coefficiente beta identico a quella di una categoria di prodotti per i quali la stessa fascia era molto più ristretta. Per esempio le categorie carni e bevande alcoliche presentano entrambe segni di una forte convergenza beta, pur partendo da livelli iniziali differenti. L'ultima colonna misura la convergenza calcolando il cambiamento nel tempo della deviazione standard. Le categorie nelle quali i prezzi convergono registreranno un numero maggiore di livelli di prezzo analoghi e quindi una flessione della deviazione standard. Per questo tipo di misura l'entità del coefficiente non ha alcun valore indicativo; ciò che conta è il segno positivo (divergenza) o negativo (convergenza). Questa misura della convergenza dei prezzi viene chiamata convergenza sigma. Gli asterischi apposti al coefficiente indicano se le variabili sono significative al livello 5 % (**) o 10 % (*), ed indicano pertanto per quali categorie di prodotti si ha un'effettiva convergenza. Generalmente parlando la convergenza beta costituisce una condizione necessaria, ma non sufficiente di convergenza. Si può ad esempio verificare un cambiamento di posti tra paesi, in seguito al quale paesi che presentavano un basso livello dei costi diventano costosi e viceversa. Ciò può verificarsi senza che vi siano ravvicinamenti significativi dei livelli di prezzo delle varie categorie di prodotti nei paesi. Per la categoria latte, formaggio ed uova ciò rispecchia in certa misura il caso della Spagna, che presentava inizialmente un livello di prezzo superiore alla media dell'unione, il quale però è diventato inferiore a tale media per il 1998 mentre per il Belgio è vero il contrario. Perché la condizione risulti sufficiente occorre quindi una parallela flessione della deviazione standard, misurata dal coefficiente sigma. Per la categoria latte, formaggi ed uova il coefficiente sigma è negativo ma privo di significato, il che sta ad indicare che nonostante i livelli di prezzo abbiano subito una flessione nei paesi in cui erano elevati e siano aumentati in quelli in cui erano bassi mancano elementi per stabilire chiaramente che la deviazione standard ha effettivamente subito una flessione per questa categoria nel corso del tempo. Per la categoria oli e grassi d'altro canto si rilevano chiari segni di convergenza tanto sigma quanto beta, il che denota una reale convergenza. Tutte queste misure riguardano la media dell'unione; è quindi impossibile dire se la convergenza sia riconducibile ad un innalzamento dei prezzi nei paesi nei quali il livello era basso o ad un abbassamento in quelli in cui il livello era alto. 3

4 Tabella 1 Indicatori della convergenza dei prezzi per gruppi selezionati di prodotti ( ) Coefficiente di variazione Indicatore 1 Indicatore 2 Prodotti per i quali si registra una Beta 1 Sigma 2 convergenza Capi d'abbigliamento, riparazioni 17% 9% -1,05 ** -0,54 incluse Oli e grassi 37% 14% -0,80 ** -4,13 ** Latte, formaggi ed uova 14% 9% -0,75 ** -0,47 Mezzi di trasporto 13% 8% -0,74 ** -1,09 ** Calzature, riparazioni incluse 19% 13% -0,70 ** -1,25 ** Bevande alcoliche 59% 30% -0,66 ** -4,70 * Carni 26% 17% -0,66 ** -1,35 ** Prodotti tessili per la casa, riparazioni 25% 17% -0,61 ** -1,45 ** incluse Pane e cereali 31% 17% -0,58 ** -2,21 ** Comunicazioni 35% 17% -0,57 ** -2,38 ** Bevande analcoliche 36% 27% -0,56 ** -1,20 Frutta, verdure, patate 23% 16% -0,51 ** -1,04 ** Mezzi di trasporto personali 26% 19% -0,41 ** -1,32 ** Prodotti che non presentano convergenza Funzionamento dei mezzi di trasporto 21% 17% -0,36 ** -0,34 Edilizia 19% 23% -0,34 0,39 ** Tabacco 33% 32% -0,22-0,19 Servizi di trasporto acquistati 26% 26% -0,15-0,16 Combustibili ed energia elettrica 13% 18% 0,13 0,57 ** Fonte: dati Eurostat relativi alle PPA per gli anni in questione. Nota: I prodotti sono selezionati anzitutto secondo la misura dell ultima Beta e successivamente secondo il coefficiente Sigma nel caso sia rilevante oppure no. I prodotti con un Beta significativo superiore allo 0.4 e un Sigma negativo rilevante mostrano una convergenza. Soltanto pochi prodotti mostrano un Beta elevato ma un Sigma irrilevante; in questo caso anche questi prodotti mostrano una convergenza. Per l interpretazione di beta e Sigma si prega di consultare il riquadro 1. 1) I coefficienti beta sono stimati servendosi di una regressione nella quale la variabile dipendente è data dal cambiamento del livello dei prezzi del bene j che si verifica nel paese i durante il periodo in questione, mentre la variabile indipendente è rappresentata dal livello iniziale dei prezzi del bene j nel paese i. Per stimare le regressioni si ricorre ai quadrati minimi ordinari. Il segno "**" sta ad indicare che la variante è significativa al livello del 5%, ed il segno "*" che è significativa al livello del 10%. 2) Per stimare i coefficienti sigma si fa uso di una regressione nella quale la variabile dipendente è costituita dalla deviazione standard riscontrata nei diversi paesi per il bene j nell'anno k, e la variabile indipendente è il passaggio del tempo. Nel calcolare la regressione non si è tenuto conto dell'anno 1991 poiché per esso mancano le informazioni relative alla Finlandia. Il segno "**" sta ad indicare che la variante è significativa al livello del 5%, ed il segno "*" che è significativa al livello del 10%. 4

5 Riquadro 2 Dati relativi ai prezzi nei supermercati Lo studio sui prezzi nei supermercati dell'unione copre tutti quindici Stati membri eccettuato il Lussemburgo. La serie di dati si basa sui dati elettronici relativi alle transazioni (dati ricavati dalla scansione dei codici a barre) nei punti di vendita al dettaglio in tutta Europa ed è stata raccolta nel corso di un anno (dal luglio 1999 al giugno 2000). Lo studio è stato effettuato dalla società britannica AC Nielsen nell'ambito di un progetto comune della DG Salute e tutela dei consumatori, dell'ufficio statistico e della DG Mercato interno interno della Commissione europea. Lo studio comprende informazioni sui prezzi di 68 categorie differenti di prodotti, tra cui dopobarba, deodoranti, pasta secca e fresca, verdure surgelate, acqua minerale, condimenti pronti per insalata e dentifrici. Per ogni prodotto si riportano i prezzi di quattro marche diverse. Si opera una distinzione tra le marche paneuropee, definite come quelle vendute in più di sette Paesi membri, e prodotti generici, definiti come quelli di marche nazionali o multinazionali vendute in meno di sette Paesi membri. Per ogni articolo (ad esempio una certa marca di dentifricio) viene fornito il prezzo della confezione più popolare in ogni paese nonché quello di una confezione di riferimento identica per tutti i paesi, viste le forti variazioni da un paese all'altro quanto alla popolarità delle confezioni di determinati prodotti. I calcoli riportati nell'allegato si basano quindi su prezzi medi ponderati per le confezioni più popolari e per quelle comparabili; la ponderazione vien fatta in funzione dei volumi delle vendite. I risultati presentano leggere variazioni a seconda del fatto che le categorie di prodotti comprendano prodotti sia paneuropei che generici ovvero unicamente prodotti paneuropei. I prezzi medi ponderati delle vendite annue vengono riportati a livello nazionale, ripartiti per regioni e per punti di vendita. Le informazioni disponibili per ogni paese sono riepilogate nella tabella che segue. È opportuno rilevare che le definizioni dei punti di vendita variano da un paese all'altro, specialmente per quanto riguarda Gran Bretagna, Irlanda, Grecia e Paesi Bassi. Le informazioni pertinenti ai prezzi regionali sono inoltre scarse per la Grecia e per i Paesi Bassi. Il fatto di utilizzare i dati raccolti mediante scansione a livello di punto di vendita rende possibili calcolare prezzi medi in base a campioni molto estesi, il che migliora considerevolmente l'accuratezza statistica dei dati. Il consulente ha informato la Commissione che l'errore standard dei dati ottenuti mediante scansione risulta almeno tre volte inferiore a quello dei dati raccolti manualmente. In base ai calcoli effettuati servendosi dei dati esistenti l'errore standard dei dati a livello nazionale forniti alla Commissione varia tra lo 0,3% e l'1% per i paesi più piccoli e tra lo 0,2% e lo 0,5% per quelli di maggiori dimensioni. L'errore standard per i dati a livello regionale e di punti di vendita risulterà comunque superiore. I prezzi sono calcolati al netto dell'iva servendosi delle aliquote IVA applicabili nell'autunno Lo studio relativo ai prezzi nei supermercati dell'unione è uno dei tre studi relativi ai prezzi al consumo. I risultati degli altri due studi (sui beni elettronici di largo consumo e sugli alimenti freschi) sono riportati nel quadro di valutazione del mercato interno n. 8 del maggio Tale studio può essere scaricato dal sito Web del mercato interno servendosi del link: 5

6 Informazioni relative a regioni e punti di vendita Numero di regioni Tipi di punto vendita Austria 5 H,S,T Belgio 5 H,S,T Danimarca 2 H,S,T Finlandia 6 H,S,T Francia 9 H,S,T,O Germania 7 H,S,T,D,O Gran Bretagna 9 S,T,O Grecia 6 S,T,O Irlanda 4 S,T,O Italia 4 H,S,T,D,O Paesi Bassi 5 S,T Portogallo 6 H,S,T,O Spagna 8 H,S,T,O Svezia 6 H,S,T,O La tipologia dei punti vendita è la seguente: ipermercati (H; > 2500 m 2 ), supermercati (S; m 2 ), negozi tradizionali (T; < 400 m 2 ), discounters (D; negozi a prezzi scontati, escluso ALDI), altri (O); (chioschi, farmacie, negozi self service, fornai etc.). 6

7 Tabella 2 (Prezzi al lordo delle imposte) Coefficiente di variazione tra paesi Panoramica della dispersione dei prezzi per marche paneuropee selezionate Differenza massima di prezzo Paese più costoso Paese meno costoso Media del coefficiente di variazione interregionale Coefficiente massimo di variazione interregionale nello stesso paese Secondo coefficiente di variazione interregionale per ordine di grandezza nello stesso paese Pannolini (Pampers baby) 9% 32% B AT 1% 3% 2% Te in bustine (Twinings) 12% 50% DK B 4% 12% 7% Proteggi slip (Carefree) 14% 52% B Irl 2% 2% 2% Caffè istantaneo (Nescafe) 14% 73% IT EL 2% 4% 3% Dentifricio (Colgate) 14% 65% UK P 3% 11% 7% Pasta secca (Barilla) 16% 90% B IT 3% 10% 3% Shampoo (Pantene pro) 16% 66% Irl E 2% 5% 3% Pasta fresca (tortellini Rana) 17% 62% S AT 2% 7% 3% Lacca per capelli (Pantene) 18% 70% UK E 5% 19% 5% Ketchup (Heinz) 18% 108% IT D 2% 5% 4% Rasoi usa e getta (Bic classic) 18% 88% S D 6% 20% 9% Bevande gassate - cola (Coca cola) 19% 90% DK D 3% 17% 4% Deodoranti (Rexona) 20% 114% EL D 2% 4% 3% Creme idratanti per il viso (Nivea) 22% 112% UK D 3% 7% 4% Saponette (Dove) 23% 91% S IT 3% 5% 4% Barra di cioccolato (singola) (Mars) 24% 95% DK B 2% 3% 3% Bevande gassate - cola (Pepsi) 24% 132% DK D 5% 26% 8% Biscotti salati (Tuc) 24% 89% S D 3% 6% 4% Pasta secca (Buitoni) 26% 130% B IT 4% 9% 6% Schiuma da barba in gel (Gillette) 26% 132% Fin D 3% 8% 6% Prodotto per la pulizia dei pavimenti 31% 161% Fin E 2% 4% 3% (/Mastro Lindo) Prodotti per la pulizia dei pavimenti (Ajax) 36% 281% Irl E 4% 17% 9% Acqua minerale (Evian) 44% 328% Fin F 3% 8% 5% Saponette (Lux) 44% 194% S D 4% 6% 4% Fonte: DG Mercato interno, in base a dati forniti dalla AC Nielsen 7

8 Tabella 3 Prodotti paneuropei Indici di prezzo per categorie selezionate di prodotti - Media UE = 100 (al lordo dell'iva) AT BE DK FIN FR DE GB GR IRE IT NL PT ES S Bevande gassate cola Bevande gassate diverse dalla cola Barre di cioccolato (singole) Rasoio usa e getta Balsamo per capelli Caffè istantaneo Acqua minerale Cereali pronti al consumo Shampoo Schiuma da barba in gel Prodotti per la pulizia dei pavimenti Dentifricio Prodotti generici Burro Bevande al cioccolato Farina Pizza surgelata Caffè, macinato ed in grani Zucchero granulato Marmellata d'agrumi Latte (Uht) completo Latte (Uht) semiscremato Acqua minerale Detersivi per stoviglie Fonte: DG Mercato interno in base a dati forniti dalla AC Nielsen. 8

9 Tabella 4 Differenza di prezzo tra prodotti paneuropei e generici* Numero di paesi in cui i prodotti paneuropei risultano Differenza di prezzo più costosi di meno costosi di quelli generici quelli generici media max min Dopobarba % 171% -30% Bevande frizzanti cola % 153% -13% Bevande frizzanti diverse dalla % 44% -38% cola Cibo per cani % 114% -41% Balsamo per capelli % 65% -15% Lacca per capelli % 95% -14% Ketchup % 65% -10% Marmellata d'agrumi % 86% -7% Acqua minerale % 155% -11% Shampoo % 173% -29% Schiuma da barba in gel % 64% -19% Saponette % 137% -35% Fonte: DG Mercato interno in base a dati della AC Nielsen * Vedere le definizioni del riquadro 2. Nota: La tabella è stilata comparando, per ogni paese che fornisce i dati, il prezzo dei prodotti paneuropei (solitamente due per ogni categoria di prodotti) con il prezzo medio dei prodotti generici del paese. 9

10 Tabella 5 Dispersione di prezzo dei prodotti omogenei rispetto a quelli eterogenei PRODOTTI OMOGENEI Coefficienti di variazione Burro 17% Latte e cacao 27% Preservativi 15% Farina 30% Pasta fresca 23% Verdure surgelate 35% Zucchero granulato 11% Miele 24% Latte (UHT) completo 22% Latte (UHT) semiscremato 20% Latte (UHT) scremato 30% Pannolini 16% Riso 44% Media per i prodotti omogenei 24% Massimo per i prodotti omogenei 44% Minimo per i prodotti omogenei 11% ALTRI PRODOTTI (DIFFERENZIATI) Media per tutti gli altri prodotti 31% Mediana per tutti gli altri prodotti 30% Massimo per tutti gli altri prodotti 68% Minimo per tutti gli altri prodotti 15% Fonte: DG Mercato interno in base a dati della AC Nielsen 10

11 Grafico 2 Livello di prezzo dei beni venduti nei supermercati nell'unione (UE14=100) (Prezzi al netto dell'iva) 160% 150% 140% 130% 120% 110% 100% 90% 80% 70% 60% AT BE DK FIN FR DE GB GR IRE IT NL PT ES S Nota: il grafico riporta il livello medio di prezzo dei prodotti (tanto generici quanto paneuropei ) venduti nei supermercati di diversi paesi in rapporto alla media per l'unione. Nel computo non si è tenuto conto delle marche per le quali le informazioni sono relative a meno di sette paesi. Il grafico indica parimenti i livelli di prezzo del percentile 25 e 75. L'estremità inferiore della linea verticale corrisponde al livello di prezzo del percentile 25, vale a dire al livello al quale risulta inferiore il 25 % dei rilevamenti, mentre l'estremità superiore della linea verticale indica il percentile 75, vale a dire il livello al quale risulta superiore il 25% dei rilevamenti. Di conseguenza il 50% dei rilevamenti si colloca nell'intervallo indicato dalla linea verticale. Fonte: DG Mercato interno in base a dati della AC. Nielsen. 11

12 Riquadro 3 : La legge del prezzo unico In un mercato integrato di prodotti commerciali la concorrenza dovrebbe garantire che i prezzi risultino in media più o meno uniformi su tutto il mercato. Questa osservazione va spesso sotto il nome di legge del prezzo unico (LDPU). Di tale legge esistono due versioni: per la versione più restrittiva i prezzi devono risultare esattamente identici su tutto i mercato, mentre la versione più possibilista consente differenze di prezzo a livello regionale o nazionale dovute ai costi di trasporto e di reperimento. Tali costi giustificano le differenze di prezzo poiché rendono difficile per consumatori e dettaglianti sfruttare le differenze di prezzo esistenti tra paesi o regioni differenti. Ogni pese o regione può quindi avere un proprio livello di prezzo in funzione di caratteristiche del mercato locale quali livelli di reddito (livello salariale), costi di magazzinaggio, imposte, preferenze dei consumatori etc. I dati cui dispone la Commissione per quanto riguarda i prezzi dei prodotti venduti nei supermercati consentono di verificare la validità della LDPU a livello nazionale, ed all'interno di questo anche a livello regionale. Poiché è più probabile che i mercati nazionali siano integrati i risultati regionali possono fungere da parametro di riferimento per la legge del prezzo unico. La dispersione dei prezzi tra i vari paesi, misurata dal coefficiente di variazione, si aggira spesso intorno al valore di venti, come dimostra la tabella 2. È quindi chiaro che la LDPU nella sua versione più rigorosa non può considerarsi valida per i prodotti venduti nei supermercati a livello europeo nonché, apparentemente, neanche a livello nazionale. Benché le variazioni di prezzo risultino considerevolmente più ridotte, fra le regioni di un unico paese esistono infatti differenze di prezzo. La versione più restrittiva della LDPU va quindi respinta a livello tanto d'unione quanto nazionale. Il seguito logico è quello di esaminare la validità della versione più debole. Per far ciò si fa uso di una regressione 2 che serve a misurare se per tutti i prodotti vi siano livelli di prezzo specifici in funzione del paese. Ciò equivale a chiedersi per tutti i paesi se il livello dei prezzi in ciascuno di essi risulti sempre inferiore/superiore alla media dell'unione per tutti i prodotti. Se la versione debole della LDPU è valida, il livello medio dei prezzi nei vari paesi risulterà significativamente diverso dalla media per l'unione e le variazioni di prezzo da un paese all'altro saranno spiegate soprattutto in riferimento al paese considerato. La legge del prezzo unico andrebbe invece rifiutata se non si riscontrassero differenze di rilievo tra i livelli di prezzo rilevati nei vari paesi e se i fattori specifici ai singoli paesi non spiegassero una gran parte delle variazioni di prezzo da un paese all'altro. La tabella che segue illustra i risultati di una regressione che spiega le variazioni di prezzo rispetto alla media per l'unione facendo ricorso a 14 modelli simulati di paese 3. I risultati confermano l'esistenza di differenze di rilievo nel livello dei prezzi da un paese all'altro. In cinque paesi (Austria, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi e Portogallo) i livelli di prezzo non si scostano significativamente dalla media dell'unione. Il modello di simulazione per la Grecia risulta significativo a livello di 5%, ma non a livello di 1%, mentre per il resto dei paesi il livello dei prezzi presenta considerevole deviazioni dalla media per l'unione. Ciò sembrerebbe indicare che la LDPU non è valida a livello di UE. I coefficienti stimati presentano tuttavia forti variazioni di prezzo da un paese all'altro, e i modelli di simulazione per i diversi paesi possono spiegare relativamente poco. 2 La graduatoria evidenziata da tale regressione si scosta da quella di cui al grafico 2 poiché la serie di dati utilizzata è differente: i prodotti generici non sono infatti considerati ai fini del calcolo poiché il confronto tra prodotti presenta maggiori difficoltà, il che non accade per le marche paneuropee (la Coca cola resta la Coca cola in tutta Europa). 3 Si è stimata la seguente equazione: p ic ln = β 1 * DAU + β2 * DBE β14 * DS + ε pi In cui p ic è il prezzo del prodotto i nel paese c. mentre p i è il prezzo medio del prodotto i nel gruppo di paesi considerati. Si sono utilizzati unicamente i dati relativi a prodotti per i quali erano disponibili informazioni relative a più di sei paesi, e si sono prese in considerazione soltanto le marche paneuropee. La variabile di simulazione D AU assume m il valore di 1 se il paese è uguale all'austria e di 0 negli altri casi, e via di seguito. 12

13 Soltanto un quinto circa delle variazioni complessive di prezzo sono spiegate da fattori specifici ai diversi paesi cosicché, benché tali fattori sembrino svolgere una funzione di qualche tipo, i risultati non sembrano confermare la legge del prezzo unico, neanche nella versione debole. Per controllare se la legge del prezzo unico è valida all'interno dei paesi si è svolta un'analisi analoga per i livelli regionali dei prezzi all'interno dei paesi 4. I risultati sono sorprendentemente simili a quelli ottenuti per i paesi (si vada la tabella sottostante). Benché le variazioni di prezzo all'interno dei paesi risultino significativamente più modeste di quelle da un paese all'altro, alcune regioni appaiono essere considerevolmente più o meno costose della media del paese considerato. Prescindendo dal Regno Unito inoltre i modelli di simulazione regionale sembrano permettere di spiegare una quota analoga della variazione totale dei prezzi. In termini generali la versione debole della legge del prezzo unico non sembra verificata neanche all'interno dei singoli paesi. I risultati per la Francia sembrano tuttavia influenzati dalle considerevoli variazioni dei prezzi di alcuni prodotti. Escludendo questi prodotti dal calcolo, e riducendo così a 36 da 42 che erano il numero dei prodotti presi in considerazione per la Francia, i modelli di simulazione per la Francia presentano un aumento significativo della capacità di spiegare le variazioni. Il parametro grezzo R 2 passa da 0,22 a 0,48; dato che le variazioni di prezzo risultano più basse in Francia che in altri paesi ciò sembra indicare che la legge del prezzo unico nella sua versione debole sia valida per la Francia 5. È interessante rilevare le differenze da un paese all'altro. Generalmente le variazioni più forti di prezzo all'interno di un paese si riscontrano nel Regno Unito, seguito da Spagna, Germania e Francia. Per questi tre ultimi paesi sembra delinearsi una chiara struttura regionale delle differenze di prezzo, cosicché modelli di simulazione regionale consentono di spiegare il fenomeno in misura prossima a quella dei modelli nazionali; il Regno Unito fa comunque eccezione. Un esame più attento dei dati relativi a tale paese evidenzia differenze di prezzo eccezionalmente forti tra le regioni per gli articoli destinati alle cure personali (dopobarba, prodotti per la cura del corpo, creme idratanti per il viso, rasoi riutilizzabili e saponette). Il fatto di eliminare questi prodotti dal computo migliora leggermente la capacità dei fattori specifici al paese di spiegare il fenomeno (R 2 = 0,11), ma non modifica sostanzialmente i risultati. Questa analisi sembra indicare che la struttura delle differenze di prezzo, tanto all'interno dei paesi quanto da un paese all'altro, presenta notevoli analogie. Generalmente parlando, in entrambi i casi la legge del prezzo unico non può considerarsi valida in nessuna delle sue versioni; una quota analoga della variazione sembra inoltre riconducibile a fattori regionali/nazionali, eccezion fatta per il Regno Unito. Per spiegare le differenze di prezzo all'interno di un paese e da un paese all'altro occorre introdurre nel computo altre variabili, quali ad esempio il potere di mercato di produttori e dettaglianti, la struttura del commercio al dettaglio etc. Benché si riscontrino analogie tra paesi e regioni, la dispersione dei prezzi risulta molto più elevata da un paese all'altro, il che sembra indicare che gli ostacoli esistenti tra i vari paesi hanno un'importanza più determinante di quella degli ostacoli esistenti all'interno di uno stesso paese. 4 Per garantire la comparabilità con la regressione relativa alla dispersione tra paesi nel campione sono stati presi in considerazione unicamente i prodotti paneuropei e si sono inoltre esclusi i prodotti per i quali le informazioni a livello regionale presentavano carenze. 5 Anche negli altri paesi alcuni prodotti presentano variazioni più forti di prezzo, ma il fatto di eliminarle dal computo per la regressione non modifica in modo significativo i risultati. 13

14 Misurazione degli effetti specifici per paese e per regione Da un paese all'altro All'interno di uno stesso paese Coefficienti Germania Spagna Francia UK AU -0,052 Regione 1-0,0080 * 0, ,0042-0,0074 BE -0,116** Regione 2-0,0027-0,0125 * -0,0077** -0,0052 DK 0,127** Regione 3 0,0256 ** 0,0276** -0,0004 0,0075 FIN 0,113** Regione 4 0,0111** -0,0323** -0,0028-0,0127 * FR -0,095** Regione 5-0,0054-0,0015-0,0152** 0,0090 DE -0,124** Regione 6-0,0175** 0,0281** 0,0088** -0,0152** GB 0,031 Regione 7 0,0047 0,0306** 0,0003 0,0074 GR 0,078** Regione 8-0,0252** -0,0115 * 0,0180** -0,0045 IRE 0,027 Regione 9-0,0118** -0,0030 IT -0,101** Regione 10-0,0182** NL -0,027 PT 0,007 ES -0,191 ** S 0,126 ** R 2 grezzo 0,216 0,21 0,19 0,22 0,04 Nota: Un asterisco indica che la variabile è significativa a livello di 10%, due asterischi indicano che la variabile è significativa a livello di 5%. 14

15 Grafico 3 : Concentrazione di mercato per i prodotti venduti nei supermarket di diversi Stati membri: media delle prime tre imprese in termine di concentrazione per paese AT BE DK FIN FR DE GB GR IRE IT NL PT ES S Fonte: DG Mercato interno in base a dati della AC Nielsen. Nota: Il grafico presenta per ogni paese la quota mediana di mercato dei primi tre produttori in tutte le categorie di prodotti. La quota di mercato dei primi tre produttori è data dalla somma delle quote di mercato dei tre produttori più importanti in ogni categoria di prodotto. La linea verticale indica la differenza tra i settori in termini di quota di mercato: la sua estremità inferiore indica la quota di mercato del percentile 25 (vale a dire quella a cui il 25% delle categorie di prodotti risulta inferiore in termini di concentrazione), mentre l'estremità superiore indica la quota di mercato del percentile 75 (vale a dire quella alla quale presenta una concentrazione superiore solo il 25% delle categorie di prodotti). Di conseguenza il 50% delle quote di mercato rientra nell'intervallo indicato dalla linea verticale. 15

16 Grafico 4 Livello dei prezzi dei prodotti paneuropei (al netto dell'iva) e quota di mercato dei supermercati Quota di mercato dei supermercati 90% R 2 = 0,4888 AT S 80% DK 70% IT PT FIN 60% D 50% ES FR 40% 30% Livello dei prezzi dei prodotti paneuropei (IVA esclusa) Fonte: DG Mercato interno in base a dati della AC Nielsen. Nota: il grafico presenta il livello dei prezzi dei prodotti paneuropei al lordo dell'iva (UE14=100) e la quota di mercato dei supermercati. Tale quota è calcolata rapportando le vendite complessive dei prodotti del campione effettuate nei supermercati a quelle complessive di supermercati, ipermercati e discounters. Per la definizione di questi tipi di punti vendita vedere il riquadro 2. I dati relativi a Gran Bretagna, Belgio, Irlanda, Paesi Bassi e Grecia non sono riportati poiché non consentono di operare una distinzione tra supermercati ed ipermercati per tali paesi. Le informazioni relative ai discounters sono disponibili unicamente per Germania ed Italia. La quota di mercato dei supermercati sarà quindi tendenzialmente sopravvalutata nei calcoli relativi agli altri paesi. 16

17 Grafico 5: Differenza media di prezzo tra ipermercati e supermercati in paesi a tenore dei prezzi elevato 9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% AT IT PT FIN S DK Fonte : DG Mercato interno in base a dati della AC Nielsen. Nota : il grafico presenta le differenza media di prezzo tra ipermercati/discounters e supermercati in paesi caratterizzati da livelli di prezzo elevati. In Austria gli ipermercati risultano in media del 4,2 % più economici dei supermercati. Il risparmio potenziale medio derivante dal fare gli acquisti in ipermercati e discounters varia da un paese all'altro, oltre che in relazione alle merci prese in considerazione. È opportuno rilevare che vi sono cospicue variazioni di prezzo tra prodotti; questo fenomeno risulta particolarmente pronunciato in Danimarca. Svezia, Danimarca e Finlandia presentano i livelli di prezzo più elevati e le differenze di prezzo più forti tra ipermercati e supermercati. In Austria, Italia e Portogallo i livelli di prezzo sono più bassi, ma questi paesi potrebbero altresì trarre considerevoli vantaggi da una struttura della distribuzione più diversificata. 17

18 Tabella 6A Indicatori di mercato dell'integrazione tra mercato interno e politiche volte a promuovere uno sviluppo sostenibile Numero di certificati ISO concessi Numero di marchi di qualità ecologica accordati EMAS: Numero di siti registrati Media 2000 Media AT n.a. n.a BE DK FI FR DE , GR IE IT LU NL 6 9 n.a. n.a PT ES SE , UK UE n.a. n.a Fonte: Commissione europea, IX Rassegna degli aiuti pubblici, DG Fiscalità ed unione doganale, DG Mercato interno, EMAS. 18

19 Tabella 6B Indicatori relativi alle politiche d'integrazione tra il mercato interno e lo sviluppo sostenibile AT Aiuti pubblici per Norme ambientali Infrazioni della Infrazioni di obiettivi di natura notificate disciplina del mercato natura ambientale ambientale e di interno con una risparmio energetico componente (milioni di euri) ambientale Media 1999 Media 2000 Media 2000 Media ,2 57, ,3 29 Lacune nel Imposte a carattere recepimento delle ambientale direttive ambientali sull'insieme del nella legislazione gettito fiscale nazionale (%) Media 2000 Media ,5 4,3 6,4 5,2 BE DE DK 5,8 295,4 360,5 5,07 262,21 410,11 4, , , ,7 6,9 1,8 8,6 9,7 3,2 9,3 5,5 9,5 6,2 5,4 10,1 EL ES F 0,1 37,4 54,3 2,13 46,22 78,32 0,67 0,67 3, ,7 0,3 2, n.a. 3,7 6,8 n.a. 6,4 6,4 6,5 5,8 9,4 0,7 : : FI IE IT 31,3 2, ,64 5,15 35,3 1 0,67 1, n.a. 0,3 3 n.a ,3 43, ,7 4,8 5,6 0 6,4 3,2 8,0 7,7 9,2 7,4 8,0 9,5 LU NL PT 2 266,4 9,1 2,02 225,44 7,87 0, , ,3 0, ,7 27, ,3 1,8 4,5 5,4 4,3 7,5 5,2 10,4 6,9 7,3 9,4 : 6,2 8,2 6,5 5,7 8,4 5,2 SE 74,0 186, , UK 20,1 30,9 2 5 n.a. n.a. n.a. n.a. 6,8 6,4 UE ,0 1418,39 n.a. n.a , ,4 5,4 Fonti: Commissione europea, IX Rassegna sugli aiuti pubblici; DG Fiscalità ed unione doganale; DG Mercato interno. 19

20 Tabella 7 Commissioni bancarie per diversi tipi di pagamenti transfrontalieri Paese Pagamento mediante carta all'estero Commissioni in rapporto al paese d'emissione della carta ( ) Commissioni in rapporto al paese d'emissione della carta CARTE BANCARIE Ritiri di contante dallo sportello automatico Commissioni per paese di provenienza del bonifico Commissioni per paese in cui ha luogo il ritiro TRANSAZIONI DI CAMBIO IN CONTANTI Costo del cambio di banconote in una banca Costo medio del cambio di banconote in una banca Costo del cambio di banconote in un ufficio cambi Costo medio del cambio di banconote in un ufficio cambi Valore (+/-) 50 (+/-) 100 (+/-) 50 (+/-) 100 (+/-) 50 (+/-) 100 (+/-) 50 (+/-) 50 dell'operazione A 0,38 6,73 3,89-16% '-14% 8,88 4,8 7,14 9,77 B 0,25 7,09 3,87-10% '-8% 10,02 5,3 2,07 9,17 D 0,23 10,02 5,3 37% 26% 6,77 3,87 3,01 E 0 4,82 3,75 7% 0% 6,74 5,38 7,09 6,02 FIN 0 6,45 4,47 10% 3% 4,79 4,45 F 0,53 7,08 3,79 56% 56% 5,65 3,43 15,09 15,76 Irl 0 3,27 1,64-6% -6% 3,91 7,04 It 0 8,88 4,8 0% 0% 6,73 3,89 5,06 4,29 L 0 8,6 4,96 24% 18% 9,21 8,13 NL 0,04 5,48 3,92 30% 86% 7,08 3,79 8,06 7,19 P 0,32 6,74 5,38 14% -9% 4,82 3,75 2,43 5,18 Media EUR 11 0,16 6,83 4,16 +11% +8% 7,09 4,28 6,11 7,7 Fonte : Studio effettuato dall'ieic per conto della DG SANCO, maggio I risultati dello studio presentano le opinioni dei consulenti e non rappresentano in alcun modo una posizione ufficiale della Commissione. 20

21 Grafico 6 Pagamenti transfrontalieri per compravendite al minuto: costi complessivi del trasferimento di crediti per paese d'invio e per un pagamento standard di 100 euro (in euro) ,24 35,99 28,47 27,87 27,38 27,2 25,33 24,59 23,92 22,27 21,2621, ,73 12,84 11,9 9, EL Ire UK P It S F E UE media A Fin Dk D B Nl Lux Fonte: RBR, Study on the Verification of a Common and Coherent Application of Directive 97/5/EC on Cross-Border Credit Transfers in the 15 Member States. Rapporto per la Commissione delle Comunità europee (DG Mercato interno). 21

22 Grafico 7 Pagamenti transfrontalieri per compravendite al minuto: variazione dei costi complessivi del trasferimento di crediti per paese d'invio (in euro): il 1994 rispetto al % 44,10% 40% 30% 31,20% 32,70% 20% 10% 0% 0,70% 4,20% 11,60% -10% -20% -30% -23,20% -5,80% -13,70% -40% -50% -44,30% -43,70% -37,70% -36,70% B D L NL F UK UE media DK P E IT IRL EL Fonte: RBR, Study on the Verification of a Common and Coherent Application of Directive 97/5/EC on Cross-Border Credit Transfers in the 15 Member States. Rapporto per la Commissione delle Comunità europee (DG Mercato interno). 22

23 Grafico 8 : Evoluzione del PIL dell'ue in rapporto agli scambi di prodotti dell'industria manifatturiera all'interno dell'ue15 (Indice 1995=100) UE 15 PIL dell'ue Fonte: Dati DG Mercato interno e COMEXT. Grafico 9 : Importanza delle importazioni per le economie degli Stati membri, % 50% 40% 30% 20% 10% 0% UE 15 UEBL DK D EL E F Importazioni/PIL intra UE Irl It NL A P Fin Importazioni/PIL extra UE S UK Fonte: Dati DG Mercato interno e COMEXT. 23

24 Grafico 10 : Variazione dell'importanza relativa delle importazioni per Stato membro, % 13% 12% 11% 10% 5,50% 9% 8% 7% 6% 5% 1,90% 8,10% 9,80% 3,70% 1,50% 4% 3% 2% 1% 0% -1% 1,80% 2,40% 7,10% -0,50%1,20% 3,20% 2,20% 2% 1,30% 5,20% 2,80% 1,40% 1,50% 0,50%0,90% 1,20% 3,30% 5,90% 2,40% 1,40% 1,60% 1,90% -1,30%0,60% -2% UE15 UEBL DK D EL E F Irl It NL AT P Fin S UK intra UE extra UE Fonte: Dati DG Mercato interno e COMEXT. Grafico 11 : Evoluzione delle esportazioni del settore manifatturiero greco, Esportazioni intra UE Paesi candidati all'unione Fonte: Dati DG Mercato interno e COMEXT. 24

25 Grafico 12 : Evoluzione di investimenti esteri diretti, scambi di prodotti dell'industria manifatturiera e PIL nell'ue IED intra UE Scambi prod. ind. man. PIL Afflusso d'ied extra UE Fonte: Dati DG Mercato interno e COMEXT. Grafico 13 : Importanza relativa per l'economia nazionale dell'afflusso di investimenti esteri diretti, % 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% UE 15 UEBL DK D EL E F Irl It NL A P Fin S UK Afflusso d'ied intra UE Afflusso d'ied intra UE Fonte: Dati DG Mercato interno ed Eurostat. 25

26 Riquadro 4 In che misura è riuscita l'integrazione tra mercato interno e mercati degli Stati membri? L'integrazione del mercato interno non può proseguire a tempo indefinito; ad un certo punto essa risulterà completa e gli indicatori non registreranno quindi alcun ulteriore progresso. Occorre tuttavia chiedersi quale sia il limite dell'integrazione nel mercato interno e quanto prossimi siamo a raggiungerlo; queste sono domande ragionevoli quando si vogliano esaminare i progressi compiuti in tema d'integrazione dei mercati nell'unione. Un'impostazione semplice che si può seguire per rispondere a tale domanda è chiedersi quale andamento avrebbero assunto gli scambi in un mercato interno perfettamente integrato, per rendere poi tale mercato interno ideale il parametro di riferimento al quale raffrontare la situazione effettiva. Questa impostazione è stata seguita da Frankel 6 ad altri scopi. Il ragionamento procede lungo le seguenti linee: in un mercato interno perfettamente integrato i trasporti sono privi di costo, gli scambi non incontrano assolutamente nessun ostacolo e non vi sono preferenze per i beni o servizi di produzione nazionale rispetto a quelli prodotti in un altro Stato membro. S'ipotizzi parimenti che questo mercato perfettamente integrato sia l'unica realtà esistente, vale a dire che il mondo coincida con l'ue. Colonna (1) = quota del PIL dell'ue Colonna (2) = esportazioni intra UE di beni e servizi / PIL Colonna (3) = ipotetiche esportazioni intra UE di beni e servizi / PIL Colonna (4) = esportazioni ipotetiche / esportazioni effettive Fonte: 1998 (1) (2) (3) (3) / (2) BLEU 3% 53% 97% 1,8 Danimarca 2% 20% 98% 5,0 Germania 27% 14% 74% 5,4 Grecia 1% 18% 99% 5,6 Spagna 7% 17% 93% 5,4 Francia 17% 15% 83% 5,7 Irlanda 1% 50% 99% 2,0 Italia 14% 16% 86% 5,5 Paesi Bassi 5% 39% 96% 2,5 Austria 3% 24% 98% 4,1 Portogallo 1% 22% 99% 4,4 Finlandia 1% 21% 99% 4,6 Svezia 3% 25% 97% 3,8 Regno Unito 15% 15% 85% 5,8 UE15 100% 17% 4,7 Dati DG Mercato interno ed Eurostat L'implicazione di questo modello di mercato interno ideale è che la quota della produzione di uno Stato membro consumata dai consumatori nazionali risulti (in media) pari alla quota del PIL complessivo dell'unione spettante a tale Stato. Come esempio concreto prendiamo la Francia: nel 1998 a tale paese faceva capo il 17% del PIL dell'unione cosicché se l'ue fosse completamente integrata i consumi francesi sarebbero costituiti per il 17% da prodotti nazionali, mentre il resto sarebbe rappresentato da importazioni dal resto dell'unione. Analogamente si potrebbe ragionare per tutti gli altri Stati membri. Si noti altresì che per motivi di simmetria se il 17% della produzione francese è consumata internamente, il resto deve essere esportato all'interno dell'unione. Seguendo questa impostazione si può calcolare che in un mercato interno perfettamente integrato gli scambi intracomunitari dovrebbero risultare quasi cinque volte superiori a quelli attuali in termini di valore (si veda la tabella che segue, ultima colonna, ultima fila). 6 Questo autore ha prospettato una situazione ipotetica in cui la quota di prodotti di produzione domestica consumati in uno Stato membro è pari alla quota del PIL dell'unione spettante a tale stato; il resto dei consumi è costituito da importazioni dagli altri paesi dell'unione. Questo modo di ragionare si basa sulla metodologia proposta da J. Frankel nell'articolo intitolato Globalisation of the economy scritto per la NBER (numero dell'agosto 2000). 26

27 Ovviamente quest'ipotesi non è molto realistica: il mercato interno non darà mai luogo ad una situazione di questo tipo, anche se si eliminasse ogni ostacolo agli scambi. Il costo dei trasporti ad esempio costituisce un elemento di rilevante importanza. Tale impostazione risulta cionondimeno utile in quanto consente di calcolare le ripercussioni massime possibili dell'integrazione del mercato., Nonostante si tratti di una situazione irrealizzabile, un'evoluzione che va nella direzione di quel grado impossibile d'integrazione costituisce inoltre prova del fatto che i mercati si stanno integrando. Possiamo dunque calcolare il "divario" che separa i diversi settori dall'ipotetico valore di riferimento per stabilire una graduatoria dei settori in funzione del livello d'integrazione dei rispettivi mercati. Ciò può risultare utile per elaborare le politiche da perseguire, dato che rende possibile identificare i settori in cui la frammentazione del mercato raggiunge i livelli più alti ed è quindi più urgente intervenire. 27

28 Riquadro 5 Misurare i vantaggi ricavabili da una migliore applicazione del principio del reciproco riconoscimento Impiegando il modello di mercato interno perfettamente integrato di cui al riquadro 5 con un ampliamento di secondaria importanza si possono ottenere stime del massimo costo possibile che può comportare il mancato rispetto del principio del reciproco riconoscimento (PRR). L'ampliamento del modello è costituita dall'ipotesi che la quota della produzione industriale spettante ad un dato settore sia identica alla quota degli scambi intra-ue facente capo a tale settore. Il PRR dovrebbe applicarsi a prodotti per i quali non si siano convenute norme tecniche relative ai prodotti commercializzati all'interno dell'unione, ovvero a prodotti per i quali gli Stati membri sono sostanzialmente concordi nel ritenere che le regolamentazioni nazionali possano presumersi avere effetti equivalenti. Si ritiene che il reciproco riconoscimento copra il 21% della produzione industriale, ossia il 7% del PIL all'interno dell'unione 7 ed il 28% circa degli scambi intra-ue di prodotti dell'industria manifatturiera 8 (il cui valore è equivalente al 5% circa del PIL dell'unione). Ipotizzando che il mercato interno sia perfettamente integrato 9, il valore degli scambi di prodotti cui si applica il reciproco riconoscimento dovrebbe essere pari al contributo che tali prodotti recano al PIL (vale a dire il 7% del PIL dell'unione), dal che si dedurrebbe che gli scambi attuali di prodotti cui si applica il PPR risulta inferiore del 45% a quelli che si avrebbero in un mercato interno perfettamente integrato, con un ammanco equivalente all'1,8% del PIL dell'unione. Se tuttavia il PRR si applicasse al 36% degli scambi intra-ue di prodotti dell'industria manifatturiera 10 (equivalente ad un valore appena superiore al 6% del PIL dell'unione) gli scambi effettivi cui si applica il PRR risulterebbero meno lontani dal risultato ottenibile in un ipotetico mercato interno perfettamente integrato, per quanto la differenza del 13% continui ad essere significativa (giacché equivale allo 0,7% dell'attuale PIL dell'unione). Naturalmente le differenze riscontrabili tra gli scambi che si avrebbero in un mercato interno perfetto ed il mercato interno quale esso è attualmente non sono riconducibili unicamente a carenze nell'applicazione del reciproco riconoscimento: nel caso degli scambi transfrontalieri v'è tutta una serie di altri elementi da superare (ad esempio fattori linguistici e geografici). Almeno però possiamo sapere che ordine di grandezza ci si può aspettare abbiano i vantaggi derivanti da una corretta applicazione del principio del reciproco riconoscimento; se fosse possibile garantirla pienamente domani all'interno dell'unione ciò determinerebbe un aumento massimo una tantum del PIL dell'unione pari all'1,8%. 7 Rassegna del mercato unico, sottoserie III, volume 1: Ostacoli tecnici al commercio. 8 op cit. 9 Si tratta di una situazione ipotetica in cui la quota di prodotti di produzione nazionale consumati in uno Stato membro è pari alla quota del PIL dell'unione spettante a tale Stato; il resto dei consumi è costituito da importazioni dagli altri paesi dell'unione. Questo modo di ragionare si basa sulla metodologia proposta da J. Frankel nell'articolo intitolato Globalisation of the economy scritto per la NBER (numero dell'agosto 2000). 10 Commissione europea, rapporto di Cardiff, gennaio

29 Riquadro 6 Stimare i vantaggi derivanti dall'integrazione dei mercati dei servizi nell'unione Un modo diretto per valutare le ripercussioni sul PIL di un'eliminazione degli ostacoli che intralciano la piena realizzazione di un mercato interno dei servizi è quello di chiedere ai fornitori di servizi il loro parere. In un'indagine sulle imprese del settore terziario svolta per conto della Commissione il 40% dei fornitori di servizi interpellati ha ritenuto che il fatto di eliminare gli ostacoli agli scambi transfrontalieri di cui risentono i servizi offerti alle imprese avrebbe aumentato le loro vendite (e quindi il loro fatturato) di un valore che poteva raggiungere il 20%. Considerando questa cifra ed una stima più prudenziale del 5% si arriva a stabilire quello che può considerarsi un intervallo di valori plausibile per gli effetti sul fatturato derivanti da un'eliminazione della frammentazione del mercato in questo settore. Nell'ipotesi che la relazione tra il fatturato nei servizi destinati alle imprese ed il valore aggiunto sia costante, un aumento del fatturato del 20% incrementerà dello stesso valore il valore aggiunto facente capo al settore dei servizi per le imprese. Dalla tabella 8 possiamo rilevare che tali servizi contribuiscono al PIL dell'unione nella misura del 21% circa; aumentando il fatturato del 20% in questo campo si aumenterebbe dunque il PIL dell'unione di appena più del 4% (20% di 21%). Se tuttavia risultasse possibile aumentare il fatturato del 5% soltanto l'incremento del PIL dell'unione risulterebbe dell'1%. Estrapolando a tutti i settori del terziario i dati relativi ai servizi destinati alle imprese un aumento del 20% del fatturato produrrebbe un aumento di quasi il 14% circa del PIL dell'unione, mentre ad un aumento del 5% del fatturato corrisponderebbe un aumento di tale PIL del 3,4%. 29

30 Tabella 8 Confronto tra il settore terziario dell'unione e quello statunitense USA UE Occupazione PIL Occupazione PIL numero (milioni) percentuale miliardi di UPA pro capite percentuale numero (milioni) percentuale miliardi di UPA pro capite percentuale Totale , Forza lavoro 136,3 170 Settore manifatturiero 21,9 16% % 39,1 23% % Settore terziario 101,3 74% % 85,0 50% % - di cui: servizi destinati alle 29,8 22% % 25,5 15% % imprese Altri 6.4 5% % 27,2 16% % Disoccupazione 6,7 5% 17,0 10% Fonte: Eurostat. 30

31 Grafico 14: Evoluzione degli scambi intra-ue 12 di prodotti per l'edilizia e prodotti dell'industria manifatturiera Prodotti per l'edilizia Prod. ind. man. Prod. per isolazione Cemento Fonte: Dati DG Mercato interno e COMEXT. Grafico 15 : Preferenza per i prodotti nazionali nei fondi d'investimento: attività 60,00% investite in fondi mobiliari nazionali sul totale delle attività (dicembre marzo 2001) 58,97% 50,00% 52,23% 47,94% 44,58% 40,00% 42,08% 37,82% 30,00% 12/1/97 3/1/98 6/1/98 9/1/98 12/1/98 3/1/99 6/1/99 9/1/99 12/1/99 3/1/00 6/1/00 9/1/00 12/1/00 3/1/01 Fonte: Dati DG Mercato interno e FEFSI. 31

32 Grafico 16: Preferenza per i prodotti nazionali nei fondi pensione: attività investite in fondi mobiliari nazionali sul totale delle attività ( ) 85,00 60,00 % 35,00 10, B Irl P E S media UE Fonte: EFRP

33 Grafico 17 : Depositi dei non residenti in % dei depositi totali presso gli enti creditizi e mutui concessi ai non residenti in % dei mutui totali accordati dagli enti creditizi (1997 e 1999) % AT BE DE ES FI FR IT NL PT Fonti: Eurostat. Depositi 1997 Depositi 1999 Mutui 1997 Mutui 1999 Grafico 18: Aggiudicazione transfrontaliera di contratti Percentuale delle aggiudicazioni transfrontaliere rispetto al numero totale dei mercati aggiudicati 2,0% 1,8% 1,6% 1,4% 1,2% 1,0% 0,8% 0,6% 0,4% 0,2% 0,0% Numero delle attribuzioni dei mercati transfrontalieri Numero delle attribuzioni transfrontaliere in % del totale (scala di sinistra) Numero dei mercati attribuiti a delle offerte transfrontaliere (scala di destra) Fonte: Commissione europea DG Mercato interno MAPP. 33

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