OH-OH-OPS INCIAMPAI NELLA MIA NUVOLA E CADDI

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1 OH-OH-OPS INCIAMPAI NELLA MIA NUVOLA E CADDI DI ANNA RICAGNI Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.1

2 PREMESSA DICEMBRE GENNAIO FEBBRAIO APRILE FINE MAGGIO - INIZIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE SETTEMBRE OTTOBRE LUGLIO SETTEMBRE NOVEMBRE - DICEMBRE GENNAIO LUGLIO SETTEMBRE - DICEMBRE ESTATE AUTUNNO NATALE ESTATE NOVEMBRE ESTATE OTTOBRE Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.2

3 Alessio, Se non ci fossi. Bisognerebbe inventarti Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.3

4 PREMESSA Ogni anno mi chiedi una sorpresa,anche piccola, una stupidata,ma che sia una sorpresa,perché vuoi provare il piacere dell attesa,vuoi pregustare la gioia di scoprire ciò che l altro ha pensato per te! Ma che sorpresa posso fare a mio figlio di 38 anni che, posso dire, ha tutto? Il solito maglione che è, sì,sempre necessario? Qualcosa per la casa,ma so di non incontrare i tuoi gusti che in questo campo sono difficili oppure qualche aggeggio per il computer,ma non so se l hai oppure no e poi io non me ne intendo. Insomma ogni anno è lo stesso problema Ma questa volta credo proprio che ti stupirò Vedrai alla fine mi saprai dire.. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.4

5 6 DICEMBRE 1970 Ogni storia che si racconti inizia con il classico c era una volta e termina con e vissero felici e contenti La nostra storia si può dire che invece inizia dalla fine,dal Giorno delle nozze!!!!!!!!!!!!! Dopo varie peripezie,giungemmo al giorno tanto atteso. Come sai quell anno il papà si ammalò e trascorse tutta l estate in ospedale,costringendoci a spostare le nozze dal 13 settembre al 6 dicembre e mandando in frantumi il mio sogno di una bella crociera nel Mediterraneo come viaggio di nozze. Ma non era ancora finita,quando mai le cose vanno come ci aspettiamo noi poveri mortali? Uscito dall ospedale,ne sentiva talmente la mancanza che pensò bene di ritornarvi tre giorni dopo per una epatite virale da siero,correndo il pericolo di rinviare ancora la data,anche se avevamo già spedite le partecipazioni. Ma forse le insistenti preghiere commossero qualcuno lassù in cielo,tanto che i medici lo lasciarono uscire,ma con la solenne promessa di non stancarsi e a letto appena finito il pranzo.. Ti giuro che a volte ho pensato che forse tuo padre di nascosto aveva preso contatti segreti con qualche santo protettore per evitare le nozze,perché fu un osso duro da convincere al grande passo.quando prendevamo in esame la cosa,dopo sette anni di fidanzamento,sorgevano sempre problemi insormontabili tipo:il costo della vita a due era troppo elevato,l affitto di una casa in cui vivere soli toglieva una buona fetta di stipendio,gli amici sacri passavano in secondo piano,almeno pensavo ecc. Io neutralizzavo i problemi ad uno ad uno facendo un sacco di conti;credo che forse non si sentiva pronto per una vita a due,ma la malattia servì a maturarlo.. Così lui uscì dall ospedale il giovedì sera e la domenica mattina convolammo a nozze tra uno stuolo di parenti ed amici, non voglio farti la cronaca di tutto il matrimonio,ti dico solo che fu un giorno molto intenso,che tuo padre resse benissimo fino a sera e alla fine risultò il meno stanco di tutti Con la scusa che restavamo a casa,gli amici ci accompagnarono e rimasero con noi fino alle dieci di sera;io fremevo perché volevo restare sola con mio marito,lanciavo occhiate fulminee,ma loro nulla..imperterriti chiacchieravano del più e del meno come ad una normale serata tra amici.. Finalmente potei chiudere la porta dietro l ultima coppia e godermi la mia serata da donna libera,sposata,senza il timore che da un momento all altro rientrasse mio fratello o qualcuno scendesse da letto C erano tutte le premesse per l inizio di una vita a due senza problemi:lavoravamo tutte e due,abitavamo in affitto in una villetta nuova indipendente posta sulla strada provinciale all inizio del paese,partivamo con un piccolo gruzzolo di un milione sul libretto di risparmio,insomma potevamo disporre del nostro tempo come meglio volevamo.. I primi tempi non furono tutto rose e fiori. Prima di tutto io non ero un asso in cucina,mi arrangiavo,provavo a preparare qualche manicaretto per lui quando veniva da fidanzato,ma doverne preparare tutti i giorni era un po diverso..inoltre lui era abituato per il suo lavoro a mangiare spesso in trattorie,io non volevo sfigurare e sfogliavo libri di ricette e mi cimentavo nella preparazione di piatti sempre diversi combinando qualche guaio,come i calamari che friggendo scoppiettavano come tanti mortaretti l ultimo dell anno sparpagliandosi per tutta la cucina,oppure rovesciai un intera pentola di brodo,asciugando e sgrassando il pavimento per diversi giorni. Ma non volevo darmi per vinta,per fortuna ero sola e nessuno assisteva ai miei insuccessi. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.5

6 Per fortuna il nonno Enzo e mio padre vegliavano su di noi per quanto riguardava le necessità pratiche:il primo inverno,rimanemmo di notte al freddo perché senza gasolio in quanto nessuno dei due aveva pensato che ogni tanto bisognava controllare il gasolio nel bombolone mediante un palo,come si fa con un asta nel serbatoio delle auto.,per misurare l olio Inoltre fino a quando sei fidanzato è tutto semplice:si rimane insieme alcune ore,ci si diverte,si va ad uno spettacolo, si sta in compagnia di amici,si fa una gita,insomma si trascorrono momenti sereni e spensierati insieme e poi ognuno a casa propria. La vita in comune comporta dei piccoli sacrifici,ognuno deve smussare gli angoli del proprio carattere,fare piccole rinunce altrimenti è una lotta continua Io e tuo padre eravamo due caratteri abbastanza forti e su un punto nessuno voleva cedere :io pensavo che con il matrimonio avremmo passato insieme i sabati sera,giorno in cui si poteva anche fare le ore piccole perché l indomani potevamo riposarci fino a tardi; invece per tuo padre era sacrosanto dedicato agli amici,su ciò non si transigeva Così accadeva che io assistevo,accoccolata su una poltrona, piena di rabbia come una pentola a pressione che debba scoppiare da un momento all altro,ai preparavi di tuo padre che fingeva di non accorgersi di nulla,mi salutava e se ne andava. Io rimanevo in silenzio,emettevo solo un grugnito,non muovevo un muscolo,ed inoltre diventavo gelosa perché immancabilmente e a qualsiasi ora tornasse lo attendevo sveglia e con due occhi aperti come due lampioni e pronunciavo la fatidica domanda: dove sei stato fino ad ora? Immancabilmente mi rispondeva:-a Cremona!-e poi si addormentava e dormiva il sonno del giusto. Allora mi trasformavo in detective ;quando si era ben addormentato scendevo quatta quatta in garage e controllavo i km che aveva percorso(avevo controllato anche prima che partisse e facevo la differenza),guardavo nel cassetto del cruscotto alla caccia di qualche scontrino di sala da ballo o cinema,poi me ne tornavo a letto ancora più arrabbiata,lanciandogli degli anatema perché avesse almeno degli incubi La rabbia perdurava anche la domenica quando con la compagnia andavamo a pescare in montagna al fiume Taro;ogni volta che un pesce abboccava alla sua lenza pregavo dentro di me che gli sfuggisse perché anche lui doveva provare un po di rabbia Per quanto ti possa sembrare forse esagerato,avevi una madre contestatrice che se si metteva in testa una cosa,di solito riusciva nel suo intento Io che già quando eravamo fidanzati avevo discusso con mio padre per avere il permesso di uscire la sera in macchina per andare ad un cinema o ad uno spettacolo a 22 anni,ora sposata e libera non riuscivo a far valere le mie ragioni con un marito che mi piantava in asso per degli amici ancora scapoloni Potresti dirmi che potevo uscire da sola o con le mie amiche,ma erano altri tempi;allora le ragazze o spose giovani che uscivano sole la sera erano considerate facili Quindi io rimanevo con l animo in ebollizione,facevo buon viso a cattivo gioco e poi tutto ritornava come prima. A parte questi momenti la vita insieme era molto bella,ci vedevamo poco, solo la sera,perché il papà viaggiava tutto il giorno come rappresentante Il primo anno facemmo un magnifico viaggio di nozze per le vacanze di pasqua in Iugoslavia e fu lì che scoprimmo il parco di Plitvice con i suoi laghi e le cascate,dove ritornammo la stessa estate in vacanza con Anna e Renzo. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.6

7 GENNAIO 1972 Io e tuo padre non avevamo mai affrontato seriamente il problema figli,su quando li avremmo messi in cantiere e su quanti ne avremmo voluti,anche se implicitamente tutti e due li volevamo. Solo di fronte alla malattia polmonare per cui era stato ricoverato diversi mesi,tuo padre aveva espresso molti timori che fosse ereditaria e potesse trasmetterla ai figli. Visto che nessun argomento lo convinceva,un pomeriggio fissai un appuntamento con il professore che lo aveva in cura,esposi le nostre paure,ma egli ci assicurò che la malattia non era ereditaria e che potevamo mettere al mondo tutti i figli che volevamo! A noi ne bastava uno,poi avremmo deciso il da farsi!!!! Mi ricordo che tutta felice,ritornai all ospedale anche se era molto tardi,per rincuorarlo e dargli la buona notizia;ma ebbe il coraggio di essere ancora diffidente! Quando si dice che uno è una capatosta!!!!!!!!!!!!!! Seguivamo il metodo Ogino-knaus che si basava sul conteggio dei giorni fecondi di una donna in base al ciclo mestruale,ma era molto insicuro perché molte donne hanno un ciclo irregolare: Certamente,volevamo attendere qualche anno perché eravamo ancora giovani e speravamo di poter viaggiare e godere della libertà conquistata con il matrimonio. Infatti non era come ora che due amici decidono di viaggiare insieme se ne vanno,dormono nella stessa camera,tornano quando vogliono,e figuriamoci due fidanzati,anche se questa parola non esiste quasi più!!! Per mangiare la sera della domenica a casa del papà,per evitargli un altro giro in macchina,io ho dovuto litigare e molto con il nonno Miretto ed ottenni di fare un giro a Nizza con il papà e restare fuori a dormire la notte solo poco tempo prima di sposarmi!!!!!!!!!!!!!! Per te,questi comportamenti sono incomprensibili,ma allora era così e vedevamo nel matrimonio anche la conquista di una certa libertà,di agire come meglio credevi senza render conto a nessuno! Insomma per noi,tu stavi sulle nuvole ancora per qualche annetto ma nel gennaio del 1972 passò a trovarci il cugino di Milano,Piero,con una sua amica e restarono a dormire a casa nostra Dopo una bella cenetta,un bicchierino di liquore e una chiacchierata del più e del meno,ci ritirammo in camera e.non so se fu quel piacevole torpore che si prova dopo una dolce serata,o quel clima di abbandono alla luce fioca delle abat-jours,la velata e soffusa penombra della camera che confonde i contorni delle cose,il soffice calore del letto,ma ci fu un abbandono per cui uno spermatozoo,che da lungo tempo cercava la vittoria,riuscì a confondere la difesa delle linee nemiche e a insinuare la sua asta nella superficie dell ovulo e a penetrarlo con la forza necessaria per far valere il suo predominio. Le difese erano sbaragliate ed il territorio conquistato,la bandiera della vittoria sventolava alta e un nuovo essere cominciava il lungo cammino della vita Infatti qualche giorno dopo,il ciclo non apparve e per altri giorni ancora,tutto era intatto,neppure i soliti nervosismi o la solita stanchezza si manifestarono..ero calma come un angelo e vitale ed attiva Alcuni giorni di ritardo accesero un campanello d allarme,altri ancora mi diedero la certezza ;ne parlai con tuo padre che rimase un po perplesso,decisi di fare le analisi.. Tu,mi chiederai come faccio ad essere sicura che successe proprio quella notte,non dovrei aver avuto rapporti né prima né dopo,per esserne certa!... Ma non è così..avemmo una normale attività di coppia prima e dopo,ma sono sicura che fu quella sera..non so il perché,ma ne sono sicura a tal punto che metterei la mano sul fuoco.. Infatti,in seguito i calcoli del ginecologo mi diedero ragione Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.7

8 FEBBRAIO 1972 Il ciclo non comparve neppure in febbraio,allora mi decisi a fare le dovute analisi per constatare se ero incinta. Mi accordai con il nostro amico Afro che lavorava come tecnico di laboratorio all ospedale maggiore di Parma;prima di andare a scuola gli avrei consegnato il vasetto con le urine,poi lui mi avrebbe telefonato a scuola per dirmi il risultato. Io allora insegnavo alla scuola elementare Filippo Corridoni sul lungoparma. Avevo vinto il concorso per insegnare nelle scuole differenziali e speciali ed assieme ad altre tre ero stata assegnata alla Corridoni come maestra d appoggio. Io avevo conseguito il diploma frequentando per un anno un corso presso l università di Urbino,insieme alla mia amica Maurizia che tu hai conosciuta;fu uno dei periodi che ricordo con grande gioia per le risate che ci facevamo e per le situazioni comiche che Maurizia creava per la sua sbadataggine e dalle quali riusciva sempre ad uscire con flemma ed ingenuità guardandoti con quegli occhioni azzurri,come se cadesse sempre dal pero.. Ma non divaghiamo troppo La scuola aveva un organico di una trentina di insegnanti e ogni classe aveva almeno cinque sessioni. Non sapendo come utilizzarci,perché nel frattempo le scuole speciali erano state abolite,nel primo collegio docenti una delle insegnanti più anziane e riverita propose di creare quattro classi con elementi con problemi di apprendimento scelti dalle varie sessioni. Al che io mi alzai dicendo:-puntualizziamo!...non possiamo fare ciò perché creeremmo una nuova classe differenziale - Io divenni famosa per quel puntualizziamo col quale.io sbarbatella alle prime armi e ultima arrivata avevo osato sfidare la decana stimata ed esperta. Te l ho già detto che avevi una madre contestatrice Così ci impiegarono in vari modi:all inizio io fui posta in segreteria a disposizione di un segretario che era il vero perno della scuola,molto efficiente,veloce nel suo lavoro,basso molto magro con fisico asciutto e scattante,capelli neri leggermente ondulati,baffetti neri,sordo e che immancabilmente faceva la corte alle giovani maestre che lavoravano con lui Era il vero factotum,se avevi bisogno di stare a casa un giorno da scuola bastava che ti mettessi d accordo con lui che ti copriva con qualche scusa se il direttore ti avesse cercato. Poi ci affidarono ciascuna ad una classe,io avevo la seconda ed ogni giorno facevo copresenza con ogni insegnante delle varie sezioni Vi erano sei seconde quindi ogni giorno della settimana era dedicato ad una sezione diversa. Gli insegnanti erano tutti uomini di una certa età il più giovane,sulla cinquantina era il maestro Spotti,molto giovanile,amante del volo e con il brevetto di pilota per i piccoli aerei,mi incuteva un certo timore perché non riuscivo a capire se considerava il mio lavoro o se per lui era una perdita di tempo che era obbligato ad accettare da ordini superiori. Nella sua classe non si sentiva il minimo rumore e durante la ricreazione i suoi alunni giocavano a scacchi. Gli altri erano tutti più anziani;il maestro Allinovi sembrava il tipico signore di campagna molto gentile;il maestro Giovetti era innamorato della donna in quanto creatura perfetta che offriva la sua conchiglia al maschio perché la aprisse con delicatezza e ne pregustasse i tesori che conteneva;il maestro Dapoto era invece il classico signorotto siciliano,sempre vestito con giacca e panciotto,orologio nel taschino,basso di statura con capelli neri nonostante l età due baffetti tipici alla siciliana dritti e pareggiati che degradavano in una sottile punta ai lati delle labbra superiori con la sigaretta quasi sempre accesa nel bocchino che teneva con la mano destra a mezz aria. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.8

9 Tutti velatamente e senza cadere in volgarità mi facevano un po la corte esprimendo commenti lusinghieri sul mio aspetto,sulle minigonne non troppo audaci che indossavo ecc.era una specie di gioco al quale mi prestavo volentieri anche perché in verità non mi mancarono mai di rispetto. Avevi anche una madre molto carina. Mi sono dilungata un po perché tu possa avere una panoramica del mio ambiente di lavoro La mattina che Afro fece gli esami,mi trovavo in classe del maestro Dapoto e aspettavo con ansia la famosa telefonata,egli mi osservò un po e poi mi chiese:-cosa hai questa mattina che ti vedo molto assente?- -Sto aspettando una telefonata importante -Spero sia per qualcosa di bello -Se lo è sarà il primo a saperlo..-e la cosa finì lì Alle dieci mi chiamano in segreteria al telefono e io mi precipito,prendo la cornetta e sento la voce di Afro:-E positivo,sei incinta,spero tu sia contenta!- Deposito la cornetta,ringrazio e torno in classe un po frastornata dalla notizia. Il maestro mi osserva con intensità e mi chiede:-che cosa ti è successo?- -Perché?- -Sei diversa,hai una luce particolare negli occhi,è come se fossi assente - -Sono incinta,l ho saputo adesso.lei è il primo a saperlo..-e sorridendo lo abbracciai -Sei contenta? -Un po frastornata,ma credo proprio di sì. e gli occhi diventarono lucidi e scese qualche lacrimuccia Non ne parlammo più per tutta mattina e io fremevo per tornare a casa e dare la notizia a tuo padre Giunsi a casa della nonna Onelia e lo trovai che stava già pranzando,mi sedetti a tavola e tra un cucchiaio e l altro di minestrone,senza guardarlo in viso gli dissi a bruciapelo: -Ho fatto le analisi e sono incinta!- Non ti posso dire quale fu la sua reazione immediata perché continuò a mangiare senza tradire alcuna emozione. Ormai era fatta e non si poteva tornare indietro,forse sconvolgeva un po i nostri piani.. Io stessa,fui come presa non alla sprovvista anche se c era da aspettarselo che prima o poi capitasse,ma poi pensandoci fui molto contenta e mi prese come una ridda di sentimenti,una frenesia su quello che avrei fatto,su come ti avrei educato,su dove ti avrei portato ecc. Sembrava che tutto dovesse succedere nei prossimi giorni.. Non parlammo mai del fatto che forse arrivavi un po presto,tutti e due accettammo il fatto compiuto e adagio adagio cominciammo ad affrontare la nuova vita come si presentava di volta in volta Chi non riuscì a stare nella pelle dalla gioia fu la nonna Luisa,il pensiero di diventare nonna la mandava in estasi,poi il primo nipote;dopo poco che glielo dissi,lo sapeva tutto il paese : Lei che correva in strada per vedere i figli delle mamme che passavano con la carrozzina,presto ne avrebbe avuto uno o una tutto suo da sballottare. La prima cosa che fece fu quella di darmi la foto di un viso di bimbo piccolo,biondo,con due immensi e profondi occhi azzurri che sorrideva mostrando una fila di dentini bianchi,sembrava fatto apposta da baciare. Dovetti metterla nel primo cassetto del comò in modo che ogni vota che aprivo il cassetto lo vedevo,così avevo l immagine di come avrebbe dovuto essere mio figlio. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.9

10 APRILE 1972 Posso dire che non mi accorgevo di essere incinta. Dopo aver fatto gli esami,feci una visita dal ginecologo che mi avrebbe seguita in tutta la gravidanza,il dottor Gotti di san Secondo,che oltre tutto era un conoscente dei nonni di Fontanelle da molto tempo,era come uno di famiglia. Se non fossero sorti problemi dovevo farmi controllare ogni due o tre mesi. Io stavo bene,mangiavo con appetito,dormivo sonni tranquilli,ero dinamica come sempre,ero cresciuta solo un chilo o due,non avevo nausee di alcuna sorte,mali o voglie strane,stavo molto bene. Solo una volta correndo sul marciapiede di casa,scivolai e caddi seduta battendo pesantemente un fianco,ma tutto si risolse con un forte dolore per la botta,senza alcuna ripercussione su di te che ti stavi formando,senza dare ancora segni di vita Allora non c erano le ecografie a mostrarti il feto. In aprile fummo invitati con Renzo ed Anna Maria dalla Miriam a Ravenna a trascorrere un giorno a casa sua Avevamo conosciuto lei e Lamberto in Iugoslavia durante l estate perché eravamo nello stesso albergo di Plitvice ed eravamo diventati amici. Non si conosceva nulla ancora,la mia pancia era sempre piatta,tuttavia dovendo comperare un giubbotto primaverile scelsi una specie di casacca di velluto nero arricciata davanti e sul dietro,con le maniche larghe pure arricciate e chiuse da un polsino Era simile a quelle casacche da pittore che si vedono in certi film,mi sentivo molto bohemienne e mi immaginavo a Montmartre con la tavolozza dei colori nella sinistra ed il pennello nella destra intenta ad immortalare sulla tela le vedute di Parigi o a tracciare con il carboncino i tratti salienti del viso di qualche turista a cui facevo il ritratto.. Ci fermammo per due giorni e ricordo che il mattino dopo la prima notte,mentre mi chiudevo la cerniera dei pantaloni,non riuscii a chiuderla perché la pancia si era ingrossata. Lo so,che sembra difficile da credere,ma mi ingrossai dalla sera alla mattina e la pancia presentava una dolce prominenza ed i seni si erano induriti..davi i primi segni della tua presenza Andai in giro due giorni per Ravenna con i pantaloni appena appena chiusi fin dove lo permetteva la pancia ricoperti dalla mia casacca da pittore. Da quel momento la pancia cominciò ad allungarsi sempre più ed io dovetti comperare vestiti premaman Il primo fu rosso di una stoffa sintetica che arrivai al punto di odiarlo per quanto lo avevo indossato.,poi la nonna Luisa me ne confezionò due in cotone di cui uno un po civettuolo,con un volant nella gonna e le maniche corte a palloncino,leggermente corto con una stoffa blu scuro con dei piccoli mazzi di fiori..era il mio preferito. Non aveva senso avere tanti abiti che poi non avrei più indossato.. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.10

11 FINE MAGGIO - INIZIO GIUGNO 1972 La pancia ora era cresciuta bene e sembrava avessi un pallone gonfio sotto il vestito,la pelle dell addome si stendeva sempre più sembrava volesse scoppiare. Avevo cominciato a leggere libri che parlavano del parto e della gravidanza ed io ero negli standard giusti,ero aumentata i chili giusti,insomma ero tutta pancia Andavo a scuola a Parma e viaggiavo con la Nera e Sandra,in 500,loro mi facevano scendere presso la chiesa di san Giuseppe e poi io a piedi svoltavo in via Bixio e poi procedevo fino alla mia scuola sul lungoparma. Non ricordo il momento esatto,quando ti sentii muovere per la prima volta,ma in quel periodo davi spesso segno della tua presenza;nella pancia si formavano delle protuberanze e se appoggiavi la mano avvertivi proprio qualcosa che si muoveva dentro di te. Non so spiegarti bene cosa provavo in quei momenti:meraviglia,stupore per la certezza che un essere vivente cresceva in me,quasi una certa inspiegabile paura di fronte ad un vero miracolo che si realizzava in me,anche se la nascita di un essere umano come quella di un animale era un fatto che constatavo ogni giorno,ma viverlo su e in me era un altra cosa ben più profonda, quasi sacra Ed in questo modo io vivevo la tua presenza,comunicavo con te,parlavo con te,perché se vivevi in me dovevi sentire quello che provavo. Quel breve tratto di strada a piedi che percorrevo per arrivare alla scuola era il momento che preferivo;la città era ancora sonnolenta non vi era ancora la corsa frenetica al lavoro,i passanti camminavano con calma,i rumori erano ancora attutiti.il sole avanzava in un cielo azzurro limpido e sentivi il suo calore che vinceva la brezza mattutina,le ombre si proiettavano ancora lunghe sulla strada,avvertivi un profumo di pulito nell aria,mi piaceva camminare con te. Ti descrivevo i negozi che incontravo,le verdure e la frutta esposte,i colori delle cose,del cielo, le persone che incontravo il nome di ciascun negozio,i profumi che riempivano l aria e poi i suoni e mi fermavo zitta un momento perché tu potessi sentirli e distinguerli,ti descrivevo gli uccelli che si nascondevano tra gli alberi del viale Era un momento tutto nostro. Credo che se qualche passante mi sentiva avrà pensato che non avevo tutte le rotelle a posto in quanto parlavo e gesticolavo da sola.. Con la fine delle scuole io rimasi a casa tutto il giorno da sola e spesso anche la sera perché il papà tornava tardi dai suoi percorsi di rappresentante e a volte doveva assistere a delle partite di calcio di una piccola società di cui era segretario Di solito di giorno andavo dalla nonna Luisa e tornavo alla sera,ma questo stato di cose mi innervosiva e così fumavo anche qualche sigaretta in più e ciò non era il massimo nel mio stato Se c è una cosa che mi puoi rimproverare è proprio questa:in gravidanza ho fumato meno,ma non sono mai riuscita a smettere. In quel periodo erano molto moderne le parrucche ed anch io mi lasciai tentare,avevo i capelli lunghi e volevo vedere come stavo con i capelli corti,così acquistai una parrucca di capelli molto simili a quelli veri,corti ed ogni tanto la indossavo..mi sentivo diversa e stavo anche bene con i capelli corti,ma non avevo il coraggio di tagliare i miei;con la parrucca avevo risolto il problema. Io continuavo a godere ottima salute,solo a volte provavo acidità di stomaco e mi dicevano che erano i capelli del bambino che crescevano e ne urtavano le pareti..saggezza popolare. Quando guidavo la 500 ormai la pancia toccava il volante;non avevo ancora comperato nulla per il nascituro,per scaramanzia;il mio guardaroba era proprio povero e se mi fosse capitato di dover partecipare ad una festa,avevo solo i soliti tre vestiti.. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.11

12 Allora andai con la nonna in un negozio in città e provai un completo pantaloni e casacca bianchi in cotone,mi mancava il sombrero e poi ero un peone messicano,me lo tolsi subito anche se era l ultima moda,ed optai per un vestito in fantasia verde che scivolava sul corpo allargandosi verso il basso,sembravo una campana,mi mancava solo il batacchio. Non eravamo mai andati in piscina,solo quell anno che ero incinta e non avevo neppure il costume adatto anche se credo che non lo avrei messo tutti a godersi il sole e l acqua fresca ed io sotto l ombrellone con una campana addosso. Potresti dirmi che potevo starmene a casa,ma mi scocciava quando tutta la compagnia e tuo padre ci andavano La nonna Luisa si stancò di vedermi con i soliti abiti e venne un giorno con un paio di pantaloni blu che si potevano allargare a mano a mano che la pancia cresceva e con una camicetta arricciata a motivi floreali dicendo:-o li indossi,o io non ti voglio più a casa mia!- Messa alle strette dovetti obbedire e quella diventò la mia divisa festiva La fotografia dal giornale mi sorrideva ogni volta che aprivo il cassetto; eri un maschio,lo dicevano tutti per la forma della pancia;avevamo cominciato a pensare ai probabili nomi,io ero innamorata dei nomi russi e la scelta era tra :Alessio,Simone e Nicola,se fosse stata una femmina,annalisa o Alessia Durante la gravidanza non avevo paura di nulla,solo una volta un nostro amico,non sapendo del mio terrore per le bisce e in genere di tutto ciò che striscia,un giorno disse che in un paese vicino al nostro era nato un bambino con la lingua bifida;ci pensai per diversi giorni e poi riuscii ad allontanare questo pensiero fino a quando vidi una biscia arrotolata ai piedi di un albero. Per diversi giorni pensai a ciò come a dei presagi infausti e sebbene riuscissi a vincere quella fobia,ogni tanto tornavano alla mente. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.12

13 LUGLIO 1972 La mia amica Miriam mi invitò a trascorrere una settimana a casa sua a Marina Romea;stavano costruendo un paese vicino al mare e suo zio aveva acquistato una casa unita ad un altra famiglia ed era il primo anno che ne usufruivano. Chiesi il consiglio del medico,il quale non mise alcuna difficoltà visto come procedeva la gravidanza,solo non dovevo espormi molto al sole e fare poca vita di spiaggia. Tu sai,che quando si parla di mare sono disposta a tutto pur di andarvi,quindi partii con il mio bel pancione. La casa era appena ultimata ed eravamo un po baraccati perché non era ancora tutta ammobiliata,infatti io dormivo in una specie di mansarda,su una brandina con una lucina posta su un tavolino,ma non importava perché ero in gradita compagnia ed ogni giorno con Miriam dovevamo decidere nuovi acquisti per la casa,facemmo vari giri in città e ne approfittammo per vedere i mosaici di sant Apollinare in Classe che mi lasciarono senza fiato per la loro bellezza. Poi visitai la famosa statua del guerriero morente Guidarello talmente bella che tutte le donne cercano di baciare o di toccare. La sera verso il tramonto facevamo un giro in bicicletta al mare,fu allora che credo tu abbia imparato ad amare il mare.. Appoggiavamo la bici e poi ci sedevamo sul lettino in riva al mare,in spiaggia non c era più nessuno perché il bagno era frequentato da gente snob che andava in spiaggia a mezzogiorno fino alle quattro. Io mi concentravo e respiravo a pieni polmoni perché arrivasse fino a te il profumo di salmastro delle reti tirate in barca dai pescatori,delle alghe ammucchiate sulla sabbia dopo una burrasca,degli spruzzi dei cavalloni che arrivavano fino ai piedi. Nel silenzio si udiva il suono del vento che faceva sventolare gli orli degli ombrelloni ancora aperti e spingeva le onde sulla riva con lo stesso ritmo,l onda si stendeva sulla sabbia con una cresta di schiuma bianca per essere subito seguita da un altra e un altra ancora. I colori cercavo di spiegarteli con le varie sfumature,i toni caldi e accesi perché tu potessi vederli con i miei occhi;il caldo penso lo avvertissi sulla mia pelle. Erano tutti modi per essere un tutt uno con te! La sera ci si chiudeva in casa e si facevano le ore piccole a chiacchierare per ore intere,ricordo quella settimana con tanta allegria:poi il papà tornò a prendermi,nel ritorno,guardandomi nello specchietto retrovisore, scoprii che col sole nel volto erano apparse alcune macchie più scure;il mare aveva lasciato il segno,perché le chiazze scure che appaiono in gravidanza,di solito rimangono per tutta la vita Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.13

14 AGOSTO 1972 Devo dirti la verità,cominciavi ad essere ingombrante,pur con tutto il bene che ti voglio e tutta la mia pazienza, scarrozzarti era faticoso. I vestiti cominciavano a tirare sulla pancia,specialmente quello rosso ;non riuscivo a dormire come volevo perché abituata a stare in pancioni con la gamba destra flessa,ora dovevo mettermi su un fianco e allora la pancia era tutto un cunette e dossi,forse anche tu cercavi la posizione migliore per riposarti. Ormai ero di quasi sette mesi perché secondo i calcoli del ginecologo saresti dovuto nascere alla fine di ottobre,così cominciammo a girare per negozi per comperare almeno le prime cose indispensabili:camicini,maglioncini,scarpette,carrozzina ecc.tu non hai idea di quanto venivi a costare senza aver ancora messo fuori il naso. Non sapendo ancora di che genere fossi,comperammo vestitini di colori tenui in modo che li potessero indossare sia i maschi che le femmine. Inoltre io confezionai ad uncinetto delle bellissime copertine di lana. Io avevo letto di un metodo di respirazione che era molto di aiuto durante il parto,e cercai un ostetrica che me lo insegnasse;ti ho detto tante volte che hai una madre progressista,aperta a nuove esperienze. Me ne indicarono una di Roccabianca che abitava vicino al distributore di Mano,ci andai le esposi ciò che volevo ma non sarebbe potuta venire con me in sala parto perché ogni ospedale ha la sua ostetrica e non ne vogliono altre Quando la vidi,rimasi un po sconcertata perché mi trovai davanti la persona più dimessa di questo mondo,sempre vestita di scuro con i capelli leggermente ondulati raccolti in una crocchia come le vecchie,che quando parlava teneva lo sguardo fisso a terra,con una voce bassa e un po cantilenante,sembrava sempre avesse la testa altrove,amava la pittura e dipingeva in una stanza piena di tele con lo stesso soggetto dipinto tante volte,ma con toni e sfumature più chiare o scure. Iniziai con una certa titubanza,ma devo dire che era veramente brava. Il metodo consisteva in due tipi di respirazione;quando sentivi iniziare il dolore dovevi respirare molto in fretta,come il cane che latra e diminuire a mano a mano che il dolore passava;quando sentivi le spinte dovevi fare una profonda inspirazione e poi emettere l aria accompagnando il dolore che se ne stava andando, come se stessi spegnendo una candela. Andai alcune volte lo imparai perfettamente,tutto proseguiva nel migliore dei modi ed io ero pronta a riceverti,non mi facevano paura i dolori del parto,io avevo solo voglia di vederti Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.14

15 24 SETTEMBRE 1972 Era un bellissimo settembre,ancora caldo non afoso come in estate,ma mite e dolce;la campagna si riempiva di colori sgargianti dal rosso cupo arancione e verde scuro delle foglie delle viti al bruno dorato dei chicchi di granoturco stesi nelle aie ad asciugare ;era come il canto del cigno della natura che dà il meglio di sé prima del malinconico sonno invernale Era una domenica ed io mi alzai tardi,alle 10,per lavare i piatti che avevo lasciato nel secchiaio la sera prima per andar in compagnia degli amici. Nella penombra della cucina lavavo e canticchiavo nello stesso tempo,quando mi fermai con in mano un piatto perché mi sentii bagnata:non poteva essere l acqua del rubinetto e nemmeno pipì,perché non mi era mai successo in vita mia mio Dio,le acque,mi si erano rotte le acque,almeno credevo Con un canovaccio tra le gambe corsi in camera,svegliai Giancarlo perché andasse ad avvisare sua madre per andare in ospedale Mezzo addormentato si girò dall altra parte,ma quando realizzò la cosa scattò in piedi si vestì in fretta e corse alla macchina.le comiche..sua madre era nei campi e dovette lavarsi un po quindi mandò avanti la zia Lauretta che mi trovò vestita e pronta Decisi di andare con lei dall ostetrica per vedere cosa era successo realmente;matte,perché potevi nascere da un momento all altro. Lei mi visitò e mi disse di andare subito in ospedale perché l utero si stava dilatando,nel frattempo era arrivata anche la nonna Onelia e partimmo,in macchina fumai due sigarette,mi avevi sbaragliato mettendomi davanti al fatto compiuto senza darmi un po di tempo per abituarmi psicologicamente alla tua venuta. Tu,mi dirai che ormai erano otto mesi che lo sapevo,sì.ma volevo pensarci con calma all ultimo periodo..invece tu mi facesti la sorpresa di arrivare quasi un mese in anticipo.. C era il mio ginecologo che quando mi vide nello studio mi chiese: -Ma cosa ci fai qui?- -Credo che ci siamo.- -Ma dai,è troppo presto ma vieni che ti visito.- -Hai ragione,vai a metterti a letto perché ci siamo.- Mi misero a letto dopo avermi fatto un clistere dicendomi di chiamare se sentivo le spinte e mi lasciarono sola Io mi chiesi come avrei fatto ad accorgermi delle spinte,ma non dissi nulla Quella domenica la maternità era molto frequentata perché c era una signora in sala parto,una in sala travaglio ed io in camera.tutte e tre sulla dirittura d arrivo.. Frattanto arrivarono mio padre e mia madre In camera ero sola,ogni tanto la nonna Luisa entrava e cercava di farmi compagnia perchè pensassi meno ai dolori. Infatti cominciavo a sentire delle fitte ai reni,come se una lama mi penetrasse nella carne e girasse nella ferita,inoltre si prolungavano ed erano più frequenti. Allora cominciai a praticare la respirazione che avevo imparato e mi lasciarono sola perché potessi concentrarmi meglio;i dolori ormai non davano tregua,ne terminava uno e subito dopo ne cominciava un altro. Pensavano che ne avessi ancora per ore,allora mandai il papà ad assistere alla partita di pallone a Fontanelle perché era il segretario di una delle due squadre,non valeva la pena che si fermassero tante persone,se fosse successo qualcosa prima lo avremmo subito avvertito.. Ad un certo punto verso le 4 improvvisamente mi aggrappai con le mani alla testiera del letto con un impulso tremendo di spingere e mi misi ad urlare:-le spinte,le spinte..- Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.15

16 Subito intervenne una infermiera che vista la situazione chiamò aiuto e mi portarono in sala parto spodestando la signora che già era sul lettino,mi coricarono,mi poggiarono le gambe sul rialzo apposito e fecero appena in tempo ad infilarmi le calze bianche che tu eri pronto ad uscire. Io spingevo accompagnandomi con la respirazione,il medico era pronto a riceverti e l ostetrica spingeva sulla pancia,non so quante candele ho spento prima che tu nascessi.. Finchè sentii :-Forza,dai che ci siamo,..l ho preso..è un bel maschietto.- E ti tirarono letteralmente fuori dall utero dilatato prendendoti per la testina,poi ti rovesciarono prendendoti per i piedini e passò qualche istante prima che tu piangessi I dolori erano magicamente scomparsi,ma mi spaventai perchè tardavi a piangere era sintomo di qualche impedimento delle vie respiratorie,ma un piccolo ceffone dell ostetrica rimediò a tutto e si udì un forte vagito,credo di protesta. Io ebbi la faccia tosta di chiedere al medico se potevo fumare una sigaretta,ma mi rispose che non era ancora finita,infatti la placenta uscì poco dopo con un misero flop-. Era veramente tutto finito,tu eri sano e robusto con tutto il corpo a posto,ti lavarono,ti vestirono e ti presentarono a tua mamma,avevi gli occhi chiusi,ma non ci feci subito caso,dopo mi dissero che avevi sofferto perchè avevi tre giri di cordone ombelicale intorno al collo,che avevi bevuto un po di liquido amniotico,eri rimasto un po scuro e gonfio tanto da non riuscire ad aprire subito gli occhi che restarono per quasi venti giorni con la pupilla cerchiata di sangue. Nella penombra della luce soffusa della nursey ti scambiavano per il figlio di un medico negro che lavorava in ospedale. Appena nato il medico uscì per dare la buona novella al parentado e rese felici le due nonne dicendo che assomigliava a tutte e due,invece per me eri il nonno Miretto in miniatura. Non so se nella tua mente può essere rimasto un vago ricordo dei momenti della tua nascita,ma deve essere stata per te un vero trauma;abituato ad essere il signore indiscusso di un piccolo spazio dove ogni suono era attutito la luce soffusa,improvvisamente vieni catapultato attraverso uno stretto cunicolo,vieni tirato per la testa mentre dall altra parte ti spingono fuori,vieni investito da una luce accecante,frastornato da rumori assordanti;non ti lasciano neppure un attimo per realizzare dove sei capitato e di adeguarti alla nuova realtà che ti colpiscono anche con uno schiaffo mettendoti sottosopra.-come è dura la vita avrai pensato ed era appena iniziata,chissà cosa sarebbe successo in avvenire.. Bando agli scherzi,se non mi fossi aiutata con la respirazione e tu avessi impiegato più tempo a nascere,non so se ora saremmo qui a raccontare la tua avventura. La zia Lauretta andò ad avvisare il papà che assisteva alla partita,così metà paese fu avvisato dell evento ed io me lo vidi arrivare in camera con un mazzo di rose giallo- arancioni dicendomi: -Di rose rosse non ne avevano più- Io gli scoppiai a ridere in faccia sia per la scusa sia nel vederlo come teneva quel mazzo di fiori,come se scottassero perché tuo padre non mi ha mai regalato un fiore Ero diventata logorroica,da quando ero tornata in camera,continuavo a parlare,non stavo zitta un minuto;poi arrivarono Carla e Raffaele con un grande puf rosso Alle 16 e 35 di domenica 24 settembre ero diventata mamma Non mi ricordo se la sera stessa ti portarono in camera; frattanto erano nate due femmine alle altre signore,verso le undici mi lasciarono alzare per andare in bagno e poi mi sedetti e mi avvicinai al vetro della nursey e mi misi in contatto con te,perché so che percepivi la mia presenza e ti diedi il mio personale benvenuto perche non era stato possibile durante il giorno per la confusione ed il continuo andirivieni. Mi sembrò quasi di vedere un piccolo sorriso sulle tue labbra,forse era un gioco d ombre reso possibile dalla luce soffusa,o perché tu -ridevi con gli angeli.,come dicono i nostri vecchi quando un neonato sorride nel sonno. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.16

17 Poi mi sedetti su una sedia del corridoio deserto e mi lasciai cullare da una sensazione di gioia di chi è consapevole di aver realizzato un momento importante nella sua vita,mi accesi una sigaretta,l unica concessami dal medico e aspirai profondamente,gustandola,poi mi recai a letto:ero diventata madre Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.17

18 25-28 SETTEMBRE 1972 Il giorno dopo il pomeriggio,ti portarono in camera ed io dovevo cambiarti e cercare di farti succhiare il latte. Pregai che la nonna Luisa arrivasse presto perchè io non sapevo da che parte prenderti; non eri piccolissimo perché pesavi 3,250 kg ma eri lungo più di 50 cm.,ma per me eri come un bambolotto ed avevo paura di romperti. Ti posai sul letto,aprii il pannolone e..non avertene a male..ma non eri così bello come dicevano,non avevi nulla della fotografia che mi sorrideva dal cassetto del comò.. Il viso era quello del nonno,i capelli scuri stavano dritti come pali,le gambine e le braccia sembrava avessero la pelle raggrinzita che faceva delle pieghe, piangendo diventavi rosso scuro,quasi viola. La nonna arrivò e mi insegnò a cambiarti,perché allora non si usavano i pannoloni usa e getta,ma era più complessa la faccenda;mi fece vedere come dovevo muoverti ed adagio adagio diventai più sicura ed esperta. Avevi un modo di piangere tutto particolare che mi faceva venire il mal di cuore dallo spavento:partivi con uno strillo altissimo,poi silenzio ma diventavi perfino viola,al che io pensavo sempre non riuscissi a respirare,poi ripartivi con un altro strillo;ero arrivata al punto di temere che tu ti soffocassi se non accorrevo subito Telefonai a Miriam per darle la notizia e lei mi rispose che era al terzo mese di gravidanza,la seconda dopo Consuelo Il giovedì uscimmo dall ospedale,tu nella tua cesta ed io con solo qualche chilo in più che avrei smaltito presto,ci fermammo dalla nonna Onelia e poi via a casa di nonna Luisa,dove saremmo rimasti una ventina di giorni,per permettere anche a me un aiuto ed una compagnia,visto che il papà era fuori tutto il giorno Avevi una culla principesca formata da una cesta di vimini imbottita con un materassino e sopra una asticella di metallo che sosteneva come una tenda, il mio velo da sposa. All inizio avevi qualche difficoltà ad attaccarti al seno a causa del liquido amniotico che avevi bevuto durante il parto. Furono problemi superati presto e ti dimostrasti un vorace affamato,è la parola esatta:strillavi mentre ti si cambiava,poi quando sentivi con le manine il seno cercavi il capezzolo,lo mettevi in bocca e cominciavi a succhiare con forza,tenendolo stretto con le manine:se perdevi il capezzolo o ti staccavo per farti succhiare l altro seno erano strilli acuti Eri talmente ingordo che ad un certo punto non ce la facevi più,ed allora chiudevi gli occhi senza staccarti dal capezzolo,restavi come in coma per qualche secondo e poi ricominciavi,ma non con la stessa ingordigia,era un calando con sonnifero,alla fine eri proprio addormentato e dovevo faticare per farti fare il ruttino appoggiato alla spalla. Era un ottobre meraviglioso,ancora tiepido e soleggiato con la campagna ravvivata da splendidi vivaci colori,nei campi si svolgeva l ultima vendemmia,l aria era carica di profumi inebrianti;tutti i giorni facevamo la nostra passeggiata e ti parlavo di tutto questo,ora eri lì con me e potevi sentirlo direttamente. Inoltre c era la tua presentazione in società perché tutti ci fermavano e si informavano e dicevano la propria,tu cominciavi a cambiare aspetto ogni giorno senza esagerare,non assomigliavi più al nonno,avevi una bella testina rotonda,cominciavi a perdere i dritti capelli della nascita che vennero sostituiti da una specie di sottile peluria castana,mi piaceva moltissimo osservarti quando dormivi steso su un fianco con il ciucio in bocca con solo la testina e le manine chiuse a pugno che sbucavano dal lenzuolo Il papà veniva a cena stava un po ad ammirarti e poi tornava a casa. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.18

19 Tu però avevi preso il brutto vizio di svegliarti diverse volte la notte per mangiare o per dolori di pancia,dicevano cose normali per i neonati;era come se tu fossi in una fase di assestamento..ma la cosa che mi preoccupava era che come ti si prendeva in braccio tacevi;ma come ti si adagiava nella culla, urlavi. Non è che cercavi di mettermi sottogamba così piccolo. Figurati se con la nonna Luisa potevo farti piangere;come facevi uè- eri già in spalla.ed io che mi ero riproposta di non darti vizi e poi me ne sarei accorta col passare del tempo che in tutte le cose tra il dire ed il fare,c è di mezzo il mare. Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.19

20 OTTOBRE 1972 L esperienza popolare insegna che la madre di un figlio maschio non deve lavarsi i capelli per 40 giorni e che sempre per 40 giorni sentirà le conseguenze del parto. Personalmente non mi lascio molto influenzare da tali convinzioni ed infatti resistetti venti giorni e poi mi feci una bella lavata di capo;ma per quanto riguarda il resto penso vi sia un che di verità perché per 40 giorni esatti soffrii di emorroidi,ma con dei dolori lancinanti che allo scoccare del giorno previsto,scomparvero improvvisamente. Ai primi di ottobre facesti l ingresso ufficiale in casa nostra,dove avevi una cameretta tutta per te con la culla ed il lettino dove speravo avresti trascorso le tue notti dormendo beatamente;avevo fatto i conti senza l oste. Già la prima notte,piangesti per tutto il tempo con solo qualche attimo di arresto come se volessi tirare il fiato per ripartire più forte di prima Io ed il papà ci guardavamo sconfitti perché le provammo tutte,lasciarti piangere per un po,darti da mangiare,prendendoti in braccio e cullandoti.non chiudemmo occhio e ci chiedevamo dove tu potessi trovare tutta quella energia Quando il mattino dopo ti portammo ad Ardola,la nonna ci guardò e ci chiese cosa fosse successo perché sembrava avessimo il viso stropicciato e gli occhi cerchiati Tu di notte ti svegliavi sei o sette volte,io venivo subito vicino al lettino per farti smettere e permettere di dormire almeno al papà,perché non volevo dichiararmi subito sconfitta;ma quando una notte mi ritrovai addormentata in ginocchio appoggiata alla culla,ti portai in camera mia,almeno non scendevo dal letto,bastava che allungassi un braccio e dondolassi un po. Ti attaccavo pure al seno,succhiavi,ma dopo un oretta ricominciavi e pensammo che forse il mio latte non fosse abbastanza nutriente per te,ci rivolgemmo al pediatra del consultorio e mi fece provare a darti un aggiunta di latte artificiale:la prima volta ne mangiasti 80 g.;il tuo pianto era anche fame.. Tuttavia le cose non si aggiustarono,tu continuavi a piangere di notte ed io spesso mi alzavo e ti dondolavo in braccio girando per casa come una sonnambula;quando di giorno ti addormentavi nella cesta mi addormentavo anch io,se appena potevo,sembravo una macchinetta a gettone -Vedrai che quando avrà sei mesi,smetterà da solo-ed io speravo sempre. In compenso crescevi a vista d occhio,le grinze della pelle cominciavano a riempirsi tu cambiavi espressione proprio da un giorno all altro.,sembrava cominciassi a riconoscere la mia voce,le pupille non erano più cerchiate di sangue e tu avevi preso un colorito normale,roseo. Dai primi giorni di vita,cominciasti ad usare il succhiotto,quando lo perdevi lo cercavi muovendo il viso e se non riuscivi a riprenderlo strillavi come un aquila. Frattanto il pezzo di cordone ombelicale tagliato alla nascita,si era seccato e staccato,così potemmo farti il primo bagnetto,fu come preparare una cerimonia,intervenne l ostetrica che mi aveva seguito a casa,stendemmo tutto l occorrente,il sapone,i vestiti,l accappatoio le creme,sentimmo la temperatura dell acqua con il gomito e ti immergemmo. Non avesti nessuna manifestazione,anche se sembravi leggermente soddisfatto,solo quando qualche goccia d acqua ti entrò in un occhio avesti un movimento di disgusto;però alla fine quando fosti bel frizionato,profumato e vestito,facesti una specie di sorriso che noi interpretammo come soddisfazione Il 22 ottobre ci fu il Battesimo,io ed il papà fummo i tuoi padrini perché secondo noi eravamo le uniche persone che ti avrebbero seguito,consigliato nella tua vita più di qualunque altro. Eri uno splendore :avvolto in una vestina di tulle bianco trasparente e poggiavi su un port-enfant sempre di tulle con ricami e volants,sembravi avvolto in una nuvola bianca;non piangesti,anzi dormisti o meglio tenesti chiusi gli occhi per tutto il tempo della cerimonia,eri in braccio a me ed il Oops, inciampai nella mia nuvola e caddi... pag.20

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