INTERVENTO ELISABETTA DONATI PARI E DISPARI

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1 INTERVENTO ELISABETTA DONATI PARI E DISPARI Al momento attuale la nostra società, attraversata da profondi cambiamenti demografici, ci offre uno scenario particolare e completamente nuovo: cinque generazioni di donne come di uomini del resto - sono contemporaneamente presenti in scena e assumono diverse posizioni rispetto al lavoro, alla famiglia, alla vita stessa. Questo permette un inedita visione a largo spettro di fenomeni di continuità ed innovazione nelle esperienze femminili, dà la possibilità di misurare l entità dei cambiamenti avvenuti nel corso della vita delle donne e stimola ad una rilettura delle trasformazioni dell intera società, alcune delle quali vorrei qui considerare con attenzione. La prima grande trasformazione riguarda la crescita della scolarizzazione femminile, processo avviato a partire dagli anni 70 e che vede oggi le donne superare i colleghi maschi 1 Il sorpasso è avvenuto alla fine degli anni 80: in media le ventenni risultavano più istruite dei loro coetanei maschi e il distacco oggi continua a crescere. Questo fenomeno ha agito come leva su molti altri, primo di tutti l intenzione di entrare nel mondo del lavoro e di restarvi. A tutt oggi però la scolarizzazione femminile non si è ancora tradotta in diminuzione degli svantaggi delle donne nel loro percorso professionale. Come scrive Paolo Santi 2 in un suo celebre saggio le ragazze che escono dall università sono generalmente giovani brave ma discriminate. Anche nel mercato del lavoro si sono registrati cambiamenti di grande portata: sullo sfondo va collocato il passaggio dal modello cosiddetto fordista a quello della nuova economia 3 dove prevalgono esigenze di flessibilità e di destandardizzazione del lavoro, con la 1 A partire dagli anni 80 la percentuale delle ragazze e dei ragazzi frequentanti le scuole di ordine superiore sono quasi pari (51% per le femmine e 52,2% per i maschi) mentre dagli anni 90 inizia il cosiddetto sorpasso che caratterizza fino ad oggi la scolarità nel nostro Paese (nell anno scolastico 1997/1988 le ragazze sono l 83.8% e i ragazzi l 80.6% nelel scuole superiori, mentre all università sono rispettivamente il 47.5% ed il 38.5%- Dati Istat. Relazione A. Zuliani, 2000, 2 Paolo Santi: Giovani, brave ma discriminate, in Stato e mercato, Di questo passaggio i fenomeni più rilevanti sono, secondo il rapporto Istat: la materializzazione delle produzioni, la globalizzazione dei mercati, la centralità del capitale umano, le nuove politiche di impresa. 1

2 conseguenza di flessibilizzare il tempo di lavoro in termini di orario e di durata. Dal lato dell offerta, affiorano nuovi comportamenti in cui la partecipazione al lavoro retribuito è aperta a tutti i membri della famiglia. Il lavoro non è più solo un mezzo per guadagnarsi da vivere ma l ambito di realizzazione della persona, il canale prioritario di inclusione sociale e l espressione della cittadinanza materiale. Queste trasformazioni del lavoro hanno trovato un rilievo politico nel Trattato di Amsterdam (1997) e in quello di Lisbona (2000) che hanno stabilito un obiettivo di occupazione femminile dell Unione europea del 60% entro il 2010, obiettivo peraltro strettamente connesso con il principio di sostenibilità dei regimi di welfare, di cui la piena occupazione è presupposto materiale e morale. In effetti dopo la caduta del tasso di occupazione femminile per tutti gli anni 60, fino al minimo storico del 1971, dal 1972 le donne iniziano a presentarsi sul mercato del lavoro in numero sempre crescente e tendono a rimanervi anche in coincidenza con il matrimonio e la nascita dei figli. Sono proprio le donne nella coorte di età centrale ad aumentare tra le occupate, dando forma a quell esperienza particolare che è stata definita doppia presenza FDL Maschi FDL Femmine Occupati maschi Occupati Femmine Per doppia presenza si intende la contemporanea presenza e responsabilità delle donne adulte verso il lavoro e la famiglia, la costruzione di una combinazione - sempre dinamica e multiforme - fra tempi di vita e tempi di lavoro, la paziente tessitura di risorse materiali e simboliche in una trama che, come quella di Penelope, è continuamente da fare e rifare. 2

3 Non a caso la più affascinante definizione di questo fenomeno è di Lorenza Zanuso che parla di disposizione delle donne ad agire e pensarsi in modo trasversale fra mondi concepiti e praticati in opposto fra loro: il pubblico ed il privato, la famiglia ed il mercato del lavoro, il personale e il politico, i luoghi della produzione e della riproduzione. 4 La doppia presenza pesa su molte donne come una gravosa condizione perché è molto di più che la somma dell impegno professionale con le responsabilità di cura familiare. Non è solo quella settimana di quasi 70 ore, come rilevano le ricerche Istat sul tempo delle donne. E anche e soprattutto un agire strategico, mirato a tenere in equilibrio diversi mondi, domande di benessere, tempi e luoghi che per di più sono dinamici, in quanto attraversati da processi di cambiamento che ne mutano le priorità, le esigenze, gli standard di benessere. Non a caso le metafore più ricorrenti nel descrivere questa condizione sono quelle del puzzle, dell equilibrismo, dell acrobazia, del giocoliere che tentano di rendere con un immagine processi mentali non assimilabili a nessun altro lavoro. Infatti la doppia presenza costringe ad alternare costantemente scenari, investimenti, progettualità e a muoversi tenendo conto di esiti provvisori, vincolati alle risorse e alle azioni di altri soggetti. Ma qui mi interessa cogliere il segnale che è implicito nella doppia presenza come condizione diffusa: essa è indicativa di una trasformazione che ha visto da un lato le donne entrare in massa nel mercato del lavoro, ma dall altro non è stata accompagnata da una corrispondente disponibilità maschile ad assumersi impegni e responsabilità maggiori nelle attività di cura familiari. Ci parla quindi di uno squilibrio che persiste nel nostro paese, unico nel panorama europeo e si correla significativamente ad un tasso di occupazione femminile ancora sotto al 40% e ad una natalità fra le più basse al mondo. Da uno studio dell Eurostat (1995) risulta che considerando le donne nelle età centrali, dai 20 ai 39 anni sono proprio le particolari condizioni familiari ad influenzare il tasso di partecipazione. In Italia il tasso di partecipazione delle donne senza figli è del 70,9%; scende al 57,3% in presenza di un figlio e al 35,7% con tre figli. In Danimarca invece non solo non vi è 4 Loranza Zanuso: Gli studi sulla doppia presenza, dal conflitto alla norma, in M.C. Marcuzzo e A. Rossi Doria, La ricerca delle donne, Rosenberg e Sellier

4 differenza nella partecipazione al lavoro fra donne con figli e donne senza figli, ma anzi le prime risultano più attive delle seconde. Anche l ultimo rapporto annuale dell Istat sottolinea in modo evidente l influenza del contesto familiare sulla propensione delle donne al lavoro: pertanto il nostro paese deve guadagnare ancora molti punti percentuali per raggiungere la media europea e l obiettivo fissato dalle politiche comunitarie. Ma è proprio la doppia presenza d altra parte ad indurci a rileggere il rapporto delle donne con il lavoro, come parte di un sistema di appartenenze complesse. Questa condizione, benché talvolta lacerante sul piano individuale, ha avuto il risvolto positivo di rompere la rigida dicotomia fra lavoro produttivo e lavoro di cura e la parallela divisione di lavoro fra i sessi. Ha contribuito a disegnare un modello di competenza più ampio, che attinge ad una visione di capitale sociale, costituito non solo da competenze e abilità professionali, ma anche da caratteristiche individuali e da bagagli di esperienze extraprofessionali. Non a caso oggi entra nei curriculum vitae anche l area extraprofessionale, secondo una pratica iniziata proprio per facilitare il ritorno al lavoro delle donne, ma oramai comune e accettata. C è poi un altra conseguenza che va sottolineata perché conduce ad una nuova interpretazione della discontinuità nel rapporto fra donne e lavoro: il modello di partecipazione intermittente o quantitativamente disomogeneo nell arco della vita femminile è stato spesso interpretato come scarso investimento. Invece l assunzione di un sistema di appartenenze complesse fa pensare ad un continuum di esperienze, abilità, un accumulo progressivo di soluzione di problemi e costruzione di strategie. Fa intravedere una società del lifelong learning in cui nelle diverse sfere del lavorare e del vivere i soggetti sia a livello individuale che collettivo - non possono non continuare ad imparare. Questa trasformazione di mentalità è dunque frutto anche del portato delle donne nella trasformazione generale della società. Così come le domande di tempo, di minor ostilità, di equilibrio da esse avanzate fanno venire a galla domande generali di benessere, proprie di tutti, uomini e donne. Le discontinuità presenti nel corso della vita femminile possono essere lette non più come debolezze ma come segnale di cambiamento nei corsi della vita 4

5 più in generale. La chiave di lettura dell interdipendenza si sostituisce a quella fondata sulla separazione dei calendari di vita dei due sessi e delle tappe in essi contenute: prima la formazione, poi l ingresso nel lavoro, poi la pensione per i maschi; formazione, lavoro, matrimonio, casa e figli per le donne. Del resto intorno a questo perno di cambiamento ruota tutto il dibattito europeo sulla necessità di tempo nella società come risorsa fondamentale per la sicurezza, per la socialità, per garantire maggiore inclusione ed equità. E una problematica che non riguarda più le donne ma tutte le persone. Tutti noi infatti dipendiamo da altri per la nostra autonomia e per la realizzazione dei nostri progetti di vita. Possiamo scaricare questo problema cruciale per la collettività sulle donne? Si fa strada negli orientamenti europei la consapevolezza che la conciliazione fra famiglia e lavoro e la promozione dell occupazione femminile, delle madri in particolare, non sia un obiettivo che riguarda solo le donne, ma esso possa essere raggiunto attraverso una più equa ripartizione del lavoro di cura fra le donne e gli uomini e una corresponsabilità sociale. Gli stati membri hanno l impegno di promuovere politiche che facilitino l assunzione di responsabilità di cura da parte di padri e madri. La prospettiva è dunque quella di rivedere i modelli organizzativi negli orari, nei calendari delle carriere, di far entrare la dinamicità e la discontinuità come tratti tipici dell esperienza lavorativa contemporanea. E d altro lato diventa necessario ridisegnare i modelli di welfare progettando servizi per sostenere e liberare tempo delle famiglie e consentire una scelta meno segnata dalla necessità da parte di tutti, per offrire occasioni di esercitare insieme maggiore autonomia e maggiore interdipendenza con gli altri, fruire di care e offrire care. Il tema della conciliazione dunque si rivela cruciale per ripensare una redistribuzione dei compiti lungo la divisione del genere e delle generazioni. Infatti questa modificazione non attraversa solo i rapporti uomo-donna ma anche quelli fra generazioni, ormai non più rigidamente distinte e separate. In conclusione si può dire che la ridefinizione dell identità femminile apre la porta ad una ridefinizione di identità anche maschile in una società che vuole crescere nella direzione della condivisione e della conciliazione, di una rinnovata organizzazione dei tempi di vita, di lavoro, di relazione, di cura per gli altri e per sé, di formazione, di partecipazione civile. 5

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