Impressioni musicali senza scopo di mediazione artista / ascoltatore

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2 2 Decisi di recensire dischi non per l infantile bisogno di gettare fango o gloria sugli artisti e sulle loro creature bensì per giungere alla radice del mio gusto e soprattutto per sondare le mie aspirazioni artistiche. Non tutti i dischi recensiti sono egualmente importanti per me. Ho giudicato lavori anonimi, utili all ascolto, così come album storici, nel senso d una loro precisa collocazione nell universo dell arte sonora. Ad ognuno di essi ho cercato di assegnare un peso attraverso un metro di giudizio che mi giunge dall assiduo ascolto di musica e che, in questi pochi anni della mia vita, ho cercato di affinare con eleganza e sapienza. Non assurgo certo a critico, deplorevole mansione. Piuttosto ad audiofilo. Produco musica e tutto ciò che scrivo su di essa è influenza o tentativo di rivalsa. Francesco Mendozzi 2

3 3 Kraftwerk Electric cafe (01/06/06) Questo è un album che la critica liquida con un di transizione. Ma quale transizione? I Kraftwerk non dovevano andare da nessuna parte! Non servono mica a rinfoltire quella schiera di musicanti pseudoartistici! Electric cafe lo considero un ottimo album - certo, dura poco - ma quanto basta per concettualizzare alcune cose. Innanzitutto il futurismo, così fortemente vivo nella traccia Boing boom tschak, che assomiglia tanto a Zang tumb tumb del geniale Filippo Tommaso Marinetti. E poi ci sono i manifesti musicali del XXI secolo: Techno pop (titolo ingenuo perché inflazionato negli anni a seguire) e Musique non stop. Gli altri sono i pezzi della maturità pop (ovvero volk) della band dusseldorfiana. Sex Objekt e Der Telefon Anruf sembrano ottime per la radio a spalla, mentre Electric cafe dà l idea di un moderno bar dove discutere di arte politica, perché è così che la chiamano i robot tedeschi. Di certo è un lavoro diverso, forse perché non è un concept-album, ma non ho nessun problema a posizionarlo sullo stesso scaffale di Trans Europa Express, Die Mensch-Maschine, Computerwelt o Autobahn. Franco Battiato Campi magnetici (02/06/06) L opera elettronica per eccellenza di Franco Battiato (2000). Questo disco, composto per un avanguardistico balletto, contiene in sé innumerevoli geniali trovate. Innanzitutto il tema del movimento, che esso sia degli atomi, dei sentimenti, delle stagioni. In trance lo definirei lunatico e avrebbe bisogno di litio per stabilizzarsi, Corpi in movimento canta invece la fisica, associando a conduttori e magneti le interazioni tra due corpi vivi. Fulmini globulari e La corrente delle stelle sono retroscena musicali fatti di rumorismi digitali e improvvisazioni ambientali. The age of hermafrodites è un vero e proprio capolavoro: basta difatti soffermarsi sul titolo per capirne il progressismo, L era degli ermafroditi, e forse, invece di robot, diventeremo bisessuati. L ignoto e Suoni primordiali sono altre due tracce della regressione italiana di fine secolo scorso. L outro è La mer, interpretato da Manlio Sgalambro, difinibile lui come filosofo dell edonismo e la canzone come omaggio alla Francia che non c è più. Nel disco una citazione che vale la pena di ricordare: «I numeri non si possono amare». St. Germain Tourist (03/06/06) L album è di St. Germain, pioniere dell elettronica dance in Europa assieme a Laurent Garnier e Shazz. Tourist è il suo terzo lavoro dopo Boulevard e From Detroit to St. Germain ma è anche il suo vero e proprio capolavoro. Contiene tutte le istanze del nu-jazz, dell house, della deep, della chill-out. I pezzi più emozionanti sono sicuramente Pont des Arts, So flute e Rose rouge, ma minori non sono La goutte d or o Latin note. Tutto è ben amalgamato in questo album: lo si può ballare, lo si può godere sdraiati sul divano, lo si può lasciare in play mentre si fa l amore o lo si può utlizzare come sottofondo ad una cena galante. Inutile nascondere che la Francia dei DJ in tutto ciò è maestra e nel disco di St. Germain si annusa proprio quell odore di una Parigi retró che si gode la sua belle époque sulle panchine dei Campi Elisi. Sono oramai passati anche degli anni e St. Germain non si è più fatto vivo, ma noi che lo conosciamo bene aspettiamo febbrilmente un nuovo e scontato capolavoro di Ludovic Navarre. Nel frattempo, Tourist rimane comunque un album che può cambiare il modo di vedere la musica, oggi. 3

4 4 Daft Punk Human after all (05/06/06) Terzo lavoro di studio dei Daft Punk, Human after all lo si può considerare la risposta alle istanze dei Kraftwerk. E non una presa di distanze. Perché se è vero che la band di Düsseldorf sosteneva nel lontano 1978 che il robot (o l uomo-robot) era l essere perfetto, nel 2005 i Daft Punk rispondono che dopotutto noi siamo uomini e, come tali, perfetti di per sé. Non manca neanche in questo lavoro la critica alla televisione e a tutte le sue odierne degenerazoni (come in Television rules the nation e The brainwasher) che anzi risulta essere il minimo comun denominatore del disco. C è però anche la contaminazione rock come in Robot rock e alcuni brani risultano molto noise (Steam machine e The prime time of your life). Senza cambiar formula da Discovery, i francesini elettronici ci regalano due tracce di elettronica soft come Emotion e la strepitosa Make love. Il cambiamento musicale che molti aspettavano dai Daft Punk non c è stato ma il prodotto è all altezza della loro discografia e soprattutto della migliore elettronica continentale. E poi, per quale motivo avrebbero dovuto invertire la rotta? Gotan Project Lunático (06/06/06) Finalmente i Gotan Project sono tornati e hanno sfornato il loro secondo capolavoro. Dopo il sensazionale La revancha del tango e la riuscitissima compilation Inspiración - Espiración, questi tre produttori di Francia tornano con un nuovo capitolo di inetichettabile sound jazz/tango/rap/electro/house. I diamanti del disco sono sicuramente Notas, Diferente, La vigüela e Celos. L odore è a tratti quello della pampa Argentina e a volte quello dei boulevard parigini. Questo disco farà storia così come il suo precedente e la farà per almeno due motivi: innanzitutto i Gotan portano una totale ventata d aria fresca nel clima musicale internazionale, ormai viziato dal rap miliardario dei negri americani e dal rock elettronico che ci ha veramente avvilito; inoltre Lunático ha il buon proposito di mischiare in maniera egregia la dicotomia storica dell uomo, ovvero il passato col presente/futuro. Resta il fatto che la composizione del disco è come sempre matematica, nel senso che nulla è improvvisato in presa diretta, ma dimostra che saper fare la musica è una dote naturale. Disco assolutamente perfetto. Assalti Frontali Mi sa che stanotte (07/06/06) Nuovo album per gli Assalti Frontali, collettivo rap romano. Dopo lo splendido lavoro hip-hop Banditi e un album di rock contaminato, ecco finalmente un nuovo lavoro di rap militante. Stavolta i temi sono di un attualità sconvolgente e lo si capisce da pezzi come Che stress i Ros, Quasi come vivo o Ribelli a vita. La lotta armata contro il potere istituzionalizzato qui diventa guerra a suon di rime e di scratch, e il rifiuto dell amministrazione della mondializzazione viene gridata nei brani del disco. Digos e Ros vengono mandati a quel paese: Mi sa che stanotte è quindi un album contro. Gli Assalti Frontali lo hanno sempre sbandierato, già da quando muovevano i primi passi nello storico Forte Prenestino di Roma, portando i loro live in mezza Italia (o meglio, in capitale) con rime taglienti come coltelli. Il disco, nel complesso, è una conferma del grande talento hip-hop della band - certo nulla di più - però chi ama lo street-rap non rimarrà di certo deluso dall ascolto. Anche il loro rock presente in album come Hic sunt leones, Terra di nessuno o Conflitto è carico di significati ed è di discreta qualità. Bene così. 4

5 5 Vasco Rossi C è chi dice no (08/06/06) Questo è l album del 1987 del Vasco nazionale, sicuramente uno dei migliori, che vide trionfare il rocker in tutta Italia con un galattico tour. Nei brani del disco c è il Blasco provocatore, strafatto, sporcaccione e maledetto. Gioielli come C è chi dice no, Ridere di te, Brava Giulia e Lunedì sono pezzi di storia della musica italiana. E anche le sottovalutate Ciao e Non mi va sono quelle canzoni che inquadrano Vasco Rossi nell ambito degli artisti della gioventù sconvolta (come la chiama lui). Nel complesso questo album è davvero un capolavoro del rock, che come sempre regala anche perle di saggezza spiccia e di romanticismo esasperato. Oggi Vasco non è più così, impegnato com è a fare il moralista e il manipolatore di idee; ai suoi concerti sono sempre meno quelli che tirano di cocaina o che si sbronzano dieci ore. Più che sotto il palco dell Heineken Jammin Festival sembra di essere ad un incontro dei giovani di C&L. Tutti impegnati solo ed esclusivamente a cantare e urlare le canzoni degli ultimi dischi: quasi nessuno più che ricorda l animale Blasco, la leggenda, il mito, il maledetto Blasco. Aphex Twin drukqs (09/06/06) Che album questo del 2001 di Aphex Twin! Trenta tracce di sperimentalismo, di elettronica, di drum n bass, di elettroacustica. Bello davvero. Eppure la critica non lo vede di buon occhio perché - dice - troppo eclettico e sembra quasi che Aphex queste decine di tracce le abbia tirate fuori dal suo archivio su hard-disk. Pesano però come pietre Vord hosbn, Bbydhyonchord, Jynweythek o Gwarek 2; e basta scorrere i nomi dei brani per rimanere davvero sorpresi (neanche tanto perché AFX lo conosciamo bene). Si leggono infatti parole incomprensibili e non-sense nell inlet, esperimenti di pratica sonora elettronica che invece il senso ce l hanno: il senso della ricerca. E la ricerca del nuovo millennio è chiara: accanto ai frenetici beat Aphex tappezza la struttura sonora di melodie vecchie di secoli (almeno sembra) cosicché canzoni che paiono essere acide e cattive, si rivelano invece bonarie e romantiche. Questa sarà forse la vera indole del Beethoven di Cornovaglia, ed è così che ci piace, quando negli strepitosi Selected ambient works Richard D. James costruiva i fondamenti della nuova elettronica. AIR Premiers symptômes (10/06/06) Secondo album degli AIR dopo lo strepitoso debutto di Moon safari. Ma Premiers symptômes può, a differenza del precedente e dei successivi lavori, essere considerato un concept-album a modo suo e non solo perché tutte le sette tracce che lo costituiscono siano impregnate di lounge. I brani che, ad un attento ascolto, risaltano subito sono J ai dormi sous l eau e Le soleil est près de moi; mentre il ruolo di smuovere il disco tocca a Gordini mix di Alex Gopher e a Casanova 70. In questo album echeggiano suadenti vocoder, sensuali linee di basso e solidi riff di organo hammond. Oggi potrebbe sembrare la musica che Claude Challe, David Visan e Ravin hanno messo nel calderone delle compilation Buddha-Bar ma - fidatevi - Premiers symptômes è molto di più. È musica da salotto, da camera da letto, da hotel a cinque stelle. I due francesini ci abitueranno, negli anni a venire, all elettronica più daftiana con Cherry Blossom girl o Don t be light. Ma è questo il disco più sottovalutato della loro discografia e - guarda caso - l unico disco di perfetto French touch gainsbourgiano degli ultimi tempi. 5

6 6 Tosca Suzuki (11/06/06) Secondo album degli austriaci Tosca aka Dorfmeister & Huber. Suzuki è un album di dub lo-fi, il tutto mischiato nel nu-jazz. Straordinarie e molto evocative tracce come la title-track o Annanas, Busenfreund o Boss on the boat, The key o Orozco; i Tosca, con questo album, si confermano numeri uno nel genere. Avevano provato già con Opera ma il risultato era stato molto più ambient. Nel 2000, invece, Suzuki irrompe sulla scena artistica europea portando a galla tutte le istanze della bassa fedeltà, cioè linee di basso portentose e batterie jazzate, voci grevi condite di minimalismo di accordi. Di questo album uscirà in seguito anche una versione di remix dove gli eminenti Deadbeats, Cosmic Rocker, Philippe Lussan, dzihan & Kamien ecc. rivisiteranno tutti i brani del disco originale. I Tosca hanno poi ampliato con successo la loro discografia (con Dehli9 e J.A.C.) ma Suzuki, per originalità e creatività, rimane imbattuto. Bellissima la copertina con i fantasmi in accappatoio di Richard Dorfmeister e Rupert Huber. Disco storia, come la loro etichetta G-Stone Recordings. Klaus Schulze Dosburg online (12/06/06) Klaus Schulze, da solista, ha iniziato a fare musica nel lontano 1972 e da allora non ha mai smesso di suonare il sintetizzatore. Un maestro a tutti gli effetti. Dopo decine di album, nel 1997 dà alle stampe il lavoro Dosburg online, fortemente elettronico. Le nove tracce che lo compongono sono un amalgama perfetto di moog, sintetizzatore e drum machine. Brani come L age core, Requiem fürs Revier e Groove n bass contengono forti contaminazioni di dance elettronica mentre Get sequenced (sulle potenzialità del sequencer), The power of moog e Up, up and away ci ricordano invece il peso degli storici supporti della cultura moderna musicale. Inoltre, From dawn til dask e The art of sequencing fungono entrambe da sessioni di elettronica per DJ alle prime armi. Certamente Schulze è geniale ed è alquanto difficile prendere lezioni da lui ma, ascoltando la sua discografia, si può imparare almeno la progressione e l improvvisazione del synth. Brano bonus è Primavera, vero componimento danzereccio con un retroterra culturale di non poco conto. Il tutto può intitolarsi Lezioni di sintetizzatore. Paolo Conte Elegia (13/06/06) Ultimo lavoro di studio per Paolo Conte, prima del recentissimo live Arena di Verona. Elegia (2004) è uno dei suoi album più belli e contiene tutti gli elementi che hanno fatto di Conte uno degli artisti italiani più apprezzati all estero. Canzoni come India, Bamboolah, La vecchia giacca nuova, La nostalgia del Mocambo e Sandwich man sono tipiche della tradizione jazz/swing nazionalpopolare. Ed è proprio il tema della nostalgia quello predominante nel disco; una nostalgia atavica verso l Italia della dolce vita che usciva da quella sanguinosa guerra internazionale e civile che si concluse solo nel E non mancano certo i riferimenti all America dei ghetti neri e ai colonialismi vecchi e nuovi che hanno traumatizzato terre lontane. Insomma: Paolo Conte, con Elegia, ci ha regalato un altro dei suoi capolavori (assieme all omonimo del 1984, a Parole d amore scritte a macchina e Aguaplano) e chissà adesso quanto bisognerà aspettare per ascoltare un nuovo lavoro di studio; basti pensare che il precedente album di inediti (Una faccia in prestito) era uscito ben nove anni prima. 6

7 7 The Knife Silent shout (14/06/06) Bello davvero questo terzo album dei Knife. L elettronica è quella minimale ed elegante che sembra provenire dagli scantinati Kompakt, i vocals sono sfacciati e moderni e il mixaggio risulta perfetto. La Repubblica ha definito i Knife come il gruppo più kraftwerkiano del momento, ma sinceramente le analogie con i colleghi di Germania non sono molte. Alcuni passaggi melodici sono - a ragione - stati evoluti solo dai Knife; basti infatti pensare all album omonimo o a Deep cuts per trovare innovative soluzioni midi. Ma Silent shout stavolta contiene davvero di tutto. In primis la techno tedesca della title-track, poi il noise industriale di Neverland e We share our mothers health, le introspezioni gotiche di The captain e Na na na e ancora l electro di Like a pen e One hit. Bellissima Marble house, più che altro per la sua nordicità : sembra infatti più un brano dei Röyksopp che uno dei fratelli Dreijer. L album si chiude con gli esperimenti digitali di From off to on, Forest families e Still light. Nel complesso un disco davvero strepitoso e dall impatto sonoro immediato: buio, violento, incendiario. Fabrizio De André La buona novella (15/06/06) A mio avviso il più bell album di Fabrizio De André. Un disco che cambia la vita a chi lo ascolta. Ogni traccia contiene un infinita esplosione di umanità e solidarietà. La storia è quella di Gesù Cristo descritta nei vangeli apocrifi (non riconosciuti dalla Chiesa); e ascoltiamo così di un Dio umano, della disperazione di Maria e Giuseppe. I brani capolavoro sono Ave Maria, L infanzia di Maria, Il ritorno di Giuseppe, Tre madri e Il testamento di Tito; speciale risalto ha anche Laudate hominem dove la figura sacra di Gesù viene assimilata a quella di tutta quanta l umanità. Che dire? La buona novella va ascoltata per essere compresa e l ascolto che essa richiede non può essere superficiale. I testi vanno studiati, le melodie godute. E dopo decine di play incomincia a intravedersi un senso alto dell opera, forse lo stesso effetto che un libro sacro sortisce su di un seminarista. È questo il vero e proprio capolavoro di Fabrizio De André: un capolavoro che nessuno - e dico nessuno - al mondo è mai riuscito a portare a termine nella storia. Forse solo il signor Dante Alighieri circa settecento anni prima. Enigma Voyageur (16/06/06) Sono oramai quindici anni che la ciurma di Michael Cretu (mezzo romeno mezzo belga) sforna favolosi ed evocativi dischi sotto il nome di Enigma. Gli Enigma sono quelli che remixavano i canti gregoriani e che producevano tracce da spot tv. Ma l album Voyageur è forse la loro più bella creatura. Basta ascoltare From East to West, componimento per pianoforte e cori con beat mostruosi degni della migliore tradizione elettronica. E poi Page of cups, Incognito, Boum-boum e la title-track; tutte accomunate dai suoni suadenti ed eleganti provenienti dalla Mitteleuropa. Nel disco c è anche spazio per la house di Look of today e la world di The piano e Total eclipse of the Moon. Voyageur risulta quindi una strepitosa fatica, non superata ultimamente dal magnifico A posteriori (disco rinascimentale, in tutti i sensi). Ma l aria che si respirava - e si respira tuttora - con gli Enigma è del tutto gotica e medievale, o forse è solo frammento da lounge club. Fatto sta che gli Enigma sono troppo bravi e l hanno dimostrato dai tempi di MCMXC a.d. fino a questo Voyageur. Ottimo lavoro. 7

8 8 Baustelle Sussidiario illustrato della giovinezza (17/06/06) La musica italiana li stava aspettando da tempo questi Baustelle. Il Sussidiario illustrato della giovinezza è il loro primo lavoro discografico, prima de La moda del lento e de La malavita. Troviamo testi e musiche sconcertanti (anche se nulla più è sconcertante in arte), basi elettroniche e chitarrine brasiliane, testi d amore e di orgiastiche abbuffate di droga; brani come Sadik, Gomma o La canzone del riformatorio ispirerebbero bene i poeti del male. Questo primo album è davvero molto curato e i senesi Baustelle dimostrano una grande grinta e un grosso spunto creativo. Oggi in molti li etichettano, con troppa faciloneria, come ex band underground che oggi si gode il passaggio commerciale. Ma non è vero. Ancora oggi cantano di corvi neri (ovvero alienazioni), maniaci e skin, droga e nazisti. E infatti non si riesce proprio a capire quale sia il loro profilo ideologico. Fascisti depoliticizzati? Anarchici di professione? Menscevichi autoritari? O forse il loro è solo uno stile di vita, certo retró, futurista e 60 s, ma anche così sconvolgentemente moderno. Bravi, anzi bravissimi, Baustelle. Shazz In the light (18/06/06) Mi taccerete di esterofilia francesista, ma il mio è solo europeismo. Perché sono fermamente convinto che Francia, Italia e Germania non devono prendere lezioni - in arte e cultura - da nessuno. E Shazz, con il suo secondo album In the light lo dimostra a pieno titolo. Un disco fortemente jazz-house. E non è la solita solfa che ascoltiamo nelle compilation Montecarlo nights (Shazz è quasi sconosciuto), ma elettronica (se così possiamo definirla per via dei beat) che io chiamerei elitaria. Canzoni come In my life, Fallin in love, Leomeo o Hermosa Maria consiglio vivamente di ascoltarle durante una sana sessione di profusioni sentimentali col proprio partner. La Francia in tutto ciò è maestra, senza creare stereotipi o qualunquismi. Ed è proprio l erotismo il filo che lega tutte le undici tracce di questo In the light, a volte furioso a volte caldo e avvolgente. Due anni fa Shazz ha pubblicato un nuovo album, Beautiful, dove segue tutt altra strada (jazz suonato in studio) ma che continua a dimostrare l importanza dell applicazione elettronica al genere musicale che ha segnato il 900: il jazz. Yamo Time pie (19/06/06) La torta del tempo. Questo il nome dell unico e rarissimo album del progetto chiamato Yamo, composto per metà dall ex Kraftwerk Wolfgang Flür e, per l altra metà, da metà Mouse On Mars. Gioco di parole idiota. Ma Time pie è un disco bellissimo, anche se un filo comune concettuale non c è, le undici tracce di elettronica d alto bordo scorrono veloci. Le perle sono sicuramente Stereomatic, Mosquito, Guiding ray e Dr. U.G.L.Y.. In questa unica fatica discografica gli Yamo sembrano aver shakerato bene gli stili di provenienza: l elettronica robotica e la decostruzione popolare tedesche. Il pop ha distrutto l arte? Bene: distruggiamo - pezzo per pezzo, beat per beat - il pop e rimodelliamolo secondo i canoni della sua vittima. Il prodotto è questo. Da menzionare il fatto che Time pie contiene anche una bellissima traccia di elettronica ambientale cantata in italiano, dove una suadente voce indica i punti di energia posti fra testa e mano. Il resto del disco è produzione di ottima lega, con vocals, bassline, synth e drum machine davvero maestose. Introvabile e pregiatissimo. 8

9 9 Radici Nel Cemento Occhio! (20/06/06) Penultimo album delle Radici Nel Cemento, Occhio! contiene tutti gli elementi dello spaghetti-reggae. Divertenti i testi, a tratti intelligenti, bellissime le musiche. Ansai come ce piace e Er traffico de Roma sono degne della migliore tradizione live del Villaggio Globale (Spazio Boario) e, sinceramente, è proprio sul palco che le Radici danno il meglio di sé. Tre esilaranti uomini ai fiati (trombe), basso, chitarre, batterie, macchine digitali e voce. Ma nel disco c è anche la sovversiva La logica del profitto, contro il capitalismo rampante e l economia di mercato negli stati del mondo terzo. Sognando Jamaica è un ironica (nel senso pirandelliano) fotografia dell odierna Giamaica: da tutti enfatizzata ma nei fatti piena di problemi sociali. Belle Wandering, Balle!, Dalla terra e La logica del dub (versione lo-fi dell omonima). Da notare una specie di bonus-track finale interamente costruita con synth e sequencer, È la mia vita, che a tratti ricalca le gesta di band come i Subsonica. Nel complesso Occhio! è un divertissement di reggae romanesco per trascorrere un ora in alcolica allegria. Amedeo Minghi 1950 (21/06/06) Terzo album (1983) su una discografia fatta di ben ventiquattro dischi. Ma è questo uno dei migliori lavori di Amedeo Minghi. La collaborazione ai testi, allora, era ancora del poeta Gaio Chiocchio e lo si intuisce bene dalla ricercatezza delle canzoni. Sottomarino, La casa lungo il Tevere, Ladri di sole o 1950: tutti capolavori della musica italiana. Pianoforti, piccoli effetti campionati al sintetizzatore, archi, sassofoni e mandolini. Tutto appare stupendo in questo album, che contiene tra l altro perle sconosciute come Ciaccona (un romantico incontro nella Vienna dei grandi musicisti) e Rapidi movimenti degli occhi (la fase r.e.m. del sonno associata ad un rapporto sentimentale onirico). Stupenda St. Michel, evocativo luogo di Normandia in cui la marea pomeridiana inghiotte chilometri di spiagge e strade, e dove l isolamento del castello assume il senso dell alienazione, di un capriccio in mare aperto. L ultima canzone è Flash back, scritta come soundtrack per uno sceneggiato tv. Tutto è perfetto in 1950; un album davvero maestoso, di quando la musica leggera italiana era un vanto. Radiohead Kid A (22/06/06) Premetto che la musica inglese non mi piace. Non mi piace perché, in quaranta anni, non è riuscita quasi mai a staccare il cordone ombelicale col rock dei Beatles e degli Stones. In U.K. tutto è rock. Da quando l hanno inventato, vogliono farci credere che rock sia sinonimo di cultura moderna. Che ci vuoi fare? Sono inglesi! Per fortuna i Radiohead sono riusciti a portare un po di nuovo, specialmente con questo album, Kid A. Il loro, di rock, è alternativo e qui muta in elettronica sperimentale. Bellissima Everything in its right place, addirittura geniale Idioteque, nostalgica la title-track, ambientale Treefingers. Insomma, Kid A è davvero un bel disco che sembra uscito dalla mente di artisti continentali più che da una band rockettara isolana. La precedente e la successiva discografia dei Radiohead (The bends, My iron lung o I might be wrong e Hail to the thief) non sono all altezza - in termini di innovazione - di Kid A. Certo, discorso a parte merita Ok computer, ma in generale la fase sperimentale e rivoluzionaria dei Radiohead inizia e si conclude con Kid A. 9

10 10 dzihan & Kamien Orchestra Live in Vienna (23/06/06) Unico disco dal vivo della strana coppia dzihan & Kamien, mezzi turchi e mezzi austriaci. Questo Live in Vienna mi incuriosì moltissimo poiché non riuscivo a capire come d&k potessero suonare live le loro tracce piene di cuts. Questo album, che esce dopo Freaks & icons, Refreaked e Gran riserva, è la prova di cotanta realizzabilità. Brani come After, Thrill, Homebase, Before o Airport sono fedelmente suonati dalla dzihan & Kamien Orchestra: un coacervo di trombe, contrabbassi, chitarrine, keyboards, batterie e semplici drum-machine. Magnifiche, perché difficili da interpretare, Drophere e Ford Transit (il veicolo con cui i turchi d Austria tornano in Anatolia). La vocalist Madita in questo concerto dà il meglio di sé, con vocalizzi alti, continui e molto emozionanti. Da notare una versione rivisitata della traccia house Sliding (chiamata qui Slidub). Nel complesso, Live in Vienna può essere considerato il greatest hits della strana coppia, dato che contiene jazz, trip-hop, electro, acoustic, lounge, fusion. C è davvero tutto e tutto appare così magnificamente straordinario. Luciano Berio Sequenzas (24/06/06) Ecco le quattordici Sequenze di Luciano Berio. Ecco le basi e, allo stesso tempo l evoluzione, della dodecafonia italiana. Molti parlano di sperimentalismi, rumorismi, musica concreta. Ma com è davvero l arte musicale dodecafonica? Il pezzo dodecafonico si basa su un dato ordine - o serie - attribuito ai dodici suoni della scala cromatica. In questo modo si ottiene un altro ordine nella successione di determinati intervalli tra i suoni. I teorici definiscono con il simbolo O la serie originaria e con I la stessa serie invertita (nel senso che gli intervalli ascendenti diventano discendenti e viceversa); la serie può essere disposta dall'ultimo suono al primo, secondo un ordine retrogrado indicato con R, anch esso invertibile, contrassegnato con RI. C è assoluta equivalenza tra andamento melodico (un suono dopo l altro) e armonico (un suono in contemporanea ad un altro). La serie si può presentare anche sotto la forma di accordo di dodici suoni o come tre accordi di quattro suoni. Sequenzas, per flauti e voce, è tutto ciò senza dimenticare la tradizione di musica-colore che va da Sanguineti a Dallapiccola. Arte. Almamegretta Sciuoglie e cane (25/06/06) Ultimo album di studio per gli Almamegretta; il primo senza la voce di Raiz e l ultimo con D.RaD (morto un anno fa d incidente). Il cane da sciogliere è l odierna libertà, perché troppe catene stanno tenendo a bada le vite emarginate di poveri cristi. I testi dell album sono ricercatissimi e utilizzano rime e incastri del tutto nuovi in musica. Le vocalist e Gennaro T non ci fanno rimpiangere la dipartita di Raiz e le basi musicali, che vanno dal dub all hip-hop, dall electro al nu-jazz, aiutano nell impresa. Sembrava che senza la storica voce, gli Almamegretta fossero arrivati al capolinea e invece brani come Cinque dita, Nowhere home, O mare che puorte ncuorpo o Lo stesso vento non li troviamo nemmeno in capolavori quali Sanacore o Lingo. Unica pecca del disco è il leggero declino musicale delle ultime tre tracce, dove si sente il peso dei minuti, ma nel complesso Sciuoglie e cane è forse il più bel disco di questi partenopei che assieme a 99 Posse e 24 Grana, e a storici club come Metropolis, Loose e Fitzcarraldo, hanno concorso a fare grande il nome di Napoli sulla scena underground europea. 10

11 11 Röyksopp Röyksopp s night out (26/06/06) I lavori ufficiali del duo norvegese sono Melody a.m. e The understanding, entrambi riuscitissimi, sia per quanto riguarda la dimensione del clubbing, sia per quanto riguarda l ambito d ascolto. Röyksopp s night out è invece una specie di EP live che gli scandinavi hanno pubblicato solo in Giappone e contiene alcune chicche dal vivo. Innanzitutto c è What else is there?, ormai famosissima grazie a quel magnifico video (uno dei più belli della storia); poi troviamo una rivisitazione delle vecchie Poor Leno e Remind me, e ancora Only this moment, fino ad arrivare alla vera perla: Sparks, suonata col pianoforte. Infine alcuni inediti come Teppefall e Go with the flow. I Röyksopp dimostrano con questo piccolo live che ci sanno fare in studio come sul palco; certo le voci non sono perfette e la cura per il suono non è grandiosa. Ma l Europa adesso sa (se ce ne fosse ancora bisogno) che la Norvegia (e la Scandinavia tutta) sta facendo passi da gigante per recuperare il tempo perso in termini di elettronica. Ce lo ha dimostrato Björk, poi i Koop e adesso i magnifici Röyksopp. Piero Ciampi Andare camminare lavorare e altri discorsi (27/06/06) Piero Ciampi è morto relativamente giovane perché beveva e fumava troppo. Una specie di George Best della canzone italiana. Ma, a differenza di Best, il successo vero, Ciampi non lo ha mai conosciuto, forse perché oscurato dal mito di Gino Paoli. Ma quest album del 1975 contiene il meglio della sua produzione. Iniziamo dal capolavoro assoluto Ha tutte le carte in regola, storia di pittori ciechi, giocatori sfortunati, scrittori monchi e musicisti sordi; o 40 soldati 40 sorelle, che potrebbe gareggiare in antimilitarismo con La guerra di Piero di De André. Bellissima la storia squattrinata di L amore è tutto qui. Dandy, bohémien, poeta maledetto, giocatore d azzardo: questo era Ciampi. Abbandonato dalla moglie incinta, morirà da solo nel E come tutte le persone sole, disperato. Lo si intuisce dalle sue creature musicali (Il merlo, Il vino, Il giocatore, Te lo faccio vedere chi sono io). Mai una rivincita nella vita. Piero Litaliano (così si faceva chiamare) è sconosciuto ai più ma è ormai giunta l ora che la cultura lo ostenti sfacciatamente, perché siamo fieri d aver avuto un cantautore così. Massimo Morsello Punto di non ritorno (28/06/06) Massimo Morsello era fascista. Bisogna premetterlo. Lo è sempre stato. Ha fondato i N.A.R., è stato arrestato per le sue idee, è fuggito in terra inglese, è morto di tumore a cinquant anni. Ed ha lasciato cinque album di cantautorato italiano. Punto di non ritorno è il suo penultimo lavoro. Bellissimo. Morsello viene definito il De Gregori nero e, come il principe, i testi risultano ermetici ma non troppo. Nel disco canta della vergogna dell armistizio (Otto settembre), della barbara pratica dell aborto (Aborto), della morte (title-track), della bellezza delle donne (Donne), dell ideale mussoliniano (Canti assassini), dell ultimo onorevole capo fascista (Leon Degrelle). Morsello non va per forza condiviso a livello ideologico perché è innegababile il suo talento e la sua bravura. Le musiche sono dolcissime e non sembra di stare a sentire un nero. Basti pensare che l album La direzione del vento venne ingenuamente pubblicizzato anche da Il Manifesto. Tutto si risolse con le scuse pubbliche del direttore il quale, non conoscendo Morsello, ne aveva la schiettezza dei testi e le ineludibili verità. 11

12 12 Karl Bartos Communication (29/06/06) Uscito nel 1997 dallo storico gruppo tedesco dei Kraftwerk, Karl Bartos si lancia nella carriera solista. E, dopo Esperanto ed Electric Music, pubblica ad inizio terzo millennio Communication. Il tema del disco è proprio la comunicazione, da un punto di vista schiettamente sociologico. Ed ovviamente elettronico. Si balla sulla favola della privacy, chiaramente smascherata da The camera, su I m the message e Reality. Poi c è il netto riferimento alla profezia di Andy Warhol con 15 minutes of fame: tutti vogliono quel fottuto quarto d ora di celebrità, perché ormai la televisione ci ha distorti alla fonte. Le altre tracce hanno il pregio di portare avanti, leziosamente, la tradizione della Germania industriale. Nulla di rivoluzionario, però che belle Electronic apeman, Life, Cyberspace, Interview od Ultraviolet. Molti si domandano perché Bartos sia uscito dalla fortunata esperienza precedente. Forse perché non sanno che Schneider e Hütter sono poco inclini alle discussioni e, se c è da relegare un artista all eterno ruolo di percussionista, lo fanno. Ma Karl s è preso la sua rivincita. Meg Meg (30/06/06) Tutti la conoscono come la parte femminile dei 99 Posse, storica crew napoletana di rap comunista. Grande è il lavoro che Meg ha svolto negli anni precedenti, da Corto circuito a Cerco tiempo e La vida que vendrá. Deve però aver scelto di camminare sulle proprie gambe e, con il primo album omonimo, dimostra di saperlo fare benissimo. Sono stupende tracce come Simbiosi, Parole alate, Elementa, Olio su tela ed Audioricordi. Oltre alle macchine elettroniche di stampo partenopeo (Marco Messina), nel disco ci sono imponenti sessioni di würlitzer, clavette, tintinnii e carillon, eseguiti in blocco dall Orchestra degli Architorti. I testi, deliziosissimi, sono scritti dalla stessa cantante. E così il disco scorre fluido: i loop si alternano ai violini, i sample ai pianoforti; Meg sembra finalmente essersi sbarazzata di quell ingombrante carapace militante e fazioso che le copriva le spalle. Adesso è bella, calda, intima. Come primo disco è ineccepibile, ma pecca forse di un eccessivo sfruttamento della sezione orchestrale. Per fortuna che ci pensano i computer a fare il resto. Comunque magnifico. Luigi Tenco Ti ricorderai di me (01/07/06) Nel 1967, dopo la sua morte, venne dato alle stampe Ti ricorderai di me : una sorta di raccolta di 45 giri del geniale Luigi Tenco. Che dire? Tenco rimane una delle voci contro della musica italiana, i testi sono irriverenti, le storie umili e drammatiche, gli amori complessi e gli epiloghi provocatori. Il long play parte con Mi sono innamorato di te, canzone che Tenco s è portato dietro tutta la vita: una storia d amore iniziata per noia e finita per gioco. Angela è un capolavoro; indescrivibile la carica emozionale che possiede e inutile sviscerarne la storia. Bellissime In qualche parte del mondo ed Il mio regno. Dopo gli archi arrangiati da Reverberi arriva l altro capolavoro, Quello che conta, e anche qui le parole non sono in grado di spiegare le sensazioni. Perché Tenco era così. Era un intimista alla Bongusto ma poetico come Paoli, od anche un estremista alla De André ma giullare come Gaber. E questo amalgama è difficile da interpretare. I brani di Tenco sono gioielli impolverati: non danno nell occhio ma contengono al loro interno l inestimabile valore di una vita piena di rimorsi e delusioni. 12

13 13 Erlend Øye Unrest (02/07/06) Erlend Øye è la metà musicale dei Kings Of Convenience. È inoltre quello che canta alcune canzoni dei Röyksopp (Remind me o Poor Leno). Insomma è un DJ norvegese con la fissa dell elettronica. Unrest è il suo primo album da solista anche se ha già pubblicato qualcosa con altri pseudonimi. Potremmo definire Øye una specie di Thom Yorke di Scandinavia, con l importante differenza che quest ultimo fa un elettronica molto più seriosa ed esigente. Ma i brani di questo disco sono veramente ben fatti e pronti per il passaggio in radio o per il remixaggio. Sudden rush, Prego amore, Sheltered life, Every party has a winner and a loser, Ghost trains, sono tutte tracce della nuova corrente electro-pop nordeuropea. Certo, non si può parlare di elettronica d alto bordo però, strutturalmente, i brani sono davvero ineccepibili. E non accusatemi di seguire le mode del momento perché Erlend Øye è un artista che merita e, soprattutto, che farà parlare di sé negli anni a venire. Ottimo uso di drum machine, synth e vocoder ma soprattutto troppo curiosa l aria stralunata e scanzonata dell artista. Laurent Garnier Unreasonable behaviour (03/07/06) Laurent Garnier è uno di quegli artisti visionari e surreali tanto da farsi rispecchiare fedelmente dalle sue creature musicali. Unreasonable behaviour (uscito dopo gli storici Raw works e 30) è l album della completa maturità del francese. Gli stili sono talmente miscelati che è praticamente impossibile etichettare questo disco: c è attitudine sperimentale, razionalità techno, minimal, electro, a tratti ambient. City sphere è una sorta di breakbeat jazzato, Forgotten thoughts si basa invece su un doppio accordo di synth; poi arriva la techno di The sound of big balou, Cycles d oppositions e The man with the red face: il tutto condito da strani sax e trombe. La parte finale dell album si occupa prevalentemente dell aspetto elettronico (Greed e Communication from the lab). Che dire dell outro Last tribute from the 20th century? Un ammaliante cartolina digitale del secolo appena finito degna di partire su una navicella per approdare a orecchie aliene. Garnier qui si supera e lo farà ancora di più nei successivi lavori Excess luggage (DJ-set) e The cloud making machine. Gallia docet. Moloko Things to make and do (04/07/06) Album del 2000 e terzo della carriera degli inglesi Moloko. In fondo è un bel disco, che spazia dal funk al trip-hop, dalla house alla electro; tutto poi ben accomunato dalla splendida voce di Roisin Murphy. Accanto a pezzi spiccatamente funkeggianti quali Pure pleasure seeker (che bello il video quando uscì ), Absent minded friends o Remain the same, troviamo brani meno coloriti come Being is bewildering, A drop in the ocean e It s nothing. Discorso a parte merita quel gran componimento che è The time is now, dove le chitarre, il basso, la batteria e la voce della graziosa cantante, fanno da contraltare a quasi tutta le seconda parte di questo album. L ultima traccia è il remix houseggiante di Boris Dlugosch della storica Sing it back, contenuta in versione originale nel precedente LP I am not a doctor. I Moloko partoriranno pochi anni dopo la raccolta di rivisitazioni All back to mine e l ultimo album Statues. Roisin Murphy proverà invece la carriera solista nell ambiente dance ma - scusatemi - oggi non so proprio che fine abbia fatto lei e tutta quella ben composita band. 13

14 14 Nicola Conte Jet sounds (05/07/06) Nicola Conte è il nostro compositore jazz d avanguardia. Si fa per dire. Eppure questo pugliese è davvero troppo bravo nelle contaminazioni tanto che, al tempo di Jet sounds, ha portato una completa ventata d aria nuova nel logoro clima jazzistico italiano, ancora troppo legato alla dimensione strumentale del genere. In questo disco c è la bossa di Bossa per due, il nu-jazz della titletrack, l asian dub di Missione a Bombay, l acustica di Dossier Omega o la samba de Il cerchio rosso. Bello, bellissimo. L album si ascolta tutto d un fiato e, se si è appassionati di jazz storico, non si può rimanere delusi da Nicola Conte. Oltre al fatto che esiste una versione remixata del disco (Jet sounds revisited) che ha avuto molto più successo dell originale. Ultimamente Nicola Conte ha pubblicato Other directions, disco che, come premette il titolo stesso, si indirizza su altri sentieri musicali (soprattutto la mancanza di macchine elettroniche). Comunque questo Jet sounds risulta essere un ottimo lavoro, retró nell idea e nella grafica, ma infinitamente moderno, al pari del grande jazz che tutti conosciamo. Bran Van 3000 Glee (06/07/06) Se li ricorderanno in molti i Bran Van 3000, con quel video uscito - ormai molti - anni fa. C erano degli individui in tuta da lavoro o da austronauta che bevevano una speciale pozione. La canzone era Drinking in L.A. ed è contenuta nel loro primo album Glee. Il progetto nasce dal DJ canadese James Di Salvo e raggruppa sotto il nome di Bran Van 3000 una ventina di artisti (producer, rapper, DJ, chitarristi, batteristi ecc.). E si sente che Glee è un lavoro d oltreoceano: roba così americana da noi è difficile pensarla. Proprio l eterogeneità degli artisti coinvolti nella produzione porta questo album ad essere un calderone di stili diversi e a volte opponibili. Si va dal trip-hop fatboyslimiano di Couch surfer al rock rappato di Forest, dal dub lo-fi di Carry on all hiphop elettronico oakenfoldiano di Afrodiziak, dalla ballad Exactly like me alla house funkeggiante di Old school. Nel complesso possiamo ascrivere il disco ai circuiti underground pur restando un prodotto pronto per la fruizione commerciale. Nulla di travolgente né di appassionante ma una discreta pubblicazione per l ascolto. Antonello Venditti Lilly (07/07/06) Nel 1975 veniva dato alle stampe Lilly, quarto album dell allora giovane cantautore Antonello Venditti, mezzo molisano mezzo romano. La vocalità di Venditti era già nota dopo Roma capoccia anche se è con Lilly che l artista riesce a coniugare questa sua dote col pianoforte e con i testi sociali. La title-track è la storia di un eroinomane (pensate cosa significasse parlare di droga nell Italia perbenista di allora!), Compagno di scuola è l accusa mossa al suo amico Francesco De Gregori durante i moti del 68. Si parla poi di capitalismo con la metafora de Lo stambecco ferito, dove l animale (il socialismo) viene colpito dal cacciatore (il neoliberismo). Perle sconosciute ai più sono Penna a sfera, Santa Brigida, L amore non ha padroni e la splendida Attila e la stella, dove il rude capo unno rimane estasiato di fronte alla magnificenza della capitale. Nel complesso Lilly introdurrà Venditti nel giro del cantautorato pop e lo porterà a pubblicare bellissimi dischi futuri come Sotto il segno dei pesci, Buona domenica, Sotto la pioggia o Cuore. Tutti grandiosi. 14

15 15 Jazzanova In between (08/07/06) In between viene inserito fra i capolavori della musica rock (nel senso ampio) assieme a dischi dei Beatles, Kraftwerk, U2, Aphex Twin e tanti altri capolavori. Gli autori sono i tedeschi Jazzanova, collettivo elettro-jazz. Le tracce del disco sono sempre sospese fra antico e moderno; campioni vecchi di decenni vengono spezzettati e messi in loop, formando nuove composizioni (sia a livello autorale che musicale). L.O.V.E. and you & I è sicuramente una delle tracce che merita di più. Poi The one-tet, tutta costruita con cuts e breaks di pianoforte; e ancora Mwela, Mwela (here I am), dove la vocalist di turno intona note su un tappeto musicale sudamericano, a tratti esotico. Poi c è il lo-fi di Keep falling o il jazz sequenziato di Another new day. Nel complesso, In between è un album rivoluzionario, almeno per quanto riguarda l aspetto stilistico. Fissa i paletti per un nuovo tipo di composizione jazz, e di questa composizione ne sanno qualcosa Koop, Kyoto Jazz Massive, Gabin, tutto l Irma Group, Llorca ecc., senza contare l influenza sulla musica rap nelle acquitrinose terre d oltreoceano. Brian Eno Ambient 1: music for airports (09/07/06) La musica come arredamento. Gli ambienti come gigantesche scatole da riempire di suoni. La fine del concetto tradizionale di ascolto e la nascita di un nuovo genere di colonna sonora, studiata per accompagnare spazi, non immagini. È Brian Eno a completare la rivoluzione di Erik Satie. Con la serie Ambient nascerà l omonimo genere, destinato a fare scuola negli anni a venire (si pensi alle decompression room). Music for airports, che fa parte della su citata serie, è uno dei massimi capolavori del nonmusicista Eno. Quattro brani lunghi un eternità e definiti con numeri lasciano spazio a libere interpretazioni (la migliore quella dei Can). Il fine è quello di stemperare lo stress delle persone presenti negli aeroporti. Metafore di dinamismo, arrivi e partenze, genti in progressione. Music for airports potrebbe proseguire all'infinito e continuerebbe sempre a riservare qualche impercettibile sorpresa. Dietro le sue lente fluttuazioni, la calma ossessiva, i suoi pattern ipnotici, si cela l'attesa per un colpo di scena che pare non arrivare mai, ma che a ogni nuovo ascolto potrebbe invece sopraggiungere. Paolo Tofani & Claudio Rocchi Un gusto superiore (10/07/06) Trovai questo disco fra i vinili di mio padre e, al primo ascolto, mi colpì come pochi. Tutti quei sitar, quei testi strani, quelle immagini filosofico-religiose. Un gusto superiore (1980) nasce dalla collaborazione dell eclettico Claudio Rocchi con Paolo Tofani (degli Area). Allora i due facevano parte della congrega di Hare Krisna ed infatti la label del disco, la Iskcon, è anche l associazione italiana che si occupava della suddetta confessione. Bellissima Dio, sorta di invocazione ad una dimensione panteistica della divinità, oppure Muoiono, sui troppi decessi causati dalla vita moderna (aborti, incidenti, droghe) o ancora La macellazione, chiaramente contro il consumo di carne. Di forte impatto gli altri brani come O sei parte del problema o sei parte della soluzione o la title-track in cui, all imperante materialismo, viene contrapposta una visione della vita del tutto staccata dall aspetto esteriore delle cose. Dopo un intro c è un lunghissimo brano dal forte sapore indiano, Jiv jago (cioè Svegliatevi), in cui il cantante Srila Bhagavan Goswami enuncia una specie di manifesto della religione Hare Krisna. 15

16 16 Björk Drawing restraint 9 (11/07/06) Sarebbe stato troppo facile recensire Debut, Homogenic o Medulla. Questo strano lavoro di Björk è la colonna sonora dell omonimo film di Matthew Barney, marito della stessa. Lo stile di Björk è inconfondibile ed anche senza il suo nome sul disco, potrebbe riconoscersi tra mille. L'Islanda rivive in ogni nota, in ogni paesaggio sonoro, in ogni pizzico d arpa di Gratitude o sussurro di Pearl. Sono pochi i pezzi cantati nel disco e quelli cantati da Björk sono ancora meno, ma è impressionante come a distanza di così tanti anni dal suo debutto la piccola scandinava sembri ancora un fiume in piena o meglio un temporale di emozioni, come testimonia la straordinaria Storm, forse il pezzo più significativo del disco. Ma la parte predominante del album è rappresentata dalla musica, dai suoni e dai rumori, eccetto Bath, interamente cantata a cappella. L atmosfera che si respira è come sempre decadente, cupa ma intrisa di significato. Björk è ormai entrata nell olimpo della ricerca sonora e ogni sua composizione lascia senza parole, creando allo stesso tempo emozione e smarrimento. Fabrizio Moro Fabrizio Moro (12/07/06) Ci tengo a dire la mia su questo disco perché l artista in questione non ha avuto la gloria che meritava. Il romanissimo Fabrizio Moro (l album è omonimo) fa la sua comparsata a Sanremo (sezione giovani) nel 2000 col brano Un giorno senza fine, ovviamente snobbato dalla critica. Ma sembra di rivedere Vasco Rossi nel 1982 quando stonava Vado al massimo. Perché Moro è così. Si riempie le narici di cocaina e canta di puttane e goliardate, di casini con la polizia e matrimoni forzati. Provocatorio, irriverente e contro le regole proprio come Vasco. E forse la maledizione del suo scarso successo è proprio questa: le sue cose sono state già cantate da altri artisti, i quali oggi sono divenuti monumenti. Però che belli che sono brani come Situazioni della vita, Gli amplessi di Marta, 9096 Ro.La, Per tutta un altra destinazione o Canzone di campane. Traspare infatti dai suoi testi e dal suo rock all italiana tutta l alienazione della periferia (San Basilio), le torbide storie di ragazzi quasi trentenni e tutta la rabbia verso il mondo perbenista che della sua rabbia se ne frega altamente. Karlheinz Stockhausen Mantra (13/07/06) Karlheinz Stockhausen è il genio incontrastato della musica concreta e della musica elettronica mondiale. Tanti sono i lavori che meritano onore (Kontrapunkte, Klavierstücke, Gesang der Jünglinge ecc.) ma questo Mantra è uno dei lavori considerati minori sul quale vorrei invece soffermarmi io. Stockhausen ha a lungo riflettuto sulle idee innovative di Messiaen, elaborando una propria idea di composizione, basata sull accostamento di nuclei minimi di suoni, detti punti, da cui deriva il puntualismo musicale. Ogni punto ha una sua autonomia rispetto agli altri, in modo che non sia possibile determinare se ognuno di essi è premessa o conseguenza degli altri. Nel corso degli anni questa forma di composizione si evolverà, portando la scrittura a concentrarsi su microcosmi di suoni, detti gruppi, trattati dal compositore con gli stessi principi che avevano governato i punti. Vi si intravedono i rapporti con la musica aleatoria delle culture orientali e della spiritualità. Tutto questo è sfociato nel 1970 in Mantra. Le parole non possono però rendere la grandezza dell opera. Da studiare minuziosamente. 16

17 17 Marc Moulin Placebo sessions (14/07/06) Il belga Marc Moulin inizia negli anni 70 a jazzare con un gruppo che allora si chiamava Placebo. Dopo trent anni di ricerca e sintesi jazz, è approdato alla jazz-house degli ultimi lavori Top secret ed Entertainment. Parallelamente a tutto ciò, Moulin si dava da fare assieme ai Telex per competere con la Germania elettronica dei Kraftwerk. Tornando però ai lavori degli anni 70 troviamo, accanto a Sam Suffy, Placebo sessions Strepitoso perché è una sorta di raccolta (uscita da poco rimasterizzata) che di elettronico non ha nulla. Semplicemente un perfetto calderone di free-jazz da colonna sonora. Bellissime Aria, Phalene, Showbiz suite, Stomp, Plotseling o Dag madam merci. Trombe, contrabbassi, sassofoni, vibrafoni, chitarre: c è tutto il meglio della nuova ondata jazz europea in questo disco. Trovo poi Humpty dumpty il miglior componimento dell album che - piccola curiosità - è stato campionato dal bolognese Joe Cassano nella traccia hip-hop Dio lodato. Nel complesso queste sessioni ci lasciano addosso un incrollabile senso di allegria e un accennato sorriso sul viso. Subsonica Amorematico (15/07/06) Questa è l elettronica italiana. Amorematico dei Subsonica è uno degli album più importanti sotto il profilo electro-pop nostrano. Vero è che la band torinese si è cimentata spesso col rock ma, a loro detta, non è il genere congeniale. Nel disco troviamo Sole silenzioso, Dentro i miei vuoti e Nuvole rapide: tutti brani intrisi di una profonda solitudine. Magnifiche Ieri e Albascura, entrambe più ritmate e nettamente più sfacciate delle prime. Nell album ci sono anche tormentoni da dancefloor come Nuova ossessione o le tracce strumentali della serie Atmosferico. Ineccepibile poi Eva- Eva, piena di rabbia Questo domani, piacevolmete rumorosa Gente tranquilla. Ascoltato in tutti i suoi settanta minuti, Amorematico, con i suoi alti e bassi, risulta un disco esteticamente bellissimo, perché ben fatto per quanto riguarda la trama strutturale e ricercato sotto il profilo dei testi e degli arrangiamenti. Dopo la parentesi rockettara di Terrestre i Subsonica hanno annunciato di voler tornare alla loro anima digitale ed entreranno in studio al più presto per buttar giù nuove idee. Unici in Italia. The Funky Lowlives Somewhere else is here (16/07/06) Somewhere else is here (pubblicato dalla Outer Recordings) è il terzo album dei Funky Lowlives, duo electro (e non solo) londinese. Considerato a posteriori, per molti rappresenta la via che i Röyksopp avrebbero dovuto prendere, al di là di certe idee da club poco originali. Nella realtà invece i Funky Lowlives e, in particolare questo album, fanno parte di un filone a se stante. Risultano piacevoli, alternando brani leggeri e scorrevoli (a momenti ricordano i Penguin Café Orchestra) a brani più jazzati, elettronici, finanche pop. La chicca del disco è sicuramente Time to let you go - molto AIR - dove i tanti accordi di chitarra si vanno a posare su una tiepida base di beat elettronici. Senza mai stupire troppo e senza mai esagerare, il duo Whitehouse-Danks propone inoltre le divertenti Sail into the sun, Superlove, Another place e For her eyes. Certo, è vero che ci eravamo abituati male dopo la compilation omonima e l album Cartouche, grazie a canzoni storiche quali Notabossa, ma sono anche convinto che questo Somewhere else is here sia comunque un passo, seppur piccolo, in avanti. 17

18 18 LCD Soundsystem LCD Soundsystem (24/08/06) Fautori della vendetta (o ventata) electro-pop, gli LCD Soundsystem hanno da poco esordito con il loro album omonimo. Dalla copertina e dai titoli si capisce immediatamente il background del gruppo: elettronica, dance, pop-rock e funky. Insomma, un po Jamiroquai, un po Depeche Mode, un po Franz Ferdinand, un po Daft Punk. Proprio a quest ultimi è intitolata la prima stupenda Daft Punk is playing at my home; maledettamente affascinante è Tribulations, minimal-dance Too much love. Velocissima e acida Movement, molto beatlesiana la ballata Never as tired as when I m waking up, da febbre del sabato sera la seguente On repeat, marcatamante disco-dance Disco infiltrator, quasi rappata Thrills, ambientale e formidabile Great release. Impossibile skippare le tracce: tanta è la loro carica adrenalinica. Beat connection è houseggiante, Losing my edge consegue ottimi risultati elettronici, Give it up è rock d ultima generazione, Tired è noise, infine le due versioni di Yeah rispecchiano l anima ballerina di questi LCD Soundsystem. Per essere un debutto, accipicchia! The Chemical Brothers Come with us (02/09/06) Questo è un lavoro del tutto atipico per il duo inglese, in quanto rompe completamente con l elettronica rumorosa e ridondante dei precedenti lavori. Come with us contiene finalmente tutta la maturità dei Chemical Brothers. Impossibile non cogliere la personale elaborazione di Trans-Europe Express dei Kraftwerk nella hit Star guitar o l onda tribal-house di It began in Afrika. Anonimi ma piacevoli i brani Hoops, The state we re in, Denmark, The elastic eye, Galaxy bounce o Pioneer skies; molto più ricercata la seconda hit The test (corredata da un fantastico videoclip), in quanto concepita come esercizio in bilico fra acustica ed elettronica. Dopo la raccolta di singoli Singles i Chemical Brothers decideranno, sull onda del successo di questo Come with us, di darsi completamente al basso commercio (vedi Push the button) dimostrando sì grande talento ma smentendo ogni ambizione artistica. Una carriera fatta di tali grandi successi (su tutti Hey boy hey girl) e, al tempo stesso, di una grossa incoerenza nella scelta produttiva e nella direzione artistica. Le Orme Uomo di pezza (03/09/06) Le Orme sono state una delle migliori band progressive (anzi progressive-pop) italiane. La loro discografia parte con Ad gloriam del 1969 e sembra non terminare con L infinito del In mezzo a questi trentacinque anni c è Uomo di pezza (1972). Erano gli anni dei grandi sconvolgimenti nella musica italiota: la melodia si tramutava in ricerca popolare e le mode, fugaci come oggi, cercavano di farsi belle e di divenire il più durature possibile. Ma quest album de Le Orme contiene davvero un po di tutto. Gioco di bimba, Una dolcezza nuova e Figure di cartone sono psichedeliche ma leggere, merito del giusto equilibrio fra chitarra e moog, fra batteria e basso elettrico; Alienazione, La porta chiusa e Breve immagine sono invece più indirizzate alla tendenza allora dilagante del solismo sperimentale. Infine troviamo la splendida Aspettando l alba, sospesa fra l inconscio dell onirico e la meraviglia del reale. Le Orme si supereranno l anno dopo col capolavoro Felona e Sorona e negli anni a venire con Smogmagica (1975), Verità nascoste (1976), Storia o leggenda (1977) e Florian (1979). 18

19 19 The Rokes Che mondo strano (04/09/06) I Rokes sono i Beatles italiani. E forse anche di più. Perché se i quattro di Liverpool hanno inventato dal nulla il loro inconfondibile stile beat, i Rokes di Shapiro hanno italianizzato la lezione affiancando a musiche orecchiabilissime anche testi intelligenti. Che mondo strano è l album del 1967 e contiene alcune fra le loro più belle creazioni. È la pioggia che va e Se io fossi povero sono critiche verso la classe piccolo-borghese e a quell Italietta benpensante d allora come d oggi; la title-track e Dall altra parte ripercorrono invece i temi giovanili in voga (cantati già da Nomadi, Zero e Pooh); Finché c è musica mi tengo su e Ride on sono meravigliosi inviti al ballo scatenato e all importanza della musicalità. L unica influenza che i Rokes hanno ricevuto dalla tradizione musicale italiana è stata quello dell Equipe 84 di Maurizio Vandelli. Ma il ringraziamento che i Rokes meritano per aver operato una rottura col passato (mitigata poi da alcuni miopi discografici) va allargato a molti dei personaggi di quegli anni e soprattutto a temerari locali che rischiarono su di loro, primo fra tutti il Piper di Roma. Architecture In Helsinki In case we die (05/09/06) Questo è il secondo disco del pazzoide collettivo australiano denominato Architecture In Helsinki. La follia della band è evidente ascoltando i brani o guardando i clip. La loro immaturità è ben bilanciata dalla raffinata cura di cui godono le canzoni. Bellissime Wishbone e Do the whirlwind, fatte di batterie, congas, bonghi, tromboni, pianoforti e altri strumenti molto meno convenzionali. Nell album si respirano contemporaneamente Talking Heads, Buggles, Chicago e Frank Zappa: il tutto mescolato a mò di spot pubblicitario. Le canzonette (così le chiamerebbe Bennato) sono però talmente piacevoli ed originali che vanno benissimo per un viaggio in automobile. Certo non è indie duro e puro, ma almeno non annoia e resta in mente per giorni. Infine meritano una nota particolare Need to shout, What s in store e Maybe you can owe me per la loro capacità di evocare atmosfere degne di grandi nomi della musica internazionale come George Harrison, Alan Parsons e Roger Waters. Nel complesso, In case we die è uno spensierato lavoro consigliato per una rimpatriata fra vecchi amici. Groove Armada Goodbye country (hello nightclub) (06/09/06) I Groove Armada sono fra i pochi artisti americani che hanno qualcosa da dire e lo fanno in maniera del tutto originale. Il disco meglio riuscito è sicuramente questo Goodbye country (che ha per sottotitolo Hello nightclub). Ed è evidente già nel titolo la voglia di sprovincializzazione del proprio mood: un lento allontanamento dal circuito underground per inserirsi in un ambiente internazionale più eclettico. In quest album troviamo infatti brani house da dancefloor come Superstylin, Drifted e Healing, pezzi hip-hop come Suntoucher o il trip-hop un blueseggiante di Join my hands e My friend (tra l altro uno dei più bei videoclip dell ultima decade), od ancora l elettronica oldstyle di Fogma e Raisin the stakes. L amalgama diviene poi perfetto quando è condito da sana musica chill-out (Lazy Moon). Ammirevoli anche i lavori precedenti quali Vertigo e Northern star, un po meno l ultimo Lovebox, in cui sembra che i due producer d oltreoceano abbiano fatto un vero e proprio autogol, attraverso composizioni sempre talentuose ma poco originali, visto soprattutto il loro background artistico. Bravissimi. 19

20 20 I Ratti Della Sabina A passo lento (07/09/06) Non amo affatto il folk perché in tutti questi decenni non è mai riuscito a rinnovarsi, se non in piccola parte. Permangono ancora oggi fisarmoniche, violini, bufù, zampogne e tutti gli altri strumenti autoctoni. Permangono anche i testi sociali, i testi di lotta, i testi da balera. Ma sono contento di recensire l ultimo nato dei Ratti Della Sabina. Questo A passo lento è davvero un bell album, così come lo erano Circobirò, Cantiecontrocantincantina ed Acqua e terra. Questa band proviene dal Lazio più burino e, almeno come approccio al pubblico, non sbaglia una virgola. Simpatici e bravi musicisti questi Ratti, che si permettono anche di foraggiare giustamente la pirateria. E in questo disco ritroviamo ancora molti retaggi autorali del grande Gianni Rodari, per loro maestro di vita e di arte. Divertentissime La giostra, Chi arriva prima aspetta e Il suono del motore (dedicata al loro meccanico); molto romantiche A passo lento e A Oriente; evocativa L Abbatuozzo, legata al caro Monte Soratte e alle sue leggende. Insomma, la differenza tra i Ratti Della Sabina e i M.C.R. o i Folkabbestia! c è, per nostra fortuna. Depeche Mode A broken frame (08/09/06) Il secondo disco dei Depeche Mode, dopo Speak & spell, è il bellissimo A broken frame, contenente dieci brani di genuino electro-pop. Tanti sintetizzatori, tanti pad e tanti pattern elettronici: il tutto incatenato nella nuova forma canzone degli anni 80. Tanti si sono scagliati contro questo album, fondamentalmente perché era venuta a mancare la genialità dell autore Vince Clarke. Considerato uno dei peggiori lavori della discografia dei Depeche Mode, penso invece che abbia molto da dire, perlomeno sotto il profilo prettamente strutturale. Leave in silence vale tutto il prezzo del disco e viene ben completata dalle magnifiche A photograph of you e The meaning of love. Forse ridondanti See you, Satellite e Shouldn t have done that, ma non temono comunque il confronto con tutta l immondizia musicale che in quegli anni girava nei circuiti d Europa. La voce baritonale di Dave Gahan sa inoltre conquistare l ascoltatore attraverso leggeri sibili in cui le parole vengono semplicemente accennate (è il caso della stupenda Monument). Curiosità: la copertina vinse il premio come miglior artwork del Mario Panseri Adolescenza (09/09/06) Liberamente tratto dal romanzo Agostino di Alberto Moravia, il rarissimo disco di Mario Panseri ha concorso a rendere mitica la schiatta cantautorale italiana. Adolescenza è infatti la storia musicata (molto progressive) di un ragazzino alle prese con una madre sola. Il piccolo Agostino scopre così le amicizie di branco, scopre la sua sessualità attraverso la masturbazione, scopre il corpo femminile nudo, scopre la solitudine della mamma sfociata in squallide avventure sessuali. I testi di Panseri aiutano a creare quell atmosfera di inquietudine tipica dell età adolescenziale e la terza persona con cui spesso si esprime sembra fungere da grillo parlante. Infatti i titoli dei brani non fanno altro che definire gli stati d animo del ragazzo (Delusione, Il primo amico, Vicino alla mamma, La tua confusione ecc.); la storia si completa con la cruda fine dell innocenza adolescenziale e il dolce ingresso nella nuova fase della giovinezza (Non sei più quel ragazzo). Un disco bellissimo, unico. Mario Panseri è morto nel 1995 a soli cinquant anni, senza che la musica italiana gli abbia mai tributato gli onori dovuti. 20

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