VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

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2 PER VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE AI SENSI DELL ART. 22 D.LGS. 152/06 E S.M.I. E DELL ART. 43 L.R. 10/10 E S.M.I. IMPIANTO DI DEPURAZIONE SAN COLOMBANO LASTRA A SIGNA (FI) PUBLIACQUA S.P.A. 1

3 Sommario 1. INTRODUZIONE PREMESSA RIFERIMENTI DELL AZIENDA QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ANALISI DEL SISTEMA DELLE PIANIFICAZIONI URBANISTICHE E TERRITORIALI ANALISI PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE PIT E PIANO PAESAGGISTICO PIANO REGIONALE DI AZIONE AMBIENTALE PRAA PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE PAER PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PTCP ANALISI DEL REGOLAMENTO URBANISTICO E DEL PIANO STRUTTURALE COMUNALE ANALISI DEL PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA (PCAA) COMUNALE ANALISI DEL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) COMUNALE INDIVIDUAZIONE DEI PRINCIPALI VINCOLI E TUTELE CARATTERISTICHE DELL OPERA INQUADRAMENTO DELL AREA MODIFICHE IMPIANTISTICHE IN CORSO NUOVO DOSAGGIO CLORURO FERROSO MODIFICA TUBAZIONE DI SCARICO IN ARNO DAL SOLLEVAMENTO DI RIVA DESTRA DIMENSIONI E CICLO DI LAVORO SCOLMATORI E BYPASS UTILIZZO DI RISORSE E MATERIALI RISORSE IDRICHE SOSTANZE CHIMICHE ENERGIA PRODUZIONE DI RIFIUTI COMPONENTI AMBIENTALI

4 4.1 ATMOSFERA CARATTERISTICHE CLIMATICHE QUALITÀ DELL ARIA E DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA AMBIENTE IDRICO ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE SUOLO E SOTTOSUOLO INQUADRAMENTO GEOLOGICO INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO SISMICITÀ VEGETAZIONE E FLORA SAN COLOMBANO CASE PASSERINI FAUNA ECOSISTEMI PAESAGGIO SALUTE PUBBLICA EVOLUZIONE DEMOGRAFICA QUALITA DELLA VITA POTENZIALI IMPATTI AMBIENTALI IMPATTO POTENZIALE ATMOSFERA EMISSIONI DIFFUSE EMISSIONI PUNTUALI RUMORE IMPATTO POTENZIALE AMBIENTE IDRICO IMPATTO POTENZIALE SUOLO E SOTTOSUOLO IMPATTO POTENZIALE PRODUZIONE RIFIUTI IMPATTO POTENZIALE CONSUMO RISORSE NATURALI

5 5.6 IMPATTO POTENZIALE VEGETAZIONE E FLORA FAUNA ED ECOSISTEMI IMPATTO POTENZIALE SALUTE PUBBLICA IMPATTO POTENZIALE PAESAGGIO ATTRIBUZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ AGLI IMPATTI MATRICE DEGLI IMPATTI GENERATI MITIGAZIONI MITIGAZIONE IMPATTO EMISSIONI PUNTUALI IN ATMOSFERA MITIGAZIONE IMPATTO CONSUMI ENERGETICI SOLLEVAMENTO MITIGAZIONE IMPATTO CONSUMI ENERGETICI OSSIDAZIONE MITIGAZIONE IMPATTO ACUSTICO PIANO DI MONITORAGGIO IL PIANO DI MANUTENZIONE E GESTIONE GESTIONE DELLE EMERGENZE IL PROTOCOLLO DI AUTOCONTROLLO ANALISI DELLE ALTERNATIVE ALTERNATIVE DI LOCAZIONE DELL IMPIANTO ALTERNATIVE DI PROCESSO O STRUTTURALI ALTERNATIVE STRATEGICHE ALTERNATIVA ZERO ASPETTI METODOLOGICI E OPERATIVI CALCOLO ONERI DI ISTRUTTORIA

6 1. INTRODUZIONE 1.1 PREMESSA L impianto di depurazione in oggetto è sito in Località San Colombano, nel Comune di Lastra a Signa (FI), mentre il punto di scarico è ubicato nel comune di Scandicci (FI). L impianto tratta mediante processo del tipo a fanghi attivi denitro nitro le acque reflue urbane provenienti dal sistema fognario di tipo misto dei comuni di Firenze, Scandicci, Lastra a Signa, Signa, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Calenzano, Bagno a Ripoli. L impianto ha una potenzialità complessiva di Abitanti Equivalenti. La sezione di disidratazione dei fanghi è ubicata a Case Passerini nel Comune di Sesto Fiorentino (FI), che riceve i fanghi da S.Colombano attraverso un fangodotto di lunghezza pari a 7 km. L impianto è stato autorizzato in via definitiva allo scarico in corpo idrico superficiale (Fiume Arno) con provvedimento di Autorizzazione rilasciato dalla Provincia di Firenze (Atto Dirigenziale 2489 del 19/07/2007). In data 22/07/2010 è stata presentata domanda di rinnovo dell autorizzazione allo scarico in acque superficiali presso il SUAP del Comune di Scandicci (Prot. 9753). In data 6/7/2012 è stata presentata domanda di autorizzazione all emissione in atmosfera (Prot.30411). L impianto di Disidratazione Fanghi di Case Passerini è autorizzato a scaricare in fognatura le acque di risulta del processo di disidratazione (Autorizzazione Autorità Idrica Toscana n. 209 del 26 settembre 2012). Sono in corso due interventi di manutenzione straordinaria che introducono altrettanti elementi di novità nello schema impiantistico del Depuratore di S.Colombano: l installazione di una stazione di dosaggio di un nuovo reagente chimico (Cloruro Ferroso) in linea fanghi e la modifica del sollevamento di riva destra che costituisce una modifica dello scolmatore di piena posto in testa impianto (SF01550). Il presente studio ambientale viene redatto al fine di supportare la procedura di Valutazione di impatto Ambientale, di cui all art. 20 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., cosi come previsto dall art. 48 della Legge Regionale Toscana 12 Febbraio 2010 Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza. Tale procedura fa riferimento alla fase di rinnovo dell autorizzazione allo scarico dell impianto di depurazione di situato a San Colombano nel Comune di Lastra a Signa e con scarico ubicato nel comune di Scandicci. La necessità di attivare una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per l impianto in parola, seppure esistente ed operante, non è relativa alle modifiche impiantistiche di cui sopra, ma bensì deriva dalla prescrizione di cui all art. 43, comma 6 della succitata L.R. 10/2010 che prevede: Le domande di rinnovo di autorizzazione o concessione relative all esercizio di attività per le quali all epoca del rilascio non sia stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale e che attualmente rientrino nel campo di applicazione delle norme vigenti in materia di VIA sono soggette alla procedura di VIA, secondo quanto previsto dalla presente legge.[ ]. Infatti l impianto di San Colombano, come si illustrerà più diffusamente nel seguito, rientra 5

7 nella casistica di cui alla lettera o) dell Allegato A2 alla L.R. 10/2010 Progetti sottoposti alla procedura di verifica di assoggettabilità di competenza della Provincia e, non essendo stato oggetto di analoga procedura al momento della realizzazione in aderenza ai dettami della normativa al tempo vigente, vi viene sottoposto in questa fase di rinnovo dell autorizzazione allo scarico in osservanza al succitato art. 43 della L.R. 10/2010. I contenuti del presente studio sono stati sviluppati tenendo conto che l impianto è già in esercizio e che attualmente opera con un autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Firenze (Atto Dirigenziale 2489 del 19/07/2007) in attesa di rinnovo. Lo studio non è relativo alle modifiche impiantistiche in corso, che in realtà si caratterizzano come interventi di mitigazione e di aumento dell affidabilità impiantistica. In merito a quanto riportato nella seconda parte del medesimo art. 43 della L.R. 10/2010, che cosi recita: [ ] Per le parti di opere o attività non interessate da modifiche, la procedura è finalizzata all individuazione di eventuali misure idonee ad ottenere la migliore mitigazione possibile degli impatti, tenuto conto anche della sostenibilità economico finanziaria delle medesime in relazione all attività esistente.[ ], si evidenzia che il presente studio fa riferimento ad una situazione impiantistica non modificata rispetto a quella già autorizzata precedentemente. 1.2 RIFERIMENTI DELL AZIENDA Table 1 1 Riferimenti dell Azienda Ragione sociale Sede Legale PUBLIACQUA S.p.A. Via Villamagna, 90/c 50126, Firenze (FI) Sede in oggetto Via Romania , Lastra a Signa (FI) P. IVA Pec Sito internet protocollo.publiacqua@legalmail.it 6

8 2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO 2.1 ANALISI DEL SISTEMA DELLE PIANIFICAZIONI URBANISTICHE E TERRITORIALI Ai fine della definizione del sistema di pianificazione urbanistico e territoriale relativo al progetto in esame sono stati considerati i Piani di Settore riportati in tabella: Piano Piano Indirizzo Territoriale (PIT) con valenza di Piano Paesaggistico Piano Regionale di Azione Ambientale (PRAA) Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Firenze (PTPC) Stato di approvazione Approvato da Consiglio Regionale in data 2 luglio 2014 con Delibera n.58 Approvato dal Consiglio Regionale della Toscana con Deliberazione n. 32 del 14 marzo 2007 ed in vigore fino alla fine dell anno 2010 (ultima edizione disponibile). Proposta di deliberazione del C.R. n.27 del 23 dicembre 2013 Approvato dalla Provincia nel 1998, ai sensi della L.R. 5/95 Norme per il governo del territorio Con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 1 del 10/01/2013 n 1 del 2013 è stata approvata la variante di adeguamento del PTCP, ai sensi dell'art.17 della L.R. 1/ 05. Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa Approvato con Delibera C.C. n.11 del 7 aprile 2014 Piano strutturale del Comune di Sesto Fiorentino Regolamento urbanistico del Comune di Lastra a Signa Regolamento urbanistico del Comune di Sesto Fiorentino Piano Comunale di Classificazione acustica di Lastra a Signa Piano Comunale di Classificazione acustica di Sesto Fiorentino Adottato con delibera C.C. n 46 del 10 luglio 2003 ed approvato con delibera C.C. n 18 del 30 marzo 2004 Approvato con Delibera C.C. n. 29 del 10 luglio 2008 Approvato con delibera C.C. n. 28 del 28 gennaio Approvato con delibera del C.C. n. 75 del 20 dicembre Approvato con Delibera C.C. n. 11 del 23 febbraio

9 Piano Assetto Idrogeologico (PAI) del Fiume Arno Approvato con DPCM 6 maggio ANALISI PIANO DI INDIRIZZO TERRITORIALE PIT E PIANO PAESAGGISTICO Il Piano Paesaggistico costituisce parte integrante del Piano di Indirizzo Territoriale, indicando alle amministrazioni e ai cittadini quali tipi di azioni saranno possibili all'interno di un determinato sistema territoriale ed offrendo strumenti urbanistici volti a migliorare e qualificare il paesaggio. I principi cardine su cui si basa il Piano sono quelli della Convenzione Europea del Paesaggio sottoscritta a Firenze nel 2000 da 26 Paesi europei, secondo la quale il paesaggio non deve essere concepito come un elemento naturale immutabile, ma un bene dinamico, relazionato all'azione dell'uomo, un bene quindi che è frutto della percezione della popolazione e della sua esperienza sociale e culturale. Il P.I.T. delinea la strategia dello sviluppo territoriale mediante l indicazione e la definizione: - degli obiettivi del governo del territorio e delle azioni conseguenti; - del ruolo dei sistemi metropolitani e dei sistemi delle città, dei sistemi locali e dei distretti produttivi, delle aree caratterizzate da intensa mobilità nonché degli ambiti territoriali di rilievo sovraprovinciale; - delle azioni integrate per la tutela e valorizzazione delle risorse essenziali. Inoltre stabilisce: - le prescrizioni relative alla individuazione dei tipi di intervento e dei relativi ambiti territoriali che, per i loro effetti intercomunali, sono oggetto di concertazione fra i vari livelli istituzionali anche in relazione alle forme di perequazione tra comuni; - le prescrizioni per il coordinamento delle politiche di settore della Regione in funzione dello sviluppo territoriale; - le prescrizioni relative alla individuazione degli ambiti territoriali per la localizzazione di interventi sul territorio di competenza regionale; - le misure di salvaguardia immediatamente efficaci, pena di nullità, di qualsiasi atto con esse contrastanti, sino all adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio di comuni e province allo statuto del territorio di cui al comma 1 e alle prescrizioni di cui alle lettere a) e c); - le prescrizioni di cui all articolo 4, comma 7, della legge regionale 17 maggio 1999, n. 28 (Norme per la disciplina del commercio in sede fissa in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.114) come modificata dalla legge regionale 4 febbraio 2003, n. 10; - i Comuni tenuti ad adottare il piano di indirizzo e di regolamentazione degli orari ai sensi dell articolo 2, comma 1, lettera d bis) della l.r. 38/

10 Gli strumenti della pianificazione territoriale dei Comuni (Piani Strutturali) e delle Province (PTC) e gli atti di governo del territorio degli altri soggetti pubblici, si conformano al Piano di Indirizzo Territoriale. Il P.I.T. definisce inoltre gli obiettivi e le azioni strategiche del governo del territorio, così come gli obiettivi generali ed operativi, in riferimento a tre tipologie di risorse: le città e gli insediamenti urbani, il territorio rurale che comprende le risorse naturali, il paesaggio e gli insediamenti rurali, e la rete delle infrastrutture. Impianto di San Colombano L area occupata dall impianto di San Colombano oggetto del presente studio ricade all interno dell ambito territoriale di paesaggio Ambito 6 Firenze Prato Pistoia dei 20 individuati dal Piano di indirizzo territoriale (PIT) della Regione Toscana. L ambito si sviluppa attorno alla vasta pianura alluvionale estesa tra Firenze e Pistoia, comprendendo anche il sistema collinare e montano che circonda la pianura e il sistema montano e alto montano dell Appennino Pratese e Pistoiese. La pianura alluvionale di Firenze Prato Pistoia, pur rappresentando una delle aree della Toscana soggette a maggiore sviluppo urbanistico e infrastrutturale, ospita ancora zone umide e ambienti agricoli di elevato interesse conservazionistico. Gran parte dei numerosi biotopi palustri sono di origine artificiale, risultando legati ad una gestione venatoria o alla realizzazione di opere finalizzate alla riduzione del rischio idraulico (casse di espansione e laminazione). Tale condizione ha comunque consentito la presenza di laghetti, stagni, canneti, lembi di boschi planiziali e prati umidi, caratterizzati dalla presenza di tipiche formazioni vegetali igrofile e di numerose specie vegetali e animali di interesse conservazionistico. Il territorio dell ambito presenta due intense e opposte dinamiche di trasformazione, relative all aumento dei livelli di naturalità delle aree alto collinari e montane, e dei livelli di artificialità della pianura alluvionale e delle basse colline. Si tratta di dinamiche comuni a gran parte del territorio toscano, che comportano significative trasformazioni dell uso del suolo e del paesaggio con elevate e perlopiù negative conseguenze in termini di biodiversità e di tutela dei valori naturalistici. Fenomeni di abbandono delle attività agricole e pascolive sono in atto nelle zone collinari e montane, con conseguenti dinamiche naturali di ricolonizzazione arbustiva e arborea. Ai processi di abbandono e di rinaturalizzazione delle aree montane e alto collinari si affiancano gli opposti processi di aumento dei livelli di artificialità del vasto sistema della pianura alluvionale tra Firenze e Pistoia e delle pianure tra Firenze e Signa e alla periferia orientale di Firenze, ove le dinamiche di trasformazione sono state caratterizzate da intensi processi di urbanizzazione e di consumo di suolo agricolo. L ampliamento delle aree urbane periferiche, lo sviluppo di una edilizia residenziale diffusa, la realizzazione di poli industriali e commerciali/artigianali e la realizzazione e recente ampliamento della rete delle infrastrutture lineari (assi autostradali A1, A11 e nuova terza corsia autostradale) hanno fortemente caratterizzato le dinamiche di uso del suolo della pianura alluvionale. In tale contesto si inseriscono inoltre le negative 9

11 dinamiche di perdita delle ultime aree pascolate di pianura e di abbandono di parte delle attività agricole. Nel contesto di tali intense e negative dinamiche di consumo di suolo agricolo, dagli anni 70 la piana è stata interessata dalla realizzazione di aree umide gestite a fini venatori. Dinamiche più recenti hanno visto la realizzazione, o riqualificazione, di aree umide a fini naturalistici e/o di difesa idraulica, ma anche la perdita di aree umide per abbandono della gestione venatoria e/o idraulica con conseguente loro trasformazione in incolti o in aree agricole. Negli ultimi anni parte del territorio della piana tra Firenze e Prato è stato interessato da un processo di costruzione del parco agricolo della piana, finalizzato alla conservazione e al recupero dei suoi peculiari caratteri agricoli, naturalistici e paesaggistici, ancora non tradotto in specifici atti pianificatori e gestionali. L aumentata pressione ambientale e i livelli di artificialità del territorio di pianura hanno comportato anche dinamiche di semplificazione degli ecosistemi fluviali e torrentizi, con riduzione della vegetazione ripariale (in parte costituita da formazioni esotiche), della qualità delle acque e della loro qualità ecosistemica complessiva. Figure 2 1 Caratteri del paesaggio Fonte PIT (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di San Colombano). 10

12 Impianto di Case Passerini L area all interno della quale è inserito l impianto di Case Passerini ricade all interno di un complesso industriale nel quale sono già presenti un impianto di selezione e compostaggio e una discarica per rifiuti non pericolosi. Tale area è delimitata a nord dall autostrada A11 Firenze Mare, a est dal Fosso Gavine, a sud dal Fosso Reale e dall area produttiva dell Osmannoro. Il Comune di Sesto Fiorentino, nel quale si localizza l intervento, ricade in parte nell ambito territoriale dell Area Fiorentina (Ambito n. 16 definito dal Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana PIT) ed in parte nell area di sovrapposizione tra questo e l ambito territoriale Prato e Val Bisenzio (Ambito n. 7 del PIT). L area in esame, nello specifico, è sita nella parte più occidentale dell ambito 16, nell ampia area di pianura che accompagna il corso del fiume Arno. Figure 2 2 Caratteri del paesaggio Fonte PIT (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di Case Passerini). Nell Area Fiorentina si possono distinguere almeno tre zone geografiche, ciascuna con specifici caratteri strutturali e criticità naturali ed antropiche. L ambito è, infatti, suddiviso in fasce altimetriche e morfologiche molto ben definite sostanzialmente in direzione Est Ovest, delle quali l Arno rappresenta l asse principale: il versante collinare montuoso settentrionale, la piana dell Arno e il versante collinare meridionale. 11

13 L area occupata dall impianto in oggetto si trova a circa 2 km a Sud Ovest dal centro abitato di Sesto Fiorentino, nella zona di pianura alluvionale che si caratterizza come un lungo fondovalle formato da una striscia completamente pianeggiante di larghezza variabile in corrispondenza dell asse idrografico. Gli altri due ambiti caratteristici dell Area Fiorentina sono i territori collinari a Sud dell Arno e il sistema preappenninico a Nord dell Arno. Il primo è caratterizzato da versanti a debole acclività alternati a dorsali di crinale arrotondate e ondulate, e nel complesso appare come un paesaggio con colline separate da vallate più o meno ampie, nelle quali prevalgono i depositi alluvionali dei corsi d acqua di vario ordine; mentre il secondo rappresenta un elemento distintivo della fascia di passaggio tra il territorio intensamente urbanizzato della piana e le colline del Chianti. La piana fiorentina è scandita, nella parte centrale, dal sistema di regimazione idraulica di impianto storico, canali di irrigazione e fossi di bonifica e dal sistema di laghetti originati dalla presenza di aree depresse (Renai, Stagni di Focognano, della Querciola, di Peretola). Le rive dell Arno e in generale gli ambiti fluviali hanno interesse paesaggistico ed ecologico. Un essenziale segno paesaggistico è costituito dalla presenza di aree golenali e di vegetazione ripariale. Si riportano, di seguito, due immagini tratte dal Quadro Conoscitivo del PIT relative agli elementi di maggior rilievo caratterizzanti l Ambito dell Area Fiorentina nonché le aree prossime alle zone di intervento. 12

14 Figure 2 3 Elementi d rilievo caratterizzanti il paesaggio dell Ambito 16 Area Fiorentina PIANO REGIONALE DI AZIONE AMBIENTALE PRAA Il Piano Regionale di Azione Ambientale (P.R.A.A.), approvato dal Consiglio Regionale della Toscana con Deliberazione n. 32 del 14 marzo 2007 ed in vigore fino alla fine dell anno 2010 (ultima edizione disponibile), recepisce in un unico documento, in una logica d integrazione delle politiche ambientali con le altre politiche di settore, le indicazioni dei Piani approvati a livello internazionale, europeo e nazionale, in accordo con il precedente PRAA e con l obiettivo di definire e delineare le strategie ambientali di intervento pubblico sulle quali si dovrà basare la politica ambientale regionale. La definizione di politiche ambientali pubbliche nasce da due presupposti: - la complessità dell ambiente naturale derivante dal numero elevato di interrelazioni che si instaurano tra le diverse componenti ambientali; - la progressiva scarsità di risorse economiche da impiegare nelle politiche ambientali. 13

15 Vengono delineate le politiche ambientali che, sulla base del principio di integrazione, permettono di conseguire obiettivi ambientali utilizzando le risorse e gli strumenti delle politiche di settore e siano in grado di governare la complessità dei problemi. La definizione di tale strategia deve però essere supportata da un quadro conoscitivo ambientale complesso ed aggiornato; è per questo che nel PRAA viene dato ampio spazio alla parte di analisi in cui viene presentato lo stato dell ambiente in Toscana attraverso indicatori ambientali ed indicatori per la sostenibilità, l analisi territoriale con l individuazione delle zone di criticità ambientale e le politiche ambientali di settore (energia, aria, rifiuti, bonifiche, acqua, biodiversità, parchi e aree protette, difesa del suolo ed erosione costiera, inquinamento elettromagnetico, rischi industriali, prevenzione e riduzione integrata dell inquinamento, rischio sismico). Sulla base di tali azioni prioritarie vengono poi individuati i macro obiettivi, gli obiettivi specifici e gli interventi puntali ed infine i macro obiettivi trasversali che rappresentano le azioni specifiche di integrazione tra le diverse politiche settoriali in campo ambientale. Il PRAA della Regione Toscana intende applicare lo sviluppo sostenibile alla realtà locale e facendo del principio di integrazione l asse portante della propria strategia. Il Piano ribadisce che lo sviluppo sostenibile è molto più di un concetto puramente ambientale. Esso pone, infatti, una sfida fondamentale: conciliare un economia dinamica con una società in grado di offrire opportunità a tutti, aumentando al contempo la produttività delle risorse e disgiungendo l aspetto della crescita da quello del degrado ambientale. Nel PRAA la sostenibilità ambientale e territoriale dello sviluppo è al centro di uno specifico programma che riguarda direttamente le tematiche ambientali: - ecoefficienza per il rispetto delle scadenze dettate dal protocollo di Kyoto; - risorse energetiche, con l implementazione della percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale; - riduzione dei rifiuti e loro smaltimento in piena sicurezza e con le più moderne soluzioni, e incentivazione delle materie secondarie; - tutela delle risorse idriche, con particolare riguardo a quelle ad uso idropotabile; - tutela dello sviluppo della montagna toscana; - promozione della ricerca e dell innovazione nei processi come nei prodotti per una maggiore diffusione della qualità ambientale dello sviluppo. In coerenza con il Sesto Programma comunitario d azione in materia di ambiente e la Strategia d azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia, l articolazione strategica del Piano di Azione Ambientale definisce le priorità ambientali in riferimento a quattro diverse aree di azione: - Cambiamenti climatici; - Natura e biodiversità; - Ambiente e salute; - Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti. 14

16 Per ciascuno dei quattro settori vengono individuati gli obiettivi prioritari del piano per il triennio di riferimento ( ): i Macro obiettivi, in corrispondenza dei quali sono stati definiti alcuni indicatori ambientali denominati Macroindicatori. Il PRAA, infine, indica l elenco delle zone di criticità ambientale, definite come quegli ambiti territoriali in cui uno o più fattori di crisi ambientale richiedono interventi fortemente contestualizzati in quella specifica dimensione territoriale e caratterizzati da un alto livello d integrazione, introducendo gli interventi da intraprendere al fine di ridurre la criticità ambientale individuata. I macrobiettivi previsti per le zone di criticità ambientale, riguardano sia la sfera del consumo che quella del sistema produttivo; sono volti da un lato a ridurre il consumo di risorse naturali: energia, acqua, materia, suolo, dall'altro alla tutela della salute umana dagli inquinamenti e alla tutela dell'ambiente naturale e della biodiversità. Le strategie prioritarie del piano sono quelle dell'integrazione: integrazione tra le politiche ambientali e le altre politiche regionali, integrazione tra i diversi livelli istituzionali (sussidiarietà istituzionale) e governance. Gli strumenti messi in campo vanno dai più tradizionali strumenti normativi e di controllo a quelli più innovativi come la fiscalità ambientale, la ricerca e l'innovazione tecnologica, gli strumenti di adesione volontaria, l'informazione e l'educazione ambientale. L area in esame ricade all interno delle Zone di criticità ambientale, in particolare la zona 12 area Fiorentina. Da quanto esposto sulle specifiche finalità del PRAA riferito al triennio , si evince come l attività prevista dal progetto non vada ad interferire con gli obiettivi del piano ne ad aggravare la criticità della zona. 15

17 Figure 2 4 Zone di criticità ambientale 16

18 2.1.3 PIANO AMBIENTALE ED ENERGETICO REGIONALE PAER Il nuovo Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER), in attuazione del Programma regionale di sviluppo , in sostituzione del vecchio PRAA (Piano Regionale di Azione Ambientale) presenta, quale importante elemento di novità rispetto alla passata programmazione, la confluenza al proprio interno del Piano di Indirizzo Energetico Regionale (PIER) e del Programma regionale per le Aree Protette. I contenuti del PAER si declinano in due grandi aree tematiche, in coerenza con la programmazione comunitaria : - sostenere la transizione verso un economia a basse emissioni di carbonio e contrastare i cambiamenti climatici attraverso la diffusione della green economy; - promuovere l adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi. Il Piano si struttura poi in 4 Obiettivi Generali, che richiamano le quattro Aree di Azione Prioritaria del VI Programma di Azione dell'unione Europea: 1. contrastare i cambiamenti climatici e promuovere l'efficienza energetica e le energie rinnovabili; 2. tutelare e valorizzare le risorse territoriali, la natura e la biodiversità; 3. promuovere l integrazione tra ambiente, salute e qualità della vita; 4. promuovere un uso sostenibile delle risorse naturali. Cambiamenti climatici: qui l obiettivo da perseguire è già contenuto all'interno del decreto Burden Sharing che assegna alla Toscana un obiettivo target al 2020 del 16,5% di consumo da rinnovabili termiche ed elettriche sul consumo energetico complessivo. Gli obiettivi specifici sono: - riduzione, entro il 2020, delle emissioni di CO2 in misura del 20% rispetto al 1990; - riduzione dei consumi energetici finali del 20%; - produzione di energia elettrica e termica proveniente da rinnovabili, al 2020, pari al 16,5% di quella consumata. Per quanto riguarda gli impianti ad energia rinnovabile, il Piano indica, in tre distinti allegati, le aree non idonee alla installazione di impianti fotovoltaici, eolici e a biomasse. In realtà, quelle che riguardano il fotovoltaico sono già oggetto della LR 11/2011, mentre per l'eolico e le biomasse la predisposizione delle aree non idonee è avvenuta in collaborazione con gli uffici degli assessorati all'urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio e quello all'agricoltura oltre che con il Ministero per i beni ambientali e culturali. Biodiversità: la Toscana è la prima regione in Italia a dare attuazione a quanto previsto dalla normativa vigente per la tutela della biodiversità, sia a livello nazionale che europeo. Gli obiettivi specifici sono: 17

19 - dare attuazione alle azioni ritenute più urgenti della Strategia Regionale per la Biodiversità (cfr Allegato D4); - aumentare la superficie e migliorare la gestione dei siti Natura 2000 e delle Aree Protette, con particolare riferimento a quelle marine; - agevolare lo sviluppo sostenibile delle zone costiere assicurando nel contempo la conservazione dell integrità degli ecosistemi marini e terrestri e della geomorfologia del litorale - realizzare, entro il 2015, di almeno il 50% delle opere strategiche per la Difesa del Suolo, così come individuate dalla LR 35/2011; - attuare delle attività di prevenzione e riduzione del rischio sismico, mediante la realizzazione dei programmi previsti dalla LR 58/2009, entro il Ambiente, salute e qualità della vita: Gli obiettivi specifici sono: - ridurre la percentuale di popolazione esposta ai livelli di inquinamento atmosferico superiore ai valori limite; - ridurre la popolazione esposta agli inquinamenti acustico, elettromagnetico, luminoso e radon; - prevenire gli incidenti rilevanti connessi all'uso di determinate sostanze pericolose e limitarne le conseguenze per l'uomo e per l'ambiente. Uso sostenibile delle risorse naturali: Gli obiettivi specifici sono: - ridurre la produzione totale di rifiuti, migliorare il sistema di raccolta differenziata aumentando il recupero e il riciclo; diminuire la percentuale conferita in discarica. bonificare i siti inquinati e ripristinare le aree minerarie dimesse; - migliorare la qualità dei corpi idrici e definire il Piano di tutela Stato dei corpi idrici; - attuare LR 69/2011 di riforma dei Servizi Pubblici Locali. Nel Piano sono inoltre individuate 4 azioni trasversali: - creare di un unico sito regionale, aggiornato e accessibile, dell'intera informazione ambientale regionale; - migliorare qualità della conoscenza; - diffondere pratiche di sostenibilità; - accrescere la consapevolezza nei cittadini. 18

20 Il PAER prevede inoltre particolari forme di integrazione con politiche relative ad altri ambiti d'intervento attraverso 4 progetti speciali: - ambiente e salute, per rafforzare il legame tra pressioni ambientali e prevenzione sanitaria; - filiera agri energia, per promuovere lo sviluppo sostenibile di una filiera delle biomasse attenta alle caratteristiche del territorio; - parchi e turismo, per valorizzare il patrimonio naturalistico toscano preservandone i valori; - mobilità sostenibile, per rilanciare il diffondersi di forme di mobilità meno inquinanti con particolare richiamo a quella elettrica. L attività prevista dal progetto non interferisce con gli obiettivi del piano e neppure aggrava la criticità della zona, ma anzi si pone in attuazione dei principi di tutela della risorsa idrica PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE PTCP Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) è lo strumento di pianificazione che definisce l assetto del territorio. Approvato dalla Provincia nel 1998, ai sensi della L.R. 5/95 Norme per il governo del territorio come l'atto di programmazione con il quale la Provincia esercita, nel governo del territorio, un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica comunale. Con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 1 del 10/01/2013 n 1 del 2013 è stata approvata la variante di adeguamento del PTCP, ai sensi dell'art.17 della L.R. 1/ 05. L avviso relativo all'approvazione è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n 11 del Lo strumento di pianificazione in oggetto ha acquistato efficacia dalla data di tale pubblicazione. Il PTCP vigente si compone di più documenti, il più rilevante dei quali è la Carta dello Statuto del Territorio 1:20.000, che costituisce l'elaborato progettuale di pianificazione cui approda l'analisi conoscitiva del territorio. Ad esso è collegato l'elaborato Statuto del Territorio e Norme di attuazione, ove sono contenute norme, prescrizioni, criteri e direttive per la pianificazione urbanistica a livello comunale. Alcune norme sono collegate anche alla Carta del grado di vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento 1: Si riporta di seguito uno stralcio della carta dell uso del territorio dell area in cui ricade l intervento oggetto della presente relazione tecnica. 19

21 Figure 2 5 Estratto Carta dello statuto del territorio (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di San Colombano). Figure 2 6 Estratto Carta dello statuto del territorio (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di Case Passerini). 20

22 Figure 2 7 Legenda della Carta dello statuto del territorio. Dalla Carta dello statuto del territorio si evince che l area dove è ubicato l impianto di San Colombano è classificata come area destinata ad impianti tecnologici (art.24bis), potabilizzazione e depurazione delle acque mentre quella dove è ubicato l impianto di Case Passerini è classificata come area destinata ad impianti tecnologici (art.24bis), smaltimento rifiuti. Da quanto esposto, si ritiene che le attività previste dal progetto in esame siano conformi al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale sopra indicato. 21

23 2.1.5 ANALISI DEL REGOLAMENTO URBANISTICO E DEL PIANO STRUTTURALE COMUNALE Impianto di San Colombano Comune di Lastra a Signa Il Regolamento Urbanistico del Comune di Lastra a Signa è stato adottato con deliberazione C.C. n. 40 del 27/09/2006 e approvato con deliberazione C.C. n. 29 del 10/07/2008, che è diventato efficace dal 10/09/2008. Il Piano Strutturale del comune di Lastra a Signa vigente dal 14/5/2014 deriva da una variante dello stesso adottata con delibera del C.C. n.57 del 18/12/2013 e approvata con delibera del C.C. n.11 del 7/4/2014. Dall analisi del Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa si evince che l area oggetto di studio ricade nel sistema della Piana alluvionale ed in particolare nella piana alluvionale del fiume Arno. Tali aree sono così definite: Aree della pianura alluvionale del F. Arno. La porzione orientale dell unità, facente parte della più ampia piana fiorentina, è caratterizzata da elevato grado di frammentazione ad opera del tessuto urbano, produttivo e della rete infrastrutturale; prevale l indirizzo agricolo, con mosaico di seminativi, arboreti da frutto, filari di vite maritata all acero, orti familiari, incolti. La porzione orientale dell unità comprende le aree del fondovalle stretto dell Arno, incassato tra i rilievi collinari, ad indirizzo cerealicoloforaggero prevalente, di notevole valore ambientale ed estetico percettivo (PAL1.1). Figure 2 8 Stralcio Tav.5 suolo/paesaggio del Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa L unità di paesaggio Pal1 comprende le aree della pianura alluvionale del Fiume Arno, per un estensione complessiva di circa 430 ha, pari al 10% del territorio comunale. E suddivisa in due sotto unità: 22

24 - aree della pianura alluvionale a prevalente uso agricolo (Pal1.1); - aree golenali e ripariali, con campi agricoli, incolti, e lembi di vegetazione ripariale a vario stadio di degradazione (Pal1.2). L antico paesaggio agrario dei suoli profondi e umidi ad alberata, che caratterizzava diffusamente la piana fiorentina fino ancora alla prima metà del 900, con la rete capillare dei canali scolanti e la maglia minuta degli appezzamenti a baulatura pronunciata, delimitati da filari di vite maritata all acero, appare all attualità appena leggibile, in larga misura frammentato e/o intercluso dall intenso sviluppo urbano e infrastrutturale. All attualità, circa il 45% dell unità è occupata da aree prive di suolo (ambiti urbanizzati, cave, ecc.), mentre le superfici a seminativo arborato e seminativo, a vario grado di frammentazione e interclusione, ricoprono poco meno del 40% dell unità. Le formazioni boschive igrofile e ripariali ricoprono complessivamente circa 35 ettari, pari all 8% circa della superficie dell unità. L obiettivo da assumere è quello di ridefinire una visione unitaria degli spazi verdi residui come sistema integrato da tutelare, riconnettere, riqualificare. Un sistema da riferire e ricongiungere nel suo insieme all Arno, tenuto conto del fatto che il fiume rappresenta all attualità una presenza assai poco percepita e vissuta dalla popolazione. Gli spazi aperti presenti in questa unità costituiscono la risorsa di base per programmi di riqualificazione urbana, attraverso il recupero di un tessuto continuo di spazi verdi pubblici, giardini privati pertinenziali, aree agricole, nuclei boschivi a più elevata naturalità. Particolare importanza riveste in prospettiva il restauro naturalistico ambientale delle aree dismesse o degradate (a esempio la cosiddetta area Carlini ); come anche la creazione di ecosistemi tampone per l inserimento ambientale delle infrastrutture di trasporto e dei grandi impianti quali a esempio il grande impianto di depurazione dell area fiorentina. 23

25 Figure 2 9 Tav.4 Uso del suolo Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa 24

26 Figure 2 10 Tav.1.A Assetto del territorio Regolamento Urbanistico del Comune di Lastra a Signa. 25

27 Impianto di Case Passerini Comune di Sesto Fiorentino Il Regolamento Urbanistico del Comune di Sesto Fiorentino è stato adottato con delibera C.C. n.35 del 18 aprile 2013 e approvato con delibera C.C. n. 28 del 28 gennaio Il Piano Strutturale del comune di Sesto Fiorentino è stato adottato con delibera C.C. n 46 del ed approvato con delibera di C.C. n 18 del Figure 2 11 Tav.1. foglio 14 Assetto del territorio Regolamento Urbanistico del Comune di Sesto Fiorentino. 26

28 Figure 2 12 Tav.2b Subsistemi Piano strutturale del Comune di Sesto Fiorentino. L area di trattamento fanghi ricade nel comune di Sesto Fiorentino, nel piano strutturale tale area è inserita nei subsistemi della Piana. Come è possibile vedere dalla precedente figura l area è classificata come poli funzionali esistenti (art.20 ). Sono stati considerati come poli funzionali alcune aree di rilevante estensione territoriale, coincidenti con uno o più isolati, la cui organizzazione morfologica è strettamente finalizzata allo svolgimento di un unica funzione e che, per tale ragione, rappresentano singolarità chiaramente individuabili all interno del tessuto urbano. Il destino urbanistico di tali ambiti è legato indissolubilmente alla funzione esclusiva in essi esercitata, facente capo, in genere, ad un unico soggetto pubblico o privato. 27

29 2.1.6 ANALISI DEL PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA (PCAA) COMUNALE Il Piano (di seguito PCCA), oltre a consentire una piena applicazione della disciplina sull inquinamento acustico, rappresenta un fondamentale atto di governo e pianificazione del territorio; esso infatti disciplina l uso del territorio e ne vincola le modalità di sviluppo al pari degli altri strumenti urbanistici; la presenza di attività industriali/artigianali o comunque di attività ad alto impatto acustico, di aree residenziali, di infrastrutture di trasporto, dovrà tenere conto, oltre che dei vincoli dovuti agli strumenti urbanistici vigenti, anche delle scelte del PCCA. Con il Piano Comunale di Classificazione Acustica (P.C.C.A.) il territorio comunale è suddiviso in zone omogenee alle quali sono assegnati i valori limite di emissione, i valori limite di immissione assoluti e differenziali, i valori di attenzione ed i valori di qualità previsti dal D.P.C.M Table 2 1 Classificazione del territorio comunale Classificazione del territorio comunale (art.1 DPCM ) classe I classe II classe III classe IV classe V classe VI Aree particolarmente protette: aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc. Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali Aree di tipo misto : aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici Aree di intensa attività umana aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. Aree prevalentemente industriali aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni. Aree esclusivamente industriali aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi. Le attività rumorose di carattere permanente regolamentate dalle vigenti normative sono quelle attività di carattere aziendale e produttivo con l esclusione di quelle di tipo domestico e condominiale, che siano ubicate stabilmente e che si svolgano con uso di impianti o attrezzature potenzialmente rumorosi. I valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori limite differenziali di immissione, i valori di attenzione e i valori di qualità previsti dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 sono di seguito riportati per ciascuna classe di destinazione d uso. 28

30 Classi TAB. B Valori limite di emissione in db(a) Table 2 2 Valori limite di emissione. TAB. C Valori limite assoluti di immissione in db(a) TAB. D Valori di qualità in db(a) Valori di attenzione riferiti a 1 ora in db(a) Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno Diurno Notturno I II III IV V VI Impianto di San Colombano Comune di Lastra a Signa Il piano Comunale di Classificazione Acustica è stato adottato dal Comune di Lastra a Signa con deliberazione del C.C. n. 83 del 27/11/2002 e approvato con deliberazione del C.C. n. 75 del 20/12/2004. Come riportato dallo stralcio seguente del Piano Comunale di Classificazione Acustica l area in esame ricade in una Zona di Classe IV Aree di intensa attività umana. La sezione di impianto relativa al comune di Scandicci ricade invece in Classe III Aree di tipo misto Figure 2 13 Piano di Classificazione Acustica Fonte Geoscopio 29

31 Impianto di Case Passerini Comune di Sesto fiorentino Il Comune di Sesto Fiorentino ha approvato la Zonizzazione Acustica del territorio con Delibera C.C. n. 11 del 23/2/2005. Come riportato dallo stralcio seguente del Piano Comunale di Classificazione Acustica l area occupata dall impianto di Case Passerini ricade in Classe V Aree prevalentemente industriali. Figure 2 14 Piano di Classificazione Acustica Comune di Sesto fiorentino Fonte Geoscopio 30

32 2.1.7 ANALISI DEL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) COMUNALE Il Piano stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) del bacino del fiume Arno, adottato dal Comitato istituzionale dell'autorità di bacino del fiume Arno con Deliberazione dell 11 novembre 2004, n. 185, è stato approvato con DPCM 6 maggio Il PAI Arno si pone un obiettivo generale orientato a garantire livelli di sicurezza adeguati rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e geomorfologico in atto o potenziali. Più in particolare, nel rispetto delle finalità generali indicate all art. 17 della L. 18 maggio 1989, n. 183, il PAI Arno si pone i seguenti obiettivi: 1. sistemazione, conservazione e recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulici, idraulico forestali, idraulico agrari, silvo pastorali, di forestazione, di bonifica, di consolidamento e messa in sicurezza; 2. difesa e consolidamento dei versanti e delle aree instabili nonché difesa degli abitati e delle infrastrutture da fenomeni franosi e altri fenomeni di dissesto; 3. difesa, sistemazione e regolazione dei corsi d acqua; 4. moderazione delle piene mediante interventi anche di carattere strutturale, tra i quali serbatoi d invaso, vasche di laminazione, casse di espansione, scaricatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; 5. supporto all attività di prevenzione svolta dagli enti operanti sul territorio. Inquadriamo ora l area in cui ricade il progetto nei vincoli proposti dal PAI Arno ed in particolare nelle: Aree caratterizzate da pericolosità geomorfologica Fonte PAI; Aree caratterizzate da pericolosità idraulica Fonte PAI; Censimento delle aree caratterizzate da frane attive e quiescenti Fonte IFFI. Secondo quanto riportato dal Piano di Assetto Idrogeologico (Figure 2 16) l area interessata dall impianto di San Colombano non è soggetta a fenomeni franosi in atto o quiescenti e non risulta classificata tra le zone caratterizzate da una qualsivoglia pericolosità geomorfologica. Per quanto riguarda la pericolosità idraulica, l area occupata dall impianto di depurazione ricade principalmente in classe P.I 3 pericolosità idraulica elevata con zone in P.I. 2 pericolosità idraulica media e in P.I.1 pericolosità moderata (Figure 2 15). 31

33 Figure 2 15 Stralcio n.264 Perimetrazione delle aree con pericolosità idraulica Fonte PAI (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di San Colombano). Figure 2 16 Stralcio n.52 Perimetrazione delle aree con pericolosità di frane derivate dall inventario dei fenomeni franosi Fonte PAI (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di San Colombano). 32

34 Anche l area interessata dall impianto di Case Passerini non è soggetta a fenomeni franosi in atto o quiescenti e non risulta essere classificata tra le zone caratterizzate da una qualsivoglia pericolosità geomorfologica (Figure 2 18). Come si può vedere dalla Figure 2 17, l area occupata dall impianto di trattamento fanghi ricade all interno di un area classificata interamente in P.I. 2 pericolosità idraulica media. Figure 2 17 Stralcio n.232 Perimetrazione delle aree con pericolosità idraulica Fonte PAI (delimitata in rosso l area occupata dall impianto di Case Passerini). 33

35 Figure 2 18 Stralcio n.39 Perimetrazione delle aree con pericolosità di frane derivate dall inventario dei fenomeni franosi Fonte PAI 2.2 INDIVIDUAZIONE DEI PRINCIPALI VINCOLI E TUTELE Impianto di San Colombano Comune di Lastra a Signa Si riporta di seguito l estratto dei vincoli e delle tutele sovraordinate nell area dell impianto di San Colombano, così come recepiti e perimetrati nel Piano Strutturale del Comune di Lastra a Signa. 34

36 Figure 2 19 Tav.1 Vincoli Sovraordinati Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa 35

37 Figure 2 20 Tav.2 Tutele Sovraordinate Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa. 36

38 L area occupata dall impianto di San Colombano ricade in fasce di rispetto fluviale vincolate ai sensi del D.Lgs 42/04 art.142, fiumi, torrenti, corsi d acqua iscritti negli elenchi e relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri (comma 1, lettera c). Come si evince dalla figura seguente, estratta dalla tavola G.28 Carta dei vincoli sovracomunali PTCP del Piano strutturale, l area non è sottoposta a vincolo idrogeologico. Figure 2 21 Tav.G28 Carta dei vincoli sovracomunali PTCP Piano strutturale del Comune di Lastra a Signa (in grigio è riportato il limite del confine comunale). 37

39 Impianto di Case Passerini Comune di Sesto Fiorentino Si riporta di seguito l estratto dei vincoli nell area dell impianto di Case Passerini, così come recepiti e perimetrati nel Piano Strutturale del Comune di Lastra a Signa. Figure 2 22 Tav.29 Vincoli comunali Piano strutturale del Comune di Sesto Fiorentino. 38

40 Figure 2 23 Tav.30 Vincoli aree protette Piano strutturale Comune dei Sesto Fiorentino 39

41 Come si vede dalla figura seguente, l impianto di Case Passerini ricade nell area di vincolo paesaggistico definita dal D.M. 20/05/1967 che identifica la fascia di terreno di 300 m di larghezza da ogni lato della rotabile Firenze Mare, misurata dall asse dell autostrada, come area di interesse pubblico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n.1497 e quindi sottoposta a tutte le disposizione in essa contenute. Figure 2 24 Tav.27 Vincoli paesaggistici Piano strutturale del Comune di Sesto Fiorentino. L area occupata dall impianto di Case Passerini ricade in fasce di rispetto fluviale vincolate ai sensi del D.Lgs 42/04 art.142, fiumi, torrenti, corsi d acqua iscritti negli elenchi e relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri (comma 1, lettera c). Come si evince dalla figura seguente, estratta dalla tavola 31 Vincoli idrogeologici del Piano strutturale, l area non è sottoposta a vincolo idrogeologico. 40

42 Figure 2 25 Tav.31 Vincolo idrogeologico Piano strutturale del Comune di Sesto Fiorentino. 41

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