ALLE ORIGINI DELLA MENTE TRA AMORE VIOLENZA E FOLLIA
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1 ALLE ORIGINI DELLA MENTE TRA AMORE VIOLENZA E FOLLIA Dott. Luciano Cordioli, psichiatra - psicoterapeuta Da un punto di vista scientifico la violenza umana è vista come una forza distruttiva, che si genera in determinate condizioni mentali che dipendono, da alterazioni biologiche del cervello che modificano lo stato di coscienza, ma più frequentemente la violenza si genera in condizioni mentali che dipendono, dalla qualità dell organizzazione psichica in quel dato individuo, in quel dato ambiente di vita e in quel dato momento. La coscienza umana, a differenza dell organizzazione istintiva dell animale, dove le azioni sono già codificate nel loro senso e devono solo essere innescate da determinati stimoli ambientali per realizzarsi, (la coscienza umana per l appunto) crea continuamente il significato con cui si rapporta con il mondo, a seconda di un corteo di elementi di senso che sono interni ed esterni e vanno dalle sensazioni alle percezioni, dalle emozioni agli affetti, dalla memoria alla fantasia e dal pensiero all azione. La relazione umana con il mondo è pertanto complessa, perché non si realizza soltanto nell azione finalizzata all esterno(realizzazione), ma è preceduta e molto spesso sostituita da un corteo di espressioni interne, che costituiscono la vita della coscienza, che nel suo essere costituisce l identità personale: il senso di essere al mondo, senza il quale l essere umano non potrebbe vivere. L uomo si trova a venire al mondo in un ambiente di vita complesso, fatto di natura e cultura e alla nascita possiede solo dei rudimenti istintivi che gli consentono di attaccarsi alla madre per il nutrimento, ma possiede un cervello dotato di una straordinaria capacità plastica di modellarsi e svilupparsi, attraverso l introiezione di esperienze di vita, quindi attraverso acquisizioni dall ambiente che diventano struttura cerebrale, sotto forma di rappresentazioni, di schemi, di scene modello e di memoria che gli consentono di fabbricare in proprio il senso del suo esistere e del suo rapportarsi con il mondo. Si comprende allora come la coscienza sia dipendente dalla qualità di questa interiorizzazione, potremmo dire dal mosaico interiore delle esperienze di vita soprattutto quelle legate ai primi anni dove il cervello si sviluppa e si costituisce nella sua struttura psichica fondamentale. In sintesi possiamo dire che la nostra psiche si compone e ricompone continuamente per un gioco di forze pulsionali entro una varietà conscia e inconscia di 1
2 rappresentazioni e schemi acquisiti dall ambiente,che rappresentano la nostra identità, con cui creiamo il senso del nostro essere ed agire. Vorrei ora tratteggiare alcuni spunti per dare un idea di cosa sono le pulsioni primarie dato che esse forniscono l energia che da origine alla struttura psichica; e poi vorrei tratteggiare alcune linee di sviluppo della prima struttura mentale che si costituisce intorno al I anno di vita, dove possiamo vedere all opera le pulsioni primarie con la relazione materna nel costituire quell impasto psichico che è all origine della mente e che tiene insieme violenza, follia e amore. Introdurrei l idea delle pulsioni primarie prendendo spunto da tre fenomeni biologici quali: il ritmo cardiaco, il metabolismo cellulare e il parto. La pulsazione cardiaca così fondamentale per la vita e da sempre centrale nel nostro immaginario profondo, si compone nel creare il ritmo che da la vita di due fasi o componenti che si possono esprimere in più termini: diastolica e sistolica, rilassamento e contrazione, introiezione ed espulsione, carica e scarica, dentro e fuori. Queste due componenti intrecciate in modo equilibrato fra loro generano la potenza del cuore, che con il suo ritmo è il motore vivente della vita. Quando invece l intreccio si altera per il prevalere di una sull altra si ha l arresto o la fibrillazione cardiaca che portano allo stesso risultato: la morte improvvisa. Questo ritmo di introiezione ed espulsione di carica e scarica lo troviamo anche nell intreccio di due funzioni che costituiscono il metabolismo della cellula vivente che si compone di una funzione anabolica e una catabolica. La funzione anabolica negli organismi viventi è responsabile dei processi di produzione di energia e di sintesi utilizzabili per la crescita cellulare. La funzione catabolica invece è responsabile dei processi di decostruzione e di eliminazione delle strutture cellulari ed è responsabile anche dello scarico dell energia libera da legami che tende ad accumularsi e ad aumentare la tensione interna. Dall equilibrato intreccio di funzione anabolica e catabolica la vita procede e si sviluppa mentre se se si rompe l intreccio e prevale la funzione anabolica slegata da quella catabolica la crescita porta a morte(basti pensare al tumore) così pure se prevale la funzione catabolica il destino è ancora la morte(e qui l esempio è l atto stesso del morire). 2
3 Nel parto si può ben vedere queste possibilità, dove l intreccio di queste due pulsioni genera una forza superiore che ci fa nascere mentre se questo intreccio si spezza il parto non ha luogo. Nel parto infatti, il fondamentale evento che ci fa nascere è determinato da un'insopprimibile e indomabile forza vitale che nella donna partoriente può essere vissuta come vigore salvifico ma anche come dolore, a momenti insopportabile, fino all essere percepita come una violenza. Nel nascituro la potenza di questa forza si sviluppa parallelamente nel suo corpo durante il tumultuoso passaggio nel canale uterino e culmina nell esplosione che lo apre con un grido alla vita autonoma dopo il taglio del cordone ombelicale. Tale evento s'imprime nel suo essere oltre la memoria consapevole, alle radici della vita psichica, come trauma della nascita che tuttavia racchiude in se l'evento prezioso della vita scampata al pericolo della morte. Questa forza che racchiude in se un intensità o in altri termini una pulsione violenta che danza tra la vita e la morte si compone anch essa delle due componenti sottostanti : anabolica e catabolica, di carica e scarica, di distensione e contrazione, che nel loro intreccio promuovono la nascita e regolano senza danno le perdite, quali la morte della placenta nella madre e con il taglio del cordone, la morte della vita senza respiro nel feto che così inizia la respirazione autonoma e diventa neonato. Se le due pulsioni non lavorassero intrecciate al momento del parto ma ognuna per conto proprio, la nascita non avrebbe luogo poiché l avvio dei processi catabolici che scatenano il parto non s innescherebbero(infatti quando avviene l induzione del parto sono le funzioni di questa natura che vengono attivate) e la vita fetale quindi proseguirebbe fuori controllo, in una sorta di unità nirvanica senza tempo che porterebbe ad una triste conclusione quale la morte intrauterina del feto e la morte della madre. Dopo questi esempi si può comprendere il fatto che queste due pulsioni fondamentali che compongono l energia vitale dei sistemi viventi siano state chiamate da Freud, il padre della psicoanalisi, rispettivamente: libido(o pulsione di vita) e thanatos(o pulsione di morte). La libido è assimilabile alla funzione anabolica in quanto nella mente promuove i legami fra i diversi elementi psichici per la crescita e utilizza l energia per consolidare tali legami in strutture e in livelli diversi fra loro dinamicamente correlati. 3
4 La pulsione di morte viene assimilata alla funzione catabolica e promuove l allentamento dei legami psichici fino al loro completo scioglimento quando in loro aumenta la tensione e promuove lo scarico dell energia che si libera e che si accumula per abbassare la tensione interna. Vi chiederete perché ho dedicato tutto questo spazio alle pulsioni primarie che stanno alla base dei fenomeni biologici e psichici? Una delle risposte si riferisce al fatto che ognuno di noi ha fatto l esperienza su sé stesso o su di un altra persona di cosa succede quando siamo dentro o di fronte ad un turbamento intenso o se volete ad uno stato di crisi! Le espressioni di questa condizione umana si caratterizzano in gran parte per la sovrabbondanza dei fenomeni emotivi, che necessitano di fluire e molto spesso non sono organizzati in pensieri definiti o comportamenti razionali. E ancora notiamo come non sia di grande aiuto il dare buoni consigli o ancor meno suggerire delle regole. Possiamo ben capire questo se consideriamo questa situazione come una condizione di allentamento dei nessi del nostro senso comune che ci protegge con la nostra consueta comprensione delle cose ma che nel caso della crisi non ci fornisce dei riferimenti di senso precisi a cui noi possiamo aggrapparci e allora si viene a creare una quota di energia slegata che comincia a circolare nella mente in cerca di un nuovo senso che ci consenta di affrontare la nuova situazione o altrimenti se ciò non accade tale energia può essere solo scaricata allo scopo di abbassare la tensione interna. In sostanza la mente umana quando non può rispondere con la sua organizzazione psichica per dare senso alle cose che affronta si carica di energia via via sempre più slegata, che può essere a disposizione per un nuovo intreccio di senso o se questo non è possibile, tale energia non può che essere scaricata in genere attraverso livelli regressivi di funzionamento. Dopo aver visto cosa sono le pulsioni e qual è il loro scopo vorrei soffermarmi e approfondire alcuni aspetti della prima fase dello sviluppo dove la mente ha origine per cogliere il fondamento originario della violenza e il suo impasto con la follia. Abbiamo visto che con la nascita si entra attraverso una separazione netta in un altro stato, dove il due biologico da cui originiamo: la coppia gravida-feto, crea le due nuove unità: il neonato e la madre. 4
5 La nascita infatti è un taglio violento che ci stacca bruscamente da un mondo a cui profondamente si vorrebbe poter ritornare ma dato che questo non è possibile, non ci si può che distanziare e trasformare per crescere. Due sono gli aspetti profondi ad essa collegati: il I è l incommensurabile pienezza dello stato psico-fisico della vita fetale nell utero, ben diverso dallo stato dalla vita extrauterina; il II aspetto si riferisce al passaggio tumultuoso nel canale del parto. Le tracce mentali di questi due aspetti si costituiscono come archetipi che ci influenzano per tutta la vita. Basti pensare per quanto riguarda il I aspetto all importanza di certe aspirazioni umane come il mito del ritorno alle origini, la ricerca della metà mancante di un unità ideale perduta, o la ricerca spirituale del nirvana o più semplicemente il desiderio di volare o di sospensione da ogni gravità o di immersione profonda. Per quanto riguarda il II aspetto, che si riferisce all archetipo della nascita come passaggio tumultuoso che fuoriesce in uno spazio fisico completamente diverso, possiamo vedere la sua impronta profonda in tutte le forme di vertigine, di sovvertimento di stato e di rivolgimento fisico a cui l uomo si dedica con passione. Tutto ciò infatti è alla base di tutte le analoghe opposizioni di senso che affascinano o conturbano l uomo: chiuso-aperto; pieno-vuoto; buio-luce; sospeso-pesante, e così per un infinità di contrari e ossimori. Chiarito questo possiamo allora ben comprendere come all inizio della vita le prime attività mentali si configurano attorno a queste due polarità: la riunione(fusione) e la fuoriuscita(evacuazione) che sono anche espressione delle forze pulsionali primarie sottostanti: introiezione ed evacuazione. Il neonato infatti cerca con l odore della madre fin dal primo respiro di riunirsi a lei; lo stesso accade con il suono della sua voce e con il gusto del latte materno con cui si riempie la pancia: sono tutti oggetti di riunione reali insieme con le sue mani-braccia che lo curano. Tutte queste senso percezioni entrano e riempiono il neonato della madre attraverso tutti i suoi sensi e iniziano a costituire su una nuova base sensoriale la mente del bambino in una nuova unità con la madre fatta di contatti e separazioni. Il suo Io nascente si costituisce nella mente con le rappresentazioni dei contatti reali con la madre come se fosse un tutt uno, un unico sé: la madre separata non esiste nella mente del bambino: la madre è il sé del bambino. Questa unità ritrovata tuttavia non è continua come nell utero ma è discontinua e fatta di oscillazioni cicliche sulla base dell alternanza bisogno- soddisfacimento. 5
6 La madre nella sequenza ideale si stacca da suo figlio dopo ogni nutrimento e cura e lo lascia soddisfatto e quieto fino alla ricomparsa dei segnali di frustrazione, come il pianto e l agitazione, indicativi della ricomparsa del bisogno. In realtà le cose non sono così lineari, il neonato infatti si deve ricreare una continuità che non c è più fisicamente come nell utero e allora questa continuità si crea con il formarsi della mente del neonato. La mente si forma a partire dalle rappresentazioni sensoriali, le immagini dei contatti infatti s imprimono nel cervello e costituiscono una sorte di oggetto interno: un prolungamento sensoriale della madre a cui il bambino si aggrappa per essere in contatto con lei anche quando è assente e per riconoscerla quando ritorna presente. Questo primo contatto interno con l oggetto madre, nei fatti è un primo tentativo: una sorta di impossessamento allucinatorio per riempire il vuoto lasciato dall assenza materna. La mente in divenire del neonato infatti non è in grado di concepire l assenza: la non madre, quindi prolunga con l allucinazione il contatto sensoriale con lei e quando la fame reale e la frustrazione superano questa iniziale barriera, inizia un operazione opposta che consiste nell espulsione via via sempre più intensa e rabbiosa di queste sensazioni, di questo oggetto interno non del tutto soddisfacente e perciò divenuto cattivo e ciò avviene attraverso gli stessi canali sensoriali che diventano sotto la spinta della pulsione aggressiva una via di scarico espulsiva e liberatoria della frustrazione. In questo diverso stato psicofisico, l immagine sensoriale interna della madre sotto lo stimolo insoddisfatto della fame si carica di negatività: i canali sensoriali sono irritati: l intestino compie movimenti peristaltici a vuoto(meteorismo coliche addominali), la bocca naso succhia e respira affannosamente, la pelle è fredda, bagnata e sudata, il corpo intero senza il movimento materno è pesante e opprimente. Il neonato si ritrova alle prese con questa immagine negativa visto che questo è ciò che gli trasmettono i suoi sensi e istintivamente cerca di allontanarsene con l evacuazione attraverso i suoi sensi irritati e attivati a vuoto. Una semplice prova di questo è il fatto che il neonato in questo stato espulsivo: gemente, agitato e dolorante nei visceri e nel corpo, impiega un certo tempo a calmarsi nonostante che le cure e il seno materno siano ritornati a sua disposizione, tanto è vero che la madre fa fatica a togliere questa barriera espulsiva che le impedisce di raggiungerlo e non senza piccoli danni verso di lei fatti di morsi calci e irrequietezza. Solo la sua fiducia unita ad una diversa immagine interna di suo figlio le consente di non vedere un pericolo o una minaccia ma soprattutto le consente di 6
7 sentire e vedere la sua rabbia-disperazione come conseguenza del suo bisogno e quindi la predispone a rifornire le sue amorevoli cure anche in una fase in cui sembrano rifiutate e attaccate. La madre quindi non coincide alla lettera con la sua funzione di nutrice ma trasmette nei diversi momenti qualche cosa che è più del cibo e delle cure che fornisce e il neonato coglie questa disposizione profonda fatta di fiducia, sentimento e fantasia come un essere riaccolto in un nuovo utero, che è la mente della madre, dove s infrange e si trasforma la sua rabbia evacuato ria. Il neonato così, una volta liberatosi della rabbia che lo scuote violentemente, ritrova la fame e i contatti che lo nutrono e con essi delle nuove immagini fatte del volto, del suono e del movimento materno e i suoi canali sensoriali si riaprono e ricostituiscono nuovamente e continuamente l oggetto interno buono della madre. Ricostituiscono l oggetto interno non solo con le senso percezioni della bocca naso pelle corpo ma anche con quelle della visione, del suono e del movimento materno. Queste immagini si uniscono alle senso percezioni dei contatti ma con un percorso più lungo(suono e visione: sono un contatto lungo) in quanto sono più indirette della bocca-respiro e pelle-corpo. E in questo modo danno all oggetto interno che chiamiamo madre buona, una maggiore stabilità in quanto sono più staccate dal senso della madre come cibo da mangiare e come aria da respirare o come pelle con cui rivestirsi e corpo con cui stringersi(contatto corto. Questa è l introiezione fondamentale che da l inizio alla psiche umana, essa avviene attraverso la ripetizione amorevole e via via sempre più prevedibile delle cure materne che creano il primo intreccio, la prima struttura mentale che lega le due pulsioni primarie attorno ad un primo oggetto interno costituito dalle impressioni viscerali(cuore respiro intestino), dalle sensazioni percettive(corpo pelle) e dalle rappresentazioni sensoriali(suono visione) della relazione con la madre e questo oggetto interno introiettato e acquisito rappresenta il primo sé del neonato. Questa introiezione crea la prima costruzione psichica, il primo mondo interno del neonato che potremmo definire la prima continuità narcisistica con l utero mentale della madre. Tutto ciò è tuttavia in relazione a come si svolge l altra componente di queste prime attività mentali e mi riferisco a quella evacuativa. Questa infatti è costituita dall attività di scissione ed evacuazione ad opera della pulsione aggressiva che tende a scaricare la mente primaria dalla tensione e rabbia accumulata per la fame e la 7
8 mancanza della madre quando viene superata una certa soglia che non può più essere compensata con la rievocazione mnemonica o con l allucinazione del seno. A seconda di come si svolge l evacuazione sono possibili a questo punto due conseguenze diverse. Una più regressiva che si verifica quando l evacuazione di parti dell oggetto interno, sotto forma di rappresentazioni cattive, non trovando un oggetto esterno che le può accogliere rimangono impigliate negli organi di senso e rimbalzano nella mente del neonato sotto forma di l allucinazione negativa. Immaginiamo in tal senso il neonato che piange disperato senza nessuna figura reale accogliente che entra nel suo campo senso-percettivo. Questa eventualità è molto distruttiva per la mente primaria in formazione perché le immagini cattiva che rimbalzano internamente frantumano l oggetto buono e impediscono così il formarsi della prima struttura psichica coesa. La conseguenza positiva dell evacuazione si verifica invece quando è presente un oggetto esterno, accogliente come la madre, o di chi ne fa le veci, che può assumere queste parti scisse al proprio interno e allora sarà questa figura che diventerà l oggetto cattivo e lo scontro si aprirà nei suoi confronti. Tale operazione mentale viene chiamata identificazione proiettiva. La scissione e la proiezione del male interiore sotto forma di oggetto cattivo sulla figura materna, diventa quindi la prima forma di conoscenza dell esterno e del reale e assolve un compito enorme e fondamentale, in quanto consente alla mente primitiva di portare la scissione all esterno su un oggetto reale, anziché usare una parte della propria mente per raccogliere queste parti scisse che comporterebbe di fatto la divisione della mente e il suo funzionamento allucinatorio che costituiscono il prototipo della follia. Questa è la struttura mentale che si crea nella fase orale e che determina un suo modello fisiologico che è anche un modello comportamentale che rimarrà nel fondo della mente e che in certi casi estremi o nelle malattie mentali si può riproporre interamente con tali modalità. La prima struttura mentale si fonda quindi su un primo ordine che nasce da questa divisione del dentro e fuori sulla base del buono in quanto soddisfacente quindi piacevole e del cattivo in quanto frustrante e quindi spiacevole. Le prime rappresentazioni mentali sono in relazione a questa due qualità che assume il contatto con l oggetto madre che sotto la spinta delle pulsioni primarie si svolge nelle due direzioni: introiezione ed evacuazione. 8
9 Il principio di regolazione è dunque fondato sul piacere-dispiacere. L oggetto che soddisfa è buono e può quindi essere introiettato fino a sazietà(incorporamento, impossessamento dell oggetto) ed è un piacere, mentre quando frustra con la sua assenza è cattivo e deve essere espulso senza pietà ed è ancora un piacere poiché ci si libera di una costrizione scaricandola all esterno. L etica di questa fase potremmo dire è un etica predatoria, cannibalica e vandalica; si ciba della madre come oggetto sé di soddisfazione fino a sazietà e la rigetta come oggetto cattivo da aggredire e da distruggere quando è causa di frustrazione. Il principio del piacere e il suo sottostante rovescio il principio del dispiacere crea una linea di contrapposizione tra interno ed esterno. Al di qua, all interno c è il buono, c è l Io narcisistico primario che non conosce altro buono al di fuori di sé. Al di là, all esterno c è il cattivo, c è l oggetto nemico da eliminare per non subirne le conseguenze negative paranoiche che conseguono alla proiezione di tutte le componenti aggressive che questa mente immatura evacua come unica e primaria difesa dalla frustrazione dei suoi primi contatti insoddisfacenti con la realtà. La sconfinata categoria di attività umane basate sulla competizione e sull agonismo in cui si gioca una contrapposizione con l altro all insegna della vittoria di una parte e della sconfitta di un altra trova la sua profonda radice in questa prima fase dello sviluppo psichico, dove il gioco è condotto in gran parte dalle pulsioni primarie, che agiscono ancora sotto il dominio del principio del piacere-dispiacere, quindi con un intreccio psichico parziale che tutela massimamente l Io, come se fosse sempre una questione di vita e di morte, mentre non tutela l oggetto esterno che non è riconosciuto come altro simile a sé ma è individuato come oggetto di piacere o come oggetto causa del proprio male e quindi da attaccare e distruggere. A questo livello risale l enigma umano della violenza e il suo intreccio con la follia. La violenza infatti è rappresentata dal tentativo mai completamente riuscito della mente primordiale di liberarsi della prepotenza della pulsione primaria di distruzione, che nasce dalle prime frustrazioni, su un oggetto esterno che funge in questo caso da bacino di scarica. La follia è rappresentata dalla trasfigurazione negativa, odiosa e mostruosa a proprio uso e consumo dell esterno che viene così concepito in preda alla rabbia primaria(alla pulsione evacuatoria distruttiva) come oggetto malvagio da distruggere e su cui allora si convoglia istintivamente tale forza distruttiva per salvarsi da esso. 9
10 In questo modo la mente primaria nella sua prima organizzazione tenta di liberarsi di una negatività con un azione che s infrange su un esterno che ha quindi una funzione salvifica in quanto permettendo questo deflusso della parte cattiva consente il salvataggio della parte buona interna indispensabile per invertire il processo una volta terminata la scarica all esterno. La madre infatti sa che il bimbo riprenderà a nutrirsi del suo seno, anche se all inizio l ha attaccato con dei morsi che gli sono serviti per calmarsi e per riaprirsi al contatto introiettivo con lei. E quando poi ritorna a nutrirsi del seno della madre consolida ulteriormente l oggetto interno sopravvissuto alla sua rabbia con nuove immagini senso percettive di contatti, di visioni e di suoni materni che ampliano il suo sé oltre la soddisfazione del saziare la sua fame. E infatti il bambino impara a reagire e a conoscere la madre oltre l odore della sua pelle e il gusto del suo latte e comincia a nutrirsi anche delle sue immagini e delle sue parole. E così si procede con un continuo intreccio delle due pulsioni attorno ad immagini mentali via via sempre più articolate che consentono così una distribuzione del flusso pulsionale su più piani e su diverse funzioni psichiche che in tal modo assorbono, distribuiscono, legano e abbassano così l ammontare originario dell energia pulsionale libera a favore di quella legata nelle strutture psichiche nascenti. Da questa prima fase, di cui ho fatto alcuni accenni per mostrare il dispiegarsi delle pulsioni primarie e quindi anche della violenza nella sua primaria funzione biologica e psichica, si procede con la fase Depressiva e con la successiva fase Edipica all ulteriore sviluppo psichico che comporta l acquisizione di quelle qualità fondamentali per il conseguimento del principio di realtà e del conseguente principio morale attorno a cui si dispiega il funzionamento della nostra psiche matura. Abbiamo visto con l esempio della nascita come si procede alla crescita e allo sviluppo: attraverso delle cesure, dei tagli, dei distacchi che consentono di aprire a nuove funzioni e a nuovi equilibri. Le cesure infatti creano delle insoddisfazioni locali nel luogo dove avvengono o in altri termini un esubero di energie che diventano così disponibili per nuovi impieghi e per lo sviluppo di equilibri più grandi a favore della crescita mentale. La SECONDA CESURA dopo il cordone ombelicale riguarda la bocca con lo SVEZZAMENTO DAL SENO e da qui infatti, nasce un potente sviluppo sensoriale che 10
11 coinvolge e modifica in un nuovo equilibrio di movimento tutto il corpo che va dalla bocca alle mani e ai piedi. La mente nascente del bambino si allontana così dal controllo viscerale interno: cuore, polmoni e intestino e attraverso i sensi e l apparato muscolare comincia a manipolare e a concentrarsi sugli oggetti esterni entro l orbita materna. In tal modo l oggetto di piacere ora da assaggiare così come l oggetto di dispiacere da allontanare e distruggere non è più solo il corpo della madre ma comincia ad essere la realtà esterna con i suoi oggetti. E così comincia il secondo fondamentale confronto dell Io nascente del bambino, dopo quello con il proprio corpo,inizia quello con la realtà materiale del mondo. Si apre qui una fase straordinaria per la coppia bambino-madre piena di vigore e di entusiasmo di fronte alla scoperta della grandezza del mondo che culmina nell onnipotenza del bambino che dapprima si svolge in braccio alla madre, spingendola a continue esplorazioni, e che in seguito raggiunge il suo apice con la conquista della stazione e della marcia eretta. In questa fase di splendore intorno all anno di vita il bambino è convinto di poter disporre del mondo a suo piacimento e nulla sembra fermarlo e fino a questo momento infatti nessuno lo ferma nel suo entusiasmo esplorativo. Solo in seguito, con l inizio della fase di contenimento da parte dei genitori che introducono LA TERZA CESURA con i primi NO si entra nella FASE DEPRESSIVA. Questa fase si snoda fino alle soglie del terzo anno e si caratterizza per l importanza che assume l acquisizione del contenimento sfinterico(chiamata anale per questo) ma più in generale per l importanza che assume il contenimento delle pulsioni primarie ad opera dei primi fondamentali divieti che pongono le basi dell educazione morale in rapporto ai primi contatti sociali del bambino. La posta in gioco in questa fase è di uscire dalla follia della fase orale con la conquista della realtà, del principio di realtà che comporta la rinuncia all uso e consumo della realtà a proprio piacimento come accade quando a governare la mente sono le pulsioni primarie slegate fra loro. Con la nascita del principio di realtà la mente compie una straordinaria evoluzione poiché si differenzia ed inizia ad operare una parte specializzata: la coscienza, vale a dire la parte razionale della nostra mente e nello stesso tempo il mondo originario delle pulsioni primarie slegate fra loro, del principio del piacere fine a se stesso, dell irrazionale e della follia si struttura come dimensione inconscia sottostante alla coscienza. LA TERZA FASE si snoda dal terzo fino al quinto anno ed è chiamata fase genitale o FASE DEL COMPLESSO EDIPICO per l importanza che assume la relazione con i 11
12 genitori in rapporto alla differenza sessuale che nella sua prima consapevolezza genera nell infante attrazione e repulsione, amore e odio che si giocano in un rapporto triangolare di inclusione e di esclusione, di immedesimazione e di competizione con l uno o l altro dei genitori. La posta in gioco di questa accensione vitale in relazione al dispiegarsi del desiderio e del piacere legato alla sfera genitale è la conquista della prima capacità di amare appassionatamente a cui segue, grazie al divieto che nasce dal tabu dell incesto, la rinuncia più o meno dolorosa di questo primo e indimenticabile amore, sulle cui fondamenta si erge la capacità di separarsi dall onnipotenza delle proprie fantasie, che vengono rimosse a favore della capacità di identificarsi con la realtà affettivoeducativa del legame genitoriale che può così essere vissuto apertamente e coscientemente come amore filiale. Questo percorso dai due ai cinque anni di vita è segnato da una costellazione di elementi passionali, affettivi e cognitivi dove si vedono agli albori tutte le figure interiori che poi si riproporranno nella vita adulta. Queste figure nei loro primi movimenti relazionali sono permeate di elementi: di odio e amore, di passione e tradimento, di divieto, trasgressione e angoscia di castrazione, di rimozione, negazione e distacco, di imitazione, identificazione ideale e accettazione delle regole, di riflessione, sublimazione e pensiero simbolico. Queste costruzioni psichiche non sono tuttavia piani separati fra loro ed allora è importante puntualizzare che dal livello maturativi più alto dove la ragione, il principio di realtà e di adeguatezza morale sono predominanti in casi di eventi critici traumatici si può scendere regressivamente al secondo piano del dolore depressivo e in casi molto più rari di sofferenza traumatica al primo piano della sofferenza paranoica della fase orale e dei suoi disturbi. Prima di avviarmi alla conclusione volevo soffermarmi sull amore che è in gioco nella fase iniziale della vita e perciò guarderò le cose per un po dal punto di vista della madre. Infatti se guardiamo le cose dal punto di vista della madre non possiamo non chiederci che cosa la spinge a fare tutto ciò? che cosa la sostiene? che cosa la ispira nella sua mente? e soprattutto come fa la madre mediamente ad essere in grado di sottostare, sopportare e accogliere anche la violenza, senza reagire (fare rappresaglia) e come fa a rispondere adeguatamente e continuamente alle tante richieste del suo neonato. Questo amore di mamma infatti è fatto di altruismo continuo verso il suo bambino, amato più di sé stessa, che non arretra e non si confonde di fronte alla sua fragilità, 12
13 così come non si confonde di fronte alla sua rabbia che la fa sorridere e che la spinge ad offrirsi con tutto il suo corpo e con tutta la sua mente per accoglierlo in un porto sicuro per la sua crescita iniziale che sarà fondamentale per la vita di entrambi. Questo amore è profondo perché la mamma scende essa stessa attraverso una regressione che comincia in gravidanza e che la porta gradualmente a vivere e ad essere infusa di qualità primarie che sono fisiche, emotive e intellettive. Le qualità fisiche comprendono tutti i suoi cambiamenti e il fatto che offre e comunica con il suo corpo. Emotivamente è capace di trattare la gioia e la rabbia cosi come il piacere e il dolore allo stesso modo, come forze ed energie che la coinvolgono in continue trasformazioni positive per la vita del figlio. Il suo stato mentale è diverso, è impastato di inconscio e sembra trasognato, infatti sembra assente ma presente, distratta ma acutissima, cieca ma visionaria, inconsapevole ma onnisciente e così la lista si potrebbe prolungare da quanti sono i contrari che compongono la madre in questa fase della vita. E un esperienza senza uguali che la trasformerà ulteriormente per poter essere e coniugare in sé la donna, la compagna e la madre. Questa fase di vita della madre tuttavia comporta una grande fatica e talora una sofferenza psicologica che oltrepassa i suoi limiti e che può manifestarsi con i cosiddetti disturbi del post partum(psicosi e depressione). E allora si comprende come mai sia così forte nella madre il bisogno di favorire in tutti i modi la crescita di suo figlio e perché si disponga con tutto se stessa davanti, a fianco e dietro il suo bambino per favorire il suo sviluppo fisico e mentale con un opera di intreccio continua fatta di accoglimento e di restituzione, di distacchi e di nuove relazioni, in una sequenza che coinvolge la coppia, la famiglia allargata e poi il microcosmo sociale e così dal corpo fisico si passa alle cose materiali e infine alle persone reali, in una molteplicità di relazioni che introiettate costituiscono via via il mondo psichico individuale del figlio. Concludo con le seguenti osservazioni: La violenza è intrinseca al nostro sottofondo biologico come pulsione primaria e trova naturale la possibilità di scaricarsi con l azione verso l esterno dato che questo è il modo più semplice per ridurre la tensione interna che la genera. Anche nella prima struttura mentale che viene a costituire il nostro sottofondo psichico inconscio, la scarica violenta verso un oggetto esterno rappresenta il modo 13
14 prevalente di liberarsi della tensione interna ma con una prima differenza che è data dal fatto che tale violenza non è più solo biologica ma viene ad assumere un significato soggettivo che è il risultato di una proiezione all esterno di un male interiore non elaborabile in altro modo da questa struttura psichica. Abbiamo definito folle questa violenza perché non tiene in nessun conto le ragioni dell oggetto su cui si scarica, che viene quindi usato a proprio piacimento per la scarica delle pulsioni primarie. Abbiamo visto nel primo anno di vita come la figura materna, intessuta d amore, affronta questa violenza accogliendola su di sé senza rappresaglia ma anzi assorbendola e rendendola innocua dato che è priva di un significato reale condivisibile e al suo posto restituisce una disponibilità corporea, affettiva e ideativa che consente un rinnovato contatto nutritivo con la mente del neonato per la crescita psichica del primo sé interiore, che acquisendo nuove rappresentazioni e funzioni riduce l ammontare interno della pulsione violenta che via via diminuisce la sua energia di scarica a favore di quella impiegata nei legami psichici che si compongono via via in nuovi sviluppi. Quindi due e simultanee sono le azioni trasformative: la prima è l assorbimento della violenza per renderla vana, banale e innocua; la seconda azione è l incentivazione libidica delle funzioni costruttive e creative del sé, per lo sviluppo di nuove funzioni psichiche che richiedano quindi nuove energie che vanno ad assorbire forze anche nel calderone della pulsione violenta, che essendo amorale non fa distinzione tra bene e male e preferisce se ne ha la possibilità stringere alleanza e intrecciarsi con le strutture create dalla libido che assumono in tal modo più vigore e stabilità come il ferro che battuto e lavorato a fuoco lento risulta più levigato e più forte. E chiaro che la sproporzione di forze in campo come si verifica tra neonato e figura materna rende naturale e mediamente possibile questo percorso di trasformazione della violenza a favore della costruzione psichica. Questa tuttavia è una possibile strada anche per i soggetti adulti sia per quanto riguarda gli aggressori e sia anche per quanto riguarda le vittime della violenza. Villafranca di Verona, 30/11/2013 Dr. Luciano Cordioli 14
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