DAL CAMPO ALLA TAVOLA TROPPE INEFFICIENZE LE PROSPETTIVE DELL ECONOMIA EUROPEA VISTE DA... BOLOGNA SOS ALIMENTI: OLTRE L EMERGENZA

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1 05 BIMESTRALE CONAD L ARTE DELLA QUALITÀ NAZ/62/2008 DAL CAMPO ALLA TAVOLA TROPPE INEFFICIENZE LE PROSPETTIVE DELL ECONOMIA EUROPEA VISTE DA... BOLOGNA MODERNIZZARE IL PAESE? NOI CI PROVIAMO LE VENDITA AL DETTAGLIO IN EUROPA SOS ALIMENTI: OLTRE L EMERGENZA

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3 Comma n Indice Modernizzare il Paese? Noi ci proviamo La crisi in Europa vista da Bologna Sos alimenti: oltre l emergenza Proprietà ed Editore Conad Società Coop. a r.l. Via Michelino 59, Bologna Tel , Fax Autorizzazione del Tribunale di Bologna n del 12/4/1974 Iscritto al ROC 7742 Aut. DCB Centrale/PT Magazine Aut. 113/204 Valida dal Direttore responsabile Fabio Fogacci Redazione Andrea Bernardini Franca Rosso Coordinamento editoriale Homina Pdc Bologna Progetto grafico Lizart comunicazione visiva Bologna Fotolito e stampa Casma Bologna Hanno collaborato a questo numero Andrea Artoni, Dennis Calanca, Roberto Canu, Lucia Grandoni, Sergio Imolesi, Paolo Pagali, Annalisa Poidomani, Mauro Ronco, Michele Simonetti e Giovanni Stallone Associato Uspi Chiuso in redazione il 09/11/2009 Editoriale 05 Più efficienza per guadagnare in competitività di Camillo De Berardinis Sviluppo 14 Modernizzare il Paese? Noi ci proviamo di Beppe Ramina 22 Sos alimenti: oltre l emergenza di Andrea Artoni e Dennis Calanca 26 Ortofrutta: i consumatori promuovono l innovazione di Paolo Pagali 28 Tradizione, tipicità, sapori...&dintorni di Patrizia Romagnoli 32 Conad promotore della Carta per le pari opportunità Scenari 6 Dal campo alla tavola troppe inefficienze a cura di Franca Rosso e Fabio Fogacci 16 Le prospettive dell economia europea viste da... Bologna a cura di Franca Rosso 20 Come va la vendita al dettaglio in Europa 30 La sostenibilità nella borsa della spesa di Franca Rosso Sponsorizzazioni 33 Conad sponsor di Cooperambiente Mondoconad a cura di Franca Rosso 36 Il vino sfuso Come in cantina aiuta l ambiente 38 E.Leclerc Conad arriva nel Salento su un ex Carrefour 41 Conad Sicilia si rafforza a Malta 42 Conad Sicilia operazione bis a Ragusa 43 Prezzi bloccati nel paniere Sicilconad 44 Premio Assorel al Rapporto sociale Conad Adriatico 45 L Aquilone base operativa del summit del G8 46 Aiutiamoli a rimanere in buone mani I prodotti 48 Tutte le novità per maionese & c. 49 Allarme influenza: ecco il battericida Conad 50 Veline, un soffio di natura nella collezione conad 51 Caffè Conad buono, profumato, subito pronto 3

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5 EDITORIALE Comma di Camillo De Berardinis amministratore delegato Conad Il merito della ricerca Nomisma sulla filiera agroalimentare italiana, realizzata per Ancd Conad e presentata lo scorso 28 ottobre a Roma (di cui trovate un ampia sintesi nelle prime pagine di Comma), è di aver finalmente reso esplicito ciò che fino a ieri si sussurrava o, peggio, si ignorava: una filiera più efficiente permetterebbe ai produttori agricoli di aumentare i loro ricavi ed ai consumatori di pagare prezzi più bassi. Per fare ciò è indispensabile puntare sulla riduzione dei costi e su una maggiore efficienza ed integrazione della filiera. Razionalizzare la filiera a tutti i livelli, aumentare la remunerazione e ridurre i prezzi al consumo: questi i punti di convergenza da cui occorre muovere per l elaborazione di progetti comuni tra produttori agricoli, industria alimentare e distribuzione. Alla filiera agroalimentare italiana è richiesto di rafforzarsi e di acquisire una più forte connotazione distintiva, non solo attraverso le singole imprese, ma come sistema. Affrontare criticità quali investimenti, sviluppo delle competenze, carenza di adeguate infrastrutture, dimensioni limitate delle imprese, scarsa capitalizzazione e nodi strutturali vuol dire creare le condizioni perché i produttori si riapproprino, anche attraverso forme cooperative o consortili, di attività oggi lasciate in gran parte all intermediazione e siano in grado di realizzare e promuovere marchi di garanzia e tutela. Questo non può che favorire l avvio di accordi di filiera tra produzione e distribuzione. Conad ha realizzato, con il concorso delle Regioni, importanti e positive esperienze di promozione di produzioni tipiche di qualità in Italia e all estero. Occorre tuttavia passare da interventi talvolta realizzati a posteriori in una logica di emergenza, magari per smaltire eccedenze di produzione, ad una pianificazione che permetta di promuovere sul mercato interno e internazionale i nostri prodotti, valorizzandone qualità, salubrità e origine. Conad si è adeguata in questi anni alle nuove sfide realizzando processi di concentrazione, investendo nel rinnovamento della rete di vendita, nella logistica e si è impegnata a contenere i prezzi e dare più servizi e informazioni al consumatore. Per perseguire con più efficacia i suoi obiettivi di sviluppo ha costituito una cooperativa europea, Coopernic, che sta dando importanti frutti. Proprio l esperienza realizzata a livello internazionale ed i successi ottenuti con la gamma dei prodotti tipici italiani Sapori&DintorniConad ci ha rafforzato nella convinzione che non sia più possibile operare soltanto in difesa e che investire risorse economiche ed umane nella promozione dell agroalimentare italiano di qualità sia una scelta vincente. Conad si è sempre battuto per l apertura dei mercati alla concorrenza, ne sono una testimonianza le iniziative intraprese negli ultimi anni nel settore della distribuzione dei carburanti e nelle parafarmacie. Non può quindi che vedere con favore l ingresso nel mercato di nuovi operatori, come i farmer s market, ma è indubbio che l apertura dei mercati alla concorrenza debba avvenire nell ambito di una strategia più ampia, che non si limiti solo ad alcuni settori. Il consumatore, del resto, sempre meno è disponibile a pagare il sovrapprezzo delle inefficienze del sistema. È più consapevole e attento, deve fare i conti con una riduzione del potere d acquisto e sceglie insegne e prodotti che garantiscano il miglior prezzo, senza però rinunciare alla qualità. Coniugare competitività e qualità: è questa la sfida che ci attende nei prossimi anni. Più efficienza per guadagnare in competitività 5

6 SCENARI DAL CAMPO ALLA TAVOLA TROPPE INEFFICIENZE Portare in tavola prodotti meno costosi e garantire a tutti gli attori una giusta remunerazione significa ridurre i costi della filiera agroalimentare attraverso il recupero di efficienza e la riduzione di passaggi e intermediazioni. I risultati della ricerca Nomisma. a cura di Fabio Fogacci Lo scorso 28 ottobre Ancd Conad e Federalimentare hanno e Franca Rosso promosso una tavola rotonda a Roma, nella Sala capitolare del Senato della Repubblica, sul tema La filiera agroalimentare italiana tra successi, aspettative e nuove mitologie alla quale hanno presenziato oltre 200 invitati. L obiettivo era contribuire a fare chiarezza sui tanti passaggi e sulle inefficienze che caratterizzano una voce importante dell economia nazionale. In Italia si spendono Dobbiamo costruire un tavolo di confronto propositivo, ogni anno per alimenti e bevande 215,3 mi- in grado di creare un circuito virtuoso che parta dal produttore per arrivare, con una filiera più corta liardi di euro all anno, il 23,3 per cento possibile e dunque più conveniente, al consumatore. sul totale dei consumi. Alle spalle c è una filiera agroalimentare che contribuisce al Pil per l 8,4 per cento e all occupazione per il 12,6 per cento. Di seguito presentiamo la sintesi della ricerca Nomisma sulla filiera agroalimentare e la sintesi degli interventi che hanno animato la tavola rotonda tenutasi al termine della presentazione della ricerca da parte del presidente di Nomisma Gualtiero Tamburini. Alla tavola rotonda hanno preso parte: Paolo Bruni, cooperazione agroalimentare italiana ed europea e vicepresidente Cogeca; Paolo De Castro, presidente della Commissione agri- coltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo; Mario Guidi, giunta Confagricoltura; Sergio Marini, presidente Coldiretti; Giuseppe Politi, presidente Cia; Francesco Pugliese, direttore generale Conad e Daniele Rossi, direttore Federalimentare. La tavola rotonda è stata coordinata dal direttore del QN, Pierluigi Visci. LA SINTESI DELLA RICERCA La formazione del prezzo di un prodotto alimentare coinvolge una pluralità di attori. Tra questi i protagonisti sono senz altro gli operatori della filiera agroalimentare (agricoltura, in- 6

7 Comma dustria alimentare, grossisti, distribuzione a libero servizio, dettaglio tradizionale e ristorazione) a cui si affiancano un insieme di soggetti esterni alla filiera che ad essa offrono servizi essenziali (trasporto, packaging, energia ). L analisi dimostra che i costi riferibili agli attori interni ed esterni alla filiera sono rilevanti tanto che su 100 euro di spesa alimentare in Italia, l utile complessivo (ovvero la somma degli utili di tutti gli operatori dell agroalimentare) è solo di 3 euro, una parte molto marginale del prezzo finale, mentre 97 euro rappresentano i costi sostenuti dalle imprese dell agroalimentare. Questo elevato livello dei costi potrebbe ridursi in presenza di una filiera agroalimentare meno polverizzata e più efficiente e di un sistema infrastrutturale (sistema di trasporto e reti energetiche ad esempio) più vicino agli standard europei. In questo scenario si profilerebbe un recupero di valore che potrebbe tradursi in una riduzione dei prezzi al consumo e in un contestuale incremento degli utili dei vari operatori I consumi alimentari (domestici ed extradomestici) rappresentano l anello finale di una catena che coinvolge una pluralità di attori economici. Fra questi distinguiamo gli attori che operano nella filiera agroalimentare (attori interni) e gli operatori che pur non appartenendo alla filiera intrattengono con essa operazioni economiche (attori esterni). Gli attori interni: una filiera polverizzata Tra gli attori interni figurano nella fase produttiva l agricoltura (produttrice di materie prime e prodotti freschi per il consumo) e l Industria alimentare (trasformazione delle materie prime in prodotti per il consumo finale). Nella fase distributiva e commerciale rientrano il commercio all ingrosso di prodotti agricoli e alimentari e i diversi canali che servono il consumo finale: per i consumi domestici il dettaglio tradizionale (commercio al dettaglio a postazione fissa e ambulante di prodotti alimentari a servizio assistito, ad esempio macellerie, fruttivendoli, pescherie ecc.) e la distribuzione a libero servizio, in cui la distribuzione moderna (con superficie di vendita superiore a 100 mq) rappresenta il 50 per cento dei punti di vendita, ma più del 90 per cento del fatturato; per i consumi extradomestici, caratterizzati da un ulteriore processo di preparazione e servizio, la ristorazione (ristoranti, bar, mense e catering). Complessivamente questa filiera ha un ruolo di primo piano nell economia nazionale, rappresentando l 8,4 per cento del Pil e il 12,6 per cento degli occupati in Italia. Tali attori si caratterizzano, rispetto ai principali partner europei, per il più alto grado di polverizzazione delle fasi produttive (agricola e industriale): ad esempio, l impresa agricola italiana ha una dimensione economica media pari ad un terzo di quella tedesca e francese così come un impresa di trasformazione alimentare esprime un fatturato medio pari ad un decimo di quella britannica. In modo meno pronunciato, anche il livello di concentrazione della fase distributiva e commerciale dei prodotti alimentari in Italia resta al di sotto degli altri principali paesi europei: nella distribuzione moderna italiana i primi tre player rappresentano il 33 per cento del mercato, mentre in tutti gli altri principali paesi europei questo dato supera sempre il 50 per cento. Questa polverizzazione della filiera a- groalimentare contribuisce a mantenere elevato il numero di passaggi nella filiera e non consente adeguate economie di scala che potrebbero ridurre i costi delle imprese (con conseguenti effetti sul livello dei prezzi). Gli attori esterni: relazioni economiche e ambiente competitivo Alla formazione dei prezzi alimentari al consumo contribuiscono in maniera rilevante anche i costi sostenuti dagli attori della filiera agroalimentare nel reperire i beni e servizi offerti da attori esterni indispensabili per lo sviluppo della filiera. Si tratta di operatori che svolgono funzioni relative alla fornitura di: mezzi tecnici per l agricoltura; additivi, ingredienti e preparati per l industria alimentare; energia elettrica e altri servizi (acqua, gas...); tecnologie e beni strumentali/accessori (macchinari, packaging...); servizi di trasporto e logistica; altri servizi (comunicazione/promozione, consulenziali, certificazione, laboratori analisi...). Un ulteriore attore esterno di rilievo è la pubblica amministrazione che a fronte dei servizi offerti (infrastruttu- 7

8 SCENARI re, sicurezza, giustizia ecc.) costituisce un costo per la filiera agroalimentare (imposte dirette e indirette). Dall analisi di tali attori emerge come la dotazione infrastrutturale italiana sia al di sotto di quasi tutti i principali competitor europei. Ciò si traduce per le imprese italiane in elevati costi per energia e trasporti: ad esempio il costo dell autotrasporto in Italia è del 30 per cento più elevato rispetto alla Spagna mentre il costo italiano dell energia elettrica ad uso industriale è superiore del 36 per cento alla media europea. Questo deficit infrastrutturale incide quindi sulla competitività e sui costi delle imprese agroalimentari italiane. La spesa alimentare in Italia: il ruolo economico dei diversi attori In Italia nel 2008 si sono spesi 215 miliardi di euro in prodotti alimentari, nei due segmenti domestico ed extradomestico, che possono essere suddivisi in diverse voci di costo e nell utile dei vari operatori. Assumendo una spesa pari a 100 euro e considerando la filiera agroalimentare come un unico soggetto economico: 54 euro sono relativi a costi interni, tra cui figurano il costo del lavoro (38 euro, comprensivi sia delle retribuzioni nette che degli oneri sociali), il costo del capitale (11 euro, corrispondenti agli accantonamenti e agli LA SPESA ALIMENTARE PER RICCHEZZA DAGLI ATTORI INTERNI PER OGNI 100 EURO CHE SI SPENDONO PER L ALIMENTAZIONE IN ITALIA COSTI ESTERNI DI FILIERA COSTI INTERNI E UTILE RISTORAZIONE COSTI INTERNI E UTILE DETTAGLIO TRADIZIONALE IMPORT NETTO COSTI INTERNI E UTILE DISTRIBUZIONE A LIBERO SERVIZIO IMPOSTE INDIRETTE COSTI INTERNI E UTILE AGRICOLTURA COSTI INTERNI E UTILE INDUSTRIA ALIMENTARE COSTI INTERNI E UTILE COMMERCIO ALL INGROSSO ammortamenti dei beni d investimento come impianti, fabbricati, macchinari, ecc.) e il costo dei finanziamenti (5 euro, corrispondenti agli oneri finanziari sui prestiti bancari, obbligazionari...); 27 euro riguardano i costi esterni, tra cui i più rilevanti sono i costi per packaging (8,50 euro), trasporto e logistica (5,70 euro) e promozionali (5,00 euro); 12 euro sono per le imposte, di cui 10 per imposte indirette (Iva, accise, imposte di registro...) e 2 per le imposte dirette (principalmente le imposte sul reddito); 4 euro attengono al saldo delle importazioni nette di prodotti agricoli e alimentari, dato che l Italia registra un deficit nella bilancia commerciale agroalimentare. La somma di tutti i costi menzionati conduce ad un totale di 97 euro dei 100 euro di spesa alimentare considerati. A fronte di tali costi, emerge un utile di filiera, cioè il valore che rimane agli azionisti/imprenditori di tutti i passaggi, pari a soli 3 euro. Il settore evidenzia quindi una marginalità strutturalmente limitata, con un incidenza residuale dell utile sul livello dei prezzi pagati dal consumatore finale. Fonte: elaborazione Nomisma su dati Istat, Eurostat, AIDA.

9 Comma Riduzione dei costi, non degli utili Un eventuale risparmio sul prezzo finale per i consumatori passa più da una riduzione dei costi, che da una riduzione degli utili, data la ridotta incidenza di questi ultimi. All interno dei primi una quota importante è attribuibile a costi esterni alla filiera, su cui gli attori interni hanno solo un limitato potere di in - tervento e controllo. L analisi condotta ha rivelato come il nostro paese lamenti un significativo deficit infrastrutturale in termini di reti di trasporto ed energetiche rispetto ai partner europei, il che si traduce in un incremento dei costi esterni per le imprese italiane. Un recupero di efficienza su tali costi porterebbe sicuramente un beneficio sui prezzi finali. Dall altro lato, un recupero d efficienza è auspicabile anche sui costi interni. Come si è visto nella filiera emerge una spiccata polverizzazione che impedisce di fatto il ricorso ad economie di scala. Tutto ciò si ripercuote in una maggiore incidenza dei costi di lavoro, capitale e finanziamento. Infine, è da considerare come una quota non marginale (12 per cento) della spesa alimentare (domestica ed extradomestica) sia incomprimibile: ovvero i costi delle imposte dirette ed indirette. Una maggiore efficienza sul piano dei costi interni ed esterni delle imprese della filiera agroalimentare e dell ambiente competitivo in cui operano libererebbe risorse in grado sia di ridurre i prezzi al consumo che di sostenere i ridotti utili dei vari operatori. GLI INTERVENTI Aperto il dialogo I dati emersi dalla ricerca sono stati il traino della successiva tavola rotonda a cui hanno partecipato Paolo Bruni neo amministratore delegato Nomisma, presidente Apo Conerpo e vicepresidente della Confederazione cooperative agricole dell unione europea, Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura e sviluppo rurale del parlamento europeo, Mario Guidi della giunta Confagricoltura, Sergio Marini presidente Coldiretti, Giuseppe Politi presidente Cia, Francesco Pugliese direttore generale Conad e Daniele Rossi, direttore Federalimentare. Per approfondire e capire la fattibilità e le potenzialità della collaborazione tra gli attori interni della filiera agroalimentare, proponiamo alcuni spunti estrapolati dai loro interventi. Camillo De Berardinis Occorre superare sterili polemiche e, partendo da un analisi oggettiva della filiera agroalimentare nazionale, sviluppare un confronto tra produttori e moderna distribuzione che permetta di individuare insieme i punti critici e le possibili soluzioni: ciò a cui dobbiamo puntare è un progetto che permetta di recuperare efficienza a tutti i livelli della filiera. L obiettivo è dare vita a progetti comuni in grado di garantire maggiori margini e di migliorare l offerta al consumatore, rendendo più trasparente la formazione del prezzo. Dobbiamo costruire un tavolo di confronto propositivo, in grado di promuovere anche all estero una qualità garantita tutta italiana e creare un circuito virtuoso che parta dal produttore per arrivare, con una filiera più corta possibile, e dunque più conveniente, al consumatore. Gian Domenico Auricchio La fase presente, di difficoltà generalizzata, deve essere utilizzata come un occasione per razionalizzare e rendere più coerenti i rapporti all interno della filiera. Lo studio Nomisma conferma infatti che ancora molto si può e si deve fare per recuperare efficienza a vantaggio del consumatore finale: dai costi della logistica ai trasporti, ai prezzi dell energia e dei servizi fino al sistema delle imposte. Gli agenti modernizzanti del Paese, in grado di produrre ricchezza e trasferire valore al consumatore sono proprio l industria alimentare e la distribuzione organizzata. Per questo mi auguro che insieme nei prossimi mesi riusciremo finalmente a mettere a punto un protocollo d intesa finalizzato al dialogo e alla trasparenza. 9

10 SCENARI Paolo Bruni L argomento trattato dallo studio è un operazione verità su un tema che mai come in questo momento è di forte interesse anche a livello europeo. C è bisogno di trasparenza perché anche le vicende di questa estate hanno messo in evidenza una distonia: i prezzi all origine della frutta mediamente sono calati del 40 per cento quando l impatto sul consumatore è stato del 2 per cento! I costi incomprimibili non giustificano un tale risultato a cui invece concorrono inefficienze che vanno prese in considerazione: la polverizzazione delle imprese agricole e di trasformazione e anche della distribuzione. Ma non solo: è un errore guardare sempre e solo al triangolo agricoltura-trasformazione-distribuzione, quando la ricerca dimostra che su 100 euro di spesa 46 sono da imputare a costi esterni: sulle infrastrutture abbiamo un costo del 30 per cento in più della Spagna, l energia elettrica ci costa il 36 per cento in più della media degli altri paesi europei. Sono differenze eclatanti, così come lo è il 12 per cento di imposte. L ultimo aspetto, riguarda il futuro stesso dell agricoltura italiana che riceve lo 0,70 per cento dei tre euro di utile che rimangono all intera filiera: lo studio dimostra che senza gli aiuti previsti dalla Pacs (Politica Agricola Comune) non potrebbe sopravvivere. E allora credo che il sistema paese non possa perdere una componente della sua economia che vale il 12 per cento dell occupazione e l 8 per cento del suo Pil. Occorre un patto di filiera per risolvere i problemi e dobbiamo farla finita con la ricerca di un solo colpevole, solo per dichiararlo. Paolo De Castro Come dimostrano le manifestazioni in tutta Europa, il malessere del mondo agricolo non è solo italiano, tutti i prodotti stanno avendo un drammatico crollo dei prezzi, un crollo dei consumi e per quanto ci riguarda il conseguente crollo delle importazioni. Una situazione opposta a quella di un anno fa quando, a parità di politiche e di disponibilità di prodotto, i prezzi del grano e del latte erano alle stelle, che dimostra come siamo di fronte ad una instabilità del mercato imprevedibile, che sarà ricorrente nei prossimi anni e che ci deve far riflettere su come gestirla a livello europeo. Le misure da valutare sono diverse, c è chi propone la gestione del rischio attraverso sistemi assicurativi come avviene in Spagna, altri in particolare la Francia sono orientati a rafforzare l economia contrattuale. Certo è che a livello europeo dobbiamo rendere cogente l aspetto legislativo e valutare il tema delle sanzioni per i contratti non rispettati. Per esempio, tante volte in questo momento di difficoltà della filiera del latte, agricoltori e cooperative si sono sentiti in dovere di abbassare i prezzi perché lo facevano gli altri. Non è la soluzione giusta: una norma europea che difende quel contratto fino a renderlo addirittura sanzionabile può essere la strada per dare più forza all anello debole della catena. Certo è che le soluzioni sono urgenti perché le prospettive sono devastanti: sono già stati annunciati, con documenti di proposta distribuiti dalla commissione bilancio, tagli alla politica agricola dell unione europea dell ordine del per cento, pari a circa miliardi di euro in meno per il settore, andando quindi a incidere pesantemente sugli aiuti previsti della Pac per i vari paesi. Nei prossimi mesi questo tema sarà dirompente e se non ci attrezziamo a fare un ulteriore sforzo di legittimazione spiegando all opinione pubblica che gli aiuti non servono solo agli agricoltori ma a tutti i cittadini europei, non ci potremo poi lamentare delle manifestazioni di protesta. Mario Guidi Un accordo finalizzato a coordinare i rapporti all interno della filiera per noi è positivo e sono anche convinto che ci sia da lavorare perché sono tante le cose che non funzionano: per esempio abbiamo costruito delle sovrastrutture nella gestione dei prodotti ortofrutticoli che sono devastanti, come il meccanismo di tracciabilità che ha costi elevatissimi rispetto alle reali necessità del consumatore che vuole semplicemente prodotti di qualità e salubri. Dobbiamo poi riscrivere le regole di funzionamento con la Gdo, prevedendo rapporti più stabili, che consentano di programmare anche la produzione. Il sistema economico non si sostiene solo con 10

11 Comma LA SPESA ALIMENTARE PER COSTI DI FILIERA PER OGNI 100 EURO CHE SI SPENDONO PER L ALIMENTAZIONE IN ITALIA COSTI DI FINANZIAMENTO COSTI DEL CAPITALE COSTI ESTERNI DI FILIERA STIMA Mezzi tecnici agricoli Energia e utenze Packaging Trasporto e logistica Costi promozionali Altro 1,20 euro 3,70 euro 8,50 euro 5,70 euro 5,00 euro 2,90 euro 4 IMPORTO NETTO COSTO DEL LAVORO IMPOSTE DIRETTE E INDIRETTE UTILE DI FILIERA STIMA Agricoltura 0,70 euro Industria alimentare 1,10 euro Commercio ingrosso 0,40 euro Distribuz. a libero servizio 0,30 euro Dettaglio tradizionale 0,10 euro Ristorazione 0,40 euro Fonte: elaborazione Nomisma su dati Istat, Eurostat, AIDA. delle buone politiche, è fondamentale la responsabilità interna della filiera, che nasce dalla volontà e dal rapporto che si instaura tra i singoli soggetti. Una responsabilità che può coinvolgere l esterno ma che deve partire ed essere propria della filiera. Un ultima considerazione: ancor prima di costruire qualsiasi meccanismo dovremo chiarire quali saranno i modi per ridistribuire i vantaggi che andremo ad ottenere, considerando che il settore agricolo rimane comunque l anello debole dell intero sistema. Sergio Marini Non condivido che tutto vada ricercato sul fronte dei costi. Cosa vera e giusta, ma diamo quasi per scontato che sul fronte dei ricavi e dell innovazione non si possa far niente. Non lo posso accettare: sono convinto che sul piano della valoriz- zazione si possa fare molto. La valorizzazione del made in Italy non è un obiettivo raggiunto: abbiamo costruito un valore immateriale, venduto in gran quantità l Italia e nel mondo, ma di fatto di italianità vera in giro non ce n è tanta. Esiste un valore utilizzato da altri che se riuscissimo a riportare nella vera filiera italiana ci darebbe grandi opportunità. Perchè c è una fetta importante di popolazione che può spendere qualcosa in più per la qualità. E anche chi ha meno possibilità, se bene informato probabilmente è disposto a spendere qualcosa in più, cosciente che l alimentazione è una cosa importante. La questione va affrontata nel duplice aspetto, sul piano dei costi e sul piano della valorizzazione: da sola nessuna delle due condizioni è sufficiente, creare soltanto valore non è sufficiente per conquistare i mercati e per le nostre caratteristiche non lo è nemmeno pensare soltanto all efficienza dell organizzazione. Sono anni che facciamo accordi e il risultato ci dice che qualcosa non ha funzionato. Iniziamo quindi a ragionare su quali obiettivi abbiamo in comune, come per esempio quello di creare una filiera agroalimentare tutta italiana che si affianchi a una filiera dove l italianità non è fondamentale. 11

12 SCENARI Giuseppe Politi Bisogna avviare un lavoro comune superando difficoltà, diffidenze e sovrapposizioni. I rapporti di integrazione contrattuale tra agricoltura, industria e commercio che noi auspichiamo non vogliono imporre d autorità, attraverso il prezzo, il bilanciamento dei poteri. Essi sono, innanzitutto, un azione di trasparenza delle condizioni che regolano la cessione del prodotto; debbono porsi l obiettivo di far corrispondere le esigenze della domanda e dell offerta, di valorizzare sul mercato il prodotto nazionale a vantaggio di tutta la filiera e del nostro made in Italy di qualità. Ma la contrattazione non sarà vantaggiosa per tutte le componenti se sarà lasciata al solo gioco delle forze del mercato. Vorrei che da parte del legislatore fosse dedicata molta più attenzione al funzionamento delle filiere e la nostra proposta, che rivolgiamo al ministro delle Politiche agricole, al legislatore nazionale, comunitario e regionale, alle organizzazioni rappresentative della filiera è quella di definire un agenda di lavoro che affronti tre precisi capitoli: 1) l attuazione dei decreti sulla regolazione dei mercati, i criteri di rappresentatività delle organizzazioni di produttori, l obbligatorietà delle regole, i controlli e le sanzioni; 2) la revisione delle leggi sulle organizzazioni di produttori e l interprofessione, per completarle e correggere gli errori che le hanno rese deboli ed inefficaci; 3) promuovere l associazionismo e la contrattazione interprofessionale. Siamo convinti che la via maestra per migliorare le condizioni di reddito degli agricoltori, valorizzare la produzione agricola e rendere più efficiente il mercato sia l interprofessione: organizzazioni economiche, organizzazioni e relazioni interprofessionali. Francesco Pugliese Abbiamo promosso questo approfondimento perché tutti sappiamo che la situazione è grave e diventerà gravissima, ma essendo come singoli impotenti, fare lo scaricabarile è diventato lo sport nazionale: è la gdo che affama il piccolo agricoltore, non è vero e la causa sono i costi della logistica... Abbiamo detto e letto di tutto ma la verità è che il problema nel nostro paese è molto complicato da risolvere e noi come distribuzione siamo molto coinvolti perché la partita la giochiamo direttamente con il cittadino consumatore che ci premia o meno in funzione delle strategie che realizziamo. Anche noi abbiamo quindi il problema dell efficienza ma non pensiamo che si possa risolvere solo attraverso la riduzione dei costi interni, guardo anche ai famosi costi esterni: nel triennio valevano il 20 per cento del totale del valore, nel triennio il 27 per cento, andando quindi a diminuire il valore aggiunto dell attività di filiera. Questo dipende dal nostro sistema paese e non sono convinto che non si possa fare niente. È vero che non abbiamo i soldi per tagliare le tasse a tutti, ma questa filiera rispetto agli altri paesi europei sconta il 30 per cento in più di costo del carburante, il costo del lavoro più caro, così come quello dell energia, le infrastrutture obsolete. Abbassiamo le tasse sul costo del lavoro almeno per l agricoltura, perché sta lavorando per il bene di tutti. Conad e in prima fila nella valorizzazione dei prodotti italiani, il 95 per cento dell ortofrutta che vendiamo è italiana e tutti i nostri prodotti a marchio nel lattiero caseario sono fatti con latte italiano. Ma è importante che il valore creato sia riconosciuto dal cittadino consumatore perché se non è così abbiamo prodotto solo extra costi. Daniele Rossi La ricerca Nomisma dimostra quanto c è da fare fuori della filiera: non ci possiamo rassegnare alle condizioni delle infrastrutture, al costo del carburante... Lavorando insieme possiamo ottenere molto. L Italia potrebbe essere un bellissimo cantiere per sperimentare l efficienza organizzativa, per la valorizzazione del made in Italy. In realtà fino ad ora ci siamo spaventati della complessità, della frammentazione... radicalizzando le posizioni ma oggi dobbiamo iniziare un dialogo diverso, perché non possiamo pensare che il consumatore possa assorbire le nostre inefficienze o i nostri extracosti per la valorizzazione del made in Italy. Poi c è il tema della responsabilità: abbiamo a volte l impressione che i temi della re- 12

13 Comma sponsabilità collettiva non siano vissuti da tutti nello stesso modo. Noi come industria alimentare abbiamo un protocollo per contenere le spinte emotive interne, mi domando se anche nel mondo agricolo e nella distribuzione più sensibile, non si possa far strada un più profondo ragionamento di responsabilità collettiva. Un altro argomento su cui riflettere è quello delle distanze: in Italia si produce al sud e si trasforma al nord. Modificare questo stato di cose potrebbe essere molto vantaggioso, per dare energie al meridione, essere più efficienti e risparmiare sui costi organizzativi e di trasporto. IL COSTO DEL TRASPORTO IN ITALIA E IN EUROPA Costo chilometrico dell autotrasporto (*): confronto tra i principali Paesi europei Tra i vari costi sostenuti dalle imprese che operano nella filiera agroalimentare, una componente importante è quella relativa al trasporto di merci e prodotti. Tale rilievo è riconducibile ad un sistema infrastrutturale deficitario se confrontato con il resto dell Europa; ciò si traduce in un incremento dei costi per le imprese della filiera. Nel trasporto su gomma, di gran lunga la modalità più utilizzata per il trasporto di merci in Italia, il costo chilometrico sostenuto dalle imprese italiane è sensibilmente più elevato della media europea e di quello riscontrato in altri Paesi dell Unione. Paese Costo/km (in euro) Italia 1,54 Francia 1,46 Germania 1,44 Spagna 1,18 Regno Unito n.d. (*) Costo comprensivo di tutte le spese del trasporto: carburanti, personale, pedaggi... Fonte: Albo nazionale autotrasportatori. IMPOSTE DIRETTE E INDIRETTE IN ITALIA E IN EUROPA Imposta sul valore aggiunto (Iva) su beni alimentari: confronto tra i principali Paesi europei Un altra tipologia di costi esterni per le imprese agroalimentari è rappresentata dalle imposte indirette, in larga parte riferibili all Imposta sul valore aggiunto (Iva). Nel confronto con il resto d Europa, l Iva pagata in Italia sui prodotti alimentari è ampiamente al di sopra di quella sostenuta in Spagna e Regno Unito, molto simile a quella praticata in Francia e inferiore a quanto emerge in Germania (soprattutto sui consumi alimentari extra-domestici). Così come avvenuto in altri Paesi, la fiscalità può quindi rappresentare una leva per la competitività della filiera e allo stesso tempo per limitare processi inflazionistici. Paese Aliquota media (in %) sui consumi Aliquota media (in %) sui consumi alimentari domestici alimentari extra domestici Italia 8,8 9,5 Francia 8,2 14,1 Germania 8,9 19,0 Spagna 6,8 7,0 Regno Unito 3,4 17,5 Fonte: Copenhagen Economics for European Commission. PUÒ SCARICARE LA SINTESI DELLA RICERCA NOMISMA DAI SEGUENTI SITI: oppure cliccando su Filiera agroalimentare. 13

14 SVILUPPO MODERNIZZARE IL PAESE? NOI CI PROVIAMO Ognuno dei cinque distributori Conad di carburanti eroga in media 12 milioni di litri all anno. Altri cinque apriranno a breve. Ma il problema di fondo è l organizzazione attuale della rete distributiva, ancorata a rendite di posizione e preda di un insano immobilismo. di Beppe Ramina La modernizzazione passa anche attraverso le pompe di benzina e diesel, presso le quali si eroga più del 90 per cento dei consumi degli automobilisti italiani (il 6 per cento è coperto da gpl e metano): vantaggi per i consumatori, messa in discussione di rendite di posizione Per Conad, inoltre, non si tratta soltanto di entrare che ingessano il paese, innovazione nel in un area di affari della quale vediamo le potenzialità: a noi interessa contribuire alla modernizzazione del servizio, sono alcuni Paese, nell interesse dei consumatori e delle imprese. dei temi che Conad ha portato al centro dell attenzione da quando, nel 2005, aprì il primo distributore a Gallicano, un comune dell Appennino toscano di poco più di abitanti in provincia di Lucca. Si trattava di un iniziativa di entità modesta, dal punto di vista dei volumi, se si tiene conto dei quasi 50 miliardi di litri di carburante distribuiti ogni anno in Italia. Eppure l impatto ricorda il direttore generale Conad Francesco Pugliese, anche sul piano simbolico, è stato fortissimo. In sostanza, i consumatori si sono chiesti come mai Conad potesse vendere benzina e gasolio a 10 centesimi di meno al litro rispetto agli altri competitor, garantendo un risparmio di circa 5 euro per ogni pieno. 10 centesimi che se, per pura ipotesi, moltiplichiamo per i litri distribuiti in Italia, permetterebbero un risparmio globale di circa 5 miliardi di euro ogni anno, tanto quanto vale l intero mercato della pasta e del latte in Italia. Il bello fa notare Pugliese è che, pur essendo molto competitivi, recuperiamo bene sia i costi di gestione che gli investimenti con buoni risultati per i nostri associati. Attualmente i distributori Conad in attività sono cinque: entro fine 2009 se ne aggiungeranno tre e agli inizi del prossimo anno altri due, uno dei quali distribuirà anche gpl. Ruolo chiave, quello delle Regioni Proprio la presenza, accanto alle pompe di benzina e gasolio, di distributori di gpl o metano è il grimaldello con il quale buona parte delle Regioni, alle quali sono demandati i regolamenti per la realizzazione di nuovi impianti, stanno ostacolando e vanificando le liberalizzazioni del settore. In sostanza, a partire da una condivisibile motivazione di sostenibilità ambientale, dalla volontà di favorire l uso di carburanti meno inquinanti, molte Regioni impongono che solo negli impianti di nuova realizzazione siano presenti anche queste alternative. Ma gpl e metano, per i rischi che comportano, richiedono ampie aree dedicate e personale adibito all assistenza, due fattori che mal si conciliano con le esigenze di economicità richieste da consumatori che si fanno sempre più attenti. È vero che alcuni studi prevedono che 14

15 nel 2020 i volumi di venduto di gpl e metano potrebbero raddoppiare, ma si tratterebbe pur sempre di una quota del 9 per cento, compatibile con gli impianti già esistenti, mentre la gran parte dei mezzi, continuerebbe a rifornirsi di benzina e diesel. E, se viene ostacolata la possibilità di immettere elementi concorrenziali, gli italiani continuerebbero a pagare questi carburanti almeno 10 centesimi in più al litro. Le rendite di posizione e di categoria intralciano i processi di liberalizzazione osserva Pugliese e, così facendo, fanno del male anche agli stessi gestori di impianti. I quali anziché mettersi nell ottica di guardare al futuro e chiedersi quale dovrebbe essere l organizzazione della rete distributiva, ed il loro ruolo imprenditoriale fra dieci anni, si adagiano sull esistente sperando che nulla cambi. Ma non è così, non si torna indietro. La parola chiave? Riorganizzarsi Alle obiezioni di chi, per esempio, ricorda che la quota di volumi di carburanti che passano per i self-service è molto bassa, Pugliese obietta con i numeri dei distributori con le insegne di Conad: Se tra il self-service e il servito c è una piccola differenza di uno-due centesimi di euro a litro, è ovvio che il consumatore tenda a preferire la soluzione meno impegnativa del servizio. Ma, quando il differenziale diventa più importante, i clienti dedicano un impegno minimo ed il successo è assicurato con presenze importanti. In media, ogni impianto Conad distribuisce annualmente 12 milioni di litri, mentre la media degli altri distributori è attorno a 1,6 milioni di litri per impianto; una quota che porta molti gestori della fascia più bassa sotto i 0,5-0,8 milioni di litri, ovvero, sulla soglia della non economicità, che non garantisce un reddito minimo per quelle imprese. Una situazione che Conad, che ha saputo dare una prospettiva imprenditoriale solida a una miriade di dettaglianti destinati, altrimenti, a venire messi in forte difficoltà dallo sviluppo evolutivo della distribuzione, conosce bene. Sono processi non facili, richiedono fatica, riconosce Francesco Pugliese. Ma se i gestori dei distributori di carburanti vogliono garantirsi un futuro dovrebbero iniziare a ragionare in altri termini, più dinamici, associandosi per superare la frammentazione e modernizzando l attuale organizzazione delle rete. Per Conad, inoltre, non si tratta soltanto di entrare in un area di affari della quale vediamo le potenzialità: a noi interessa anche contribuire alla modernizzazione del Paese, nell interesse dei consumatori e delle imprese associate. EVOLUZIONE DOMANDA DI CARBURANTI (migliaia di mc) Peso % Peso % BENZINA CARBOTURBO GASOLIO AUTO GPL METANO BIOFUEL TOTALE Fonte: UP, Previsioni domanda energetica e petrolifera italiana

16 SCENARI LE PROSPETTIVE DELL ECONOMIA EUROPEA VISTE DA... BOLOGNA In occasione della convention annuale dell Ugal, che quest anno si è svolta in Italia, un corposo programma fatto di esperienze, analisi e riflessioni sulle sfide che i gruppi distributivi associati stanno affrontando sia nel settore alimentare sia in quello non alimentare. a cura di Franca Rosso Il 12 settembre 2009 si è svolto a Bologna, organizzato da Ugal, il Convent SME Groups Europe a cui hanno partecipato i rappresentanti di numerosi gruppi membri, di 8 diversi Paesi. Il programma della giornata, che si è aperto con il saluto del sindaco di Bologna, Flavio Del Bono, e la relazione del presidente Ugal Peter Hampl, ha visto la partecipazione del professore Romano Prodi e, tra gli altri, i contributi di Camillo Tra le imprese distributive che registrano i migliori De Berardinis, amministratore delegato Co- risultati ci sono quelle che si sono sviluppate sulla prossimità e, primi fra tutti, i gruppi nad; Riccardo Francioni, procuratore ge- del commercio associato, come Conad. Le altre sono stabili o perdono quota di mercato. nerale Selex; Ilaro Ghiselli, amministratore delegato Mercatone Uno e Sergio Imolesi, direttore generale Ancd. I progetti a Bruxelles Il presidente Hampl ha sottolineato come a livello europeo il clima per le imprese e, in particolare per i distributori, non sia fra i più incoraggianti. A Bruxelles la Commissione Europea sta affrontando il problema da più punti di vista: a breve sarà presentata una ricerca sulle barriere strutturali al funzionamento del mercato, mentre il gruppo di lavoro per gli affari econo- Da sinistra: Romano Prodi, Camillo De Berardinis, Sergio Imolesi e Riccardo Francioni. mici-finanziari ha in corso il monitoraggio sui prezzi e sulle differenze tra i vari Paesi e le differenti tipologie di imprese. Tale progetto si integra con il lavoro della Commissione per la Concorrenza che deve valutare eventuali comportamenti anticompetitivi nel settore alimentare. Vi è, quindi, la possibilità che la stessa Commissione proponga regole comunitarie sull equità delle transazioni commerciali tra produttori e distributori. L Ugal, che dell argomento si sta occupando da molti anni e con importanti successi, sarà fortemente impegnata nel rap- 16

17 Comma presentare le esigenze dei distributori su questi temi. Vincenti e perdenti Riccardo Francioni, procuratore generale Selex, ha messo in evidenza le criticità della situazione italiana: tra i primi 20 distributori del nostro Paese, nei primi sei mesi del sono quelli in crescita o in pareggio, 13 quelli che registrano perdite di fatturato anche del 10 per cento. In molti casi si tratta di imprese non sufficientemente patrimonializzate, che soffrono per la restrizione del credito bancario, o perché focalizzate su formati distributivi in forte calo. Le imprese distributive che registrano i migliori risultati sono quelle che si sono sviluppate nella prossimità e, primi fra tutti i gruppi del commercio associato, come Conad e Selex. Le altre sono pressoché stabili o perdono quota di mercato. Per Francioni i gruppi italiani devono puntare sulla concentrazione, perché non è possibile andare avanti con quote che non superano il 3-4 per cento. La polverizzazione delle imprese, inoltre, spiega il fenomeno tipicamente italiano delle centrali di acquisto, perché ha spinto molti gruppi a collaborare con player della grande distribuzione o del mondo cooperativo per superare il limite della bassa quota di mercato. Il ruolo delle centrali d acquisto in Italia è, quindi, importantissimo: sei centrali rappresentano quasi il 90 per cento del fatturato all acquisto dai produttori, cosa che non esiste negli altri Paesi. Francioni ha infine evidenziato come a livello europeo non esista più una direzione generale del commercio, autorità paritetica a quella dell industria. Il risultato è che la distribuzione non ha adeguate tutele rispetto alle pesanti pressioni delle organizzazioni dell industria e degli agricoltori, che tendono a ridurne la capacità competitiva a danno dei consumatori. Coopernic, un progetto cooperativo per l Europa Camillo De Berardinis, amministratore delegato Conad, ha illustrato l evoluzione del mercato e dello scenario competitivo all interno del quale si colloca la scelta strategica delle alleanze internazionali che ha portato Conad alla partnership con E.Leclerc ed alla costituzione di Coopernic, un gruppo europeo di distributori indipendenti (E.Leclerc, Conad, Colruyt, Coop Swisse e Rewe). Coopernic ha sottolineato De Berardinis è nata dall incontro tra diverse esperienze imprenditoriali che hanno deciso di integrarsi e mettere insieme le risorse con l obiettivo di assicurare lo sviluppo delle imprese socie e di generare sinergie che permettano di trasferire nuovi benefici ai consumatori. È quindi passato a descrivere le principali attività e progetti di Coopernic, che puntano non solo alla concentrazione degli acquisti e all accesso diretto ai mercati di produzione, ma mirano a favorire sinergie nella marca privata, nei primi prezzi, nelle importazioni ed allo sviluppo di nuovi concept e di marchi comuni europei. Un progetto di alleanza basato sulla condivisione dei valori e dello stesso modello di sviluppo, incentrato sul ruolo del socio-imprenditore, che individua nella cooperativa lo strumento più efficace per permettere alle piccole e medie imprese di essere competitive e far fronte alle sfide anche in un contesto di mercato unico europeo. De Berardinis, che è stato sin dall inizio uno dei promotori della svolta europea, ha sottolineato come un mercato veramente pluralista sia quello in cui possono svilupparsi e coesistere tutte le forme di impresa. Per queste ragioni, la nascita di un nuovo e forte soggetto cooperativo europeo, non condizionato dai mercati finanziari e da logiche o pressioni speculative, non può che arricchire il mercato e favorire una maggiore concorrenza ed una più equilibrata competizione, salvaguardando quel tessuto di piccole e medie imprese (della produzione e della distribuzione) che resta patrimonio importantissimo di ogni sistema economico. L evoluzione nel non alimentare Il sistema italiano è altamente competitivo anche nel non alimentare, settore dove gli operatori internazionali si confrontano con grandi presenze nazionali. I dati illustrati da Ilario Ghiselli, amministratore delegato Mercatone Uno, evidenziano la forte tendenza all abbandono della formula grande magazzino tradizionale a favore della specializzazione: dall elettronica di consumo, al bricolage, allo sportivo... La dinamica competitiva tra le catene per crescere nei nuovi settori, esprime grande vitalità nell acquisizione delle 17

18 SPUNTI PER USCIRE DALLA CRISI DEI CONSUMI il contributo di Sergio Imolesi, segretario generale AncdConad Le analisi internazionali dimostrano che in tutto il mondo i consumatori sono preoccupati e pessimisti rispetto all attuale crisi economica, poco propensi ad acquistare e convinti di non avere necessità impellenti. La ripresa dei consumi non può quindi che passare da un nuovo ottimismo, da una politica studiata per l eccellenza di ciascun Paese. Ruolo dei marchi e del dettaglio La globalizzazione ha reso il comportamento dei consumatori più omogeneo? Non sembra, rimane una significativa disparità nel comportamento dei consumatori delle varie nazioni: la cultura è una variabile importante, i sistemi del valore sono fortemente radicati e resistono al cambiamento, le grandi differenze di consumo fra i Paesi europei sono stabili anche se possono divergere nel caso di acquisita nuova ricchezza. Eppure in tale contesto le grandi multinazionali si sono concentrate sul potere dei marchi per sconfiggere la forza sempre più significativa della grande distribuzione. Una politica che soffre di alcuni punti deboli che il periodo di crisi ha evidenziato: la perdita di sensibilità verso le istanze locali, lo sviluppo della pirateria, lo sviluppo delle etichette private da parte della grande distribuzione. Tutto questo comporta che se in passato era la distribuzione ad avere bisogno dei marchi, adesso è l industria di marca che ha bisogno della distribuzione, della sua capacità di selezionare l assortimento, fare promozioni, orientare gli acquisti dei propri clienti. Il consumatore e lo shopping Lo shopping è il passatempo numero uno al mondo, è il motore principale dell economia e coinvolge tante formule distributive: dalle grandi superfici ai piccoli negozi tradizionali, dagli outlet agli specializzati, ecc. La fedeltà alle insegne e ai marchi è un limite superato, ma occorre fare attenzione al pericolo noia : in teoria per soddisfare i bisogni primari basterebbero più o meno di 250 prodotti, ma oggi un grande supermercato offre anche prodotti e le persone che hanno sempre meno tempo devono valutare più scelte ogni giorno. Una sovrabbondanza di scelta e informazioni che genera un meccanismo di auto-difesa nel compratore. Il rimedio è di proporre esperienze invece di ripetizione. Il nuovo compratore anche per la spesa alimentare si aspetta uno shopping appagante, oltre che conveniente. Quale evoluzione per la distribuzione Offrire nuove esperienze per dare sempre nuove motivazioni allo shopping è costoso, richiede un cambiamento mentale, investimenti e tempi lunghi. La trasformazione potrebbe coinvolgere anche la struttura del negozio, per esempio progettato con interni flessibili, adattabili alle diverse situazioni, ecc. Le idee sono tante, il mondo della distribuzione e i negozi sono in evoluzione a fronte di chi ne preconizzava la scomparsa a favore dell ecommerce perché i compratori amano vedere, gustare, sentire. Dobbiamo quindi dimenticarci del consumatore medio e considerare il compratore che con lo shopping crea la sua identità, esprime stili di vita, soddisfa le aspettative personali. migliori localizzazioni, ma anche nella capacità di controllare e gestire le varie formule. Per la gdo, nel comparto extra alimentare ci sono ancora grosse potenzialità di crescita, per ora solo parzialmente soddisfatte per le mancate liberalizzazioni in alcuni settori (carburante, farmaceutico, ottico). Infine un approfondimento in merito alle alleanze e aggregazioni nel settore non food. Secondo Ghiselli le esperienze più significative degli ultimi dieci anni hanno dimostrato che le potenzialità esistono, ma il successo dipende dalle strategie che stanno a monte delle alleanze. Il settore che nel non food più di altri ha vissuto il processo di aggregazione con diverse e molteplici formule è quello dell elettronica di consumo. I gruppi di acquisto volontari non hanno funzionato; meglio è andata, invece, l aggregazione tra formule di medie catene, che però poi non sono diventate protagoniste del mercato, ma sono state cedute ad altri operatori. Oltre all elettronica, emerge il caso del bricolage dove prevale la scelta del gruppo d acquisto, nella logica di fare massa critica nelle importazioni. In conclusione secondo Ghiselli le esperienze di aggregazioni e alleanze nel non food non mancano, ma nessuna ha ancora fatto emergere una formula convincente, anche a livello europeo, come invece è successo nell alimentare. Europa non protagonista Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea ed ex presidente del Consiglio italiano, ospite d onore al convegno Ugal, ha dedicato il suo intervento al ruolo dell Europa. In termini di Pil e di esportazioni, l Europa è l entità più potente del mondo: le esportazioni della Cina, per quanto elevate, non raggiungono quelle dell Europa e in particolare della Germania. Se consideriamo tutti i parametri, commerciali e finanziari, della media europea, il budget è a tutti i livelli più elevato di quello degli Stati Uniti. L Europa è quindi un punto di riferimento nel mondo, eppure gioca da spettatore e non da attore. 18

19 Comma Per Romano Prodi sono molte le ragioni per spiegare questo fenomeno: la diversità dei Paesi europei, che in nessun ambito riescono ad esprimere un unica posizione sia che si tratti della guerra in Iraq o del Medio O- riente o di scelte di politica economica. Tutto necessita di una mediazione infinita, anche quando le decisioni andrebbero prese in modo rapido e univoco. La stessa compattezza che è richiesta dai mercati internazionali: la Cina vuole avere a che fare con l Europa e non con le province dell Europa... E ancora, l Europa ha una politica monetaria comune ma non una politica fiscale comune, i vari Paesi hanno politiche industriali diverse in termini di aiuti statali, ammortizzatori sociali... E infine, il settore manifatturiero in Germania rappresenta il 23,9 per cento del valore aggiunto, in Francia e Gran Bretagna è tra il 12 e il 13 per cento, in Italia siamo al 18,4 per cento. Molto diverse anche le strutture organizzative: in Francia e Gran Bretagna agiscono gruppi molto grandi nati dall unione di tante aziende, ma la rete di piccole imprese sta scomparendo. In Germania e Nord in Italia c è ancora una rete abbastanza forte di piccole e medie imprese. Come si può avere una politica europea con interessi così diversi nei confronti del futuro? Per Prodi sono nodi difficili da sciogliere, che Bruxelles deve affrontare anche intervenendo su alcuni aspetti della struttura dell Unione Europea. In particolare secondo Prodi è necessario superare il vincolo dell unanimità, opzione contraria a qualsiasi decisione democratica, considerando che anche un solo piccolo Stato può bloccare la volontà di tutti gli altri. Si tratta di una scelta dettata dalla necessità di dare all Europa capacità decisionali pronte e adeguate all evoluzione del mondo. Salutando i presenti, Romano Prodi ha ricordato come sia spesso accusato di guardare troppo alla Cina, ma per il presidente quello è l unico Paese al mondo che esporta persone, prodotti e tecnologia e se i Paesi dell Europa non sapranno fare fronte comune saranno marginalizzati. 19

20 SCENARI COME VA LA VENDITA AL DETTAGLIO IN EUROPA Nell ambito della convention Ugal, l amministratore delegato Bbe Reatail Experts Hilmar Juckel ha presentato un interessante relazione sullo stato della vendita al dettaglio e sulle prospettive al L importanza della formula cooperativa contro la competizione verticale. Ha suscitato grande interesse la relazione presentata dall amministratore delegato Bbe Retail Experts Hilmar Juckel alla convention Ugal. Interesse per il tema di fondo, per il confronto Europa Usa, ma anche per gli scenari emersi. Scenari che fanno guardare con maggiore fiducia ai prossimi anni. Juckel ha comunque premesso che si tratta di informazioni parzialmente approssimate in mancanza di una attendibile e comparabile base dati da parte dei vari Stati. Vediamo quali sono La vendita al dettaglio specializzata ha bisogno stati gli andamenti in di nuove teorie: i piccoli e medi gruppi devono un comparto delicato come quello delle crearsi un nuovo posizionamento distintivo, scegliendo la cooperazione o l affiliazione. vendite al dettaglio. Andamento delle vendite al dettaglio nel periodo In generale la vendita al dettaglio ha registrato l aumento del volume delle vendite in tutti gli Stati. I cinque Paesi (Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Italia), che rappresentano il 65 per cento della popolazione, hanno generato il 72 per cento del volume delle vendite europee. Il volume del commercio in Europa è cresciuto circa del 4.6 per cento ogni anno, dal 1995 al I Paesi dell Europa dell Est mostrano i più alti incrementi di crescita. La vendita al dettaglio è in crescita, ma in modi differenziato. Tutti i formati della distribuzione indicano una crescita del volume di vendite, ma è diversa l incidenza delle 20

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