LICEO LEONARDO DA VINCI Via Cavour, 6 - Casalecchio di Reno (BO) DOCUMENTO PREDISPOSTO DAL CONSIGLIO DELLA CLASSE 5BL Anno Scolastico 2014/2015

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1 LICEO LEONARDO DA VINCI Via Cavour, 6 - Casalecchio di Reno (BO) ESAME DI STATO CONCLUSIVO DEL CORSO DI STUDI (Legge 425/97 - DPR 323/98 art. 5.2) DOCUMENTO PREDISPOSTO DAL CONSIGLIO DELLA CLASSE 5BL Anno Scolastico 2014/ COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO DI CLASSE 2. PRESENTAZIONE DELLA CLASSE A. STORIA DELLA CLASSE B. CONTINUITÀ DIDATTICA C. SITUAZIONE DELLA CLASSE IN RELAZIONE ALLE COMPETENZE CHIAVE DI CITTADINANZA 3. PERCORSO FORMATIVO ATTUATO A. MODALITÀ ATTUATE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLE COMPETENZE CHIAVE DI CITTADINANZA B. PERCORSI MULTIDISCIPLINARI C. ATTIVITÀ INTEGRATIVE ED EXTRACURRICOLARI D. ESERCITAZIONI DI PRIMA PROVA E. ESERCITAZIONI DI SECONDA PROVA F. ESERCITAZIONI DI TERZA PROVA 4. ALLEGATI A. ELENCO DEGLI ALUNNI/E B. TESTI DELLE ESERCITAZIONI DI PRIMA, SECONDA E TERZA PROVA C. TABELLE DI VALUTAZIONE DELLE ESERCITAZIONI DI PRIMA, SECONDA E TERZA PROVA 1

2 1. COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO DI CLASSE COGNOME E NOME (in ordine alfabetico) MATERIA DI INSEGNAMENTO COMMISSARIO INTERNO Barberini Mauro Matematica, Fisica NO Bertini Claudia Lingua e Letteratura Inglese NO Bigiani Rita Conversazione Lingua Inglese NO D Amico Roberta Lingua e Letteratura Spagnola SÌ Ferrari Fiammetta Scienze Naturali SÌ Koegeler Elisabeth Conversazione Lingua Tedesca NO Lolli Silvia Scienze Motorie NO Macoratti Marina Lingua e Letteratura Tedesca NO Martinez Fernandez Marina Conversazione Lingua Spagnola NO Marchi Andrea Storia, Filosofia NO Sbarra Maria Silvia Religione NO Scaravelli Irene Lingua e Letteratura Italiana SÌ Sortino Maria Storia dell Arte NO 2. PRESENTAZIONE DELLA CLASSE A. STORIA DELLA CLASSE Si tratta di un corso di Liceo Linguistico (con insegnamento delle Lingua inglese, tedesca e spagnola). La classe è attualmente composta da 21 studenti, di cui 18 femmine e 3 maschi. Due studentesse non sono state ammesse alla classe successiva: una alla quarta e una alla quinta. Uno studente e una studentessa, entrambi provenienti da un altro Istituto, sono stati inseriti nel gruppo classe rispettivamente in quarta e in quinta. Dall inizio della quarta a una studentessa è stato certificato un DSA ed è stato predisposto il Piano Didattico Individualizzato. Non si evidenziano problematiche particolari relative alla frequenza. B. CONTINUITÀ DIDATTICA Continuità nei cinque anni: Koegeler (Conversazione Lingua Tedesca), Lolli (Scienze motorie), Sbarra (Religione), Sortino (Storia dell Arte). Continuità nei tre anni: Barberini (Matematica, Fisica), Bertini (Lingua e Letteratura Inglese), D Amico (Lingua e Letteratura Spagnola), Ferrari (Scienze Naturali), Macoratti (Lingua e Letteratura Tedesca), Marchi (Storia, Filosofia), Martinez (Conversazione Lingua Spagnola). Continuità titolare nei tre anni, ma interrotta per periodi abbastanza lunghi per motivi personali delle docenti: Scaravelli (Lingua e Letteratura Italiana). 2

3 Variazione nell ultimo anno: Bigiani (Conversazione Lingua Inglese). C. SITUAZIONE DELLA CLASSE IN RELAZIONE ALLE COMPETENZE CHIAVE DI CITTADINANZA Competenze cognitive La partecipazione al dialogo educativo è generalmente attiva, con alcuni studenti che hanno mostrato apprezzabili capacità di rielaborazione. Anche se l interpretazione critica delle informazioni è per qualcuno ancora problematica, la maggioranza degli studenti individua autonomamente collegamenti e relazioni tra i contenuti e i metodi delle diverse discipline. Competenze metacognitive Buona parte degli studenti ha conseguito esiti soddisfacenti, grazie a un impegno costante. L apprendimento è organizzato e soprattutto, quasi sempre, motivato. Solo qualcuno ha modalità di lavoro non del tutto efficaci, con uno studio poco approfondito. Competenze comunicative La comprensione è mediamente più che buona, con una discreta consapevolezza del linguaggio specifico delle varie discipline. La produzione del testo scritto è in generale buona. La maggioranza degli studenti ha dimostrato inoltre di aver potenziato le proprie capacità di analisi, sintesi e collegamento e ha dato prova, pur con diversificata consapevolezza, di saper affrontare in modo autonomo il lavoro intellettuale. Competenze civiche e sociali Quasi tutti gli studenti si relazionano in modo corretto con i compagni e gli insegnanti; interagiscono discretamente in gruppo contribuendo all apprendimento comune e alla realizzazione delle attività collettive. Il livello delle competenze può dirsi nel complesso buono, così come lo studio personale e la rielaborazione dei contenuti. Alcuni studenti mostrano una preparazione non del tutto adeguata in alcune materie, ma hanno comunque evidenziato, nel corso del triennio, un miglioramento progressivo accompagnato, per i più, da impegno costante. 3. Percorso formativo attuato A. MODALITÀ ATTUATE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLE COMPETENZE CHIAVE DI CITTADINANZA 1. Dialoghi, dibattiti e discussioni. 2. Letture ad alta voce accompagnate e guidate da domande volte a stimolare la comprensione e l analisi dei testi. 3. Interrogazioni orali. 4. Esercitazioni volte a individuare, chiarire e definire parole-chiave, nodi concettuali, problemi centrali di un testo o di un discorso. 5. Elaborazioni di testi scritti che applichino in modo pertinente le conoscenze acquisite. 6. Interventi orali, spontanei o sollecitati, anche in forma di esposizione secondo uno schema, una mappa, una relazione. 7. Lavori di gruppo o in coppia svolti in classe o assegnati a casa. B. PERCORSI MULTIDISCIPLINARI La crisi della centralità dell'uomo Il boom economico in Italia C. ATTIVITÀ INTEGRATIVE ED EXTRACURRICOLARI 1. Partecipazione al progetto Gli anni del boom economico (Storia, Italiano, Storia dell'arte, Filosofia) 3

4 2. Partecipazione al ciclo di conferenze per il progetto d istituto L anima nell era della tecnica (Filosofia) 3. Partecipazione al ciclo di conferenze sulla letteratura del 900 Anniversari, organizzato dal Liceo e dalla Biblioteca comunale di Casalecchio di Reno. 4. Partecipazione al progetto Orientamento post-diploma Alma Orienta (cfr. POF) 5. Partecipazione di due studentesse al progetto Ciceroni per un giorno nelle giornate FAI di primavera (Storia dell arte) 6. Partecipazione di cinque studentesse al progetto biennale europeo Peer guide con l Anna Frank House di Amsterdam 7. Viaggio d istruzione a Dachau e Praga, finalizzato alla visita del Lager e alla conoscenza del patrimonio storico-culturale della città ceca. 8. Uscita didattica a Monte Sole 9. Certificazioni FCE lingua inglese: 16 studenti nell a.s Certificazioni linguistica Goethe zertifikat B1 in lingua tedesca: 14 studenti nell a.s Certificazioni DELE in lingua spagnola: 16 studenti nell a.s D. ESERCITAZIONI DI PRIMA PROVA Nel trimestre e nel pentamestre sono state svolte alcune esercitazioni parziali di Prima Prova dell Esame di Stato. Il 30 marzo 2015 è stata svolta una simulazione di tutte le tipologie di Primo Prova previste per l Esame di Stato, congiuntamente alle altre classi quinte dell Istituto (allegato b1). Per la valutazione è stata utilizzata l allegata griglia, elaborata dal Dipartimento di Lettere (allegato c1). E. ESERCITAZIONI DI SECONDA PROVA Il 28 marzo 2015 è stata svolta un esercitazione di Seconda Prova dell Esame di Stato, congiuntamente alle altre classi quinte dell Istituto (allegato b2.1). Un altra esercitazione è programmata per il 22 maggio 2015 (da allegare successivamente). Poiché il testo di Seconda Prova proposto dal MIUR è giunto in ritardo, la classe non potrà utilizzarlo per la simulazione. Per la valutazione è stata utilizzata e si utilizzerà l allegata griglia, elaborata dal Dipartimento di Lingue straniere (allegato c2) F. ESERCITAZIONI DI TERZA PROVA Il 28 febbraio 2015 è stata svolta un esercitazione di Terza Prova dell Esame di Stato, con le seguenti caratteristiche: - titolo: La crisi della centralità della figura umana - discipline coinvolte: Filosofia - Lingua e Letteratura Spagnola - Scienze Naturali Educazione Fisica - tipologia dei quesiti: A (trattazione sintetica di argomenti) - durata: 4 ore (allegato b3.1) Un ulteriore esercitazione è programmata per il 20 maggio 2015, con le seguenti caratteristiche: - titolo: Gli anni del boom economico - discipline coinvolte: Storia - Storia dell Arte - Fisica Lingua e letteratura tedesca - tipologia dei quesiti: A (trattazione sintetica di argomenti) - durata: 4 ore (da allegare successivamente) Per la valutazione è stata utilizzata e si utilizzerà l allegata griglia, condivisa dai Dipartimenti delle discipline coinvolte (allegato c3). 4

5 4. Allegati A. ELENCO DEGLI ALUNNI/E B. TESTI DELLE ESERCITAZIONI DI PRIMA E SECONDA PROVE COMUNI; TESTI DELLE ESERCITAZIONI DI TERZA PROVA C. TABELLE DI VALUTAZIONE DELLE ESERCITAZIONI DI PRIMA, SECONDA E TERZA PROVA Casalecchio di Reno, 14 maggio 2015 Il Coordinatore del Consiglio di Classe La Dirigente Scolastica Il Consiglio di Classe 5

6 Allegato b1 LICEO SCIENTIFICO STATALE LEONARDO DA VINCI Via Cavour, 6 Casalecchio di Reno (BO) Anno Scolastico 2014/2015 TESTI delle ESERCITAZIONI COMUNI di PRIMA PROVA 30 marzo 2015 TIPOLOGIA A: ANALISI DI TESTO Guido Gozzano, Le due strade Da I colloqui (1911) Metro: quattro sezioni di distici di alessandrini (settenari doppi); le rimalmezzo tra gli emistichi del primo e del secondo verso di ogni distico sono incrociate (il primo settenario rima con il quarto e il secondo con il terzo). I Tra bande verdigialle 1 d innumeri 2 ginestre la bella strada alpestre 3 scendeva nella valle. Ecco, nel lento oblio 4, rapidamente in vista, apparve una ciclista a sommo del pendio 5. 5 Ci venne incontro: scese. «Signora: sono Grazia!» Sorrise nella grazia dell abito scozzese. «Tu? Grazia? la bambina?» «Mi riconosce ancora?» «Ma certo!» E la Signora baciò la Signorina. «La bimba Graziella! Diciott anni? Di già? 10 La mamma come sta? E ti sei fatta bella! La bimba Graziella: così cattiva e ingorda 6!...» «Signora, si ricorda quelli 7 anni?» «E così bella vai senza cavalieri 8 in bicicletta?...» «Vede!...» «Ci segui un tratto a piede 9?» «Signora, volentieri.» 15 «Ah! Ti presento, aspetta, l avvocato: un amico caro di mio marito. Dagli la bicicletta...» Sorrise e non rispose. Condussi nell ascesa 10 la bicicletta accesa d un gran mazzo di rose 11. E la Signora scaltra 12 e la bambina ardita 20 si mossero: la vita una allacciò dell altra. II 1. Tra bande verdigialle: tra i lati della strada di colore verde e giallo; verdigialle è aggettivo dannunziano. 2. innumeri: innumerevoli. 3. alpestre: di montagna. 4. lento oblio: placida smemoratezza; è espressione dannunziana. 5. a sommo del pendio: in cima alla salita. 6. ingorda: golosa. 7. quelli: quegli. 8. senza cavalieri: da sola, senza un accompagnatore. 9. a piede: a piedi. 13. Condussi nell ascesa: spinsi su per la salita. 11. accesa rose: illuminata da un gran mazzo di rose (che evidentemente la ragazza porta nel cestino della bicicletta). 12. scaltra: esperta della vita, mentre l adolescente è intrepida, audace (ardita). 13. balda: sicura di sé. 14. solino fantino: il solino è il colletto rigido; il tocco è un piccolo berretto rigido con visiera, tipico dei fantini. 15. O via della salute: espressione dannunziana e già dantesca; la salute è la salvezza. 16. apparita: attributo della Vergine Maria, in riferimento al suo miracoloso apparire. 17. non mietute: non ancora colte. 18. forse passaggio: forse saresti la strada giusta (la buona via) da percorrere nel cammino della vita (il mio passaggio). 19. beveraggio: pozione magica; è espressione dannunziana. 20. nelle palme tu chiudi la mia sorte: hai nelle tue mani il mio destino. 6

7 Adolescente l una nelle gonnelle corte, eppur già donna: forte bella vivace bruna e balda 13 nel solino dritto, nella cravatta, la gran chioma disfatta nel tocco da fantino Ed io godevo, senza parlare, con l aroma degli abeti l aroma di quell adolescenza. O via della salute 15, o vergine apparita 16, o via tutta fiorita di gioie non mietute 17, forse la buona via saresti al mio passaggio 18, 30 un dolce beveraggio 19 alla malinconia! O bimba nelle palme tu chiudi la mia sorte 20 ; discendere alla Morte come per rive calme 21, discendere al Niente pel mio sentiere umano 22, ma avere te per mano, o dolcesorridente 23! 35 Così dicevo senza parola 24. E l altra 25 intanto vedevo: triste accanto a quell adolescenza! Da troppo tempo bella, non più bella tra poco colei che vide al gioco la bimba Graziella. Belli i belli occhi strani 26 della bellezza ancora 40 d un fiore che disfiora 27, e non avrà domani. Sotto l aperto cielo, presso l adolescente come terribilmente m apparve lo sfacelo 28! Nulla fu più sinistro 29 che la bocca vermiglia troppo 30, le tinte ciglia e l opera del bistro intorno all occhio stanco, la piega di quei labri 32, l inganno dei cinabri sul volto troppo bianco 33, gli accesi dal veleno 34 biondissimi capelli: in altro tempo belli d un bel biondo sereno 35. Da troppo tempo bella, non più bella tra poco 50 colei che vide al gioco la bimba Graziella! O mio cuore che valse la luce mattutina raggiante sulla china tutte le strade false 36? Cuore che non fioristi, è vano che t affretti verso miraggi schietti in orti meno tristi 37 ; 55 tu senti che non giova all uomo soffermarsi, gettare i sogni sparsi, per una vita nuova 38. Discenderai al Niente pel tuo sentiere umano e non avrai per mano la dolcesorridente, ma l altro beveraggio 39 avrai fino alla morte: 60 il tempo è già più forte di tutto il tuo coraggio. Queste pensavo cose, guidando nell ascesa la bicicletta accesa d un gran mazzo di rose. [III] 21. per rive calme: il traquillo e sereno passaggio dalla vita alla morte per rive calme rimanda alla concezione classica dell Aldilà, separato del mondo dei vivi da un fiume. 22. pel mio sentiere umano: per il sentiero della vita. 23. o dolcesorridente: o tu che sorridi dolcemente; l espressione ricorda passi di Catullo (Canti, LI, v. 5), Orazio (Odi, I, 22, vv ) e Petrarca (Canzoniere, CLIX, v. 14). 24. senza parola: senza parlare, tra sé e sé. 25. l altra: l amica del poeta, la Signora scaltra del v strani: particolari. 27. disfiora: appassisce. 28. sfacelo: decadimento fisico. 29. sinistro: sgradevole. 30. vermiglia troppo: troppo rossa per l uso del rossetto. 31. bistro: ombretto blu-nero, con cui si tingevano le palpebre e il margine inferiore degli occhi. 32. la piega di quei labri: le rughe attorno alle labbra. 33. cinabri bianco: cosmetici che danno colore alla pelle del viso troppo pallida. 34. veleno: tintura. 35. sereno: non artificiale. 36. che valse false?: a che cosa è servita quella luce mattutina (emanata dall adolescente) che ha illuminato (raggiante) dall alto (del pendìo, v. 4) tutte le strade sbagliate (se poi sono quelle che ho seguito)? 37. Cuore tristi: cuore inaridito, è inutile che ora ti slanci verso irrealizzabili sogni di purezza (miraggi schietti) in giardini (orti) meno tristi (quelli della giovinezza). 38. gettare per una vita nuova: rinunciare ai sogni inutili per vivere veramente una nuova vita; l espressione vita nuova evoca la Vita Nuova di Dante, in cui si racconta di come l amore per Beatrice abbia condotto il poeta un radicale rinnovamento della sua vita spirituale. 39. altro beveraggio: una pozione diversa dal dolce beveraggio del v. 30, cioè la disillusione e la malinconia. 40. nel commiato: mentre la salutava. 41. si cicaleccia: si chiacchiera. 42. la macchina ignote: la bicicletta (la macchina) fece un rumore leggero, come di chi cammina a piedi nudi, come di un batter d ali misterioso, che si sente ma non si vede. 43. come rote: come se fosse accompagnata da una divinità alata che

8 IV Sostammo accanto a un prato e la Signora, china, baciò la Signorina, ridendo nel commiato «Bada che aspetterò, che aspetteremo te; si prende un po di the, si cicaleccia 41 un po...» «Verrò, Signora; grazie!» Dalle mie mani, in fretta, tolse la bicicletta. E non mi disse grazie. Non mi parlò. D un balzo salì, prese l avvio; 80 la macchina il fruscìo ebbe d un piede scalzo, d un batter d ali ignote 42, come seguita a lato da un non so che d alato volgente con le rote 43. Restammo alle sue spalle. La strada, come un nastro sottile d alabastro 44, scendeva nella valle. 85 «Signora!... Arrivederla!...» gridò di lungi 45, ai venti. Di lungi ebbero i denti un balenìo 46 di perla. Tra la verzura 47 folta disparve, apparve ancora. Ancor s udì: «... Signora!...» E fu l ultima volta. 44. alabastro: pietra bianca e vitrea, utilizzata per vasi e statuette. 45. di lungi: da lontano. 46. balenìo: brillìo. 47. verzura: vegetazione. 48. Te ne duole?: ti dispiace? Grazia è scomparsa. Vola dove? la bicicletta «Amica, e non m ha detta una parola sola!» «Te ne duole 48?» «Chi sa!» «Fu taciturna, amore, per te, come il Dolore...» «O la Felicità...» G. Gozzano, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1998 A. COMPRENSIONE 1. La poesia racconta un episodio apparentemente banale di vita quotidiana capitato all io lirico (alter ego del poeta). Spiega il contenuto informativo di ciascuna delle parti presentate (la terza parte è stata omessa). 2. Quale significato metaforico ha il titolo Le due strade e quale delle due l io lirico dice di aver scelto? B. ANALISI 3. Com è descritta la giovane ciclista? In quale modo, invece, è caratterizzata la Signora con cui il poeta ha intrapreso la passeggiata? Rintraccia nei versi le caratteristiche fisiche e caratteriali dei due personaggi femminili. 4. Analizza dal punto di vista formale il componimento (che presenta tratti stilistici caratteristici della produzione lirica di Gozzano). Rintraccia i termini colti che punteggiano il lessico standard: quale significato ha questa scelta? In che senso e con quali esempi si può affermare che la poesia è molto ricercata dal punto di vista metrico e retorico? C. APPROFONDIMENTI 5. Individua nel componimento alcuni temi che caratterizzano la poetica del Crepuscolarismo. RISPONDI A UNA A TUA SCELTA DELLE SEGUENTI DOMANDE 6. Nella lirica Gozzano riprende il motivo della «donna della salute» tipico dei poeti stilnovisti. Leggi i seguenti versi e spiega analogie e differenze tra le figure femminili che vi appaiono e la Grazia di Le due strade. Guido Guinizzelli, Io voglio del ver la mia donna laudare Passa per via adorna, e sì gentile 1, 10 ch abassa orgoglio a cui dona salute, e fa l de nostra fé se non la crede 2, e no lle pò apressare om che sia vile 3 ; ancor ve dirò c ha maggior vertute 4 : null om pò mal pensar 5 fin che la vede. Dante Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare Mostrasi sì piacente a chi la mira 1, 10 che dà per li occhi 2 una dolcezza al core, che ntender no la può chi no la prova: 1. adorna gentile: abbellita dalla sua bellezza e dalla nobiltà del suo animo (gentile). 2. ch abassa crede: il saluto della donna elimina l orgoglio e converte alla fede cattolica chi non crede. 3. vile: non nobile d animo. 4. maggior vertute: potere più grande. 5. null om pensar: nessuno può peccare. 1. Mostrasi mira: appare bellissima agli occhi di chi la contempla. 2. dà per li occhi: trasmette attraverso gli occhi. 3. da la sua labbia: dal suo viso. 4. uno spirito d amore: un dolce sentimento d amore.

9 e par che da la sua labbia 3 si mova uno spirito soave pien d amore 4 : che va dicendo a l anima: Sospira. 7. Confronta Le due strade con un altra lirica di Gozzano, La signorina Felicita ovvero la Felicità, rilevando l atteggiamento dell io lirico nei confronti delle protagoniste e cogliendone le analogie e le differenze. 8. Perché l io lirico di Le due strade possiede le caratteristiche tipiche del personaggio dell inetto (una figura che si impone nella letteratura dei primi decenni del Novecento)?

10 TIPOLOGIA B: SAGGIO BREVE O ARTICOLO DI GIORNALE (puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti) Sviluppa l argomento scelto o in forma di saggio breve o di articolo di giornale, interpretando e confrontando i documenti e i dati forniti. Se scegli la forma del saggio breve argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la forma dell articolo di giornale, indica il titolo dell articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l articolo debba essere pubblicato. Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo. B1. AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO ARGOMENTO - Il mito della macchina nel primo Novecento 4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall alito esplosivo un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata in corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. [ ] 11. Noi canteremo [ ] il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti si mili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi [ ]; i piroscafi avventurosi che fiutano l orizzonte, le locomotive dall ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento [ ]. Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto del Futurismo (1909) Il furore gonfiò il petto dell uomo 1 chino sul volante della sua rossa macchina precipitosa, che correva l antica strada romana 2 con un rombo guerresco simile al rullo d un vasto tamburo metallico. Siete capace di metter la vita per ultima posta? 3 Capace di tutto. Parve guizzarle tra i denti e il bianco degli occhi l acutezza del sorriso formidabile, come il baleno di un arme a doppio taglio. Con la destra il furibondo afferrò la leva, accelerò la corsa come nell ardore d una gara mortale, sentì pulsare nel suo proprio cuore la violenza del congegno esatto. Il vento gli mozzava le parole su le labbra arsicce. Ora ho la vostra vita nelle mie mani come questo cerchio 4. Sì. Posso distruggerla. Sì. Posso in un attimo scagliarla nella polvere, schiacciarla contro le pietre, fare di voi e di me un solo mucchio sanguinoso. Sì. Protesa ella ripeteva la sillaba sibilante, con un misto d irrisione e di voluttà selvaggia. L uno contro l altro parevano ardere ed esplodere come l essenza accesa dal magnete 5 nel motore celato dal lungo cofano. La morte, la morte! Non sbigottita ma ebra ella mirava l imagine di lui nel fanale mediano, ch era come un teschio orecchiuto, costrutt o di tre metalli: mirava nella spera convessa del rame il capo rimpicciolito, ingrossato il basso del corpo, la mano sinistra enorme su la guida dello sterzo. [ ] Combattevano senza toccarsi ma invasi dallo stesso delirio che agita gli amanti acri d odio c arnale sul letto scosso,

11 quando il desiderio e la distruzione la voluttà e lo strazio sono una sola febbre. Il mondo non fu se non polvere dietro di loro; le forze si alternarono e si confusero. La donna era separata sul suo sedile, né sfiorava pur col gomito il compagno; ma soffriva e gioiva come se i due pugni dominatori non reggessero il cerchio, ben lei tenessero presa per gli omeri squassandola. E trasposta era in lui l illusione medesima, ché egli sentiva sotto le sue mani nella potenza dell impulso grandeggiare il palpito della creatura agognata. Ed entrambi, come nella mischia ignuda, avevano il viso cocente ma nella schiena il brivido gelido. Gabriele d Annunzio, Forse che sì, forse che no (1910) 1. uomo: si tratta di Paolo Tarsis, protagonista del romanzo Forse che sì, forse che no; come d Annunzio stesso il personaggio è un appassionato di voli aerei e di corse in automobile. 2. antica strada romana: la via Emilia; Tarsis la sta percorrendo per raggiungere Mantova. 3. Siete capace posta: la domanda («siete capace di scommettere la vita») è rivolta a Paolo dalla protagonista femminile del romanzo, Isabella Inghirami. 4. cerchio: volante. 5. magnete: candela di accensione. Luigi Russolo, Dinamismo di un treno, 1912 Ma l occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l uomo diventa sempre piú furbo e piú debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l ordigno non ha piú alcuna relazione con l arto. Ed è l ordigno che crea la malattia con l abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del piú forte sparí e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati. Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno piú, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po piú ammalato, ru berà tale esplosivo e s arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di ma lattie. Italo Svevo, La coscienza di Zeno (1923) L uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e industre, s è messo a fabbricar di ferro, d acciajo le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiavo di esse. Viva la Macchina che meccanizza la vita! Vi resta ancora, o signori, un po d anima, un po di cuore e di mente? Date, date qua alle macchine voraci, che aspettano! Vedrete e sentirete, che prodotto di deliziose stupidità ne sapranno cavare. Per la loro fame, nella fretta incalzante di saziarle, che pasto potete estrarre da voi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto? E per forza il trionfo della stupidità, dopo tanto ingegno e tanto studio spesi per la creazione di questi mostri che dovevano rimanere strumenti e sono divenuti invece, per forza, i nostri padroni. La Macchina è fatta per agire, per muoversi, ha bisogno di ingojarsi la nostra anima, di divorar la nostra vita. E come volete che ce la ridiano, l anima e la vita, in produzione centuplicata e continua, le macchine? Ecco qua: in pezzetti e bocconcini, tutti d uno stampo, stupidi e precisi, da farne, a metterli su, uno su l altro, una piramide che potrebbe arrivare alle stelle. Ma che stelle, no, signori! Non ci credete. Neppure all altezza d un palo telegrafico. Un soffio li abbatte e li ròtola giù, e tal altro ingombro, non più dentro ma fuori, ce ne fa, che

12 Dio, vedete quante scatole, scatolette, scatolone, scatoline? non sappiamo più dove mettere i piedi, come muovere un passo. Ecco le produzioni dell anima nostra, le scatolette della nostra vita! Luigi Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1925) La macchina in particolare l aeroplano e l automobile, ma in generale qualunque congegno a energia motrice divenne un modello perché rispecchiava e al tempo stesso sollecitava l aspirazione dell uomo alla perfezione. Si può estendere a varie fasce sociali ciò che è stato detto dell artista di tendenza futurista: la macchina è un feticcio in cui l uomo trova la parte mancante di sé, nel suo funzionamento esatto, cioè, può ritrovare la perfezione cui aspira. Non ci si poneva in gara con la macchina, ma nella macchina e attraverso la macchina si sviluppava la propria inesauribile illusione di perfettibilità, fino quasi all identificazione con la macchina stessa: come, per limitarci a esempi bellici, nel caso di quei piloti della prima guerra mondiale che si identificheranno con il proprio aereo o di quei capitani che si immedesimeranno con il proprio MAS, il rapido motoscafo antisommergibile della Marina italiana. Stefano Colangelo, Il mito della macchina, in Ezio Raimondi, Leggere, come io l intendo, vol. 5, Milano, B. Mondadori, 2010 Il primo tram elettrico comparve a Berlino nel 1879, negli USA nel Nel 1883 Frederick W. Taylor teorizza l accelerazione del lavoro industriale tramite la sua «organizzazione scientifica»; l anno seguente un costruttore del Massachussets inventa un libro di controllo con cronometri nascosti nella copertina per controllare i tempi di lavoro degli operai. Nel 1887, per la prima volta, un cronista del Boston Globe usò il telefono per riferire un discorso fatto da un esponente politico nel Massachussets e nel 1880 il Times di Londra istallò una linea telefonica diretta con la Camera dei Comuni per poter assicurare la completezza e l esattezza delle edizioni del mattino. La sotterranea elettrificata di Londra fu completata nel 1890 e dovunque, nel decennio successivo, si assistette a una proliferazione di ferrovie elettriche. Il 28 dicembre 1895 nel Grand Café del Boulevard des Capucines, a Parigi, viene proiettato, accanto ad altri brevi film, L arrivo del treno a La Ciotat dei fratelli Lumière: si racconta che molti spettatori urlarono terrorizzati vedendosi arrivare addosso il treno, tanto le immagini scorrevano con impressionante e realistica velocità. Nel 1897 la nave passeggeri tedesca Kaiser Wilhelm der Grosse strappò a una nave inglese il record di attraversamento veloce dell Atlantico; agli inizi del secolo fu progettata la nave che doveva battere tutti i record, il Titanic, affondato tragicamente nel In Francia nel 1900 si contavano circa 3000 automobili; nel 1913 il dato saliva a cica ; nel 1906 il record di velocità automobilistica aveva superato i 200 km/h. In Inghilterra il numero degli automobilisti nel 1905 si aggirava intorno alle 1500 unità; gli incidenti da traffico a Londra aumentarono da 769 nel periodo a 1692 nel periodo Nel 1900 a Parigi i visitatori dell Esposizione mondiale poterono ammirare il nuovo ascensore Otis. Stephen Kern, Il tempo e lo spazio. La percezione del mondo tra Otto e Novecento, Bologna, il Mulino, 2007 B2. AMBITO SOCIO-ECONOMICO ARGOMENTO - Il lavoro tra flessibilità e precarietà La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere una attività o una funzione che concorre al progresso materiale e spirituale della società. Costituzione della Repubblica Italiana, art. 4 Nel mercato del lavoro la flessibilità la capacità di un sistema economico di adattarsi ai mutamenti della realtà è un concetto evocato continuamente, ma spesso in modo indefinito ed erroneamente associato alla sola facilità di licenziamento e assunzione delle imprese. La flessibilità del lavoro esprime, invece, più in generale, una sorta di indicatore dell intensità e della velocità con cui le variabili fondamentali proprie di questo mercato reagiscono al verificarsi di particolari eventi. Laura Pagani, s. v. Flessibilità, in Dizionario di Economia e Finanza (2012), in

13 Nel mondo del lavoro, la flessibilità sembra una parola magica che unisce il vecchio con il nuovo secolo. Sembra il tratto unificante tra la fine della società fordista del Lavoro, al singolare e maiuscolo (a tempo pieno e indeterminato, presso un unico datore, tendenzialmente per tutta la vita) e l avvio della società post-fordista dei lavori, al plurale e minuscoli (a termine, a tempo parziale, intermittenti, ripartiti, formativi, somministrati, a progetto, occasionali ecc.). Sia la proposizione «fordismo uguale rigidità (o meglio stabilità)» sia la proposizione «post-fordismo uguale flessibilità (ed efficienza)» non sono vere, quanto meno sul piano della scienza giuridica. In altre parole, non c è una correlazione necessaria, per un verso, tra forme di organizzazione del lavoro fordiste e tutele rigide, e, per altro verso, tra modello post-fordista ed eliminazione delle norme che limitano la libertà di azione delle parti. Marina Brollo, La flessibilità del lavoro e del diritto, in Quello che caratterizza le contemporanee biografie flessibili è la frammentazione e l imprevedibilità dei percorsi lavorativi, che mette a rischio la possibilità stessa della narrazione di sé. La conseguenza di questa impossibilità è quella della difficoltà di giungere ad una qualche forma di padronanza (o di governo, come si può dire con Foucault) del proprio percorso di vita, sia pure in termini puramente simbolici. Il processo del conferire un senso alla propria biografia aiuta in realtà ad avere ragione degli errori del passato, stimola ad agire nel presente e proietta nel futuro. E soprattutto aiuta a sopportare l evento sempre più frequente nel mondo del lavoro flessibile: il fallimento. Vincenzo Mele*, Lavoro e identità nella città flessibile, in ottobre 2011 *sociologo Flessibilità e non precarietà perché la precarietà uccide. E no a contratti a termine oppressivi e che favoriscano l azienda e non i giovani. A intervenire sulle questioni dei contratti a termine e della politica del governo Renzi sul tema della disoccupazione è il vescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Maria Bregantini. «La precarietà è anche povertà di vita. Impariamo dai giovani a vivere con più serenità, accompagnandoli e stando con loro. Certamente bisogna anche cambiare alcune dinamiche. Lavorare meno per lavorare tutti, meno ore per poterle condividere, un pizzico di salario in meno per poterlo spartire con chi non ha nulla. Valutare bene che i co.co.co non siano oppressivi, che abbiano un tempo ben limitato, che siano forme di ingresso e non forme di esclusione, non gioco dell azienda, ma valorizzazione della persona. Vorremmo ritornare alla parola flessibilità e non precarietà. La flessibilità è necessaria specialmente in fase di ingresso, ma la precarietà uccide». Jobs Act, monsignor Bregantini: flessibilità, non precarietà, in 20 febbraio 2015 D. Il contratto a tutele crescenti è la risposta adeguata contro la precarizzazione del lavoro? R. Ci sono molti motivi per ritenere che il sistema di protezione del lavoro sperimentato in Italia nell ultimo mezzo secolo, centrato su di una fortissima limitazione della facoltà di licenziamento, costituisca la causa del diffondersi del lavoro precario, quindi della rilevantissima differenza di condizione protetti e non protetti. Se, come tutte le proiezioni inducono a prevedere, il superamento di quel sistema di protezione sarà accompagnato da un raddoppio o addirittura dalla triplicazione della quota di assunzioni a tempo indeterminato sul flusso totale, questo costituirà una conferma di quel rapporto strutturale tra rigidità della protezione e diffusione delle forme di rapporto di lavoro precario. D. La riforma dunque porterà maggiore omogeneità nel lavoro? R. L obiettivo del legislatore è di far tornare il contratto a tempo indeterminato a essere la forma normale di assunzione. Quindi sopra la metà del flusso totale delle assunzioni. E di rendere molto più facile l accesso a questo contratto per chi ciononostante parte con un contratto a termine o altra forma di lavoro precario. Gli intendimenti di fondo del Jobs Act, i primi passi compiuti e quelli ancora da compiere, intervista di Andrea Bossi a Pietro Ichino, in Acli News, febbraio «È cambiato tutto, siamo alla fine di un epoca. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi». Le parole di Maurizio Landini, il giorno dopo il varo del Jobs Act, sono molto chiare; il segretario della Fiom ritiene che un limite storico sia stato valicato e ora occorra costruire una risposta adeguata. D. Siamo dunque a un cambio d epoca? R. Non c è dubbio. Non solo Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria, ma afferma il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza. Inoltre, viene messo in discussione un diritto fondamentale: quello di potersi coalizzare e agire collettivamente per contrattare la prestazione lavorativa. D. Lei vede in atto lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori? R. Siamo a uno scardinamento sostanziale. Lo Statuto non solo tutelava le singole persone ma riconosceva la contrattazione collettiva e quindi la mediazione sociale come uno dei pilastri delle relazioni sindacali. Oggi questa logica viene messa in

14 discussione. Non a caso Confindustria rilancia chiedendo di realizzare quanto fatto alla Fiat, oggi Fca: cancellare il contratto nazionale. E infatti alla Fca il salario minimo è più basso di quello nazionale. D. Renzi, però, sostiene che la sua legge rottamerà la precarietà. R. È una grossa bugia, perché il nuovo contratto non è a tutele progressive. Se si pensa che ogni anno circa il 9% dei lavoratori cambia lavoro, si capisce che nel giro di poco tempo la tutela contro il licenziamento illegittimo non esisterà più. D. Eppure, si dice, sono stati aboliti i contratti precari. R. Le forme fondamentali sono rimaste tutte, così come non sono state riviste le partite Iva. E gli ammortizzatori sociali non vengono realmente estesi. La cassa integrazione non lo è e la Naspi, che copre solo chi ha lavorato, sostituisce anche la mobilità. Solo che questa durava fino a tre anni mentre quella sarà portata a 18 mesi. Salvatore Cannavò, Maurizio Landini: Cambia un epoca. È ora di sfidare Matteo Renzi, in Il Fatto Quotidiano, 22 febbraio 2015 B3. AMBITO STORICO-POLITICO ARGOMENTO - La Grande Guerra: miti e realtà Per tantissimi, l agosto del 1914 rappresentò l ultima grande incarnazione del popolo come entità morale unitaria. I giorni d agosto sarebbero stati universalmente ricordati come quelli vissuti più profondamente nelle vite individuali dei partecipanti alla guerra, e comunque della generazione di guerra: giorni che non sarebbero mai stati dimenticati, né che si sarebbero più ripetuti. Il senso comunitario che spinse le folle nelle strade delle città d Europa e legò gente fino allora completamente estranea con una sorta di magica coesione, ben di rado aveva un movente intellettuale. [ ] Era difficile per i contemporanei scorgere la logica, i presupposti e il sostrato culturale che stavano dietro a quell entusiasmo per la guerra: l estrema intensità e l universalità del sentimento parevano dissolvere qualsiasi possibilità di comprensione. L agosto 1914 fu una celebrazione della comunità, una festa, e non qualcosa da comprendersi razionalmente. E di fatto molti insistettero che l agosto 1914 fosse essenzialmente un esplosione di irrazionalità, una follia o una illusione di massa. [ ] La guerra fu vista in opposizione assoluta alla vita sociale e come antipodo alla normale esistenza nella moderna società industriale. L assunzione di questa polarità fra guerra e pace permise ai contemporanei di sentire la dichiarazione di guerra come il momento di passaggio da una vita normale, familiare, a un esistenza alternativa, differente in modo essenziale dalla società borghese. In generale si percepiva che, con la dichiarazione di guerra, i popoli delle nazioni europee avrebbero lasciato alle spalle la civiltà industriale, con i suoi problemi e conflitti, per entrare in un universo d azione dominato dall autorità, dalla disciplina, dal cameratismo e da fini comuni. Questa polarità fra guerra e vita sociale strutturò l esperienza d agosto, dando al passaggio fra pace e guerra il suo caratteristico significato: fu una polarità destinata a influire nel modo più intenso sul sentimento di esperienza comunitaria, e attraverso la quale si formò l immagine di ciò che la guerra dovette essere e significare per i partecipanti. Eric J. Leed, Terra di nessuno. Esperienza bellica e identità personale nella prima guerra mondiale, Bologna, il Mulino, 2004 L estate del 1914 la trascorremmo a Baden, vicino a Vienna. [ ] Buona parte della giornata la trascorrevamo nel parco, dove la mamma ci portava a passeggio. In un chiosco rotondo al centro del parco suonava un orchestrina. Il direttore d orchestra, un ometto smilzo, si chiamava Konrath e noi ragazzi lo chiamavamo all inglese «carrot», carota. Con i miei fratellini parlavo ancora tranquillamente in inglese: uno aveva tre anni e l altro cinque, e il loro tedesco era piuttosto incerto. Per noi sarebbe stato uno sforzo davvero innaturale parlare un altra lingua che non fosse l inglese, e così in quel parco eravamo conosciuti come «i bambini inglesi». C era sempre molta gente nel parco, non foss altro che per via della musica, ma alla fine di luglio, nell imminenza dello scoppio della guerra, la folla che si ammassava nei viali era diventata ancora più fitta. L atmosfera era più tesa ed eccitata del solito senza che io capissi perché, e quando la mamma mi disse che giocando dovevamo evitare di gridare a voce tanto alta in inglese, non le badai molto, e i piccoli naturalmente ancor meno di me. Un giorno, credo che fosse il 1 di agosto, ebbero inizio le dichiarazioni di guerra. Carrot stava dirigendo l orchestra quando qualcuno gli passò un foglietto: egli lo aprì e, interrotta la musica, batté con forza la bacchetta sul leggio e lesse con voce squillante: «La Germania ha dichiarato guerra alla Russia». Immediatamente l orchestrina intonò l inno imperiale austriaco; tutti, anche quelli seduti sulle panchine, si alzarono in piedi e cantarono in coro: «Dio conservi, Dio protegga il nostro imperatore e il nostro Paese». Io quell inno lo conoscevo dalla scuola e un po titubante cantai con gli altri. Seguì immediatamente dopo l inno nazionale tedesco: «Salute a te, o trionfatore». Era lo stesso inno che con parole diverse

15 conoscevo dall Inghilterra come God save the King. Sentivo però che in questo caso era rivolto contro l Inghilterra. Forse fu per vecchia abitudine, forse anche un po per ripicca, fatto sta che mi unii al coro con quanta voce avevo in corpo, cantando le parole inglesi, e i miei fratellini, nella loro innocenza, mi vennero dietro con le loro flebili vocette infantili. Essendo stretti in mezzo alla folla, il nostro canto non poteva non essere udito da tutti. Improvvisamente vidi intorno a me facce sconvolte dall ira, e braccia e mani che si abbattevano su di me. Persino i miei fratelli, compreso il più piccolino, Georg, si presero un po delle botte destinate a me, che avevo ormai nove anni. Prima che la mamma, che era stata sospinta un po lontano da noi, si rendesse conto di quel che stava accadendo, tutti si misero a picchiarci in una gran confusione. Ma ciò che più mi impressionò furono le facce stravolte dall odio. Qualcuno certamente avvertì la mamma, perché lei si mise a gridare forte: «Ma sono bambini!». Ci raggiunse a fatica, ci afferrò tutti e tre e si mise a gridare infuriata contro quella gente, che a lei non fece nulla perché parlava il tedesco come una viennese; alla fine ci lasciarono persino uscire dalla ressa più fitta. Io non compresi bene che cosa avessi fatto di male; a maggior ragione, quindi, quella prima esperienza di una massa ostile mi si impresse indelebilmente nell animo. L effetto fu che per tutta la durata della guerra, fino al 1916 a Vienna, e in seguito a Zurigo, i miei sentimenti rimasero profondamente inglesi. Ma da quelle percosse qualcosa avevo imparato: finché rimasi a Vienna mi guardai bene dal lasciar trapelare qualcosa dei miei sentimenti. Ora fuori di casa ci era severamente proibito di dire una sola parola d inglese. Mi attenni a questa regola; e tanto più fervidamente mi dedicai in compenso alle mie letture inglesi. Elias Canetti*, La lingua salvata, Milano, Adelphi, 1980 * Scrittore bulgaro (naturalizzato britannico) di lingua tedesca ( ); Nobel per la letteratura nel Nel 1911 il padre decise di trasferirsi per lavoro con la famiglia a Manchester. Poi, dopo la morte del padre, la famiglia si spostò a Vienna. Di norma, le linee trincerate erano tre. La prima linea distava dovunque da cinquanta iarde 1 a un miglio dalla prima linea nemica. Alcune centinaia di iarde più indietro c era la linea di rinforzo e qualche centinaio di iarde ancora più indietro quella di riserva. Vi erano tre tipi di trincee: quelle di combattimento come quelle suddette; quelle di comunicazione che correvano più o meno perpendicolari e mettevano in comunicazione le tre linee; infine le saps, trincee sotterranee, bassi camminamenti che si spingevano entro la terra di nessuno 2 e consentivano l accesso agli avamposti di osservazione, ai posti d ascolto, a quelli per il lancio di granate e alle postazioni di mitragliatrici. Di solito, l estremità di una trincea sottorranea non era presidiata in continuazione; la notte era infatti il momento preferito per le incursioni. Arrivando dalle retrovie si raggiungevano le trincee percorrendo le trincee di comunicazione lunghe a volte un miglio 3 e anche più. Spesso cominciavano in città e gradatamente si abbassavano: quando i soldati raggiungevano la linea di riserva, si trovavano ormai ben al di sotto del livello del suolo. Una trincea di combattimento doveva essere profonda da sei a otto piedi 4 e larga quattro o cinque. Il lato che guardava verso il nemico era munito di un parapetto di terra o di sacchetti di sabbia che sporgeva di tre o quattro piedi. Un parapetto analogo, di un piede o poco più, si trovava sovente anche sul lato opposto. Nelle pareti delle trincee erano scavate buche per uno o due uomini e vi erano ricoveri più in profondità, cui si arrivava da una sudicia scaletta, usati come sedi del comando o alloggiamenti degli ufficiali. Dal lato del nemico c era una banchina di tiro alta due piedi, su cui avrebbero dovuto stare i difensori, sparando e lanciando granate per respingere un eventuale attacco. Una trincea ben costruita non doveva essere rettilinea per un lungo tratto: sarebbe stato come un invito a nozze per un fuoco d infilata. Una buona trincea doveva fare uno zigzag ogni cinque iarde; di frequente vi erano camminamenti trasversali destinati a contenere i danni entro uno spazio limitato. Perciò lo spostamento in trincea comportava un bel po di serpeggiamenti e svolte. Il pavimento, sempre in una trincea ben fatta, era coperto da un tavolato di legno, lungo il quale correvano canaletti profondi cinque piedi per raccogliere l acqua. Le pareti, che si sgretolavano di continuo, erano rafforzate da sacchetti di sabbia, lamiere di ferro ondulato oppure fascine, paglia o pali. Tranne alla notte o con la mezza luce, non era evidentemente possibile sporgersi a guardare dal parapetto tranne che con i periscopi [ ]. I pochi franchi tiratori 5 in servizio durante il giorno osservavano la terra di nessuno attraverso feritoie ritagliate in lastre o corazze di carri armati. I reticolati di filo spinato dovevano essere posti davanti alle trincee, ma abbastanza lontani per impedire al nemico di insinuarvisi a distanza utile per il lancio di bombe a mano. [ ] Ma la realtà era ben diversa. Le trincee inglesi erano umide, fredde, puzzolenti e totalmente squallide. A paragone di quelle tedesche, accurate e precise, erano decisamente dilettantesche, in ciò riflettendo il compiacimento del genio britannico per l improvvisazione. [ ]. Uno dei motivi per cui il sistema di trincee britanniche era così raffazzonato è che in origine fu creato in armonia con l ingiunzione ufficiale: «La scelta di una posizione [difensiva] e la sua preparazione devono essere fatte con il proposito di economizzare il potenziale impegnato nella difesa allo scopo di poter accrescere quello offensivo». E in ogni caso era considerato del tutto inutile costruire fortificazioni solide [ ]. Per contrasto, le trincee tedesche erano profonde, pulite, accurate e a volte perfino confortevoli. [ ] Avevano pareti ricoperte di assi, corridoi e soffitti; scale di legno ben rifinite; luce elettrica; cucine vere e proprie; carte da parati e mobili imbottiti, il tutto protetto da pareti esterne in acciaio. [ ] Come in altri campi anche nelle trincee esistevano vari stili nazionali. Le trincee francesi erano sporche, ciniche, efficienti e temporanee. [ ] Le trincee tedesche erano efficienti, pulite, pedanti e permanenti: i loro occupanti si proponevano di rimanere là dove si trovavano. Paul Fussell, La Grande Guerra e la memoria moderna, Bologna, il Mulino, iarde: la iarda è un unità di misura del sistema imperiale britannico, pari a circa 0,9 metri. 2. terra di nessuno: trad. dell inglese no man s land, espressione che indica il terreno posto fra le due trincee nemiche.

16 3. miglio: unità di misura itineraria inglese, pari a circa 1600 metri. 4. piedi: unità di misura di lunghezza, in uso nei Paesi anglosassoni, corrispondente a circa 30 cm. 5. franchi tiratori: cecchini, tiratori scelti che, appostati, battono i punti di passaggio obbligato per i nemici. Quel nostro primo giorno di guerra non sarebbe finito senza lasciarci un esperienza decisiva. Eravamo seduti nelle aule della scuola assegnataci come alloggio quando, improvvisamente, una serie di tonfi sordi rintronò vicinissima; dalle porte spalancate delle case uscivano a frotte i soldati che si dirigevano, correndo, verso la periferia del villaggio. Noi facemmo altrettanto senza tuttavia sapere perché. Al di sopra delle nostre teste avvertimmo come un battito d ali, poi un lungo ronzio che andò a perdersi in un frastuono assordante. Mi stupii nel vedere soldati che mi stavano vicini abbassare, in piena corsa, la testa nelle spalle come sotto la minaccia di un colpo terribile. La scena mi pareva, in realtà, alquanto ridicola; era un po come osservare della gente che s affanna a far qualcosa senza un plausibile motivo. Qualche minuto dopo, gruppi di uomini anneriti dal fumo e dalla polvere apparvero sulla strada deserta portando, su barelle o sulle mani saldamente incrociate, alcune sagome scure. Un impressione soffocante d irrealtà mi prese, allorché lo sguardo andò a posarsi su una forma umana orribilmente insanguinata; una gamba pendeva da quel corpo con un angolazione innaturale. Con voce rauca, come se la morte la tenesse ancora stretta alla gola, quella forma invocava incessantemente aiuto. Fu trasportata in una casa, sul cui ingresso era piantata la bandiera della Croce Rossa. Cos era avvenuto? La guerra aveva mostrato gli artigli e gettato via di colpo la sua maschera di bonomia. Come era misterioso e irreale tutto ciò! Si pensava appena al nemico, a quell essere enigmatico e malvagio in agguato da qualche parte, dietro l orizzonte. L episodio, del tutto inaspettato, ebbe un tale effetto su di noi da richiedere un certo sforzo per poterne afferrare l esatto significato. Era stato come l apparizione di un fantasma in pieno mezzogiorno. Un proiettile era dunque esploso lassù contro il portale del castello, proiettando sotto la volta un nembo di pietre e di schegge, proprio nel momento in cui gli occupanti avvertiti dai primi colpi ne uscivano a gruppi compatti. Tredici le vittime, tra cui il maestro di musica Gebhard, personaggio notissimo per i suoi concerti in piazza, ad Hannover. Un cavallo, che aveva fiutato il pericolo prima degli uomini, spezzata la cavezza, era fuggito al galoppo, indenne, dentro il cortile del castello. Il bombardamento avrebbe potuto ricominciare da un momento all altro; pure, un invincibile curiosità mi attirava sul luogo del sinistro. Proprio vicino al punto dove era avvenuta l esplosione pendeva, sbilenco, un cartello sul quale un bello spirito aveva scritto queste parole: «AL RADUNO DELLE GRANATE». Il castello doveva dunque esser noto come luogo pericoloso. La strada era arrossata da larghe chiazze di sangue; elmetti e cinturoni crivellati dalle schegge erano dispersi tutt intorno. Il pesante portone di ferro dell ingresso era scheggiato e bucato come un colabrodo, la soglia lorda di sangue. I miei occhi erano come calamitati da quello spettacolo, mentre una profonda metamorfosi si stava producendo dentro di me. Chiacchierando con gli altri camerati, notai che l incidente aveva già raffreddato gli entusiasmi di molti. E, in verità, anch io ero rimasto turbato. Ne ebbi conferma dalle sensazioni uditive: anche il rumore di un carro sulla strada diventava il rombo malefico di un proiettile micidiale. Doveva comunque seguirci, per tutta la guerra, questo trasalimento convulso a ogni rumore improvviso e insolito. Un treno sferragliante, un libro caduto a terra, un grido nel buio, e il cuore si fermava per un secondo come avesse avvertito la presenza di un grave e ignoto pericolo. Ecco il marchio dei quattro anni trascorsi all ombra della morte. I pericoli vissuti avevano sconvolto quella parte oscura dello spirito posta oltre la coscienza, in modo così profondo, che ogni rottura dell ordine abituale delle cose faceva affacciare la morte come al finestrino di quegli orologi dai quali, custode e ammonitrice, essa si mostra a ogni ora, al di sopra del quadrante, con la sua clessidra e la sua falce. Ernst Jünger, Tempeste d acciaio, Milano, Edizioni del Borghese, 1966 B4. AMBITO TECNICO-SCIENTIFICO ARGOMENTO - Disordine nell ambiente e nell organismo umano Si è ampiamente dimostrato che la patologia può essere vista come disordine dell informazione e delle comunicazioni. Ciò si verifica sia a livello dell informazione originale sia a livello dell informazione scambiata nelle reti che controllano delicati sistemi [ ]. Dal punto di vista fornito dalla scienza della complessità, il centro della dinamica patologica non è né il fattore genetico né il fattore ambientale, ma il disordine sistemico e dinamico dell informazione e dell energia. Paolo Bellavite*, La complessità in medicina. Fondamenti di un approccio sistemico-dinamico alla salute, alla patologia e alle terapie integrate, Milano, Tecniche nuove, 2009 *ematologo e biotecnologo. Un organismo che consuma più rapidamente di quanto l ambiente produca per la sua sussistenza, non ha possibilità di sopravvivenza. [ ] Il tempo-denaro scandito dall orologio non è il tempo adatto a instaurare un rapporto corretto con la natura. Paradossalmente l orologio, simbolo dell ordine, scandisce le ore del disordine. [ ] L uomo non può fermare il tempo, ma può rallentare la crescita produttiva, favorendo il futuro della nostra specie e rispettando i limiti biofisici che la sopravvivenza della natura richiede. [ ] Il secondo principio della termodinamica indica le strade perché la vita sulla Terra

17 possa continuare a esistere. In particolare indica la tendenza universale ineluttabile verso il disordine, che è anche perdita dell informazione e dell energia utile. Enzo Tiezzi*, Nadia Marchettini**, Che cos è lo sviluppo sostenibile?, Roma, Donzelli, 1999 * chimico ** biologa Tutto ciò che accade alla Terra accade ai figli e alle figlie della Terra. L uomo non tesse la trama della vita; in essa egli è soltanto un filo. Qualsiasi cosa fa alla trama, l uomo la fa a se stesso. Risposta del capo indiano Seattle al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pieroe che gli offriva l acquisto di una parte del territorio indiano (1854), citata nella prefazione del libro di Fritjof Capra*, La rete della vita, Milano, Rizzoli, 2001 *fisico e saggista austriaco I disordini alimentari, di cui anoressia e bulimia nervosa sono le manifestazioni più note e frequenti, sono diventati nell ultimo ventennio una vera e propria emergenza di salute mentale per gli effetti devastanti che hanno sulla salute e sulla vita di adolescenti e giovani adulti. Negli Stati Uniti, le associazioni mediche che si occupano di disordini alimentari non esitano a definirli una vera e propria epidemia che attraversa tutti gli strati sociali e le diverse etnie. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i disordini alimentari possono diventare una condizione permanente e nei casi gravi portare alla morte, che solitamente avviene per suicidio o per arresto cardiaco. Secondo la American Psychiatric Association sono la prima causa di morte per malattia mentale nei Paesi occidentali. Uno studio pubblicato sulla rivista inglese The Lancet indica che la ricerca sui trattamenti è molto più avanzata nel caso della bulimia nervosa, dove sono stati svolti più di cinquanta studi e trial e una gestione secondo pratiche basate sull evidenza è possibile. Minore attenzione, invece, si sarebbe dedicata finora a ricerche sui possibili trattamenti di anoressia nervosa e delle altre forme di disordine alimentare. Epicentro. Il portale dell epidemiologia per la sanità pubblica, s. v. Anoressia e bulimia, in 1 aprile 2014 Si pulisce il pavimento di casa, si toglie la polvere dai mobili e si raccolgono i rifiuti che devono essere eliminati insieme alle foglie cadute in autunno nel giardino di casa. Poiché tutte queste attività tendono a diminuire il disordine, è chiaro che ciò avviene a scapito di un aumento dello stesso che si realizza altrove, cioè nell ambiente circostante. In definitiva l inquinamento non è altro che l espressione di un aumento di entropia nell ambiente causato dai nostri grossolani tentativi di circondarci di ordine. Per non essere disturbati nell ambiente in cui viviamo da sostanze indesiderate le disperdiamo in zone quanto più lontane possibile. Così facendo però creiamo nell ambiente un disordine ancora maggiore di quello che si era formato vicino casa. s. v. Entropia, in TIPOLOGIA C: TEMA DI ARGOMENTO STORICO Con la presa di potere da parte di Mussolini nell ottobre del 1922, l Italia interruppe il percorso di progressiva liberalizzazione e democratizzazione del proprio sistema istituzionale e sociale. Illustra i principali fattori economici, politici e sociali che condussero a questo esito. TIPOLOGIA D: TEMA DI CARATTERE GENERALE Nel periodo tra le due guerre i nuovi mezzi di comunicazione, come il cinema, la radio e la stampa, contribuirono a plasmare la cosiddetta società di massa. Ritieni che ancora oggi il potere dei mass media sia così rilevante? Come possono i cittadini reagire con senso critico alle continue sollecitazioni che vengono loro imposte? Durata massima della prova = 5 ore. È consentito soltanto l uso del dizionario italiano.

18 Allegato b2 LICEO SCIENTIFICO STATALE LEONARDO DA VINCI Via Cavour, 6 Casalecchio di Reno (BO) Anno Scolastico 2014/2015 TESTI delle ESERCITAZIONI COMUNI di SECONDA PROVA LINGUA E LETTERATURA INGLESE 28 marzo 2015 a) TESTO DI ATTUALITA (comprensione e produzione in lingua straniera) b) TESTO LETTERARIO (comprensione e produzione in lingua straniera) a) TESTO DI ATTUALITA Couples Adorn Bridges With Weighty Tokens of the Heart 'Lovelocks' Excite Passions in Paris: Symbol of Romance or Graffiti? PARIS Among the must-dos for visitors to the French capital: ride to the top of the Eiffel Tower, pay homage at the Louvre and seal your love with a Master Lock. Paris's picturesque bridges over the Seine are heaving with padlocks, bike locks, handcuffs and other talismans of amour. Enamored visitors write their names on a lock, attach it to a bridge and throw the key into the river. (...) But, many Parisians are asking: What's love got to do with it? The public displays of affection have unchained loathing among cold-hearted locals. Some gripe that the locks are no better than graffiti, defacing the city's landmarks. Rust and pollution are concerns, too. (...) Others argue that the symbolism is all wrong. "The lock is a negative symbol of enclosure and imprisonment, the exact opposite of what love should be," says Esther Pawloff, a 48year-old executive assistant here in Paris. The locks have been turned into expensive contemporary art and melted down for the value of their brass. When thousands of locks were mysteriously removed one night in 2010, cynics suspected a spurned lover or a padlock manufacturer looking for new business. In recent months, the two original padlock bridges have become so overloaded that locks have spread to any bridge with a small grate. Couples have attached their love tokens to statues and monuments, causing damage that the city has had to repair. The lovelock phenomenon came to Paris five years ago. Most observers date the phenomenon to an Italian teen novel titled "I Want You," published in 2006, featuring two Roman lovers who immortalized their bond on a bridge in the Eternal City and threw the key in the Tiber. Readers copied the romantic gesture until one of the bridge's lamp posts was so junked up with locks that officials worried that it would collapse. Padlocks have since sprouted from the Great Wall in China to the Brooklyn Bridge to the fence of a freeway overpass in Silicon Valley. Paris, however, seems to have fallen for lovelocks more than any other city. They are entwined with its image as a romantic destination, fueling the tourist trade. For Valentine's Day, several hotels are advertising romantic getaways offering the possibility to partake in the padlock custom. Some suspect tourism is the reason city hall backed down from a plan to remove and ban the locks to preserve Paris's architectural heritage. (...) The Pont des Arts and the Pont de l'archeveche, with the Notre Dame cathedral in the background, were the first two bridges to serve as padlock canvasses. (...) The two bridges became a destination for seekers of eternal love because their

19 chain-link grates are small enough to get a lock around. Enterprising souvenir hawkers peddle padlocks along the bridges. Personalized padlocks sell for as much as 20, or about $27. Paris's tourism industry perpetuated the fad. The bateaux mouches barge-like boats that carry tourists up and down the Seine quickly added mention of lovelocks to their commentaries. (...) However, artists and scavengers see other value in love on the bridges. (...) French contemporary artist Loris Greaud had plenty of choice when he made his installation "Tainted Love" from Pont des Arts locks last year. (...) Mr. Greaud melted and molded the locks into 15 sculptural shards, priced at 675,000. He was exploring the paradox of transforming metal that was imbued with love into an unemotional geometric object, he said. Francois Pinault, a French art collector, bought all of them. In fact, the weight of love is becoming dangerous. Last week, it was the city's turn to clip locks. A cleanup crew removed five damaged grates from the Pont des Arts. (...) The city worries that the weight of the locks, as much as 330 pounds on a single grate, is making the bridge unsafe. Officials also attribute the danger to metal-resellers who cut the grates instead of the locks because the metal is thinner. There is one possible solution that causes no pollution or damage to public property. Master Lock, part of Fortune Brands Home & Security Inc., last year began offering "virtual" locks that it displays in an online gallery. In front of a shot of the Pont des Arts plastered with padlocks, the company advertises "no travel necessary." (Adapted from Christina Passariello, The Wall Street Journal, Europe Edition, Monday, February 11, 2013 / U.S. Edition, February 12, 2013) Comprehension Answer the following questions: 1. What must visitors to Paris do? 2. What do Parisians think of "lovelocks"? 3. What happened one night in 2010? 4. When and why did the phenomenon start in Paris? 5. Why did the authorities abandon the plan to remove and ban the locks? 6. What did Mr Greaud do with those locks last year? 7. Why is "the weight of love" becoming dangerous? 8. What solution did Master Lock offer last year? Composition: Have you ever sealed your love with a lock? What do you think of the phenomenon? Is a lovelock a symbol of romance or a sort of graffiti? Write your views on the topic in a 300-word essay. b) TESTO LETTERARIO She turned the page; there were only a few lines more, so that she would finish the story, though it was past bed-time. It was getting late. The light in the garden told her that; and the whitening of the flowers and something grey in the leaves conspired together, to rouse in her a feeling of anxiety. What it was about she could not think at first. Then she remembered; Paul and Minta and Andrew had not come back. She summoned before her again the little group on the terrace in front of the hall door, standing looking up into the sky. Andrew had his net and basket. That meant he was going to catch crabs and things. That meant he would climb out on to a rock; he would be cut off Or coming back single file on one of those little paths above the cliff one of them might slip. He would roll and then crash. It was growing quite dark.

20 But she did not let her voice change in the least as she finished the story, and added, shutting the bo ok, and speaking the last words as if she had made them up herself, looking into James's eyes: "And there they are living still at this very time." "And that's the end," she said, and she saw in his eyes, as the interest of the story died away in them, something else take its place; something wondering, pale, like the reflection of a light, which at once made him gaze and marvel. Turning, she looked across the bay, and there, sure enough, coming regularly across the waves first two quick strokes and then one long steady stroke, was the light of the Lighthouse. It had been lit. In a moment he would ask her, "Are we going to the Lighthouse?" And she would have to say, "No: not tomorrow; your father says not." Happily, Mildred came in to fetch them, and the bus tle distracted them. But he kept looking back over his shoulder as Mildred carried him out, and she was certain that he was thinking, we are not going to the Lighthouse tomorrow; and she thought, he will remember that all his life. No, she thought, putting together some of the pictures he had cut out -- a refrigerator, a mowing machine, a gentleman in evening dress-- children never forget. For this reason, it was so important what one said, and what one did, and it was a relief when they went to bed. For now she need not think about anybody. She could be herself, by herself. And that was what now she often felt the need of--to think; well, not even to think. To be silent; to be alone. All the being and the doing, expansive, glittering, vocal, evaporated; and one shrunk, with a sense of solemnity, to being oneself, a wedge-shaped core of darkness, something invisible to others. Comprehension Answer the following questions: 1. What is the lady doing? 2. Why is she distracted? What is she thinking about? 3. How does she feel? 4. What does she think James is going to ask? 5. Why is the trip to the lighthouse cancelled? 6. Why is she afraid of telling James that they are not going to the lighthouse? 7. What represents a relief for her? 8. What does she feel like doing? From To the Lighthouse by V. Woolf Composition: Do you ever happen to feel the need to be silent and alone, almost invisible to others? What to do you do in such cases? How do you react? Write a 300-word paragraph on the topic by referring to your experience. Durata massima deila prova: 6 ore. E consentito soltanto l'uso dei dizionari monolingue e bilingue. Non e consentito lasciare l'istituto prima che siano trascorse 3 ore dalla dettatura del tema.

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