GRUPPO DI LAVORO SERVIZI COLLETTIVI E SOCIALI

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1 GRUPPO DI LAVORO SERVIZI COLLETTIVI E SOCIALI LINEE STRATEGICHE L obiettivo strategico dell area Servizi sociali e collettivi è quello di valutare, migliorare e adeguare ai bisogni della popolazione i servizi di pubblica utilità intesi in senso integrato e sinergico tra azioni di protezione sociale (welfare) e servizi collettivi locali. Per quanto concerne i servizi collettivi l ottica è quella del marketing territoriale interno, cioè di realizzare attività dirette a far incontrare l offerta delle funzioni urbane con la domanda da parte dei residenti, dei turisti ed altri visitatori. Si tratta quindi di costruire un processo attraverso cui le attività urbane siano relazionate alla domanda dei clienti-obiettivo per massimizzare il funzionamento sociale ed economico dell area considerata Per quanto concerne i servizi sociali la recente legge quadro sull assistenza si inserisce in un processo di trasformazione strutturale da un lato dei bisogni sociali sempre più complessi e differenziati, dall altro del sistema di offerta di servizi alla persona e di sicurezza sociale. Le nuove esigenze richiedono la proposizione anche a livello locale di un nuovo modello di welfare più innovativo, rispondente alle nuove domande di relazionalità e tutela e più adeguato ai principi di sussidiarietà. Di qui la visione di una nuova politica sociale non più vista come variabile indipendente della pubblica amministrazione ma come flusso di azioni e servizi coprogettati e cogestiti dalla comunità intera, nelle sue diverse articolazioni, dalla famiglia al volontariato, dalle strutture pubbliche alle imprese sociali e al non profit. Solo un metodo di lavoro di rete basato su socializzazione dei problemi, condivisione degli obiettivi, programmazione negoziata e valutazione d impatto può dar corpo a questa nuova strategia di welfare community. Sul piano delle politiche e degli interventi occorre una nuova stagione di studio e progettazione che individui, priorità, metodologie e strumenti innovativi di costruzione del welfare mix. Un tale progetto di sviluppo di comunità che offra una rete di servizi operante e funzionale su tutto il territorio richiede innanzitutto il passaggio dell ente pubblico locale da ente programmatore e gestore ad amministratore e facilitatore di reti di relazioni. Non dunque un ritiro del pubblico a vantaggio del privato for profit o non profit, con possibili ripetizioni di distorsioni e inefficienze già sperimentate dal monopolio pubblico. Ma piuttosto una nuova capacità di mettere in rete i diversi bisogni e le molteplici risorse presenti sul territorio. Ne derivano urgenti azioni per salvaguardare la territorialità e la qualità nei processi di decentramento e outsourching dei servizi sociali; momenti di studio delle dinamiche della domanda sociale e spazi di riflessione sulle innovazioni dell offerta; attivazione di interventi sui settori scoperti del bisogno sociale e a domanda crescente (anziani, immigrati); azioni di prevenzione e sensibilizzazione (campagne informative, consulenze specializzate); percorsi di formazione per il settore dei servizi con approcci multidisciplinari e partecipati dai diversi attori della rete (iniziative di formazione superiore). Si sono pertanto individuate le seguenti linee strategiche: Determinare la customer satisfaction dei cittadini, residenti e non, in relazione ai servizi collettivi locali (non solo servizi sociali) Evidenziare i servizi collettivi, o le modalità di erogazione degli stessi, insufficienti o problematici Individuare gli elementi attrattivi del territorio in termini di servizi collettivi come componente del pacchetto vantaggi localizzativi da inserire nell offerta da promuovere per il marketing territoriale dell area Offrire opportunità abitative alle fasce meno abbienti in particolare alle giovani coppie

2 Sperimentare nuove forme di alloggio assistito per categorie deboli come anziani e disabili Rispondere al crescente fabbisogno abitativo de lavoratori in mobilità geografica italiani e stranieri Favorire il confronto permanente tra le Autonomie Locali, che hanno la titolarità della costruzione del sistema integrato dei servizi alla persona, e i soggetti pubblici e privati operanti nel sociale o rappresentanti / espressione bisogni sociali Offrire momenti di confronto e coprogettazione sulle tematiche del welfare territoriale POLITICHE ABITATIVE PER FASCE DEBOLI ASPETTI GENERALI 1.1 Titolo del progetto Politiche abitative per le fasce deboli 1.2 Descrizione sintetica del progetto Politiche abitative per le fasce deboli: anziani, disabili e immigrati 1.3 Stato di avanzamento Fase di inquadramento generale e definizione degli interventi prioritari ASPETTI SPECIFICI 2.1 Finalità ed obiettivi La nuova legge quadro sui servizi sociali (L. 8/11/2000 n 328) rappresenta un punto di riferimento cruciale anche per la definizione di significative azioni nel campo delle politiche abitative. Il disegno di un sistema integrato di interventi pone infatti come base del benessere individuale e collettivo dei cittadini il diritto alla casa, o meglio ad una casa rispondente alle esigenze diverse ed in grado di configurarsi come luogo dell autonomia e della relazione sociale (al riparo dal rischio insidioso che divenga viceversa trappola e prigione, luogo dell isolamento e dell abbandono dove puoi morire ed essere ritrovato quindici giorni dopo). Si tratta dunque di una sorta di diritto fondamentale del cittadino (un prerequisito di base della cittadinanza sociale e civile), visto finalmente dalla normativa, come interlocutore attivo e come protagonista del sistema di welfare in una prospettiva che scommette decisamente sulle potenzialità dei servizi alla domiciliarità in un ampia accezione del termine. Non a caso il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali (che discende dalla legge quadro) pone, tra gli altri, come obiettivi prioritari: º Riconoscere il diritto dell anziano a scegliere dove abitare º Sperimentare programmi di assistenza, anche in forma indiretta e autogestita, per la vita indipendente delle persone non autosufficienti. La recente legge regionale 8 agosto 2001 N 24 Disciplina generale dell intervento pubblico nel settore abitativo ribadisce il carattere eminentemente sociale delle politiche abitative della Regione e degli Enti locali ricordando all art 2 che queste devono essere principalmente rivolte a: º Rispondere al fabbisogno abitativo delle famiglie meno abbienti e a quello di particolari categorie sociali attraverso l incremento e la riqualificazione del patrimonio di alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp). º Favorire la permanenza in alloggi di Erp di assegnatari che necessitano di sostegno sanitario e sociale, anche tramite l adeguamento degli alloggi stessi. Estrapolando alcuni dati di fonte regionale emergono alcune preoccupazioni e necessità di chiarimenti sul corretto utilizzo del patrimonio edilizio pubblico nella provincia. Per quanto riguarda infatti gli alloggi non utilizzati nel 1999, a fronte di una percentuale

3 del 7,9% in ambito regionale, Piacenza segnava la percentuale provinciale più alta con il 12,7% (pari a 366 alloggi non utilizzati). Un dato spiegabile probabilmente con l elevato numero di ristrutturazioni in atto ma che comunque è segnale di una programmazione degli interventi non del tutto ineccepibile. Il patrimonio privato sfitto rappresenta una risorsa sommersa che può diventare una straordinaria occasione purché si abbia il coraggio e la forza di proporre piani di recupero e di utilizzo a fini sociali, credibili solo se le istituzioni riescono a mettere in campo incentivi e garanzie sufficienti a smuovere i proprietari. Come ci segnalano con chiarezza alcune indagini del Censis anziani, immigrati, sfrattati, residenti in aree degradate risultano tra le categorie sociali più esposte a gravi disagi sul piano abitativo. Occorre pertanto predisporre una politica integrata finalizzata ad individuare interventi efficaci e rispondenti ai bisogni con le seguenti finalità: º Offrire opportunità abitative alle fasce meno abbienti in particolare alle giovani coppie º Sperimentare nuove forme di alloggio assistito per categorie deboli come anziani e disabili º Rispondere al crescente fabbisogno abitativo degli immigrati italiani e stranieri 2.2 Contenuto e fasi di realizzazione Le linee della politica abitativa proposta prevedono 8 azioni/temi prioritari: 1) Osservatorio provinciale sulla casa Un requisito fondamentale per operare con efficacia risulta l approfondita conoscenza dei fabbisogni abitativi delle popolazioni residenti. Il primo progetto risulta pertanto il seguente: affinché le Amministrazioni Comunali siano in grado di monitorare (in base alle competenze assegnate dalla legge) bisogni, disponibilità, requisiti degli alloggi, pieno utilizzo del patrimonio pubblico e privato, è opportuno pensare ad un Osservatorio provinciale sulla casa che raccolga, organizzi e approfondisca la conoscenza di tali dati a supporto di una seria programmazione degli interventi (evitando improvvisazioni e clientelismi). Tale organismo può curare un rapporto periodico come strumento di trasparenza, confronto e riflessione che favorisca il coinvolgimento delle parti sociali. A livello regionale è operativo un Osservatorio che ha già licenziato il settimo rapporto sugli scenari abitativi regionali; sembra opportuno pertanto di dotarsi di lenti di lettura più vicine e focalizzate. L Osservatorio avrà il compito di realizzare: - un censimento del patrimonio abitativo pubblico disponibile o non già interessato da progetti di riconversione e ristrutturazione; - un censimento del patrimonio abitativo privato non utilizzato (sfitto); - una mappa degli immigrati italiani e stranieri residenti nella Provincia di Piacenza, con l indicazione delle zone a maggior densità di presenza e la distribuzione dei nuclei familiari con minori; si ritiene opportuno altresì poter incrociare, attraverso le elaborazioni del Centro per l Impiego e dell Osservatorio Provinciali per le Politiche Sociali, luogo di residenza e luogo di lavoro degli stranieri; - l indicazione delle aree abitative già previste nei vari strumenti urbanistici (P.R.G., piani particolareggiati ecc.) e l individuazione di aree nuove; - per le giovani coppie, l elaborazione dei dati riferiti alle zone di maggior densità matrimoniale (residenza); - un primo censimento delle abitazioni dei disabili, sia giovani che adulti. 2) Alloggi con servizi comuni per anziani L'attenzione riservata al tema delle condizioni abitative dell'anziano non sempre ha assunto il meritato spazio; una sottovalutazione ingiustificata dal momento che è evidente uno stretto rapporto tra la qualità dell' habitat degli anziani e l incidenza dei disagi di natura psico-fisica e relazionale. Non mancano certo riferimenti teorici e normativi espliciti e incoraggianti, non a caso la L.R. 5/94 proprio all'articolo 1 sottolinea con forza come obiettivo prioritario sia

4 quello di "mantenere l'anziano nella famiglia e nel tessuto sociale e di valorizzarne il patrimonio di esperienza, di conoscenza e di cultura". Occorre però con ogni probabilità avere più coraggio e inventiva; ci sono infatti motivi per ritenere che, talvolta, anche da modesti interventi in campo abitativo si potrebbero ottenere benefici importanti per le condizioni complessive degli anziani. Naturalmente l'ambiente in cui vivono gli anziani deve essere valutato, oltre che in base alle caratteristiche di salubrità psico-fisiologica, anche in funzione delle opportunità di relazioni sociali che vengono rese possibili. Il secondo progetto è relativo alla sperimentazione di alloggi con servizi comuni per anziani (vedi delibera della Giunta regionale N 270 del 22/2/2000- Direttiva concernente i requisiti e i criteri di realizzazione di alloggi con servizi per anziani nell ambito del programma di interventi pubblici di edilizia abitativa per il triennio ). Una prospettiva che si colloca nell'ottica di contrastare soluzioni abitative troppo esposte alla solitudine e all'isolamento. In questa direzione vanno le esperienze di residenzialità collettiva sperimentate con successo in alcuni paesi Europei (in Olanda in particolare). Questa proposta può costituire una significativa alternativa di civiltà rispetto ai ricoveri impropri in strutture protette di anziani: un tema di particolare attualità dopo gli interventi dei Nas che hanno sollevato con forza il problema della qualità della vita degli anziani nelle case di riposo. Il rapporto tra interventi domiciliari e ricoveri residenziali dovrebbe costituirsi a bilancia : ovvero la crescita dei primi dovrebbe coincidere con il contenimento o la diminuzione dei secondi. Sta di fatto però che mentre negli ultimi trent anni assistiamo ad una riduzione dell 80% del ricorso a strutture residenziali per i minori, e del 20% per handicappati, vi è invece una crescita del 50% per quanto riguarda gli anziani. Perché tali interventi non comportino però forme surrettizie di ghettizzazione occorre sottolineare alcuni requisiti fondamentali: 1. In primo luogo l'integrazione fisica "soffice" dei complessi residenziali per anziani nel contesto territoriale, per esempio attraverso la scelta di realizzare piccoli edifici con eventuali servizi socio-assistenziali interni aperti al pubblico; 2. In secondo luogo, come logica conseguenza, l'integrazione dei rapporti tra le diverse generazioni, favorito dalla compresenza di anziani e giovani nelle case e nei quartieri. Al proposito è illuminate quanto indicato dalla citata direttiva regionale : "Il perseguimento dei richiamati obiettivi suggerisce l'opportunità di individuare proposte che valorizzano il consolidarsi di relazioni e di solidarietà intergenerazionali. A tal fine sono da privilegiare scelte che prevedano la realizzazione di alloggi con servizi per anziani, integrati con alloggi per altri soggetti quali ad esempio studenti universitari o giovani coppie. 3. In terzo luogo va ribadita la scelta di fondo di non isolare gli anziani (neppure quelli non autosufficienti) in ambienti specifici. Oltre ad essere accessibili dal punto di vista delle barriere architettoniche tali alloggi devono integrarsi opportunamente nel tessuto urbano 4. Va infine sottolineato che tali spazi devono garantire nello stesso tempo sia la privacy e l'indipendenza di chi vi abita, sia un clima di vita comunitaria attraverso idonee forme di animazione e di attivazione. Altrettanto rilevante è il tasto della sicurezza interna ed esterna, reale e psicologica che tali soluzioni possono garantire ad anziani in grado, inoltre di "inventarsi" forme di reciproco aiuto ("mutual aid"), di sostegno e solidarietà. Nell'attuale quadro dei servizi per la terza e quarta età attivati a Piacenza queste forme di "miniresidenzialità protetta" (rivolte all'anziano solo o alla coppia di anziani soli) può dunque occupare un posto significativo, colmando una carenza locale. 3) Adeguamento degli spazi domestici a favore di cittadini disabili Un altro tema importante appaiono gli interventi di adeguamento degli spazi domestici a favore di cittadini disabili. I contributi per il superamento delle barriere architettoniche arrivano anni dopo la presentazione della domanda mentre le possibilità di accedere a contributi per mobili ed elettrodomestici in base al proprio deficit (art.

5 10 L.R. 29/97) risultano ancora poco conosciute (solo 100 domande nel 2000 in tutta la regione). Il progetto prevede di sperimentare un sostegno alle famiglie come anticipo dei contributi concessi da parte di istituti di credito in base a convenzioni con i Comuni nel primo caso e un programma di informazione mirata nel secondo caso. 4) Criteri per i bandi per assegnazione alloggi ERP ai lavoratori italiani e stranieri in mobilità geografica L accesso alla casa risulta per i cittadini stranieri in regola con le norme del soggiorno e per i lavoratori italiani e stranieri in mobilità geografica, il vero grande ostacolo ad una piena e rispettosa integrazione sociale. Il perdurare oltre limiti fisiologici della presenza presso la struttura di pronta accoglienza del Torrione Fodesta di Piacenza è testimonianza della difficoltà di reperimento di durature sistemazioni autonome. Quando gli immigrati riescono a trovare un alloggio (condizione indispensabile per il ricongiungimento familiare) il costo dell affitto grava pesantemente su questi nuclei. A questo riguardo occorre progettare strumenti speciali, modificativi o integrativi dei bandi attuali, in quanto un immigrato solo, in mobilità geografica, in attesa di ricongiungimento familiare non arriverà mai ad entrare nei primi posti delle graduatorie per l assegnazione di alloggi di ERP. La nuova normativa regionale istitutiva degli ACER (Agenzie comunali per l edilizia residenziale, sostitutive degli IACP) conferisce ai Comuni il compito di disciplinare, attraverso la pubblicazione dei bandi di concorso, le modalità di assegnazione degli alloggi, i criteri di priorità ed i relativi punteggi da attribuire alle condizioni di bisogno. In questo contesto è possibile pertanto prevedere anche un riconoscimento alle difficoltà rappresentate dagli immigrati in mobilità geografica, con un articolazione dei punteggi opportunamente ponderata. Una gestione, in sostanza, più dinamica degli stessi bandi e delle graduatorie. Tuttavia lo strumento del bando di concorso, pur modificato, non potrà essere sempre idoneo a recepire le diverse esigenze di coloro che aspirano all assegnazione di un alloggio pubblico, anche perché necessariamente dovranno trovare priorità le condizioni di grave emergenza (sfratti, anziani, invalidi, ). Di fatto siamo di fronte a norme che prevedono diritti virtuali ma non reali. Alcune esperienze realizzate ad esempio a Brescia, a Treviso e a Vicenza sembrano suggerire possibili spiragli per questo grave problema. Attraverso convenzioni tra Comuni e Associazioni industriali sono stati attivati progetti di costruzione/ristrutturazione di immobili a favore di lavoratori immigrati. In altri casi sono stati previsti incentivi economici per i datori di lavoro che mettessero a disposizione posti letto (soluzione parziale) per i loro lavoratori. In altri casi ancora sono stati raggiunti accordi con le Associazioni di inquilini per favorire l accesso ad alloggi in locazione. Tra le azioni che riguardano il nostro territorio vanno segnalate la delibera della Giunta regionale n 1365 del 15 febbraio 2000 con la quale si stanziano 15 miliardi per la realizzazione di alloggi sociali da destinare alla locazione e il progetto locale Approdo per il quale è stato recentemente definito lo Statuto per la costituzione dell Associazione. A titolo esemplificativo, si rileva che alcune attività sono già state avviate nella realtà piacentina: - il consorzio Con.cop.ar. Scrl ha in essere dal 1995 dodici appartamenti destinati all affitto per lavoratori extracomunitari in Mucinasso e ne sta ultimando altri undici in Località Dossi di Roncaglia, con finanziamenti della Regione Emilia- Romagna; - la Cooperativa Sfinge Scrl ha in corso un intervento volto a mettere a disposizione quattordici appartamenti destinati all affitto per lavoratori extracomunitari in Monticelli d Ongina, con finanziamento della Regione Emilia-Romagna; - il Comune di Piacenza ha usufruito di un finanziamento della regione Emilia- Romagna per la realizzazione di sei appartamenti da destinarsi all affitto per lavoratori extracomunitari a Le Mose. 5) Riserva incentivata del 10% Un'altra iniziativa prevista è la previsione di una riserva incentivata del 10% sulle

6 nuove costruzioni, o all interno dei Piani di recupero e di riqualificazione urbana, o sulle ristrutturazioni per alloggi in locazione a categorie a rischio di emarginazione (un offerta di grande rilievo da affiancare a quella del patrimonio di edilizia pubblica non in grado da sola di rispondere ai bisogni emergenti). La proposta trova sostegno in esperienze già avviate nello stesso Comune di Piacenza (Gerbido, Mulini degli Orti), con percentuali anche più elevate (15%). Gli strumenti più idonei potrebbero essere rappresentati dalle Convenzioni, da stipularsi con imprese private, già previste dalle direttive regionali e da confermare nei regolamenti di ERP, ma anche negli appositi strumenti urbanistici, in particolare nel PRG e all interno dei Piani di Recupero, già in base alla Legge 457/78. Nel Veneto troviamo un precedente di grande interesse, frutto di un lavoro di coprogettazione e di concertazione che ha portato al patto territoriale per lo sviluppo siglato da 20 Comuni, il sindacato, 14 associazioni imprenditoriali, associazioni di volontariato e cooperative sociali. Ci riferiamo all accordo firmato tra l associazione dei costruttori (ANCE) e il Comune di Ceggia (VE) per riservare una quota di case di nuova costruzione agli immigrati. Il Comune si impegna a fornire ai costruttori le aree edificabili in cambio di una parte di alloggi, circa il 20%, mantenuti a costi accettabili e da destinare ai lavoratori non solo stranieri. Anche a Piacenza si potrebbe vincolare, nell ambito dei grandi interventi realizzativi di alloggi (anche a libero mercato), un numero minimo di appartamenti a favore di soggetti in condizioni di difficoltà (anziani, stranieri, giovani coppie) con caratteristiche strutturali idonee alle diverse necessità, in modo da permettere a questi di stipulare contratti di locazione a costi minori, alla loro portata. Si tratta di un modo per diversificare le offerte residenziali sul territorio, favorendo l integrazione con interventi a macchia di leopardo ed evitando la realizzazione di quartieri-ghetto. 6) Agenzie per la locazione Al di là delle diverse tipologie di persone interessate al progetto è importante pensare alla costituzione di vere e proprie agenzie per la locazione (per altro previste dalla citata l.r. 24/2001), strumenti di servizio e di facilitazione per l accesso agli affitti sul mercato privato da parte delle categorie deboli. Uno specifico obiettivo di tale agenzia potrebbe essere la realizzazione di progetti famiglia (con specifiche agevolazioni anche economiche) per sostenere le giovani coppie nell impresa, talvolta disperata, di trovare casa. A questo proposito si segnala l attività del Comune di Trento che ha varato uno specifico progetto-casa di sostegno alle famiglie di nuova costituzione. 7) Alloggi per emergenze abitative Sul versante dell edilizia pubblica va infine segnalata la necessità di disporre di specifiche riserve di alloggi per affrontare le emergenze abitative e situazioni di particolare delicatezza segnalate e seguite dal servizio sociale professionale (assegnazioni in deroga alla graduatoria generale che, con la nuova legge, ogni comune deve regolamentare con proprio regolamento). 8) Recupero patrimonio rurale ad uso abitativo. Si segnala solo l urgenza di un progetto integrato per recisero del patrimonio edilizio rurale dimesso con possibile riutilizzo a fini residenziali sia per riqualificare importante strutture immobiliare del territorio sia per rispondere ai crescenti fabbisogni di residenzialità emersi sul fronte anche dei lavoratori in mobilità geografica italiani e stranieri. 2.3 Soggetti coinvolti Comuni, Provincia, Camera di Commercio, Aziende e cooperative del comparto edile, Associazione proprietari casa, Associazioni stranieri, enti non profit Soggetto pivot (referente per il monitoraggio): Sindacato, Cooperative 2.4 Risorse e fonti di finanziamento Per quanto concerne le risorse disponibili, va fatta una prima verifica sulla possibilità di accedere a fondi europei; la legislazione regionale che riguarda gli interventi abitativi

7 e quella sugli immigrati prevedono già fondi adeguati. Un progetto ambizioso deve comunque prevedere che si reperiscano le risorse sul territorio, anche a livello locale. Le risorse pubbliche possono derivare da una quota degli avanzi di amministrazione che tutti i Comuni hanno registrato nel Consuntivo 2000: a tal proposito occorre predisporre un accordo di programma allo scopo di destinare tali fondi a questo obiettivo. Altra modalità può essere quella delle Convenzioni pubblico-privato (Enti Locali, Cooperative, imprese del settore edile, datori di lavoro, mondo del credito), che può funzionare secondo il seguente schema: gli interventi per il recupero degli immobili disponibili vengono effettuati con oneri a carico del soggetto privato che interviene, il quale introita per un numero di anni da definire gli affitti dei locali; il soggetto pubblico vincola la destinazione degli alloggi ai soggetti individuati. Il proprietario dell immobile ha il vantaggio di una rivalutazione dell immobile a nessun costo. Questo impianto si inserisce nel quadro del recupero attraverso l imprenditoria sociale. Una volta in possesso di tutti questi elementi, sarà più facile agire, conoscendo le diverse tipologie di intervento, le aree, la loro localizzazione sul territorio provinciale, gli assi territoriali di azione, il costo complessivo, anche se in maniera approssimativa, con maggiore precisione sui tempi di realizzazione. Per queste ragioni, si ritiene necessario il supporto di una equipe tecnica di lavoro che raggruppi operatori sociali, operatori tecnici del settore edile ed operatori dei servizi di urbanistica. 2.5 Fattibilità Data la complessità dei progetti analizzati la fattibilità andrà verificata a livello puntuale per ognia zione considerata. 2.6 Monitoraggio e valutazione Il gruppo di lavoro per il Patto per Piacenza su Servizi sociali e collettivi, se continuerà la propria operatività, può essere il soggetto individuato per il monitoraggio del progetto, al fine di valutarne l'efficienza e l'efficacia. 2.7 Grado di accordo Il Gruppo ha espresso consenso unanime CONSULTA TERRITORIALE PERMANENTE SUL WELFARE ASPETTI GENERALI 1.1 Titolo del progetto Consulta territoriale permanente sul Welfare. 1.2 Descrizione sintetica del progetto Definizione di una stabile modalità di consultazione e confronto sul Welfare territoriale. 1.3 Stato di avanzamento Progetto di massima. ASPETTI SPECIFICI 2.1 Finalità ed obiettivi La Consulta è costituita per sviluppare la cultura e l esigibilità dei diritti di cittadinanza sociale. Obiettivi della Consulta sono: - confronto permanente tra le Autonomie Locali, che hanno la titolarità della costruzione del sistema integrato dei servizi alla persona, e i soggetti pubblici

8 e privati operanti nel sociale o rappresentanti / espressione bisogni sociali; - elaborazione di proposte in materia di politiche sociali, esito di un lavoro di coprogrammazione e co-progettazione tra i soggetti istituzionali e non, presenti nella Consulta. 2.2 Contenuto e fasi di realizzazione La costituzione della Consulta territoriale permanente sul Welfare, con riferimento alle indicazioni normative del legislatore nazionale e regionale, avverrà attraverso l organizzazione della 1ª Conferenza territoriale sul Welfare, che rappresenta lo strumento abituale della sua modalità operativa., e che sarà promossa dalla Provincia. In tale occasione, verranno convenute le modalità di definizione della composizione (rappresentanza) e dell organizzazione sia della Conferenza che delle articolazioni consultive, da attivarsi, a livello territoriale o distrettuale, su tematiche specifiche. Tema della 1ª Conferenza Territoriale sul Welfare in considerazione della concomitante fase attuativa della L. 328/00, sarà l evidenziazione delle criticità sociali, che richiedono più urgente o più qualificata risposta. Le fasi di attuazione del progetto sono così indicate: - approvazione del progetto da parte del Comitato Strategico entro la fine del 2001; - organizzazione della 1ª Conferenza Territoriale sul Welfare, con conseguente costituzione della Consulta territoriale entro gennaio Soggetti coinvolti I soggetti coinvolti e pertanto invitati alla 1ª Conferenza, costitutiva della Consulta sono: Provincia, Comuni, Comunità Montane, soggetti gestori pubblici (II.PP.AA.BB.), AUSL, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative sociali, soggetti gestori privati, organizzazioni sindacali, enti di patronato, fondazioni e organismi della cooperazione. Soggetto promotore: Provincia Soggetto pivot (referente per il monitoraggio): Cooperative sociali e non profit 2.4 Risorse e fonti di finanziamento La Consulta si avvale come risorsa d elezione dell Osservatorio provinciale delle Politiche sociali, nonché, con modalità diverse, del concorso dei partecipanti. 2.5 Fattibilità Il progetto ha un elevato grado di realizzabilità una volta approvato dal Comitato Strategico. 2.6 Monitoraggio e valutazione Il gruppo di lavoro per il Patto per Piacenza su Servizi sociali e collettivi, se continuerà la propria operatività, può essere il soggetto individuato per il monitoraggio del progetto, avvalendosi dell Osservatorio provinciale delle Politiche Sociali. 2.7 Grado di accordo Il Gruppo ha espresso consenso unanime. Va sottolineata la necessità di prestare la massima attenzione al quadro normativo in corso di evoluzione, per evitare interferenze e sovrapposizioni con le competenze istituzionali, all interno delle quali va trovata la collocazione più opportuna per il progetto descritto.

9 MONITORAGGIO CITTADINO/PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ASPETTI GENERALI 1.1 Titolo del progetto Monitoraggio sui servizi collettivi 1.2 Descrizione sintetica del progetto Costruzione di un osservatorio e di una metodologia di monitoraggio permanente dei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione, con riferimento al grado di soddisfazione dell utenza. 1.3 Stato di avanzamento Progetto di massima ASPETTI SPECIFICI 2.1 Finalità ed obiettivi Le finalità del progetto sono relative alla costruzione di un piano di marketing interno, rivolto ai consumatori attuali del territorio piacentino (residenti, utenti di servizi pubblici) in coordinamento con analogo progetto rivolto alle imprese, come suggerito dal gruppo di lavoro Sviluppo dell imprenditorialità. Gli obiettivi specifici sono i seguenti: - determinare la customer satisfaction dei cittadini in relazione ai servizi collettivi locali (non solo servizi sociali) - evidenziare i servizi collettivi, o le modalità di erogazione degli stessi, insufficienti o problematici - individuare gli elementi attrattivi del territorio in termini di servizi collettivi come componente del pacchetto vantaggi localizzativi da inserire nell offerta da promuovere per il marketing territoriale dell area 2.2 Contenuto e fasi di realizzazione In una concezione non restrittiva del marketing territoriale, che comprenda oltre alle politiche di attrazione di investimenti esterni anche il raccordo tra domanda e offerta di territorio e servizi urbani, una componente centrale appare l analisi dei servizi collettivi offerti in un area, del loro grado di fruizione e del livello di soddisfazione degli utenti. In tal senso in provincia di Piacenza manca attualmente un soggetto referente e uno spazio di raccolta dati e monitoraggio permanente sul livello dei servizi collettivi nell ottica strategica di reindirizzare la Pubblica Amministrazione nell erogazione di tali servizi. Il Laboratorio o Osservatorio per il monitoraggio dei servizi collettivi dovrà diventare il punto di coordinamento unico con il compito di monitorare, studiare ed interpretare la realtà ed il suo divenire. Un soggetto che opererà anche come centro di raccolta degli studi e ricerche effettuate dai vari enti in maniera autonoma (si pensi alle analisi sull utenza effettuate periodicamente dalle municipalizzate o società pubbliche di servizi in via di privatizzazione). Si prevede: - un analisi annua standard con una serie di tematiche fisse sui diversi fronti dei servizi collettivi : servizi amministrativi, trasporti, rifiuti, acqua, sicurezza, scuola, sanità - analisi monografiche di approfondimento che per ogni anno individueranno specifici servizi collettivi da monitorare. Le fasi di attuazione del progetto possono essere così indicate: - definizione soggetto coordinatore dell azione - reperimento finanziamenti annui - individuazione soggetti realizzatori delle analisi e delle rilevazioni (università, singoli ricercatori, centri studi specializzati)

10 - definizione strumenti di rilevazione e monitoraggio (questionari, tecniche rilevative, aree tematiche) - definizione dei campioni di rilevazione - azione di rilevazione - elaborazione dei risultati - presentazione pubblica dei risultati con rapporto e convegno annuale 2.3 Soggetti coinvolti Si dovrà verificare la partecipazione al progetto almeno dei seguenti enti: Provincia, Comuni, Asl, Tesa, Tempi, Prefettura, Camera di Commercio, Associazioni Consumatori, Fondazione di Piacenza. In particolare gli URP dei diversi enti coinvolti saranno partner importanti del progetto in quanto interfaccia diretti con i consumatori-utenti di servizi. Si prevede di assegnare uno specifico incarico ad un Istituto di ricerca o universitario con il compito di svolgere l attività propria dell Osservatorio cioè come centro di raccolta ed elaborazione dati, valorizzando le funzioni degli Urp quali interfaccia per la rilevazione dei dati. Soggetto promotore: Camera di Commercio, Provincia Soggetto pivot (referente per il monitoraggio): Camera di Commercio 2.4 Risorse e fonti di finanziamento Si può prevedere un budget annuo di circa 80 milioni circa per attività di rilevazione dati (sondaggi telefonici, telemarketing, interviste presso uffici e URP) ed elaborazioni di rapporti annuali di sintesi. Le fonti di finanziamento possono essere ripartite tra gli enti coinvolti secondo modalità da convenire 2.5 Fattibilità e problemi aperti Il progetto ha un elevato grado di realizzabilità una volta approvato dal Comitato Strategico e avuto il consenso e la disponibilità finanziaria degli enti promotori. Resta da verificare la modalità tecnico-burocratica per enti quali Asl, Tesa e Tempi di partecipare all intervento in termini attuativi e finanziari. 2.6 Monitoraggio e valutazione Il gruppo di lavoro per il Patto per Piacenza su Servizi sociali e collettivi può essere il soggetto individuato per il monitoraggio del progetto, al fine di valutarne l'efficienza e l'efficacia, pur non configurandosi come garante dei progetti presentati. 2.7 Grado di accordo Eventuali indisponibilità delle società pubbliche di servizi (Tesa, Tempi) e Asl. Allegati PROPOSTE DI PROGETTI AGGIUNTIVI Proposta di nuova geriatria Carlo Roda Componente la Commissione Sociale Patto per Piacenza Il reparto Geriatria del nostro Ospedale civile è collocato presso l ex Clinica Belvedere in Via Gadolini, 36. Dispone di 48 posti così suddivisi: per acuti n 23 lunga degenza n 23 day hospital n 02 Totale n 48

11 Il personale medico è di 7 medici Il personale infermieristico è di 23 unità GLI ANZIANI DELLA NOSTRA PROVINCIA Nel 1961 erano il 10% della popolazione Nel 1971 erano il 12,5% della popolazione Nel 1995 erano il 30% della popolazione Nel 1996 erano il 30,3% della popolazione Nel 1997 erano il 30,2% della popolazione Nel 1998 erano il 30,5% della popolazione Nel 1999 erano il 30,8% della popolazione Nel 2000 erano il 31% della popolazione LE PERSONE CHE VIVONO SOLE Nel 1961 erano il 9,9% della popolazione Nel 1971 erano il 12,57% della popolazione Nel 1995 erano il 29,8% della popolazione Nel 2000 erano il 35% della popolazione POVERI E DISAGIATI Sono in città e in tutta la Provincia, pari all 8% della popolazione. LE PREVISIONI PER IL FUTURO Nel 1900 le aspettative di vita alla nascita erano di 40 ANNI Nel 2000 le aspettative di vita alla nascita sono di 80 ANNI In cento anni, l aspettativa di vita è raddoppiata! L aumento degli ultrasettantacinquenni nei prossimi 50 anni, secondo dati diffusi dal G-10 (i dieci paesi più industrializzati) sarà per l Italia: ,0% della popolazione ,4% della popolazione ,9% della popolazione ,8% della popolazione e nel 2050 qualcuno ipotizza che le aspettative di vita alla nascita potranno essere 120 anni. Di fronte a questi dati, nasce spontanea la domanda: Riteniamo il reparto geriatrico sufficiente ai bisogni di oggi e di domani? Già oggi il reparto è carente non solo di posti letto, ma anche di strumenti diagnostici e di spazi adeguati alle esigenze del malto e del personale infermieristico sanitario. Ad esempio, per molte ricerche diagnostiche, già oggi i ricoverati devono essere trasportati con autolettiga all Ospedale civile; inoltre non esiste uno spazio ricreativo per i ricoverati. Per una passeggiata in carrozzella nei corridoi del reparto occorre la presenza di un vigile urbano per poter transitare negli spazi disponibili. Di fronte a questa situazione sinteticamente tratteggiata, saremmo degli irresponsabili se non ci ponessimo con forza il problema di dotare il nostro Ospedale Civile di un nuovo reparto geriatrico moderno ed in grado di fare fronte alle esigenze di oggi e di domani.

LA GIUNTA REGIONALE. VISTA la legge regionale 7 dicembre 2001, n. 32 concernente Interventi a sostegno della famiglia ;

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