STRATEGIA REGIONALE PER LA RICERCA SCIENTIFICA E LO SVILUPPO TECNOLOGICO

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1 Regione Puglia Unione Europea Programma Operativo Regionale Puglia (Misura 3.13) STRATEGIA REGIONALE PER LA RICERCA SCIENTIFICA E LO SVILUPPO TECNOLOGICO Bari, dicembre 2001

2 Presentazione L elaborazione della Strategia regionale per la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico (SRR) che qui si presenta costituisce - insieme con il Piano regionale per la Società dell Informazione (di particolare rilevanza per la stessa SRR) - il contributo di analisi e di proposta che, su incarico della Regione Puglia, il Consorzio Interuniversitario Regionale Pugliese (CIRP) ha predisposto per sottoporlo - nella ricerca del più ampio consenso - all attenzione delle forze politiche, culturali, economiche e sociali le quali, peraltro, sono state in vario modo già coinvolte ed hanno offerto alcune indicazioni, suggerimenti e proposte. Il Gruppo di lavoro all uopo istituito dal CIRP ha avviato il lungo percorso per la definizione della Strategia riaffermando, in via preliminare, l importanza che nelle società e nelle economie contemporanee, sempre più investite dei processi di globalizzazione ed omologazione, assume la risorsa conoscenza che rappresenta il vero motore del processo di sviluppo economico e del miglioramento della qualità della vita; ciò è puntualmente confermato dalla correlazione altamente positiva che lega costantemente i dati relativi alla spesa in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico (RST) con gli indicatori della crescita economica. Al riguardo, va ricordato il ritardo dell Unione Europea nei confronti dei Paesi più competitivi (Giappone, U.S.A., ecc.) che investono quote ben più significative del Prodotto Interno Lordo in RST, attività nelle quali impegnano altresì una elevata percentuale di addetti rispetto alla popolazione. Il nostro Paese è, com è noto, tra gli ultimi in Europa (e non soltanto tra i quindici dell UE) e, purtroppo, la Puglia occupa le posizioni di coda nella graduatoria delle regioni italiane; questi dati segnalano quanto grave ed allarmante sia la situazione e, conseguentemente, quanto indifferibile sia la necessità di compiere uno sforzo straordinario per riorganizzare e potenziare le strutture di RST in modo da stimolare gli investimenti in attività innovative ed inserire, quindi, la nostra regione nel novero dei sistemi economico-sociali basati sulla conoscenza sottraendola l affermazione non appaia retorica ad una ineluttabile, definitiva emarginazione. In questa prospettiva, un interessante opportunità è offerta dalla formazione dello Spazio regionale della ricerca europea che si va sempre meglio delineando sulla spinta del Parlamento europeo e del Comitato delle Regioni che guardano alla territorializzazione della politica di RST per ridurre il ritardo accumulato dalle Regioni meno favorite; in quello Spazio, esse potranno, invero, svolgere un ruolo più incisivo nel mobilitare le risorse, via via crescenti, da investire in RST destinandole al più diretto soddisfacimento delle specifiche esigenze avvertite dalle comunità locali. Per non vanificare quest opportunità si rende necessaria, come già segnalato, la piena assunzione di responsabilità e l impegno forte di tutte le istituzioni, pubbliche e private, culturali, economiche e sociali che, tra loro alleate, possono creare l ambiente favorevole alla diffusione dell innovazione, dotando la regione delle risorse umane, materiali ed immateriali necessarie per l avanzamento della scienza (sapere) e della tecnologia (saper fare) su cui basare l ampliamento della base produttiva ed occupazionale e la competitività. Alla diffusione della cultura e 2

3 della prassi dell innovazione è legata anche la possibilità di trattenere nella regione le giovani risorse umane che - qualificate con grandi sforzi dal locale sistema della formazione superiore - alimentano la cosiddetta disoccupazione intellettuale; esse, ancor più che in passato, vengono attratte ed impiegate nello sviluppo di altri territori ( fuga dei cervelli ), seguendo così la sorte dei risparmi raccolti e trasferiti dal sistema bancario (fenomeni che - va amaramente sottolineato - perpetuano il sottosviluppo). Le prime significative tappe del metaforico viaggio compiuto verso la definizione della SRR sono state: la scelta dei principî e criteri guida da porre alla base della stessa, l analisi del contesto, con particolare riguardo, alla prevedibile evoluzione a medio-lungo termine della scienza, della tecnologia e dell economia, nonché l esame del quadro programmatico normativo e finanziario della RST in Europa e in Italia. I principî e criteri guida sono stati ripresi dalle linee direttrici indicate dalla Commissione Europea in materia di fondi strutturali e dalle finalità generali del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS), che hanno già orientato la strategia del Programma di Sviluppo del Mezzogiorno (PSM) e di quello Operativo Regionale (POR). Inoltre, sono stati adottati alcuni principi contenuti nel Piano Regionale per la Società dell Informazione l impostazione del quale, come già dett o, è parte integrante della SRR, ossia: autonomia, principio in base al quale la SRR deve adattarsi alle peculiarità del Sistema Puglia per valorizzarne i caratteri distintivi e le risorse endogene affinché divengano determinanti fonti di vantaggio competitivo; coesione degli attori (Amministrazione pubblica, Comunità dei Cittadini, PMI e strutture di ricerca e di alta formazione) della RST; sulla loro capacità di integrarsi e cooperare si fonda gran parte della efficacia della SRR; resilienza o flessibilità consistente nella capacità della SRR di adattarsi ai mutamenti del contesto, che specie in campo scientifico-tecnologico sono assai frequenti e talora repentini; Ad essi si è aggiunto un altro criterio fondamentale per la efficiente utilizzazione delle modeste risorse finanziarie disponibili: complementarietà degli interventi previsti dalla SRR con le misure e le azioni del Piano Nazionale della Ricerca (PNR) e del Piano Operativo Nazionale della RST e dell alta formazione per le Regioni dell Obiettivo 1 (PON Ricerca). Per tener conto delle prospettive di evoluzione della scienza, della tecnologia e dell economia, si è fatto riferimento ai risultati degli studi dell OCSE che, peraltro, sono già stati posti alla base della definizione della politica nazionale di RST. Il quadro programmatico, normativo e finanziario della RST è oggetto di una puntuale, seppur sintetica, rassegna che documenta gli sforzi compiuti negli anni più recenti dalle Istituzioni europee e nazionali per accrescere gli investimenti, con la previsione di un ampia varietà di misure di sostegno alla diffusione dell innovazione. 3

4 Altra importante fase del processo di formazione della Strategia ha riguardato l esame, attento ed approfondito, del Sistema Puglia, con particolare r iguardo alle caratteristiche strutturali dell apparato produttivo, della domanda e dell offerta di innovazione e dei relativi collegamenti, a conclusione del quale è stata successivamente condotta l analisi swot dei punti di forza e di debolezza, delle opportunità e minacce. Lo studio della struttura produttiva e della sua recente evoluzione ha confermato la preponderante presenza di PMI che hanno manifestato un alto tasso di natalità. Esse sono concentrate in attività produttive tradizionali nelle quali il processo di introduzione dell innovazione è lento, stentato e prevalentemente di natura esogena poiché quasi sempre stimolato dai fornitori e/o dagli incentivi finanziari. Restano immutate le condizioni che conducono le PMI pugliesi ad identificare la fonte del vantaggio competitivo nel contenimento dei costi e ciò continua ad orientarle verso l adozione di innovazioni di processo. Permangono e perfino si accentuano i divari interni al territorio regionale: invero, le tre sub-aree (Capitanata, Puglia centrale, Area jonico-salentina) presentano un potenziale innovativo molto diversificato; ciò è da mettere in relazione con la concentrazione e la specializzazione delle attività produttive ed anche con la localizzazione poco equilibrata del sistema dell off erta di RST, situazioni che hanno penalizzato in particolar modo la Capitanata. All analisi della domanda di innovazione è stata dedicata quindi notevole attenzione; infatti, sono stati presi in considerazione i risultati del progetto RIS Puglia INNOVA, cofinanziato dall UE e dalla Regione, nonché quelli conseguiti nell attuazione delle misure del POP e da altri programmi di iniziativa comunitaria (Misure 3.4, 7.4, PIC PMI 7.2 e 7.9, RETEX). Per approfondire i caratteri della domanda latente di innovazione e individuare i modi più opportuni perché essa si manifesti sono stati, inoltre, organizzati incontri (alcune centinaia) con rappresentanti di associazioni di artigiani e di imprenditori e formati panel di testimoni privilegiati. Inoltre, per valutare la domanda potenziale si sono svolti colloqui con titolari o dirigenti di imprese innovatrici operanti nei settori produttivi più dinamici. È stata anche progettata una indagine per individuare le determinanti e valutare la propensione delle imprese ad investire in RST eseguita sul campione di aziende dell Osservatorio Banche -Imprese. Sul versante dell offerta di innovazione sono stati raccolti ed elaborati i più recenti e significativi dati disponibili (di fonte ISTAT, MIUR, CRUI, Fondazione CINI, CNR, CURC Puglia, ENEA, INFM, INFN, MIPA, CINECA, ecc.) relativi ai centri di ricerca di trasferimento tecnologico e di alta formazione operanti in Puglia; utilizzando i risultati di una specifica indagine promossa dal CIRP è stato, inoltre, possibile presentare lo stato dell offerta di RST nei settori definiti strategici nel PON-Ricerca. Infine, per arricchire sensibilmente il grado di conoscenza sull intera attività di RST svolta in Puglia, sono stati predisposti specifici software che consentono di raccogliere, per via telematica, informazioni molto analitiche sulle dotazioni di 4

5 attrezzature, di risorse umane e sull attività svolta dai dipartimenti universitari, dai parchi, dai centri e consorzi di ricerca, pubblici e privati, nonché dalle imprese che offrono servizi per l innovazione. Tutte le informazioni finora raccolte sono state inserite in un apposito sistema informativo geografico (GIS) che incrocia, a base comunale, la domanda con l offerta. Va segnalato che l analisi della domanda e dell offert a di innovazione delle Amministrazione pubbliche è stata effettuata nel Piano regionale per la Società dell Informazione che dedica alle stesse particolare attenzione nella formulazione delle proposte di intervento. I risultati di tutte le indagini e le analisi ora richiamate occupano un numero molto elevato di pagine che, per non appesantire il presente documento, sono state interamente riportate in specifiche appendici. Volendo riassumerne il contenuto si può ricordare che in Puglia la elevatissima incidenza delle PMI (peraltro operanti in settori tradizionali con tecnologie consolidate) impedisce alle stesse di esprimere la domanda di innovazione che resta spesso allo stato latente anche in presenza di sostanziosi incentivi - se non viene promossa dai fornitori di impianti, attrezzature e servizi; per converso, assai limitata è la presenza in Puglia di grandi imprese, nelle quali è regolarmente svolta attività di ricerca e sviluppo; peraltro, le più innovative sono di provenienza extra regionale e quindi esercitano quasi sempre altrove le funzioni di RST. Ciò concorre a rendere poco equilibrata la struttura dell offerta essendo preponderante la presenza delle Università e degli Enti pubblici di RST che, a loro volta dispongono di un numero modesto di ricercatori rispetto alle necessità ed alle regioni meno sfavorite. Fortunatamente sono numerose le strutture di RST particolarmente qualificate; va segnalato che esse sono in grado di mettere a disposizione dei sistemi produttivi locali conoscenze e tecnologie innovative, già fruibili nel breve periodo, così come nel medio-lungo termine, tecnologie di rottura (disruptive con particolare riguardo a quelle informatiche e della comunicazione) da applicare nei settori tradizionali e, inoltre, tecnologie emergenti in grado di alimentare nuove attività (ad es. nanotecnologie). Questo patrimonio di conoscenza viene in minima parte utilizzato dalle imprese per il debolissimo collegamento esistente tra l offerta e la domanda di innovazione. Per contribuire al superamento di questa situazione alcuni anni fa gli Atenei pugliesi, a seguito di una felice iniziativa della Regione decisero di rafforzare la coesione e le sinergie interne al sistema universitario e tra questo e le Pubbliche Istituzioni ed il mondo produttivo dando vita al CIRP (sia perdonata l auto - citazione). Invero, in base ai risultati conseguiti, quella scelta si è rivelata particolarmente positiva; basterà riferirsi alla Misura 7.4 del POP Puglia 94/ 99 attuata dal CIRP relativa a : Ricerca,Sviluppo e Innovazione : in solo tre anni ha promosso investimenti in RST per circa 90 miliardi di lire, ha interessato un centinaio di PMI che si sono avvalse delle competenze di una ventina tra Dipartimenti universitari, Centri e Consorzi di ricerca oltre ai due parchi scientifici e tecnologici; in altri 5

6 termini centinaia di docenti, ricercatori e tecnici sono entrati in diretto contatto con altrettanti imprenditori sostenendoli, con varie modalità, nella predisposizione, valutazione, attuazione di progetti di ricerca e di trasferimento tecnologico. Si è richiamata quell esperienza (affrontando un giudizio critico di autoreferenzialità, tanto facile e scontato quanto immotivato) poiché essa lascia intravedere che, anche in Puglia, la collaborazione tra la Regione, i detentori del know-how e le imprese ha dato positivi risultati che, soddisfatte certe condizioni, possono solo miglioarare; perciò il grande impegno richiesto per adeguare l attività di RST alle esigenze lungi dall essere velleitario o utopistico, può dare risultati concreti se verranno qualificate e sostenute la domanda e l offerta di innovazione, e rafforzati i collegamenti tra le stesse. Dopo aver effettuato l analisi swot incentrata sui punti di forza e di debolezza del siatema Puglia, sulle opportunità e minacce, è stato identificato l obiettivo generale della Strategia: formare un distretto regionale dell innovazione che utilizzi intensamente la risorsa conoscenza per ampliare e diversificare la base produttiva, accrescendo i livelli di occupazione e di reddito; viene perseguita la stretta integrazione tra la struttura regionale della RST, il sistema internazionale della ricerca e l apparato produttivo regionale. Ciascuno di essi presenta specificità e priorità che possono essere raccordate da un denominatore comune: la tecnologia, intesa come un processo che trasforma lavoro, capitali, risorse naturali, materiali ed immateriali in prodotti e servizi e perciò crea valore. L integrazione fra i tre differenti aggregati può essere perseguita mediante il collegamento e lo scambio continuo di informazioni e di conoscenze tra i vari punti, nodi e poli del distretto connessi in una rete della conoscenza. Il modello organizzativo così configurato coinvolge, i protagonisti della ricerca industriale e le strutture adibite al trasferimento tecnologico, promuove la partnership tra soggetti appartenenti a due o più dei suddetti aggregati, e attribuisce alle imprese un ruolo determinante nella produzione e nell adozione di soluzioni innovative basate sulla domanda, piuttosto che sull offerta. La definizione della Strategia ha richiesto, a questo punto, l individuazione delle priorità di innovazione tecnologica che ciascuno dei tre aggregati esprime. Le priorità relative ai sistemi produttivi territoriali sono state identificate nei fabbisogni di ricerca e di innovazione indicati negli assi di intervento del POR 2000/ 06 dal quale sono state anche riprese le scelte operate a sostegno della competitività e dello sviluppo dell apparato produttivo regionale, con par ticolare riguardo ai sistemi locali. Le priorità per la struttura regionale di RST emergono, naturalmente, dalla specificità dei diversi centri di ricerca, l attività dei quali è influenzata dalle scelte operate a livello comunitario e nazionale (Programma Quadro della ricerca europea, PON Ricerca, ecc.); invero, il PON specifica alcune tematiche da privilegiare (Agro-industria, Trasporti, Beni culturali e Beni ambientali) alle quali le Regioni del Mezzogiorno hanno proposto di aggiungere le seguenti: Biologia avanzata e sue applicazioni, Tecnologie dell informazione e della comunicazione (ICT), Nuove tecnologie per le attività produttive. 6

7 Per quanto riguarda il sistema internazionale della ricerca, le priorità sono ben individuabili esaminando le proposte del nuovo Programma-Quadro europeo di ricerca Precisate così le priorità tecnologiche, si profilano due principali direttrici di azione, che possono coesistere, ovviamente se si dispone di adeguate risorse finanziarie: sostenere, nell ambito d ei Progetti Integrati Territoriali (PIT) e Settoriali (PIS), la diffusione dell innovazione nelle attività produttive esistenti mediante l utilizzazione di tecnologie già disponibili in grado di accrescere l efficienza dei settori tradizionali; incentivare la ricerca per sviluppare tecnologie di rottura (disruptive) ed emergenti da impiegare nel medio-lungo termine in attività produttive tradizionali e nuove; tenuto conto della presenza nella regione di competenze scientifiche avanzate e delle priorità definite per il sistema internazionale della ricerca, sono state indicate alcune principali macro-aree tecnologiche (nanotecnologie, biologie avanzate applicabili all agro -industria ed al settore medico-farmaceutico, tecnologie per il monitoraggio ed il controllo del rischio ambientale, ecc.). Allo stesso modo, sono state segnalate alcune tecnologie di rottura che - pur essendo già note (ICT, tecnologie basate sul laser, di progettazione assistita dal computer, di prototipizzazione rapida, sensoristica, ecc.) - nel medio termine, come si è detto, potrebbero essere utilmente applicate in vari processi produttivi, con sensibile miglioramento della produttività, della capacità competitiva e della redditività. E stato possibile, alfine, focalizzare i seguenti obiettivi specifici della Strategia regionale di RST: promuovere, organizzare e sostenere la domanda di ricerca industriale e in genere di innovazione e di alta formazione; rafforzare le strutture dell offerta di RST; qualificare l offerta di alta formazione per la crescita delle risorse umane; collegare le strutture scientifico-tecnologiche con i centri internazionali di RST e con le imprese e le PA locali (rete della conoscenza); istituire l Osservatorio permanente dell innovazione. É stato così possibile disegnare l architettura degli interventi ritenuti indispensabili per attuare la Startegia regionale per la ricerca e lo sviluppo tecnologico; essa è costituita da 5 linee di intervento, a loro volta suddivise in 13 azioni ed in 36 operazioni di cui vengono dettagliatamente illustrati i presupposti, le finalità e le modalità di attuazione. É superfluo ricordare che esse sono coerenti con i principî e i criteri guida posti a base della SRR e, in particolare, rispettano il requisito della complementareità con le misure e le azioni previste dai Programmi europei e nazionali di RST. Il modello organizzativo proposto ed alcuni specifici incentivi sono stati pensati per stimolare la più ampia partecipazione delle imprese e delle istituzioni interessate ai programmi europei e nazionali, che sono dotati di ben più cospicue risorse finanziarie rispetto a quelle finora previste dal POR; l auspicio è che la sollecita attivazione del nuovo modello consenta di utilizzare tutte le risorse messe a 7

8 disposizione della Puglia nel PON, sì da indurre la Regione ad accrescere gli stanziamenti di bilancio per la RST. Le linee di intervento e le azioni proposte non sono esaustive e possono, ovviamente, essere modificate ed integrate; la SRR va quindi considerata aperta, non soltanto per adattarsi, come si è detto, ai cambiamenti delle Traiettorie tecnologiche ma anche per accogliere tutte le modifiche e le integrazioni proposte per migliorarne l efficienza. In quest ottica si può affermare che il lavoro qui presentato si riv elerà tanto più utile quanto più partecipate e condivise saranno le soluzioni da adottare; la sua validità sarà comunque commisurata all entità degli investimenti, al numero delle imprese, degli occupati, delle istituzioni e del personale addetto alla ricerca, sviluppo e alta formazione che, grazie alla diffusione della cultura dell innovazione ed al nuovo modello organizzativo, renderanno possibile il confronto e la competizione tra la nostra regione ed i sistemi economico-sociali, dinamici ed innovativi, basati sulla conoscenza. Bari, dicembre 2001 Prof. Giuseppe De Meo Presidente Cirp 8

9 INDICE PARTE I Metodologia e analisi del contesto 1. Oggetto e Metodologia Il sistema Puglia e l innovazione La dimensione territoriale dei processi di innovazione Il problema della dimensione delle imprese e le strategie di agglomerazione 1.2. La Puglia e lo spazio europeo della ricerca Principi e criteri guida Quadro finanziario, normativo e programmatico della ricerca e sviluppo. 28 in Italia e nell Unione Europea 2.1. Un breve inquadramento della R&S in Italia La politica nazionale della R&S Università e centri di ricerca pubblici Il Piano Nazionale della ricerca I principali fondi per il sostegno della R&S 2.3. Il quadro dei finanziamenti comunitari a sostegno della ricerca scientifica e dell innovazione e le politiche settoriali I Programmi Quadro dell Unione Europea Il PON Ricerca, Sviluppo T ecnologico ed Alta Formazione 2.4. Un quadro sinottico degli interventi a sostegno della R&S...78 PARTE II La strategia e le azioni 3. La Strategia regionale della ricerca e dell innovazione Obiettivo generale Le priorità Gli obiettivi specifici Le linee di intervento e le azioni Linea di intervento I Promozione, organizzazione e sostegno della Domanda di innovazione...99 Azione I.1 - Incentivi a imprese e consorzi di imprese per attività di ricerca, sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico Linea di intervento II - Qualificazione dell offerta di ricerca, sviluppo, trasferimento tecnologico e di servizi per l innovazione.116 Azione II.1 - Potenziamento e costituzione di centri di 9

10 eccellenza scientifica Azione II.2 - Potenziamento delle infrastrutture.121 Azione II.3 - Rafforzamento delle risorse umane e delle competenze all interno del sistema della R&S Azione II.4 - Attrazione di insediamenti di imprese science e knowledge based Azione II.5 - Infrastruttura a rete del sistema regionale della conoscenza Linea di intervento III - Rafforzamento della rete dei servizi per l innovazione e dei collegamenti tra sistema scientifico e sistema produttivo Azione III.1 - Audit scientifico-tecnologici per le PMI Azione III.2 - Costituzione e rafforzamento di servizi e strutture per la valorizzazione dei risultati scientifici ed il trasferimento tecnologico Linea di intervento IV - Sviluppo delle risorse umane Azione IV.1 - Qualificazione e rafforzamento del capitale umano operante nel sistema della Domanda di ricerca e innovazione.155 Azione IV.2 - Qualificazione e rafforzamento del capitale umano operante nel sistema dell Offerta di ricerca e innovazione.161 Azione IV.3 - Sostegno all innovazione del sistema regionale dell alta formazione 164 Azione IV.4 - Formazione di personale nell ambito dei servizi Pubblici e privati per la promozione dell innovazione e dello sviluppo tecnologico Linea di intervento V - Osservatorio Permanente dell Innovazione..174 Azione V.1 - Osservatorio Permanente dell Innovazione

11 PARTE I Metodologia e analisi del contesto 11

12 1. OGGETTO E METODOLOGIA 1.1 Il sistema Puglia e l innovazione Gli indicatori disponibili nel campo della ricerca, sviluppo ed innovazione tecnologica evidenziano un significativo ritardo per la Puglia. La spesa in R&S è stata pari a milioni di lire, lo 0,43 % del PIL regionale, quasi un terzo del dato medio nazionale (1,1%) ed inferiore al corrispondente dato del Mezzogiorno (0,61%) (fonte: Istat ) Il numero degli addetti alle attività di R&S è in Puglia di 4767 unità, pari allo 0,39% degli occupati, mentre tale percentuale è pari a livello nazionale allo 0,8%. La minore e rilevanza nella Puglia (così come in tutte le regioni meridionali) della ricerca e sviluppo è dovuta alla scarsa presenza delle grandi imprese (che effettuano l 80% della spesa nazionale del sistema produttivo) e dei settori a più alta intensità di ricerca: telecomunicazioni, autoveicoli, farmaceutica, elettronica, aerospaziale, macchine per ufficio, chimica. Questo scarso peso della R&S delle imprese non viene compensato da una maggiore presenza della spesa delle strutture pubbliche, che, tuttavia, in Puglia è pari soltantoall 1,5% della spesa pubblica nazionale in R&S. Solo il 27% delle piccole e medie imprese manifatturiere ha introdotto innovazioni nel 2000, rispetto ad un dato nazionale del 41,8%; in questa classifica regionale la Puglia occupa gli ultimi posti, precedendo solo il Lazio (25,7%). Distinguendo la spesa per l innovazione tra una componente di servizi e quindi immateriale (R&S, design, progettazione, marketing, ecc.) ed una tecnologica veicolata da macchine ed apparati industriali, è possibile notare che la Puglia detiene il particolare primato della percentuale di spesa in investimenti tecnologici (e per converso l ultima posizione in quella dei se rvizi innovativi). Per questa via, infatti, è veicolato ben l 83,7% del totale delle risorse delle imprese manifatturiere della regione destinate all innovazione. In Puglia prevale nettamente, quindi, la modalità innovativa di processo, verso la quale secondo recenti previsioni - si orienterà nel biennio il 76,9% degli interventi innovativi delle PMI manifatturiere, contro un 72% a livello meridionale; si nota, tuttavia, una percentuale superiore alla media italiana per quel che riguarda le aziende che intendono effettuare innovazioni di prodotto (39,8% contro il 26,8% del dato nazionale). Pare, anche, molto fortemente avvertita l esigenza di migliorare la commercializzazione (28,3% dei casi, dato che risulta inferiore solamente a quello registrato in Campania). Una ulteriore conferma della limitata propensione all innovazione si ritrova considerando il ruolo finora molto limitato che l evoluzione delle Tecnologie dell Informazione e della comunicazione (ICT) presenta a livello meridionale e regionale. 12

13 Nel 1999 il mercato italiano delle ICT ha raggiunto il valore di 32,6 mila miliardi di lire, crescendo del 10,6% rispetto al 1998 (secondo i dati di Assinform). La quota complessiva del Mezzogiorno è pari a poco più del 13% (13,3%), con una spesa per abitante (208 mila) che risulta pari al 27% di quella del Centro-Nord. L unico dato positivo, che lascia intravedere le ampie potenzialità legate alla diffusione delle ICT nelle regioni meridionali, riguarda l elevato tasso di sviluppo del mercato meridionale risultato nel 99 pari al 12,3%, a fronte del 10,6% della media nazionale, manifestando in tal modo una significativa inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. I dati Unioncamere Infocamere indicano che le aziende della fabbricazione di macchine per ufficio, nel corso del 2000, sono cresciute del 3% rispetto al 5,2% della media nazionale, mentre quelle di software sono cresciute ad un ritmo maggiore rispetto a quello nazionale: 6,2% contro il 4,4%. Alla luce di tali andamenti, risulta evidente come il Mezzogiorno e la Puglia in particolare potrebbero utilizzare con maggiore efficacia le opportunità connesse alla diffusione delle ICT per tentare di recuperare in parte i divari di crescita e sostenere nuove dinamiche di sviluppo. Su questi presupposti è infatti basato il Piano regionale per la Società dell Informazione l attuazione del quale creerebbe le condizioni di base per attirare in misura crescente investimenti di attività di produzione di software e di tecnologie avanzate, in grado, tra l altro, di sostenere i processi di innovazione, consolidamento ed espansione dell intero sistema produttivo ed economico locale. Nel complesso emerge comunque la necessità di favorire iniziative e programmi volti a promuovere un raccordo più efficace tra domanda ed offerta, a partire da una maggiore integrazione con gli obiettivi generali in tema di ricerca, innovazione, trasferimento e sviluppo della Società dell Informazione definiti nei programmi quadro europei e in quelli operativi nazionali La dimensione territoriale dei processi di innovazione Secondo le risultanze delle indagini condotte sul sistema Puglia, la regione è ancora largamente un sistema che ricerca il suo vantaggio competitivo sul terreno dei costi e questo costituisce un serio limite, soprattutto in una fase nella quale la competitività dei sistemi locali e delle piccoli imprese dipende sempre più dal loro capitale umano, dalla qualità delle infrastrutture immateriali e dei servizi esistenti nel territorio. Anche i fenomeni più interessanti, come quelli di outsourcing e di decentramento produttivo avviati da molte imprese regionali, sono ancora strategie competitive fondate e perseguite sul lato dei costi. Lo stesso dinamismo imprenditoriale della regione, testimoniato dagli elevati tassi di natalità delle imprese, presenta tratti di debolezza: siamo infatti in presenza di imprese che, salvo poche eccezioni, non contribuiscono ad allargare in modo significativo la base produttiva, sviluppando nuovi settori e nuove competenze. La strategia della RST deve quindi contribuire alla creazione di un ambiente favorevole alla diffusione dei comportamenti innovativi, offrendo uno stimolo al sistema regionale a divenire o restare competitivo utilizzando tecnologieinnovative 13

14 REGIONE PUGLIA: STRATEGIA REGIONALE PER LA RICERCA SCIENTIFICA E LO SVILUPPO TECNOLOGICO e capitale umano avente alto livello di conoscenza. Un contesto innovativo richiede un azione di sostegno al Sistema della Ricerca Scientifica e Tecnologica esistente in Puglia e la promozione della cooperazione tra questo e il Sistema delle imprese e della Pubblica Amministrazione. Le innovazioni e i loro prodotti possono essere classificate e raggruppate in macrocategorie, utilizzando la classificazione messa a punto da Pavitt. Ma con riferimento alla struttura economica regionale, i macrosettori interessanti sono tre: Dominate dai fornitori. In questo macrosettore vanno compresi settori come il calzaturiero, il tessile abbigliamento, l alimentare ma anche l agricoltura, l edilizia e i servizi privati. Sono i fornitori a diffondere le tecnologie usate e per le imprese i processi di apprendimento si svolgono attraverso processi di learning by doing e by-using. Fornitori specializzati. Comprende soprattutto le meccanica strumentale e i macchinari, settori importanti della nostra economia, soprattutto nel barese. Questo, diversamente dal primo, sviluppa innovazione utilizzando sia il proprio sapere e sia interagendo con coloro che utilizzando i propri prodotti. Infine può attingere anche dai laboratori e centri di ricerca, se ne esistono le condizioni. Basati sulla scienza. Si tratta in questo caso di imprese la cui fonte di vita sono le risorse tecnologiche e che sviluppano innovazioni di prodotto e di processo in modo continuo, utilizzando i propri laboratori o anche i risultati prodotti da altre strutture, come le Università e i centri di ricerca. Ricadono in questa campo l industria elettronica, quella farmaceutica e informatica. Le Università e i Parchi tecnologici possono contribuire in modo significativo alla nascita di questo tipo di imprese. In Puglia esistono ormai quattro Università, due Parchi e numerosi centri di ricerca pubblici e privati che vanno potenziati e qualificati per offrire anche questo apporto alla capacità competitiva ed all ampliamento della base produttiva. Naturalmente tra i macrosettori esistono flussi tecnologici in più direzioni e la competitività delle imprese e dei territori dipende largamente da questi flussi. Il macrosettore Basati sulle scienza fornisce tecnologia agli altri settori e a sua volta ricava stimoli, ma anche tecnologie dai Fornitori specializzati. Anche quest ultimo va infatti considerato come un importante generatore netto di tecnologie. Le imprese del primo macrosettore - dominate dai fornitori sviluppano evidentemente innovazioni che hanno natura incrementale, ma esse restano al suo interno. Ciò porta a concludere che, se si vuole incrementare la capacità innovativa del sistema produttivo pugliese, è opportuno concentrare le risorse sui primi due macrosettori, sapendo che da questi dipenderà largamente l innov azione tecnologica che si avrà in Puglia in tutte le attività produttive, compresa l agricoltura e la edilizia. In una Regione come la Puglia non si può non tenere conto delle sue articolazione geografiche, storiche e sociali, del fatto che essa è una regione di regioni. Uno sforzo per definire alcune aree di riferimento sub-regionali può contribuire al successo dei processi di interazione che si dovrà realizzare tra Agenti economici, strutture associative ed istituzionali per sviluppare esternalità e spillover. In 14

15 REGIONE PUGLIA: STRATEGIA REGIONALE PER LA RICERCA SCIENTIFICA E LO SVILUPPO TECNOLOGICO quest ottica, è importante individuare nodi della rete della ricerca e dell innovazione dotati di strutture dell offerta innovativa e tecnologica nonché di una ragionevole densità della domanda proveniente dalle imprese e dalle istituzioni intermedie locali. Tenendo conto del ruolo che le Università sono chiamate a svolgere e della loro collocazione territoriali, appare utile, pensare che la rete possa avere tre nodi territoriali: La Capitanata, la Puglia centrale e il Sistema jonicosalentino; si tratta di tre realtà territoriali dotate in modo differente sia di risorse scientifiche e tecnologiche che di attori economici ed Istituzionali. Possono quindi, per gli obiettivi che si vogliono perseguire, essere considerate una base territoriale ottimale per la localizzazione di un nodo del distretto scientifico tecnologico regionale. La Puglia si caratterizza quindi per un' accentuata articolazione della sua struttura produttiva e territoriale. E' possibile individuare sia aree in cui prevale la specializzazione industriale (di piccola e media impresa, a prevalente presenza di grande impresa, nei settori dell' industria leggera, in quelli dell' industria meccanica, ecc.), che ambiti di caratterizzazione agricola e agroindustriale nonché zone a forte vocazione turistica. Nella tabella che segue si sono classificati i sistemi territoriali di imprese indicati nel POR (cap Situazione economica e divari regionali) tenendo conto delle caratteristiche del processo di innovazione dei settori prevalenti a livello territoriale (comparti dominati dai fornitori, fornitori specializzati, basati sulla scienza). Tipologie/ Sistemi Dominate dai fornitori Fornitori specializzati Basati sulla scienza Capitanata Sistema agro-alimentare del Produzione e Tavoliere manutenzione di Sistema turistico del Gargano impianti industriali di Foggia Puglia centrale Sistema murgiano Sistema meccanico dell imbottito dell area di Bari Sistema tessile-abbigliamento del Nord-barese Sistema calzaturiero del Nordbarese Sistema dell area di Bari Sistema turistico agroindustriale Agroindustriale brindisino Turistico brindisino Tessile abbigliamento del Sud Salento Calzaturiero del Sud Salento Turistico della costa salentina Agricolo-alimentare salentino Lavorazione della ceramica a Grottaglie Abbigliamento a Martina Franca Polo aeronautico e aviomotoristico brindisino Sistema logisticoportuale di Taranto Siderurgicomeccanico Navalmeccanico Sistema jonicosalentino Polo chimicofarmaceutico brindisino 15

16 Significativa risulta la concentrazione dei sistemi di imprese regionali nei comparti tradizionali dove l innovazione è prevalentemente esogena e procede per adattamenti ed aggiustamenti di input innovativi provenienti da aziende esterne. Va richiamata la presenza di sistemi produttivi, prevalentemente nei comparti meccanici e negli insediamenti privilegiati dalle politiche di sviluppo per poli degli anni Sessanta e Settanta, di imprese che possono considerarsi fornitori specializzati di apparati, processi ed impianti. La presenza di questa tipologia è diffusa in tutti e tre i sistemi sub-regionali (Capitanata, Terra di Bari e Terra d Otranto). Nelle aree interessate si sono concentrate le più significative iniziative di investimento estero che hanno coinvolto la regione negli anni più recenti. Quasi del tutto assente la terza tipologia che può essere riferita solo ad una delle aree individuate dal POR: il polo chimico-farmaceutico di Brindisi. In questo caso, va ricordato che siamo in presenza di imprese che sono il risultato di un profondo processo di ristrutturazione che è stato avviato già alla fine degli anni Settanta. Circa il reale potenziale innovativo delle imprese appartenenti al polo suddetto, va ricordato che in quasi tutti i casi ci troviamo di fronte a stabilimenti che fanno parte di gruppi industriali le cui funzioni di Ricerca e sviluppo sono localizzate presso le sedi centrali. L' intervento di consolidamento e innovazione di questi sistemi può permettere alle politiche di sviluppo regionale di raggiungere un più elevato grado di integrazione, di essere meglio finalizzate e di avere un più elevato tasso di efficacia. A livello di sistema locale è inoltre possibile selezionare e definire le priorità degli interventi, formativi, innovativi ed infrastrutturali nonché valorizzare le stesse esperienze di programmazione negoziata ricercando forme di connessione con gli obiettivi del programma regionale di sviluppo e di programmi ed accordi interregionali sottoscritti o da sottoscrivere. L analisi delle condizioni dello sviluppo locale fanno rilevare tra gli elementi di particolare debolezza: un elevata specializzazione dei sistemi locali nei comparti a basso valore aggiunto ed una rarefazione delle presenze industriali nei settori di attività strategici; diffuse condizioni di inefficienza e diseconomia di contesto; una scarsa attitudine all innovazione soprattutto di prodotto/mercato e un limitato ricorso ai programmi di ricerca e di innovazione nazionale e comunitari; uno scarso utilizzo di figure organizzative e manageriali e carenze nell assetto tecnico e dimensionale delle imprese; debolezza della maglia intersettoriale e delle filiere produttive; assenza di servizi alla produzione. Tra le potenzialità si possono annoverare: uno spiccato dinamismo e una significativa vitalità imprenditoriale; la disponibilità di tecnologie dell informazione e della comunicazione; opportunità di sviluppo degli assetti produttivi e tecnologici, in connessione con l orientamento delle politiche comunitarie e nazionali alla sostenibilità ambientale; una buona disponibilità di aree e dotazione infrastrutturale; una buona stratificazione di saperi e conoscenze in centri universitari e consorzi per il trasferimento tecnologico; la presenza di centri di ricerca applicata e di diffusione e trasferimento tecnologico, nonché di incubatori industriali; una crescente centralità dei sistemi locali nelle politiche di sviluppo nazionali e comunitarie. 16

17 1.1.2 Il problema della dimensione delle imprese e le strategie di agglomerazione La presenza di una notevole domanda di innovazione tecnologica inespressa o solo potenziale è anche da ricondurre alla eccessiva frammentazione dimensionale del sistema produttivo locale, che ostacola l' emersione di tale domanda in due modi: Direttamente, in quanto la piccola dimensione riduce sensibilmente le economie di scala usualmente legate all introduzione di nuove tecnologie, sia di prodotto che di processo. Indirettamente, giacché la piccola/piccolissima dimensione imprenditoriale limita fortemente la possibilità di disporre, all interno dell impresa, delle professionalità manageriali e tecnologiche necessarie a gestire il processo di acquisizione ed assimilazione dell innovazione. Le motivazioni strutturali per l estrema frammentazione dimensionale del tessuto locale di PMI sono peraltro probabilmente troppo importanti (ed i loro punti di forza troppo significativi) per rendere ammissibile la proposta di interventi tesi a premiare le dimensioni aziendali medio -grandi a discapito di quelle più piccole. Appare più opportuno, invece, operare promovendo aggregazioni mirate di più piccole imprese interessate a processi e risorse innovative simili, in modo da fare emergere economie di scopo che possano in qualche modo supplire alla deficienza di quelle di scala. Considerati gli attuali orientamenti espressi a livello nazionale e regionale consistenti nella tendenza a privilegiare e promuovere formule di cooperazione interaziendale, di potenziamento e consolidamento di filiere produttive, cluster e di aree oggetto di Patti territoriali o di contratti d area, nonché a valorizzare i sistemi produttivi locali ed i distretti esistenti perseguendo obiettivi mirati e selettivi di sviluppo in conformità ai fattori di contesto economico e sociale propri del territorio, l aggregazione delle PMI sembra essere un processo opportuno ed appropriato. È evidente, infatti, che l aggregazione tra imprese costituisce veicolo per la valorizzazione dei fattori propulsivi insiti nella piccola dimensione (potenzialmente caratterizzata da flessibilità e specializzazione produttiva) facendo leva sui benefici conseguenti ad economie di scopo e dei meccanismi di risonanza e di imitazione tramite lo sviluppo di rapporti di fiducia reciproca e di diffusione e condivisione della conoscenza che inducono comportamenti innovativi di tipo adattivo. Si evidenzia, tuttavia, la necessità di stimolare anche attitudini imprenditoriali proattive attraverso la formulazione di strategie connotate da forti sinergie di sistema focalizzate su un efficace integrazione tra sistemi di istruzione, formazione e ricerca. L efficacia dell aggregazione richiede necessariamente l acquisizione e l assimilazione di innovazioni correlate al contesto socio -tecnico, funzionale ed organizzativo delle imprese ed alla realtà economico territoriale. A tal fine, quindi, l individuazione degli interventi innovativi più idonei a rispondere alle esigenze specifiche locali esige un attenta valutazione delle medesime, attuabile solo sul campo. 17

18 1.2 La Puglia e lo spazio europeo della ricerca. Con la comunicazione Verso uno spazio europeo della ricerca è stato introdotto il concetto di spazio di ricerca integrato in cui le barriere scomparirebbero e si rafforzerebbe la collaborazione tra centri europei di ricerca ed innovazione. Sulla spinta del Parlamento europeo, del Comitato economico e del Comitato delle regioni è stato sottolineato il ruolo fondamentale che le regioni possono svolgere nella mobilitazione delle attività di ricerca e innovazione, in particolare è stata evidenziata l importanza del ru olo che potrebbero svolgere gli enti locali e regionali nella formazione, nell assistenza ai laboratori e nel sostegno destinato ai ricercatori, in relazione alle aspettative delle popolazioni locali. Si è inoltre auspicato il coordinamento dei programmi comunitari sulla ricerca e l innovazione con quelli che riguardano le politiche regionali al fine di promuovere progetti in materia di sviluppo della ricerca che siano il più vicino possibile al cittadino. La definizione di una Strategia regionale per la ricerca e l innovazione (SRR) deve favorire l orientamento verso un nuovo modello di sviluppo che mira alla crescita mediante la mobilitazione di tutte le risorse disponibili nelle regioni favorendo obiettivi concreti, la valorizzazione delle risorse umane, l aumento della capacità competitiva e dell occupazione e l incentivazione della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell innovazione a livello locale e regionale. Tutto ciò nella consapevolezza che la capacità delle economie regionali di far fronte alla concorrenza ed adeguarsi al progresso tecnico è legata alla loro capacità di innovazione. La capacità di autorganizzazione delle regioni diventa pertanto un fattore fondamentale di crescita: la capacità e gli obiettivi tecnologici, la connettività e l a pertura nei confronti del mondo esterno costituiscono i requisiti fondamentali. Le regioni vanno considerati soggetti dinamici per l attuazione concreta dello Spazio europeo della ricerca. La loro capacità di incidere con successo nei processi di trasformazione a livello locale è fortemente connesso al concetto di territorializzazione, inteso come strategia specifica in materia di politica di ricerca, volta a rafforzare particolari condizioni territoriali. La territorializzazione della politica di ricerca si pone due obiettivi fondamentali: rafforzare la dimensione regionale delle politiche nazionali di ricerca ed innovazione e sintonizzarle con le esigenze socioeconomiche delle regioni; orientare queste politiche al fine di rafforzare la capacità di ricerca ed innovazione nelle regioni, potenziando la loro capacità di agire come propulsori dello sviluppo economico e tecnologico. Questi obiettivi possono essere raggiunti mediante: l elaborazione di strategie di ricerca ed innovazione atte a sviluppare riso rse materiali ed umane, tra cui infrastrutture ed attrezzature di ricerca, strutture universitarie e di formazione locali, strutture di sostegno per favorire la 18

19 creazione e la crescita di imprese innovative, interfacce efficienti del sistema dell innovazio ne che colleghino ad esempio ricercatori, operatori dell innovazione e fonti di finanziamento, parchi scientifici e tecnologici, programmi di ricerca, iniziative destinate ad attirare i ricercatori a livello locale e promuovere gli scambi di personale; l incentivazione di partenariati tra settore pubblico e settore privato al fine di contribuire all economia della conoscenza in Europa ed incentivare la creazione e la diffusione delle conoscenze; la promozione di un ambiente favorevole alla ricerca e all inn ovazione mediante l introduzione delle misure giuridiche, finanziarie e fiscali di accompagnamento ritenute necessarie; l incentivazione dello scambio di esperienze con altre regioni che abbiano ottenuto risultati positivi in settori specifici; il contributo attivo a favore di una strategia integrata per lo sviluppo sostenibile. Le ricerche più recenti nel campo economico, indicano che il rafforzamento delle conoscenze e della diffusione delle tecnologie a livello regionale può rivelarsi una delle strategie più efficaci per il conseguimento dello sviluppo economico. I sistemi regionali di innovazione possono rafforzarsi quando una serie di fattori sono localizzati in prossimità, intesa soprattutto in senso geografico, sebbene questo requisito stia cambiando grazie ai progressi delle tecnologie dell informazione e della comunicazione. La prossimità geografica rimane tuttavia uno dei fattori più determinanti negli scambi intellettuali, commerciali e finanziari e condiziona notevolmente il processo di innovazione. Le regioni sono importanti perché costituiscono la base spaziale di gruppi di operatori della ricerca e dell innovazione i cosiddetti raggruppamenti che sono spesso considerati i motori dello sviluppo economico regionale. I raggruppamenti sono formati da complessi di imprese innovative, istituzioni accademiche e di ricerca, parchi e agenzie di sviluppo locale e altri organismi di sostegno. Le loro strutture integrano una base di conoscenza in continua evoluzione, infrastrutture di supporto ed una dimensione culturale dello sviluppo. La costituzione di raggruppamenti comporta attività di rete in senso più ampio, in cui i singoli elementi creano tra loro collegamenti forti ed interdipendenti. Le modalità dei flussi di interazione variano in funzione del trasferimento delle conoscenze, delle transazioni finanziarie o semplicemente di contatti personali più frequenti. In questi casi, gli scambi di conoscenze finiscono col divenire il sottoprodotto più importanti dei raggruppamenti. Le ricerche e lo sviluppo tecnologico si trovano alla base di questo riversamento di conoscenze e rientrano fra gli elementi chiave dei raggruppamenti regionali più efficaci. La politica comunitaria continua a porsi gli obiettivi fondamentali seguenti: agevolare la partecipazione efficace delle regioni dell Obiettivo 1 a progetti di ricerca in collaborazione a livello regionale o europeo, favorire lo sviluppo delle loro risorse umane nel campo della RST, fare in modo che beneficino maggiormente delle opportunità offerte dalla disponibilità di capitale di rischio e s integrino pertanto più rapidamente nella comunità di ricerca europea. 19

20 Nell ambito della strategia integrata in materia di sviluppo regionale, la ricerca e l innovazione regionali devono essere coerenti con le altre polit iche ed iniziative, in particolare con i Fondi Strutturali. Inizialmente le attività dei Fondi strutturali si concentrava sull infrastruttura fisica (laboratori ed attrezzature). Oggi, sebbene le infrastrutture fondamentali siano ancora importanti per la transizione verso una società ed una economia della conoscenza (come nel caso della disponibilità di moderne reti di banche dati e telecomunicazioni) è ormai ampiamente riconosciuta l importanza crescente degli investimenti immateriali nei settori prioritari dell istruzione, la formazione, la ricerca e l innovazione. Tale approccio emerge in particolare nelle Azioni Innovative, previste dai Fondi strutturali per incrementare l impatto e la qualità delle iniziative di sviluppo regionale e destinate ad approfondire i nuovi concetti metodologici per la politica regionale, sulla base di modelli e sistemi della economia della conoscenza. Le azioni innovative riguardano tre tematiche di cui la prima (economia regionale fondata sulla conoscenza e sull innovazione tecnologica) è particolarmente significativa per il conseguimento degli obiettivi dello Spazio europeo della ricerca. Questa tematica mira a consentire alle regioni di potenziare la loro competitività grazie alla creazione di sistemi regionali di ricerca e innovazione. Le azioni innovative riguardano le seguenti attività per le quali è previsto un cofinanziamento: creazione o potenziamento delle reti di cooperazione tra imprese e gruppi di imprese, i centri di ricerca e università, organismi incaricati del miglioramento della qualità delle risorse umane, ambienti finanziari e consulenti specializzati; interscambio di personale tra centri di ricerca, università e imprese, in particolare PMI; definizione dei risultati della ricerca e adeguamento tecnologico delle PMI definizione di strategie tecnologiche per le regioni (compresi progetti pilota) sostegno agli incubatori di nuove imprese collegati alle università e ai centri di ricerca; promozione degli spin-off nati dai centri universitari o da grandi imprese operanti nel settore tecnologico e dell innovazione; meccanismi di sostegno a progetti scientifici e tecnologici comuni tra PMI, università e centri di ricerca; contributo allo sviluppo di nuovi strumenti finanziari (capitale di rischio) per gli start-up Il nuovo programma quadro di RST, come meglio si vedrà in seguito, offre agli organismi regionali una serie di nuove opportunità, con svariate possibilità di partecipazione e di una rapida integrazione nell economia e nella società della conoscenza che si stanno sviluppando in Europa. Queste opportunità vanno dagli innovativi strumenti del nuovo programma quadro comunitario di RST alle attività che favoriscono la costituzione di reti, la cooperazione transregionale e l ampliamento delle nostre conoscenze conce rnenti il potenziale delle regioni in materia di scienza, tecnologia e innovazione. 20

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