RASSEGNA STAMPA CGIL FVG mercoledì 16 settembre 2015

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1 RASSEGNA STAMPA CGIL FVG mercoledì 16 settembre 2015 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2) Latterie friulane, scagionati gli ex vertici (M. Veneto, 2 articoli) Pioggia di contributi, ira 5 Stelle (Gazzettino) «No alle fughe in avanti. Il Consiglio è sovrano» (Piccolo) Una legge per lavori edili in quota più sicuri (Piccolo) Sindaci attirati dagli incentivi ma frenati dai campanilismi (M. Veneto) Dal Tagliamento a Gonars manca solo il sì di Venezia (Gazzettino) Bofrost assume 70 dipendenti in un mese (M. Veneto) Fallimenti, Fvg in controtendenza (M. Veneto) Fondi pubblici alla scuola che costa 650 euro a iscritto (Piccolo) CRONACHE LOCALI (pag. 12) Scatto alle Uti e alla Regione. Maxi fusione nel Medio Friuli (M. Veneto Udine, 2 articoli) Verso stati generali allargati alla Regione (M. Veneto Pordenone) Il 45% del Molo Settimo passa nelle mani di Msc (Piccolo Trieste) I sindacati ritirano lo sciopero di Elettra (Piccolo Trieste) Il Consiglio comunale abortisce l Uti (Piccolo Gorizia-Monfalcone) Tiare, le ditte non pagate denunciano anche i vertici Ikea (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

2 ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE Latterie friulane, scagionati gli ex vertici (M. Veneto) di Luana de Francisco UDINE Lo aveva scritto il gip nell ordinanza di misura cautelare (arresti domiciliari) nei confronti di Rino Della Bianca, 60 anni, di Tricesimo, allora responsabile dell approvigionamento del latte al Consorzio cooperativo Latterie friulane (oggi in mano a Parmalat). «All interno del consorzio, sotto la regia del Della Bianca, venivano sistematicamente elusi i risultati delle analisi interne; il latte in entrata che risultava contaminato non veniva segregato per essere smaltito, ma veniva miscelato con quello sano per essere commercializzato; in alcuni casi, la miscelazione avveniva a monte, all atto della raccolta presso la singola azienda agricola». A un anno e mezzo dall avvio dell inchiesta sulla presenza di aflatossine M1 oltre i limiti di legge in alcune partite di latte, l impianto accusatorio non è cambiato. Gli ulteriori accertamenti condotti nel corso dell ultimo anno dai carabinieri del Nas di Udine, tuttavia, hanno portato la Procura a rivedere l imputazione originaria e a ipotizzare un reato alternativo e, in termini di pena, meno grave rispetto a quello inizialmente contestato dell adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari. Per quasi tutti gli episodi, è stata ravvisata ora anche, appunto in alternativa, l ipotesi del commercio di sostanze alimentari nocive. Ciò che è mutato in maniera sostanziale, invece, è l elenco di coloro che di quei reati si sarebbero resi responsabili. Non più le figure apicali della coop, e cioè Roberto Rossi, 55 anni, di Faedis, l ex presidente che si dimise dalla carica a seguito del coinvolgimento nell indagine, e Franco Odorico, 57, di Udine, l ex direttore generale che invece risolse consensualmente il proprio rapporto con il Consorzio quando subentrò la nuova proprietà, e neppure gli addetti al laboratorio di analisi Cristian Berlasso, 41, di Mortegliano, e Davide Capraro, 38, di Osoppo. Bensì, oltre a Della Bianca, altri tre responsabili di settore del consorzio, ossia Alain Marie Francois Surmely, 53 anni, di Pozzuolo (laboratorio analisi), Isabella Croattini, 49, di Pasian di Prato (qualità) e Roberto Gerunda, 59, di Trieste (produzioni), il contitolare di un azienda di autotrasporti, Mauro Pasquini, 46, di Pravisdomini, incaricato della raccolta giornaliera del latte prodotto dai consorziati, e diversi tra allevatori, titolari e legali rappresentanti di aziende agricole che alla coop di Campoformido conferivano il proprio latte. A ricevere l informazione di garanzia, in questo caso, erano stati Giovanni Mezzavilla, 50 anni, di Basiliano, Giancarlo Peron, 45, di San Quirino, Tullio Bertuzzi, 53, di Campoformido, Giovanni Battista De Biaso, 50, di San Quirino, ed Elisabetta Doles, 62, di Romans d Isonzo. Ai loro nomi, in corso d indagine, la Procura ha aggiunto quelli di Gianlauro e Gianluca Del Giudice, di 77 e 38 anni, di Vissandone di Basiliano, e di Ennio, Loris e Mauro Frucco, di 62, 32 e 27 anni, di Cornino di Forgaria nel Friuli. Per un totale di 15 indagati. In questi giorni, il pm Marco Panzeri ha proceduto da un lato a presentare al gip le richieste di archiviazioni per le quattro persone per le quali non sono emersi elementi di responsabilità e, dall altro, a fare notificare l avviso di conclusione delle indagini preliminari a chi, vecchi e nuovi, è invece rimasto sotto inchiesta. Caduta in fase d indagine l ipotesi dell associazione a delinquere pure inizialmente formulata nei confronti di tutti, è venuta meno anche l imputazione a carico delle stesse Latterie friulane, chiamate in causa in virtù del decreto legislativo 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle società. Dal giorno della notifica, i difensori hanno venti giorni di tempo per depositare memorie o chiedere di essere interrogati. Gli avvocati Federica Tosel e Luigi Francesco Rossi, che assistono Della Bianca, hanno già fatto sapere di essere pronti a dimostrare con assoluta certezza che il latte non era pericoloso. I fatti, ricostruiti per buona parte attraverso una montagna di intercettazioni telefoniche effettuate nei primi mesi del 2014, erano stati illustrati dal comandante dei carabinieri del Nas, capitano Antonio Pisapia, nel giugno dell anno scorso, dopo le perquisizioni condotte in contemporanea nella sede di Latterie friulane, all associazione allevatori e alla Soligo di Treviso, cioè nell azienda che tra il 12 e il 14 dicembre 2013 aveva restituito al consorzio confezioni di latte fresco, indicandolo come «non conforme», dopo che le analisi avevano evidenziato una concentrazione di aflatossine eccedente di oltre cinque volte il limite

3 massimo ammesso (pari a 50 ppt). L inchiesta poggia sull ipotesi che gli indagati abbiano corrotto o adulterato partite di latte destinate all alimentazione, prima che venissero distribuite per il consumo, miscelandole con latte contaminato - per il quale non sempre è stato possibile precisare il quantitativo - prodotto da allevatori consorziati. Considerata una sostanza altamente tossica, l aflatossina rendeva in tal modo il latte pericoloso per la salute dei consumatori. Con l imputazione alternativa, il pm ha ipotizzato che le partite di latte contaminato fossero anche messe in commercio e, in particolare, che questo avvenisse anche dopo che i livelli di contaminazione fossero stati previamente accertati con le analisi effettuate dal Consorzio, pure in autocontrollo. Analisi i cui esiti, evidentemente, non sarebbero poi stati comunicati alle autorità veterinarie e sanitarie preposte ai controlli. Dall addio di Granarolo alle nozze coi francesi UDINE Il matrimonio tra Latterie friulane e Granarolo era stato contratto da appena una settimana quando a inizio estate 2014 scoppia lo scandalo aflatossine. E il 6 giugno il giorno in cui viene resa pubblica l inchiesta della Procura di Udine che vede coinvolto lo storico Consorzio cooperativo, accusato di aver commercializzato latte con valori di aflatossine superiori ai limiti di legge. Il contratto d affitto di ramo d azienda, che avrebbe dovuto prendere corpo dal primo luglio, è stato stipulato tra il consorzio e Granarolo solo pochi giorni prima. Il 31 maggio. Ma appare subito messo in discussione. L indagine ha l effetto di un terremoto all interno del comparto e i rapporti con Bologna appaiono compromessi, anche se il presidente del colosso cooperativistico emiliano, Gianpiero Calzolari, sceglie in prima battuta di prendere tempo. Nel corso di un assemblea a Campoformido, assicura ai soci di Latterie d essere ancora interessato al business ma anche di voler verificare l andamento degli affari nei mesi successivi, la tenuta commerciale, la ripresa dell azienda. In sintesi: l eventualità (tutt altro che remota) di un contraccolpo negativo dello scandalo sulla realtà friulana. Siamo a metà dell estate. Bologna aspetterà fino a ottobre per dare nuovamente sue notizie. Purtroppo non positive. Granarolo sceglie infatti di ritirarsi e lascia Latterie Friulane, dopo quasi un anno di trattative (erano esordite a ottobre del 2013) con un pugno di mosche in mano. Al timone non c è più l ex presidente Roberto Rossi, che ha ceduto il posto a un commissario di nomina regionale, la commercialista udinese, Michela Del Piero. Tocca a lei rimettere insieme i cocci, ma fortunatamente l uscita di scena di Granarolo non è per Del Piero un fulmine a ciel sereno. Intuito l epilogo, la commercialista avvia infatti da subito una trattativa con Parmalat così che all uscita di scena da parte di Calzolari è pronta a tirare le fila di un nuovo accordo. Ci vogliono un paio di mesi perché il cerchio trovi la quadratura, raggiunta a un passo dalla fine. Il 30 dicembre 2014 viene firmato il contratto di vendita di stabilimento e i marchi, i dipendenti passano al gruppo Lactalis, che si impegna ad acquistare per 10 anni il latte dai soci dell ex consorzio. Con il passaggio di testimone finisce il compito affidato a De Piero ed escono definitivamente di scena i vecchi vertici del consorzio, compreso il direttore generale Franco Odorico che lascia Latterie ad aprile (m.d.c.)

4 Pioggia di contributi, ira 5 Stelle (Gazzettino) Elisabetta Batic Pioggia di poste puntuali e contributi straordinari nel disegno di legge in materia di infrastrutture, mobilità, lavori pubblici e edilizia illustrato ieri in 4. Commissione consiliare, presieduta da Vittorino Boem (Pd), dall'assessore Maria Grazia Santoro. Con l'obiettivo di sostenere gli enti pubblici beneficiari di contributi regionali finalizzati a realizzare opere pubbliche ecco che 60mila euro vanno al Comune di Palmanova per completare l'adeguamento funzionale dell'ex sede del Tribunale da destinare al Comando Compagnia Carabinieri, 100mila al Comune di Latisana per completare la nuova caserma dei Vigili del Fuoco, 20mila al Comune di Erto e Casso per l'acquisizione e il recupero di aree degradate nel centro storico, 100mila al Comune di Romans d'isonzo per bonificare l'area centrale del capoluogo, 150mila all'università di Trieste per lavori di teleriscaldamento, 25mila alla Comunità montana del Gemonese, Val Canale e Canal del Ferro per lavori di segnaletica a servizio della ciclovia Alpe Adria nel tratto montano. E ancora: 35mila al Comune di San Vito al Torre per una pista d'emergenza a Crauglio, 70mila per uno studio con progettazione generale sulla riqualificazione della strada statale 13 e regionale 56 e al Comune di Moimacco per realizzare piste ciclabili. Si interviene anche nei casi di insolvenza da parte dei beneficiari degli anticipi regionali per l'acquisto della prima casa dovuti a perdita o riduzione del reddito per motivi di salute o lavoro (12 casi circa): possono richiedere la sospensione del pagamento delle rate per massimo 3 anni ma il debitore deve avere Isee non superiore a 35mila euro o un reddito con Isee non superiore a 26mila. Spiccano, infine, i 6 milioni al Comune di Sacile «per interventi di viabilità di interesse locale da realizzare entro il territorio comunale». Dalla sponda 5 Stelle si lascia intendere che questo corposo contributo potrebbe essere un elemento persuasivo per risolvere i problemi legati alle Uti del Livenza. Ma l'affondo dei grillini è a 360 gradi: «Con 470mila euro vengono finanziati interventi in sette comuni che la prossima primavera vanno al voto» ovvero Trieste, Moimacco, Palmanova, Latisana, Romans d'isonzo, Erto e Casso e Dogna. «Più che un disegno di legge omnibus - attaccano Ilaria Dal Zovo e Cristian Sergo - l'assessore Santoro avrebbe dovuto definire questo provvedimento «finanziamento destinato a tagli di nastri e bicchierate pre-elettorali», tutti gli interventi potevano essere inseriti nella prossima Finanziaria invece, come ha detto lo stesso assessore, si tratta di «modifiche molto puntuali a situazioni esistenti»». «Con tutto il rispetto per le amministrazioni beneficiarie - concludono - crediamo che ogni Comune presenti situazioni analoghe. La Giunta dovrebbe spiegare il metodo utilizzato per prendere queste decisioni».

5 «No alle fughe in avanti. Il Consiglio è sovrano» (Piccolo) di Marco Ballico TRIESTE «La crescita del Friuli è stata superiore a quella di Trieste negli ultimi decenni. Ma non c è, non ci deve essere, alcuna contrapposizione tra i due territori». Alberto Felice De Toni smonta ogni tentazione di campanile. La città metropolitana? Secondo il rettore dell Università friulana «è un dibattito vuoto fino a quando non saranno definiti i vantaggi potenzialmente prodotti dal nuovo assetto». In assenza di contenuti («io non li ho ancora visti»), inutile dunque ogni fuga in avanti (il riferimento è all emendamento fatto approvare nella capitale dal senatore triestino Francesco Russo). Quanto al metodo, «non può che toccare al Consiglio regionale gestire il dossier da presentare a Roma». Rettore, quanti sono i capoluoghi di regione in Friuli Venezia Giulia? A me ne risulta uno solo: Trieste. Un capoluogo che ha perso peso, ruolo, potere? Da quando è stata costituita la Regione il Friuli e Udine hanno occupato spazi importanti. In termini economici e di rappresentanza politica. Trieste, dopo la seconda guerra mondiale, è una città che ha sofferto tantissimo, è cresciuta meno, ma ha cercato di fare a sua volta un proprio percorso. La sfida è sempre stata, e continua ad essere, quella di coniugare storie e futuri diversi all interno di una stessa realtà, il Friuli Venezia Giulia, che rimane comunque unica. È dunque sbagliata qualsiasi lettura che contrapponga Trieste al Friuli. Il presidente della Provincia di Udine Fontanini invita a seguire il modello Trentino Alto Adige. Separare Trieste dal Friuli è un idea che rischia di penalizzare in prospettiva più il Friuli che Trieste. L autonomia Fvg è nata da Trieste, non dal Friuli, che ha pure corso il rischio di essere inglobato nel Veneto. Non dimentichiamo che il tema della specialità è in discussione a livello Paese. Il vero rischio è perdere la specialità, vissuta dalle altre regioni come un privilegio. A Trieste da più parti si propone l istituzione della città metropolitana. Lei sarebbe favorevole? Va innanzitutto fatta una distinzione tra questioni di metodo e di merito. Sul metodo va garantita la centralità del Consiglio regionale il quale, prima nel gennaio 2014 e una seconda volta la scorsa settimana, ha espresso il suo no alla città metropolitana. Il fatto di discuterne alla luce di un emendamento proposto in Parlamento mi pare pericoloso. Meglio evitare precedenti tali da creare consuetudini sul piano giuridico-amministrativo. Le modifiche allo Statuto le deve fare il Consiglio. Se si cambia rotta, si corre il rischio che sia lo Stato e non la Regione a dire l ultima parola sulla specialità. E per quel che riguarda il merito? Serve una discussione vera, concreta, riempita di contenuti. Nel luglio scorso come Università abbiamo lanciato la proposta di una convention, un dibattito pubblico sulla revisione dello Statuto. Tanto più urgente nel momento in cui il sottosegretario Gianclaudio Bressa sta lavorando per la riscrittura delle specialità. Noi dobbiamo arrivare in anticipo e fare delle proposte prima che lo faccia il governo. Nell ambito di quel dibattito non c è dubbio che ci sarebbe spazio per discutere anche dell area metropolitana. Quindi, al momento, meglio sospendere il giudizio sulla sua utilità? Bisogna appunto capire quali sarebbero i vantaggi che deriverebbero da quel tipo di assetto triestino, anche in riferimento a come la Regione, approvando la riforma degli enti locali, ha ridisegnato la geografia Fvg prevedendo le Uti. Da quello che ho letto e ascoltato, questi eventuali vantaggi vanno ancora verificati. Lei se li aspetta? In un altro convegno all Università di Udine abbiamo sostenuto la proposta del Porto Regione, ovvero che il porto di Trieste debba diventare l asset fondamentale logistico dell intera regione, con il resto del territorio a supporto. Oltre a discutere se sia opportuna o meno l area metropolitana, è indispensabile avviare un confronto su come convergere le forze per far sì che la portualità triestina diventi elemento chiave a favore dello sviluppo del Fvg anche nel quadro del Corridoio 5. Pensare a una Trieste per conto suo e al Friuli dall altra parte è una semplificazione che non porta da nessuna parte. E che apre anzi le porte alla perdita della specialità. Oggi sulla gestione del porto lo Stato ha la concorrenza e non siamo veramente autonomi. Decollasse davvero la convention da noi proposta, potremmo produrre una documentazione da portare a Roma, al tavolo del sottosegretario Bressa, per convincerlo che la politica locale è in grado di riscrivere lo Statuto con innovazioni virtuose. Con un riassetto istituzionale della Regione quali benefici trarrebbero le due Università? Collaboriamo già oggi in maniera sistematica. Abbiamo 22 iniziative didattiche congiunte: una triennale, 7 magistrali, 7 dottorati e 7 lauree sanitarie.

6 Siamo dunque nel campo degli Atenei integrati. Nella logica del Porto Regione, ragionando di infrastrutture, trasporti, circolazione delle merci e della conoscenza, le Università non potrebbero che avere un ruolo importantissimo per il futuro del Fvg. Una legge per lavori edili in quota più sicuri (Piccolo) di Diego D Amelio TRIESTE È stata illustrata ieri la proposta di legge, presentata congiuntamente da maggioranza e opposizione, sulla sicurezza dei lavori edili svolti in quota e sulla prevenzione degli infortuni da caduta. Secondo Roberto Novelli (Fi), ideatore della proposta, «i dati Inail vedono l edilizia provocare circa il 25% dei morti sul lavoro: il 49% di essi è causato da cadute dall alto, durante lavori alle coperture, costruzione di tetti o installazione di impianti. L Eurispes stima che la riduzione dell 1% di tali infortuni genererebbe risparmi per 438 milioni di euro». Il testo prevede idonee misure di prevenzione e protezione, relativamente al sistema di accesso alle coperture, alle zone di transito, ai dispositivi di protezione contro le cadute (scale vincolabili, parapetti, ganci e life line ), nonché un adeguata organizzazione dei controlli sul lavoro e una precisa informazione dei lavoratori. Novelli sottolinea che «la disciplina definirà le misure preventive da adottare nella progettazione e realizzazione di interventi edilizi, sia in caso di nuove costruzioni che di edifici esistenti. L obiettivo è garantire la migliore sicurezza nei successivi lavori di manutenzione e provvedere alla realizzazione e all adeguamento di edifici con sistemi permanenti di accesso e trattenuta per manutenzioni e installazioni sulla copertura». La norma imporrà di allegare un apposita documentazione tecnica, in caso di richiesta del permesso di costruzione, denuncia di inizio attività o comunicazione prevista per l edilizia libera. La mancata presentazione impedirà l inizio dei lavori. Ad opera conclusa, il committente dovrà infine rendere disponibile la documentazione attestante l adozione delle misure di sicurezza. In caso di interventi di nuova realizzazione, l assenza di documentazione alla fine dei lavori costerà il mancato rilascio del certificato di abitabilità o agibilità. La IV commissione è quindi passata ad esaminare il ddl della giunta, contenente numerose disposizioni in materia di infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale, paesaggio, lavori pubblici ed edilizia. Fra gli interventi puntuali, si segnalano l adozione di nuova cartellonistica per la ciclovia Alpe Adria (nel tratto fra il valico di Coccau e il ponte sul Tagliamento di Braulins), il contributo per la costruzione della nuova caserma dei vigili del fuoco di Latisana (160mila euro) e quello per lo spostamento della caserma dei carabinieri di Palmanova nella sede dell ex tribunale (opera da 230mila euro). La legge prevede inoltre la realizzazione di studi per il miglioramento della viabilità della strada regionale 56 (Udine-Gorizia) e della statale 13 (Pontebba-Pordenone). Inserite inoltre semplificazioni burocratiche nell esecuzione di opere pubbliche e nella scrittura dei piani di gestione delle aree protette d importanza comunitaria.

7 Sindaci attirati dagli incentivi ma frenati dai campanilismi (M. Veneto) di Maura Delle Case UDINE Tempo scaduto per alzare la mano. I Comuni intenzionati ad intraprendere un percorso di fusione dovevano infatti rispondere all appello di mamma Regione entro ieri, avanzando il proprio interesse così da consentire agli uffici di vagliare le candidature e realizzare gli studi di fattibilità per arrivare a redigere infine il primo Programma annuale delle fusioni che dispiegherà i suoi effetti nel A farsi avanti sono stati diversi enti locali. Lo ha svelato l assessore Paolo Panontin giorni fa, assieme alla presidente Debora Serracchiani, presentando il progetto di fusione targato Ligosullo-Treppo Carnico. Un progetto di piccole dimensioni - i due Comuni accorpati arriveranno a poco più di 600 abitanti - che dimostra però come si sia ormai raggiunta una certa maturità da parte dei municipi di casa nostra nel leggere l ipotesi della fusione come un opportunità anziché come un attentato all identità delle comunità locali. A fare il grande passo, come detto, sarebbero pronti diversi Comuni. Non si legga l uso del condizionale come l indizio di un percorso a rischio quanto come la necessità di passare attraverso un approfondimento necessario al fine di chiarire il percorso, spiegare le ragioni della fusione alla cittadinanza e accompagnare il Comune lungo l importante iter. Fino a centrare il risultato che sarà decretato sempre dai cittadini, chiamati ad esprimersi in sede di referendum. Un ragionamento attorno alla possibilità di realizzare una fusione non sono solo Ligosullo e Treppo Carnico ad averlo imbastito. Tra gli altri, chi più avanti chi meno, ci sono alcuni Comuni del Medio Friuli. Vedi Mortegliano, Lestizza, Talmassons e Castions di Strada. Uniti farebbero 16 mila 700 abitanti. E ancora, saltando nella destra Tagliamento, prove di convivenza sono in corso tra Azzano Decimo e Pravisdomini che hanno già una data per il referendum. L ufficio di presidenza del consiglio regionale ha infatti approvato lo scorso giugno una delibera con cui giudica ammissibile la consultazione richiesta dai due Comuni per la costituzione del nuovo ente Azzano Pravisdomini. E il fronte più avanzato del progetto regionale relativo alle fusioni e in qualche misura non poteva che essere così visto che l ex sindaco di Azzano Decimo è l attuale assessore alle autonomie locali, nonché padre della legge 26, Paolo Panontin. La rivoluzione prende dunque il via da casa sua. Ma non si ferma lì. Pronti sono anche i Comuni di Monfalcone, Staranzano e Ronchi dei Legionari dove l associazione promotrice della fusione ha raccolto ben firme - consegnate ad agosto - per l avvio dell iter legislativo finalizzato alla fusione. Si sono invece separati ancor prima di tentare le nozze, Manzano e San Giovanni al Natisone i cui consigli comunali hanno bocciato uno dopo l altro la proposta avanzata dalla minoranza che però non si dà per vinta ed ha già annunciato l intenzione di raccogliere le firme necessarie all indizione della consultazione referendaria. Il fermento è a questo punto evidente. Lo certificherà la Regione forte delle manifestazioni raccolte fino a ieri che saranno vagliate per poi dar corpo ai piani annuali come previsto dalla legge 26, organizzando i referendum consultivi che, in caso di esito positivo, consentiranno di procedere alla predisposizione del nuovo Comune nato dalla fusione. Per stimolare le aggregazioni, la Regione ha messo sul piatto una serie di incentivi che permetteranno a Comuni frutto di fusioni la derogare al Patto di stabilità e ai limiti delle assunzioni oltre al ricevere appositi finanziamenti straordinari: da 100 a 300 mila euro nei primi tre anni per enti con popolazione fino a 5 mila abitanti, da 300 mila e 400 mila per municipi fino a 15 mila e da 400 mila a 500 per i Comuni con più di 15 mila residenti per poi passare a un finanziamento ridotto della metà nel biennio successivo. In tempi di bilanci lacrime e sangue, la prospettiva è allettante. Se funzionerà il Fvg potrà seguire le orme della vicina provincia autonoma di Trento, riuscita in un colpo da maestro: in un colpo solo, a giugno, i Comuni sono passati da 208 a 178.

8 Dal Tagliamento a Gonars manca solo il sì di Venezia (Gazzettino) TRIESTE - Finalmente. Il commissario per la terza corsia, che è poi la presidente della Regione Debora Serracchiani, ha ricevuto il progetto definitivo del terzo lotto A4: la terza corsia dal Tagliamento a Gonars, che vale circa 400 milioni di euro fra progetto e lavori. A presentare il complesso elaborato è stata la società cooperativa Tivalentum costituita all uopo dalle imprese che ancora nel 2009 erano risultate vincitrici della gara: la Rizzani de Eccher e la Pizzarotti. Secondo i tecnici, a questo punto si dovrebbe essere una buona volta a cavallo e dare l avvio ai lavori, contrattualizzandoli formalmente, si ritiene entro Natale. O meglio: quando la Soprintendenza di Venezia avrà fornito il benestare per le opere nel breve tratto veneto del lotto. Il tormento. L iter di questo lotto, appaltato con la formula del contraente generale (ossia l appaltatore si occupa anche del progetto), è stato per molti anni (dal 2009) l emblema del tormento. Copertura finanziaria assicurata dal piano finanziario, ma senza la provvista di liquidità, prima di tutto. Problema dirimente, come è comprensibile, risolto ora con risorse proprie e doppio finanziamento da Cassa depositi e prestiti (150 milioni raddoppiati), pur senza aver ancora conseguito i soldi promessi con due distinte leggi dal Governo per 123 milioni. E poi la tegola dell interdittiva antimafia emanata a carico della RdE dalla Prefettura di Udine, ma fatta rapidamente a pezzi per inconsistenza dal Tar di Trieste prima e dal Consiglio di Stato poi. In campo l Autorità. Emergono anche i problemi legati alla progettazione e alle spese del suo adeguamento, oggetto fra l altro di una non breve delibera dell Autorità nazionale anti-corruzione del novembre 2014, che finora non era emersa alla coscienza collettiva e che bacchetta le imprese quanto la struttura commissariale (per fatti precedenti la presidenza Serracchiani), ma che in sostanza afferma un principio: i maggiori oneri derivanti da prescrizioni di varie autorità pubbliche sono da imputare alle imprese appaltatrici e non alla stazione appaltante (il commissario per la terza corsia A4), che tuttavia deve farsi carico parziale degli oneri per non aver adempiuto a tutte le verifiche necessarie. Il ponte sull acqua grande. Fra tali oneri primeggiano le prescrizioni per la sicurezza del nuovo ponte sul Tagliamento (e delle sue fondazioni in particolare) formalizzate dal Genio civile di Venezia. L Autorità anti-corruzione, che su questo lotto ha svolto un ispezione, ha respinto la tesi sostenuta dal commissario che le prove richieste dal Genio civile erano inusuali e che non erano tra quelle previste negli atti di gara. «Si rileva che la richiesta per l effettuazione di tali prove, sempre a vantaggio della sicurezza, non possono essere considerate insolite», scrive l Autorità. «Infatti, tale assunto deriva dalla situazione morfologica della penisola italiana alla luce delle recenti inondazioni, dall esistente bacino imbrifero del Tagliamento di circa 2600 kmq di superficie alla foce che comprende il sottobacino del Lumiei, Degano, But e Fella e dove la piovosità è sensibilmente elevata e a distribuzione piuttosto varia, per come si rileva da recenti studi in merito». Non solo: «Tale circostanza è aggravata dal fatto che le stesse prove hanno determinato la mancata affidabilità della soluzione progettuale proposta dall appaltatore - sta scritto nero su bianco - evitando forse possibili danni a seguito di eventi alluvionali di dimensioni notevoli». Direttive al commissario. L Autorità ha ordinato al commissario «massima attenzione nelle scelte da intraprendere per la prosecuzione dell appalto al fine di addivenire alla consegna dei lavori nel più breve tempo possibile, stante il tempo trascorso dall affidamento, tenuto conto delle possibili future richieste di danni da parte del contraente generale (le imprese vincitrici, ndr) per inattività del cantiere, spese generali, eccetera». E per il futuro il commissario deve «bandire le gare d appalto solo dopo aver acquisito l intera copertura finanziaria a sostegno delle spese da affrontare». Verificare alterazioni. Infine: Valutare, per il prosieguo dell appalto, l ipotesi se la modifica intervenuta per il mancato superamento delle prove fisiche (in merito al ponte sul Tagliamento mediante modello, ndr) sia tale da poter configurare un alterazione della par condicio tra gli appaltatori intervenuti in sede di gara, tenuto conto che l impresa aggiudicatrice ha ottenuto l appalto anche in forza delle modifiche introdotte, in parte vanificate dall esito delle predette prove».

9 Insomma: una vigorosa tirata d orecchi a tutti quanti mentre ancora nessuno ha dato il primo colpo di ruspa. Bofrost assume 70 dipendenti in un mese (M. Veneto) PORDENONE Bofrost Italia, azienda della provincia di Pordenone che vende prodotti alimentari surgelati a domicilio, ha reso noti i dati del primo semestre 2015, che ha chiuso con un lusinghiero +7,4% una crescita che prosegue dal Il bilancio chiude con un fatturato di 112 milioni di euro (+7,4%) nel primo semestre 2015 (contabilizzato tra marzo e agosto). L azienda di San Vito al Tagliamento prosegue così il trend di crescita iniziato otto anni fa, prima della grande crisi; un trend positivo che interessa, oltre al fatturato, l occupazione, cresciuta a settembre di 70 unità (per 2100 dipendenti complessivi e 300 collaboratori incaricati alla vendita) e i consumatori (oltre 30 mila nuovi clienti da marzo). Novità anche per le filiali, che sono 50 distribuite su tutto il territorio nazionale: è in corso un programma di riorganizzazione, con l apertura di nuove sedi, come a Settimo Torinese, e di rimodernamento, con lo spostamento di alcune filiali storiche in sedi più moderne, come Vicenza, Pisa e Montemurlo. Bofrost ha annunciato i risultati relativi al semestre nel corso della riunione commerciale svoltasi nei giorni scorsi nella tenuta Fossa Mala a Fiume Veneto. «Siamo in linea con il nostro piano di espansione commenta l amministratore delegato Gianluca Tesolin ; i risultati che emergono dalla semestrale sono il frutto di una strategia vincente che punta sulla qualità dei prodotti e dei servizi, sulla valorizzazione delle persone e sulla presenza sempre più capillare sul territorio, come dimostra il numero di inaugurazioni di filiali da un anno e mezzo a questa parte. La nostra è una crescita armonica e sostenibile, che interessa tutti gli aspetti dell attività e del business; per questo abbiamo messo a segno risultati positivi anche in anni segnati da una profonda crisi di consumi». Bofrost Italia è la più importante azienda italiana della vendita diretta a domicilio di specialità alimentari surgelate senza nessuna interruzione della catena del freddo. Ha sede a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, e conta dipendenti e 300 collaboratori incaricati alla vendita. A oggi, sono oltre un milione le famiglie italiane che apprezzano e conoscono i prodotti di Bofrost Italia. La qualità, il gusto e un eccellente servizio rappresentano i fattori di successo di questa azienda. Ulteriori informazioni e dettagli si possono trovare sul sito Internet

10 Fallimenti, Fvg in controtendenza (M. Veneto) UDINE Fallimenti, Friuli Venezia Giulia in controtendenza, negativa, rispetto al resto del Paese. Nei primi sei mesi del 2015, infatti, le aziende o le imprese commerciali che hanno alzato bandiera bianca sono state 142 contro le 129 dell anno prima, con un incremento percentuale di 10 punti, uno dei più elevati d Italia, dopo Molise e Umbria. In totale i fallimenti sono scesi dagli di gennaio-giugno 2014 a dello stesso semestre del I dati sono forniti da Cerved, leader in Italia nell analisi del rischio del credito, che raccoglie i dati dell Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese relativi al secondo trimestre Secondo la fotografia scattata da Cerved, nel secondo trimestre 2015 è proseguito il deciso calo di default delle imprese, ma non appunto per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia. E il miglioramento piu marcato osservato in un singolo trimestre dall inizio della crisi. Si conferma e si rafforza, quindi, il trend positivo rilevato nei primi mesi dell anno. Fra aprile e giugno 2015, le imprese che hanno aperto una procedura fallimentare sono state 3,8 mila, in diminuzione dell 11,3% rispetto allo stesso periodo del 2014: si tratta del calo più consistente registrato in un singolo trimestre dall inizio della crisi. «Il deciso calo dei fallimenti registrato nel secondo trimestre 2015 mostra un chiaro trend di miglioramento - commenta Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved. Si tratta di un ulteriore segnale positivo che si aggiunge a quanto stiamo osservando nei pagamenti, divenuti più regolari, nei bilanci migliori e nel ridotto rischio di insolvenza delle Pmi. Se, come ci aspettiamo, questa tendenza proseguirà nei prossimi mesi il paese potrà finalmente incamminarsi verso una condizione di maggiore normalità economica». Considerando i dati delle procedure monitorate per area geografica, le maggiori diminuzioni si registrano nel Nordovest (-11,7%), dove si scende sotto il livello del 2013, e nel Mezzogiorno (-8,9%); i cali più contenuti invece si sono invece concentrati a Nordest (-3,5%) e nel Centro (-0,4%).

11 Fondi pubblici alla scuola che costa 650 euro a iscritto (Piccolo) di Giovanni Tomasin TRIESTE Da oltre duemila anni la filosofia riflette sul tema del danaro. A modo loro si sono confrontati con l argomento anche gli organizzatori attuali del festival FilosofiaGrado, che nel giro di un anno hanno alzato il prezzo di partecipazione alla scuola estiva da 65 a 650 euro (ridotta a 500 per gli studenti). Una tariffa niente male per una manifestazione che ha ricevuto un finanziamento di 10mila euro dall assessorato alla Cultura della Regione. La storia è curiosa e un tantino intricata: partiamo dal principio. FilosofiaGrado è un festival culturale di ampio respiro che nasce nel 2012, organizzato dal Laboratorio di Filosofia Contemporanea di Trieste, e che l associazione Noesi eredita nel Gli appuntamenti si svolgono in diversi luoghi fra Grado, Aquileia, Cervignano. I nomi dei relatori del festival sono di primo piano per il panorama filosofico italiano, da Vito Mancuso a Pier Aldo Rovatti. A partire dal 2013 l offerta si arricchisce con una Summer school di filosofia e teoria critica, rivolta soprattutto agli studenti, cui si può partecipare versando una quota di 45 euro (65 per non studenti). Le collaborazioni includono tra le altre la Società Filosofica del Friuli Venezia Giulia e l autorevole rivista filosofica Aut Aut, e godono di un finanziamento da parte della Regione. Il 2014 è l ultimo anno in cui l evento si svolge secondo questa formula, mentre il festival cambia nome in Pensieri di confine e la scuola si svolge indipendentemente da esso. Nel 2015 il presidente di Noesi, Giuliano Soardo, ha deciso di mantenere la scuola estiva, anche se il sistema adottato è alquanto differente. Se andiamo oggi sul sito di FilosofiaGrado ( vediamo pubblicizzato un unico evento avvenuto nel luglio scorso, la conferenza Il fascino dell Islam radicale del sociologo Renzo Guolo ad Aquileia. L appuntamento è più o meno l unico evento di rilievo di Pensieri di confine, ovvero una delle due motivazioni che hanno portato la Regione a concedere il finanziamento. L altro motivo è, appunto, la Summer school. Se seguiamo il link del sito a quest ultimo argomento veniamo però rimandati a un altro portale, issogrado.com, in cui scopriamo che la scuola è stata ribattezzata International summer school in ontology, in breve Isso. Isso è qualcosa di molto diverso dalla vecchia scuola di FilosofiaGrado: in primis costa circa dieci volte tanto, tra i 500 e i 650 euro appunto. È cambiato il team: oggi i coordinatori scientifici sono Marco Piasentier e Andrea Soardo (figlio del presidente di Noesi). Sono cambiati i partner: il Laboratorio di filosofia, la rivista Aut Aut e la Società filosofica del Fvg non sono più tra i sostenitori dell evento, sebbene fino a poche settimane fa (a evento in corso) i loro loghi figurassero ancora sul sito di FilosofiaGrado (ora sono stati rimossi). La scuola si è svolta a fine agosto sull Isola del Sole e ha visto partecipare nomi di statura europea: tra tutti l italiano Giorgio Agamben, autore di Homo sacer, e il francese Francois Laruelle, arciavversario del celebre connazionale Alain Badiou. Come comunicato dagli organizzatori, gli iscritti erano 35, con un incasso che si aggira sui 20mila euro. I soldi andavano versati sul conto di una banca di Cervignano intestato a Noesi FilosofiaGrado. Si prospetta quindi il quadro di un iniziativa molto più privata e profittevole di quelle degli anni precedenti. Che come quelle, però, ha goduto di finanziamento pubblico. Sono tempi in cui manifestazioni, anche d alto livello, restano senza fondi. Come mai un ente pubblico dovrebbe finanziare un evento esclusivo, poco accessibile al cittadino? Risponde il presidente di Noesi Soardo: «Abbiamo fatto la scommessa di organizzare una scuola di interesse internazionale che ha dato lustro a Grado. È costato molto. Da un punto di vista imprenditoriale, in senso lato, poteva essere un flop, invece è andata bene. Ci stava che la Regione desse un fondo minimo per lanciare l iniziativa, se dal prossimo anno ci chiederanno di autofinanziarci andrà benissimo». Scrive Arthur Schopenhauer: «Il denaro è il bene assoluto perché non solo soddisfa un bisogno in concreto ma il bisogno in genere, in astratto».

12 CRONACHE LOCALI Scatto alle Uti e alla Regione. Maxi fusione nel Medio Friuli (M. Veneto Udine) di Mattia Pertoldi MORTEGLIANO Prendete il pennarello rosso e spuntate, velocemente, i mesi della primavera del prossimo anno, quando, cioè, la geografia del Medio Friuli, ma anche del cuore del Fvg, potrebbe davvero cambiare volto. E non in un modo qualsiasi, bensì con la nascita di un nuovo maxi Comune da 16 mila 472 abitanti il secondo della provincia di Udine per numero di abitanti frutto della fusione di quattro amministrazioni: Mortegliano, Lestizza, Talmassons e Castions di Strada. Un percorso a tappe, e che verrà presentato questa mattina alle alla Casa della Contadinanza in castello a Udine, che prevede, innanzitutto, l affidamento di uno studio di fattibilità agli esperti dell ateneo friulano per calcolare, nel dettaglio, vantaggi, risparmi e punti di forza della possibile aggregazione. Lo studio, quindi, verrà vagliato dalle giunte e dai consigli comunali per arrivare ai referendum popolari veri e propri antecedenti alle proposte formali di fusione nella primavera del Un passo in avanti, deciso, che rappresenta, però, anche una risposta decisa dei quattro sindaci, da sempre contrari alla riforma delle Uti, al disegno di ridefinizione geografica del Fvg pensato e varato dall assessore regionale alle Autonomie Locali Paolo Panontin. «Dimostriamo di non essere semplicemente conservatori dello status quo ha spiegato il sindaco di Talmassons, Piero Mauro Zanin, ma attaccanti che hanno il coraggio di guardare in faccia la propria gente a differenza di un assessore arrogante e autoritario. Un rappresentante delle istituzioni capace di punire con il commissariamento chi, nonostante sia stato regolarmente eletto dai cittadini, non la pensa come lui». Un progetto, per Zanin, molto più logico di quello delle Uti. «Non caliamo la nostra verità dall alto come fa la Regione ha continuato, ma chiediamo alle persone se sono d accordo o meno partendo, tra l altro, da un esperienza pregressa di condivisione di servizi dalla polizia locale, all ufficio tecnico comunale passando per alcuni aspetti dell anagrafe di un territorio che possiede una vera identità territoriale e un omogeneità della propria economia». L obiettivo, però, per Zanin è anche quello «di arrivare a une definizione oggettiva dei risparmi economici, a differenza di quanto avviene con le Uti, per abbassare le imposte fiscali e rendere quindi l intero territorio più attrattivo per imprese e industrie». Una linea condivisa totalmente anche da Geremia Gomboso. «Il progetto è stato costruito assieme ha detto il sindaco di Lestizza ed è nato anche per combattere chi, come Panontin, punta soltanto a distruggere le comunità locali. Non ci muoviamo lungo un alveo teorico, bensì partiamo dagli studi già effettuati in passato e chiediamo a un organismo terzo e indipendente, l università di Udine, di calcolare i reali benefici per un territorio che presenta una concreta omogeneità di popolazione e, dettagli a parte, pure di economia visto come sia prettamente agricolo». Pochi chilometri più in là, cioè a Mortegliano, il pensiero è il medesimo. «Stiamo dando vita ha commentato il primo cittadino Alberto Comand al naturale processo nato dall associazione Enti Insieme di una decina di anni fa e di cui facevano parte cittadini e consiglieri comunali delle quattro amministrazioni. Cerchiamo, e chiediamo, il riconoscimento di una comunità allargata che, nei fatti, già esiste. Senza dimenticare come sia anche uno strumento di difesa nei confronti della Regione e contro chi punta a eliminare la rappresentanza diretta delle persone nelle istituzioni». Chiaro, infine, anche il pensiero di Roberto Gorza. «Un amministratore ha il dovere di essere proiettato verso il futuro ha chiosato il sindaco di Castions di Strada, ma deve farlo con serietà e assoluta trasparenza nei confronti della gente. A differenza della visione di Panontin, totalmente anticostituzionale, noi sosteniamo la necessità di avere in mano un vero studio di fattibilità, e di analisi del miglioramento dei servizi, prima di decidere. Non solo, però, perchè poi l eventuale unione o fusione dovrà essere monitorata, costantemente, verificandone bontà e vantaggi continui per la popolazione». Più finanziamenti in caso di alleanza MORTEGLIANO Il nuovo maxi Comune che potrebbe essere ufficializzato nei primi mesi del prossimo anno, per diventare attivo probabilmente dal 1º gennaio 2017, non si tradurrebbe soltanto

13 nella nascita della seconda amministrazione friulana dopo il capoluogo udinese, ma potrebbe anche contare, almeno per i primi cinque anni di vita, anche su un corposo finanziamento straordinario, come deciso dalla Regione al momento del varo definitivo della riforma degli enti locali. Scorrendo la legge approvata dal Consiglio regionale del Fvg, e anche il vademecum inviato ai Comuni dall assessore Panontin a inizio agosto in vista del primo programma annuale delle fusioni, bene si capiscono gli incentivi economici garantiti alle amministrazioni che dovessero decidere di unirsi. Per stimolare le aggregazioni, infatti, la Regione ha studiato una serie di benefit che permetteranno a chi decide di fondersi di derogare dal Patto di stabilità e dai limiti delle assunzioni, oltre a ricevere appositi finanziamenti straordinari dopo la fusione. Nel dettaglio l ammontare dell assegnazione, per i primi tre anni dall unione, è compreso tra 100 e 300 mila euro per il nuovo ente con una popolazione sino a 5 mila abitanti, tra 300 mila e 400 mila per quelli sino a 15 mila e tra 400 mila e 500 per i Comuni con più di 15 mila residenti, mentre per il biennio successivo i fondi vengono decurtati del 50 per cento. Facendo un rapido calcolo, quindi, e analizzando la struttura demografica delle quattro amministrazioni del Medio Friuli che hanno iniziato il progetto per arrivare alla fusione Mortegliano (5 mila e 24 abitanti), Lestizza (3 mila 807), Talmassons (4 mila e 69) e Castions di Strada (3 mila 842) il nuovo Comune raggiungerebbe la fascia di contribuzione massima. In cinque anni, quindi, la Regione potrebbe staccare un assegno extra, oltre a quello per i trasferimenti ordinari, variabile da un minimo di 1,6 milioni a un massimo di 2. (m.p.) Verso stati generali allargati alla Regione (M. Veneto Pordenone) Avanti insieme. Con una maggioranza, istituzionale, che sia la più larga possibile. Una maggioranza che non lavori per una difesa d ufficio di un simbolo bensì sul mantenimento dei servizi che a quel simbolo sono legati. E questa l idea del sindaco Claudio Pedrotti che, dopo aver ricevuto la lettera delle categorie, è pronto ad andare avanti cercando di coinvolgere anche i rappresentanti della Regione. «Ho ricevuto la lettera delle categorie e, come ho avuto modo di dire a loro, sono pronto ad andare avanti con una regia allargata. Attendo di risentire il presidente di Unindustria spiegava ieri sera per definire gli ulteriori passaggi». Oltre ai sindaci, il primo cittadino del capoluogo, nonchè presidente della Provincia, intende coinvolgere anche le rappresentanze politiche della Regione. Mai come in questo momento c è la necessità di un fronte comune per una difesa che, almeno per Pedrotti, non significa ignorare l obbligatorietà di un riassetto istituzionale. Ma proprio perché il tema è complesso e va ben oltre la Prefettura, Pordenone non vuole fare da capro espiatorio. L obiettivo «è fare in fretta» dice Pedrotti, anche se è difficile immaginare che la convocazione avvenga seduta stante. Proprio perché l obiettivo è allargare la platea degli interlocutori, servono tempi tecnici di convocazione. Le categorie a oggi sembrano le più agguerrite nella battaglia. Perché sono convinte che anche la presenza dello Stato nel territorio soprattutto dei servizi che questa comporta siano una credenziale in più per le imprese e quindi un motivo di attrazione, un fattore di sviluppo competitivo. I tempi d azione, intanto, sono scanditi dalla proposta di legge (di decreto del presidente della Repubblica) presentata al sindacato. La norma e lo schema allegato dovrà essere approvato entro fine anno.

14 Il 45% del Molo Settimo passa nelle mani di Msc (Piccolo Trieste) di Silvio Maranzana Al di là del fatto in sè, una rivoluzione che potrebbe condizionare lo sviluppo di tutto il porto per i prossimi decenni: Msc entra a vele spiegate al terminal contenitori del Molo Settimo acquisendo il 45% di Tmt, la società concessionaria. Il passaggio di quote è avvenuto tra la To Delta di Pierluigi Maneschi e la Marinvest, società che fa capo al colosso italo-svizzero di Gianluigi Aponte. «Già nel 2008 avevamo parcheggiato il 45% di Trieste marine terminal presso una finanziaria (pare la Siref del Gruppo Intesa-San Paolo, ndr.) - ha spiegato ieri Maneschi dalla Thailandia - nei mesi scorsi si è palesata la possibilità della vendita a uno dei primissimi player mondiali, la registrazione è avvenuta nei giorni scorsi». Appena ieri la decisione di comunicare la notizia. Il sito web FaqTrieste.it che l ha rilanciata già di prima mattina riferisce di un passaggio di quote per un valore nominale di 4 milioni 950mila euro (11 milioni è il capitale sociale complessivo). Secondo fonti vicinissime a Maneschi, nelle casse di To Delta sarebbe in realtà entrata una cifra attorno alla ventina di milioni di euro. La concessione in vigore a Tmt scade nel 2031, ma l anno scorso il Comitato portuale ne ha approvato una nuova del valore di 60 anni. La procedura però poi era stata stoppata dalla Commissione europea che dapprima ha aperto un procedimento di preinfrazione riguardo alle modalità di pubblicizzazione date alla richiesta di prolungamento, ma poi l ha archiviato. La firma comunque non è ancora avvenuta e, sebbene sembri scontata, forse non è proprio dietro l angolo. «È giusto che l Autorità portuale (nel frattempo si è insediato al vertice il commissario Zeno D Agostino) - ha detto ieri Maneschi - di fronte a una concessione di così lunga durata faccia tutte le verifiche che ritiene necessarie e opportune». Il rinnovo, per un lasso di tempo atipicamente lungo, è in relazione al forte investimento pianificato dalla società, dell ordine di 188 milioni di euro («il più grande mai fatto da un privato in un porto italiano», ha specificato il suo promotore): 150 milioni per allungare il Molo Settimo di 200 metri e allargarlo di 20, e 38 milioni per il potenziamento dell equipement, vale a dire le infrastrutture a partire dalle gru di piazzale e di banchina. Chiaro che l ingresso di Msc, per l esattezza di Marinvest, darà solidità finanziaria a Tmt, ma Maneschi nega che, nonostante gli striminziti utili degli ultimi tempi, seguiti ad anni di passivo, ci fosse bisogno di iniezioni di liquidità. «I denari li danno le banche - afferma - non le compagnie marittime. Il fatto è che pressoché tutti i terminal di un certo rilievo nel mondo hanno nella compagine societaria una società armatrice. Msc ha partecipazioni a La Spezia, Gioia Tauro, Napoli, Livorno. Il suo coinvolgimento diretto al Molo Settimo farà crescere i volumi di traffico. Oggi la società di Aponte gestisce il 20% del traffico di Trieste, dovrebbe arrivare al 40% anche perchè a partire probabilmente già dalla prossima primavera porterà qui le portacontainer da 14mila teu, le più grandi mai arrivate a Trieste». Oggi, nonostante negli ultimi mesi (escluso luglio in cui al contrario vi è stato il record positivo), i teu al terminal triestino siano calati, sono ben tre i servizi transoceanici che fanno scalo in città: li gestiscono il consorzio Ckhye composto dalle compagnie estremo-orientali Cosco, K-line, Yang Ming, Hanjin e Evergreen, l Ocean three (la francese Cma-Cgm, l araba Uasc e China shipping) e soprattutto l alleanza 2M composta dalla danese Maersk e dalla stessa Msc. «C è una clausola dell accordo - spiega ancora Maneschi - in base al quale Msc potrà crescere fino al 50% di Tmt, ma il controllo della società rimarrà comunque a To Delta che manterrà la maggioranza nel consiglio di amministrazione». Lo sbarco della compagnia di Aponte può aprire scenari anche molto più ampi. «Maersk - rivela Maneschi - ha deciso di puntare forte sul porto di Capodistria (è uno dei motivi per cui i volumi di traffico sono calati rispetto all anno scorso nonostante le tre linee transoceaniche,ndr.) mentre Msc evidentemente crede in Trieste e intende utilizzare più massicciamente il nostro terminal. La vendita delle quote è stata portata a termine prima della nuova concessione anche per evidenziare come non fosse subordinata a questa». Difficile tracciare scenari futuri, ma pare certo che il ruolo di Msc a Trieste sia destinato a crescere, forse non solo al terminal container, ma magari anche in Trieste terminal passeggeri dove lo stesso D Agostino che ne è presidente, auspica il coinvolgimento di altre compagnie accanto a Costa crociere.

15 I sindacati ritirano lo sciopero di Elettra (Piccolo Trieste) «Alla luce delle dichiarazioni della parte aziendale, che ha affermato come la trattativa con il Gruppo Arvedi non sia compromessa e anzi ci sia la volontà di raggiungere un accordo, e dopo avere ricevuto assicurazioni da parte del prefetto e delle autorità politiche regionali sulla vigilanza e lo stimolo a superare le difficoltà legali insite nella prospettiva d intesa, abbiamo deciso di sospendere lo sciopero già proclamato per domani, giovedì». A parlare è il segretario provinciale di settore della Cgil Michele Piga in merito alla vicenda-elettra, la centrale elettrica di cogenerazione della Ferriera. Che aggiunge: «Abbiamo deciso di protrarre lo stato di agitazione tra i lavoratori, ma certo questa novità rappresenta un bel passo avanti, positivo». Novità scaturita dal tavolo di mediazione presieduto dal prefetto Francesca Adelaide Garufi e che ha visto riuniti i rappresentanti aziendali, quelli di Confindustria, delal Segreteria territoriale, della Rsu e della Regione Friuli Venezia Giulia. L incontro, stando a Piga, avrebbe avuto il merito di fare chiarezza su alcuni punti cruciali atti a delineare il futuro dello stabilimento e quindi dell occupazione. E proprio la carta che si riferisce ai posti di lavoro ha costituito l asso della giornata sindacale, con la garanzia che in seguito all intesa che sarà sperabilmente raggiunta tutti i dipendenti confluiranno nella nuova realtà societaria alla Ferriera. Ora c è la volontà, chiaramente espressa dall azienda, di muoversi per chiudere i giochi prima del 31 ottobre, data dopo la quale dovrebbe scadere il diritto di prelazione negoziale. Il presidente di Elettra, in merito, avrebbe addotto alcune difficoltà in ordine alla sua responsabilità penale nell operazione e nei tenpi correlati. Lo sciopero è stato anche sospeso alla luce delle geranzie di Prefettura e funzionari della Regione Fvg ad assistere l iter autorizzativo per l auto produzione dell energia elettrica. I timori riguardano il rischio che l'impianto, dove lavorano 24 persone, venga smantellato e venduto a un'azienda britannica, mettendo così in crisi l'attività dell'area a caldo della Ferriera, e non solo. «Avevamo anche chiesto - precisa il segretario provinciale della Filctem-Cgil Michele Piga - la partecipazione al tavolo anche del commissario per gli interventi della crisi industriale di Trieste, Debora Serracchiani. Per impegni istituzionali non ha potuto partecipare alla riunione di oggi ma ha inviato i suoi rappresentanti».

16 Il Consiglio comunale abortisce l Uti (Piccolo Gorizia-Monfalcone) di Francesco Fain «Ritenta, sarai più fortunato». Scartavi le chewing gum rosa colorante e sulla carta leggevi sempre questa frase: le possibilità di vincere qualcosa erano ridotte al lumicino ma continuavi a tentare la fortuna. E anche il Consiglio comunale di Gorizia dovrà ritentare perché è andata buca la prima votazione riguardante l atto costitutivo e lo statuto dell Unione territoriale intercomunale (Uti) Collio-Alto Isonzo. Occorrevano 27 voti, ovvero i sì di due terzi dei consiglieri comunali, per ottenere la necessaria maggioranza qualificata: ma i voti favorevoli sono stati solamente 14, quelli contrari 12, 9 le astensioni. Arriva il commissario ad acta? Non ancora. C è ancora una doppia possibilità: stasera e lunedì. In quelle due sedute basterà la maggioranza semplice: il 51% che equivale a 21 voti favorevoli. Insomma, tutto è rimandato a lunedì prossimo per capire se la rivoluzione voluta dall assessore regionale Panontin otterrà il disco verde consiliare. Intanto, restando all ultima seduta, i vari gruppi hanno proceduto in ordine sparso. La maggioranza, a cui era stata data libertà di voto, si è - di fatto - spaccata: Romoli, il suo vice Sartori, Silvana Romano, il presidente del Consiglio Rinaldo Roldo, Francesco Del Sordi, Guido Germano Pettarin, Alessandro Vascotto, Franco Hassek, Riccardo Stasi hanno espresso voto favorevole. I forzisti Fabio Gentile e Francesco Piscopo hanno votato no al pari di Alessio Zorzenon del Popolo di Gorizia. La schiera dei contrari è stata rinforzata dai vari Abrami, Bianchini, Botteghi, Policardo e Traini e dai rappresentanti della minoranza slovena Bandelj, Korsic, Peterin e Tabaj, tutti inviperiti perché non è stata inserita la denominazione trilingue della neocostituita Uti. E qui scoppia la prima polemica. «Ricordo a quei consiglieri - attacca Guido Germano Pettarin, assessore comunale al Bilancio - che, votando contro lo statuto dell Uti, hanno detto no anche alle tutele della minoranza slovena contenute al suo interno. Il punto 7 recità così: L Unione auspica l estensione a tutto il proprio territorio delle potenzialità offerte dal Gect Go, la cui azione, finalizzata in primis, allo sviluppo territoriale transnazionale e transfrontaliero, risulta determinante per il rafforzamento della coesione economica e sociale delle conurbazioni urbane e di tutta l area geografica a cavallo del confine nazionale fra Italia e Slovenia. Evidentemente i consiglieri della minoranza sono contrari a questo sviluppo...». Il Pd? È uscito dall aula in polemica con Romoli: è rimasto in aula solo Rota che si è astenuto assieme a Baiocchi, Giovanni Bressan, Cagliari, Ciotta, Obizzi, Oreti, Punteri e Turco. Infine, gli altri sì sono arrivati da Gorizia è tua (Bressan, Prignano e Tucci), da Comelli e Saia. «Stupito? Le cose sono andate com era prevedibile, visto che abbiamo dato libertà di voto - sottolinea il sindaco Ettore Romoli -. In un primo momento, era prevista un astensione ma, così facendo, avrebbero prevalso i voti negativi, compromettendo il futuro cammino della delibera. Se sono fiducioso per le prossime sedute? Abbastanza. Credo che, alla fine, riusciremo ad evitare l arrivo del commissario ad acta. Il dibattito in aula è stato pesantissimo, molto ideologico ma credo ci siano gli spazi per una via d uscita anche perché ora è sufficiente la maggioranza semplice».

17 Tiare, le ditte non pagate denunciano anche i vertici Ikea (Piccolo Gorizia-Monfalcone) di Francesco Fain VILLESSE Una denuncia alla società appaltante Alfa contract srl e a tre alti dirigenti di Ikea. Alfatecnica, dopo aver scritto una lettera accorata al vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello e al presidente della Provincia Enrico Gherghetta, passa all azione. Il nodo del contendere è sempre lo stesso: i mancati pagamenti per i lavori di realizzazione del centro commerciale di Villesse Tiare shopping. La denuncia è stata presentata alla Guardia di finanza di Gorizia: il reato ipotizzato dai denuncianti è truffa contrattuale aggravata. «Vogliamo far valere le nostre ragioni contrattuali - spiegano i vertici di Alfatecnica -. Vantiamo crediti che raggiungono i tre milioni di euro». Questa situazione ha finito con il causare problemi su problemi ad Alfatecnica. «Abbiamo i cassetti pieni di decreti ingiuntivi da parte dei fornitori. La società, ad oggi, ha retto più per la volontà di qualche socio che per le reali possibilità di sopravvivere e riprendere un cammino di sviluppo e crescita». Alfatecnica scrisse, qualche tempo fa, a Bolzonello e Gherghetta. «Vogliamo relazionarvi in breve, come già fatto tempo addietro, sul problema di Tiare shopping centre, il centro commerciale inaugurato il 5 dicembre Da quel momento parecchie ditte - il senso della comunicazione - non hanno più visto un euro per i lavoro svolti. Magistratura civile e penale nonchè Guardia di finanza si stanno interessando al caso ma il problema più serio resta quello dei fallimenti che, a ripetizione, stanno facendo cadere le società che hanno avuto la malasorte di incrociare l'appaltatore unico dei lavori Arco Immobiliare spa/fogliata spa/alfa Contract srl». Insomma, fa sapere Alfatecnica, «nulla di quanto a voi promesso (si rivolge agli amministratori che abbiamo citato ad inizio articolo, ndr) dall'appaltatore si è concretizzato. Nessun contatto è stato aperto e al Concordato, richiesto nel marzo 2015 sempre dall'appaltatore non è seguita la richiesta di procedura scaduta il 21 luglio. Sembra quindi che anche questa mossa sia stata fatta per mera perdita di tempo», rimarca Alfatecnica nella sua lettera che è stata inviata anche alla nostra redazione. «Intanto le società, l'indotto ad esse legato e le famiglie colpite viaggiano sempre più verso la disperazione che assale chi non ha più risorse per reggere ai colpi provenienti da enti e fornitori che, non sollecitati adeguatamente con informazioni anche istituzionali, moltiplicano la pressione su di esse», scrisse l'azienda nella missiva dai toni molto accorati.

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