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2 Una nave nel porto è al sicuro Ma non è per questo che è stata costruita PREMESSA Vox clamantis in deserto

3 Un dio è l uomo quando sogna, un mendicante quando riflette e, quando l estasi si è dileguata, si ritrova come un figlio fuorviato che il padre caccio via di casa e contempla i miseri centesimi che la pietà gli ha dato per il suo cammino. Holderlin, Iperione...questo documento è un atto d amore, è il nostro mondo guardato da un altra angolazione perché bisogna allontanarsi dall evidenza per scorgere l inavvertito. Rappresenta il momento in cui piccole trasformazioni silenziose si traducono in un mutamento della coscienza. Può essere preso come un analisi fredda e impietosa o come un progetto ambizioso, per cercare di rendere Alleanza Nazionale, la sua politica, il suo linguaggio ed il suo agire, accessibili, comprensibili ed accettabili dalla gente comune. E la speranza di non rivedere certi errori, di saper distinguere tra la meta personale ed il partito di cui siamo al servizio, di potersi sentire parte di qualcosa e compagni di qualcuno. E il desiderio di vedere una politica che incontra il suo popolo anche fuori dalle cene elettorali. E un contributo per vincere con merito e non per la sciatteria degli avversari. E il lusso di avere un opinione e di condividerla. E il bicchiere mezzo vuoto, perché l altra metà, quella piena, è sotto gli occhi di tutti. E la malsana idea di parlare di contenuti mentre tutti parlano dei contenitori, perché non serve aprire con coraggio nuove strade se si continua a rimanere dentro lo stesso labirinto. E il sogno di poter creare un luogo dove analizzare, studiare e pensare alle cose da fare e a come farle, dove esaminare proposte e programmi, dove convogliare le iniziative politiche da tutta Italia e riversare sul territorio quelle più efficaci. E un luogo dove formare la classe dirigente e da dove gestire e coordinare la politica con l associazionismo, la cultura, l impresa per avere un quadro d insieme al posto di un pensiero frantumato. Con il rammarico che, in un passato recente, molte delle analisi e delle proposte di oggi, sono state ignorate; e con la presunzione che forse avrebbero convinto almeno persone UN FUTURO DIVERSO È POSSIBILE. La ghianda contiene già tutta la gigantesca quercia I dibattiti hanno un senso se riescono a creare "inquietudine"; se lasciano un segno "dentro"; se riescono a far pensare. Se sono accademici, se scorrono lungo il filo della retorica, possono sorprendere, ubriacare, lì per lì, ma non fanno maturare, non fanno crescere. Solo il dibattito inquieto, crea, suscita, provoca la voglia di parlare, di chiarire, di confrontarsi. Così scriveva Beppe Niccolai, ed è da qui che bisogna partire, dalla volontà di inquietudine, dalla voglia di cercare nuove strade, anche contro corrente; dalla convinzione che solo individuando percorsi magari difficili, dolorosi, ma originali è possibile dare risposte ai grandi problemi che attanagliano non tanto un partito o la nostra Italia, quanto il mondo intero. Basta pensare ai rapporti tra economia e politica, alla condizione giovanile e a quella femminile, alla ricerca di un nazionalismo che non si limiti a riesumare retoriche patriottarde da fine ottocento, ma metta al suo centro il made in Italy, il nostro patrimonio culturale ed ambientale e lo difenda a tutti i costi, al nostro ruolo nel Mediterraneo e ad una seria difesa di una politica estera autorevole e scevra di subalternità, alla vocazione autenticamente sociale del nostro pensiero, alla crescente e preoccupante mondializzazione con i suoi messaggi carichi di sradicamento, al superamento di ogni conformismo e di ogni posizione comoda, alla questione morale. A quanti di questi temi siamo riusciti a dare risposte che non vadano oltre l improvvisazione o l enunciazione di principio? Se ci rendiamo conto che i valori dominanti sono inadeguati per leggere la realtà e, peggio ancora, che sono alla base di ansie ed incertezze che segnano individui e soggetti sociali; se ci rendiamo conto che i tempi vanno anticipati e non seguiti pedissequamente in nome di un conformismo e di una mimetizzazione tra gli altri che ha sempre il fiato corto, allora possiamo acquisire posizioni di vantaggio, non farci cogliere impreparati dai grandi mutamenti e proporre soluzioni originali. Molti vedono le cose così come sono e si domandano il perché. Io sogno di cose che non sono mai state e mi domando perché no. George Bernard Shaw

4 LA POLITICA TRA SPETTACOLO E GREMBIULINI Da parte dei cittadini c è una richiesta di politica e di Stato alla quale i partiti non sanno rispondere, questo, paradossalmente, genera insofferenza verso la politica e diffidenza verso lo Stato. Le scelte della politica appaiono dettate dall estemporaneità e non da un programma o un progetto, i partiti senza cultura non vanno da nessuna parte, pescano voti e occasioni ma si perdono nel nulla, alimentando la convinzione che sono tutti uguali e i loro uomini interscambiabili, specialmente nelle grandi banche d affari. La politica è una merce da collocare, le istituzioni sono aziende da gestire. Si è più attenti al giudizio delle agenzie di rating che non a quello dei cittadini. Era inevitabile che su basi così fragili, si finisse per non suscitare più alcun interesse partecipativo, determinando un vuoto invitante per chi alla politica non crede ma la vuole usare. La politica non è riuscita a modificare la società e ora la società prova a trasformare la politica, stroncando sul nascere qualsiasi speranza di cambiamento. Una deriva, frutto dello scarso coraggio e della pigrizia mentale che sta distruggendo il sistema dei partiti, gettando le basi per un potere mediatico, dove i politici sono ridotti a comparse o a macchiette, al pari di veline e attricette, nei programmi di intrattenimento. Un suicidio, quello della politica che, dopo aver ceduto il comando all economia, limitandosi alla mera amministrazione o a fare da lubrificante delle dinamiche del mercato, viene pilotata dai media e rischia di essere fagocitata dalla società dello spettacolo, nella quale ricerca la nuova classe dirigente tra i volti noti, nello sport o nel giornalismo in video. Non si giudicano più le persone in base al loro valore o al lavoro svolto ma in base al loro aspetto esteriore, alla notorietà; si trasformano le competizioni elettorali in concorsi di bellezza, dimenticando che una società funziona solo grazie all opera quotidiana e silenziosa delle persone che hanno il senso del dovere. Si deve perseguire una politica economica che non può essere lasciata in balìa degli eccessi della mano invisibile Gianfranco Fini Bologna 2002 congresso di AN Una resa a tutto campo che facilita il disegno di chi vuole affidare il governo della quinta potenza mondiale a banchieri, economisti e professori, eletti per nascita o cooptati per loggia, persone che si ammantano dell'ideologia della neutralità, ma in realtà rispondono ad altri poteri, a logiche familiari o di casta; un oligarchia tecnocratica che già gestisce l informazione, l economia ed il sapere e che non si è mai sottoposta al giudizio popolare del voto: quelli che Tatarella chiamava i poteri forti. Mangiano sterco, ma protestano se trovano un capello. Leo Longanesi Molti di loro, proprio in virtù di questa neutralità, furono lasciati nelle condizioni di non esporsi, di accrescere il loro potere fino a diventare Presidenti della Repubblica, oppure, oggi, di presentarsi come salvatori della Patria. Ma non è possibile scagliarsi contro privilegi e costi della politica quando si percepisce uno stipendio superiore a quello di tutti gli operai di Mirafiori messi insieme, quando si è scelto il silenzio mentre le aziende scaricavano debiti e cassa integrazione allo Stato e tenevano per se i profitti, quando si è membri di 12 CdA, quando i costi di molte imprese sono pagati in vite umane; quando non si è estranei al sistema che si disprezza. LA RIVOLUZIONE FRANCESE Metterò la vita al potere. Questa frase, a nostro avviso, racchiude il motivo della vittoria della destra in Francia. Sarkozy ha avuto il coraggio ed il merito di riproporre antichi valori, coniugandoli con nuove parole d ordine. Non ha avuto paura di usare il termine rivoluzione, ha parlato di meritocrazia, l unico elemento che annulla le differenze sociali; sulla sicurezza ha dato un seguito alle parole e, a 24 ore dal suo insediamento ha dato un segnale importante dimezzando i ministeri e moltiplicando i ministri donna. Ha parlato di Stato laico e di educazione libera ma rispettosa di un modello nazionale. Adesso aspettiamo i risultati dell annunciata riforma fiscale, comunque, basta guardare i nomi dei Ministeri (educazione nazionale, coesione sociale, sviluppo sostenibile, identità nazionale), per comprendere ed apprezzare la portata di questa rivoluzione, di una politica con l anima, della capacità di volare alto, di offrire emozioni, di creare sogni e dare risposte; una politica che appassiona senza doversi per forza aggrappare alle idee del 900.

5 Ma l elezione di Sarkozy con i suoi 52 anni ha anche evidenziato il ricambio generazionale dei quarantenni, se pensiamo che già nel 79 in Spagna andò al governo Suarez all età di 47 anni, poi venne Gonzalez (40), Aznar (43) e Zapatero a 44 come Tony Blair. Da noi il ricambio generazionale è ogni quaranta anni! E LA RIVOLUZIONE ITALIANA? Non desiderare di essere come nessun altro. Saresti solo una copia. Il mondo venera gli originali. Mentre la Francia prende in mano il proprio destino, da noi ci si limita a dire quanto è bravo Nicolas, tuttavia il nostro problema non è seguire un modello ma puntare ad un obiettivo. A cosa serve l entusiasmo per la vittoria di Sarkozy e per il modello francese se non si ha la volontà di costruire un modello italiano? Se non si ha il desiderio di rimettere in moto la storia, la politica, le idee, per affermare anche in Italia, una destra moderna, laica, aperta alle sfide, in grado di comprendere i cambiamenti sociali, non per assecondarli ma per indirizzarli in un progetto politico? Se non c è la volontà di opporsi alla colonizzazione culturale anglo-americana che ha reso gli europei proni alle mode, agli stili di vita e addirittura alle usanze alimentari d oltre oceano; a quel sistema di vita non negoziabile come lo definì Bush padre? Abbiamo la necessità di individuare un centro attorno al quale costruire un idea della politica capace di non guardare semplicemente all oggi, alla ricerca di un consenso immediato quanto aleatorio, ma di elaborare una strategia a lungo respiro che non sia solo forma ma sostanza. Il passato non ha il monopolio delle idee che trascinano e delle bandiere che mobilitano; la politica può farsi largo con un tratto autentico, persino nobile, e suscitare speranze nuove anche nel villaggio di plastica della modernità. IL PARTITO, QUESTO SCONOSCIUTO In Alleanza Nazionale si manifesta uno strano fenomeno, se parli con qualsiasi iscritto ti dice che: il Partito deve.., se il Partito facesse.., quasi che si trattasse di una persona fisica, di un interlocutore reale e comunque lo percepisce come tale. Se lo stesso discorso viene affrontato con un qualsiasi eletto di medio/alto livello ti risponde : quale Partito? Perché esiste un Partito?. In questa differente percezione è racchiusa gran parte dei problemi di Alleanza Nazionale. Dal modo in cui si affronterà il problema, dalle risposte che sapremo dare, dall organizzazione e dalle regole che sapremo darci dipenderà gran parte del futuro del nostro Partito. QUANDO LA REALTÀ PRENDE A SCHIAFFI I SOGNI Lentamente muore chi diventa schiavo dell abitudine Chi non rischia la certezza per l incertezza, per inseguire un sogno Pablo Neruda In molti si sono chiesti perchè, dopo una lunga serie di sconfitte elettorali o comunque di risultati insoddisfacenti, Alleanza Nazionale non sia stata in grado di svolgere un serio dibattito per decidere come reagire. Siamo convinti che un partito radicato sul territorio, abbia il dovere, morale prima che politico, di confrontarsi, fuori dalle cerchie ristrette, con i suoi iscritti e con i suoi elettori per capire cosa (e chi) ha sbagliato e trovare delle soluzioni. La tristezza, generata dall idea diffusa e non confutata, di non aver inciso nella politica di governo e di non aver creduto possibile vincere le elezioni, è ancora presente nella nostra gente, che resterà comunque fedele, e nell elettorato d opinione, che si chiederà se ha ancora un senso (o se gli conviene) darci fiducia E ancora vivo il ricordo di come è stata affrontata la campagna elettorale per le ultime politiche: sondaggi alla mano, è stato tacitamente concordato che non potevamo vincere e questo invece di generare uno scatto d orgoglio ha emanato un nauseante si salvi chi può. Il disfattismo si è sparso a macchia d olio, il più delle volte diffuso proprio da chi aveva il compito di generare entusiasmo; le varie segreterie hanno preparato gli scatoloni, disdetto i contratti d affitto, altri hanno predisposto i ponti, si è iniziato a fare economia, tanto Il tanto si è visto ad urne aperte, poche migliaia di voti, buoni per dire che il paese è spaccato a metà, ma pesanti come un macigno sulla coscienza

6 politica di chi a quella vittoria non ha creduto. E la cosa diventa ancora più fastidiosa vedendo la contrapposizione tra le lacrime dei ragazzini in sezione e i sorrisi nei vari comitati elettorali. Brutto spettacolo. Per quel che riguarda la tristezza per le occasioni perse, il motivo è semplice: volevamo che le nostre idee, i nostri valori, la nostra cultura ed i nostri sogni venissero trasformati in atti concreti, che fossero riconoscibili in una politica di governo, invece ci siamo fatti carico di ambienti e di persone con le quali non avevamo e non abbiamo condiviso nulla e ancora ci chiediamo perché abbiamo portato sulle spalle il peso di quel mondo. L impresentabilità culturale tecnica e morale di alcuni personaggi del precedente governo era evidente e non può essere riproponibile. Giolitti giustificava la politica che, passando dalla critica dell opposizione alle responsabilità di governo, doveva limitare le sue idee adattandole alla realtà, ma l impressione è che si sia esagerato. A poco serve, anche in questa sede, confutare questa sensazione con l elenco delle riforme, delle leggi o dei singoli atti; la verità è che siamo passati rapidamente da un partitomovimento ad una configurazione ministeriale, che con la maggioranza a disposizione si doveva rivoltare l Italia e che l identità della destra nei 5 anni di governo non è stata percepita. Fuori i mercanti dal Tempio «Direttore, la finanza è un mondo crudele fatto di soldi. La politica, in questo mondo è... un condimento, un contorno del piatto» Stefano Ricucci a Mentana Solo per fare un esempio, abbiamo sempre creduto nel primato della politica sull economia, conseguentemente ci aspettavamo la riforma del credito ed una legge che tutelasse i risparmiatori, ma abbiamo sprecato mesi a discutere se era meglio Fazio o Tremonti, permettendo ad altri di mettere le basi per la lottizzazione del sistema bancario, di provare a mettere le mani su BNL (perché era una banca nata per proteggere il lavoro!!!), di dire in privato: abbiamo una banca e facci sognare ; di dire pubblicamente: con chi dovevo parlare? Con gli straccioni? (Sposettitesoriere DS-!!!), o non c'è differenza tra chi produce come industriale e chi specula in Borsa (Fassino); parole che seppelliscono anni di lotte sociali e mettono la parola fine sulla superiorità morale della sinistra, con buona pace del conflitto d interessi. Abbiamo visto che il dramma di migliaia di famiglie ha coinciso con il massimo profitto per le banche che sono arrivate a saccheggiare i conti dei morti; abbiamo dato il via alle cartolarizzazioni senza rete, osservando le acquisizioni in blocco da parte dei grandi gruppi immobiliari che hanno ignorato tutti i diritti, compreso quello di prelazione; abbiamo verificato l'inadeguatezza di una classe imprenditoriale che non rischia più, che prende stipendi incredibili anche se le cose vanno male, che ha spostato la sua centralità dalla produzione di beni e servizi agli utili di borsa, producendo precariato e abbassamento dei salari. Non è più possibile dire: è il mercato!. E ancora oggi, come facciamo a non vedere le distorsioni create dall enorme peso che queste rendite speculative, finanziarie e immobiliari hanno assunto nella nostra economia ed il loro utilizzo per scalare banche ed organi di informazione? A non comprendere la differenza tra attività produttive ed attività speculative, tra chi lavora e chi, in un solo giorno, intasca miliardi a fronte di zero occupazione, zero ricerca e zero investimenti? A non urlare che questo governo ha trasformato Palazzo Chigi in un centro di potere economico e, invece di svolgere le funzioni di arbitro, di stabilire e far rispettare le regole, prende parte alla competizione senza porsi il problema di un economia dominata almeno al 40% dalla criminalità organizzata? Hanno stretto un patto con il mondo degli affari: e pur sognando segretamente di dominarlo, ne vengono dominati. Ma davvero il potere è sporco o è sporca l idea che queste persone hanno del potere? Lo sviluppo senza valori produce reazioni di rigetto ma non è possibile che in questi casi, come in molti altri, la difesa dei lavoratori/risparmiatori/consumatori/clienti sia delegata dalla Politica alle arringhe di Grillo, alle denuncie del Gabibbo o a Report, per quanto fazioso, unico esempio rimasto di giornalismo televisivo d inchiesta. Quello che non si può fare, è far finta che non sia successo niente.

7 DEMOCRAZIA O MERITOCRAZIA? Perché esprimere le nostre opinioni? Domani le avremo cambiate I vari congressi provinciali e le assemblee nazionali, tranne in pochi e fortunati casi, hanno palesato come sia difficile uscire dal seminato, dal già visto e già sentito, dalla forma che non diventa mai sostanza ma si esaurisce nel rito dei saluti, dei ringraziamenti, del come ha detto giustamente ; mentre le invocazioni all autocritica, al mettersi in discussione, al bagno d umiltà riguardano sempre e solamente gli altri. Raramente emerge lo sforzo di essere originali e propositivi, di uscire dalla logica del collegio o delle preferenze, di condividere al di fuori della propria fazione, di approfondire, di studiare, di creare; è molto più comodo usare idee ereditate senza averle mai pensate. A causa di questa situazione assistiamo, a tutti i livelli, a dichiarazioni, scelte e cambi di rotta senza un preventivo confronto interno, metodo accettato da tutti tranne quando vengono lese posizioni di potere personale date per acquisite. Siamo stati tra i primi a leggere Tolkien, ma pochi ricordano il potere devastante dell anello Oggi tocchiamo con mano l impossibilità di chiamarsi fuori dalle correnti, che non esistono eppure pesano, ma, peggio ancora, assistiamo alla formazione di aggregazioni attorno a leader locali, a chi paga affitto e bollette o a simil santoni; nascono gruppi più chiusi delle sette, partiti nel partito con strutture, bilanci e progetti indipendenti, quando non in competizione o in conflitto con quelli ufficiali. Quante persone si allontanano perché cercano il partito e trovano questa gente? E se a fronte di migliaia di tessere ci sono pochi assegni a copertura totale vuol dire che bisogna porsi seriamente il problema. E necessario uscire dalla logica che i nostri sono sempre bravi e disinteressati mentre i loro sono inutili e dannosi, ma se passano con noi assorbono subito tutte le nostre virtù morali. Anche se l obiettività non appartiene alla politica, bisogna avere la capacità di vedere i limiti dei nostri e le virtù degli avversari; riprendendo una frase molto applaudita in assemblea nazionale, è necessario passare dal è cretino, ma è amico mio al è amico mio, ma è cretino. Se ti sganci da queste logiche, se ragioni nei termini prima il partito e poi il gruppo diventi inaffidabile per tutti, anche per quelli con cui hai condiviso tutto. Una situazione che, se ancora trova delle alternative nelle città, nei piccoli centri è paralizzante, come emerge quotidianamente dalla cronaca locale dei giornali di provincia; il partito è assente e nelle zone dove nessuno interviene si pensa che sia tutto possibile. L impero romano ha avuto imperatori incapaci e pazzi ma è durato finché ai suoi confini ci sono stati grandi generali. E dove è calma d acqua stagnante, l aria s ammorba e la vita si spegne Giovanni Gentile Ormai AN è vista, anche al suo interno, come il partito degli eletti, praticamente non esiste un dirigente privo della particella On. davanti al nome e, contemporaneamente, non c è un eletto che non si appelli ad una fantomatica autonomia personale, di gruppo o di coscienza rispetto alla Federazione o alla Direzione. C è la necessità di ristabilire e riqualificare la figura del dirigente e di ristabilire il principio gerarchico per il quale l eletto non porta avanti una linea autonoma, ma risponde al partito, si confronta sulle scelte da prendere, sulle eventuali nomine, sull utilizzo dei fondi del gruppo, sugli OdG o sulle proposte di legge che vuole presentare. L impressione è che, troppo presi dal quotidiano, manchi la volontà per mettere mano seriamente al problema. Una possibilità, nonostante i suoi mille difetti, ci è stata data dalla legge elettorale. Premesso che il vecchio sistema elettorale aveva messo la nostra comunità di fronte a situazioni inquietanti, come il dover scegliere tra non votare, o votare gente come Pecorella e la Maiolo, e basta rileggersi le loro arringhe o i loro articoli su Ramelli per capire il perché. Per la prima volta avevamo la possibilità di non subire imposizioni correntizie, di evitare che il denaro giocasse un ruolo fondamentale nella campagna elettorale e soprattutto di applicare criteri meritocratici nella composizione delle liste. Purtroppo, per antichi problemi, non è stato possibile approfittare, se non in forma assolutamente limitata, di questa eccezionale opportunità. Gli altri partiti non hanno saputo fare di meglio dimostrando che, se prima i leader cooptavano i rompiballe bravi, quelli che contestavano i loro padri crescendo nel confronto/scontro, ora vengono cooptati gli obbedienti. In ogni caso, la riforma più importante andava fatta mettendo mano alla composizione dei seggi elettorali, per

8 evitare che i sacrifici per conquistare un voto venissero vanificati da incompetenza o dolo (le forze dell ordine dovrebbero stare nei seggi al momento dello scrutinio, non a guardia delle mura). Comunque, il problema della rappresentanza politica resta un nervo scoperto a tutti i livelli e non si risolve evocando (ma sempre e solo per le elezioni provinciali) la panacea delle primarie. Abbiamo anche verificato che per prendere più voti non è sufficiente puntare sulla personalizzazione della politica, quindi è necessario ragionare su come trasformare il potenziale in effettivo, su come ridurre la forbice tra la fiducia al presidente di AN e un consenso inchiodato al 13%, mentre il nostro mercato elettorale è grosso modo intorno al 44%. Dobbiamo sforzarci di portare dentro il partito, rappresentandola al meglio, la più larga fetta possibile di questa area. Se il partito funziona e risponde l elettore sulla scheda non trova più un cognome da crociare o tanti puntini da riempire ma trova se stesso. Per fare questo dobbiamo riorganizzare il partito, formare i quadri e selezionare la classe dirigente, essere riconoscibili per identità, valori e progetto politico. La mediocrità uccide la politica Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino coi loro piedi e, rivoltandosi, vi sbranino. Matteo "Sarebbe ipocrita negare che il potere economico e finanziario si serva spesso del potere politico, cosi come sappiamo che le lobby esistono e funzionano bene", questa analisi del ministro Di Pietro è indicativa di una politica malata. Dobbiamo evitare che i partiti, o peggio ogni singolo eletto, diventino un ufficio di rappresentanza per chiunque abbia interessi da promuovere o da difendere; che si occupino le istituzioni non per affermare un progetto politico ma per esibire uno status sociale. L investimento principale è a lunga scadenza e consiste nel potenziare in ogni modo la struttura giovanile e nel pescare a piene mani da essa, se invece si sceglie la strada della selezione esterna, che almeno venga fatta nel terzo settore, pescando nel volontariato, tra chi ancora dimostra di sapersi sacrificare. E comunque necessario attivare delle forme di controllo immediato della composizione delle liste a partire da quelle municipali, troppo spesso fatte con logiche che premiano il supporto a candidature comunali, rispetto ad una reale rappresentanza del territorio, mentre quelle comunali sono piene di riempi lista per non intaccare il bacino elettorale dei papabili; una selezione verticistica della classe dirigente fatta secondo la fedeltà, non alle linee ideali, ma alle persone che hanno il potere di metterti in lista. Bisogna smantellare la follia della ricandidatura automatica degli uscenti, in mancanza di un organismo in grado di valutarne l impegno, il lavoro ed i risultati. Il problema di Alleanza nazionale non sono i colonnelli ma quelli che hanno scelto l obiezione di coscienza, quelli che alzano la voce per coprire i loro silenzi, l esercito di eletti che si muove solo se è candidato. Non è possibile per paura di perdere qualche decina di voti, lasciare che, per cinque anni, certi personaggi rappresentino il partito. Non è possibile che non ci si possa dimettere perché spesso il primo dei non eletti è già passato ad un altro partito. Chi lo ha sponsorizzato? Chi ha garantito per lui? Che fine hanno fatto gli assessori miracolati, i vice presidenti del Senato senza un voto? Chi ha l onere di scegliere deve saper riconoscere queste persone ed impedire che assumano posti di responsabilità. Proprio nelle ultime elezioni abbiamo avuto la dimostrazione, anche ai livelli più alti, che la provata fede dura finché si è ricandidati altrimenti c è la via di Damasco. Ma perché allevare mediocri quando ci sono persone capaci fuori dalla porta? Il voto è un diritto, la candidatura no

9 Non è più possibile tenere tutti, non è più possibile accettare chiunque, per questo pensiamo sia necessario attivare dei meccanismi di autodifesa. Inserire degli indici di controllo sulle spese elettorali, se un partito è legittimato a spendere qualsiasi cifra, un singolo candidato che spenda più di quanto sia il ritorno economico negli anni del mandato è difficilmente giustificabile. Evitare di candidare chi risponde ad ambienti ed interessi diversi da quelli del partito, girano troppe spillette con altri simboli, l eventuale perdita di qualche voto viene compensata ampiamente in sicurezza. È indispensabile dare un segnale di diversità, per questo, oltre alla presentazione della tessera di partito e del certificato penale, poniamo di nuovo e con forza la questione dei test per i candidati, a dimostrazione di un non uso di sostanze stupefacenti. Se sosteniamo che non c è libertà di drogarsi, dobbiamo pretendere una consequenzialità tra l enunciato politico e lo stile di vita dei nostri rappresentanti. Vanno stabiliti dei criteri oggettivi, basati sulle capacità dimostrate e sul lavoro svolto per poter giudicare gli eletti a fine mandato e solo su questi dati decidere sul rinnovo della candidatura. Ultimo elemento di questa campagna moralizzatrice è il dichiararsi totalmente indisponibili al cambio di maglia in corso d opera. Dobbiamo dare un segnale di serietà e di rispetto degli elettori lasciando ad altri il mercato delle vacche. Una nuova classe politica non si costruisce con chi è disposto a comprare pur di vincere e con chi tradisce pur di rimanere a galla. Per dare credibilità a quanto enunciato è necessario, dopo aver stabilito le regole, applicare delle sanzioni che le rendano credibili, altrimenti la tolleranza rischia di diventare complicità. Quando marciscono, i gigli mandano un puzzo più ingrato che quello della malerba Shakespeare Quando si spezza la comunità morale, quando rinuncia alla bellezza, alla verità e alla giustizia, quando il gruppo resta unito solo dalla ricerca del potere per adagiarsi sul puro calcolo economico, vuol dire che ha perso il suo slancio vitale, la sua anima, lentamente sprofonda nella mediocrità e il suo tempo è segnato. Quindi la questione morale dovrebbe essere posta con forza anche al di là del periodo elettorale, per eliminare quella sensazione di profondo fastidio per la volgarità e l arroganza generata dal potere ed è triste che quel mondo di cristalli e puttane che dovevamo combattere sembra piacere a molti. E un forte richiamo a quello che ci è stato insegnato, a come siamo cresciuti; non si tratta di fare i talebani della politica, ma tra l ostentazione e l astinenza esiste una via di mezzo: la sobrietà. COMUNICARE UN PARTITO lo trovò in giardino mentre guardava per terra e gli chiese: che cosa cerchi? cerco la chiave, penso di averla lasciata a casa e allora perché la cerchi qui? perché qui c è più luce La politica cerca i cittadini dove sono accesi i riflettori dei media senza porsi il problema di capire dove siano realmente. Ormai è più importante l ufficio stampa di quello che realmente si fa o si dice, si sta sempre sulla difensiva, non perché si sbaglia ma perché si può essere accusati di sbagliare. Questo ha trasformato i giornalisti in una casta da blandire e coccolare, il loro commento diventa più importante della notizia stessa, indirizza, seduce. Un potere incontrastabile anche dagli uomini più potenti, se pensiamo che Tony Blair ha aspettato di andare in pensione per definire la stampa una bestia selvaggia o che le tre televisioni di Berlusconi, escluso Fede, hanno sempre sparato contro di lui a palle incatenate. Le decisioni, ma purtroppo anche gli scambi di complimenti tra deputati, avvengono ormai esclusivamente attraverso i canali mediatici, delegittimando e svilendo i luoghi deputati a discutere e a decidere, come i circoli, le assemblee o i congressi. Ma abolire la discussione in un partito politico non ha alcun senso, anche se ne ha forse ancor meno fingere di discutere quando tutto sembra finalizzato ad uscire in video o sui giornali.

10 Bisogna uscire dagli studi televisivi e dalle stanze di partito o di potere, capire che la stampa non è l opinione pubblica, rinunciare ad un comunicato e andare alle assemblee di quartiere, nei posti dove i cittadini vivono e lavorano; alle dichiarazioni, devono fare seguito petizioni, manifestazioni, confronti pubblici con le categorie interessate e, dove possibile, interventi risolutivi. Bisogna capire cosa vuole la gente, ascoltandola, interpretandone i bisogni ma senza per questo snaturare le proprie idee ed i propri valori; bisogna trovare un punto di equilibrio tra le richieste ed il progetto politico, non correre dietro ai sondaggi perché si è estranei al proprio popolo. E la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente! Inoltre, la corsa ad apparire sui media continua a penalizzare qualsiasi progetto professionale di comunicazione politica. La politica usa un linguaggio oscuro, per iniziati è un dialogo tra simili. Perché rinunciare a farci capire? C è sete di messaggi semplici e veri, non gonfiati per colpire meglio l immaginazione. Si può essere chiari senza essere banali, approfondire restando limpidi, semplificare il messaggio politico, renderlo accessibile e comprensibile; così come sono indispensabili i mezzi per trasmetterlo. Dopo 5 anni al Ministero delle comunicazioni, non saremo certo noi a prenderci in giro parlando della necessità di aprire una radio, di frequenze o di canali satellitari, ma è possibile che non si riesca neanche a sfruttare l enorme potenzialità di internet? In compenso si continuano a vanificare i tentativi del dipartimento, lasciando libertà di espressione ai candidati con risultati tra il comico ed il terrificante, ma sempre con il simbolo del partito. Non si è fatta molta strada dall orribile la diga è a destra di missina memoria se oggi produciamo il voto a destra pesa di più, o la cartolina stile supermercato dove se scrivi al partito vinci gli europei; calcolando i costi è un prezzo che non ci possiamo permettere. Aspettando il Secolo che verrà Parlando di comunicazione è necessario spendere una parola sul quotidiano del Partito. Negli anni abbiamo partecipato così tante volte al rito domenicale della vendita militante del Secolo, che abbiamo sofferto per le dichiarazioni a freddo sull inutilità del giornale. E difficile vendere un giornale che non riscuote fiducia in casa, farlo leggere al grande pubblico quando è ignorato dal suo. È faticoso credere che un giornale di un partito di governo non abbia trovato i mezzi per attrarre la pubblicità, o sarebbe meglio dire che è incredibile che un partito di governo non abbia trovato i mezzi leciti per attrarre la pubblicità sul suo quotidiano? Perché non si apprezza pubblicamente lo sforzo che il giornale sta facendo a livello culturale? Perché non si rilascia qualche intervista al Secolo lasciando che siano gli altri giornali a riprendere le dichiarazioni e non il contrario? Perché non si approfitta delle rassegna stampa in televisione, utilizzando la prima pagina del Secolo modello Manifesto? Noi ne vediamo tutti i limiti, ma è innegabile lo sforzo che sta facendo il nostro giornale per imporsi: ha ottimi giornalisti, eppure e come se ce ne vergognassimo, produce articoli politici che se venissero letti, al posto di alcuni discorsi, ci eviterebbero molte figure meschine. La dimostrazione è nei dati: limitandoci ad analizzare quello romano: centinaia di eletti, 600 presidenti di circolo, iscritti e centinaia di migliaia di voti; non è concepibile che a fronte di un simile esercito si vendano poche centinaia di copie del Secolo d Italia. CREARE È DARE UNA FORMA AL PROPRIO DESTINO E lo spirito critico che crea Oscar Wilde Ultimamente sembra che la politica conosca solo i suoi simili ma ignori quel che accade nelle altre fasce della società. I partiti tendono a diventare rigidi, a considerare normale ciò che hanno sempre fatto e innaturali i cambiamenti. Sinceramente è difficile immaginare alcuni politici a contatto con la vita di tutti i giorni, ma la vera opinione pubblica si forma in coda alle poste, al mercato o sull autobus, insomma in tutti quei posti che la politica difficilmente frequenta. Non vogliamo riproporre la solita, banale domanda su quanto costa un litro di latte, ci basterebbe che queste persone capissero che per molti quel litro di latte è un lusso. Sapere che c è gente che si riversa nei discount, un tempo esclusiva degli immigrati, che va a fare la spesa al supermercato con l opuscolo degli sconti, che aspetta gli ultimi momenti al mercato per avere le rimanenze scontate. Capire cosa vuol dire prendere un autobus o la Metro, i problemi con l affitto o con il mutuo,

11 comprendere la vita delle persone normali. Davanti a queste situazioni, non è populismo indignarsi se c è chi protesta per la mancanza di gelati alla bouvette del Senato. C è bisogno di fare pulizia, di gente che non enunci i problemi ma li risolva, che abbia ben chiaro che, nonostante ogni scelta di campo si trasformi in una auto limitazione del proprio bacino elettorale, c è la necessità di prendere posizione su tutto, non solo sulle riforme elettorali, su chi comanderà nel centro destra o sui grandi temi come la difesa vita, della famiglia o la lotta alla droga. Michelangelo sosteneva di sentire, nei blocchi di marmo, una creatura che voleva venire fuori, così il nostro popolo vuole vedere prospettive e certezze per i figli, un senso per il futuro, dobbiamo parlargli non come a degli elettori ma come padri e madri e dagli una speranza. C è la necessità di sentire parole chiare su argomenti dove, o prevalgono voci totalmente discordanti, o regna un assordante silenzio. A volte abbiamo l impressione che è come se ci fosse una sorta di neomaccartismo che vede comunisti ovunque, nelle associazioni di consumatori, tra gli ambientalisti, nel volontariato, nelle cooperative. Invece sono mondi dove non solo siamo presenti in massa, ma che ci appartengono culturalmente. Vogliamo un Partito che guardi a queste realtà non con la presunzione di controllarle o con l idea che sono tutte di sinistra e tanto non ci votano, perché se anche lo fossero, tra Libera e la mafia scegliamo tutta la vita Libera. Un Partito che comprenda quali importanti realtà si sono sviluppate, purtroppo autonomamente, in questi ambiti e fanno riferimento a noi, nonostante noi. Un Partito che torni a parlare di Bellezza, di Ambiente, di Decrescita e ne faccia delle bandiere, che si schieri contro le banche quando umiliano i cittadini, contro i giornali quando umiliano la verità e contro l intreccio tra banche, giornali e costruttori quando umilia la politica. Un partito che tra la sicurezza sul lavoro ed i costruttori, scelga la sicurezza (senza aspettare interventi dall alto per accorgersi del problema, ma forse si pensa che quello dei morti sul lavoro sia un preoccupazione sindacale); che tra la tutela della donna e la declinazione al femminile della politica ritenga fondamentale la tutela. LA NOSTRA POLITICA DEVE TENDERE ALLA GIUSTIZIA E ALLA BELLEZZA. Credo nei valori del radicamento, dell identità e della libertà; nei valori che nascono dalla tutela della dignità personale. Sono convinto che la vita non può ridursi allo scambio, alla produzione e al mercato, ma necessita di dimensioni più alte e diverse. Penso che l apertura al Sacro e al bello non siano solo problemi individuali. Credo in una dimensione etica della vita che si riassume nel senso dell onore, nel rispetto fondamentale verso se stessi, nel rifiuto del compromesso sistematico e nella certezza che esistono beni superiori alla vita e alla libertà per i quali a volte è giusto sacrificare vita e libertà Marzio Tremaglia Perché il Santo Padre viene citato se parla di temi neutri, contestato se parla di difesa della vita e della famiglia e completamente ignorato quando parla di emergenza educativa, di bellezza del creato, di indipendenza e verità dei giornalisti, di lotta alla povertà, di responsabilità dell uomo, di dignità del lavoratore e di sicurezza sul lavoro? Quando si scaglia contro chi ha le mani sporcate con la corruzione e le tangenti, contro i media che ispirano consumismo? Quando denuncia il rischio per l Europa di congedarsi dalla storia? Quando invita a non lasciarsi portare qua e là dalla vita, quando chiede di far posto alla verità? Quando esorta i media a educare i minori,a rispettare la dignità e il senso morale? Noi vorremmo la nostra area politica capace di sintonizzarsi su questa lunghezza d onda, perché proseguire su una strada diversa significherebbe disgregare la comunità umana che tiene in vita AN, con il rischio di trasformarci in un partito d opinione dove i militanti, quelli che credono, verrebbero sostituiti da chi oggi ci vota per convenienza, ma domani? Per questi motivi, dopo questa lunga analisi sul partito, vogliamo dare un ulteriore contributo sviluppando alcuni di quei temi che riteniamo essenziali.

12 EDUCAZIONE O si impara l educazione a casa propria o il mondo la insegna con la frusta,e ci si può far male A molti è sfuggito che Bertinotti, nel suo discorso di insediamento alla Presidenza della Camera, ha ringraziato un unica categoria di lavoratori: i professori. Se pensiamo che questa, con il 68%, è la categoria con la più alta percentuale di elettori di sinistra (superiore anche ai famosi metalmeccanici), ci rendiamo conto di quanto la sinistra abbia investito nell educazione come progetto politico e del perché della percentuale troppo alta di studenti di sinistra. Possiamo seriamente pensare di contrastarli con il volantino di fuori dalle scuole? Qual è la nostra proposta culturale e formativa? La ricreazione è finita L unico periodo in cui la mia educazione si è interrotta è stato quando andavo a scuola Negli anni l Italia ha lasciato che si degradasse il suo sistema di educazione, la trasmissione della memoria ed il pensiero, i metodi di insegnamento e la proposta culturale. In questa situazione, i ragazzi crescono senza rispetto, senza divieti e con genitori assenti o peggio complici, la metà di loro pensa che leggere un libro sia una perdita di tempo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: dai comportamenti all uscita di una qualsiasi scuola, ai video scaricati su internet, all imbarbarimento della grammatica, all uso del linguaggio televisivo e telematico, alla mancanza di un vocabolario articolato che vada oltre i 160 caratteri di un sms. C è gente che pagherebbe pur di vendersi Balzac E come se non bastasse, i modelli propagandati dalla televisione sono assolutamente devastanti, anche se non si capisce se sono realmente modelli o più semplicemente uno specchio della realtà. Un tempo c era la buona educazione, il rispetto per i capelli bianchi, per il lavoro nei campi. Si rispettava la terra, non i soldi, al contrario oggi la nostra società dà una grande importanza all ambizione, al successo e guarda con sospetto qualità come la gentilezza, la discrezione e l educazione stessa. Il prototipo da imitare è quello sotto i riflettori dei media: ragazzotte piene di salute e disposte a tutto, palestrati che massaggiano i piedi al loro agente, attricette che tirano coca come fosse acqua, ex carcerati che tirano mutande dal balcone, con sotto decine di ragazzine a contendersele, neanche fosse il bouquet della sposa, ex sconosciuti, chiusi in una casa o abbandonati su un isola, che si fanno fare di tutto e che diventano famosi senza saper fare niente. Una imbarazzante galleria del nulla, una casta chiusa dove si accoppiano solo tra loro e quasi sempre davanti ad un fotografo. Altro che modelli. Come si concilia l adesione al Family day con la produzione di questi programmi? Con un potere mediatico che, attraverso un industria cafona, alimenta sogni da velina o da tronista? Un tempo la Rai chiedeva ai suoi utenti di abbassare l audio per non disturbare i vicini, era sessuofobica ma mostrava la bellezza, produceva cultura, educava, e anche nei suoi giochi premiava la preparazione non la fortuna. Oggi mostra gente che mette in piazza i propri amori, i tradimenti, le malattie, i drammi, alimentando, persino con l informazione, il voyeurismo dilagante. Il disagio sociale non si cura si manda in prima serata. i giovani preferiscono un cattivo maestro a nessun maestro Il maggior rimpianto di questi 5 anni al governo è quello di non aver prodotto un nostro progetto educativo, di esserci incartati con l eterna disputa pubblica/privata e di fronte a questa incapacità aver delegato alle scuole religiose questa missione. Avere un progetto formativo non vuol dire indottrinare, ma aprire la mente, stimolare, aiutare a crescere. Avremmo voluto veder inseriti nei programmi scolastici l educazione alla legalità, le nozioni di giustizia sociale, la solidarietà e il volontariato, sposarsi con i valori dell ambiente e dello sport; e ancora l educazione alimentare, l uso consapevole del denaro, corsi di protezione civile e di pronto soccorso; avremmo voluto la formazione alla spiritualità e alla bellezza attraverso la capacità di meravigliarsi della natura e dell ordine delle cose; avremmo voluto che i ragazzi fossero aiutati a sentirsi orgogliosamente italiani e non replicanti delle peggiori mode d oltre Oceano. Avremmo voluto ma

13 non è stato, E mentre le campagne sull educazione e il rispetto hanno caratterizzato l ultimo mandato di Blair o i temi della competizione elettorale francese, da noi ci si riempiva la bocca con dotte spiegazioni sull importanza delle tre i, inglese, internet, impresa, peccato che mancasse l italiano, sarebbe tornato utile. Come sarebbe tornata utile una politica per gli alloggi agli studenti. Se mancano le case a prezzi accessibili nessuno studente italiano o straniero potrà stabilirsi nelle città universitarie a prescindere dalla qualità dell università. La priorità è l accoglienza, la casa, la capacità di attrarre intelligenze ma anche quella di andarle a cercare in paesi come l India o la Cina. Si è privilegiata la politica del ti abbasso le tasse e mi voti che non forma e non lega, al posto di un progetto che, in 10/15 anni, darebbe vita ad una generazione nuova che non usa il termine guerra parlando di calcio, che non ha come mito la gente che passa dalla procura di Potenza e che non ha come destino il rimpianto per una vita sprecata. Ci rendiamo conto che per i tempi della politica un decennio rappresenta un eternità, ma si è grandi se si riesce ad uscire dalla logica dell oggi per prospettare un futuro diverso ai nostri figli, per creare una generazione che abbia la responsabilità e la consapevolezza di poter essere soggetto attivo nella costruzione di nuovi legami, che sia capace di farsi carico degli altri, con la voglia di vivere in uno stato nascente, con un ebbrezza creativa capace di fondare il nuovo. Un antico modo di concepire la formazione, anche attraverso la proposta di nuovi modelli comportamentali e di una cultura del rispetto, che possa essere anche un valido strumento di prevenzione e non sarebbe male, sull esperienza di altri paesi, arrivare al servizio civile obbligatorio. MILITANZA GIOVANILE L impegno militante che aveva infiammato i padri: è roba del passato, che pudicamente si dissimula o si scorda. Lo slancio di chi voleva cambiare il mondo ed era disposto perfino a sacrificarsi purché il cambiamento avvenisse: è un ingrigito anacronismo. La speranza stessa, che dà le ali al pensiero e ai progetti, è guardata con diffidenza. Chi oggi vuol fare politica è alle prese con un decadimento che è come un naufragio. Spostando di pochi gradi l angolo di visuale, si evidenzia un'altra carenza che influenza negativamente non solo e non tanto i risultati elettorali, quanto il rapporto di Alleanza Nazionale con la cosiddetta società civile. Nell ambito del centrodestra, sino a qualche tempo fa, An poteva essere considerata, in termini organizzativi, l antitesi di Forza Italia. Quest ultima formazione appariva (appare), usando un espressione abusata, il partito di plastica, Alleanza Nazionale rappresentava il partito pesante strutturato sul territorio, con i circoli e soprattutto con i militanti. Purtroppo, fatte salve rare e specifiche realtà, è sempre meno vero. Questa constatazione, è tanto più vera e più grave se si prende in considerazione il mondo giovanile. Al di là dello strepitoso numero di iscritti, il suo essere terreno di scontro e di conta, ne ha fortemente penalizzato l attività esterna e l incidenza nella vita politica, nei fenomeni sociali e culturali, ma anche nelle competizioni elettorali, dove un tempo riusciva a dimostrare la sua autonomia, la sua trasgressione, il suo essere avanguardia. L assenza di una realtà giovanile militante appare tanto più grave in virtù della forte tradizione di una militanza politica che spesso, in passato, sopperiva alle carenze di partito. Proprio da questa evidente e, apparentemente, insuperabile difficoltà di aggregare il mondo studentesco e giovanile bisogna muovere per ritornare al punto di partenza di queste valutazioni. Se oggi non si ha la capacità di attrarre giovani la colpa non è solo di questi stessi giovani. E certamente vero che viviamo in un altro mondo. Nessuno nega che siano maggiori e più forti le possibilità di distrazione offerte dalla società dei consumi. Mettiamoci pure che i processi di lobotomia mediatica sono efficaci e devastanti, però è ancora rintracciabile una percentuale di ragazzi che portano i segni identificativi che caratterizzavano quel militante. Fatte salve le solite eccezioni: è interessato a quello che si muove intorno a lui, vorrebbe incidere sulla realtà, è generoso, passionale, disinteressato. Questo tipo umano frequenta e anima, per lo più, il mondo del volontariato. In questo ambito si potrebbe veicolare, laddove lo si sapesse concepire, un messaggio. In questo mondo è presente una categoria del politico con la quale è opportuno, direi fondamentale, aprire un confronto, senza pregiudizi e senza velleità di predominio. Ci riferiamo, soprattutto, a quelle realtà del volontariato che operano fuori del cono di luce dei mass media, senza secondi fini, senza

14 aspettative di alcun tipo, spendendo parte del proprio tempo ad alleviare sofferenze altrui. A questi oscuri e sconosciuti militanti del sociale si deve offrire un opportunità altra. Indicare percorsi che permettano di immaginare un diverso modello di società, comunitario, fondato su un senso di giustizia sociale che provoca meno drammi e meno sofferenze da lenire. Occorre un atto d umiltà. Chi deve farlo, cominci ad interrogarsi sul perché si è persa ogni capacità di coinvolgere questi ragazzi in un avventura, la militanza politica che è sicuramente la prima e più completa forma di volontariato. Chi scrive, insieme a tanti altri (anche se qualcuno sembra averlo dimenticato), ha speso giorni e notti della propria giovinezza militante a discutere di capacità mitopoietica, di spirito comunitario e così via, progettando percorsi per nuove e diverse forme del politico. Oggi luoghi di discussione, di confronto e di scontro simili non mi sembra esistano più. Bisogna ricominciare dal punto cui è giunta quest'area politica prima che venisse travolta e sbatacchiata dalla valanga di un consenso superficiale e transeunte. TERZO SETTORE Prendi un sorriso e regalalo a chi non l ha mai avuto. Prendi un raggio di sole e lancialo là dove regna la notte. Scopri una sorgente e immergi in essa chi vive nel fango. Prendi il coraggio e infondilo nell animo di chi non sa lottare. Scopri la vita e raccontala a chi non sa capirla. Gandhi Ciò che invece è indice di una notevole maturità acquisita in questi anni da parte dei quadri di partito è la percentuale straordinariamente alta, il 53,6%, di coloro che si dichiarano in cerca di nuove forme di solidarietà sociale di tipo non statalista ispirate al principio di sussidiarietà così come viene declinato dalla dottrina sociale della Chiesa. L Associazionismo con i suoi mezzi, il suo vissuto e le molteplici esperienze, nei vari contesti sociali, riesce ad affrontare l integrazione contribuendo alla crescita educativa per una nuova via di sviluppo; persegue un incontro tra culture diverse e ne consente un confronto di pari dignità, permettendo il raffronto tra le varie esperienze e competenze, tra le realtà culturali di provenienza, aiuta a superare gli schemi per cui gli uomini sono divisi in assurdi antagonismi. Esempio di esperienze di volo e notte bianca Vorremmo utilizzare queste note per ribadire e rinnovare degli spunti che abbiamo già provato, più volte, ad offrire attraverso l attività di Azione Sociale. Provando a ragionare in termini propositivi, riteniamo fondamentale l auspicio che la destra si voglia finalmente strutturare per stringere e consolidare alleanze sociali, partendo dalla considerazione che, in questi ultimi anni, sono state offerte poche ragioni che giustificassero una tale scelta. Possiamo testimoniare la sufficienza, quando non il fastidio, con cui le strutture di partito, gli eletti nei vari organismi istituzionali, gli amministratori, spesso i semplici militanti guardano al mondo del cosiddetto terzo settore. Al di là delle simpatie personali di qualcuno, è necessario sviluppare un confronto con le diverse realtà con le quali Azione Sociale (ma non dimentichiamo l Asi e il Modavi che prima di noi si sono immerse nel mare magnum dell associazionismo) ha avviato un dialogo. Detto confronto è necessario. Di più, in qualche modo è invocato proprio da quella parte di terzo settore che non è schierata, né intende farlo, con la sinistra o, ben che vada, con quella parte dell area cattolica, comunque contigua e complice dei presunti padroni del terzo settore. In questa presunzione è il primo fondamentale errore: Tanto quelli non ci votano. Questo confronto va portato avanti su due piani, da un lato cercare di irrobustire quello che gravita intorno ad esso nel mondo del terzo settore, dall altro (con una scelta mirata) dare vita a rapporti stretti con realtà extra partito che magari hanno pochi o nessun punto di riferimento nel mondo politico. Il problema è paradossale ma presenta due sfaccettature, entrambe preoccupanti: chi si richiama a quell area politica non trova al suo interno strutture adeguate (in un sondaggio tra gli iscritti a Legambiente solo pochi anni fa circa un terzo degli stessi si classificò come di centro destra, tra la meraviglia degli stessi dirigenti; dall altro le strutture esistenti (comprese quelle che vanno per la maggiore) non ritengono il centrodestra (con rarissime eccezioni) un interlocutore affidabile. Dando per scontato quest'assunto, si obbligano tanti simpatizzanti a contorsionismi lessicali per giustificare la coniugazione delle loro scelte politiche con il desiderio di impegnarsi nel volontariato, nel

15 cooperativismo sociale e via specificando. Alle associazioni, alle singole persone si deve offrire una sponda culturale e politica; vanno messe in condizione di non vergognarsi per un provvedimento legislativo o amministrativo che evidenzia il disinteresse, peggio, l incomprensione delle ragioni che muovono organizzazioni ed individui. Il ritardo accumulato appare incolmabile ma non lo è. Bisogna dotarsi di un progetto, offrire spazi e strumenti. Evitando di lasciarsi prendere dalla frenesia di una contropartita elettorale, è possibile aprire un canale di comunicazione, disegnare un percorso che consenta di costruire una valida alternativa. E in finale bisogna capire che le risorse impiegate a favore del terzo settore hanno una produttività economico sociale altissima difficilmente eguagliabile da altre destinazioni LA QUESTIONE FEMMINILE Essere donna è un compito terribilmente difficile visto che consiste principalmente nell aver a che fare con gli uomini Dal recepimento delle direttive comunitarie sulle pari opportunità, poco è cambiato in Italia per le donne nel mondo del lavoro ma anche nella società civile dove ancora non riescono ad affrancarsi dal ghetto di "categoria assistita". Il tasso di occupazione è ancora a livelli molto bassi rispetto a quello degli uomini e lontano dai livelli auspicati dal Consiglio Europeo di Lisbona (60%), così come sussiste ancora un divario illogico e inspiegabile tra le retribuzioni di donne e di uomini. Lavorare per molte donne non è più una scelta ma una necessità poiché con un solo stipendio una famiglia media difficilmente arriva a fine mese. Occorre quindi implementare tutte quelle iniziative che facilitano l inclusione delle donne nel mercato del lavoro, iniziando con l eliminare la prima odiosa discriminazione già durante i colloqui, infatti, alle donne vengono poste domande inopportune che entrano senza diritto nella sfera privata. Solo a loro si chiede se sono fidanzate o sposate e se hanno figli o se hanno intenzione di averne, poiché la donna con figli è ancora vista dalle aziende solamente come un costo reale e quella senza, come un costo potenziale. Quando non si chiede direttamente di firmare una lettera di licenziamento in bianco da usare nel caso di una gravidanza o di un infortunio, per troncare un rapporto diventato un costo di cui alleggerirsi. Le indagini dimostrano che almeno un quarto delle dimissioni sono estorte e la maternità è la causa principale di questo licenziamento mascherato. Il basso tasso di fertilità è strettamente legato all entrata della donna nel mondo del lavoro e l invecchiamento della popolazione che in parte ne deriva contribuisce a complicare la vita delle donne che sono le principali attrici della cura degli anziani. La politica deve farsi carico di questa situazione, incentivando le banche a offrire servizi, mutui agevolati, prestiti ma deve anche prevedere aiuti, sia in termini economici che in termini di tutela del posto di lavoro, per le donne con contratti atipici che decidono di avere dei figli. Troppe donne abbandonano il mercato del lavoro una volta diventate madri. Favorire l istituzione di asili nido aziendali e la diffusione di corsi di formazione ed aggiornamento per il reinserimento delle donne nel posto di lavoro dopo la maternità possono rappresentare delle soluzioni efficaci. Rompere il tetto di cristallo è ancora un utopia Il tetto di cristallo è' un modo elegante per dire che le donne arrivano, nella loro carriera lavorativa, in un punto praticamente invisibile oltre al quale non riescono ad andare, il tetto è trasparente, ma una volta che ci sbatti contro capisci che è invalicabile, e lì ti fermi. E quella soglia che esiste nella scalata professionale femminile, oltre la quale, in pochissime riescono ad andare. E presente nella maggioranza dei settori lavorativi e soprattutto nelle istituzioni politiche, laddove vengono prese le decisioni che andranno a ricadere su donne e uomini con effetti diversi sulle loro vite. Nel caso di una donna che abbia una famiglia e non possa dedicare al lavoro lo stesso tempo dedicato dagli uomini, le possibilità di carriera sono poche o addirittura nulle. L organizzazione del lavoro nel settore pubblico, in quello privato nelle istituzioni politiche è infatti scandita da tempi maschili, cioè tempi che tradizionalmente non includono il lavoro di cura della famiglia e della casa. Questi compiti gravano ancora quasi completamente sulla donna aggiungendo al lavoro retribuito, il lavoro non retribuito, perché non riconosciuto come tale. Inoltre, le donne sono sempre più spesso sole nel gestire la famiglia e nel crescere i figli e sono quelle che

16 maggiormente lavorano con contratti atipici questo le rende vulnerabili a qualsiasi decisione politica sui servizi, l occupazione e gli ammortizzatori sociali. E necessario uscire dall estemporaneità per aiutare le donne sole che decidono di tenere i bambini, per riconoscere il ruolo sociale del lavoro domestico e per prevedere una pensione per le casalinghe. Mainstreaming: una soluzione europea L approccio del mainstreaming di genere offre una opportunità di cambiamento che non può non essere colta dalla politica. Il termine esprime un principio che ha determinato in modo importante la programmazione delle politiche europee dell'ultimo decennio sulle pari opportunità; poiché le decisioni che vengono prese spesso hanno un diverso impatto su uomini e donne, che hanno diversi bisogni, condizioni e situazioni, questa diversità uomo-donna viene considerata nella definizione, individuazione e implementazione di ogni politica, a tutti i livelli, in tutti gli ambiti facendo sì che la prospettiva di genere si applichi all'insieme delle politiche comunitarie e contribuendo a trasformare questo obiettivo nel riferimento imprescindibile per accedere a programmi, formulare progetti e pensare politiche nazionali. Può essere definita una strategia volta a smascherare e diminuire le differenze di impatto che politiche, a prima vista neutrali, hanno per donne e uomini. In quanto strategia finalizzata al raggiungimento delle pari opportunità aiuta a porre il punto di vista delle donne letteralmente al centro in tutte le politiche e azioni della UE, promuovendo la loro partecipazione in campi ruoli precedentemente loro reclusi. L approccio della gestione della diversità va anche diffuso nelle organizzazioni private che sono ancora basate sulla quantità e non sulla qualità del tempo che i lavoratori dedicano al lavoro. A livello imprenditoriale, assumere una cultura che considera e valorizza le differenze di genere, costituisce un vantaggio competitivo così come la messa in atto di politiche di conciliazione della vita lavorativa con la vita familiare anche tramite la concertazione con attori locali e parti sociali. Violenza, sostantivo maschile Con la Dichiarazione del 1993 le Nazioni Unite si impegnano a combattere il fenomeno ed enunciano come violenza sulle donne "ogni atto di violenza in base al sesso che produca o possa produrre danni o sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche, coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata". Ma, ancora oggi, per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità: ancor più del cancro, degli incidenti stradali e persino della guerra, questa è la drammatica fotografia di una realtà che non risparmia nessuna nazione e nessun continente. La violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo e non conosce differenze sociali o culturali: le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi e a tutti i ceti economici. Secondo l'organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. In Italia, solo nel 2006, donne hanno subito violenza. Il rischio maggiore viene dai familiari, mariti e padri, seguiti a ruota dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio, è quella che viene definita la violenza inattesa. È la forma di violenza sulle donne più diffusa nel mondo da parte degli uomini con i quali condividono le loro vite e fa sì In alcuni stati è più probabile che una donna venga uccisa dal proprio compagno che da un estraneo. La violenza domestica rappresenta una violazione del diritto delle donne all'integrità fisica e psicologica e si manifesta in varie forme: abusi fisici e psicologici, atti di violenza o tortura, stupro coniugale, incesto, matrimoni forzati o prematuri, crimini d onore. Questa ha delle conseguenze molto gravi sulle vittime, proprio in virtù del fatto che proviene da persone di cui si fidano, e più sono vicini alla vittima gli autori della violenza, più aumenta la difficoltà nel rilevarla, soprattutto quando essa si compie all'interno della famiglia. Non a caso, secondo le statistiche giudiziarie, sono proprio queste le violenze che di rado vengono denunciate o spesso ritrattate. Le conseguenze della violenza sulla vita delle donne ed in particolare sulla loro salute emergono con chiarezza dai pochi studi in merito e dalle storie dei casi: lividi, fratture, denti rotti, cicatrici, lesioni del timpano, aborti, ma anche infezioni ripetute, tachicardia, asma, e poi depressione, ansia, attacchi di panico, tentativi di suicidio, consumo di psicofarmaci e di alcol. Se una donna riesce a superare tutto questo, se non dice di essere caduta dalle scale per giustificare i

17 lividi, se trova la forza di denunciare e arriva al faccia a faccia con imputati avvocati e giudici, rischia di essere etichettata come consenziente o come una facile. Per dare un idea di questa situazione, ignorata dalla politica e lasciata colpevolmente in mano ai giudici, riportiamo alcune sentenze: E' "arduo ipotizzare" una violenza sessuale fra coniugi in caso di coito orale in quanto la donna "avrebbe potuto in ogni caso facilmente reagire e sottrarsi al compimento dell'atto da lei non voluto". Impossibile commettere violenza carnale su una ragazza che indossa i jeans. La Corte afferma che violentare una donna incinta al settimo mese non configura una circostanza aggravante del reato di violenza sessuale. E in più si afferma che è anche possibile applicare al violentatore la diminuzione della pena minima per attenuanti generiche perché il caso può anche essere ritenuto tra quelli di "minore gravità". La cassazione decide che una quattordicenne non può aver subito violenza dal proprio patrigno perché non illibata e perché dato che ha avuto delle esperienze si ritiene in grado di dominare un rapporto del genere Se l'ambiente nel quale viene commesso è degradato, il reato di stupro, anche se su minore, è considerato meno grave. Così ha deciso la corte d'appello di Roma, che ha concesso le attenuanti generiche, applicando anche uno sconto di pena, a due imputati accusati di aver ripetutamente violentato una ragazzina prima e dopo il compimento del suo quattordicesimo anno d'età. La sentenza della Terza Sezione penale della Cassazione decide che lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina ha già avuto rapporti sessuali. La Corte d'appello di Cagliari riduce la pena ad un uomo condannato di stupro perché il reato commesso contro la moglie sarebbe "più lieve"."il danno psicologico di una aggressione subìta dal coniuge minore rispetto a quello provocato da un estraneo" Il film-documentario processo per stupro che sembrava così lontano è invece ancora maledettamente vicino. Uno stupro culturale che continua da vent anni, frutto di ignoranza, di mancanza di educazione e di rispetto ma anche di modelli culturali e di messaggi pubblicitari con donne sopraffatte, mercificate ed in quanto tali spogliabili, comprabili e usabili come oggetti. Donne fatte a pezzi (seno, cosce, didietro in primo piano), e quindi private di personalità e identità, che rafforzano il messaggio che le donne sono oggetti. I media non evidenziano l'orrore e la sofferenza di chi subisce una violenza fisica, ampliando l'idea che la donna accetti di buon grado o quasi desideri il sesso imposto. Sono questi i messaggi che passano ai giovani. LA SICUREZZA Una città in ordine e pulita è la prima dimostrazione di esistenza dello stato e di presidio del territorio, se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto ne verranno rotte molte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quell edificio alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. La Teoria delle Finestre Rotte è "una teoria epidemica della criminalità". Afferma che la criminalità è un fenomeno contagioso, che può iniziare con una finestra rotta e diffondersi a un intera comunità; se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti penserà che nessuno se ne preoccupa. Ben presto ne verranno rotte molte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quell edificio alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza, come la sporcizia, il disordine pubblico e la mendicità aggressiva, secondo la teoria, sono l equivalente delle finestre rotte, ossia inviti a crimini più gravi: Rapinatori e ladri, sia occasionali sia di professione, sanno che le possibilità di essere catturati, o persino identificati, si riducono se agiscono in strade in cui le vittime potenziali sono già intimidite

18 dalle condizioni dominanti. Questa teoria è alla base di una serie di interventi che hanno portato a ridurre drasticamente i reati prima nella metropolitana e successivamente in tutta la città di New York. D'altronde, la gente normale, nella sua vita quotidiana, non incontra il grande criminale, ma lo scippatore, il ladro, il drogato, il prepotente; non per questo il trauma subito è meno grave. La sicurezza della gente comune è un diritto sociale, non un vizio autoritario, ed è un tema che va affrontato con serietà e senza slogan. Riflettiamo su cosa vuol dire quando un estraneo viola l intimità della tua casa e ti porta via i ricordi di una vita, di chi non c è più? A quel che rappresenta una truffa nell economia di una persona anziana? O al trauma che si porta dietro per tutta la vita chi ha subito una molestia o uno stupro? Le persone normali vogliono essere rassicurate perché sanno che per quelli che sono definiti fenomeni di microcriminalità non partono neanche le indagini e se iniziano ci sono troppi giudici, prigionieri di analisi sociologiche che sottovalutano le responsabilità individuali e sopravvalutano le responsabilità della società, propensi a chiudere entrambi gli occhi. In Italia sono in 18milioni ad essere in attesa di un verdetto, 81% dei reati rimane impunito, creando una impunità di fatto. La pena dovrebbe avere due funzioni: punire il colpevole e dissuadere gli altri, venendo meno la prima, la seconda funzione è annullata, con effetti gravissimi sull educazione dei giovani, sulla propensione a reiterare il reato, è un istigazione all omertà, ma è anche la fonte del dubbio che vivere onestamente sia inutile. Il costo indiretto di un sistema giudiziario che non funziona è enorme. Alcune proposte Istituire a livello comunale e municipale degli osservatori permanenti per la sicurezza e la legalità composti dai rappresentanti delle Istituzioni, ma aperti agli effettivi operatori della sicurezza (es. comandanti dei commissariati e delle Stazioni CC. che realmente operano sul territorio), rappresentanti delle categorie, direttori delle Banche, etc. con l obiettivo di conoscere le situazioni di criticità, di coordinare gli interventi e di integrare l attività del COSP (comitato per l ordine pubblico e la sicurezza), dove la partecipazione è prevista solo a livello verticistico, Prevedere incentivi e coperture per gli interventi d iniziativa (interventi fuori servizio); è impossibile che in una Paese dove gli addetti al comparto sono in percentuale sulla popolazione il maggiore numero in Europa si assista ad esempi di violenza quotidiana dove nessuno interviene in favore della vittima e il poliziotto che interviene dovrà presenziare al processo per direttissima, assentandosi dal servizio e costringendo i colleghi a sostituirlo. Verificare la possibilità di coniugare la richiesta di sicurezza e compagnia degli anziani con le necessità abitative di poliziotti e militari (ovvero raccogliere la disponibilità degli anziani di prendere in casa loro, a titolo di comodato gratuito, poliziotti e militari single e privi di alloggio di servizio); il tutto, col duplice benefico (e gratuito) effetto, da un lato, di rendere l anziano meno solo e più sicuro e, dall altro, di consentire all operatore della sicurezza, soprattutto al momento del primo impiego nelle grandi città, di non essere costretto ad investire quasi tutto lo stipendio nella locazione di una stanza o di un appartamento. Rieducare i cittadini alla legalità, prevedendo corsi specifici obbligatori nella scuole ed inserendo la materia nelle centinaia e centinaia di corsi di formazione finanziati dagli enti locali. Prevedere facilitazioni all acquisto dell abitazione nei quartieri a rischio da parte degli addetti alla sicurezza, dove la presenza di un poliziotto nel condominio può rappresentare presidio efficace contro la micro criminalità e disincentivo a delinquere; al contrario, deve essere evitata la creazione di quartieri dormitorio per militari, avulsi dal contesto sociale della città.

19 LA GIUSTIZIA In questo paese non succede nulla:è questo che mi avvelena e mi dispera. Una ad una le speranze di una rigenerazione morale se ne vanno. Una stampa stupida,serva, incline solo al pettegolezzo e ai circensi, aliena dai problemi veri e reali; spettacolo immondo. Quanto dovrà passare per la riforma dei codici? E per la riduzione della carcerazione preventiva? E per l abolizione del pentitismo, che vede nel caso Walter Tobagi, il suo canagliesco, ignobile trionfo? Sono deluso Silvia, mi pare di aver gettato via la mia vita. E debbo anche fare autocritica: credevo nella legge, nei magistrati, nelle istituzioni Enzo tortora Solo poche righe per chiederci se da un partito di uomini di legge ci si poteva aspettare qualcosa di più e al tempo stesso di meno specifico in termini di giustizia; per riflettere sul fatto che Mani Pulite ha smesso di entusiasmare quando le inchieste sono scese ai livelli inferiori, quando, finiti politici e industriali, si è visto quanto fosse diffusa e generalizzata la pratica quotidiana della corruzione. Poche righe per domandarci se le migliaia di medici a libro paga delle case farmaceutiche, di impiegati pronti ad essere più malleabili, di imprenditori che lucrano sui fondi europei, di persone normali che si sono ritagliate la loro fetta di potere per partecipare alla grande abbuffata, e tanti altri ancora, sono solo il sintomo di un male che è ancora più diffuso e più profondo. LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA «Sì, pago il pizzo. Pago anche le tasse, più o meno, e che cosa ricevo in cambio? Lo Stato non mi garantisce la sicurezza. I trasporti fanno schifo. Se si ammala mio figlio prendo l aereo e vado a Bologna, perché all ospedale l altra volta mi sono dovuto portare lenzuola e medicinali. Poi pago il pizzo, certo, ma nel mio locale non entra un mendicante, la finanza non fa controlli e se mi rubano l auto me la fanno ritrovare il giorno sotto casa. Per il servizio che offrono, non sono neppure cari. L alternativa? La fine di Masciari». Pino Masciari, imprenditore edile di Vibo, anni fa ha denunciato il pizzo e fatto arrestare decine di malavitosi. Gli hanno fatto saltare la sede. Il resto lo hanno fatto le banche, con la revoca del credito: «cliente a rischio». E fallito per ventimila euro, quando aveva cantieri per tre milioni Lo Stato dia come diritto ciò che la mafia dà come favore. La mafia dà lavoro per far sentire in debito, dà protezione per avere riconoscenza, distribuisce case, non per il bisogno sociale, ma per il controllo del territorio, presta soldi per diventare padrona, smaltisce i rifiuti ma avvelena l ambiente. La mafia è una madre che da sicurezza, appartenenza rispetto ai suoi figli, alle migliaia di minorenni coinvolti. Probabilmente basterebbe ristabilire questi diritti, per smantellare buona parte del potere mafioso; il problema è capire se c è la volontà, non di una parte, non dei singoli, ma dello Stato, di combatterlo, di eliminare la cultura di cui si nutre e con cui si riproduce, di troncare il cordone ombelicale che lega e alimenta pezzi delle istituzioni. L errore è quello di ritenere la mafia un retaggio del passato o figlia dell emarginazione, al contrario si integra con la modernizzazione, ha un radicamento sociale, culturale economico e politico. Ha senso mandare gente in prima linea a combattere la mafia quando questa ha già invaso le retrovie, lo Stato e il territorio nazionale? Quando la radioattività mafiosa ha contagiato tutto, quando la mentalità mafiosa e omertosa fa parte del dna di questa nazione? Ci sono mille modi per essere mafiosi anche se non si è picciotti, killer o uomini d onore. Il peggiore è quello del silenzio, dell omertà, del pensare che sia una cosa normale o di sostenere pubblicamente che con la mafia dobbiamo convivere. E uno sfregio a tutte le persone che hanno dato la vita per combatterla, agli innocenti che si sono semplicemente trovati in mezzo o a tutti quei funzionari che compiono atti eroici per il solo fatto di compiere ogni giorno il loro dovere. E i Partiti? Se da una parte proviamo una totale ammirazione per chi trova il coraggio di fare politica nelle zone controllate dalla criminalità organizzata, dall altra non comprendiamo i motivi per cui gli stessi partiti che espellono i propri iscritti per delle fesserie, diventano garantisti per reati di mafia. E, rammentando le parole di Nando Dalla Chiesa che nell 82 diceva: la mafia, è bene ricordarlo, diventa più potente nel decennio in cui cresce la sinistra, non riusciamo a capire perché passa sotto silenzio il profondo legame tra pezzi della sinistra e la criminalità, né come si fa a

20 sorvolare sulle decine di consigli comunali campani sciolti per infiltrazioni camorristiche, sulla guerra interna ai partiti del centro sinistra in Calabria, sul voto mafioso che inquina sempre ma se si sposta da una parte è mafia, se si sposta a sinistra è un voto di ribellione, di rinascita e di speranza; misteri della politica. Rispetto a questa situazione un partito come il nostro non può restare in silenzio, tutto ma non il silenzio; per questo torniamo a chiedere un forte impegno su questi temi. Per trovare traccia di una nostra attività organizzata, dobbiamo risalire con la memoria alle manifestazioni sotto casa di Ciancimino, ai cortei giovanili a Roma e in Sicilia, a qualche fiaccolata o alla relazione di minoranza di Niccolai. Troppo poco. Eppure, solo per citare i primi due casi che vengono in mente, abbiamo un sindaco eletto a Corleone che rivendica al suo paese un futuro di capitale dell antimafia; ne abbiamo un altro a Reggio Calabria che vive sotto scorta per non aver proseguito nel solco della tradizione reggina; cosa aspettiamo a rivendicare queste storie? In vari convegni e seminari, molti dei preti che si battono contro la mafia elencano sempre le stesse priorità: la prevenzione, i percorsi educativi, il sostegno alle vittime, il ruolo dell informazione, la tutela dei testimoni di giustizia, il sequestro dei beni e l impegno internazionale per contrastare la globalizzazione della mafia. Su queste priorità andrebbero portate avanti le iniziative bipartisan, così come sul potenziamento degli strumenti per il lavoro delle forze dell ordine, sull anagrafe patrimoniale di dipendenti e amministratori pubblici, sull evitare agli avvocati di mafia di partecipare alla commissione antimafia, sulla riduzione delle stazioni appaltanti in Italia, sull approvazione immediata delle modifiche legislative per i beni confiscati, che devono essere usati per scopi sociali e messi a disposizione delle comunità locali anche per l evidente valore simbolico che assumono, invece c è stato un crollo delle confische e si è passati dalle 1400 del 2005 a 141 e sono stati dati ai comuni immobili gravati di ipoteche o ancora occupati dai parenti dei mafiosi, mentre con i fondi si potrebbero decine di finanziarie. Dov è lo stato? Perché mentre il terrorismo è sentito come un nemico, la mafia no? MIGRAZIONI Il 18% della popolazione mondiale dispone dell 83 del reddito mondiale, una situazione che mette la parola fine sull indipendenza dei paesi in via di sviluppo, costretti ad una politica economica tesa esclusivamente ad ottenere altri prestiti per coprire i debiti. In effetti sarebbe più giusto parlare di paesi impoveriti considerato che la loro povertà è la logica conseguenza delle politiche di vera e propria rapina da parte dei PSA (Paesi a Sviluppo Avanzato). In una condizione del genere la democrazia non va oltre l applicazione dei comandi della finanza internazionale e delle multinazionali. Il colonialismo economico non conquista territori ma mercati, i suoi sono saturi, quindi deve omologare gli abitanti del terzo mondo al suo stile di vita, sostituisce i beni auto prodotti con merci prodotte industrialmente e importate, inventando bisogni che nessuno sapeva di avere e di cui non aveva mai sentito il bisogno. In queste condizioni si crea una fortissima sudditanza economica e contemporaneamente una povertà smisurata, talmente grande da non poter essere quantificata e quando leggiamo che ogni 8 secondi muore un bambino, la tragedia diventa statistica e ci lascia indifferenti. Questa situazione è facilmente riscontrabile analizzando la condizione di sviluppo socio-economico di questi paesi e alcuni degli indicatori di vita: mortalità infantile, aspettativa di vita alla nascita, quantità di acqua potabile a disposizione per ogni abitante, accesso ai servizi sanitari, livelli di istruzione. Un miliardo e trecento milioni di abitanti della terra sono praticamente senza futuro, senza possibilità di lavoro e senza un accettabile condizione igienico-sanitaria. Per dare una risposta basterebbero 19 miliardi di dollari per eliminare la fame, 10 per garantire l acqua e 1, per vaccinare tutti i bambini, cifre enormi che diventano insignificanti e umilianti se confrontate con i 18 miliardi di dollari spesi ogni anno per il trucco, i 15 per profumi e gli 11 per gelati. Dati che dovrebbero far riflettere. La cooperazione internazionale è un immenso buco nero con enormi risorse destinate in a baracconi dorati come l Onu, il fondo monetario internazionale e la banca mondiale senza indirizzare i progetti e utilizzate in larga parte per il mantenimento delle strutture e del personale. Si finanziano progetti che stravolgono il tessuto umano, culturale, sociale ed ambientale e non quelli compatibili con le risorse e l identità dei popoli interessati. Il cibo non va dove ce n è bisogno ma

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