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1 OSSERVATORIO SU GIOVANI & MEDIA A cura del Corecom FVG In collaborazione con l istituto di ricerca SWG GIOVANI E BULLISMO TRA ESIBIZIONISMO MEDIATICO,, VIOLENZA,, PAURA E RICERCA DELL IDENTITA L'indagine è stata condotta online dal Dipartimento Analisi dell Opinione Pubblica dell SWG all'interno di un campione di 1500 giovani internauti di età compresa tra i 14 e i 21 anni (4 febbraio 2007) Bologna, 7 novembre 2007

2 Giovani e bullismo analisi di Franco Del Campo Presentazione. Il Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom FVG) sta svolgendo da anni un attento monitoraggio sul rapporto, sempre più stretto, tra i giovani e il complesso mondo dei media, ed ha istituito un Osservatorio su Giovani&Media, realizzato con la collaborazione dell istituto di ricerca SWG su un campione significativo di internauti (dai 14 ai 21 anni). Leggere la frastagliata costellazione giovanile attraverso il filtro dei media, permette di cogliere anche elementi più profondi della loro identità (o meglio della ricerca di un identità), dei loro comportamenti, dei loro valori, ma anche delle loro paure, ansie ed aspettative. All interno dell Osservatorio su Giovani&Media c è un capitolo dedicato al fenomeno del bullismo, che è stato presentato all opinione pubblica come una nuova emergenza giovanile, soprattutto perché si sono moltiplicati i video lanciati per gioco e/o esibizionismo dentro la rete. I dati raccolti sono a nostro avviso- preziosi, perché cercano di offrire delle risposte (parziali fin che si vuole) per cercare di conoscere i nostri giovani al di là degli stereotipi e delle facili semplificazioni che troppo spesso il dibattito mediatico propone. Memoria e contesto. Prima di affrontare ed analizzare i dati raccolti, credo che tutti gli adulti dovrebbero fare uno sforzo di memoria e di contestualizzazione, per non cadere troppo facilmente nello scandalo e nella meraviglia che il fenomeno del bullismo suscita in tutti noi. Il bullismo, la violenza dei giovani sui giovani, è sicuramente uno scandalo, un inciampo nella vita di moltissimi giovani (quasi uno su due, come vedremo), ma non è una novità, non è l ennesima degenerazione di questo nostro mondo contemporaneo. Il bullismo non inizia e non finisce da quando è entrato nei video-telefonini, viaggia in internet ed è dilatato dai media. La violenza sui giovani e dei giovani sui giovani è antica quanto l umanità, da quando gli uomini si sono organizzati in tribù, in gerarchia sociale fondata sull appartenenza e sui riti dell iniziazione. 2

3 L iniziazione maschile è quasi sempre cattiva e violenta, tipica di una società che pretende di definire quando si diventa veri uomini attraverso prove difficili e/o crudeli imposte a chi vuole entrare nel clan o la tribù (il segnale che le ragazze diventano donne è più semplice e fisiologico e non necessita di particolari rituali). Gli adulti, almeno quelli di una certa età, si ricorderanno delle matricole (qualcuno ne ha nostalgia?), il rito d iniziazione spesso violento e volgare che veniva imposto dagli anziani a chi entrava all università o partecipava alle prime gare in campo sportivo. Un rito aristocratico, che si trasferiva di generazione in generazione (in parte interrotto dalla scolarizzazione di massa e dai principi egualitari del 68). Un film di De Niro, The Good Schepherd, racconta come veniva selezionata la classe dirigente americana, negli anni 40 e 50, nelle grandi università come Yale, con riti che aprivano la porta della Cia e della stessa Casa Bianca (è il caso degli affiliati alla società segreta degli Skuls ): gli iniziati dovevano lottare nudi nel fango mentre gli anziani urinavano su di loro insultandoli (ma così si creava lo spirito di corpo o di casta e si diventava degli eletti ). Non era, forse, bullismo? Oggi parliamo, denunciamo, esecriamo il bullismo e la violenza dei giovani sui giovani, ma non meravigliamoci. Se la memoria individuale non basta affidiamoci alla letteratura che ci racconta il tempo e il mondo. Il libro che per decenni ha provveduto alla formazione civica di milioni di italiani, Cuore, delinea l archetipo del bullo, l infame Franti, ironicamente elogiato da Umberto Eco nel Diario minimo (1963). Franti, il bullo (la parola ancora non esisteva) ride quando passa un soldato zoppo e ai funerali del re. Franti è malvagio, deride e tormenta i più deboli, odia il maestro, che a sua volta finge ogni tanto di non vedere le sue birbonate. De Amicis, senza internet e you tube, aveva già visto e descritto tutto (compresi i docenti ripresi dai video-telefonini in classe, che fingono di non vedere gli episodi di violenza che esplodono in classe). Ma aveva già visto tutto anche Charles Dickens quando ci racconta la condizione di bambini ed adolescenti nel cuore della rivoluzione industriale; o il Signore delle mosche, che ci ricorda qualora ce ne fosse bisogno- che i bambini non sono buoni per natura; o i Ragazzi della via Pal, scritto 100 anni fa, ci descrive una violenza ordinata e militarizzata, attraverso la quale i giovani di inizio 900 imparano assai presto l arte e la cultura della guerra (naturalmente quella giusta ). Bullismo mediatizzato. Certo il bullismo odierno ci appare particolarmente stupido, inutile e becero. Forse è il risultato di una società de-ritualizzata e de-sacralizzata, ma non per questo le violenze e le sofferenze di oggi fanno meno male di quelle di ieri (o dell altro ieri). 3

4 Certo il bullismo odierno si è sintonizzato con la nostra contemporaneità: si è mediatizzato e si è massificato. Certo il bullismo odierno ha un quid aggiuntivo dovuto alla tecnologia diffusa (in modo particolare tra i giovani), che attraverso i video-telefonini permette a tutti di diventare registi della propria quotidianità, di conquistare qualche frammento di notorietà in internet, affidandosi ai canoni che garantiscono il successo in televisione e al cinema: sesso e violenza. Ma attenzione: il bullismo esprime una violenza stupida e vigliacca, senza mediazione e/o riflessione; la violenza del più forte contro il più debole, del più grande contro il più piccolo, spesso del branco contro il singolo, meglio se diverso o femmina. Dentro il bullismo contemporaneo c è un surplus di esibizionismo, eccitato da modelli televisivi, che si lasciano andare alla rissa e/o alla volgarità (alla quale, troppo spesso, non si sottrae nemmeno la politica e la nostra classe dirigente, quando appare in televisione). Il bullismo, oggi, è uno scandalo moltiplicato dalla tecnologia che fa convergere la vanità mediatica con i telefonini, i video ed internet. Ascolto e regole. Dobbiamo, allora, ri-conoscere origine e natura di questo fenomeno, per contrastarlo con la conoscenza, il dialogo educativo, ma anche con il rigore nell applicazione delle regole che devono essere spiegate e condivise. Senza distrazioni da parte degli adulti, che non possono guardare dall altra parte o sorprendersi. La soluzione, se esiste, è nella parola (logos), nelle regole, nell esempio che gli adulti devono dare. Ricordiamoci che i giovani che non sono quelli pubblicizzati dai media e da una cronaca nera sempre ingorda di immagini e di violenza. I nostri giovani forse sono più bravi di noi a navigare in internet, ma per il resto vivono, soffrono, sperano e crescono -più o meno- come hanno fatto i giovani di tutti i tempi. E poi sono davvero il nostro futuro, un futuro che non dobbiamo permettere a nessuno di rovinare (neanche a loro stessi). franco del campo 4

5 Analisi. Le paure. Quasi un giovane su due ha subito forme di violenza da parte di qualche bullo (44%) o ha assistito ad episodi di bullismo (40%). I giovani, quindi, sono immersi soprattutto dentro la comunità scolastica- in un ambiente di sottile e diffusa violenza, in cui si stabiliscono le relazioni ma anche i rapporti di forza (psicologica e/o fisica). Due sono gli aspetti che provocano maggiore sofferenza: essere offesi per il proprio aspetto fisico (46%) e il timore che vengano messe in giro voci sul proprio conto (32%). Aspetto fisico e reputazione sono due momenti cruciali nella definizione dell identità di ogni giovane, che in questa età si delinea e costruisce faticosamente confrontandosi con gli altri. Apparentemente ridotto, ma non troppo, il bullismo caratterizzato da motivi etnici e/o religiosi (12%). I luoghi. Il luogo più a rischio per chi teme di essere vittima del bullismo è soprattutto la scuola (45%) e, più in generale, i luoghi pubblici e di aggregazione giovanile (26%), come bar e discoteche, in cui bisogna conquistarsi ruolo e spazio sociale. E tutto il territorio e i percorsi in cui si muovono i giovani che possono diventare minacciosi e nascondere il rischio di subire violenza. Un ansia sottile non abbandona mai chi si sente esposto a forme di bullismo, alla fermata dell autobus, nel tragitto tra casa e scuola, nei giardini, nei parchi pubblici o luoghi isolati e bui. Solo con il tempo e faticosamente il territorio diventerà meno ostile e sicuro. Amici. Ma a chi chiedono aiuto i giovani quando si sentono sotto tiro e bersaglio di violenze e bullismo? Il rifugio principale è ancora la famiglia. Sono soprattutto i genitori (32%) ad essere al loro fianco, seguiti da vicino dagli amici (27%), ma non hanno un ruolo secondario anche le autorità competenti (23%). Stupisce, invece, la marginalità almeno su questi argomenti- della figura dei docenti (10%) come figura di riferimento per difendersi dai soprusi che vengono vissuti soprattutto a scuola. Quest ultimo dato è forse il più inquietante e dovrebbe far riflettere. Solo una piccola minoranza (4%) rimane chiusa in se stessa e non si confida con qualcuno, ma sono questi i soggetti probabilmente più deboli, che hanno più bisogno di aiuto ed ascolto. Vittime. Nonostante tutto, emerge in modo evidente un generalizzato rifiuto etico nei confronti del bullismo, che diventa particolarmente odioso quando si rivolge contro i più deboli, i disabili (65%), più esposti alla stupida e vigliacca violenza (l abbiamo vista in internet e moltiplicata sui telegiornali) di chi si diverte tormentando gli altri. Più lontane, nelle risposte dei giovani, la percezione del rischio e la condanna nei confronti di altre vittime designate, come le ragazze (17%) e chi è di razza o religione diversa (10%). 5

6 Domande/Risposte 1) Ti è mai capitato : abitualmente o spesso qualche volta Σ spesso + qualche volta raramente o mai di essere offeso per il tuo aspetto fisico di essere offeso per le tue origini, religione o provenienza geografica di subire offese o insulti di altro tipo di subire furti di subire danni alle tue cose di essere aggredito fisicamente di essere isolato dai tuoi coetanei di essere preso continuamente in giro che vengano o venissero messe in giro storie sul tuo conto di assistere ad episodi di bullismo ) In quali dei seguenti luoghi temi maggiormente di poter essere vittima di episodi di bullismo? (*) a scuola 45 nel tragitto casa-scuola 14 alla fermata dell'autobus 13 nei mezzi pubblici 16 nei locali pubblici (bar, discoteche) 26 in parchi, giardini, cortili e altri luoghi di aggregazione giovanile 23 negli spogliatoi di centri sportivi 11 in luoghi isolati e/o bui 25 in tutti questi luoghi 3 normalmente non temo di essere vittima di episodi di bullismo 24 (*) somma risposte consentite 6

7 3) E a chi ti rivolgeresti se ti capitasse di esser vittima o di assistere ad un episodio di bullismo? ai genitori 32 ad un amico 27 ad un insegnante 10 alle autorità competenti 23 a nessuno, non ne parlerei 4 preferisco non rispondere 4 4) Personalmente consideri più gravi gli atti di bullismo verso: una ragazza 17 una ragazzo/a di razza diversa 10 un ragazzo/a di religione diversa 2 un ragazzo/a disabile 65 preferisco non rispondere 6 7

8 Conclusioni La scuola, come ogni altro luogo di aggregazione nasconde, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti. Infatti le sfide più grandi che i ragazzi e le ragazze devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli esami, ma il processo di inserimento nel gruppo dei coetanei e il bisogno di sentirsi parte, di essere accolti e valorizzati, spesso deve essere pagato a caro prezzo. Parolacce, offese e "prese in giro", ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose. Sono questi gli atti di prevaricazione e violenza che i ragazzi denunciano più frequentemente. Ma il fenomeno esiste ed è sempre esistito. Adesso lo vediamo moltiplicato grazie o a causa della tecnologia diffusa che abbiamo a disposizione. Sarebbe grave ridurre il bullismo a una moda mediatica, che emerge solo quando appare sulla televisione e sui giornali e scompare quando viene sostituito da qualche scandalo più interessante e vendibile (per esempio vallettopoli ). Per questo la vigilanza e l attenzione deve essere continua. Per non lasciare solo chi soffre e chiede aiuto in silenzio. Franco Del Campo Presidente Corecom FVG 8

9 Franco Del Campo, nato a Trieste il 18 marzo 1949, è presidente del Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom FVG) dal 6 ottobre Docente di Filosofia al Liceo Petrarca di Trieste, professore a contratto all Università di Trieste in Teoria e tecniche della Comunicazione Pubblica, è giornalista pubblicista, iscritto all Ordine dal E stato direttore di Impresa & Economia, annuario economico del Friuli Venezia Giulia, ed ha collaborato con testate nazionali come La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Sole-24 ore, e giornali e televisioni locali. E autore e coautore di numerose pubblicazioni e ricerche di carattere storico, formativo e sociologico. In passato ha svolto un intensa attività sportiva, conquistando numerosi record e titoli italiani e primo italiano nella storia del nuoto- due finali alle Olimpiadi (100 e 200 dorso a Città del Messico nel 1968), diventando poi tecnico della nazionale italiana di nuoto. 9

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