Università di Verona. Maria Paola Pasini POLITICHE COMUNALI PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO DELLA CITTA DI BRESCIA ( ): L EDILIZIA POPOLARE

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1 Università di Verona Maria Paola Pasini POLITICHE COMUNALI PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO DELLA CITTA DI BRESCIA ( ): L EDILIZIA POPOLARE Dottorato di ricerca in storia economica XXVI ciclo 1

2 Presentazione della ricerca Durante il secondo conflitto mondiale, la città di Brescia risulta pesantemente danneggiata dai bombardamenti anglo-americani. Vengono distrutte o lesionate case, fabbriche, edifici pubblici, monumenti storici. Gli ordigni colpiscono più volte il centro storico provocando morti e danni ingenti. Ma la ripresa post-bellica viene subito avviata. Nell immediato dopoguerra, la città mette in campo il massimo impegno per venire incontro ai bisogni urgenti della popolazione (alimentazione, casa, lavoro) e per riorganizzare i servizi. Forte della sua consolidata tradizione manifatturiera, l industria bresciana dà vita ad un vigoroso sforzo di ricostruzione, riconversione e successivamente di assestamento 1. Brescia recupera rapidamente posizioni e riconquista velocemente il ruolo, di tutto rilievo, che aveva nel panorama nazionale e che riuscirà a riconquistare negli anni successivi 2. Tra gli artefici di questa «rinascita» va annoverato il Comune, autore di scelte amministrative finalizzate alla ripresa e allo sviluppo. Non solo «parte» tra le diverse «parti» che concorrono al progetto di rinascita, ma «istituzione intermedia» 3 collocata nel crocevia di sollecitazioni molteplici, soggetto attivo in grado di contemperare 4 interessi economici e istanze sociali, logiche di partito e rivendicazioni di privati, mediando tra centro e periferia, tra potere centrale e esigenze locali. La tesi di dottorato dal titolo Politiche comunali per la ricostruzione e lo sviluppo della città di Brescia ( ) vuole essere un contributo alla conoscenza di questo periodo della storia bresciana e delle principali linee di azione del Comune in uno scenario in rapido mutamento. Il decennio, quello che va dal 1945 al 1956, caratterizzato a livello nazionale e internazionale da tumultuose trasformazioni. 1 G. Gregorini, Problemi e scelte nell economia e nella società bresciane dopo la liberazione, in Dopo la liberazione. L Italia nella transizione tra la guerra e la pace: temi, casi, storiografia, a cura di I. Botteri, Brescia 2008, pp Brescia era già stata, nei primi decenni del ventesimo secolo, una delle province italiane economicamente più avanzate (Camera di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura (1952), pp ). Il suo primato giunge fin nel terzo millennio. Brescia e la sua provincia hanno una popolazione di circa abitanti. Secondo i dati Istat per il 2005, il tasso di disoccupazione è del 4,2%, decisamente inferiore a quello nazionale (7,7%). Il 2,48% del valore aggiunto prodotto dall'economia nazionale deriva dalle attività del sistema imprenditoriale bresciano. Si tratta di un risultato di assoluta eccellenza che proietta la provincia bresciana (come contributo alla formazione del valore aggiunto) subito dietro le quattro grandi province metropolitane (Milano, Roma, Torino, Napoli). Con imprese presenti sul territorio, Brescia e la sua provincia occupano, nella relativa graduatoria a livello nazionale, la sesta posizione. 3 S. Magagnoli, Autorevolezza municipale e architettura istituzionale intermedia, in Istituzioni intermedie e sviluppo locale, a cura di A. Arrighetti e G. Seravalli, Roma 1999, pp L arte di «contemperare» è qualcosa in più della mediazione: è la capacità di spingere le parti ad una sintesi che ricomprenda le diverse posizioni più una via di mezzo. Questa dote viene attribuita a Bruno Boni (primo cittadino di Brescia dal 1948 al 1975 e grande protagonista di questa stagione bresciana) in un celebre articolo di Indro Montanelli dedicato al «sindaco contemperatore» pubblicato su «Corriere della sera», e inserito in Omaggio a Bruno Boni, a cura di G. Valzelli e F. De Zan, Brescia 1998, pp

3 Gli obiettivi. La ricerca si propone di indagare alcune linee di intervento del Comune che hanno influito sulla rinascita economica di Brescia secondo un ampio ventaglio di azione: si curano le ferite della guerra, si crea un nuovo welfare potenziando nuovi servizi, vengono realizzate nuove opere e infrastrutture, si dà vita a interessanti proposte culturali, viene favorito lo sviluppo di iniziative private e imprenditoriali. Sono tre le parole-chiave della ricerca: 1) emergenza, 2) ricostruzione, 3) sviluppo. Tre gli obiettivi cui rispondono gli interventi condotti dall amministrazione comunale: 1) far fronte alle necessità impellenti dettate dalla situazione post-bellica, 2) sostenere la ricostruzione e promuovere un miglioramento sostanziale della vita dei bresciani, 3) porre le basi per un ampio sviluppo economico della città anche grazie a idee e progetti di largo respiro. L articolazione degli interventi del Comune nelle categorie indicate non rispetta un andamento strettamente cronologico. Vi sono decisioni che, negli stessi anni, possono essere collocate nella fase dell emergenza, ma anche della ricostruzione accanto ad altre che guardano già alle finalità dello sviluppo. I protagonisti. La tensione unitiva che anima gli amministratori comunali dell immediato dopoguerra, pur appartenenti a ideologie e schieramenti politici, pone al centro un fine condiviso: risollevare le sorti della popolazione e restituire a Brescia il profilo di città vivace e produttiva, di rilanciare il suo ruolo strategico a livello nazionale. «Io sono certo che Brescia afferma il sindaco Guglielmo Ghislandi nel maggio 1945 potrà risorgere più bella e più grande di prima dalle immani rovine della guerra» 5. E ancora sempre il sindaco Ghislandi, nell aprile 1947 nel corso della seduta del consiglio comunale convocata per fare il punto sulla ricostruzione, sottolinea: «Al di sopra delle nostre competizioni di parte, abbiamo sempre avuto di mira, nella nostra azione di Amministratori, il bene della città, cercando ognora di avere particolare riguardo ai bisogni della classi lavoratrici e meno abbienti» 6. Nell ultima parte della ricerca verranno ricostruiti i profili personali e politici di alcuni degli amministratori di quegli anni, appartenenti alle diverse forze politiche. Una generazione caratterizzata da figure di elevato senso civico e riconosciuto spessore morale. I termini cronologici. La ricerca prende in esame il periodo che va dalla fine della guerra al 1956, anno in cui si svolge il terzo appuntamento elettorale amministrativo del dopoguerra dopo il 1946 e il Il 1945 segna l inizio del percorso di ricostruzione. Subito dopo la fine delle 5 G. Ghislandi, Socialismo e ricostruzione, Brescia 1957, p ACBs, del. c. c

4 ostilità viene nominato da Cnl e Autorità alleate il primo sindaco della Liberazione, il socialista Guglielmo Ghislandi 7 che viene riconfermato alle elezioni comunali del Fin da subito emerge sulla scena bresciana la figura di Bruno Boni 8, giovanissimo amministratore democristiano, vicesindaco dal 1946 e sindaco (nemmeno trentenne) dal 1948 dopo le dimissioni di Ghislandi che viene eletto al parlamento. Nel 1951 i voti dei bresciani portano di nuovo all elezione di Bruno Boni. Nel 1956 Boni è ancora riconfermato alla guida della Loggia (lo resterà fino al 1975). Il ruolo del professore in questi anni si è via via rafforzato. Nella seconda metà degli anni Cinquanta ha ormai raggiunto il controllo della macchina comunale e anche del suo partito: la Democrazia cristiana. Brescia era uscita dalla guerra duramente colpita. La portata delle distruzioni è tale che la città viene definita «gravemente sinistrata» 9. E seconda in Lombardia solo a Milano per danni percentuali rispetto al patrimonio immobiliare. In questo decennio la città cambia volto: passa dalle strade ostruite dai cumuli di macerie ad un nuovo assetto urbano più esteso e moderno anche se non esente da macroscopiche contraddizioni (la trasformazione dell area centrale dell ex ospedale ad esempio con la demolizione di numerosi edifici di pregio storico). Soprattutto in questi anni vengono poste le basi del boom economico che conoscerà la sua piena realizzazione a partire dalla fine degli anni Cinquanta e fino alla metà degli anni Sessanta. Risolti i problemi più urgenti del dopoguerra e della ricostruzione, Brescia rapidamente si avvia verso una solida e duratura fase di sviluppo. Le fonti. La ricerca nel suo complesso si avvale di materiali d archivio fino ad oggi largamente inesplorati: in primo luogo le carte dell Archivio del Comune che riguardano l attività amministrativa: delibere di giunta e di consiglio che costituiscono la base principale dell intero 7 Guglielmo Ghislandi ( ), avvocato socialista della Valle Camonica, appartenente ad una famiglia benestante. Combattè nella prima guerra mondiale. Perseguitato dal fascismo, cadde prigioniero a Firenze della micidiale banca Koch. Nel 1944 fu incarcerato a San Vittore. Fu tra i riorganizzatori del Psi a Brescia dopo la guerra. Venne eletto nel 1948 deputato socialista e lasciò quindi il Comune. Rispettato da tutti per il suo profondo rigore morale. Come parlamentare fu molto attivo con varie iniziative a favore dei mutilati e invalidi di guerra e dei lavoratori. 8 Bruno Boni ( ), appartenente ad una modesta famiglia bresciana (suo padre era un sarto che confezionava abiti per sacerdoti), partecipa alla Resistenza. Venne arrestato e incarcerato dai fascisti per alcuni mesi tra il 1944 e Fu vicesindaco di Brescia dal 1946 al 1948, sindaco dal 1948 al A partire dalla metà degli anni Settanta l influenza di Bruno Boni sulle sorti della città si affievolì. Assunse incarichi politici più marginali senza mai abbandonare completamente la scena politica. Fu presidente della Provincia dal 1975 al Concluse la sua carriera come presidente della Camera di Commercio di Brescia e vicepresidente della Società Autostrade Brescia-Padova. Esponente di spicco della Democrazia cristiana, fu segretario provinciale del partito dal 1947 al 1951 e dal al Venne considerato vicino alle posizioni dell Onorevole Amintore Fanfani. 9 Ai sensi del D. M. 18 luglio 1946, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 207 del In totale, secondo le informazioni acquisite dall ufficio tecnico del Comune, i locali sinistrati risultano In considerazione del fatto che complessivamente si può registrare la presenza, nell «aggregato urbano», di circa locali, la «percentuale di sinistramento» è del il 32, 20 %. La popolazione totale del Comune è di abitanti e quella dell aggregato urbano, soggetto ai bombardamenti, è di abitanti. Le famiglie da assistere sono 7000 per un totale di persone. 4

5 studio. A questi vanno aggiunti altri documenti consultati o in via di consultazione: Fondo Riparazione danni di guerra, Fondo Sepral presso l Archivio di Stato di Brescia, Fondo Danni di guerra e Idrovia Locarno- Venezia presso la Camera di Commercio di Brescia, Fondo Bruno Boni, costituito da carte personali del sindaco. Lo studio si serve inoltre di documentazione di carattere giornalistico: stampa generalista o di settore, quotidiani, riviste, bollettini di varie categorie economiche, oltre alle Relazioni della Banca d Italia. In qualche caso è stato ancora possibile raccogliere alcune interviste ai testimoni di quella stagione. 5

6 Il capitolo : l edilizia popolare Una delle questioni che vedono il Comune di Brescia direttamente coinvolto in questi anni è il problema della casa. Si è scelto di presentare in questa sede un approfondimento relativo a questo settore strategico per l amministrazione. Dalle indicazioni raccolte fin qui nel corso della ricerca 10 è possibile giungere ad una prima conclusione: il Comune di Brescia operò in questa fase con grande impegno acquistando (o espropriando ma solo in casi sporadici) enormi aree in alcune zone della prima periferia urbana e in particolare nelle zone sud (Lamarmora, via Cremona), nordovest (via Chiusure, Ponte Crotte) e nord (Mompiano, San Bartolomeo), realizzando i servizi primari (acqua, fognatura, gas, strade, collegamenti pubblici, arredo urbano) e rimettendo sul mercato (vendita o donazione) buona parte dei terreni acquisiti per la realizzazione di «abitazioni non di lusso», come vengono definite nelle decine e decine di delibere di giunte e di consiglio di questi anni prodotte in questa materia, offrendo la possibilità a numerose famiglie appartenenti ai ceti medi e medio-bassi l opportunità di costruire una casa. Il Comune di Brescia si propone di svolgere in questi anni un ruolo da protagonista nel settore immobiliare allo scopo di venire incontro alla richiesta di alloggi da parte dei cittadini bresciani, non costruendo se non in rarissime occasioni - direttamente le abitazioni, bensì immettendo sul mercato migliaia di metri quadrati di aree a prezzi calmierati ponendo un freno alla speculazione. La legislazione di riferimento. Nel dopoguerra. 11 lo sviluppo dell edilizia economico popolare subisce a livello nazionale una notevole espansione anche in relazione a profonde trasformazioni strutturali della società. In primo luogo, subito dopo il conflitto, vi è la necessità di 10 Per quanto riguarda l edilizia popolare si è lavorato sulle delibere di giunta e di consiglio nei quali veniva decisa l acquisizione, l alienazione o la donazione di aree con la specifica destinazione legata alla costruzione di abitazioni di carattere economico-popolare. Sulla base delle risultanze sono state elaborate alcune tabelle e individuate alcune linee di tendenza. 11 Sul profilo storico-normativo generale cfr. P. Melis, La valutazione della qualità globale degli edifici residenziali nella programmazione degli interventi di riqualificazione alla scala del patrimonio edilizio, Tesi di dottorato, Facoltà di Ingegneria edile, Università degli studi di Cagliari, Cagliari L avvio di una legislazione che favorisca anche per i lavoratori a basso reddito la possibilità di avere una casa si colloca all inizio del XX secolo e si deve alla sensibilità di Luigi Luzzatti. Nella relazione di presentazione della legge, che poi verrà licenziata dalla Camera il 31 maggio 1903 il Ministro Luzzatti avanza l idea di far intervenire nel processo di investimenti per l edilizia popolare anche i Comuni e in generale gli enti pubblici. Per Luzzatti, tuttavia, l intervento pubblico nel settore (di Comuni, Province e Stato) deve essere visto soprattutto nella chiave di un incentivo agli investimenti e di rimozione delle difficoltà a investire in edilizia da parte dei privati introducendo il principio della «temporanea immunità fiscale». Successivamente le diverse norme vigenti in tema di edilizia popolare ed economica che vanno via via aggiungendosi (soprattutto in tema di credito) vengono coordinate in un Testo Unico approvato nel Ne seguirà un altro nel Si giunge al 1938 e all approvazione di un nuovo testo unico 11. Secondo alcuni commentatori la legislazione fascista in materia è lontana dal perseguire obiettivi democratici a reale sostegno delle realizzazione di case per le categorie meno abbienti. Si articola in realtà in edilizia per la classe dominante e, solo in parte, edilizia per i ceti popolari, cfr. F. Spantigati, L espropriazione nella disciplina urbanistica, in «Rivista trimestrale di diritto pubblico», n. 2, Milano

7 ricostruire, ripristinare gli alloggi distrutti o danneggiati dalla guerra, quindi si fanno strada nuove dinamiche che coinvolgono la composizione sociale, la distribuzione insediativa della popolazione. Il fenomeno dell inurbamento sposta una enorme quantità di persone dalle campagne verso le periferie delle città. Nasce la società dei consumi. Tutti i ceti ambiscono a standard di benessere sempre più alti. E la prima aspirazione per tutti è quella della casa. In questo scenario si colloca la nuova legislazione in tema di edilizia residenziale economico-popolare che viene fissata attraverso alcune norme fondamentali 12. La prima è la legge 2 luglio 1949 n. 408, conosciuta come «legge Tupini» che modifica il testo unico del 1938 in alcune parti essenziali. La normativa del 1949 definisce nel dettaglio la tipologia dell abitazione, il numero dei vani, la superficie, i servizi di cui deve essere dotata. Vengono anche individuati i destinatari delle case, cittadini che non sono in possesso di altre abitazioni. Sono definiti precisamente gli enti e gli istituti che possono costruire tale tipo di abitazione in stretta connessione con il fatto che lo Stato fornisce un proprio contributo per la realizzazione di questi edifici. L apporto dello Stato si concretizza anche con l autorizzazione a diversi istituti bancari, tra cui la Cassa depositi e prestiti, a concedere mutui a enti e istituti autorizzati ad un tasso di interesse ridotto e a prolungare fino a 35 anni la durata dell ammortamento. Infine, questa legge prevede una serie ulteriore di agevolazioni fiscali e tributarie. Un altro riferimento normativo fondamentale è legge 28 febbraio 1949 n. 43, la cosiddetta «legge Fanfani» istitutiva dell Ina-Casa (Istituto nazionale assicurazione casa). La legge viene promulgata con l intento di incrementare l occupazione operaia, favorendo la realizzazione di nuovi alloggi e operando così da volano per l intera economia ancora in grave difficoltà. La norma prevedeva il coordinamento di un Comitato di attuazione e un Piano settennale ( ) di costruzioni finanziato dai contributi dei lavoratori e delle aziende che verrà replicato per il settennato successivo. La gestione amministrativa era affidata all Ina-casa mentre le realizzazione venivano affidate ad un ente pubblico (a Brescia il ruolo predominante è affidata allo Iacp) che funziona come stazione appaltante. Grazie al dinamismo del sindaco Boni (e probabilmente alla sua amicizia personale con Amintore Fanfani), nel 1949, nell ambito dell attuazione del Piano, viene assegnato a Brescia un primo contributo di 100 milioni a fronte di un finanziamento nazionale complessivo di un miliardo: il 10 per cento del totale 13. I nuovi quartieri popolari. Dopo le distruzioni arrecate dai bombardamenti si pensa a risanare il centro, ma anche a sviluppare l aggregato storico, realizzando nuovi quartieri. In questa 12 A.B.R.E., L edilizia abitativa economico-popolare in Provincia di Brescia dal 1946 al 1970, Brescia 1971, pp M. Zane, Storia dell Istituto autonomo case popolari di Brescia, Brescia 1990, p

8 fase non esiste alcuna pianificazione organica da parte del Comune. Il Piano di ricostruzione ( ) riguarda quasi esclusivamente l agglomerato storico entro le mura venete. I primi terreni individuati per realizzare nuovi alloggi sono collocati nella periferia sud di Brescia. Sono immersi nella campagna senza contiguità con il centro. Il loro valore in quel momento è molto basso. Il quartiere Lamarmora nasce dal nulla, su un area agricola abbandonata, tra il 1946 e il E realizzato dall Istituto autonomo per le case popolari 14. Il Comune fornisce gratuitamente allo Iacp una parte dei terreni. Vengono costruiti 600 alloggi pari a 2600 vani secondo una logica urbanistica intensiva per dare la possibilità al maggior numero di persone di trovare una sistemazione. E risaputo che una certa critica, trascurando le circostanze pressanti ed impellenti dell epoca di realizzazione, classificò casoni e casermoni i fabbricati che l Istituto ha allora attuati. Il tipo di edificio era l unico adottabile nell immediato dopoguerra, in cui era tassativamente necessario realizzare, colle norme a disposizione, il maggior numero possibile di alloggi 15. Un altra delle operazioni più impegnative sostenute dall amministrazione comunale del dopoguerra riguarda la realizzazione del Villaggio Sant Antonio in zona Forca di Cane su un area messa a disposizione gratuitamente dal Comune (che ha provveduto ad espropriarla ai privati) nel 1949 per costruire un insediamento per i profughi giuliano-dalmati. L area è posta tra il villaggio Ferrari e il quartiere Leonessa, zona sud. Viene espropriata a favore dell Unrra Casas per la costruzione di alloggi per profughi senza tetto e relativi servizi di urbanizzazione 16. Nel periodo successivo, rientrando via via l emergenza più stringente, si pensa a alloggi più ampi, distesi, con un maggiore confort. Per le soluzioni abitative, anche di carattere popolare, si adottano soluzioni più estensive, con standard più alti, alloggi indipendenti e zone a giardino private e pubbliche. Nascono così i quartieri oltre il fiume Mella nella zona di via Chiusure e Ponte Crotte. E ancora a nord San Bartolomeo e Mompiano. Acquisti, donazioni, alienazioni di aree. Nel discorso di fine mandato, datato 10 maggio 1956, un paio di settimane prima delle elezioni amministrative, il sindaco uscente Bruno Boni tira le somme dell attività svolta. E questa l occasione per fare il punto anche in tema di edilizia popolare. 14 M. Zane, Stimatissimo Istituto. Lettere e richieste allo Iacp dal dopoguerra ad oggi, Brescia N. Zucchelli (a cura di), Ingegneria e industria in terra bresciana, Bergamo 1953, p Si tratta di dieci edifici composti da quattro alloggi ciascuno. «Nei quaranta alloggi verranno sistemate altrettante famiglie attualmente ricoverate nei tre campi di raccolta profughi esistenti nella provincia di Brescia: sono famiglie che hanno abbandonato la loro casa e le loro occupazioni per restare italiani Le case pronte per fine aprile verranno consegnate ai capi-famiglia dalle autorità cittadine Il villaggio giuliano-dalmata S. Antonio, prima iniziativa del genere in Italia, è dovuto ad un comitato di profughi e bresciani (la cui sede si trova in via Santa Chiara 18) il quale è riuscito a far convergere su questi nostri connazionali attenzione e simpatia», «Giornale di Brescia», , p. 4. Sulla vicenda dei giuliano-dalmati cfr. P. Cittadini, Esodo a Brescia, Brescia 2012 e V. Di Donato, ISTRIANIeri, Gavardo (Bs)

9 L Amministrazione comunale ha acquistato metri quadrati di aree fabbricabili per un importo di lire dei quali sono stati ceduti a pagamento per un ammontare di lire Queste aree sono state destinate esclusivamente alla costruzione di case non di lusso. Il Comune ha ceduto inoltre gratuitamente ai vari Enti, preposti all edilizia popolare (Istituto autonomo case popolari, Ina Casa, eccetera) mq di area. Le superficie utilizzate dal Comune assommano a metri quadrati. La disponibilità di aree che l Amministrazione può cedere a tutti i cittadini che intendono costruirsi un proprio alloggio, ammonta attualmente a metri quadrati 17. Attraverso l analisi delle delibere di giunta e di consiglio è possibile trovare traccia delle innumerevoli operazioni che hanno portato l amministrazione a questi risultati. Il Comune di Brescia nel primo decennio del dopoguerra agisce in prima persona sul mercato immobiliare. Quasi mai costruisce in forma diretta (solo alcuni alloggi per i dipendenti) ma opera sulla compra-vendita delle aree con massicci interventi di acquisizioni, frazionamenti e lottizzazioni e alienazioni di vaste porzioni di territorio. L amministrazione dà vita ad una vera e propria gara per accaparrarsi aree da destinare alle costruzioni popolari. In consiglio comunale l assessore Franco Apollonio: fa osservare che il prezzo delle aree è oggi continuamente in aumento e non è assolutamente possibile trovarne a migliori condizioni. Parecchi enti e ditte in previsione dell attuazione del Piano Fanfani sono alla ricerca di appezzamenti di area e non sanno dove rivolgersi. Ora l Amministrazione ha pensato che sia compito del Comune facilitare queste costruzioni nell interesse della popolazione fornendo eventualmente le aree agli enti costruttori a prezzo di costo eventualmente maggiorate tenuto conto della spesa occorrente per i pubblici servizi 18. Ancora sempre l assessore Apollonio: Il Comune ha esaurito ormai quasi interamente la sua disponibilità di aree fabbricabili delle quali ha invece urgente bisogno per incrementare la costruzione di abitazioni di carattere popolare destinate ad alleviare la perdurante acuta crisi di alloggi 19. In queste affermazioni è racchiusa la politica del Comune in questi anni sul fronte della promozione dell edilizia popolare: non una presenza passiva, semplicemente non ostacolando sul piano delle regole urbanistiche l iniziativa di altri enti, ma favorendola direttamente, divenendo parte attiva nella nascita di nuovi insediamenti acquisendo le aree e mettendole a disposizione degli enti intermedi, realizzando l urbanizzazione con la creazione dei servizi, garantendo il credito. In questo decennio il Comune ha acquisito quasi un milione di metri quadrati di aree, un novantesimo circa dell estensione totale del Comune che si aggira sui 90 chilometri quadrati. Parte dei terreni vengono ceduti in molti casi gratuitamente allo Iacp e ad altri enti per la realizzazione di nuove abitazioni. Tra l altro il Comune opera come garante per mutui accesi 17 B. Boni, Bilancio e programma amministrativo della Democrazia cristiana nei discorsi del sindaco, Brescia 1960, p ACBs, o.d.g. c.c ACBs, del. c. c

10 dall Istituto, si fa carico di un vasto piano per la realizzazione dei servizi primari (acqua, fognatura, gas) e provvede alle costruzioni sussidiarie come scuole, asili, ambulatori, uffici postali. Infine il Comune a partire dal decide di vendere direttamente le aree suddivise in piccoli e piccolissimi lotti: una parte viene ceduta per lo più a cooperative edilizie, ma soprattutto ed è questa la modalità più originale ad una miriade di privati che acquistano il terreno necessario per la costruzione della prima casa dopo aver presentato richiesta sulla base di avvisi pubblici. Si tratta di lotti molto ridotti (dai 250 ai 500 metri quadrati) tutti risultanti dai frazionamenti dei mappali di aree precedentemente acquisiti in blocco dal Comune. Le operazioni sono gestite direttamente da una «Commissione incaricata della compra-vendita delle aree» 20. Lo strumento amministrativo utilizzato per le grandi acquisizioni è la delibera di Consiglio e così pure per la vendita o la donazione di aree ampie. Per l alienazione dei piccoli lotti a decidere è direttamente la Giunta assumendo in via d urgenza i poteri del Consiglio (che ratifica successivamente) e snellendo così al massimo le procedure. Queste delibere sono decine e decine e sono finalizzate ad accogliere le richieste di acquisto di aree comunali da parte di privati «essendo nei propositi dell Amministrazione di favorire il sorgere di nuovi fabbricati i quali possono contribuire ad alleviare la perdurante crisi degli alloggi» 21. Tutte le aree sono poste lungo le direttrici di espansione: Via Chiusure, Mompiano, San Bartolomeo, Via Cremona. Ipotesi sui prezzi. L analisi dei dati ci porta ad alcune considerazioni. Intanto il prezzo di acquisto dei vari lotti è oscillante ma sempre a vantaggio del Comune che opera sul mercato un discreto margine, anche tenendo conto dell inflazione. L obiettivo non è quello del profitto ma eventualmente dell acquisizione di risorse per finanziare le operazioni in perdita che comportano la donazione tout court degli appezzamenti e le spese per la realizzazione dei servizi. Il Comune acquista a prezzi che vanno da 290 a 1650 lire il metro quadrato con una media che si aggira sulle 800 lire il metro quadrato. Nelle operazioni di vendita a singoli privati il Comune non scende mai sotto i lire il metro quadrato e solo raramente arriva a lire. Quando vende a cooperative edilizie i prezzi sono decisamente più alti: si va dalle 2000 alle 3000 lire al metro quadrato fino a punte di 3500 lire. I prezzi variano anche in relazione alle zone: gli appezzamenti in Via Chiusure, San Bartolomeo, Via Torricella vengono messi sul mercato a costi più contenuti. Sono queste zone già in quegli anni con una connotazione più popolare, più lontane dal centro, caratterizzate da una intensissima urbanizzazione. 20 ACBs, del. g. c ACBs, del. g. c La formula quasi identica viene ripetuta in tutte le delibere di questo genere. 10

11 Più ambite sono invece le aree collocate nella zona nord, Mompiano, e sud-est in particolare in via Berardo Maggi, via Cremona dove i prezzi sono decisamente più alti. Superano sempre le 1500 lire e qualche volta anche le 2000 lire al metro quadrato. Anche oggi a mezzo secolo di distanza questi quartieri hanno conservato le stesse caratteristiche: più popolari quelli dell oltre Mella (via Chiusure, ecc.), più signorili quelli nord (Mompiano) e a sud (via Cremona). In questi anni il mercato immobiliare si mostra estremamente vivace. Basta scorrere gli annunci economici del principale quotidiano bresciano per averne un idea. Un mercato percorso da fenomeni speculativi come denuncia anche una rivista specializzata come «Urbanistica» che, nel 1957, preme affinchè venga promulgata una legge che regolamenti i prezzi delle aree edificabili. Occorre una legge, anzitutto, che in qualche modo determini il calmiere sui prezzi delle aree edificabili, almeno per le città maggiori, dove cioè il costo dei terreni ha raggiunto dappertutto quote tali da non consentire una urbanizzazione socialmente e urbanisticamente accettabile 22. La questione dei prezzi viene segnalata in consiglio sempre dall assessore Apollonio: Il Comune dispone attualmente di pochissima area fabbricabile mentre la necessità di favorire la costruzione di nuovi alloggi specie di carattere popolare si fa sentire ogni giorno di più, e le iniziative di vari enti giovantisi di facilitazioni legislative si vanno facendo sempre più frequenti. Per contro sta il fatto che l intensificata richiesta di aree fabbricabili dovrà portare presto ad una rarefazione delle stesse e quindi ad un aumento di valore di quelle ancora disponibili in località prossima alla città. Per queste considerazioni l Amministrazione ha ritenuto prudente previggenza svolgere trattative per l acquisto di qualche notevole appezzamento sito in favorevole posizione 23. I dati di confronto reperiti fino a questo momento in ambito bresciano relativi alle quotazioni delle aree edificabili sono piuttosto scarsi e molto variabili anche in relazione alle zone, ma possiamo parlare di un dato medio approssimativo di circa 3500 lire al metro quadrato (fuori dall aggregato urbano) quindi ben oltre i prezzi medi adottati dal Comune di Brescia per la messa in vendita dei piccoli e piccolissimi lotti ceduti ai privati per la realizzazione di un abitazione non di lusso. In questo senso, in attesa di reperire serie più ampie di dati, possiamo affermare che il Comune di Brescia si ponesse nell ottica di sostegno alle classi medio-basse che ambivano alla costruzione di una casa in proprietà offrendo sul mercato apprezzamenti edificabili a prezzi abbordabili. Altissimi invece i prezzi praticati dallo stesso Comune nel centro della città in particolare in presenza di cessioni a imprese con fini di lucro. La società per i telefoni Stipel, infatti, acquista dal Comune nel 1953 una porzione dell area del vecchio ospedale di 1300 metri quadrati. Il prezzo convenuto è di lire al metro L. Quaroni, La politica del quartiere, in «Urbanistica», n. 22, 1957, p ACBs, o.d.g. c.c ACBs, del. g. c

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