Nel Tunnel della Morte il Labirinto della Vita

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1 DIRITTI RISERVATI - SIAE Nel Tunnel della Morte il Labirinto della Vita Romanzo Elisabetta Errani Emaldi SOTTOTITOLO Premonizione di un incontro e contatti telepatici con un giovane passionale che teme il suo passato. Quando il destino ci guida verso un'esperienza che servirà alla nostra crescita interiore Prendi prima coscienza di te stesso all'interno, poi pensa ed agisci. Ogni pensiero vivente è un mondo in preparazione; ogni atto reale è un pensiero manifestato. Il mondo materiale esiste perché un'idea cominciò a giocare nella coscienza divina Raccontando una delicata storia che alterna due forze che ci sono connaturali, i sentimenti e fra essi anche il pietismo e il razionale dal quale scaturisce la domanda: "Ma chi me lo fa fare"? l'autrice intreccia la volontà imbevuta di emozioni della donna che ama con la paura, della stessa donna, di essere coinvolta in qualcosa più grande di lei. La natura porta sempre a vivere l'intensità dei sentimenti contrapposti al nostro raziocinio che ci costringe al calcolo egoistico. In questo eterno dualismo si svolge la storia. Una storia che non desidero anticipare, se non per asciugare una piccola lacrima che scende, lenta, sulla guancia, aspettando di essere asciugata dalla consapevolezza che se cerchiamo di fare del bene con amore, al di là dei nostri meriti e delle nostre forze, quel bene arriva. Questa consapevolezza, la donna, la possedeva. AUROBINDO

2 INDICE Nei suoi sogni premonitori aveva già vissuto la storia e ne aveva visto la fine. Dogimer PRIMO CAPITOLO: INCONTRO ANNUNZIATO SECONDO CAPITOLO: PREMONIZIONI TERZO CAPITOLO: LA TRAGEDIA QUARTO CAPITOLO: IL NATALE QUINTO CAPITOLO: L'ULTIMA NOTTE DELL'ANNO SESTO CAPITOLO: UNA NOTA DI CHITARRA NELLA NOTTE EPILOGO PRIMO CAPITOLO INCONTRO ANNUNZIATO Quella notte del mese di dicembre 1989 ero a letto, sentivo che la potenza del vento non avrebbe permesso che la pioggia cadesse, immaginavo le nuvole nel cielo correre e disperdersi all infinito. Quel fischiare acuto del vento, contro i muri della mia casa, e il continuo scricchiolare degli alberi, mi facevano pensare alle onde del mare che si cullavano violente contro i rami. Sotto il peso di quelle raffiche, mille cigolii si tramutavano in misteriosi lamenti che fuggivano lontano. Vivevo sola da alcuni anni e quella notte vedevo la luce dell'abat-jour tremare ad ogni colpo di vento che si abbatteva contro le finestre. Andai a letto e sotto le coperte ascoltavo, senza paura, i rumori che si perdevano intorno e trascinavano i miei pensieri in un labirinto di fantasie, che galoppavano senza limiti. Spensi l abat-jour e i raggi delle luci dei lampioni sulla strada entrarono violenti a disturbare l'oscurità. Tentai di dormire, ma ancora quei rumori che sembravano dissolversi lentamente nel silenzio, rubavano la mia attenzione impedendomi il sonno. Il fischiare del vento si sentì dileguare sempre più lontano, il silenzio era ancora disturbato da piccole folate di vento, che sembravano accarezzare quegli alberi, che poco prima erano stati aggrediti. Al sopraggiungere della quiete, mi sentii scivolare in un vortice e sprofondare all'infinito, lungo un tunnel dove persi conoscenza. Quel mattino, quando mi svegliai, una nota di chitarra galleggiava nella mia memoria, vibrando di dolore come se fosse stata suonata in quel preciso momento; sapevo che la nota, nel sogno, mi svegliava all'improvviso nella notte fonda, trasmettendomi un messaggio di dolore. La melodia l'avevo sentita nell'aria a pochi passi da me. Scattai sul letto per analizzare e capire l eventuale messaggio di quel suono arcano. Avevo spesso sogni premonitori, cercavo di trovare un significato, sapevo che la misteriosa nota di chitarra celava una verità che non riuscivo a captare. Sentivo in ogni caso, che un giorno l'avrei svelato, ma quando? Riuscivo di solito a prevedere gli eventi più importanti della mia vita, nei messaggi dei sogni, che si avveravano a volte nel giro di pochi giorni e in altri casi nel periodo d'alcuni mesi o anni.

3 Passarono settimane ed io me ne dimenticai. La mia compagnia di Venezia mi chiamò d'urgenza, m'imbarcai su una nave che faceva crociere nelle isole dei Caraibi. Circa nove mesi dopo sbarcai per avvicendamento. Ero felice di ritornare a casa dopo tanti mesi di mare, avrei dormito nel letto d'ottone, nella mia bella casa grande, altro che quella cabina così stretta, che mi faceva pensare ad una prigione, dove mi sentivo mancare il respiro tanto era piccola. Al pensiero di farmi il caffè verso l una e di guardare il telegiornale, una forte emozione mi riscaldava il cuore. Era il ventisei di settembre del 1990, verso le diciotto, quando tornai a casa da Venezia in compagnia delle mie sorelle, che erano venute a prendermi all aeroporto. La mamma ci aspettava a casa mia: aveva preparato un pranzo speciale per festeggiare insieme il mio ritorno. Durante quei mesi di lontananza, mia madre si era occupata della mia casa e del giardino. Al mio arrivo tutto era in perfetto ordine. Ero partita in gennaio e avevo lasciato le piante di banano con le grandi foglie che cadevano bruciate dal gelo, ora erano ricresciute belle, imponenti, di un verde così tenero, che mi facevano vibrare il cuore di felicità. Tornare a casa alla fine di settembre era quello che avevo desiderato. L'autunno era per me come una primavera dai colori violenti, per la bellezza e gli effetti delle luci del sole sulle foglie, che nell'attesa della morte, regalavano l'espressione più bella, per un addio all'estate. Da alcune notti, il meraviglioso silenzio che circondava la mia casa mi faceva scivolare in un sonno ristoratore e profondo, lontano dai rumori continui di una nave sempre in navigazione. Mi svegliavo di mattino, al dolce cinguettio degli uccelli, ospiti degli alberi del mio giardino, ero felice, rilassata e lontana dalla confusione dei croceristi in baldoria. Erano trascorsi due mesi e le mie amiche protestavano perché mi rifiutavo di uscire con loro. Mi chiedevo perché non capissero il mio disperato bisogno di restare a dipingere, a scrivere, a fare tutto quello che mi era mancato in quei mesi di navigazione. Mi facevano ridere quando scherzando brontolavano: - Insomma, vuoi piantare le radici in casa, specie d'eremita? - Viola un giorno affermò: - Scusami, ma se continuerai a rifiutare i miei inviti, dovrò pensare che tu non vuoi più uscire con me. - Naturalmente non potevano capire cosa significasse per me essere ogni giorno in paesi diversi e conoscere continuamente croceristi di tutte le nazionalità. Era chiaro che, alla fine d'ogni imbarco, avevo bisogno di stare sola con me stessa. Ho sempre avuto un gran rispetto per le persone e amo la gente in generale, ma so che per me è di vitale importanza restare sola ogni tanto. Ripresi così ad uscire con Viola e a frequentare lo Stork Club di Milano Marittima. Naturalmente ero destinata ad incontrare uomini sposati: ero diventata una volpe, riuscivo a farmi confessare, nel giro di pochi minuti, la loro posizione di sposati in cerca d avventure e continuavo così la mia parte di scocciatrice, informandoli che il matrimonio é sacro e che il resto è soltanto un'illusione per stolti ed egoisti. Insomma, mi limitavo a fare la paternale a quelli che tentavano di fare i furbi, tentando di farmi credere che non erano

4 sposati, quando invece lo erano, e cadevano come stupidi nei miei tranelli, studiati con cura. L'inverno si era presentato prepotente e freddo. Le nebbie avevano ricoperto dì un manto grigio i giorni, ma tutto questo non mi rendeva malinconica. L'aver trascorso molti inverni nei paesi caldi mi aveva insegnato ad amare anche i periodi più tristi delle stagioni. Molto spesso mi erano mancate le nebbie, che a mio parere rendevano i paesaggi misteriosi e avevano il potere di trasportare la mia fantasia negli angoli più remoti del pensiero. L'aver vissuto per lunghi periodi sul mare attraccando quasi sempre nei porti di grandi città, mi aveva portato a capire quanto fossero preziosi per il mio spirito gli eventi della natura, nei suoi continui mutamenti. Il lunedì della prima settimana di dicembre del 1990, mi svegliai verso le Raggi di luce filtravano attraverso le persiane del balcone, e mentre giravo le spalle, ecco riaffiorare nella mia mente delle immagini confuse. Sapevo come fare per ricordare quel sogno, così chiusi gli occhi, mi rilassai profondamente e tutto riapparve, come ad un tocco di bacchetta magica. Ecco, entravo in una chiesa dove sapevo che qualcuno mi stava aspettando, poi m'indicarono il Papa e capii che il Pontefice doveva comunicarmi qualcosa. Mi avvicinai lentamente a Lui con un fazzoletto in testa, stupita e sorpresa di avere l'onore di essere ricevuta dal Papa. M'inginocchiai in una panchina a pochi passi dall'altare, di fronte a sua Santità, che mi sorrise dolcemente e alzando la mano destra affermò: - Devo informarti che ci sarà un giovane, che farà un voto per sposarti! - Incredula e stupita risposi sorridendo: - Voglio sperare che lo chiederà anche a me. - Dopo una pausa il Papa serio aggiunse: - Ricordati, vivrai esperienze paranormali! - Tutto questo mi lasciò perplessa, anche perché non frequento la chiesa. La cosa che mi sembrava più incredibile, era il fazzoletto che portavo in testa: mi sconvolgeva, proprio perché non avevo mai messo un fazzoletto in testa. Questo mi dimostrava la realtà del messaggio. Anche se non tutti i sogni sono premonitori, il sognatore può intuire i significati di tutti i suoi sogni solo se conosce bene se stesso, quindi se io avessi avuto l'abitudine di andare a messa e mettere il fazzoletto in testa, tutto questo poteva essere un riflesso della realtà che si ripresentava attraverso il ricordo dell inconscio nel sogno, ma poiché non avevo quelle abitudini, per me si trattava di un sogno premonitore. Capii che, ben presto, avrei incontrato un giovane, che avrebbe chiesto in voto al Papa o a Dio di sposarmi. Si poteva dedurre che avrei incontrato un uomo che si sarebbe innamorato di me. Mi domandai perché il Papa e i Santi m'inviavano i loro messaggi di lunedì; anni prima avevo avuto due sogni premonitori con Gesù Cristo nel primo giorno della settimana. Naturalmente mi faceva pensare che, nel mondo spirituale, aveva senza dubbio un significato importante. Ero solita raccontare i sogni alle mie sorelle e alle amiche. Viola mi ascoltava senza troppo interesse, anche se sapeva che io avevo sogni premonitori. Marzia era interessata e si discuteva insieme sul significato probabile. Mia sorella Ornella s interessava e mi domandava se avessi sogni da raccontarle, poiché

5 avevo previsto alcuni eventi della sua vita: non aveva dubbi sulla realtà del sogno premonitore. Rossana aveva avuto significativi sogni telepatici e quell'esperienza le era bastata per capire che la mente umana è misteriosa e può rivelare ad ognuno di noi le prove dell'esistenza del grande architetto Divino: se necessario per la crescita interiore, ci contatta direttamente attraverso la nostra mente. Quattro giorni dopo, il giovedì di quella stessa settimana, Viola mi comunicò per telefono che saremmo andate a ballare allo Stork Club. Così quella sera, arrivò a casa mia verso le 21.30; quando mi affacciai dalla finestra del balcone la vidi intenta a fumarsi una sigaretta; per lei non importava morire dal freddo, ma rinunciare al fumo mai, allora dissi: - Suona il campanello, quando hai finito di fumare! - Va bene! - rispose lei infastidita, sapendo che non avrei permesso a nessuno d inquinare l'aria di casa. Ad ogni modo, Viola col freddo, il gelo, la tempesta, non avrebbe rinunciato al suo veleno, perciò passeggiava avanti e indietro ad inalare il suo nettare mortale. Poco dopo quando le aprii la porta, ella mi rinfacciò arrabbiata: - Insomma, Elisabetta, se continui di questo passo io non vengo più a casa tua. - Ridendo ammisi: - Va bene, se per te é più importante la tua sigaretta dell'amica, allora fai pure. - - Ok, tanto hai sempre ragione tu! Dittatrice del cavolo! - ribatté arrabbiata. - Tu non capisci: chi si sforza di vedere la verità, non inganna se stesso per convenienza. - brontolai seria. - Allora, che cosa vuoi insinuare con questo? - - Non sono io la dittatrice, se ci pensi un attimo! - - Ah si, e chi sarebbe allora? - gridò Viola pensierosa. Le risposi calma: - Tenti di ricattarmi mettendo in gioco la nostra amicizia per un difetto che hai tu e, oltre a nuocere alla tua salute, fai del male anche a tutti quelli che respirano il tuo fumo velenoso passivo e poi pretendi di inquinare l aria di casa mia. Io sarei una dittatrice se ti obbligassi a smettere di fumare in casa tua. Ad ogni modo, sai bene che non mi sono mai permessa di farlo e non lo farò mai. Insomma, se vuoi continuare ad avvelenarti fai pure, ma non hai il diritto d imporlo agli altri. - - Va bene, va bene mamma, hai ragione tu! rispose Viola seccata, insinuando che rompevo allo stesso modo di sua madre. - Ok, significa che avrò parlato ai muri, ma non importa, dimentichiamo tutto. - brontolai delusa. Poi, ridendo, Viola gridò: - Sei pronta bisbetica domata? - capii che non c'erano più risentimenti. Quella sera Viola era molto elegante, indossava un vestito rosso con nastrini di velluto nero, fermati con degli strass che luccicavano nel buio. Portava capelli lunghi e mossi, come il pelo della volpe, altezza media, corporatura robusta. Poco dopo, quando salii a bordo della sua auto, cercai di capire lo stato d animo in cui si trovava e mi sembrò abbastanza allegro, nonostante le mie

6 battutine piccanti. Sapevo che dovevo stare molto attenta, perché non sempre Viola era in grado di accettare la verità che le sbattevo in faccia: spesso cambiava d'umore e diventava triste e silenziosa e si faceva divorare dalla depressione. Non potevo far a meno di pensare che era una creatura molto strana e piena di problemi psicologici. Aveva spesso tentato di fare una dieta senza risultati, avrebbe voluto uscire dal suo labirinto di pensieri negativi che la torturavano, ma per lei era impossibile. Cercavo con tutte le mie forze di tirarla fuori da quell'oscuro inferno in cui si cacciava, ma i miei tentativi sembravano vani. Intanto aveva inserito una cassetta di musica romantica, interruppe i miei pensieri gridando per superare il volume della musica: - A cosa pensi? Immagino che stai fantasticando sul tuo principe azzurro. - - Certo, al principe dei miei stivali, perché tu lo sai che per me è un'allucinazione per le illuse! - Giunte allo Stork, il cameriere ci accompagnò ad un tavolo, vicino alla pista da ballo. Dieci minuti dopo, un giovane senza chiedere il permesso, si sedette accanto a me e fissandomi negli occhi affermò: - Credimi, se te lo dico, che una donna di classe come te non s'incontra tutti i giorni. Ti prego, concedimi un pò del tuo tempo! - Lo guardai sbalordita, perché dal tono della voce intuivo un'implorazione sofferente e triste. Non avrei potuto dirgli di no. Il viso e gli occhi sembravano indossare una maschera dì dolore. Lo fissai, con l'intenzione di leggergli dentro le cause di quella sofferenza. Poi con un lieve sorriso sulle labbra continuò: - Ti ho visto scendere dall'auto, nel piazzale dello Stork e non ho potuto trattenermi da un'esclamazione d'ammirazione, per la tua figura e quel modo di camminare che mi fa impazzire. - Mi parlava, mentre lo guardavo negli occhi, percependo emozioni di dolore e amore che mi esplosero nel cuore, come per magia, e in quel momento avrei voluto piangere disperatamente. Io che credevo di saper accettare le tragedie della vita, superando il dolore con la mia fede interiore, mi rendevo conto che in quel momento partecipavo a quella sua sofferenza così radicata da stampargli il marchio in tutte le sue espressioni. Allora con tono scherzoso, coll intenzione di fare una risata, affermai: - Scusami, ma mi stai trascinando in un vortice di feelings terribilmente tristi. Non avrai venduto la tua anima straziata al demonio? - - Io avrei venduta l'anima al diavolo? Beh, non ti nascondo che, se avessi potuto, l avrei fatto! Dimmi, come si fa ad invocarlo? - Quelle parole mi raffreddarono di colpo, era come se fossi stata congelata. Avevo tentato di scherzare, ma lui diceva sul serio, lo capivo dal tono di voce, che era così chiara nelle sue espressioni, da non avere dubbi su quello che intendeva. Allibita borbottai: - Tu venderesti veramente l'anima al principe dell'oscurità? - - Certo che lo farei, così lui mi darebbe tutto quello che gli chiedo: col suo aiuto potrei avere anche te. - - Senti, non ti chiamerai disperato, per caso? - - No, mi chiamo Gabriele. -

7 Mi stupiva sempre più, sembrava anche ingenuo, mi aveva risposto come se lo avessi chiamato con un nome qualunque. - Allora Gabriele, ascoltami bene. Vendere l'anima al demonio vuol dire rimanergli schiavo per l'eternità. Ti sembra il caso di poter fare tale sacrificio, per dei beni materiali? - - Certo, perché no! - - Se vuoi un consiglio, il pensiero è energia che si realizza:se non vuoi finire nei pasticci e pentirtene amaramente, respingi quel pensiero negativo con tutte le tue forze. - Mi fissò intimidito, come un bambino curioso e ribatté: - Insomma, perché dovrei pentirmene amaramente? - - Non mi stancherò mai di ripetere che il pensiero è una potenza che ci spinge a fare quello che desideriamo. Per esempio, se ti metti in testa di rapinare una banca, e cominci a fantasticarci sopra pensando che col denaro rubato potrai fare tante cose, che non puoi permetterti, finirai col fare una rapina. Ecco perché io insisto coll affermare che il male va sradicato prima che metta radici nella nostra mente e ci renda infelici e senza pace. - - Tu credi che io abbia bisogno d'amore e pace? - - Vedi, ognuno di noi porta stampato nel viso e nei movimenti, la vera essenza di se stesso. Non per caso, un attento osservatore può leggere nei lineamenti la cattiveria, l'odio, l'egoismo, la bontà, i pregi, ecc Mi stupisci, non avrei mai pensato che questa sera allo Stork, avrei incontrato una ragazza come te. Mi fai paura sai! - - Non capisco perché tu hai paura di me, non sono io il demonio! - domandai: - È quel tuo modo di parlare del bene e del male, che m impressiona. - - Gabriele, non dovresti aver timore della verità, ma preoccuparti dei tuoi pensieri negativi che, sommati con tutti quelli d'ogni essere umano, creano i mali del mondo. - Stupito Gabriele asserì: - Mi credi se affermo che mi sto innamorando di te, anche se sarebbe quello che non vorrei che mi succedesse, perché non é il momento giusto? - - Non possiamo certo innamorarci quando lo vogliamo noi, ma solo al momento opportuno, per permettere che certi disegni si compiano e per farci evolvere attraverso lo scambio delle nostre conoscenze nell'esperienza della materia. - - Lo sai cara, che quasi ci credo, perché mi stai sconvolgendo. Devi sapere che la cosa più strana è che questa sera sono uscito, perché il mio amico mi ha trascinato fuori di casa. Pensa che non ho dormito e mangiato e sono stato male per quattro giorni. - - Dio Santo, ma che cosa ti è capitato di tanto grave? - domandai curiosa. - La mia donna mi ha lasciato per tornare dal marito. Pensa, che qualche ora fa, mi chiedevo come avrei fatto a dimenticarla, e ora che ho incontrato te, di lei non me ne importa più niente! -

8 Lo guardavo con stupore, sentivo che non stava mentendo e questo mi turbava profondamente, perché anch'io ero terribilmente attratta da lui. Lo fissai per avere una conferma dei miei pensieri, e capii che lui era ancora più sconvolto di me. Naturalmente, non mi bastavano quelle certezze, così con l'intenzione di studiare ancora più a fondo i suoi sentimenti interrogai: - Hai intenzione di prendermi in giro per caso? - - Ti prego, credimi, fino a poche ore fa ho sofferto terribilmente, per una donna che ha quattordici anni più di me. Abbiamo vissuto due anni insieme, l'amavo molto. Sono stato chiuso in casa per quattro lunghi giorni a disperarmi, bevendo e ubriacandomi nel dolore. Per questa ragione trovo strano il nostro incontro e soprattutto quello che provo per te, perché non sono il tipo che perde la testa per una donna che ho appena incontrato. - Ripensai al sogno avuto quattro giorni prima, e mormorai: - Che strano, quattro giorni fa la tua donna ti ha lasciato, mentre io ho avuto la premonizione di un incontro. - Gabriele alzò lo sguardo e domandò: - Che cosa? - Sorrisi poi sussurrai: - Non importa. - Intanto Gabriele mi fissava trascinandomi in una spirale di sentimenti a me sconosciuti e ubriacandomi d'emozione. Lui era un bel giovane, alto, magro, molto fine, con movimenti eleganti, vestiva con gusto. Una cosa che mi colpì subito furono le sue mani con dita lunghe, affusolate e bianche. La sua voce, dai toni delicati e dolci, svelava un tremendo bisogno d'amore e comprensione. Mi chiedevo che cosa egli avesse da nascondere dietro quel suo sguardo colmo di tristezza. Leggevo nei suoi occhi scuri il peso di colpe da espiare. Sembrava che avesse il timore che potessi scoprire i suoi segreti, che teneva con tutte le forze sigillati nella sua essenza più profonda. Era come se sapesse, che prima o dopo, gli avrei strappato quelle verità che mi nascondeva con tanta forza. Una cosa che non mi piaceva erano i suoi capelli neri: gli cadevano sulle spalle, li teneva tirati indietro alla Rodolfo Valentino. Sapevo che un bel taglio corto gli avrebbe dato più personalità, mostrando quel tocco d'uomo vero che gli mancava. Percepivo in Gabriele un'umiltà e una modestia che m'inondavano di vibrazioni piacevoli. Naturalmente sapevo che quelle qualità si raggiungono attraverso la sofferenza, provocata da gravi errori commessi nella vita. Sentivo che Gabriele aveva molto da nascondere, il mio animo intuitivo me lo suggeriva con prepotenza. Incominciai a tempestarlo di domande: - Spiegami, che lavoro fai tu? - Dopo un attimo d'indecisione rispose: - Lavoro all ospedale, guido l'autoambulanza! - - È un lavoro interessante, perché un bravo autista può salvare tante vite. - - Si, però è terribile, a volte ti trovi in situazioni disastrose. Per questa ragione vorrei cambiare lavoro. - - Non capisco, tu hai la possibilità di aiutare le persone che si trovano in gravi situazioni e vuoi cambiare lavoro. -

9 Lui mi guardava con curiosità, come per chiedersi se avessi capito quello che intendeva, poi ribatté: - Mi chiedo se hai la minima idea di cosa significhi vedere tutti i giorni gente in difficoltà. Io, ogni volta soffro molto, tu capisci cosa intendo? - - Certo che deve essere molto triste, ma con la tua forza puoi dare molto, se soltanto tu hai un pò di cuore. - - Si lo so, ma ogni volta sto male, sono debole in queste cose e mi commuovo subito. - - Cambiamo discorso, non vorrei rompere, facendoti parlare di lavoro. - Una luce illuminò di gioia i suoi occhi, un lieve sorriso apparve sulle labbra, poi domandò: - Posso sapere come ti chiami? - - Indovina! - - Si, adesso faccio l'indovino! Va bene, fammi tentare: che nome può avere una ragazza misteriosa come te, dai lineamenti del viso orientali, con gli occhi neri a mandorla, capelli nerissimi, con un corpo magro e ben fatto come quello di una sirena, che si muove come una Dea. Ho capito, ti chiamerai Dea dell'amore! - Scoppiai in una risata fragorosa e commentai: - Hai una fantasia creativa, complimenti! - Sorridendo divertito ribatté: - Sei tu la mia Musa ispiratrice, il tuo potere arcano sveglia le mie modeste vene poetiche. - - Ok mi arrendo, mi chiamo Elisabetta! - esclamai sorridendo. - Hai un nome bellissimo, degno di te! ammise sorpreso. - Sei molto carino, ma ti comporti sempre così con tutte? - - Soltanto con quelle che hanno occhi espressivi come i tuoi, che mi coinvolgono in un vortice di sensazioni indescrivibili. - - Gli occhi sono lo specchio dell'anima, in cui si legge la vera essenza dell essere. - - Lo sai che mi sorprendi sempre più, sei la ragazza più misteriosa che io abbia incontrato. - In quel mentre apparve Viola brontolando: - Scusate, ma è tardi, domani mattina devo andare a lavorare! - Alzandosi in piedi, Gabriele gridò: - Elisabetta, ti aspetto qui sabato sera, non mancare! - - Non mancherò! - risposi felice e, mentre lo salutavo con la mano, Viola mi suggerì con tono sarcastico: - Non avrai per caso già incontrato l'uomo che ti chiederà di sposarti, come ti ha predetto il Pontefice nel tuo sogno. - - Immagino che se saranno rose fioriranno! - - È un bel ragazzo, direi anche molto fine, complimenti! - La guardai sorpresa, di solito era molto difficile di gusti, allora con tono scherzoso ammisi:

10 - Veramente i complimenti li dovresti fare al Papa, che me l'ha inviato! - Viola disegnò una smorfia sul viso e con espressione cupa brontolò: - Certo che sei incredibile, con questi sogni che si avverano. Sono curiosa di sapere se questa è la volta buona. - - Insomma Viola, non è poi così importante che finisca bene. Tu lo sai come la penso, quello che importa è apprendere dall'esperienza, l'essenza che nutre lo spirito di conoscenza. - Viola mi fissò seria, poi annoiata ribatté: - Elisabetta finiscila di appesantirmi il cervello con questi discorsi filosofici alle due di notte. - In silenzio attraversammo il parcheggio ricoperto di brina, e tremando salimmo in automobile. Prima di avviare il motore si accese una sigaretta, poi inserì una cassetta di Lucio Battisti, infine partimmo lungo la strada costeggiata da campi ricoperti di un manto bianco, che brillava sotto i raggi della luna. Le strade a quell'ora tarda erano deserte, così in poco tempo mi trovai davanti a casa mia. Un cenno di saluto e Viola partì nella notte. I giorni trascorsero in fretta e quel sabato sera, mentre ci recavamo allo Stork, pensavo a Gabriele e al suo modo di soffocare le delusioni d'amore, ubriacandosi di sofferenza e d alcol. Mi stupiva che sentisse la necessità di chiudersi in una stanza, per quattro giorni, senza dormire e mangiare, mi sembrava la follia di un bambino capriccioso che faceva le bizze, perché aveva perso il suo giocattolo preferito. Mi chiedevo che uomo fosse, colui che non rispettava le scelte e i sentimenti dei suoi simili. Ho sempre pensato che, quando un uomo s accorge di non amarmi più, devo accettare la sua scelta e sparire senza alimentare il mio egoismo nella pretesa che torni da me. Credo che se lo si é veramente amato, e si continua ad amarlo, si deve accettare che sia felice senza di noi. Ho sempre creduto in quel detto cinese che afferma: Quello che ti è destinato, tornerà a te, anche se lo getterai via, ma ciò che non t'appartiene, non lo avrai mai, anche se lotterai per averlo. Vedere gli esseri umani ribellarsi con prepotenza contro gli eventi del destino, lo giudico poco saggio. Non si potrà mai avere quello che gli altri non possono darci. Pensare che avrebbe venduto l'anima al demonio per dei beni materiali, mi faceva capire quanto bramasse nell'illusione. Viola vedendomi pensierosa sghignazzò: - Mi chiedo chi è quello, che ha il potere di farti pensare tanto, al primo incontro! Non sarà stato un amore a prima vista? - - Veramente sono attratta dalla sua anima straziata dal dolore, voglio aiutarlo ad imparare ad essere felice. - - Certo che anche tu sei strana, solo le anime in pena riescono a colpirti tanto. Non ti capisco, tu stai sola degli anni interi, come un eremita, poi ti fai fulminare da un disperato, mi domando quando lo incontrerai uno degno di te. - Scoppiai a ridere divertita, poi risposi: - Niente succede per caso, tutto ha ragione d essere. Non esiste su questa terra, per la maggior parte degli esseri umani, l anima gemella, perché siamo qui per crescere interiormente, quindi incontreremo sempre e soltanto l anima che ci servirà per evolvere; credo che l amore perfetto crescerà nel cuore di coppie

11 evolute, che devono affrontare assieme enormi difficoltà per aiutare il progresso evolutivo dell uomo. - - Viola era intenta alla guida, rallentò, e girandosi brontolò: - Ci risiamo con i tuoi discorsi, insomma, tu lo sai che non la penso come te! - - Certo che lo so, ma se tu mi fai certe domande, ti rispondo con la mia verità. Le luci dello Stork apparvero in lontananza fra i rami nudi dei pioppi che lo circondavano. Viola, mentre parcheggiava, sghignazzò: - Fra poco rivedrai il tuo Romeo che salirà sul balcone, arrampicandosi su per le piante di glicini, e quando si accorgerà che non è il balcone di Giulietta, disperato com è, si lascerà cadere nelle mani della Dea morte. - - Non vorrai farlo morire adesso, che l'ho appena incontrato. Ad ogni modo, se burlarti di me ti fa felice, fai pure, purché ti veda sempre allegra. - - Sentila lei, la donna felicità! - - Dimmi quando mi hai visto triste o giù di morale. - - In questo momento non ricordo, ad ogni modo non ho voglia di perdere tempo a pensare. - Io sorrisi divertita e risposi: - Mi hai dato la risposta che conferma i fatti, grazie mille! - Intanto ero scesa dall'auto e i miei piedi al contatto del ghiaccio, sparso in tutto il parcheggio, scivolarono, ma grazie a Dio i miei riflessi pronti mi diedero la possibilità di scattare in piedi. Mi chiusi il cappotto, tremando per il freddo tagliente che entrava prepotente facendomi battere i denti. Corsi all'entrata, e subito mi trovai al caldo al solito tavolino. Poco dopo Gabriele mi venne incontro, con un sorriso che gli illuminò il viso di felicità, poi sussurrò: - Sai, ho avuto paura che tu non venissi! Avevo tanta voglia di vederti. - - Lo desideravo anch'io! - Trasportato da sensazioni piacevoli si sedette accanto a me, sussurrando dolcemente: - Sei la donna che ho sempre sognato, tra l altro anche bellissima. Spero, con tutto il cuore, che anche tu senta quello che sto provando io. - Le sue parole mi colpirono direttamente al cuore, sapevo che egli affermava la verità. Commossa gli sorrisi, poi continuò: - Non ti ho ancora conquistato, non so nemmeno se ce la farò, ma credimi, tremo dalla paura di perderti, e questo mi fa soffrire. - - Vedi Gabriele, dovresti accettare il tuo destino, perché avrai solo ciò che ti servirà per la tua crescita interiore, quindi devi accettare gli eventi, senza fare prepotenza a te stesso, con la paura e la sofferenza. Tanto le cose andranno comunque come devono andare per il nostro bene. Vedi, mi sono arresa a questa realtà, così la vita per me non è più un inferno, ma una straordinaria esperienza che mi fa crescere interiormente. - Lo guardavo, mentre sentivo che avrei potuto amarlo con tutta me stessa e, se possibile avrei voluto eliminare in lui quei sentimenti negativi che lo facevano soffrire tanto. Mi chiedevo come si potessero provare certe emozioni, con una persona che avevo appena conosciuto. Poi, sulle note di una canzone romantica,

12 Gabriele sorridendo timidamente si alzò in piedi e afferrandomi per mano, domandò: - Ti andrebbe di ballare con me? - - Hombre, que buena idea! - - Magnifico, parli spagnolo! Sai che io ho vissuto otto mesi a Barcellona? - - Otto mesi! Spiegami che cosa hai fatto tanto tempo in Spagna? - - Sono partito con un amico per fare le vacanze, poi abbiamo finito il denaro e siamo stati costretti a rimanere. - - Hai voglia di prendermi in giro? - - Non potrei farlo! - - Allora raccontami che cosa hai fatto laggiù in quelle condizioni disperate. - - I primi giorni sono stati terribili, poi degli africani ci hanno ingaggiato per vendere ricordini di Barcellona ai turisti italiani, sai le palle di vetro con all'interno i monumenti spagnoli che, se le agiti, sembra che cada la neve? Quando abbiamo guadagnato abbastanza denaro per il viaggio abbiamo deciso di restare ancora, perché laggiù io ci stavo bene. - - Spiegami perché non hai chiesto aiuto ai tuoi genitori. - - Io ero già maggiorenne, avevo 28 anni, non sapevano niente di me, perché non ho mai telefonato e tanto meno scritto. - - Spero tu stia scherzando! - - Non sto per niente scherzando, non andavo molto d'accordo coi miei genitori, perciò partivo quando volevo e tornavo quando n'avevo voglia. - - Spiegami chi sei tu. Parti per le vacanze, finisci il denaro, resti in Spagna per otto mesi senza avvisare tua madre. Scusa, ma penso che tutto questo sia mostruoso e mi chiedo se hai pensato al dolore che le hai procurato. - - Hai ragione, vorrei essere migliore, tento di diventarlo, però non è così facile. Devi stare attenta con me, perché se potessi ti porterei via anche il tuo denaro, capisci cosa intendo quando ti dico che vorrei davvero essere migliore. - Stupita risposi cercando di calmarlo: - Se tu desideri veramente cambiare, sei già sulla buona strada!. - - Davvero? - Dopo una pausa consigliai: - Tu però, devi stare attento quando parlo. Se ti ricordi, giovedì scorso ti ho spiegato che il pensiero è un energia che spinge l'uomo a fare quello che pensa; quindi se desideri cambiare, devi fare un piccolo sforzo e respingere con tutto te stesso i pensieri negativi e vedrai che raggiungerai gli obiettivi che ti sei prefisso. - - Certo che parli come un libro stampato. - Quell'affermazione mi fece ridere di gusto, ma ora sapevo chi era Gabriele. Mi erano bastati quei discorsi per capire che era come un bambino che, dopo aver combinato grossi guai, era assalito dai sensi di colpa. Quello che avevo temuto fin dal primo incontro ora si realizzava. Sentivo dentro di me che egli era sicuramente un ex- tossico dipendente. Questa verità mi balenava nella mente con una certezza che mi deludeva profondamente. Allora domandai nervosa: - Non ti sei mai drogato, in quei mesi trascorsi in Spagna? -

13 Rimase senza parole, mentre un sorriso indeciso si disegnò sul suo viso. Avevo capito che dovevo tentare di sapere la verità, con più intelligenza, così affermai: - Sai, vorrei comprarne per provarla! - Allora deciso rispose: - Non credo ti sarà difficile trovarla! - Quella risposta mi confermò la certezza che già avevo intuito. Pensai che, se Gabriele nella sua vita non si era drogato, si sarebbe scandalizzato alla mia affermazione. Credo che, poiché non si era scomposto nella sua risposta, ciò dimostrava che per lui era normale che la gente volesse provare nuove sensazioni con la droga. Dovetti in ogni caso ammettere che le mie deduzioni erano ipotesi confermate dai suoi discorsi. Avrei voluto chiederglielo ancora una volta, ma sentivo che mi avrebbe mentito, perciò decisi di rimandare il tentativo ad un'altra volta. - Raccontami altre avventure vissute in Spagna! - chiesi, pensando che per conoscere gli uomini a fondo, bisognava farli parlare molto. - Devi sapere che avevo incontrato una bella ragazza, che mi piaceva molto, così la invitai a mangiare qualcosa in una di quelle taverne dove si spende poco. Non avevo altro che mille pesetas, era tutto ciò che possedevo, ordinai due hamburger con patatine fritte e caffè. Poi, quando il proprietario della taverna mi portò il conto, ebbi la bella sorpresa di dover pagare 1200 pesetas. Allora mi offrii come lavapiatti, ma quello si arrabbiò e strappò l'orologio dal polso della mia amica e poi ci buttò fuori del locale. - - Insomma, perché non chiedi il prezzo prima di ordinare se sai di avere poco denaro? - - Neanche il proprietario della taverna è stato corretto! Ad ogni modo un pò di comprensione ci voleva, invece si è preso un orologio di valore solo perché mi mancavano duecento pesetas. - - Certo che non si è comportato meglio di te! Dopo, che hai fatto? - - Sono tornato dai miei amici africani e ho raccontato loro la storia. Così mi hanno detto che quello stupido meritava un lezione e una notte gli hanno spaccato la vetrina del negozio. - - Non ti capisco Gabriele, sei stato il primo a sbagliare, perciò credo che non avresti dovuto fargli spaccare la vetrina dai tuoi amici. Non sarebbe stato meglio che i tuoi amici ti avessero prestato le duecento pesetas? senza dubbio il proprietario ti avrebbe restituito l'orologio. - - Non volevo, ma i miei amici hanno assicurato che anch egli si era comportato male, poteva pure chiudere un occhio. In fondo gli dovevo solo circa duemila lire. - Gabriele continuava a stupirmi per la leggerezza con cui agiva di fronte agli eventi della vita e addirittura raccontava le sue avventure con orgoglio sentendosi un eroe. Mi sembrava di essere di fronte ad un bambino ingenuo, che non aveva un briciolo di senso di responsabilità di fronte alla vita. - Quanti anni hai? - - Ora ne ho trentaquattro, ma allora ne avevo solo ventotto. - - Scusami, ma a ventottanni uno dovrebbe essere responsabile delle proprie azioni, tu invece sembri comportarti come un bambino di dieci anni. -

14 - Hai ragione! Ti prego, aiutami a cambiare! - - Posso tentare, ma ricordati che sarò terribilmente severa. Penso che un uomo di trentaquattro anni avrebbe dovuto imparare da molto tempo a vivere a contatto con la società. - - Devi sapere che sono molto cambiato in questi anni; se tu conoscessi tutta la storia della mia vita, forse adesso saresti orgogliosa di me. È vero, non sono felice di me, però t'assicuro che vorrei essere migliore. Tu sai che ci vuole del tempo a cambiare. Sai, vorrei essere come te. Non ti cambierei con nessuna, credimi! - - Noi c'innamoriamo della persona che ha le qualità che ci servono per la nostra crescita interiore, ecco perché siamo attratti l uno dall altro. Sento che nella tua vita ne hai combinato di tutti i colori, quindi vorrei aiutarti a perdonarti per spegnere quel gran dolore che continua a roderti dentro. - Gabriele serio mormorò: - Sei un angelo. - Sorrisi e continuai: - La vita è una causa-effetto e, quando si sceglie il male, non si sfugge alle proprie responsabilità, perché la scintilla Divina che è in noi ci farà riflettere attraverso il rimorso della coscienza e sofferenze terribili. La pace è una pietra preziosa, che si guadagna soltanto quando avremo estirpato le influenze negative dal nostro pensiero. - - Sai Elisabetta, quello che dici é meraviglioso. Ad ogni modo non é facile metterlo in pratica, per questa ragione ho paura di me stesso. Mi chiedo se potrò farcela. - - Ti sembra tutto così difficile perché sei confuso, ma poi vedrai che, se t'impegni sinceramente, riuscirai a respingere le illusioni che ti impediscono di vederci chiaro e la tua mente s illuminerà. - - Tu non sai quanto bene mi fanno le tue parole! - - Scusa se cambio discorso, ma sono curiosa e vorrei sapere dove sei andato a dormire, le prime sere quando eri in Spagna. - - Non avevamo denaro, si dormiva nelle panchine dei parchi e nei giardini pubblici della città. C'erano delle persone che erano più disperate di noi; una notte, mentre passeggiavo per la città, passando vicino ad un mucchio d'immondizia, per gioco ho dato un calcio in mezzo al pattume e ho sentito che c'era qualcosa di morbido, ho udito un lamento e quando ho guardato sotto gli stracci umidi e sporchi, c'era una poveraccia che dormiva. Mi sono sentito male, le ho chiesto scusa due volte, e regalato un pò di denaro. Credimi, quella notte non ho dormito, perché ero sconvolto. - - Credo che questo tipo esperienza rimanga impressa tutta la vita. Avete poi trovato un posto per dormire? - - Si, in una lurida pensione, dove si pagava 300 pesetas al giorno e, ogni volta che si doveva fare la doccia, si scendeva giù al primo piano e si pagavano cinquanta pesetas a una signora, che abitava lì. - Mi guardò per studiare il mio pensiero, credo che cercasse di capire che cosa pensassi di lui, poi sospirando domandò: - Mi darai il tuo numero di telefono? - - Eccome no! Ora siamo amici! - - Posso telefonarti domani? -

15 - Telefona quando vuoi! - - Vedi, se dipendesse da me, uscirei con te domani sera, ma forse hai degli impegni più importanti. - - Tu prova e vedremo. Ok!. - Era tardi, lo salutai e Viola ed io tornammo a casa. Il giorno dopo mi telefonò Anna, per chiedermi se andavo a mangiare una pizza con lei. La mia amica passò a prendermi verso le 18. Quella sera aveva deciso di portarmi in una pizzeria molto rinomata, situata in mezzo alla campagna. Mi spiegò che, in una vecchia fattoria restaurata, avevano costruito una pizzeria tipica campagnola, dove facevano una pizza squisita. Anna era per me come una sorella, con lei non avevo segreti, ma neanche lei con me. C'inoltrammo in stradine strette di campagna. La pioggia cadeva violenta sui vetri, intanto raccontavo ad Anna il sogno premonitore del Pontefice, e dell'immediato incontro con Gabriele. Ero sicura della sua comprensione, perché anch'ella aveva avuto sogni incredibilmente significativi e premonitori. Ogni tanto le luci che illuminavano le case di campagna correvano danzando, fra il luccichio della pioggia che cadeva. Quella sera Anna era elegantissima e sapevo che, quando uscivo con lei, passavo in secondo piano, perché gli uomini non mi vedevano, gli sguardi erano rapiti dalla sua bellezza. Alta, magra, capelli lunghi e scuri, un viso che esprimeva intelligenza. Nei suoi occhi scuri s intravedevano bontà e gentilezza. Vestiva sempre molto bene, per quel suo gusto raffinato che le impediva di sbagliare nella scelta. Col vento che fischiava rumoroso e la pioggia, mi sembrava di udire un orchestra dai suoni sgarbati, che si avvicinavano e allontanavano nella serata buia e fredda. Poi le luci della fattoria, che brillavano confuse nella serata burrascosa, apparvero fra gli alberi che combattevano contro un vento violento e prepotente. Anna parcheggiò l'auto e ci avviammo di corsa verso l entrata. Per fortuna c'erano ancora alcuni tavoli liberi. Dovevo ammettere che era una pizzeria molto raffinata: luci soffuse con tovaglie gialle e fiori sul tavolo. Un gran camino nell'angolo della stanza, tutto rifinito in legno dello stesso colore dei tavoli e delle travi del soffitto. Alle finestre tendine all'uncinetto bianche come i muri del salone. Ordinammo una bottiglia di Sangiovese e due pizze ai funghi. - Ti piace questo posticino? - domandò Anna felice. - È davvero molto accogliente! - - Scommetto che Gabriele ti avrà telefonato e ora sarà triste perché non ti ha trovato a casa. - - Sento, purtroppo, che ha uno strano potere su di me, e recepisco il suo desiderio di amarmi con tutte le sue forze. In ogni caso, so che sarebbe meglio lasciarlo andare, per il mio bene. - - Insomma Elisabetta, una volta che incontri qualcuno che ti piace, dovresti smetterla di fare tante storie. Ecco, non ti capisco! - - Il problema è che so con sicurezza che nel suo passato si nasconde qualcosa di terribile. - - Mi sembra di capire che non hai prove, sono solo presentimenti che hai recepito dai suoi discorsi. Vero? -

16 Pensierosa risposi: - Scusa un attimo, ora mi ricordo un discorso che avevo dimenticato. Giovedì scorso, quando ci siamo incontrati, Viola parlava di una banca che era stata svaligiata, non mi ricordo molto bene i discorsi; comunque, ho chiesto a Gabriele, scherzando, se non gli fosse mai passata per la mente l'idea di rapinare una banca ed egli ha risposto che, se fosse sicuro che il colpo gli andasse bene, lo farebbe. Credimi, mi sono scandalizzata, perché questo dimostra che è un uomo di facili costumi. - Seria Anna ribatté: - Forse ha scherzato e tu pesi sempre troppo i discorsi della gente. Voglio sapere quando smetterai di studiare sempre così a fondo le persone che incontri. - Brontolai preoccupata: - Cara Anna, la verità si scopre anche ascoltando con attenzione. Secondo te, che uomo è colui che parte per le vacanze e sparisce per otto mesi, senza preoccuparsi di avvisare i genitori? - Non voglio giudicarlo, ma devo ammettere che tale comportamento è crudele. - - Lo capisci allora che ho ragione di riflettere su quello che mi ha raccontato? Mi ha lasciato a bocca aperta quando mi ha confessato che devo stare attenta con lui, perché se potesse mi deruberebbe del mio denaro. Mi ha detto tutto questo, nel modo più innocente e spontaneo, chiedendomi di aiutarlo a diventare migliore. - Anna mi guardava preoccupata, poi disse convinta: - Probabilmente è soltanto una persona disperata, che ha bisogno di un indirizzo e credo che abbia incontrato la persona che può aiutarlo. - - Ad ogni modo non è possibile aiutarlo, per la semplice ragione che credo si sia infatuato di me dal primo momento che mi ha visto. Vorrei tentare di far qualcosa, ma non sarà facile. Non ho intenzione di farlo soffrire, sai quanto sono difficile ad innamorarmi, perciò so che non vuole solo il mio aiuto, vuole anche me. Per questo motivo mi sarà difficile innamorarmi di lui per quel suo deviare dai principi basilari della vita. Insomma, ho lo strano presentimento che Gabriele sia un ex tossico dipendente. - - Hai troppi presentimenti, mia cara. L unico modo per scoprirlo sarebbe frequentarlo e indagare come sai fare tu. - - So già cosa farò. Vedrai che, quando mi telefonerà, gli racconterò una bugia. Vedi, sono dell'idea che, se una bugia può alleviare sofferenze o fare del bene, si può raccontare. Così gli dirò che sono tornata con il mio ex ragazzo, e che l aiuterò, se egli vorrà. - - In verità, da quello che mi hai raccontato devo ammettere che egli è molto strano. Vorrei sapere perché credi che, raccontandogli una bugia, tu puoi fargli del bene. - - Insomma, non vorrai che gli dica che non voglio più frequentarlo, perché credo sia un uomo senza principi. Sento che devo essere molto cauta con lui, visto che è appena uscito da una storia traumatica. Ho paura che un'altra delusione possa farlo cadere in una forte depressione. Capisci ora perché sono preoccupata? - - Quanti problemi ti fai, in fondo i tuoi sono solo dubbi. Dimmi piuttosto se ti è piaciuta la pizza. - - Veramente molto buona, ci ritorneremo, se tu vuoi. -

17 Ordinammo il caffè e, una volta pagato il conto, ci avviammo ad affrontare il temporale, che ancora continuava imperterrito, senza posa. Abbassai il viso, contro quel vento che sembrò schiaffeggiarmi violento. Anna corse a rifugiarsi sull'auto e, appena salii. mi disse: - Questo vento è freddo e tagliente, per un attimo ho pensato che la sua forza potesse strapparmi i vestiti. - Scoppiai a ridere immaginando la scena, poi risposi: - Certo che, se tu fossi sulle montagne del Tibet, questo potrebbe anche succedere. Ho letto in un libro d'alcuni monaci che, trovandosi sulle montagne in una giornata di maltempo, hanno avuto la macabra esperienza di vedere il vento entrare sotto le vesti di un loro compagno, facendolo precipitare in un burrone. - - Immagino che tu stia scherzando! Allora hai voglia di prendermi in giro! - - Figurati se ho voglia di burlarmi di te, anch'io non ci credevo, ma sembra che sia vero. Dopo tutto si sa che il vento del Tibet è così forte, da far volare i tibetani sui loro aquiloni speciali. - - Ho paura che non ci siamo più, non sarà stato il sangiovese che ti ha dato alla testa? - - Guarda che l'ho letto nel libro di T. Lobsamp Rampa, Il terzo occhio. Comunque, il nostro vento, tuttalpiù potrà strapparti i vestiti, ma non credo che potrà mai farti fare un giretto per aria. - - Fortunatamente non mi sono mai ritrovata per la strada denudata dal vento. - - Meno male, altrimenti nelle giornate di vento gli uomini si piazzerebbero vicino alle strade con cannocchiali, e una decina dei tuoi spasimanti si nasconderebbero davanti a casa, ad aspettare che tu esca, per vedere lo striptease a tempo di vento. - - Senza dubbi deve essere l'effetto del vino che ti fa raccontare tante sciocchezze. In ogni caso, ci penserebbe mio marito con la lupara, a sfollare gli intrusi nascosti fra gli alberi. Elisabetta, questa sera mi fai dire un sacco di stupidaggini. - - Sono certa che il vino rosso ha fatto effetto anche su di te. Non bevo molto, mi basta un bicchiere per farmi diventare più allegra del solito e dire un po' di stupidaggini. - Anna fermò l'auto davanti a casa mia. Erano appena le perciò la invitai in casa per un drink. Eravamo appena entrate nel giardino, quando udii un'automobile rallentare; mi girai appena in tempo, per vedere l'auto di Gabriele passare davanti alla mia casa. Anna mi sorrise e disse: - Sii pronta a recitare la tua commedia, perché fra poco Gabriele ti telefonerà! - - Non bisogna mai studiare quello che si deve dire, perché comunque, si finirà coll affermare quello che non si è pensato. C'è un detto che dice: Quando sarà il momento, le parole giuste usciranno da sole. Ti va bene una vodka fredda alla pesca? - - Va benissimo, grazie! -

18 - Ne berrò un po' anch'io, con la speranza che mi dia il coraggio per raccontargli una bugia. - - Tu sai che di solito non mento, ma quando si deve, si deve. - Poi, mentre sorseggiavo la mia vodka, il telefono squillò e Anna intervenne gridando: - Lasciami rispondere! - - No ti prego non andare, lascialo squillare! - - Per quale ragione? - - Guarda che non è facile raccontare bugie! - - Tu lascia fare a me! - - Pronto... Mi dispiace non sono io, lei ha sbagliato numero. - Anna mise giù la cornetta, ed esclamò: - Ha una bellissima voce! Non ti preoccupare, fra un pò ritelefonerà! - Lo squillo ricominciò, presi la cornetta in mano e dall'altra parte del filo Gabriele domandò: - Sei tu Elisabetta? - - Si, si sono io, dimmi! - - Sai, ho sbagliato numero, mi ha risposto una signora gentile, solo che pensavo di parlare con te, così ho detto: qui parla il demonio, e lei si è fatta una risata e mi ha risposto che ho sbagliato numero. - Scoppiai a ridere divertita, poi dissi scherzando: - È meglio che ci scherzi sopra e preghi Dio, perché il demonio non decida di ronzarti attorno, altrimenti vedresti i sorci verdi, poi avresti bisogno d un esorcista, per poterti liberare della sua corte spietata. - Una risata fragorosa giunse alle mie orecchie, e ne fui contagiata e Anna pure, così Gabriele aggiunse: - Spero di non disturbare, ho sentito le risa di qualcun' altro. - - Non ti sbagli, c'è una mia amica. - - Sei uscita con lei, vero? Ti ho telefonato verso le diciannove, e tu non c'eri. Volevo invitarti a mangiare una pizza. - - Si, sono uscita verso le diciotto. - - Sono deluso, perché sognavo di uscire con te! Vieni a bere qualcosa con me se ti vengo a prendere adesso? - Nella sua voce sensuale e dolce, intuivo quel desiderio bramoso che mi faceva rabbrividire, mi sembrava di sentire un bambino, che supplica la madre, per avere il suo giocattolo preferito. Mi era difficile dire di no, ma dovevo scuoterlo da quella passione che lo stava trasportando in un baratro di disperazione. Allora gli dissi: - Non vorrai che mandi via Anna? Devo informarti che è raro che mi innamori di qualcuno, quindi uomo avvisato mezzo salvato. Poi c è un altra cosa da non sottovalutare, il mio ex mi ha invitata a cena e credo che ritornerò con lui. - Dopo alcuni sospiri Gabriele brontolò: - Ecco, se avevi intenzione di demolirmi, ci sei riuscita! Spero, in ogni caso, che non torni con lui. Ho sempre pensato che non ha senso ricominciare una

19 storia finita. Tu sei troppo intelligente per non averlo capito. Ti telefonerò a metà settimana, per sapere com'è andata. - - Naturalmente stai tentando di tirare l'acqua al tuo mulino, ma ti prego, promettermi di riflettere su quello che ti ho detto. - - Non te lo posso promettere, perché nella mia mente ci sei solo tu e non voglio perderti, adesso che ti ho incontrata Fai come vuoi, ma non mi ritenere responsabile se poi dovrai soffrire. Ciao! Anna mi guardò preoccupata, poi affermò: - Mi sembra che stia facendo sul serio! È un bugiardo però, mi aveva solo scambiato con te, al telefono. Non mi ha parlato del demonio, come ha raccontato lui.- - Certo, ma anche noi lo siamo! Mi sembra che ci siamo raccontati una bugia ciascuno! Non ti pare? - - Hai ragione, vediamo solo le bugie degli altri. Dimmi, che lavoro fa Gabriele?- - Mi ha assicurato che guida l autoambulanza! - - Vedi allora che i tuoi dubbi sono infondati. Un drogato non lo lascerebbero guidare, sarebbe troppo pericoloso. - - Hai ragione, ma potrebbe anche avermi mentito. Sono comunque felice di averlo messo in guardia, così si dovrà difendere per forza. - Anna scoppiò a ridere, poi scherzando ghignò: - Già, così se dovesse un giorno suicidarsi per te, tu non ti sentiresti in colpa. Non è vero? - Scoppiamo a ridere divertite, poi brontolai: - Credimi Anna, hai una mente machiavellica e nello stesso tempo imprevedibile. - Anna prese il cappotto e mentre si avviava all uscita disse: - Ora devo tornare a casa, devo mettere a letto mio figlio. Tanti auguri e spero che tu riesca a far luce in questo mistero. Fammelo sapere se riesci a scoprire l'intrigo. - Ridemmo assieme, poi la salutai. Ero felice di aver informato Gabriele di fare attenzione con me, ora mi sentivo meglio. Tentavo di respingere quella tristezza che mi si presentava ogni tanto, come se captassi l'amarezza e la delusione che provava e questo mi faceva soffrire. Non avevo voglia di vedere la televisione, l'unica cosa che volevo, era dormire, così da poter spegnere quel dolore che mi assillava. Andai a letto e, dopo vari tentativi, riuscii a rilassarmi e ad addormentarmi. SECONDO CAPITOLO PREMONIZIONI Mi svegliai il giorno dopo con la strana sensazione di essermi addormentata cinque minuti prima, eppure la luce che filtrava dalla finestra del balcone m'indicava che era sorto il sole. Presi la sveglia dal comodino, erano le ore otto. Mi rilassai un attimo, qualcosa nella mia mente cercava di venire a galla, chiusi gli occhi, poi come in flash back vidi Gabriele che imbarazzato camminava nudo, intanto avevo una fetta di torta in mano, avrei voluto

20 assaggiarla, ma mi rifiutai e la rimisi sul piatto, perché sapevo che quel dolce mi avrebbe delusa. Infine cedetti alla tentazione e ne presi una fetta. Assaporavo quella torta dolcissima, vedevo fuori della finestra davanti a me, nel buio, un buco pieno d'immondizia, dall'aspetto multicolore. Capii immediatamente il messaggio di quel sogno. La torta che mi tentava era Gabriele e ciò che provavo nei suoi confronti, le immondizie nel buco, rappresentavano le malefatte che avrei scoperto sul suo passato, frequentandolo. Gabriele spogliato dei suoi segreti si sarebbe vergognato. Ora che avevo interpretato il sogno, dovevo però fare un'altra analisi più profonda dei miei pensieri, per capire se questo sogno era stato provocato dai miei presentimenti. Dovetti ammettere a me stessa che l'intuire o il credere che forse era un ex drogato e un uomo di pochi principi, poteva aver condizionato la mia mente, durante il sonno. Un'altra cosa che mi aveva rattristato, era il fatto di avergli raccontato una bugia. Dopo queste riflessioni, capii che c'era la possibilità che il sogno fosse stato provocato dalle mie certezze e dai desideri inconsci e comunque, scrutandomi dentro, capii che quel sogno m'indicava che i miei presentimenti erano veri e che avrei accettato di conoscerlo meglio, attratta dalla sua passione per me. Avrei così scoperto il suo terribile passato, che equivaleva a dei rifiuti da seppellire in una buca profonda. Decisi di riferire a Gabriele che ero definitivamente tornata con il mio ex ragazzo. Pensai che sarebbe stato meglio soffrire un attimo ora, dandogli un taglio netto, piuttosto che mettermi con un tipo come lui. Il giorno dopo venne a farmi visita Viola: mi raccontò che sabato notte, dopo avermi portata a casa, si era fermata nel bar di Manara a bere, incontraando Gabriele che stava chiacchierando con Ambrogio e bevendo l'ultimo drink della serata. Le raccomandò di non dimenticarsi di salutarmi: - Chi sarebbe Ambrogio? - domandai curiosa - È una gracula nera che parla! - rispose Viola ridendo. - Una dracula!? Cos è, una draculessa? - - Ignorante, è una gracula maschio! - - Certo che di notte, voi due insieme, non potete altro che incontrare Dracula! Non mi venire poi a raccontare che avete bisogno di una trasfusione di sangue, perché siete diventati anemici! Viola, fuori di sé, protestò: - Sei scema! La gracula é un uccello nero parlante! Capisci ora? - - Insomma Viola, non si può nemmeno scherzare che mi prendi sempre sul serio. Avevo voglia di ridere. Sai, Lucia voleva comprarne una e mi ha assicurato che costano sui due milioni. Ho pensato che doveva essere pazza a pagare tanto, anche perché sono uccelli delicati e potrebbero morire. Mi ha spiegato che il volatile gli avrebbe fatto compagnia e che era un uccello meraviglioso. Ho assicurato a Lucia che si sarebbe sentita meglio con un uomo. Lei mi ha risposto che un uomo sarebbe stato troppo invadente, mentre una gracula nera era di sicuro più comprensiva. - Ridendo Viola ammise: - Intelligente Lucia. - - Certo che gli uccelli parlanti, se ti fanno una scenata di gelosia si limitano solo a parlare e a gracchiare, invece l'uomo, se è in preda alla rabbia, non si sa

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