ANALISI E STUDIO DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO E AMBIENTALE DEL PARCO NAZIONALE MACAYA HAITI

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1 ANALISI E STUDIO DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO E AMBIENTALE DEL PARCO NAZIONALE MACAYA HAITI 2012 Realizzato da: dott. Lorenzo Orioli Analisi e studio realizzato per un progetto di gestione del parco nazionale Macaya con contributo finanziario del Comune di Milano e dell`unione Europea

2 INDICE Capitolo 1 - Analisi socio-economica degli abitanti dentro e attorno al Parco al fine di comprendere, da una parte, le necessità e i problemi dell area, e, dall altra, le opportunità e le forze endogene Pag Contesto socio-economico nell'area attorno al Parco Pic Macaya Pag Economia agricola Pag Economia delle risorse naturali del Parco Pic Macaya Pag. 11 Capitolo 2 - L analisi ambientale delle biodiversità, della flora e fauna Pag Contesto ambientale caraibico insulare Pag Endemismi biologici e specie bandiera Pag Analisi della copertura forestale Pag Storia naturalistica del Parco Pic Macaya e descrizione fito-geografica Pag. 33 Capitolo 3 - L analisi legale, ovvero della proprietà e delimitazione del Parco Pag Quadro istituzionale e legale delle risorse naturali Pag Regime fondiario Pag. 54 Bibliografia Pag. 58 2

3 Capitolo 1 - Analisi socio-economica degli abitanti dentro e attorno al Parco al fine di comprendere, da una parte, le necessità e i problemi dell area, e, dall altra, le opportunità e le forze endogene 1.1 Contesto socio-economico nell'area attorno al Parco Pic Macaya Sulla scorta della metodologia alla base delle inchieste socio-economiche applicate nel monitoraggio ecologico 1 in questo lavoro ci siamo orientati verso l indagine del contesto umano nell area tampone Parc Pic Macaya. Lo scopo di questa indagine è quello di avere una panoramica sulla situazione attuale e del recente passato, sull uso del territorio ricadente nelle cosiddette buffer areas, in modo da delineare più nettamente il rapporto uomo-ambiente ed il contesto socio-economico che si è venuto a creare. Il primo problema che si è posto è stato quello dell individuazione della fonte delle informazioni. Vista la difficoltà di raggiungere le aree di inchiesta e vista la naturale diffidenza delle popolazioni locali a rispondere direttamente a domande personali e familiari (quantità del raccolto agricolo, sistema di proprietà, dislocazione sul terreno delle risorse familiari, ecc.), soprattutto in contesti, come quelli dei parchi appunto, in cui il limite tra legalità ed illegalità di certe azioni o di certi usi delle risorse risulta alquanto sfumato, ci siamo orientati verso interviste non strutturate, non sistematiche, compendiate da informazioni ricevute dalle istituzioni pubbliche implicate nella politica di conservazione della natura: uffici del Ministero dell Agricoltura (MARNDR), del Ministero dell Ambiente, dell Istituto Nazionale di Statistica etc. Innanzitutto, l area Parc Pic Macaya rappresenta un unità amministrativa, ma anche sociale non omogenea che è il risultato dell aggregazione territoriale di due dipartimenti amministrativi: Dipartimento del Sud e della Grande Anse. Tutto ciò contribuisce a complicare il reperimento di dati certi, attendibili, a causa della dispersione dei referenti dell informazione e delle competenze in fatto di agricoltura, gestione della flora e della fauna, ecc., ed in virtù poi dell accentuato individualismo degli haitiani che si ripercuote, inevitabilmente, a livello burocratico. Inoltre, conflittualità tra le persone e tra gli enti mette in contraddizione tra loro le informazioni fornite sia dai singoli agricoltori sia dai singoli uffici cui ci siamo rivolti. Nelle pagine che seguono cercheremo di delineare in maniera coerente il contesto socio-economico delle aree tampone del Parco Pic Macaya, basandosi su di un transetto eseguito in aprile 2012 e sulla reportistica pregressa a disposizione. 2 L area attorno al parco è generalmente povera, anche a causa della sua posizione isolata e la sua difficile accessibilità. Il parco di situa a 36 km circa dalla cittadina di Les Cayes e l accesso è possibile praticamente da un unica strada carreggiabile via Ducis, Le Pretre e Platons. Esistono altre vie passando da Beaumont e la zona di Fond Cochon, nel dipartimento della Grande- Anse. Le condizioni delle strade sono pessime ed i sentieri sono percorribili con le mercanzie, derrate alimentari e prodotti manifatturieri, via mulo, non senza difficoltà, soprattutto durante i periodi piovosi (primavera e autunno con circa 1400 mm all anno di pioggia). L accessibilità ai centri sanitari dipende dalla condizioni delle strade e dei sentieri. In media i centri sanitari sono reperibili a una distanza 1 CLARKE R., The handbook of ecological monitoring, Oxford Sci. Publ., Clarendon Press, Oxford, UK, CARE-HAITI/PVAPM, Diagnostic de quelques localités de la zone tampon du Parc Macaya, Haïti, Février 1999 ; REPUBLIQUE D HAITI/MDE/ATPPF, Etude sur la situation socio-économique des gens habitant à l intérieur et/ou aux alentours des aires protégées de Parc Macaya, Foret-des-pins et Parc La Visite, Haïti, Octobre

4 temporale che va dai 15 minuti alle 2 ore di percorrenza, sino a 4 ore secondo le esigenze sanitarie (parti). Secondo le informazioni forniteci dai funzionari del Ministro dell Ambiente, l area limitrofa al Parco Pic Macaya, e dunque le sue aree tampone, include dieci località, per un totale di abitanti. Nella tabella riportiamo la lista di queste località, principalmente dei comuni e delle sezioni di comune. La superficie amministrativa totale relativa a queste località è di 1191 km 2, mentre il numero delle famiglie è circa Questa statistica ci dà un indicazione di 5,3 persone componenti ciascun nucleo familiare, e una densità di popolazione di 268 ab./km 2. Tabella Ripartizione della popolazione residente nelle dieci località principali limitrofe al Parco Pic Macaya Localités Habitants Localités Habitants Camp Perrin Beaumont Chantal Roche à Bateau Chardonnières Abricots des Anglais Port-à-Piment Torbeck Duchity 5218 Gli abitati dell inchiesta del ATPPF (projet d'appui technique à la protection des parcs et des forets) erano 25, nei dintorni del Parco Pic Macaya, a cui corrispondevano circa 2090 famiglie; all incirca nell area del parco gravitano persone, considerando una media di 7 persone/famiglia. Secondo invece le inchieste CARE-HAITI le località interessate (22) solo in piccola parte si sovrapponevano a quelle citate nella tabella 1.1.1, ovvero Beaumont, Duchity e Rendel (sezione rurale inclusa nel comune di Chardonnières). L area tampone considerata in quest ultima inchiesta era di 1500 ha, e quindi si suppone di minore estensione rispetto a quella dell inchiesta ATPPF, e tanto più piccola rispetto all area della rete intercomunale intorno al parco. Potenzialmente, la pressione antropica verso il parco si dedurrebbe dai dati di densità demografica al netto dei residenti nelle aree urbanizzate comunali, e anche tenendo in considerazione la mobilità spaziale della popolazione; infatti, molti dei villaggi hanno carattere spontaneo o rappresentano insediamenti temporanei legati alla stagionalità agricola. Circa i flussi migratori, possiamo dire che l immigrazione verso le aree protette risalirebbe alla fine degli anni 50 del secolo scorso, interessando circa 1/3 della popolazione alloctona; un altro terzo di questa risalirebbe ad un'altra fase immigratoria, compresa tra gli anni , mentre un ultimo terzo rimonterebbe al periodo Queste ripartizioni sono solo indicative di una tendenza costante nel tempo della potenziale pressione antropica verso le aree protette. Una quota parte dei migranti è stagionale: per circa 8-9 mesi l anno ed interessa un ampia fascia di età, compresa tra i 6 ed i 40 anni. Questa stagionalità segue generalmente il calendario scolastico (ottobre-giugno), oppure è legata a fattori di crisi economica locale, quando le partenze per lunghi soggiorni di lavoro sono più marcate. L emigrazione a lungo termine è comunque legata alle attività commerciali. La percentuale di popolazione che emigra dalle aree limitrofe al parco è compresa tra il 13 ed 21%. In particolare, il 32% è rappresentato da allievi di scuola che si recano alle scuole della capitale (28%) o delle cittadine del Dipartimento del Sud o della Grand Anse. Nello specifico sono gli allievi di sesso maschile che maggiormente emigrano. Nella tabella qui sotto, diamo le percentuali di destinazione degli emigrati di lungo periodo dalle aree tampone secondo la loro occupazione. Si emigra verso aree agricole (3,2%), verso la capitale (27%) od altre città (25%), ma anche verso l estero, gli USA (1,3%). L emigrazione verso le città è rappresentata anche dalla quota di giovani ragazze destinate alla servitù domestica. 3 Population totale, population de 18 ans et plus ménages et densités estimes en 2009, Institut Haïtien de Statistique et d Informatique, Mars 2009, Haiti. 4

5 Tabella Incidenza percentuale del tasso di emigrazione dalle zone tampone del Parco Pic Macaya Tipologia di occupazione Incidenza Commercio 17% Maccanica e trasporto passeggeri 3% Lavorazione del ferro 1,3% Polizia 1,3% Costruzioni 3,2% Lavoro domestico 5% - 6,3% Ragioni di studio 5,1% Lavori di muratura 3% Lavori agricoli stagionali 1% Dalle interviste effettuate almeno una persona per famiglia si è trasferita per lavoro negli ultimi anni. Lo spostamento degli individui è relativo all accessibilità dei luoghi, tramite sentieri o strade carreggiabili, ed alla percezione delle distanze che può variare a seconda dell ubicazione degli abitati famigliari; di solito le famiglie più povere sono anche le più isolate. Non pare esserci correlazione significativa tra il genere del capo famiglia (maschio o femmina), la ricchezza di questa, espressa nella superficie di terra posseduta, ed il flusso migratorio famigliare. Stando alla composizione totale della popolazione, il numero di abitanti autoctoni sta in una percentuale compresa tra il 75 e l 80%, mentre si può stimare all incirca tra il 20% e il 25% la quantità di individui immigrati. Abbiamo visto come la composizione dei nuclei familiari è variabile secondo l universo statistico di riferimento, proporzionalmente all estensione dell area presa in considerazione per definire le zone limitrofe al parco; una fascia più ristretta di queste zone è appunto rappresentata dall area tampone, i cui confini non sono stati ancora definiti. Tipicamente, dunque, il nucleo familiare si compone dei due genitori, due o tre figli ed un parente aggiunto. Per la maggior parte dei casi (80%) i capi famiglia sono uomini; le famiglie con a capo una donna sono generalmente più povere di quelle con un capo-famiglia uomo Economia agricola L attività lavorativa prevalente, ovviamente, è quella agricola associata talora all allevamento del bestiame. Nell area tampone del parco prevalgono abitazioni con tetti in lamiera (74,2%) e paglia (24,8%) 4, indici indiretti, questi, della ricchezza posseduta dalla popolazione. Circa due figli per famiglia vanno a scuola e nella scuola primaria le femmine rappresentano il 35%; le spese familiari per la scolarizzazione pesano per circa il 6,3% 5 sul bilancio familiare, mentre quelle per l alimentazione incidono per un circa 63%. Le spese per attività sociali incidono per circa il 10,7%; seguono poi quelle relative ai trasporti (2,5%), alle cure sanitarie (6%), all acquisto degli strumenti agricoli (3,8%) e combustibile (8%); quest ultimo è giustificato dalle attività di messa coltura dei terreni naturali, forestali (indice indiretto di un attività di penetrazione nel parco) e di uso domestico in cucina. Frequente è la mobilità della popolazione (almeno una volta per settimana) dalle aree attorno al parco verso le più importanti località limitrofe, che sono anche luoghi di mercato (Beaumont, Rendel, Duchity, Ducis, Cassanette, Les Cayes), sino a Port-au-Prince. Un periodo importante per il commercio dei prodotti agricoli è quello che va da ottobre a dicembre, ma più in generale nella seconda metà d ogni anno. Circa il 9,2% dei prodotti agricoli acquistati dai nuclei familiari proviene dalle più importanti città, 4 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999) su un campione di 198 unità familiari. 5 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999). 5

6 come Jeremie e Port-au-Prince, ma anche dall estero (1,1%) 6. I prodotti agricoli maggiormente richiesti sono: zucchero, olio, riso, carne, maize, fagioli e farine, per cui solo per un 43% i prodotti alimentari commercializzati e richiesti dalle famiglie provengono dalle produzioni locali. Circa il 93% della popolazione campione pratica l allevamento, comunque dati certi sull entità del bestiame bene patrimoniale - è difficile, vista la ritrosia degli agricoltori; si stima in media circa un animale per nucleo famigliare ed almeno due animali venduti all anno. Tale vendita dipende dalle esigenze economiche della famiglia: necessità di mandare i figli a scuola (53,3%), esigenze monetarie immediate (16,8%) o per far fronte ad una riduzione dei raccolti 7. Circa il 6% della famiglie vende prodotti dell allevamento come latte e/o uova. E noto che in Haiti ci possono essere più livelli intermediazione nella gestione dell allevamento: proprietari, allevatori, acquirenti e venditori (sensali): non sempre queste figure economiche vengono assunte dalla stessa persona 8. L allevamento tradizionale è quella "conduite au piquet" (pascolo semibrado) e nello 85% dei casi l alimentazione viene da pascolo, di solito magro, su regosuoli o addirittura litosuoli; per il restante 15% dei casi l alimentazione animale viene da foraggio. Quando l animale (bovino) viene spostato più di una volta al giorno sul terreno a riposo o sul pascolo magro e alimentato da foraggi raccolti altrove, si pratica una sorta di ricostituzione della fertilità secondo un metodo definibile come alimentation au piquet dans le parcelle à fumier. In questo senso l allevamento diviene un potenziale strumento di valorizzazione delle terre marginali. Un limite per esempio all estensione dell allevamento è dato, per i bovini, dalle razze impiegate, di solito rustiche, aventi caratteristiche genetiche di produttività potenzialmente scarse. Altri fattori limitanti sono determinati dallo sviluppo di malattie che incidono sulla mortalità (46%) oppure in occasione di eventi meteorologici acuti, come cicloni tropicali. Tabella Peso percentuale delle diverse categorie di bestiame sul totale allevato Categoria di bestiame Parco Pic Macaya (PPM) Bovini 25% Ovini 24% Caprini 27% Equini 5% Suini 19% Le associazioni colturali più diffuse sono: maize, fagioli, Cajanus cajan, manioc e patate. Esse rappresentano una forma di sussistenza che permette non solo ai contadini di raccogliere quasi lungo tutta l annata agraria, ma di ottimizzate la manodopera impiegata nelle pratiche colturali. Accade che l aumento delle rese di alcune colture può entrare in antagonismo con il parallelo decremento delle rese di altre: è il caso del Cajanus cajan e dei fagioli. La gestione della fertilità rappresenta ancora una limitazione all incremento delle rese. Nell area del parco prevalgono pratiche agricole tradizionali caratterizzate dal tipico riposo colturale, oppure da forme di sovescio. L uso di letame degli animali domestici è ancora poco diffuso. L uso di concimi chimici è assente. 6 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999) su un campione di 525 unità familiari 7 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999). 8 AA.VV., Manuel d Agronomie Tropicale appliquée à l agriculture haïtienne, Ed.GRET-FAMV, France,

7 Tabella Quantità di semente impiegata e rese ottenute per le principali colture praticate presso il Parco Pic Macaya Colture Superficie * Quantità seminata 9 Quantità Raccolta Fagioli (pois noire) 1/4 carreau 1/2 marmitta 3 marmitte Mais 1/4 carreau 1 marmitta 10 marmitte Patate 1/4 carreau 1 cassa 3 casse Cajanus cajan 1/4 carreau 1/2 marmitta 10 marmitte Sorgo 1/4 carreau 1 marmitta 60 marmitte Manioca 1/4 carreau 1 paniere** 2 panieri** * Qui la superficie unitaria di riferimento è inferiore e corrisponde a 3225 m 2. ** Un paniere di manioca corrisponde a circa 16 kg. Le tecniche di conservazione del suolo come canalizzazioni, muri a secco, siepi, ecc., non erano molto diffuse: solo circa il 13% delle famiglie applicavano queste tecniche come i muri a secco nelle zone limitrofe al parco, al momento dell inchiesta del L adozione di queste tecniche sono legate molto spesso all introduzione di sementi migliorate e ad un buon capitale sociale. I progetti AVSI nelle aree tampone vengono incontro all esigenza di protezione del suolo e di foraggio verde ad un tempo, come nel caso ad esempio delle realizzazioni nel bacino di versante della Ravine Seche, nella IV Sezione del Comune di Torbeck (foto 1.2.1) dove sono stati aménagées circa 12 ha di terreno con pendenza (25-30%) con un sistema di scoline lungo le linee di livello arginate a monte da specie erbacee foraggere (erba napier Pennisetum purpureum Schumach.) ed arboree (Acacia Siamea). (foto 1.2.1) AVSI/Orioli, La marmitta corrisponde ad una misura di capacità più che ad una misura di peso, per cui il suo valore ponderale varia da semente a semente: per esempio una marmitta di granella di mais è pari a 2,6 kg; un pacchetto medio di carote è circa 4,8 kg; una cassa di pomodori è circa 30 kg. La libbra è l unità di misura americana pari a 453,5 g. 10 REPUBLIQUE D HAITI/MDE/ATPPF, 1999., op. cit. 7

8 Il progetto AVSI di sostegno al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione (economia agricola) a partire dalla difesa del territorio ha raggiunto sino ad oggi i risultati illustrati nella tabella L area geografica di questi interventi ricade nell ampia area limitrofa al Parco Pic Macaya ed in particolare i sotto- bacini di versante di Acul, Riviere de Morne e Riviere Séche sono afferenti al Massif de la Hotte. Il Pic Macaya si trova esattamente all incrocio di quattro principali bacini di versate: Cayes (661 km 2 ), Tiburon-St.Jean (657 km 2 ), Grande Anse (554 km 2 ) e Roseaux-Voldrouge (524 km 2 ) secondo la classificazione OAS (1972) 11. Tabella Livello di realizzazione delle misure di protezione nei tre sotto-bacini di versante (Acul, Rivières de Morne, Rivière Sèche) nel Comune di Torbeck e Chantal, Dipartimento de Sud (dati AVSI-HAITI, ). Strutture di protezione dei bacini di versante Muretti a secco Canalizzazioni lungo curve di livello Muretti in sacchi di terra Soglie in pietra Piantumazioni alberi forestali e da frutto Foraggere Realizzazioni m m m m plants 2.5 hectares Alle tecniche di protezione del suolo si connettono anche i sistemi agroforestali: presso il Parco Pic Macaya poco più del 50% delle famiglie contadine ha piantato degli alberi a questo scopo. Nelle zone deforestate, nelle ex-pinete delle terre montuose, è diffuso l albero bayahonde (Prosopis juniflora) che è utilizzato come legna da ardere: esso domina solitamente i sistemi agro-silvo-pastorali, aree di pascolo libero perlopiù destinato ai caprini. In alcuni casi, come nel progetto US-AID/AOP (Agroforestry Outreach Project) degli anni 80 del secolo scorso, le particelle di terreno di proprietà venivano rimboscate in modo da creare aree per la produzione del legname e per la produzione del foraggio verde per gli animali, una sorta di arboricoltura da legno con l impiego di Prosopis juniflora appunto, Azadirachta indica, Leucaena leucocefala, Cassia siamea, Casuarina equisetifolia, Catalpa longissima, Cedrela odorata, Persea americana, etc.. Altre specie trovano impiego come arbres multiuso, quali: Arthrocarpus altilis, Cocus nucifera, Phitecellobium saman, Cercopia peltata, Eucalyptus camaldulensis, Mangifera indica, etc. Le piante usate soprattutto per delimitare le proprietà sono: Gliricidia sepium, Bromelia pinguin, Euphorbia tirucalli, E. lactea, Yucca aloifolia, etc. In grandi linee i principali modelli agroforestali tradizionali sono dati sia da alberature perimetrali alle proprietà con funzione protettiva e delimitativa, soprattutto utilizzando alberi da frutto, sia da sistemi a coltura dispersa e intercropping di specie forestali, di cui elenchiamo degli esempi: albero ad uso multiplo + albero da frutto + fagioli; albero di cocco + banane + manioca; albero di mango + mais + millet (Pennisetum glaucum); piante forestali indigene + maize + manioca; albero di cayemitte (Chrysophyllum caimito) + albero di bayahonde (Prosopis juniflora) + mais + sorgo; 11 Classificazione riportata in USAID-HAITI, Vulnerabilité Environnementale en Haiti, Haiti-USA,

9 Arthrocarpus altilis + cacao + caffè; Cassia siamea + eucalipto+ sorgo +patata dolce + Cajanus cajan. Una delle limitazioni principali all impianto dei sistemi agroforestali è la mancanza di sementi come anche l alta mortalità delle plantule prima di essere trapiantate a dimora. Sembra che non esisterebbe una correlazione tra land tenure e sistemi agroforestali. Secondo l inchiesta di CARE- HAITI 12, i terreni in cui sono stati piantati più alberi sarebbero quelli di proprietà, cioè acquistati (47 % dei casi), a seguire poi quelli ereditati (16,5% dei casi). I terreni meno interessati alla piantumazione sono quelli appartenenti allo Stato. La maggior parte degli impianti arborei sono al fuori delle aree forestate. Presso il parco la maggior parte degli alberi impiantanti deve soddisfare il fabbisogno in legna per costruzioni; ad un secondo livello gli alberi impiegati sono quelli da frutto. Non si hanno motivazioni significative nell uso degli impianti arborei per ottenere legna da ardere o per farne carbone. Ad onor del vero i contadini tendono a non rispondere a questioni riguardanti l uso della legna, soprattutto come carbone, sapendo che l approvvigionamento del cosiddetto bois gras, legno di pino, proviene direttamente dagli alberi del parco 13. L attenzione verso una gestione durabile delle aree all interno ed attorno al parco è correlata al benessere dei nuclei famigliari, cioè al capitale sociale da essi rappresentato. I nuclei famigliari di minor entità, più indigenti, esprimono un minore interesse a questo soggetto. Il progetto ATPPF (Appui Technique pour la Protection des Parcs et Forets) del Ministero dell Ambiente, previde l accesso a finanziamenti da parte delle famiglie. L occasione offerta dai cosiddetti lavori in comune è rara presso le aree attorno al Parco Pic Macaya. Per quanto riguarda invece i gruppi di scambio di manodopera la loro efficacia è abbastanza dubbia. E vero che questi gruppi di lavoro, che rafforzano il parametro capitale sociale delle comunità rurali, sono stimolati in corrispondenza dell implementazione di progetti esogeni, quasi sempre internazionali, mentre hanno breve durata in fase post-progetto. I tipi di lavori di aiuto reciproco sono i seguenti: escouade, corvée, sori, groupe, attribution, concours, invitation, contrat. Il loro impiego varia secondo la pratiche colturali. Nel grafico posto qui in basso riportiamo il livello di impiego in percentuale di queste forme di aiuto nelle coltivazioni. Grafico Livello di impiego (%) dell aiuto reciproco nei diversi lavori agricoli 12 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999). 13 Information récoltées pendant un enquête de terrain amenée par AVSI/Orioli dans les années 2003 et

10 La richiesta di manodopera cambia anche in funzione del tipo di colture praticate oltre che secondo il periodo dell anno: in generale questa aumenta tra febbraio e luglio. Nel grafico si può notare come la consociazione colturale fagioli-mais sia quella che maggiormente richiede manodopera; a seguire la coltivazione dei soli fagioli. Un agricoltore può possedere sino a 5 particelle di terra che possono essere scelte in base alle caratteristiche pedologiche (di solito basate sul colore). Un suolo nero o rossastro garantirà delle rese maggiori che un suolo ocra e compatto o sabbioso-ocra. Grafico Percentuale della richiesta di manodopera secondo le diverse colture. Un aspetto importante che deve essere preso in esame consiste nella capacità degli agricoltori nell affrontare i periodi di saldatura tra un raccolto e l altro. Stante l inchiesta CARE-HAITI (1999), risultava che all epoca, per una durata della produzione agricola per l`autoconsumo fino a due mesi, circa il 25% delle famiglie intervistate affermava di non poter far fronte ai bisogni alimentari; mentre, per produzioni che duravano sino ai 5 mesi, questa percentuale arrivava sino al 38%. Solo il 3% degli intervistati riusciva a saldare un raccolto col successivo grazie alla quantità di alimenti prodotta e conservata per le esigenze della famiglia 14. Il comportamento delle famiglia rispetto ai momenti di crisi alimentare cambia per cui vi si fa fronte attraverso la raccolta dei prodotti spontanei (95,4%), il prestito di prodotti agricoli (19,5%), l uso di beni in deposito (1,5%), la vendita di oggetti di valore e utensili (7,2%), la vendita delle colture in piedi (6,7%) 15. Pur non avendo dati a disposizione, e vista la fragilità del sistema economico-ecologico delle aree attorno al parco, non è difficile immaginare come parte della sopravvivenza e della risposta alla vulnerabilità delle economie familiari possa essere affidata alla utilizzazione del parco o allo sfruttamento delle colture poliennali come il caffè, nelle aree tampone. La difesa del territorio e la protezione del suolo rappresentano ancora i punti di forza per ovviare alla fragilità del sistema ecologico, mentre la razionalizzazione (fornitura di inputs, assistenza tecnica, formazione, ecc.) delle coltivazioni, benché tradizionali, rappresenta un risposta valida alla fragilità del sistema economico agricolo su base familiare, e indirettamente, quindi, alla mitigazione degli impatti antropici sul parco. Il rilancio dell arboricoltura da legno e della coltivazione del caffè, il miglioramento delle tecniche agricole e orticole, la difesa del suolo sono i punti di forza sui quali basare la politica territoriale, unitamente ad attività di gestione e recupero delle aree interne al parco in senso della conservazione della natura, come verrà illustrato oltre nei prossimi capitoli. 14 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999) su un campione di 161 unità familiari. 15 Dati dell inchiesta CARE-HAITI (1999) su un campione di 195 unità familiari. 10

11 Nelle aree attorno al parco un livello d organizzazione più ufficiale, quali le associazioni di coltivatori o le cooperative agricole, risulta più efficiente e più gradito da parte dei coltivatori, forse per il fatto che solo i residenti possono accedervi. Le associazioni radunano più gruppi di coltivatori e ciascuno è tenuto a versare una quota all associazione d appartenenza 16. Ora queste associazioni svolgono una funzione rappresentativa nei confronti delle istituzioni governative per cui quelle comunità che hanno un maggior capitale sociale, indipendentemente dal livello di ricchezza posseduta, sono anche quelle che potenzialmente potrebbero usufruire di quei beni e servizi che il governo dovrebbe mettere a disposizione per la gestione delle risorse dei parchi. 1.2 Economia delle risorse naturali del Parco Pic Macaya La non protezione ed il non controllo della proprietà privata e la sua difficile delimitazione fa dei siti naturali demaniali delle risorse a libero accesso, secondo il noto modello bioeconomico 17. Nel grafico riportiamo l equilibrio economico teorico dell uso della risorsa in regime di libero accesso. Come è noto il punto di incontro tra la curva dei costi totali (CT) (costi d uso della risorsa legati all impiego della manodopera, L, per un determinato tasso di salario prevalente W) e quella dei ricavi totali (RT) (ricavi derivati dalla vendita della quantità di risorsa naturale raccolta od estratta (H) per un determinato prezzo di mercato, P, che per semplicità si fa costante) o punto d equilibrio, segna l uguaglianza tra costi e ricavi, cioè CT = RT ovvero WL = HP. In queste condizioni si realizza il cosiddetto profitto normale verso cui tutte le attività di uso delle risorse naturali rinnovabili teoricamente tendono. Ora accade che questo profitto normale non corrisponde al massimo profitto ritraibile dall uso della risorsa, come è invece indicato dal grafico: sappiamo infatti, dalla Teoria Marginalista, che il massimo profitto si ha quando è massima la differenza tra ricavi e costi (RT CT = max), cioè quando il costo marginale uguaglia il ricavo marginale. Tantomeno il profitto normale e il massimo profitto corrispondono alla Prodotto Massimo Sostenibile (PMS), cioè quel livello di estrazione o raccolta della risorsa che non intacca i tassi di rigenerazione naturale della stessa e quindi che non incide sul suo stock naturale o biomassa. Infatti il lavoro necessario per ottenere il PMS, e quindi i costi legati al suo impiego, sarebbe superiore a quello necessario per la massimizzazione del profitto e nello stesso tempo sarebbe minore rispetto al lavoro impiegato per realizzare il profitto normale in un regime di libero accesso. Paradossalmente, dunque, stante questo modello, la massimizzazione del profitto, vigente in un regime privatistico, intacca meno lo stock naturale originario della risorsa rinnovabile rispetto ad un regime in cui la proprietà privata non è tutelata. Addirittura nel primo caso ottengo una quantità di risorsa estratta, il cosiddetto raccolto H, maggiore che nel secondo caso. Se applichiamo questo modello che è pur sempre un modello statico che non tiene conto della variabile tempo alla realtà haitiana osserviamo come il regime di libero accesso si configuri come forma degenerata della proprietà demaniale relativa a Riserve e Parchi Naturali e diventi dunque terra comune non regolamentata che di fatto appartiene ai soli sfruttatori. In questo caso il costo del lavoro è uguale a zero (LW = CT = 0) per cui la curva dei costi totali (CT) giace sull asse delle ascisse ed il lavoro viene massimizzato e dunque lo stock naturale originario di risorsa viene minimizzato (grafico 1.2.2). L utilizzazione della risorsa supera il Prodotto Massimo Sostenibile (PMS), cioè il tasso di estrazione o di raccolto è maggiore del tasso naturale di rigenerazione della biomassa. In questo contesto si ha l estinzione delle specie biologiche e la perdita di biodiversità nel Parco Pic Macaya. Le raccomandazioni espresse dal GEF auspicano il passaggio da un regime fondiario ed economico delle risorse naturali del Pic Macaya a libero accesso ad un regime che sia regolamentato e 16 Nell indagine CARE-HAITI (1999) erano state individuate 15 associazioni locali di contadini per un totale di 8236 persone, impegnate in diversi settori: dall aiuto reciproco, al commercio e stoccaggio dei prodotti agricoli, sino alla alfabetizzazione e alla manutenzione delle strade. 17 Cfr. PEARCE D.W., TURNER R.K, Economics of Natural Resources and Environment, Harvester-Weatsheaf, 1989.; PEARCE D.W., TURNER R.K, BATEMAN I., Environmental Economics. An elementary introduction, Pearson Education Limited,

12 controllato 18. Grafico Equilibrio economico teorico dell uso della risorsa in regime di libero accesso. (Modificato da Pearce & Turner (1989). In un sistema di libero accesso, quando il costo d uso delle risorse tende a zero il rischio di estinzione delle specie biologiche aumenta fino all esaurimento delle risorse stesse. Questa tendenza è in atto nei parchi haitiani in cui la proprietà demaniale non è controllata. (Modificato da Pearce & Turner (1989)). Grafico MINISTERE DE L ENVIRONNEMENT/BID/GEF, Projet sur la protection des hauts bassins versants du sud ouest d Haïti ou projet GEF/Macaya. Révision et synthèse des leçons apprises des interventions dans la zone d intervention du parc national de Macaya. Rapport Final, Haïti Novembre

13 Capitolo 2 - L analisi ambientale delle biodiversità, della flora e fauna 2.1 Contesto ambientale caraibico insulare La descrizione del contesto geografico ambientale caraibico non può non prendere in considerazione i tragici eventi del giorno 12 gennaio 2010, quando si verificò un terremoto di magnitudo 7,0, con epicentro a circa 25 km in direzione ovest-sud-ovest dalla capitale Port au Prince, ad una profondità di 13 km ed a 3 km dalla zona di faglia Enriquillo-Plaintain Garden, cioè un sistema di faglie trascorrenti con movimento verso sinistra, che fa parte del margine di zolla tettonica posto tra la placca nordamericana e quella caraibica 19. Il terremoto avvenne in corrispondenza della placca caraibica, che si sposta rispetto a quella nordamericana di circa 20 mm all anno. La descrizione del sistema geofisico su cui poggia il sistema geografico insulare caraibico dà ragione non solo degli eventi tragici qui evocati, ma spiega, su una scala temporale evolutiva, i fenomeni di popolamento e di distribuzione delle specie animali e vegetali che rendono queste terre fra le più ricche al mondo da un punto di vista della diversità biologica. Nella trattazione che seguirà faremo dunque riferimento alle caratteristiche geologiche dell Arcipelago delle Antille quale presupposto esplicativo della diversità ambientale. A forma di arco insulare, l Arcipelago delle Antille si estende dalla Penisola dello Yucatan, in Messico, sino alle coste settentrionali del Venezuela, con la concavità rivolta verso il continente americano, a distinguere il Mare delle Antille o Mar Caribico, dall Oceano Atlantico. Dall estremità occidentale dell Isola di Cuba - separata dal Messico dal Canale dello Yucatan - sino ad Aruba, l arco insulare antillano si estende per circa 4000 Km. L Arcipelago delle Antille com è noto - viene distinto in Grandi Antille, che comprendono le Isole più estese - Cuba, Hispaniola, Giamaica e Puerto Rico e le Piccole Antille (figura 2.1.1), che comprendono numerose piccole isole, che si prolungano da est di Puerto Rico sino alle coste del Venezuela. Figura Carta geografica delle Antille Dal punto di vista orografico le Grandi Antille sono costituite da una serie di catene montuose disposte 19 USGS/EHP, Magnitude 7.0 Haiti Region, Earthquake Summary, USA,

14 secondo tre allineamenti principali: 1) a nord, il prolungamento dei rilievi della penisola dello Yucatan, che sull Isola di Cuba forma la Cordillera de los Organos e la Sierra de Sagua Baracoa; 2) al centro, il prolungamento dei rilievi del Messico meridionale che forma, in Giamaica, il picco Blue Mountains (2256 m slm) ed in Haiti forma i rilievi montuosi che arrivano sino a 2500 m slm, situati presso Jacmel, nel sud del Paese; 3) a sud, il prolungamento dei rilievi montuosi del Guatemala che forma, nelle Isole Cayman, a sud di Cuba, la Sierra Maestra (2005 m slm), e nell Isola di Hispaniola, il Pico Duarte (3175 m slm), situato nella Cordillera Central, ed in Puerto Rico i rilievi montuosi che arrivano sino ai 1338 m slm. Le Isole Vergini da un punto di vista geologico appartengono alle Grandi Antille. Le Piccole Antille sono costituite da un doppio arco di isole che forma il margine orientale della Placca Caraibica. La struttura dell arco insulare rispecchia lo schema morfologico generale di una zona di subduzione oceanica, costituito da tre archi (figura 2.1.2). Figura Arco insulare delle Piccole Antille, Caraibi Orientali (da Kearey e Vine, 1990) 20. a) Il primo arco e` rappresentato da un complesso di subduzione, formato da scaglie accumulate in un punto di sovrapposizione constituito da sedimenti e, eventualmente di crosta oceanica. Il bordo anteriore della crosta terrestre, in effetti, raschietta la superficie della placca dall`alto. b) Il secondo arco l arco insulare vero e proprio è costituito da un arco esterno sedimentario e da uno interno vulcanico. c) Il terzo arco, cioè l arco residuale o dorsale di retroarco, racchiude, insieme al secondo arco, uno spazio chiuso di acqua denominato mare marginale o il cosiddetto bacino di retroarco, poiché si localizza dietro l arco insulare. 20 KEAREY P., VINE F.J., Global Tectonics, Blackwell Scientific Publications,

15 Nei sistemi di arco insulari vi possono essere sino a tre generazioni di mari marginali (Figura 2.1.3). Figura Sezione trasversale dell arco insulare delle Piccole Antille in corrispondenza della Depressione di Tobago. Si può notare l alternanza delle depressioni tettoniche con gli archi insulari emersi. Le depressioni danno origine rispettivamente a bacini avanarco ed a bacini retroarco o mari marginali (da Kearey e Vine, 1990). L Isola di Hispaniola si trova a cavallo della faglia trascorrente a movimento laterale sinistro, che è attiva e separa la Placca Nordamericana, a nord, dalla Placca Caraibica, a sud. Il margine tra le due placche in Haiti è costituito da due complessi sistemi di faglie trascorrenti, sub-parallele tra loro, con orientazione indicativa est-ovest che delimitano la porzione orientale della microplacca di Gonave, una piccola zolla compresa tra le due placche più grandi 21. E a questo livello che si è verificato il sisma nel Il segmento settentrionale dell arco insulare antillano, che va dall Isola di Cuba alle Isole Vergini, è stato inattivo sino alla collisione con la Piattaforma delle Bahamas, esterna ad Hispaniola, avvenuta tra l Eocene (56 34 Ma) e l Oligocene (40 23 Ma), nel Cenozoico, dando origine all attuale linea di demarcazione tra la placca nordamericana e quella caraibica, di cui sopra. Tutti i segmenti dell arco insulare antillano si sono originati a partire dal Cretaceo Inferiore ( Ma) e sono litologicamente simili, cioè d origine vulcanica, tale da essere chiamati, nel loro insieme, Arco Mesozoico Antillano oppure di Arco Proto-antillano. L evoluzione tettonica dei Caraibi è evidenziabile dai piani stratigrafici del Cenomaniano (93,5 99,6 Ma) e del Campaniano (70,6 83,5 Ma) e dell Eocene Medio (45 Ma) rinvenuti in Hispaniola. I Caraibi fanno parte dei siti di diversità biologica denominati hotspots in cui si prende in esame il grado di endemismo ovvero il numero di piante endemiche presenti, che deve essere almeno lo 0,5% di tutte le piante vascolari sino ad oggi identificate nel mondo; un altro parametro è la perdita degli habitats: almeno il 70% della copertura vegetale originaria deve essere scomparso. Gli habitat di riferimento, per la facilità di identificazione delle piante vascolari, sono le foreste pluviali e di esse si tiene conseguentemente conto per la valutazione dell entomofauna e della fauna ad esse correlate. Le specie vascolari totali stimate in area caraibica ammontano a , di cui USGS/EHP, Magnitude 7.0 Haiti Region, Earthquake Summary, USA,

16 endemiche, quindi pari al 2,3% del totale mondiale ( specie). Per quanto riguarda il Regno Animale il numero di specie di vertebrati ammonterebbe a 1518, di cui 779 endemici, pari al 2,9% circa di tutte le specie zoologiche del mondo ( specie). La diversità biologica totale nei Caraibi è strettamente correlata alla stima di quella presente nelle foreste. Secondo i dati ufficiali pubblicati dal Ministero dell Ambiente haitiano (1999) 22, la flora di Haiti comprenderebbe 5000 specie vascolari di cui 1850 endemiche (37%), mentre la fauna (compresi molluschi ed insetti) comprenderebbe più di 2000 specie di cui 1500 (75%) endemiche. Altre fonti, come quelle del Ministero dell Agricoltura, farebbero consistere la flora di Haiti in 6000 specie di piante vascolari, di cui 4500 fanerogame, e con un livello di endemismo del 45% 23, cioè 2700 specie ovvero 850 specie in più rispetto alla precedente stima (tabella 2.1.1). Tabella Stima della consistenza numerica tassonomica delle cormofite in Haiti secondo Robart (1984) 24. Gruppo Ordine Famiglia Genere Specie Pteridofite Gimnosperme Monocotiledoni Dicotiledoni apetale Gamopetale Totale Secondo lo stesso autore riportiamo in tabella la consistenza numerica delle piante indigene ed esotiche ordinate per famiglia botanica Tabella Consistenza numerica della composizione in piante indigene ed esotiche della flora haitiana secondo Robart (1984). Famiglia Genere Specie indigene Specie esotiche Leguminosae n.d Papilionaceae Mimosae Polypodiaceae Synantheraceae Rubiaceae Poaceae Euphorbiaceae Melastomataceae Cyperaceae Myrtaceae Piperaceae Solanaceae Boraginaceae Urticaceae 8 91 Malvaceae Liliaceae Labiatae MINISTERE DE L ENVIRONNEMENT, Haïti: Plan d action pour l environnement, Haïti, MARNDR/CRDA, Haïti. Rapport de Pays pour la Conférence Technique Internationale de la FAO sur les Ressources Phylogénétiques, PauP, Haïti, ROBAR G., Végétation de la République d'haïti, (Thèse de Doctorat es Sciences), Université Scientifique et Médicale de Grenoble, France, 1984, citato in MARNDR/CRDA, Haïti. Rapport de Pays pour la Conférence Technique Internationale de la FAO sur les Ressources Phylogénétiques, PauP, Haïti,

17 Verbenaceae Cactaceae 9 (10) 34 Convulvulaceae Malpighiaceae 8 56 Loranthaceae Apocynaceae Acanthaceae Bromeliaceae Palmae (Arecacae) Anaceae Lauraceae La quasi totalità della biodiversità è concentrata nelle aree protette del Paese: Riserva Foret de Pin, Parc Pic Macaya e Parc La Visite, su un estensione totale di ha. In tabella riportiamo l elenco delle specie ornitologiche minacciate presenti in Haiti. Tabella Elenco delle specie ornitologiche minacciate (EN), vulnerabili (VU) criticamente minacciate (CR) presenti in Haiti. Classificazione secondo IUCN. (Modificato da International Birdlife, 2004) 25. Specie:nome comune e scientifico Black-capped Petrel Pterodroma hasitata West Indian Whistling-duck Dendrocygna arborea Ridgway's Hawk Buteo ridgwayi Piping Plover Charadrius melodus Plain Pigeon Columba inornata Hispaniolan Parakeet Aratinga chloroptera Hispaniolan Parrot Amazona ventralis Bay-breasted Cuckoo Hyetornis rufigularis Golden Swallow Tachycineta euchrysea Bicknell's Thrush Catharus bicknelli La Selle Thrush Turdus swalesi Chat-Tanager Calyptophilus frugivorus White-winged Warbler Xenoligea montana Hispaniolan Crossbill Loxia megaplaga White-necked Crow Corvus leucognaphalus Categoria IUCN EN VU CR VU VU VU VU EN VU VU EN VU VU EN VU L Isola di Hispaniola, con molta probabilità, faceva parte del Supercontinente Gondwana, circa milioni di anni fa. Esso era posizionato nell emisfero sud della Terra. L affinità della flora dell Isola di Hispaniola con quella del Gondwana, in corrispondenza del piano stratigrafico Cenomaniano, (Cretaceo Superiore) viene fatta risalire alla Provincia Floristica del Gondwana Settentrionale, per cui si è ipotizzata un origine amazzonica di questa stessa flora, mentre il genere Pinus discenderebbe dal Continente Laurasia, formatosi dalla separazione della Pangea durante il Giurassico (Mesozoico). In particolare, si è visto che alla formazione dello spazio caraibico e dell arco protoantillano di connessione del Nord col Sud-America, si accompagnò la diversificazione delle angiosperme (Cretaceo). Alla fine del Paleogene (Cenozoico) (65,5 55,8 Ma) si fa risalire la struttura attuale delle Grandi e Piccole Antille; alle epoche geologiche Miocene e Pliocene (Neogene) si fa invece risalire la formazione dell Isola di Hispaniola. I fossili noti, rinvenuti in Haiti, risalgono al Cenozoico (Paleogene e Neogene) 26. La provenienza di specie del genere Pinus dall America Centrale attraverso GRAHAM A., Late Tertiary Microfossil Flora from the Republic of Haiti, American Journal of Botany, 77(7); ,

18 l arco proto-antillano, tra il Cretaceo Superiore ed il Cenozoico Inferiore (Paleocene) (93,5 58,7 Ma), è un ipotesi suffragata, parzialmente, dai ritrovamenti paleobotanici in Haiti. Le estinzioni di massa verificatesi alla fine del Permiano (290 Ma), con la scomparsa di circa il 96% di tutte le specie biologiche e quelle successive del Triassico (245 Ma) e del Cretaceo (65 milioni di anni fa), per cui scomparvero per ciascuno di questi eventi circa il 76% delle specie biologiche, punteggiarono, com è noto, in maniera determinante, la Storia Naturale globale. Parimenti, la storia naturale di Haiti venne conseguentemente a complicarsi e nello stesso tempo ad essere lacunosa, a fronte, probabilmente, della scarsita` degli studi paleontologici e paleobotanici rispetto ad altre aree geografiche o Stati territoriali, presenti nella Regione dei Caraibi. Qui vogliamo focalizzare la necessità della conservazione delle risorse naturali lungo una linea di continuità con la Storia Naturale del contesto ambientale caraibico-haitiano, cioè lungo quella serie di estinzioni di massa che, susseguendosi, sono giunte sino ad oggi. Il terremoto che si è verificato in Haiti può potenzialmente aver avuto un preciso ruolo lungo la scala temporale geologico-evolutiva della Storia Naturale di questo contesto, quale fenomeno naturale di tipo catastrofico, visto il posizionamento tettonico dell Isola di Hispaniola, all interno cioè di quel sistema di faglie di cui abbiamo dato breve illustrazione all inizio del capitolo. Questa prospettiva naturalistica degli eventi catastrofici considerati nella loro accezione scientifica - ma purtroppo drammatici per le popolazioni umane, è solo funzionale e prospettica rispetto a qualsiasi politica di conservazione delle risorse naturali che, di per sé stessa, deve tenere conto delle dinamiche evolutive di lunghissimo periodo, per cui si spiega la distribuzione delle specie viventi animali e vegetali. Alla luce della prospettiva evolutiva qui data, forse non è neanche inesatto affermare, anche per Haiti, l esistenza in atto di una sesta estinzione 27, agente a livello territoriale, locale, e operata storicamente dall uomo. L uomo quale fattore d estinzione delle specie biologiche è, paradossalmente, un ipotesi in atto; è un fenomeno odierno la cui verificabilità si potrà osservare solo a posteriori, su una scala temporale secolare, poiché l antropizzazione esaurisce un fenomeno biologico in tempi storici. Il degrado ambientale si configura in questo caso come atto in azione, che rivela, a sua volta, un azione antropica in potenza, cioè la capacità d estinzione delle specie biologiche da parte dell uomo. Qualche anno fa, queste posizioni furono messe in discussione da una certa pubblicistica per cui si dubitava della possibilità dell uomo d incidere profondamente nei processi evolutivi 28. Pertanto, che significato assume l eliminazione quasi totale della copertura forestale in Haiti? Forse che essa possa essere compensata in qualche modo dall estensione naturale dei boschi temperati, come una certa pubblicistica sostiene? Che significato assume, nel contesto haitiano, il rapporto Uomo- Ambiente? Certo è che il sottosviluppo è causa, eufemisticamente parlando, di maggiore disattenzione all ambiente o d impossibilità d investire nella conservazione, ma non si può dall altra parte certificare, sempre, la relazione virtuosa tra sviluppo economico e conservazione a prescindere dai sistemi economici assunti dai differenti Stati nazionali. D altronde è un dato assodato che, a livello della Regione dei Caraibi, delle 197 specie di mammiferi e uccelli, 43 si sono estinte in un lasso di tempo di cinque secoli 29, cioè corrispondente a 500 estinzioni all anno per milione di specie, rispetto al tasso di estinzione naturale dedotto dai ritrovamenti fossili che varia da 0,1 a 1 estinzione l anno per milione di specie 30. Delle specie di mammiferi e uccelli caraibici rimanenti, 84 sono iscritte nella IUCN Red List e sono minacciate d estinzione totale nel medio periodo. Haiti in questo senso rappresenta, malgrado tutto questo, un laboratorio complesso in vivo, un working in progress in ecologia, coerentemente alle teorie biogeografiche 31. Da un punto di vista geografico, infatti, l Isola di Hispaniola, e dunque Haiti, è un isola relativamente grande circondata da isole satelliti facenti parte del più complesso sistema insulare degli arcipelaghi antillani (Piccole e Grandi Antille), come precedentemente descritto. Haiti è rappresentata al suo interno da un sistema di isole 27 LEAKEY R., LEWIN R., The sixth extinction. Patterns of life and the future of humankind, Doubleday, New York, CASCIOLI R., GASPARI A., Le bugie degli ambientalisti. I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti, Ed. Piemme, Italia, BROOKS T., SMITH M.L., Caribbean Catastrophes, Science, Vol. 294, RAUP D.M., Extinction. Bad genes or bad luck?, USA, WOODS C. A., SERGILE F.E., Biogeography of the West Indies. Patterns and Perspectives, Second Edition, CRC Press, USA,

19 ecologiche facenti parte a loro volta di un sistema più ampio comprendente tutta l Isola di Hispaniola. Ora, che tipo di relazioni si sono instaurate tra le isole geografiche e tra le isole ecologiche all interno di queste? Cosa possiamo dire sui meccanismi di radiazione evolutiva e d estinzione a livello regionale od a livello insulare? Di certo è impossibile dare una risposta su ciascuna specie conosciuta. Qui di seguito riportiamo la variazione della ricchezza di specie in rapporto all estensione della superficie insulare nei Caraibi, relativamente alle popolazioni di rettili e di anfibi, coerentemente alla teoria biogeografica secondo la quale una riduzione del 90% dell area si traduce in una perdita del 50% delle specie, da un isola all altra (Figura 2.1.4). 32 Figura Variazione della ricchezza in specie (rettili e anfibi) in funzione dell area della superficie insulare nei Caraibi (da Primack e Carotenuto, 2003) 33. Stando infatti alla legge biogeografica del 2-10 (raddoppio del numero delle specie per un aumento di 10 volte dell area) o inversamente del 10-2 (riduzione di 10 volte dell area originaria e dimezzamento del numero delle specie biologiche presenti) cosa si può dire se ad oggi poco più di 400 km 2 di territorio haitiano sono protetti e che circa 7000 sono le specie biologiche (vegetali e animali) identificate? 34 Se consideriamo il numero di specie di piante vascolari della flora relativa al Macaya Biophere Riserve (S = 608), su un area di 500 km 2, deduciamo, in via teorica, per l effetto area, una ricchezza in specie di piante vascolari per tutto il territorio haitiano pari a 2029, da cui un tasso d estinzione di 2,8 specie all anno da 500 anni a questa parte, pari al 70% di specie scomparse rispetto al totale originale: percentuale che s avvicina, teoricamente, a quella del 76% registrata nel Triassico e nel Cretaceo durante le estinzioni globali. Uno dei dilemmi biogeografici che interessano i Caraibi, la cui attuale conformazione può farsi risalire a circa 20 milioni d anni fa, è la seguente: quale modello biogeografico di diffusione delle specie risulta il più attendibile? L ipotesi di un modello di diffusione basato sull esistenza di isole ismiche, cioè di un sistema di collegamenti terrestri tra le isole dell arcipelago ed il Continente Sudamericano, non è suffragato completamente dalle evidenze geologiche, malgrado la formazione dell arco proto-antillano nel Neogene (Cenozoico). Un ipotesi in questo senso proverrebbe dal Ridge Aves (ponte terrestre ora sommerso) precursore delle Piccole Antille presente nel Cenozoico Medio, anche se tempi di divergenza di milioni di anni non sarebbero confermati dalle evidenze molecolari; semmai i dati geologici farebbero avanzare l ipotesi di un modello biogeografico detto di vicarianza. Questo modello suppone che i 32 WILSON E.O., The Diversity of Life, Harvard University Press, USA. 33 PRIMACK R.B., CAROTENUTO L., Conservazione della Natura, Edizioni Zanichelli, Bologna, SERGÎLE F.E., WOOD C.A., Status of Conservation in Haiti: a 10-Year Retrospective in WOODS C. A., SERGÎLE F.E., Biogeography of the West Indies. Patterns and Perspectives, Second Edition, CRC Press, USA,

20 Caraibi si siano originati dalla frammentazione di un blocco unitario (placca) e dunque che si sia verificata conseguentemente la frammentazione dell antico biota che aveva caratteristiche simili a quello nord e sudamericano, nel Cretaceo Superiore. Le evidenze biotiche, diversamente, farebbero supporre l esistenza del modello dispersivo via mare anziché di uno basato sulla vicarianza. Rettili ed anfibi si sarebbero infatti originati dalla dispersione delle specie a partire dal Sud-America seguendo probabilmente le correnti oceaniche con direzione sud-est nord-est e ciò sarebbe avvalorato filogeneticamente. La difficoltà a individuare un modello unico di riferimento, fa sì che dove nel Cretaceo è ipotizzabile un modello di vicarianza, nel Medio Cenozoico è verosimile l ipotesi di un modello basato sui collegamenti terrestri, mentre, più recentemente (Cenozoico Superiore) non è da escludere la dispersione via mare. L attuale fauna sull Isola di Hispaniola è costituita da scarsi livelli tassonomici superiori, indice questo del verificarsi dell estinzione di massa del Cretaceo/Terziario o di fenomeni di radiazione adattativa; d altra parte la fauna del Terziario manca delle categorie tassonomiche superiori ed i tempi di divergenza tra i gruppi continentali e quelli antillani mostrerebbero un origine recente delle specie zoologiche (Cenozoico) che farebbe supporre fenomeni di vicarianza. Per esempio l attuale macrofauna di Hispaniola (ed anche di Cuba) rappresentata dal mammifero insettivoro chiamato Solenodon paradoxus, oggi unico superstite del genere Solenodon, daterebbe un origine cretacea ma senza nessuna evidenza fossile od analisi filogenetica a riguardo. Delle dodici specie di animali insettivori solo due sono oggi sopravvissute a causa delle variazioni climatiche del Quaternario e della più recente pressione antropica. I fossili di antichi ungulati (Rhinocerotoidi), rinvenuti in Giamaica, metterebbero in evidenza che quest isola sia stata sommersa nell Olocene (Cenozoico Superiore) ( anni fa), facendo sparire la fauna locale. Dagli scarsi dati paleogeografici, la Cordillera Central, in territorio dominicano, sarebbe stata più elevata in altitudine rispetto ad oggi (picco più alto a 3089 m slm) ed in Puerto Rico le altitudini medie avrebbero raggiunto i 4000 m slm, già a partire dall Oligocene (Paleogene). L esistenza nella Repubblica Dominicana di conglomerati ed arenarie (Tabara Group), tipiche dell ambiente marino, attesterebbe l avvenimento di movimenti verticali (sollevamenti) seguiti da cicli erosivi. Terrazzi marini rinvenuti nel sud-est di Cuba ed in Haiti (parte nordoccidentale) a 640 m slm, indicano un emersione quaternaria. Per le Piccole e Grandi Antille non si hanno molte informazioni circa le glaciazioni pleistoceniche. I cierchi glaciali riscontrati nella morfologia terrestre nell Isola di Hispaniola e le evidenze sedimentologiche suggerirebbero l esistenza di una linea delle nevi a m slm durante il Quaternario rispetto alle attuali poste a circa 2800 m slm, per cui il gradiente negativo delle temperature sarebbe stato di circa 1 C ogni 100 m d elevazione 35. La dinamica glaciologica potrebbe spiegare lo spostamento della copertura forestale all interno dell Isola di Hispaniola ed il suo isolamento nelle fasi cataglaciali. Ora, accennato il contesto geologico-ambientale haitiano, e alla luce della sua recente storia ecologica, rispetto all azione antropica il suo recente sistema-foresta raggiunge soglie basse di metastabilità per cui esso rischia di essere rimpiazzato da un altro sistema paesistico. E probabile che la sostituibilità potenziale dell attuale copertura forestale sia prossima a zero, per cui il sistema paesistico alternativo è incapace di incorporare uno stesso regime di disturbo. Bassi livelli di resistenza e di resilienza portano il sistema ecologico al degrado. Questa è la posizione più probabile per le foreste haitiane nonostante non si abbia un analisi diacronica di variazione della copertura forestale abbastanza puntuale da poter prevedere come probabilmente s evolverà in futuro la foresta. D altronde il diverso livello di naturalità o, all opposto, di antropizzazione tende a spostare la metastabilità del sistema verso livelli soglia inferiori che sono a bassa resistenza. Dove il range di adattabilità della specie P. occidentalis Sw è ampio, la metastabilità a perturbazioni non antropiche s eleva: il passaggio a nuovi equilibri metastabili si compirà a costo di fenomeni catastrofici di cui i Caraibi rappresentano un interessante sito di studio. Il disturbo esterno è una caratteristica della dinamica dell ecologia insulare che può manifestarsi sia come ridistribuzione della quantità d energia (ENSO), sia come alterazione dei cicli biogeochimici o dello scambio materiale tra terraferma e atmosfera o terraferma e oceano, sia come evento meccanico che agisce sulla struttura dell ecosistema (hurricanes). Quest ultimo tipo di 35 SCHUBERT C., MEDINA E., Evidence of Quaternary glaciation in the Dominican Republic: some implications for Caribbean paleoclimatology, Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, 39, pp ,

21 perturbazione influisce naturalmente sui processi di ricolonizzazione delle chiarie forestali post-uragano per cui i normali tassi di immigrazione ed estinzione di specie biologiche vengono alterati, come è stato osservato nelle isole ecologiche tropicali 36. La discontinuità catastrofica (detta biforcazione catastrofica) dei sistemi ecologici o paesistici si mostra in tutto il suo interesse quando ha ripercussioni sull equilibrio a piccola scala (ampia superficie geografica a livello di regione o dipartimento amministrativo) come nel caso della Piana di Les Cayes (250 km 2 ), piana agricola, il cui equilibrio idrologico dipende dalla pluviometria ad alta altitudine ed in cui le foreste svolgono un azione diretta. Si parla in questo senso addirittura di Traite des nuages, fenomeno però non consueto che aumenterebbe la quantità di pioggia del 25% 37 ; il taglio delle foreste di pino, oltre a vanificare questo fenomeno, riduce la capacità di immagazzinamento idrico del suolo ed, in particolare, dello strato organico poco decomposto presente nei suoli del Pic Macaya ad alta altitudine. La riduzione delle precipitazioni e della capacità idrica del terreno, portano inizialmente all innalzamento delle portate del corso d acqua principale del bacino idrografico relativo al Pic Macaya e poi a fenomeni di incanalamento incontrollato e di esondazione delle acque di run-off, da cui i noti fenomeni erosivi (gully erosion) e d aumento delle portate solide a livello d asta fluviale. La conservazione della copertura forestale e più in generale delle risorse naturali hanno dunque un riscontro immediato, sul breve periodo, sulla dinamica socio-economica delle relazioni cittàcampagna, com è avvenuto nell arco degli ultimi 40 anni in America Latina e Caraibi 38. Da questi scenari ecologici dell area caraibica ed in Haiti in particolare, emerge l importanza della gestione del territorio e della conservazione delle risorse forestali a fini protezionistici, malgrado che le risorse presenti siano già oggi esigue in rapporto alle esigenze di questo piccolo Paese ( km 2 ), soprattutto in una situazione di crisi post-terremoto che solo in apparenza sembra allontanare la necessità di interventi di conservazione e recupero ambientale e naturalistico, quando invece questi rappresentano prolegomeni della sostenibilità futura e di lunghissimo periodo della possibilità di vita della popolazione haitiana. 2.2 Endemismi biologici e specie bandiera Il Pinus occidentalis Sw. rappresenta la specie bandiera (flag species) dei parchi d Haiti relativamente alla flora minacciata, cioè una specie che assume un significato strategico nella politica di conservazione delle risorse naturali, tale da attirare il turismo od i finanziamenti esteri per la protezione dell ambiente. Addirittura assume un importanza simbolica per lo stesso Paese. Le informazioni paleobotaniche rinvenute in Haiti sono ad oggi insufficienti per stabilire l origine filogenetica della specie forestale bandiera presa in esame. E noto che, in generale, le gimnosperme paleozoiche (Devoniano Superiore), Coniferali, si insediarono in aree asciutte od andarono a costituire foreste d altitudine, in un periodo durante il quale prevalsero, a livello globale, condizioni caldo-umide. Da un punto di vista morfologico pare accertata l endemicità del Pinus occidentalis Sw. limitatamente alla sola Isola di Hispaniola. Si esclude oggi la sua presenza nella vicina Isola di Cuba. Specie zoologiche Loxia megaplaga. Hispaniolan Crossbill, una specie ornitica appartenente alla famiglia Fringillidae, la cui popolazione è stimata tra 600 e 3375 unità ( ) su un territorio di 3552 km 2 in Hispaniola ed in Jamaica sui Blue Mountains. In Haiti la specie è presente sul Massif de La Hotte e 36 WHITTAKER R.J., Disturbed island ecology, Tree, vol. 10, PRINZ ZU LOWENSTEIN F., Le déboisement du périmètre Pic Macaya et son impact sur la Plaine des Cayes, Rapport au Ministre d Agriculture des Ressources Naturelles et du Développement Rural, Port au Prince, Haïti, MITCHELL AIDE T., GRAU H.R., Globalization, Migration and Latin American Ecosystems, Science, Vol. 305,

22 sul Massif de La Selle. Nella Repubblica Dominicana essa si trova nella Sierra de Baoruco e talora sulla Cordillera Centrale (Armando Bermudez National Park). La riduzione della popolazione, per cui oggi questa specie fa parte della IUCN Red List, è incominciata a metà degli anni 20 del secolo scorso ed e` continuata sino agli anni 60 quale risposta alla perdita degli habitats (Figura 2.2.1). E interessante come questa specie sia legata all ecologia del Pinus occidentalis Sw (vedi oltre) dai cui strobili trova nutrimento (semi). Ora la produzione elevata di semi è ricorrente all incirca ogni 3 anni ma la Loxia megaplaga non è sincronizzata con questa ciclicità, per cui negli anni di calo di produzione il volatile emigra dalle zone di alimentazione, per cui il suo regime è nomadico. I mesi in cui avvengono gli accoppiamenti sono tra gennaio e aprile in relazione alla disponibilità di cibo. L animale nidifica sul Pinus occidentalis Sw. in particolare sulle parti distali delle branche. La riduzione dell areale del pino e la sua frammentazione riduce a sua volta l areale della Loxia megaplaga e ne minaccia l esistenza. Figura Areale della Loxia Megaplaga (IUCN, 2004) Turdus swalesi Comunemente chiamato La Selle Thrush. Questa specie appartiene alla famiglia delle Turnidae. La popolazione, in decremento, è stata stimata tra 2500 e 9999 individui su un areale di 4090 km 2 ; è endemica dell Isola di Hispaniola (Figura ) e tipicamente si trova sul Massif de La Selle, in Haiti, e nella Sierra de Baoruco, nella Repubblica Dominicana. La razza Dodae invece è tipica della Cordigliera Centrale e della Sierra Neiba nella Repubblica Dominicana. La maggiore densità di popolazione si ha nel Parco La Visite, in Haiti. Figura Areale del Turdus swalesi (da IUCN 2004) Figura Areale del Buteo ridgwayi (da IUCN 2004) 22

23 Buteo ridgwayi Comunemente chiamato Ridgway's Hawk, appartiene alla famiglia delle Accipitride. Questa specie è criticamente minacciata a causa della popolazione frammentata ed in declino. Infatti la popolazione stimata nel 2003 è di 91 individui su un territorio di 2610 km 2. E localizzata principalmente in Haiti e nelle adiacenti isole della Gonâve, della Grande Calamite e nella Île-à-Vache (dove è apparentemente estinta). Un area di protezione della specie si trova nella Repubblica Dominicana, a nord, presso Los Haitises National Park (figura 2.2.3). Il Buteo ridgwayi si trova in aree al di sopra dei 2000 m slm di foresta perlopiù indisturbata (non ancora intaccata dall`uomo e dalle sua attivita`), sia pluviale che subtropicale secca, sia nelle foreste di pino su substrato calcareo oppure, talora, occasionalmente, in formazioni forestali secondarie od in aree agricole. La nidificazione avviene sulle chiome di alberi d alta taglia tra febbraio aprile. L estensione dell agricoltura e la conseguente frammentazione dell habitat rappresenta la principale minaccia per la sopravvivenza della specie 39. Priotelus roseigaster Comunemente chiamato Hispaniolan Trogon. Appartiene alla famiglia delle Trigonidae. Secondo la IUCN la specie è vicina ad essere minacciata d estinzione. Predilige le pinete di Haiti della Repubblica Dominicana e può vivere sia in ambiente aridi che piovosi, per cui il suo areale va dai 500 ai 3000 m slm con migrazioni altitudinali, per cui in inverno si trova a più basse quote. Nella Repubblica Dominicana la specie è abbastanza indisturbata ed in particolare nella Sierra de Baoruco. La disparizione degli habitats originali sta frammentando la specie e ne sta riducendo la consistenza numerica,soprattutto in relazione al fatto che il Priotelus roseigaster (Figura 2.2.4) 40 nidifica in formazioni forestali mature pluviali. In Haiti la popolazione è di minore entità e limitata al Massif de La Hotte e de La Selle. Figura Da Sergile et al. (1992) Solenodon paradoxus /93.html. 23

24 Nel 2004 venne effettuato un survey sulle specie ornitologiche nel territorio del Macaya Biosphere Reserve, per cui furono recensite 37 specie di volatili di cui 9 specie migranti del Nord America e 28 residenti permanenti delle quali a sua volta 11 risultavano endemiche 41. Da questa indagine emerse che i siti a copertura a latifoglie su substrato calcareo (mesic karst) a m slm (Morne Chevalier) annoveravano una concentrazione in specie ed individui 2-3 volte maggiore dei siti caratterizzati da foreste montane a latifoglie all altitudine di m slm, anche se il livello di degrado e di frammentazione e degli ambienti era avanzato. Oggetto specifico di ricerca ai fini della conservazione furono le seguenti specie: White-winged Warbler (Xenoligea montana), Gray-crowned Palm-Tanager (Phaenocophilus poliocephalus), Western Chat Tanager (Calyptophilus tertius), and Bicknell s Thrush (Catharus bicknelli). Una serie di raccomandazioni emerse sulla scia di quelle già espresse nel rapporto di Wood et al. (1992) 42, come ad esempio la necessità immediata di proteggere la foresta mesica a latifoglie che si sviluppa dalla località Sous bois sino a Morne Chevalier. Particolare salvaguardia deve essere dedicata all area denominata Rak Bwa, tipica della copertura naturale del parco sia per la vegetazione che per l avifauna. Nella tabella sono elencate le specie individuate nel Parco Pic Macaya nell anno Tabella lista delle specie ornitologiche individuate presso la Macaya Biosphere Reserve nel 2004 (modificato da RIMMER C.C., et al., 2004) Narrow-billed Tody(Todus angustrostris) Antillean Piculet (Nesoctites micromegas) Hispaniolan Woodpecker (Melanerpes striatus) Greater Antillean Elaenia (Elaenia fallax) Golden Swallow (Petrochelidon euchrysea) Rufous-throated Solitaire (Myadestes genibarbis) Bicknell s Thrush (Catharus bicknelli) Red-legged Thrush (Turdus plumbeus) Cape May Warbler (Dendroica tigrina) Black-throated Blue Warbler(Dendroica caerulescens) Black-and-white Warbler (Mnioltilta varia) American Redstart (Setophaga ruticilla) Worm-eating Warbler (Helmintheros vermivorus) Swainson s Warbler (Limnothlypis swainsonii) Ovenbird (Seiurus aurocapillus) Common Yellowthroat (Geothlypis trichas) White-winged Warbler (Xenoligea montana) Bananaquit (Coereba flaveola) Antillean Euphonia(Euphonia musica) Hispaniolan Spindalis (Spindalis dominicensis) Gray-crowned Palm-Tanager (Phaenicophilus poliocephalus) Western Chat-Tanager (Calyptophilus tertius) Black-faced Grassquit(Tiaris bicolor) Yellow-faced Grassquit (Tiaris olivicea) Greater Antillean Bullfinch (Loxigilla violacea) 41 RIMMER C.C., TOWNSEND J.M., TOWNSEND A.K., FERNÁNDEZ E. M., ALMONTE J., Ornithological Field Investigations in Macaya Biosphere Reserve, Haiti, 7-14 February 2004, Technical report, Haiti, WOODS C. A., SERGILE F. E., OTTENWALDER J. A., Stewardship plan for the national parks and natural areas of Haiti. Florida Museum of Natural History, Gainesville, FL. 24

25 Hispaniolan Crossbill (Loxia megaplaga) Sharp-shinned Hawk (Accipiter striatus) Red-tailed Hawk (Buteo jamaicensis) American Kestrel (Falco sparverius) Scaly-naped Pigeon (Columba squamosa) Plain Pigeon(Columba inornata) Zenaida Dove (Zenaida aurita) Mourning Dove (Zenaida macroura) Hispaniolan Lizard-Cuckoo (Saurotheria longirostris) Antillean Mango(Anthracothorax dominicus) Hispaniolan Emerald (Chlorostilbon swainsonii) Hispaniolan Trogon (Priotelus roseigaster) Plagiodontia aedium. E un mammifero roditore appartenente alla famiglia Capromydae. Ha una lunghezza totale di 312 mm e la coda è lunga 153 mm. Il peso adulto è di 1267 g. Il pelo è corto e di color bruno- grigiastro nella parte superiore del corpo. Il suo nome comune è Hispaniola Hutia. Abita nelle aree forestate e si localizza lungo i torrenti, dal livello del mare sino a 2000 m slm. Alcune popolazioni di hutia vivono nel terreno, altre invece sono arboricole. Di solito sono attive durante la notte e si nutrono di frutti e radici. Al genere Plagiodontia afferiscono 7 specie di cui 5 sono conosciute solo dai resti scheletrici (P. ipnaeum, Hispaniola; P. caletensis Rep. Dominicana; P. velozi, Haiti. P. spelaeum Haiti; P. araeum, Haiti) rinvenuti in siti archeologici di popolamenti precolombiani. L estinzione si è avuta nel XVII secolo a causa della pressione antropica. Le due specie superstiti P. aedium e P. hylaeum sono oggi ridotte in numero e sono minacciate dalla deforestazione, dalla caccia e dalla predazione delle manguste. Secondo la IUCN (International Union for Conservation of Nature) il P. hylaeum è considerata una sottospecie di P. aedium. Non è escluso che ancora in Haiti sopravvivano degli individui di P. veloci. 43 (Figura 2.2.5). Figura (modificato da Sergile et al. 1992) NOWAK R.M.,Walker s Mammals of the World Online, The Johns Hopkins University Press, Copyright 1997, 44 SERGILE F.E., WOODS C.A., PARYSKI P.E., Final Report of the Macaya Biosphere Reserve Project, Florida Museum of Natural History, Gainesville, Florida,

26 Solenodon paradoxus. E un mammifero insettivoro appartenente alla famiglia Solenodontidae endemico dell Isola di Hispaniola, soprattutto a nord. Un pelo da nero a rosso-bruno copre la maggior parte del corpo, ad eccezione della coda, delle zampe, del naso e delle orecchie. Il capo dell animale è largo in proporzione alle dimensioni del corpo: la sua lunghezza media è di circa 31 cm per un peso medio di 800 g. Il Solenodon paradoxus si caratterizza per avere una proboscide ossea che supporta un muso allungato cartilagineo localizzato sull estremità del rostro. L habitat comune è quello delle aree forestate o sterpose e spesso vicino a terreni agricoli. Animale di abitudini notturne trova riposo e riparo in tunnel nel terreno o in cavità all interno di tronchi abbattuti. E dunque un animale escavatore famoso per la sua sgraziata andatura a zig e zag. Poche informazioni si hanno circa il comportamento sessuale del roditore: si accoppia due volte all anno, l estro nelle femmine è irregolare e non coordinato stagionale. Il numero dei piccoli per ogni parto varia da 1 a 3, la gestazione dura 50 giorni mediamente. Il numero dei discendenti che sopravvivono dopo il parto è basso. Dopo 75 giorni essi sono svezzati e si nutrono d alimenti solidi. La base alimentare dell animale non è vegetale, esso si nutre di insetti o comunque di invertebrati tellurici: millepiedi, scarafaggi terricoli (Carabidae), insetti ortotteri (Gryllidae, Tettigoniidae, Blattidae), vermi (Lumbricidae) e vari tipi di rettili, serpenti. Prima della colonizzazione di Hispaniola, il Solenodon paradoxus rappresentava uno dei predatori dominanti dell isola, per cui non ha sviluppato tecniche di difesa contro potenziali predatori, che oggi sono: manguste, cani e gatti domestici. Alla fine degli anni 60 si reputò che il Solenodon paradoxus non fosse a rischio d estinzione. L aumento della deforestazione, l antropizzazione del territorio con l aumento dei nuovi predatori ha fatto decrescere la popolazione 45 (figura ). Figura University of Michigan Museum of Zoology, Animal Diversity Web, The Regents of the University of Michigan and its licensors,

27 Specie botaniche Juniperus ekmanii Florin. Questa conifera, appartenente alla famiglia delle Cupressaceae, ha un areale diffuso nella Sierra de Bahoruco, nella Repubblica Dominicana, e sul Massif de La Selle e Mare Rouge, in Haiti. Praticamente è in via d estinzione a causa del disboscamento iniziato nei primi anni del XX secolo. Le notizie a suo riguardo sono scarse. La pianta, che cresce tra i 1000 e 2100 metri slm, ha un altezza di 30 m circa con foglie a forma di piccola squama triangolare. Specie dioca con coni maschili apicali a squame non legnose e glabule con brattee legnose. Compone le formazioni a latifoglie d altitudine oppure si ritrova nelle pinete. Il legno è rossiccio, resistente all attacco degli insetti, d ottima qualità. Pinus occidentalis Swartz. (Foto 2.2.1). Appartiene alla famiglia delle Pinaceae ed è endemico di Haiti 46 e della Repubblica Dominicana e per questo viene chiamato, in inglese, Hispaniola Pine 47. La sua denominazione locale in Haiti è Le pin o Bois pin. La sua identificazione ufficiale risale al botanico Olof Swartz nel Swartz non ci ha riportato la localizzazione del campione di P. occidentalis Sw. che si trova oggi presso il Museo Svedese di Storia Naturale in Stoccolma. In realtà Swartz riprese, copiò, le precedenti descrizioni di J. Burmann ( ) eseguite su di un pino avente 5 aghi per fascetto sebbene l attuale campione museale di Swartz ne abbia 4. Altri campioni della pianta oggi si trovano nel Giardino Botanico Nazionale di Santo Domingo nella Rep. Dominicana ed essi provengono da 75 località differenti dell Isola di Hispaniola. Inizialmente si penso che l areale del P. occidentalis Sw. comprendesse anche la parte sud orientale di Cuba. Ad avvalorare la non somiglianza del P.occidentalis Sw. di Hispaniola con i pini cubani sono gli stessi campioni raccolti da E.L. Ekman secondo il quale il P.occidentalis non esisterebbe in Cuba. 49 (Foto Margine forestale a P.occidentalis al Parco Pic Macaya) Secondo Mirov (1967) 50 il P. occidentalis Sw. proviene dall America Centrale grazie ad un collegamento terrestre miocenico con l Isola di Hispaniola. Non esistono ad oggi evidenze fossili nell isola in grado di suffragare definitivamente questa ipotesi 51. Per quanto abbiamo potuto accertare, non esiste sia in Haiti che nella Rep. Dominicana uno studio completo sulla distribuzione geografica della specie, ma esistono singoli lavori, puntuali, su particolari zone dell isola di Hispaniola, da cui possiamo ricostruire, in modo frammentario, una mappa fitogeografica storica. Per questa conifera, probabilmente, si tratterebbe di metapopolazioni originatesi dalla frantumazione di una grande popolazione iniziale a cui sono seguiti processi d isolamento e di riduzione delle popolazioni locali. Qual è il rischio d estinzione di questa conifera visto che in Haiti prevalgono foreste seminaturali 46 KOOHAFKAN A.P., LILIN CH., Arbres et arbustes de Haïti, FAO, PauP, Haïti, 1989, pp DARROW W.K., ZANONI T., Hispaniola Pine (Pinus occidentalis Swartz) a little known sub-tropical pine of economic potential Commonw. For. Rev., 69(2), SWARTZ O., Nova Genera et Species Plantarum seu Prodromus 103, FLORIN R., Die von E.L. Ekman in Westindien Gesammelten Koniferen, Arkiv for Botanik Bank, 25(5): 1-22, MIROV N.T., The genus Pinus, The Ronald Press Company, New York, USA, DARROW W.K., ZANONI T., Hispaniola Pine (Pinus occidentalis Swartz) a little known sub-tropical pine of economic potential Commonw. For. Rev., 69(2),

28 monospecifiche di conifere d altitudine dove l endemicità se non è minacciata dalla riduzione demografica lo è dall ibridazione con specie esotiche proprio quando con il rimboschimento si vuole far fronte alla minaccia d estinzione? Holdridge (1942) 52 documenta la presenza del P. occidentalis Sw. nelle seguenti aree geografiche di Haiti: 1)a sud, nella parte orientale di Morne la Selle, a Morne Commissaries, su un estensione di 4000 ha, caratterizzando una copertura continua sino al monte di Bahoruco nella Rep. Dominicana, ad un altitudine media di 1524 m slm, mentre ad altitudini inferiori di circa 770 m slm queste formazioni forestali si facevano più sparpagliate, sia verso sud che nord; 2)sul Pic de la Selle, a circa 2743 m slm, dove si avevano circa ha di pini; 3)ad ovest del Massif de La Selle, su un altipiano, dove pinete sparse raggiungevano le località di Furcy e Kenscoff, sovrastanti la capitale Port au Prince; 4)nella pozione estrema ovest della penisola meridionale, sul Massif de la Hotte, presso il Pic Macaya, dove, a circa 2134 m slm, ad aree con pinete rade corrispondevano sul versante opposto, più esposto alle piogge, delle coperture uniformi; 5) nel centro nord di Haiti, nel Cul de Sac, dove aree rade si facevano un po più dense verso est; 6)a nord, sul Massif du Nord, sul versante nord-est, dove si avevano coperture d estensione di circa ha, quale continuazione della copertura della Cordigliera Centrale che nella Rep. Dominicana ammonta a ha 53 ; 7)nel Plateau Centrale, su suolo di scarsa profondità, improduttivo da un punto di vista agricolo, dove si avevano pinete sparse, che avrebbero però potuto originare delle formazioni più dense ed estese grazie ad un processo di colonizzazione. In figura riportiamo la distribuzione del Pinus occidentalis Sw. nell Isola di Hispaniola 54. E difficile quantificare la Popolazione Minima Vitale (PMV) di questa pianta. I popolamenti a Pinus occidentalis di fatto sono assimilabili a quegli ecosistemi ad alta Biopotenzialità Territoriale (Btc) 55 quali quelli analoghi alle foreste d altitudine, alpine, o d alta latitudine, come tra l altro uno dei primi osservatori di queste foreste di conifere colse occasione di notare 56. Figura Circa gli aspetti geobotanici, Holdridge (1942) fece corrispondere un ampia variabilità di 52 HOLDRIDGE R.L, The pine forest of Haiti, Caribbean forester, Vol.4, No 1, DARROW W.K., ZANONI T., op. cit., INGEGNOLI V., Fondamenti di Ecologia del Paesaggio. Studio dei sistemi di ecosistemi, CittàStudi Edizioni, Milano, MARIE VICTORIN Fr., Les Hautes pinèdes d Haïti, Contributions de l Institut Botanique de l Université de Montréal, 48, pp 47-60,

29 adattamento del P.occidentalis Sw. ad un ampia variabilità pedologica ed edafica, seguendo un approccio deduttivo indiretto nelle sue osservazioni. Le caratteristiche pedologiche dei substrati sono in funzione della topografia, particolarmente importante in territori di montagna; così la profondità dei suoli è inversamente proporzionale alla pendenza dei rilievi: in aree piatte o in zone vallive la profondità può superare i 900 cm, mentre in zone di massima pendenza affiora la roccia madre 57. Il P. occidentalis Sw. di fatto può occupare terreni che hanno un altitudine variabile da 91,44 m slm, come nella località Acul Samedi, sino a 2743 m slm su Morne de La Selle, in Haiti, su suoli a differente pedogenesi, per cui il substrato non si dimostra un fattore limitante alla diffusione della pianta; sono piuttosto le specie associate che variano a seconda dei microambienti diremmo a seconda dei parametri di temperatura ed umidità - determinando una variazione nei tipi di vegetazione, dove comunque il pino rimane la pianta dominante. La pianta semmai predilige in genere siti umidi ed è resistente al freddo ed ha due cicli annuali di crescita che coincidono grossomodo con il periodo piovoso di primavera (aprile-maggio con 1000 mm di pioggia) e con il primo inverno, dove la precipitazione registrata è al di sotto dei 500 mm. In Hispaniola il range pluviometrico sotto cui si può trovare il P. occidentalis Sw. va da 800 a 2300 mm di pioggia all anno con una o due stagioni secche. Si può parlare propriamente di un ecologia del fuoco legata alle formazioni a P. occidentalis Sw. La presenza di P.occidentalis Sw. si suppone sia legata a fenomeni di conflagrazione (raging fire); si tratta dunque di una specie resistente al fuoco soprattutto dopo la fase giovanile di crescita, quando la corteccia, dopo il decimo anno d età, comincia a ispessire anche sino a 7 cm, (mediamente 3-4 cm) garantendo così la necessaria protezione dalle fiamme e dalle alte temperature. Le formazioni monospecifiche a P. occidentalis Sw. potrebbero dunque inquadrarsi come ecosistemi forestali a climax ciclico in cui il fuoco gioca un ruolo di stabilizzazione della dinamica successionale, lasciando la foresta in uno stadio maturo nel caso in cui non si abbiano perturbazioni d altra natura. Le formazioni a P. occidentalis Sw. in Haiti risalgono al Pliocene-Miocene per cui si potrebbe avanzare l ipotesi di una coevoluzione del sistema fuoco-foresta sino ad epoca preistorica e storica, quando il fuoco ha incominciato a rappresentare il legame tra l`uomo e l ambiente nel mantenimento di questo ecosistema forestale. Si potrebbe allora parlare di stato piroclimacico a regime antropico delle pinete a P.occidentali Sw. o di piroecosistema, in cui, probabilmente, alla frequenza occasionale degli incendi naturali si è passati ad incendi perlopiù d origine antropica aventi tempi di ritorno sempre più brevi. In letteratura il tempo di ritorno di incendi non naturali su pinete tropicali è stato stimato tra 1-5 anni 58. L origine più probabile degli incendi naturali sembra essere dovuta ai fulmini 59. Per gli ambienti tropicali si parla spesso di tempeste asciutte a fulmini che precedano la stagione delle piogge od addirittura di regioni a regime bioclimatico incendiato da fulmini 60. In Haiti, a tutt oggi, a facilitare l incendio sono le formazioni erbacee a Pteridium spp., Lophosoria quadripinnata, Andropogon spp., soprattutto durante i periodi secchi (dai 3 ai 5 mesi, od anche più lunghi) analogamente a quanto avviene nella Rep. Dominicana su formazioni erbacee a Danthonia domingensis e Melinis minutiflora sotto pinete. Indirettamente il P. occidentalis Sw. viene favorito nelle sua diffusione dall agricoltura itinerante di taglia e brucia. Certi popolamenti densi possono essere d origine antropica: la durata del riposo colturale influisce sulla capacità di colonizzazione dei semenzali di pino: periodi di anni permetterebbero il passaggio dalla fase giovanile a quella matura, mentre periodi più brevi di 7-8 anni non darebbero alla pianta la possibilità di depositare un sufficiente strato di corteccia per proteggersi contro il fuoco 61, bloccando così la rinnovazione. Si parla di pianta fire-hardy non prima dei anni di vita. Lo strato denso di vegetazione che si trova, talora, sotto copertura protegge i giovani semenzali dal fuoco leggero di superficie. 57 HOLDRIDGE R.L, The pine forest and adjacent mountain vegetation of Haiti considered from the standpoint of a new climatic classification of plant formation, undated monograph document, Universitè Damien, PauP, Haiti 58GOLDAMMER J.G., Gli incendi negli ecosistemi tropicali in MAZZOLENI S., ARONNE G., Introduzione all ecologia degli incendi, Liguori, Editore, Napoli, HORN S.P., ORVIS K.M., KENNEDY L.M., CLARK G.M., Prehistoric fires in the highlands of the Dominican Republic: evidence from charcoal in soils and sediments, Caribbean J. of Science, Vol 36, No 1-2, 10-18, GOLDAMMER J.G., op. cit., KOOHAFKAN A.P, pp , op. cit. 29

30 2.3 Analisi della copertura forestale Un prima classificazione delle foreste caraibiche risale a Beard (1949) 62 secondo cui le isole dell Arcipelago delle Antille si caratterizzano per avere una vegetazione climax classificata secondo le seguenti classi fitogeografiche: 1) foresta pluviale; 2) foresta pluviale di bassa montagna; 3) foresta a thickets; 4) foresta d altitudine; 5) foresta sempreverde, semi-sempreverde o decidua (stagionale); 6) formazioni arbustive ed arborate litoranee a clima secco. Un altra classificazione, quella dell UNEP/WCMC (2000) 63, a livello della Regione dei Carabi (Tabella 2.3.1), stima la superficie insulare a km 2, di cui quella forestata ammonta a ,6 km 2 ovvero al 26,8% 64. Tabella Classificazione della superficie forestale secondo UNEP/WCMC (2000) nella Regione dei Carabi Tipologie forestali Estensione % di area protetta foresta pluviale di latifoglie di 2868,8 km 2 32,9 % terre basse foresta di bassa montagna 3647,8 km 2 42,4% foresta d alta montagna 491 km 2 44,7% foresta spinosa 1021,5 km 2 23,6 % Oggi, nel contesto antillano, Haiti rappresenta circa il 12% di tutta la superficie insulare e le sue foreste rappresentano lo 0,18 di tutta la superficie forestata presente nell arcipelago. Dati FAO (FAO 2000) 65 fissano a 880 km 2 la superficie totale forestata (pari al 3,19 % dell intera superficie nazionale ovvero km 2 ); secondo altre fonti (1998) 66 la superficie forestata ammonterebbe invece a 210 km 2, di cui il 62% costituita da formazioni naturali ed il rimanente 38% da piantagioni arboree. Altre fonti ancora, (MEF/IHSI/PNUD/FAFO 2003) 67, stimano la superficie forestata attorno allo 1,8% della superficie nazionale, pari a circa 496 km 2, mentre le superfici a foreste naturali in generale rappresenterebbero l 11% (3031,6 km 2 ), anche se i riferimenti cartografici risalgono ai dati di land use del 1998 Nel 2000 le aree protette in Haiti ammontavano a 880 ha, mentre quelle riforestate ammontavano a ha, con un incremento di 1000 ha/anno. Di tutta la copertura forestale, il 75% è rappresentato da foresta tropicale pluviale, l`11% da foresta tropicale umida ed il 14% da foresta tropicale di montagna (FAO 2000). Nella figura riportiamo la copertura forestale in Haiti secondo i dati FAO del I tipi forestali dominanti sono stati classificati come 1) foresta semi-sempreverde umida di latifoglie, 2)foresta decidua o semi-decidua di latifoglie, 3)foresta spinosa od arbustiva, 4)foresta d alta montagna e 5) foresta di bassa montagna o di bassa quota 68. Le formazioni forestali dense a latifoglie, oggi relitte, sono limitate alle terre d altitudine al di sopra degli 800 m slm e con precipitazioni annue comprese tra 1000 e 2000 mm. Queste formazioni sono state classificate anche come foreste umide subtropicali e sono localizzate a sud-est del Paese, 62 BEARD J.S., The natural vegetation of the Windward & Leeward Islands, Oxford, UK, Claredon Press, 1949, citato in FAO, Forest Report Assessment Questa superficie è una stima superiore a quella eseguita dalla FAO (2000). 65 FAO 2000, op.cit MINISTERE DE L ECONOMIE ET DES FINANCES/IHSI/PNUD/FAFO, Enquête sur les conditions de vie en Haïti, IHSI, PauP, Haïti, IAC, Country profile, Haiti, 30

31 presso il Parco Nazionale La Visite, tra le pinete, in quanto aventi habitus arbustivo, sempreverdi, oggi però degradate, di circa 5 m di altezza media ma con valori massimi anche sino ai 30 m. Nel centro-sud di Haiti le stesse formazioni forestali si possono rintracciare nella tipologia di foreste ombrofile subtropicali in cui dominano i seguenti generi botanici: Linociera spp. e Guatteria spp. assieme a piante appartenenti alla famiglia delle Lauraceae. Nelle aree più secche, tra 200 e 800 m slm, si trovano foreste decidue stagionali, dette foreste-parco: in particolare, tra i 200 ed i 500 m slm dominano le seguenti specie: Bursera simaruba (L.) Sarg. e Chlorophora tintoria (L.) Gaud. Figura Storicamente, dal 1492, la copertura forestale di Haiti è diminuita da circa il 95% dell estensione della superficie del Paese a circa il 2% nel 1989 (tabella ). Tabella Stime dell estensione della copertura forestale in Haiti in differenti epoche storiche Data Dati elaborati da Magny (1991) 69. Percentuale sulla superficie di Haiti % % % ,7% % Sulla base delle diverse fonti abbiamo dunque ricostruito l andamento del tasso aritmetico 69 MAGNY E., Ressources Naturelles, Environnement: une nouvelle approche, Editions Henri Descamps, PauP,

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