Periodico della Casa di Riposo Monumento ai caduti in guerra di San Donà di Piave

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1 Periodico della Casa di Riposo Monumento ai caduti in guerra di San Donà di Piave Nuova rubrica: i nostri mestieri! In questo numero: LO SCARPER 1

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3 SOMMARIO L angolo dei Proverbi pag.4 L angolo delle barzellette...pag.5 Ricette di una volta pag.6 Walt Whitman pag.7 Poesia pag.9 Una canzone e la sua storia.....pag.10 Luigia Basutto compie 100 anni!...pag.13 I mestieri di una volta: lo scarper pag.14 Maschere di Carnevale...pag.18 Locandine eventi ed attività.pag.20 Calendario Servizio Educativo febbraio......pag.26 Notizie dell amministrazione.. pag.28 Alcuni contenuti sono tratti da siti web 3

4 L ANGOLO DEI PROVERBI Chi dorme non piglia pesci. Chi ha tempo non aspetti tempo. Chi la fa l'aspetti. Chi ha torto fa clamore contro l'accusatore. Chi imbocca tutti i vicoli, troverà tanti pericoli. Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova. Chi mostra vende. Chi nasce dalla gatta piglia i topi. Chi non ha cane, caccia con gatto. Chi non ha testa, ha buone gambe. Chi non intende la propria scrittura è un asino di natura. Chi non risica non rosica. Chi parla poco, dice tanto. Chi pecora si fa, lupo lo mangia. Chi presto parla, poco sa. 4

5 L ANGOLO DELLE BARZELLETTE Un gatto ha deciso di mangiarsi un topolino che gli gira intorno da parecchi giorni. Si nasconde dietro una porta e: "Bau, bau, bau." Il topolino sentito abbaiare, convinto che dietro la porta ci sia un cane, esce dalla tana senza preoccuparsi. Il gatto lo mangia. "Ma come hai fatto?" chiede la gatta al marito. "Cara mia, oggi, se non parli almeno due lingue..." Marito e moglie, in macchina, partono per il week end; dopo qualche chilometro: "Giovanni, Giovanni torniamo indietro, ho dimenticato il gas acceso." "Non ti preoccupare." "Come non ti preoccupare, potrebbe incendiarsi la casa." "Non ti preoccupare, io ho dimenticato aperto il rubinetto del lavandino. 5

6 RICETTE DI UNA VOLTA FRITTELLE Ingredienti base: - 1 uovo - un cucchiaio di zucchero - 1 cucchiaio di olio - un po' di lievito x dolci - sale - limone - farina quanto basta Ogni 3 uova un bicchiere di latte o di vino bianco - a piacere aggiungere una bustina di uva passa. Per le frittelle con le mele - 1 mela ogni uovo, mettendo meno latte o vino. Preparazione : Formare una pastella morbida, ma allo stesso tempo consistente, amalgamando tutti gli ingredienti. Friggere in abbondante olio bollente e passare su carta assorbente. Una volta fredde cospargetele con zucchero a velo. 6

7 WALT WHITMAN Poeta statunitense (West Hills, Long Island, Camden, New Jersey, 1892). Fortemente legato a una visione armonica dell'universo naturale, dà vita nelle Leaves of grass, la sua opera principale (edita dal 1855), a una poesia nella quale i tratti più vari della realtà coeva si fondono in un linguaggio magmatico e innovativo. Stabilitosi a Brooklyn con la famiglia, abbandonò la scuola a undici anni per praticare il mestiere di tipografo. Tornato a Long Island si dedicò all'insegnamento, e dal 1838 iniziò un'intensa attività di giornalista, che nel 1848 lo portò per tre mesi a New Orleans. Il soggiorno al Sud si rivelò una tappa fondamentale della sua maturazione artistica. Dopo i primi esperimenti letterari (raccolti e pubblicati postumi in The uncollected prose and poetry, 1921, e in The half-breed and other stories, 1927), nel 1855 pubblicò la prima edizione di Leaves 7

8 of grass, che dai dodici componimenti originari si sarebbe espansa attraverso altre otto edizioni fino a raggiungere, nella cosiddetta deathbed edition del , la fisionomia definitiva di un'opera monumentale, proporzionata alla grandezza e alla varietà del continente americano. Vigoroso e provocatorio, il lessico della quotidianità con cui W. rifonda la poesia americana si fa veicolo di quella visione intensamente romantica e al tempo stesso genuinamente egualitaria, che permea le varie fasi di un'epica moderna democraticamente rivolta all'individuo e alle masse di americani da cui essa trae ispirazione. Se l'impatto di W. sulla poesia americana del Novecento, dalla cosiddetta scuola di Chicago (C. Sandburg, V. Lindsay, E. L. Masters) a modernisti come W. C. Williams, H. Crane ed E. E. Cummings, è stato straordinario, non meno importante si è rivelato il suo influsso sulla poesia inglese ed europea, grazie alla mediazione di W. M. Rossetti e di O. Wilde prima, e poi a quella di espatriati come E. Pound e Th. S. Eliot. Al suo capolavoro indiscusso W. affiancò occasionalmente pubblicazioni in prosa, tra cui Democratic vistas (1871), di argomento politico, Specimen days (1882), considerazioni sul periodo della guerra, e November boughs (1888), in cui raccolse i suoi pezzi giornalistici. 8

9 POESIA AHIMÈ! AH VITA! di Walt Whitman Ahimè! Ah vita! Di queste domande che ricorrono, degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di sciocchi, di me stesso che sempre mi rimprovero (perché chi più sciocco di me, e chi più senza fede?) di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi, della battaglia sempre rinnovata, dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida camminare a fatica attorno a me, dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti nodi, la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre: che cosa c è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita? Risposta: che tu sei qui, che esiste la vita e l individuo, che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso. 9

10 UNA CANZONE E LA SUA STORIA SI PUO DARE DI PIU 1987, Bigazzi-Tozzi-Riefoli In questa notte di venerdi perchè non dormi perchè sei qui perchè non parti per un weekend che ti riporti dentro di te. Cosa ti manca cosa non hai cos'è che insegui se non lo sai se la tua corsa finisse qui forse sarebbe meglio cosi. Ma se afferri un'idea che ti apre la via e la tieni con te o ne segui la scia risalendo vedrai quanti cadono giù e per loro tu puoi fare di più. In questa barca persa nel blu noi siamo solo dei marinai tutti sommersi non solo tu nelle bufere dei nostri guai. Perchè la guerra la carestia non sono scene viste in Tv e non puoi dire lascia che sia perchè ne avresti un po' colpa anche tu. Si puo dare di più perchè è dentro di noi si puo osare di più senza essere eroi come fare non so non lo sai neanche tu ma di certo si può... dare di più. Perchè il tempo va sulle nostre vite rubando i minuti di un'eternità. E se parlo con te e ti chiedo di più è perchè te sono io non solo tu. Si puo dare di più perchè è dentro di noi si puo osare di più senza essere eroi come fare non so non lo sai neanche tu ma di certo si può... dare di più. Come fare non so non lo sai neanche tu ma di certo si può... dare di più. 10

11 Il trio nacque negli spogliatoi della Nazionale Cantanti, il team benefico-calcistico fondato da Morandi e Mogol. L idea di un brano che esortasse alla solidarietà fu probabilmente ispirata dalle alleanze di star anglosassoni che nel 1985 avevano fruttato i brani Do they know it s Christmas time? e We are the world, nonché l evento Live Aid. Fu Tozzi, unico dei tre a non aver mai partecipato al Festival, a scrivere il brano insieme all amico Raf e a Giancarlo Bigazzi, che avevano concepito le prime strofe durante una festa natalizia a casa di Caterina Caselli. Alla scrittura non collaborarono Morandi, non ancora diventato autore, né Ruggeri, che a Sanremo presentò un brano interpretato da Fiorella Mannoia ( Quello che le donne non dicono, vincitore del premio della critica). Una volta stesi testo e musica, Bigazzi incaricò un suo giovane amico di Firenze, tale Marco Masini di incidere la traccia vocale sulla quale i tre cantanti avrebbero lavorato. Dopo il Festival, il giovane Masini divenne stretto collaboratore sia di Tozzi che di Raf, prima di decollare come solista. Ruggeri ha dichiarato in anni recenti che "questa idea nata con grande entusiasmo prevedeva anche un seguito. Si era pensato ad una serie di concerti da fare in tre da cui trarre un album dal vivo nel quale ognuno cantava le canzoni dell altro... ricordo che Umberto voleva per sé Il mare d inverno, io Dimentica dimentica, poi tutti e tre avremmo fatto Un mondo d amore... insomma, una cosa decisamente divertente. Potevamo essere i nuovi Crosby Stills & Nash: tre carriere parallele che ogni tanto si 11

12 incontrano per un progetto comune. E per un momento abbiamo creduto che questa pazza idea potesse anche funzionare. Avevo anche scritto un pezzo apposta, La canzone della verità (il retro del singolo) dove, con riferimenti piuttosto evidenti, la prima strofa era destinata specificatamente a Morandi, la seconda a Tozzi e la terza a me". Invece, spiega Ruggeri, "le pressioni esterne iniziarono a farsi pesanti": l'idea si presta a uno sfruttamento commerciale su larga scala che rischia di trasformare in prodotto meramente industriale un progetto nato dall'amicizia prima ancora che da considerazioni professionali. Già durante il Festival si levano le critiche di chi pensa che il vero scopo dell'operazione sia di sfruttare congiuntamente le basi di fans dei tre artisti. I quali, conclude Ruggeri, decidono di sciogliersi per difendere "un idea pulita che non poteva e non doveva diventare qualcosa che finisse per prestare il fianco a critiche di speculazione. Alla fine Gianni fu il primo a dire basta: non potevamo veramente rovinare tutto facendo la maglietta o il cappellino del trio, il poster del trio, la pubblicità in trio o chissà cos altro, cosi decidemmo, in perfetto accordo (e questo fu molto bello), di rinunciare a tutto il progetto. Fu veramente un peccato. Come una volta mi disse Gianni, tutto quello che lui ha poi fatto con Dalla poteva accadere nella stessa maniera, con noi, in quell occasione. 12

13 26 FEBBRAIO LUIGIA BASUTTO COMPIE 100 ANNI Il 26 febbraio la Casa di Riposo Monumento ai Caduti in Guerra di San Donà di Piave festeggia la Signora Basutto Luigia arrivata alla splendida età di cento anni. La signora Basutto Luigia è nata il 26 febbraio del 1915 a Ceggia, orfana di guerra (il papà è un caduto del Carso), la mamma nonna Nina era molto conosciuta a San Donà perché lavorava in ospedale e frequentava sempre la piazza. La signora Luigia si è sposata a 20 anni e da quel momento ha sempre vissuto a San Donà di Piave. Ha avuto tre figli, (una femmina e due maschi), il marito era un Vigile del fuoco, è mancato prematuramente. La signora si è occupata della cura della casa e della famiglia, compresi i 5 nipoti. A farle gli auguri per l importante traguardo raggiunto ci sono anche 3 pronipoti ed un altro in arrivo che nascerà a distanza 100 anni dalla propria bisnonna. Il Presidente Carlo Patera ed il Consiglio d Amministrazione, tutto il personale della Casa, i familiari e il personale Amministrativo si ritroveranno giovedì 26 febbraio presso la nostra struttura per trascorrere una giornata di festa in compagnia; l invito è stato inoltre esteso al Sindaco e all Assessore ai Servizi Sociali del Comune di San Donà di Piave. Il programma prevede la celebrazione della Santa Messa alle ore 10.30, a mezzogiorno il pranzo con i familiari e nel pomeriggio alle ore 15.30, il taglio della torta con balli e canti per tutti. 13

14 I NOSTRI MESTIERI Inizia con questo numero del nostro giornalino una nuova rubrica: i nostri mestieri. Molte sono le professioni svolte nella vita lavorativa dagli ospiti presenti in Casa di Riposo e proprio per coglierne l originalità verranno intervistati i protagonisti per farne un regalo destinato a noi tutti. IL CALZOLAIO (SCARPER) Raccontato dal signor Italo Bastianutto Era importante avere una propria clientela e dimostrare di saper fare qualcosa perché altrimenti le persone sarebbero andate da un altra parte. Una volta c erano più calzolai che clienti. Ricordo di tre fratelli gemelli che facevano questo mestiere. E un lavoro che richiede fantasia, necessaria per saper bene come mettere la pezza. Non è facile entrare nella punta di una scarpa. Anche aggiustare un pallone non era facile, pesava anche 5 chili e si doveva cucirlo e sapere come fare io lo facevo per i miei amici che mi pagavano quando potevano. E le scarpe da pallone, per far la punta dura si scottava con la candela, si bagnava il cuoio particolare e si applicava, risultavano sempre pezzi unici. Per me era una passione, sono nato con la voglia di fare questo lavoro. Mio papà ha chiesto a degli artigiani di prendermi a 14

15 bottega e mi hanno preso due fratelli che lavoravano bene e lì ho imparato fino all età di 15 anni, poi ho iniziato a fare le cose per i militari. Ho imparato che in tedesco Schuhmacher vuol dire calzolaio. Per prima cosa ho osservato come si faceva per mettere un tacco, poi con la spazzola mi hanno fatto pulire le scarpe. In seguito mi hanno fatto fare un sandalo da donna: si faceva un disegno sulla suola per piantare le puntine piccole, da 12. Poi ho iniziato a fare i buchi con l ago e mettere le pezze. Con l ago facevo un buco, e attaccavo la pezza. Mi addestravo da solo, facendo gli stampi con la forbice, poi i miei amici si passavano parola e mi son fatto la clientela. Dicevano che facevo bene il lavoro e che prendevo poco. Le scarpe non venivano cambiate spesso e duravano almeno 10 anni. La prima cosa che si fa è usare strumenti adatti: pinza per tirare su la tomaia, la pelle; martello per attaccare le brochette; destrina che era colla di pesce e non contava niente (oggi si usa l attack); patina e spazzola per lucidare e pulire, spago e brocchette dette semenzine che avevano una numerazione dal 10 al

16 Lo spago che serviva per cucire le suole delle scarpe era di canapa e veniva chiamato canego. Si sfila, lo si fa su con la pece, altrimenti lo spago non conta. Si adoperano le setole del maiale come aghi. Con la lesina si fa il buco e poi si fa scorrere lo spago. I coltelli servivano per tagliare il cuoio, il signor Italo ne avevo una decina da affilare (ugare) una volta la settimana. C era gusto nel vedere il calzolaio lavorare. Avevo calli grossi come un dito e per questo mi vergognavo a farmi vedere le mani quando andavo a ballare. Si faceva un taglio con il coltello sul cuoio per far andare dentro lo spago. Per mettere dentro la scarpa c era un attrezzo chiamato macaco. Questo attrezzo era un incudine che si faceva fare da un fabbro, poi si metteva tra le gambe per infilare la scarpa e lavorarla. Anche il ciabattino lavorava con le calzature ma, a differenza dello scarper, lui faceva i lavori tanto per fare, non era il suo mestiere. Si compravano le forme di legno buono che avevano un loro valore, bisognava farle fare bene, una destra, una sinistra e anche per piedi difettati. Con le scarpe vecchie si accendeva il fuoco della stufa. 16

17 I contadini mettevano le scarpe una volta al mese, perché chi governava le bestie si dava il turno e le scarpe le usava poco. Più che altro facevo scarpe da uomo perché quelle da donna erano molto difficili per il tacco, quello a spillo si toglieva, bastavano due chiodi per metterlo, poi però si toglievano perché è troppo piccolo. Andando a ballare il tacchetto non c era più. Più che altro ho fatto sandali, zoccoli, tanti, moderni, sia per uomo che per donna. Venivo a San Donà a prendere i legni fatti con il tornio dai falegnami, venivo con un sacco e le tomaie le facevo io. Ne facevo 100 paia in 4-5 ore. Andavo a lavorare anche per le famiglie. 15 giorni 60 persone. Mangiavo lì, e mangiavo bene, porzel, io non avevo niente e per me era tutto molto buono. Restavo finché il lavoro non era terminato. Prendevo 100 scarpe da aggiustare e senza mettere etichette le riconoscevo tutte, dall odore. Il mestiere di scarper è un mestiere sporco ci voleva un coltello per pulire le scarpe. Mi ricordo che anche il famoso cantante Beniamino Gigli faceva il calzolaio, poi chissà, qualcuno l avrà sentito cantare e lo scarper non l ha fatto più. 17

18 MASCHERE DI CARNEVALE Arlecchino è un servo di Bergamo, lazzarone e truffaldino, in perenne litigio col suo padrone. Il suo nome deriva dal medioevo francese: Harlequin, o Herlequin o Hellequin. Ha un carattere stravagante e scanzonato, ma furbo. Il dottor Balanzone, nasce a Bologna, e deve il suo nome alla balanza, cioè la bilancia, simbolo della giustizia dei tribunali. È un personaggio pedante e brontolone; parla tanto e non conclude niente, ma anche dotto e sapiente. Brighella, con Arlecchino sono i servi della commedia dell'arte, ed entrambi sono nati a Bergamo. Fa un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti, ritrovandosi sempre in mezzo a svariati intrighi. Caratteristica del carattere è la prontezza e l'agilità della mente, nell'escogitare inganni e trappole in cui far cadere il prossimo. È intrigante, molto furbo, e bugiardo. Colombina, servetta veneziana, è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui non sembra volerla sposare. È molto vanitosa, un po civetta e ci tiene ad avere sempre un bell aspetto. È giovane e arguta, dalla parola facile e maliziosa, abile a risolvere con destrezza le situazioni più intricate. Gianduia È la maschera di Torino. Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino "Gianduiotto". È un intenditore di vini doc e la sua vera passione sono le osterie. Galantuomo allegro e dotato di buon senso ama, oltre al buon vino, anche la buona tavola. 18

19 Pantalone Nasce a Venezia intorno alla metà del '500 e rappresenta il tipo del vecchio mercante avaro e lussurioso, vizioso e che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, e più spesso le servette della commedia. Il nome Pantalone deriva da Pianta Leone, come venivano definiti coloro che, con la scusa di conquistare nuove terre per Venezia, piantavano la bandiera di San Marco su ogni terra che trovavano. Pierrot L innamorato malinconico e dolce. La pigrizia gli impedisce di muoversi come gli altri personaggi della Commedia; è sicuramente il più intelligente dei servi, svelto nel linguaggio, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, eseguendoli al contrario, non per stupidità, ma perché li ritiene sbagliati. Meneghino È di Milano, lo spiritoso Meneghino (diminutivo di Domeneghin), servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici. "Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Pulcinella Figura buffa e goffa. È una delle maschere italiane più popolari. Probabilmente originaria di Napoli: il suo nome deriverebbe dal napoletano polene (pulce o piccolo pulcino). Impertinente, pazzerello, chiacchierone, ama il dolce far niente escluso il mangiare e il bere. È spesso oggetto di pesanti bastonate che suscitano ilarità. 19

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24 Servizi psicologico ed educativo GRUPPO NARRATIVO Anno 2015 Ascoltare i ricordi degli altri e narrare i propri è una tradizione da sempre presente in tutte le società. Narrare in gruppo consente di lasciare una traccia di sé agli altri e questo aiuta a vincere la paura di essere dimenticati oltre a rendere possibile il processo introspettivo che ci permette di accorgerci di aver vissuto. da martedì 3 febbraio 24

25 Servizio educativo LABORATORIO D ARTE Comunicare agli altri le proprie emozioni è una necessità di ogni persona, e tra le più immediate forme espressive c è sicuramente l elaborato artistico. Realizzare un laboratorio d arte offre ai nostri ospiti un luogo dove poter esprimere, non solo le proprie abilità residue, ma anche essere un contenitore che raccolga i propri vissuti dai più recenti a quelli più lontani nel tempo. da giovedì 12 febbraio 25

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28 NOTIZIE DELL AMMINISTRAZIONE E stato ripristinato il salotto del modulo giallo. E stato effettuato il rifacimento del nuovo sistema di chiamate nei moduli rosso e giallo. E stato acquistato un nuovo furgone per il trasporto ospiti (tot. 9 posti). E stato effettuato il rifacimento del nuovo sistema videocitofonico. Sono stati acquistati dei nuovi tablet (n 5) integrati al sistema telematico di gestione quotidiana dell ospite. E stato acquistato un tablet per il servizio psicologico. E stato acquistato un nuovo essicatore per il servizio lavanderia. Sarà di prossimo utilizzo l allargamento della sala da pranzo del Modulo Rosa. 28

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