THEODOR REIK: LE DINAMICHE PSICOLOGICHE DELL'INDAGINE CRIMINOLOGICA

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1 ALESSANDRA MICHELA IACONO * THEODOR REIK: LE DINAMICHE PSICOLOGICHE DELL'INDAGINE CRIMINOLOGICA THEODOR REIK: THE PSYCHOLOGICAL DYNAMICS CRIMINOLOGICAL SURVEY RIASSUNTO In queste pagine l autrice mostra l interessante posizione di Theodor Reik sul problema, sempre attuale, degli aspetti psicologici dell azione penalistica. Ritorna così, a 46 anni dalla sua morte, l appello del viennese Reik sulle dinamiche criminologiche; con attenzione educativa per i giovani. Reik fu molto vicino a tre grandi esponenti della cultura scientifica (a parte Freud, ovviamente): Eccles, Fromm, Luban. Erich Fromm e Boris Luban (due veri Amici) condivisero gli assunti culturali di Reik. Restano memorabili le prefazioni del Nobel (1963) John Eccles su alcuni studi di Erich Fromm. SUMMARY In this article the author shows the interesting stance of Theodor Reik about the psychological various aspects about the criminal proceedings, which is still a very up to date report. The Reik stance about the criminal situations and with a special attention about youth population is still a valid consideration, even after 46 years from his death. Besides Freud, Reik was very close to three big rapresentative of the scientific culture: Eccles, Fromm and Luban. The real close friends, Erich Fromm and Boris Luban shared Reick position and the preface of John Eccles (Nobel, 1963) for some of the work of Erich Fromm, are still memorable pages of the scientific thought than ever. * Dottore in Scienze Politiche ad indirizzo Internazionale. Formatore ed Esperta di Mediazione interculturale e linguistico-educativa. 35

2 Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015 Alcuni concetti fondamentali della presente relazione sono contenuti in un lavoro dell Eridologo dott. Antonio Iacono per la rivista Rassegna degli Avvocati Italiani - Organo Ufficiale ANF (Associazione Nazionale Forense), n 3, settembre-dicembre Ma come può rappresentarsi il collegamento Reik-Sicilia? Theodor Reik fu il supervisore del più noto Eric Fromm. Questi venne accolto dallo scienziato di Psicosomatica Boris Luban- Plozza a Muralto (Svizzera) dove nel 1975 Fromm ricevette la cittadinanza onoraria e dove morì il 17 marzo Della rigorosa formazione ebraista di Fromm ebbe a parlare Luban a Caltanissetta con riferimenti culturali ampliati Fromm-Reik, poi, nell aula magna dell Università di Catania (invitato dall Istituto di Clinica psichiatrica e psicologica diretto da V. Rapisarda) dove ci recammo dopo un breve soggiorno dello stesso Luban a Caltanissetta, [vedi Incontri, rivista rotariana nissena, maggio 2005], ospite della mia famiglia. Siamo negli U.S.A.. La calda estate del 1958 vede Reik a New York (vi era andato un anno prima per incontrare ancora l editore Braziller che si accingeva a pubblicare Myth and Guilt. The Crime and Punishment of Mankind libro che rappresenta e compendia una serie di lavori che, in tedesco, Reik aveva dato alle stampe tra il 1926 ed il 1928). Ma è nel saggio L assassino sconosciuto (sempre di quegli anni) che si esamina dice lo stesso Reik con una luce nuova il problema della certezza acquisita dall insieme delle circostanze. E tutto ciò verte su l indagine sul criminale, sui motivi che possono avere spinto al delitto, sulla natura [psicologica, N.d.A] stessa del criminale e sui suoi scopi. Nelle note a commento finale del suo lavoro di sintesi Reik traccia, con grande umiltà, i riconoscimenti ricevuti e da riviste inglesi e dai corsisti dell Associazione psicoanalitica viennese su lezioni sintetizzate nel 1925 Geständniszwang und Srafbedürnfnis. Il saggio "Gestäudniswang und Srafbedürnfnis " scritto da Reik per l Associazione Psicoanalitica di Vienna fu pubblicato nel 1925, in tedesco. Altri saggi e scritti editi tra il 1926 ed il 1928 rimasero a lungo confinati in quella lingua ad eccezione di un libro recensito da "Harvard Law Rewiew" (pubblicato nella traduzione inglese: "The compulsion to Confess"). Opposizioni, dubbi, perplessità accompagnarono gli scritti di Reik. Solo "Myth and Guilt" pubblicato da Braziller, N.Y., nel 1957, mise quasi tutti 36

3 Iacono A.M. Theodor Reik: le dinamiche psicologiche... d accordo: una problematica affrontata con taglio nuovo (" gli psicoanalisti e gli psicologi americani quasi non lo conoscevano" sostiene Reik): "la funzione del Superego in tutte le neuropatie". In un momento in cui Sherlok Holmes e alcune prodezze investigative (pubblicizzate dalla TV in Italia, a puntate) continuano a frastornare giovani e meno giovani, vale forse la pena di proporre qualche spunto datoci da Reik. Ma la TV italiana [La7] introduce una novità pubblicando ad episodi un lavoro inglese (Jack Frost) dove viene confermata la figura professionale di una psicologa con competenza giuridica la dott.ssa Martin Philips tra lo stupore e l imbarazzo di esperti e Polizia. Qui viene coniugata, alla fine, l esperienza del poliziotto con l acume della psicologa. "Per venire a sapere cosa realmente sia accaduto, bisogna valersi dell indizio coordinandolo con gli altri fatti: in altre parole, un indizio trae valore, da un certo lavoro psicologico dell investigatore. In che consiste questo lavoro? Legare e riavvicinare tra loro i fatti, in modo da rendere evidente il significato della loro funzione; dividere i fatti essenziali dai fatti accidentali, e trarre le conclusioni dalle premesse; tutte operazioni logiche. La logica, avrà la prima parola. O anche l ultima? È il ragionamento logico quindi, che porta l investigazione criminologica a quel successo intellettuale che desta tanta ammirazione. I libri ad uso dei giudici e dei poliziotti insistono sulla necessità del pensiero logico e sul pericolo di conclusioni errate nell indagine criminale. Basta una sola conclusione sbagliata, per far perdere la strada e portare in un inestricabile labirinto; per questo è indispensabile rendersi conto del legame che unisce l indizio al criminale. L orma di un piede, un ombra, un mozzicone di sigaretta, possono rappresentare indizi da collegare, con un ragionamento logico, ai movimenti della persona sospetta. Hans Gross nel suo famoso libro Psicologia criminale scrive: Benché questa dichiarazione sulle confessioni causali possa apparire semplicistica, essa è tuttavia importante perché il chiedersi e richiedersi la stessa cosa, ossia: qual è l effetto e quale la causa? resta il nostro compito più importante. Chiunque continui a interrogarsi su questo, fino alla stanchezza, può essere certo di non incorrere mai in errori gravi. Sherlok Holmes è presentato ai giovani criminologi come un modello di ragionamento logico ed impeccabile; e per quanto i suoi metodi siano ormai romantici ed antiquati, bisogna riconoscere che la sua facoltà di osservazione e di conclusione è, ancora oggi, invidiabile. " In "L avventura dei faggi color rame" Holmes sceglie come punto di forza della sua acquisita specialità le particolari qualità logico-deduttive delle quali, esplicitamente e continuamente, sottolinea di essere in possesso. Anche L. Philipp ( Kriminalistiske Denklere, 1926) preceduto da E. Anuschat ( Die Gedankenarbeit ) e seguìto da E. Locard (che, nel 1930, disserta sui metodi d indagine criminologica) suggerisce la metodica di Sherlok Holmes come esemplare. Il criminologo dice Reik - procede con un ragionamento strettamente logico, e trae le sue conclusioni dallo studio delle premesse. L analista che vuole scoprire un processo nascosto si regola in altro modo, batte strade diverse da quelle della logica cosciente. Il criminologo tende col suo ragionamento a scoprire un fatto materiale ed una persona che è rimasta 37

4 Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015 sconosciuta; mentre l analista cerca di scoprire un processo psicologico, o una serie di processi psicologici. In psicoanalisi nulla è essenziale se non la conoscenza psicologica interna; mentre, per la criminologia, i fatti psicologici sono accidentali ed insignificanti di fronte alla realtà dei fatti da mettere in luce. Sia la psicoanalisi che la criminologia si dedicano alla osservazione ed alla interpretazione degli indizi; ma si servono di indizi differenti, e li adoperano in maniera differente. Non è mia intenzione continua Reik - affermare che il ragionamento logico sia privo di valore, soprattutto se lo si adopera come controllo; ma non si può negare che la stragrande maggioranza di successi sia dovuta a processi psicologici del tutto differenti, per quanto coperti da un velo di logica. È facile ingannare la ragione, perché il nostro pensiero, spinto da forze anonime, cede volentieri all inganno, e giunge alle conclusioni più assurde usando una logica apparentemente impeccabile. Un errore giudiziario viene spesso giustificato adducendo i ragionamenti sbagliati che sono alla sua origine; leggendo rapporti di medici e di chimici su cui si sono basate tante sentenze di tribunale, (e sono fatti non più vecchi di un secolo) ci si meraviglia nel constatare in quale maniera si sia giunti ad incriminazioni gravissime. E perché andare a cercare tanto lontano, quando la falsità, la cattiveria e la superficialità sono tanto vicine? Leggendo i rapporti psichiatrici o psicologici del giorno d oggi ci rendiamo conto che essi sono utilissimi per stabilire la colpevolezza o l innocenza di una persona. Ma non è necessario un profeta per predire che lo studioso, in futuro si scandalizzerà leggendo qualche rapporto redatto da chi oggi è ritenuto una autorità in materia. Non è agli errori di logica che vogliamo dar peso, ma alle premesse false e superficiali che conducono a conseguenze fatali. Una erronea esposizione di fatti, basata su false premesse, rappresenta un pericolo molto più grave delle manchevolezze nella argomentazione per deduzione. I criminologi e gli avvocati penali - conclude Reik - guardano i fatti da un punto di vista puramente intellettuale, come spettatori, e non si curano affatto della parte psicologica. In questo passo Reik discute sul caso di una condanna a morte (Otto Götz presunto avvelenatore della propria fidanzata) emessa il 5 dicembre 1919: dopo il riesame del caso al tribunale di Augsburg, la seconda sentenza condannava il Sig. Götz a quattro anni per "omicidio colposo"! Reik si spinge oltre affermando che nel "caso" sostenuto dall avvocato Listz (una furibonda lite tra due vicine di casa) lo stesso giudice afferma che il suo giudizio ha avuto come punto di forza trainante il "ragionamento psicologico" cioè "le valutazioni psicologiche, non logiche". "Quando tutto è stato detto e compiuto, la dimostrazione dei fatti è un processo psicologico" [Albert Hellwig in un poderoso articolo giuridico contenuto in "Monatsschrift für Kriminalpsychologie" ]. Non solo, ma le "parole vive ed appassionate" [così lo stesso Reik connota la sua difesa dell indagine psicologica], vanno a precisare alcuni termini della "prova psicologica". Ecco il testo: 38

5 Iacono A.M. Theodor Reik: le dinamiche psicologiche... "Ma qui è importante dimostrare che la ricerca dei fatti obbiettivi e soggettivi è un processo psicologico. A questo punto una osservazione si impone come postulato di diritto penale, anzi di umanità: se le cose stanno così, allora è più importante conoscere la psicologia criminale che la logica. Non è forse meglio cercare di capire ciò che passa nella mente del poliziotto o del magistrato, anziché studiare sui manuali di logica? La criminologia insegna ad essere prudenti nel ragionare e nel trarre illazioni e conclusioni; ma come evitare gli errori psicologici? Se la ricerca dei fatti è un processo psicologico, il pericolo di commettere un errore di psicologia non può risultare assai più grave di quello di commettere un errore di logica? Ricercare il movente che ha spinto lo sconosciuto colpevole a commettere il delitto, è una delle principali maniere per scoprirne la identità; non c è dubbio che qui ci troviamo nel dominio della psicologia. Non tocca al giudice mettere in chiaro il motivo, o meglio, i motivi che hanno provocato un delitto; ma finché questo punto rimane oscuro; anche il delitto lo è. Non conoscerne il movente, è molto più grave ai fini della soluzione del problema, del conoscere il luogo ed il momento in cui il delitto fu commesso. Un delitto che appaia completamente ingiustificato è molto strano, e l investigatore si sente stimolato a rinnovare i propri sforzi per venirne a capo. L importanza del mettere in luce il movente per dimostrare l evidenza non sta solo nel fatto che il movente è, in sé stesso una prova evidente: spesso altre prove diventano inutilizzabili se non si conosce il movente del delitto che è spesso il punto di partenza per il lavoro di indagine. Dal punto di vista di una psicologia rudimentale, la risposta sembra facile; la natura stessa del delitto sembra suggerire la soluzione. È facile capire che un certo delitto è stato commesso per vendetta, che uno scasso è stato fatto per rubare, e che una falsificazione ha lo scopo di procurare denaro: ma bastano due obbiezioni per mandare in frantumi questa bella sicurezza. La prima obbiezione è che spesso i delitti sono organizzati in modo da sviare l indagine: una casa - per esempio - viene svaligiata, tutti i mobili sono stati frugati, ed il denaro e gli oggetti di valore sono spariti, ma nessuno sa che il ladro cercava soltanto alcune lettere, delle quali la polizia non conosceva neanche l esistenza. La seconda obbiezione è questa: il criminologo spesso sbaglia nel desumere l intento dal risultato, perché la sua deduzione basata sulla possibilità di identificare se stesso nel colpevole, e ciò gli appare come un procedimento conscio e meccanico, che egli può affermare o non, a suo piacere. Noi possiamo benissimo da un azione risalire al motivo che l ha originata, ma questa conclusione presuppone che ci si trovi di fronte a processi psicologici simili a quelli che agiscono in noi: in caso di psicosi, ad esempio, il ragionamento non regge più. Un paranoico aggredisce una persona perché si considera perseguitato da lei: e mentre noi cerchiamo l ignoto criminale seguendo un nostro pensiero logico, e supponiamo per il delitto un motivo come la gelosia o l odio politico, che sono passioni comuni a tutti gli uomini, non pensiamo ad un motivo che si può spiegare solo se esiste una psicopatia, retaggio particolare e personale. La scoperta del movente può diventare difficile anche perché talvolta non ci è familiare il modo di pensare di una persona di origine straniera; ed a questo proposito mi torna in mente un misterioso delitto che, durante la guerra tenne desta l attenzione dei tribunali austriaci in Montenegro. Era difficile per noi spiegare il caso, perché non sapevamo afferrare il significato psicologico della vendetta di sangue in certe famiglie albanesi. Una riprova dell enorme importanza pratica della conoscenza del movente per la scoperta del criminale, è data dagli attentati alle ferrovie di Juteborg e Bia-Torbagy, e da quelli di Anzbach e Neulenhach. Furono orribili disastri che suggerivano l esistenza di un complotto politico internazionale; questa supposizione trovò conferma in un documento trovato sul posto nel quale erano formulate 39

6 Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015 ulteriori minacce, vi si facevano allusioni all azione comunista. Indagini lunghe e difficili, condotte in base a queste ipotesi, non approdarono a nulla; il criminale, un certo Silvester Matuschka, fu scoperto molto tempo dopo: era un individuo patologicamente molto tarato, che trovava l appagamento sessuale solo durante esplosioni e catastrofi, e che desiderava ardentemente di guadagnarsi la posterità come Erostrato. " Mi avvio a chiudere questo scritto con un grido espresso da un opinione di Eric Sello ("Die Hau-Prozesse und ihre Lehren" 1918): "Se un giudice, un pubblico accusatore, o un avvocato crede che una psicologia empirica spicciola possa essere sufficiente, farebbe bene a cambiare mestiere. Perché nessun altra professione richiede, più della sua, una preparazione scientifica e psicologica così seria; e che deve essere nello stesso tempo non solo teorica ma anche pratica. Ed in nessun altra professione devono essere risolti problemi tanto ardui e tanto carichi di responsabilità. Per quanto la cosa possa sembrare paradossale, sarebbe più facile fare a meno della giurisprudenza che della psicologia" 1. E Reik quasi sessant anni fa, scriveva: Sono sicuro che in un prossimo futuro non appena sarà superata l opposizione a punti di vista nuovi la criminologia moderna, soprattutto quella che si occupa della delinquenza giovanile e della pedagogia, si servirà di queste nuove osservazioni. E che per i lavori delle lezioni ai futuri rappresentanti della psicologia dinamica a Vienna ebbe a riaffermare che è mia viva speranza che in queste pagine si ritrovi l eco delle parole vive e appassionate con le quali presentai un nuovo elemento psicologico nello studio della vita emotiva. In conclusione: non vi è dubbio che gli assunti di Reik devono essere alleggeriti ma resta il fatto che per motivi vari e diversi il Diritto Penale si avvia, ancora, con difficoltà, all acquisizione di atteggiamenti e comportamenti dove la bi-logica non venga più a rappresentarsi come l incolmabile jato che tanto dolore e tanta sofferenza ha portato e porta agli accusati, ma anche agli accusatori. E in questi giorni in cui si discute, in molti stati nel mondo, la moratoria sulla pena di morte (e in Italia si legifera contro la tortura), forse vale la pena di riprendere gli elementi che fanno capo sia a Cesare Beccaria sia, a maggior ragione, al palermitano, Giuffredi, che duecento anni prima del Beccaria argomentò l aspetto etico sulla pena di morte e sulle torture. 1 N.d.A.: da una ricerca avviata da uno Studio di avvocati statunitensi sembra che lo strale di Sello fosse diretto non solo, ovviamente, ai suoi compatrioti ma anche ai criminologi americani che, nel sollazzo generale, usavano indicare la modalità dell interrogatorio dell imputato con l espressione dialettale lo mettiamo sulla graticola! 40

7 Iacono A.M. Theodor Reik: le dinamiche psicologiche... BIBLIOGRAFIA Anuschat E. (1931). Spuren in der kriminalistichen praxis, Die Polizei. Bernfeld S. (1931). Die Krise der Psychologie und die Psychoanalyse, Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse, vol. XVII, Heftz. Bohne C. (1929). Psychoanalyse und Strafrecht, Archiv. fur Strafrechtswissenschaft, p Freud S. (1930). Das Fakultätsgutachten im Prozess Halsmann, Psychoanalytische Bewegung, Fasc. I. Fromm E. (1931). Zur Psychologie des Verbrechens und der strafenden Gesellschaft, Imago, Fasc. 2. Glaser J. (1883). Handbuch des Strafprozesses, ABT. IX, TEIL 4, BD BDE vol I, p.738 Helling A. (1930). Zur Frage der Befangenheit des Angeklagten, Archiv. fur Krim. Antrop, 57, p Hellwig A. ( ). Kriminalistik als lehre von den Spuren der Тat, Monatsschrift fur Kriminalpsychologie, vol. 12, p Hellwig A. (1930). Psychoanalyse und Strafrechtspfleg, Iuristische Rundschau, Fasc. III. Iacono A. (2004). Theodor Reik: Le parole vive e appassionate. In: Rassegna degli Avvocati italiani (Organo ufficiale dell Associazione nazionale Forense) n 3 anno XXX - sett.-dic. 2004, pagg Iacono A. (2005). Avere o Essere: Chi ha paura di Eric Fromm? Relazione tenuta nell aula magna del Consorzio universitario di Caltanissetta (Pal. Moncada) il 26-X-2005 agli imprenditori e dirigenti dell U.C.I.D.. Krüger D.F. (1927). Begriff und Grenzen der Kriminalistische Kombination, Krim. Monatshefte, vol. I, 1927 Locard E. (1920). Policiers de romans et de laboratoire, p Locard E. (1930). Die Kriminaluntersuchung und ihre wissenschaftlichen Methoden, p.26. Older R., Bernstein J. (1928) Der Justizmord an Jakubowski, p. 6. Reik T. (1927). Geständniszwang und Srafbedürfnis, Internazionaler Psychoanalyscher, Verlag. Sello E. (1911). Die Irrtümer der Strafiustiz und ihre Ursachen, vol. I, p Staub H. (1931). Einige praktische Schwierigkeiten der psychoanalytischen Kriminalistik, Imago, Fasc

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