RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI. di Fabrizio Cafaggi

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1 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI EVOLUZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO, SISTEMI DI RETE E MODELLI DI CORPORATE GOVERNANCE di Fabrizio Cafaggi Il tema della crescita, rectius della scarsa crescita, dell economia italiana costituisce un dato indiscutibile degli ultimi anni 1. Diverse sono le ragioni o l enfasi posta sulle ragioni di tale fenomeno. Si è affermata tuttavia con una certa ampiezza la convinzione che esse dipendano, almeno in parte, da una cornice normativa ed un ambiente istituzionale inidoneo; per questa ragione si indicano percorsi di riforma diretti a contribuire all eliminazione di ostacoli, veri o percepiti, alla crescita economica. In questa direzione muovono le riforme recentemente attuate in materia di diritto societario e quelle in discussione in materia di diritto fallimentare. Spesso tuttavia queste riforme operano secondo logiche tra loro non coordinate, per segmenti dell ordinamento la cui partizione è frutto anche di obsoleti steccati disciplinari. In taluni casi una diversa prospettiva, che potremmo definire trasversale o per problemi, sarebbe auspicabile 2. In tal modo, identificato un fenomeno socio-economico caratterizzato da specifiche peculiarità, se ne dovrebbero disciplinare in modo coerente i diversi aspetti (societario, contrattuale, lavoro, fallimentare, concorrenza, fiscale) al fine di promuovere lo sviluppo del sistema produttivo sottostante. 1 Sul punto cfr. P. CIOCCA, Il tempo dell economia. Strutture, fatti interpreti del novecento, Torino, 2004, pp. 204 ss., part. p. 215 ss. e P. CIOCCA, G.M. REY, Crescere: si può, si deve, in Economia italiana, 2/2004. Si vedano su questo profilo anche le osservazioni di F. ONIDA, Se il piccolo non cresce. Piccole e medie imprese italiane in affanno, Bologna, Richiama con forza la necessità di un approccio coordinato con riferimento al diritto fallimentare. P. CIOCCA, Economia del diritto fallimentare, 2002, dattiloscritto consultato per cortesia dell autore.

2 X FABRIZIO CAFAGGI La struttura produttiva italiana presenta caratteristiche relativamente stabili. Ricerche recenti svolte dalla Banca d Italia e dalla Consob confermano alcuni tratti emersi da precedenti studi 3. Tuttavia vi sono alcuni profili nuovi ed in certa misura inattesi 4. Il grado di concentrazione della proprietà è estremamente elevato. Al contrario di ciò che ci si potrebbe attendere, tuttavia, la concentrazione proprietaria cresce con la dimensione. Questi dati vengono confermati da un indagine svolta alla fine del 2004 da Unicredit Banca d Impresa su un campione di 834 imprese 5. Il controllo delle imprese non quotate è detenuto prevalentemente da persone fisiche. La diffusione dell impresa familiare è estremamente elevata. I legami di parentela tra controllanti sono rilevanti nelle imprese di piccole dimensioni (in particolare rispettivamente le classi da 1 a 19 e quelle da 20 e 49) e tendono a diminuire con il crescere della dimensione dell impresa misurata in base al numero di addetti. L impiego di strumenti contrattuali, formali o informali, per il controllo delle imprese anche tra componenti della stessa famiglia è in aumento, in misura maggiore ovviamente nelle s.p.a. In relazione a 10 anni fa aumentano le ipotesi di gruppo tra piccole e piccole e medie imprese 6. Il controllo assoluto, detenuto da una singola persona fisica è insieme a quello familiare la forma prevalente nelle imprese di classe dimensionale da 1 a 49 addetti, mentre il controllo di gruppo cresce con il crescere delle dimensioni. Rispetto al 1993 vengono rilevate alcune modifiche del controllo: cresce il controllo assoluto e quello di coalizione mentre diminuisce quello familiare 7. 3 F. BARCA (a cura di), Il mercato della proprietà e del controllo delle imprese, Banca d Italia, Roma, Cfr. le relazioni di M. Bianchi e M. Bianco, S. Giacomelli e S. Trento presentate al convegno di Milano del 23 novembre 2004, disponibili su nonché la relazione di M. Bianco e S. Giacomelli presentata al seminario svoltosi presso l Università di Trento, il 26 e 27 novembre 2004 sul tema Corporate Governance, Networks and Innovation: between Property and Contracts. 5 UNICREDIT BANCA D IMPRESA, L indagine di Unicredit Banca d Impresa sulla corporate governance, in Scenari economici, II/2004, pp. 18 ss. 6 Nell indagine Unicredit si distingue tra gruppi formali, che presentano un bilancio consolidato, e gruppi informali che invece non lo presentano. Le piccole e medie imprese tendono a costituire prevalentemente gruppi informali mentre le grandi prevalentemente formali. 7 S. GIACOMELLI, S. TRENTO, Proprietà, controllo e trasferimenti nelle imprese italiane.cosa è cambiato nel decennio ?, mimeo, 2004.

3 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XI L apertura a soci esterni è poco elevata per le piccole e medie imprese, dove sono presenti significativi strumenti di controllo sulla circolazione delle partecipazioni. Rispetto ai trasferimenti proprietari nell ambito delle imprese non quotate aumentano i trasferimenti infra-familiari (dal 53,5 al 60%) mentre diminuiscono quelli extrafamiliari (dal 46,5% al 40%). Nei trasferimenti del controllo le ipotesi prevalenti riguardano soggetti che prestavano la propria attività all interno dell impresa, detenevano partecipazioni di minoranza o partecipavano con altri al controllo dell impresa mentre più rare sono le ipotesi di trasferimento a concorrenti 8. La presenza di amministratori non appartenenti alla famiglia del controllante è relativamente bassa. Nell indagine Unicredit risulta che il 78,5% delle imprese considerate non ha membri indipendenti nel proprio c.d.a. e nell 87,4% dei casi non esiste un comitato audit. La presenza di membri delle famiglie si estende dall assetto proprietario a quello manageriale. La separazione tra proprietà e controllo è praticamente assente. Nella maggioranza dei casi l amministratore delegato è il socio di maggioranza o ha legami di parentela con il socio principale e questo accade in misura più limitata ma sempre rilevante anche con riferimento al direttore generale. Ma i legami si estendono anche al responsabile del personale, a quello commerciale ed a quello per la ricerca e lo sviluppo nonché per il direttore finanziario 9. L età media degli imprenditori è abbastanza elevata ed il problema della successione è sentito. In un numero elevato di casi la successione nell impresa è stata programmata. Questo è avvenuto prevalentemente sulla base di decisioni interne mentre scarsa è la pressione esercitata da soggetti esterni. Nella definizione delle modalità di avvicendamento un ruolo importante viene svolto da professionisti legati alla famiglia controllante, in particolare avvocati e commercialisti. 1. Le reti di imprese In questo panorama le reti di imprese non vengono tendenzialmente indagate dal punto di vista giuridico né sotto il profilo 8 S. GIACOMELLI, S. TRENTO, Proprietà, controllo e trasferimenti, cit. 9 Cfr. UNICREDIT BANCA D IMPRESA, L indagine, cit.

4 XII FABRIZIO CAFAGGI qualitativo né sotto quello quantitativo, limitandosi a identificare alcuni fenomeni di interdipendenza 10. Maggiore attenzione è attribuita a quella particolare forma di rete che prende il nome di distretto industriale e che, tuttavia, direttamente o indirettamente, fa riferimento ad una particolare tipologia di agglomerazione imprenditoriale 11. Il fenomeno in Italia è considerevole essendoci circa 200 distretti, presenti in gran parte del territorio italiano, seppure distribuiti in maniera diseguale 12. La rete di impresa, così come considerata in questo volume, non coincide necessariamente con il distretto industriale perché vengono considerate anche ipotesi in cui si prescinde dalla concentrazione territoriale e dalla specializzazione produttiva 13. Il fenomeno delle reti di imprese è caratterizzato dalla presenza di un sistema di interdipendenze proprietarie e/o produttive in modo stabile. Tali interdipendenze hanno diverse caratteristiche associate a diversi sistemi di allocazione del potere decisionale tra le imprese. Sono dunque compatibili con distribuzioni simmetriche ed asimmetriche di tale potere ma si differenziano dai gruppi dove è presente un livello più elevato di gerarchia correlato alla presenza di forme di controllo proprietario e/o contrattuale 14. I sistemi di interdipendenze possono operare attraverso strumenti contrattuali, societari, o, più spesso, attraverso la loro combinazione. Recenti ricerche suggeriscono di non correlare necessariamente la presenza di reti contrattuali ad una distribuzione simmetrica e quella di reti societarie ad una distribuzione asimmetrica 10 Per una prima analisi cfr. F. CAFAGGI (a cura di), Reti di imprese tra regolazione e norme sociali. Nuove sfide per diritto ed economia, Bologna, 2004 ed i saggi ivi contenuti. 11 Sul punto si vedano i contributi contenuti nel volume di scritti in onore di G. Becattini, Economia senza gabbie, a cura di N. BELLANCA, M. DARDI, T. RAFFAELLI, Bologna, Cfr. anche P. BERSANI e E. LETTA, Viaggio nell economia italiana, a cura di L. Alfonso, Roma, Come è noto si tratta di 199 distretti. Cfr. ISTAT, Sistemi locali del lavoro, a cura di F. Sforzi, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, Cfr. anche le diverse indagini, tra cui L.F. SIGNORINI, Lo sviluppo locale, Un indagine della Banca d Italia sui distretti industriali, Roma, 2000, e G. VIESTI, Come nascono i distretti industriali, Roma - Bari, Per un illustrazione di questo approccio di analisi, sia consentito il rinvio a F. CAFAGGI, Reti di imprese, spazi e silenzi regolativi, in F. CAFAGGI (a cura di), Reti di imprese tra regolazione e norme sociali, cit., part. pp. 17 ss. e 31 ss. 14 Cfr. F. CAFAGGI, Il governo della rete: modelli organizzativi del coordinamento inter-imprenditoriale, in F. CAFAGGI (a cura di), Reti di imprese tra regolazione e norme sociali, cit.

5 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XIII del potere decisionale. Talvolta il contratto può prestarsi, meglio di modelli organizzativi più complessi, a disegnare un modello di rete con distribuzione asimmetrica del potere decisionale e dunque con un elevato livello di gerarchia al suo interno 15. Quali sono dunque i fattori incidenti sull evoluzione dei modelli organizzativi? In che misura questa è la risposta allo sviluppo tecnologico, alla trasformazione dei mercati del credito, alla internazionalizzazione dei mercati? In che modo questi fattori concorrono a definire nuove relazioni tra imprese e creditori, destinate a loro volta ad incidere sulle modalità di soluzione delle crisi? 2. Reti di imprese, nuove tecnologie ed innovazione organizzativa Le reti di imprese si sviluppano spesso in relazione alla produzione di servizi, di cui le imprese partecipanti alla rete intendono servirsi, ma anche di beni quando la loro produzione avviene in outsourcing o viene delocalizzata. L impiego delle reti per la produzione di servizi costituisce fenomeno diffuso, ancorché i modelli organizzativi impiegati siano diversi. L interrogativo più interessante riguarda però le tipologie di servizi che la rete di imprese vuole produrre. Rispetto ai servizi tradizionali, legati essenzialmente a funzioni amministrative e alle infrastrutture, le reti stanno promuovendo produzione di nuovi servizi e ridefinendo la distinzione tra beni e servizi nell ambito del processo produttivo. Sotto il primo versante vi sono mutamenti legati essenzialmente all innovazione tecnologica ed al finanziamento. Da un lato l economia digitale contribuisce sensibilmente alla costituzione di piattaforme comuni. Dall altro l esigenza di finanziamento promuove nuove forme di aggregazione, favorite dal mondo bancario e da quello dei consorzi fidi 16. Sul versante della ridefinizione dei confini tra prodotti e servizi i mutamenti sono rilevanti. Il ciclo produttivo stesso si terziarizza ed alcune funzioni del processo produttivo, che vengono esternalizzate, divengono servizi. Dunque il processo di outsourcing di fasi genera un 15 Cfr. F. CAFAGGI, Il governo della rete, cit. 16 Cfr. F. CAFAGGI, Reti di imprese tra regolazione e norme sociali, cit., and, ivi, part. i contributi di F. Cafaggi, D. Galletti, L. Erzegovesi.

6 XIV FABRIZIO CAFAGGI mutamento da prodotto a servizio del bene prodotto anche in ragione della creazione di sistemi produttivi che riguardano più imprese o la rete nel suo complesso. Questa trasformazione comporta ovviamente la necessità di definire regole contrattuali tra il soggetto produttore di servizi e le imprese appartenenti alla rete che salvaguardino la giusta combinazione tra cooperazione e competizione interna alla rete e tra la rete e terzi. L impiego delle nuove tecnologie nelle relazioni tra imprese propone almeno due quesiti incidenti sull evoluzione dei modelli organizzativi: a) in che misura reti preesistenti siano modificate nella loro struttura e modalità operativa dalla introduzione di piattaforme tecnologiche o di sistemi di comunicazioni informatica; b) in quali ipotesi la riduzione dei costi di transazione produce la costituzione di reti che in precedenza non si costituivano in ragione del livello eccessivamente elevato degli stessi. Entrambe le ipotesi si stanno verificando. L introduzione di nuove tecnologie della conoscenza produce una modifica dei rapporti intra-rete; sia di quelli contrattuali sia di quelli societari 17. Sia le reti produttive di subfornitura che quelle distributive, ad esempio di franchising, sono cambiate in ragione dell introduzione di reti di comunicazione 18. L introduzione di database informativi sulla domanda ed offerta di beni e servizi hanno altresì favorito la costituzione di nuove reti ovvero consolidato la struttura preesistente, ampliando la concorrenza sia sul versante dei committenti che su quello dei subfornitori. La costituzione di reti produttive con supporto di reti telematiche ha dunque da un lato ridotto i costi di transazione e dall altro generato nuove funzioni delle reti, in particolare quelle dirette a regolare l accesso alla rete, i rapporti interni tra nodi ed i rapporti con terzi. 17 Sul rapporto tra distretti high tech e distretti industriali cfr. C. TRIGILIA, Distretti industriali e distretti high tech, in Economie senza gabbie, cit., pp. 27 ss. 18 E. BROUSSEAU, Contractual governance of technology transfers: supervision, renegotiation, and dispute resolution; T. PÉNARD, The Economics of Digital Business Models in inter-firm networks: entrambe le relazioni sono state presentate al seminario svoltosi presso l Università di Trento, il 26 e 27 novembre 2004 sul tema Corporate Governance, Networks and Innovation: between Property and Contracts.

7 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XV La diversa natura del gestore della rete, sia essa tecnologica o telematica, incide sui modelli organizzativi dei rapporti interimprenditoriali e sulla natura inclusiva od esclusiva della rete. In particolare rilevanti sono le differenze tra reti telematiche costituite e gestite da soggetti pubblici, reti autoregolate e reti gestite da soggetti privati in posizione di terzietà rispetto ai partecipanti. Tali differenze si riflettono prevalentemente sulle diverse modalità regolative Il finanziamento della impresa nella rete ed il diverso ruolo delle banche e degli altri intermediari L introduzione delle tecnologie non costituisce l unico motore del cambiamento organizzativo. L evoluzione dei mercati finanziari e creditizi incide significativamente sulla trasformazione dei modelli organizzativi delle imprese e sugli incentivi a costituire sistemi di relazione cooperativa. Il tema delle reti di imprese va letto ovviamente con riferimento al rapporto con le banche e gli altri intermediari. Una sempre maggiore attenzione a questo rapporto proviene sia dal mondo associativo che da quello istituzionale 20. Il processo di disintermediazione sta conducendo ad una ridefinizione del ruolo degli intermediari creditizi e finanziari con differenze sensibili per le piccole e medie imprese da un lato e per le grandi dall altro (sul punto in questo volume si veda il contributo di G. Gobbi). Due profili appaiono di rilevante importanza anche per i temi trattati nel volume: la relazione proprietaria e la relazione di finanziamento. La differenza sotto il profilo della relazione proprietaria tra banche ed imprese quotate, da un lato, e banche ed imprese non quotate, dall altro, è abbastanza significativa. Mentre nella prima ipotesi gli incroci proprietari sono la regola e pongono importanti quesiti circa gli effetti sulle relazioni di finanziamento e sulla generale efficienza del mercato del credito, nel secondo caso la partecipazione 19 C. CROUCH et al., I sistemi di produzione locale in Europa, Bologna, Sotto il primo profilo si consideri il protocollo di intesa fra ABI e Confindustria siglato il 30 novembre 2004.

8 XVI FABRIZIO CAFAGGI proprietaria delle banche alle imprese è assai più rara 21. La partecipazione proprietaria quando ricorre è generalmente indiretta, operando attraverso il veicolo della merchant bank. Ma vi sono casi, infrequenti, di partecipazione diretta delle banche al capitale delle piccole e medie imprese. Diverso fenomeno è quello della partecipazione diretta delle banche a società o consorzi che abbiano la funzione di costruire infrastrutture, di gestire servizi alle imprese, di promuovere attività innovative. Questa attività risulta più frequente. Essa va interpretata non tanto come una partecipazione diretta alle imprese finanziate tramite società terze, quanto piuttosto una modalità di rafforzamento della relazione di finanziamento attraverso la gestione collettiva di servizi che, migliorando la qualità dell ambiente produttivo, aumentano l efficienza delle imprese e riducono i rischi associati all erogazione del credito. Un secondo profilo riguarda l incidenza dei modelli di governance delle imprese e della rete sulla disponibilità e sul costo del credito. La consapevolezza dell importanza del modello di governo è cresciuta sia in relazione alle società quotate che in relazione alle piccole e medie imprese. Recenti ricerche rivelano ad esempio la correlazione inversa tra una governance dell impresa orientata all apertura della compagine sociale e del management a membri diversi dalle famiglie ed il multiaffidamento 22. L assenza o la ridotta presenza del multiaffidamento costituirebbe un sintomo della maggiore affidabilità dell impresa in ragione del modello di governance adottato. Un terzo profilo riguarda il ruolo delle interdipendenze tra imprese finanziate nella relazione banca-impresa partecipante alla rete. Si possono distinguere due aspetti che hanno particolare rilievo anche per la definizione di una disciplina della crisi di impresa operante in sistema di rete: le interdipendenze proprietarie e quelle produttive tra imprese finanziate ed in ultima analisi la eventuale correlazione tra le prime e le seconde. Con riferimento alle interdipendenze proprietarie il quesito concerne la rilevanza che gli incroci tra assetti proprietari delle imprese finanziate ed in particolare le diverse modalità attraverso cui questi si realizzano (costituzione di gruppi, partecipazioni reciproche, 21 M. MESSORI, La separatezza fra industria e banca: il punto di vista di un giurista, in Analisi giuridica dell economia, 2004, pp. 43 ss. 22 UNICREDIT BANCA D IMPRESA, L indagine, cit., p. 24.

9 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XVII ecc.) incidono sulla definizione della relazione di finanziamento ed in ultima analisi sul costo del credito. Con riferimento alle interdipendenze produttive il quesito concerne la rilevanza che le banche attribuiscono alla relazione tra le imprese nella filiera produttiva ed all eventuale dipendenza o interdipendenza. Il primo dato è che difficilmente le banche impiegano la variabile del livello di interdipendenza, sia quella proprietaria che quella produttiva, per definire il costo del credito. Ovviamente c è una maggiore e crescente attenzione per le interdipendenze proprietarie ed in particolare per i fenomeni di gruppo mentre invece manca una considerazione, perlomeno sul piano formale (ad esempio per la definizione del rating) delle interdipendenze produttive. Questo non significa che non vi sia acquisizione di informazioni sulla posizione che la impresa occupa nel mercato, ma si enfatizzano maggiormente gli aspetti concorrenziali rispetto a quelli cooperativi. Si indaga generalmente sulla posizione della impresa nella filiera produttiva senza entrare nel merito del sistema di interdipendenze. La mancanza di una considerazione diretta ed esplicita sia delle interdipendenze produttive che di quelle proprietarie non significa tuttavia che diverse correlazioni tra governance dell impresa e relazione di finanziamento non sussistano. Ricerche recenti indagano la presenza e le ragioni del multiaffidamento ed il ruolo delle garanzie. Vi sono interessanti correlazioni tra sistemi di governo delle imprese e relazioni di finanziamento. Come è noto la caratteristica peculiare italiana è costituita da un elevato multiaffidamento rispetto ad altri paesi. Rispetto alla variabile dimensionale il multiaffidamento è più presente nelle grandi imprese ma risulta rilevante anche nelle piccole e nelle medie. Le spiegazioni riguardanti le ragioni del multiaffidamento si riferiscono sia al sistema di incentivi della imprese che a quello delle banche. Il multiaffidamento viene configurato come una risposta delle banche alla opacità informativa ed alla esigenza di ridurre il rischio di default. Viene segnalato il diverso atteggiamento verso le medie imprese rispetto alle piccole. L avversione al rischio delle banche

10 XVIII FABRIZIO CAFAGGI associato alla opacità informativa risulterebbe dunque più elevato, favorendo il multiaffidamento, per le medie rispetto alle piccole 23. Un ulteriore aspetto riguarda il sistema delle garanzie associato alla erogazione del credito. La presenza di garanzie è molto elevata e cresce con l aumento della rischiosità dell impresa. Viene rilevata una correlazione tra dimensione dell impresa e tipologia di garanzie. La presenza di garanzie reali cresce al crescere della dimensione 24. La relazione tra piccole e medie imprese e sistema bancario sta dunque mutando in ragione della ristrutturazione del sistema bancario, delle nuove esigenze delle imprese, legate alla internazionalizzazione dei mercati ed alla crescente esigenza di un ruolo consulenziale. Anche per imprese di dimensioni minori l erogazione del credito diventa una delle funzioni all interno di un rapporto che evolve rispetto alla tradizionale forma di transactional banking. Questi cambiamenti sono destinati ovviamente a riflettersi sul ruolo delle banche nella gestione delle fasi di crisi e ristrutturazione. 4. Reti di imprese, istituzioni intermedie e politiche dello sviluppo locale Costituisce patrimonio consolidato della riflessione sociologica ed economica l importanza che le comunità hanno nello sviluppo di un ambiente socio-istituzionale adeguato a favorire lo sviluppo ed il vantaggio comparativo dei sistemi di reti 25. In questo quadro diversi sono i modelli di riferimento che si articolano a livello locale. Tale diversità concerne sia i modelli di politiche pubbliche dello sviluppo locale sia le modalità di azione dei corpi intermedi, in particolare delle associazioni di categoria presenti sul territorio 26. È stato peraltro rilevato come manchi in Italia una politica nazionale dello sviluppo 23 Così UNICREDIT BANCA D IMPRESA, L indagine, cit., p UNICREDIT BANCA D IMPRESA, L indagine, cit., pp. 29 ss. 25 In tema cfr. i contributi di M. BELLANDI, Economie distrettuali, beni pubblici specifici e nessi locali, p. 49 ss. e E. RULLANI, Dai distretti alla distrettualizzazione: le forze che fanno (e disfano) il sistema territoriale, pp. 111 ss., entrambi in Economia senza gabbie, cit.; nonché C. CROUCH et al., I sistemi di produzione locale in Europa, cit. 26 Sul punto cfr, l indagine di C. CROUCH et al., I sistemi di produzione locale in Europa, cit.; M. BELLANDI, Economie distrettuali, cit., p. 49 ss.

11 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XIX locale ancorché alcune iniziative recenti muovano nella direzione di una concertazione tra forze sociali e governo nazionale 27. Un indagine sulle diverse esperienze territoriali mostra come i modelli si articolino generalmente su associazioni di categoria, la cui forma giuridica è tendenzialmente quella della associazione non riconosciuta, che si servono di società di capitali strumentali allo svolgimento delle diverse funzioni. Tuttavia non infrequente è l impiego dello strumento contrattuale per la promozione di accordi e convenzioni con altri attori dello sviluppo locale (questo accade prevalentemente con le banche ma anche con altre associazioni o istituzioni). Le società strumentali, controllate dalle associazioni, sono generalmente destinate alla produzione di servizi per gli associati. Esse operano sia come strumenti diretti per la produzione di servizi remunerati, differenziandosi dall associazione i cui servizi sono, formalmente gratuiti. Spesso gestiscono il patrimonio dell associazione e le partecipazioni ad attività di interesse sociale, nonché, ovviamente, quelle di carattere puramente finanziario. La loro funzione frequentemente è quella di promuovere la costituzione di strutture partecipate anche da altri attori locali. Ad esempio nel settore delle utilities la costituzione di consorzi per l acquisto di energia, nel settore della innovazione la costituzione di consorzi, società o fondazioni per lo sviluppo e l impiego della ricerca. In taluni casi le associazioni di categoria cooperano anche alla produzione di servizi, ad esempio quelli per la informatizzazione o quelli all impiego, facilitando la costituzione di centri e di piattaforme comuni. Talvolta, ma si tratta di casi rari, esse intervengono direttamente nella produzione di servizi di welfare quando le capacità adattive dell ente pubblico non siano adeguate ai mutamenti socio istituzionali richiesti dall evoluzione del sistema produttivo. È il caso di associazioni che hanno contribuito alla soluzione del problema delle abitazioni per gli immigrati. In taluni casi si è andati verso la costituzione di veri e propri gruppi controllati dalle associazioni con la costituzione di una capogruppo con funzione di holding finanziaria che controlla società 27 Sul piano istituzionale e con specifico riferimento ai distretti industriali, cfr. il Memorandum d intesa firmato dal Ministero delle attività produttive e dal Club dei distretti industriali, pubblicato in Distretti industriali, 2, 2004 e particolarmente l articolo 2 concernente gli obiettivi programmatici.

12 XX FABRIZIO CAFAGGI strumentali di servizi, le quali a loro volta promuovono la costituzione di altre società o di consorzi per lo svolgimento di attività specifiche. Anche in questa ipotesi è dubbio che la disciplina dei gruppi, di recente introdotta, rappresenti l adeguato strumento regolativo 28. Un ruolo importante le associazioni lo svolgono nella partecipazione alle diverse forme di programmazione negoziata e di contrattazione territoriale che si sono andati sviluppando a partire dalla metà degli anni Si tratta, dunque, di attori che operano sulle politiche industriali, su quelle ambientali, talvolta di welfare, con modelli organizzativi pensati per lo svolgimento di altre funzioni e che sono sempre più divenuti strumenti di azione diretta alla produzione di beni collettivi, talvolta privati talaltra collettivi. È evidente, ad esempio con riferimento alla attività svolte dalle società strumentali controllate dalle associazioni di categoria non riconosciute, che i vincoli imposti dalla non lucratività del controllante hanno giustamente condizionato le modalità operative di tali società ma in effetti non ne hanno ostacolato lo sviluppo. Tali società infatti producono lucro destinato ad essere reimpiegato nell interesse della comunità imprenditoriale in primis ma, talvolta, della comunità locale più in generale. Un ruolo importante le associazioni di categoria lo hanno svolto anche nella gestione delle crisi delle imprese appartenenti alla rete, specialmente di quelle settoriali in cui un intera rete o segmenti importanti della stessa vedevano contrarre radicalmente i propri profitti. Mentre un riconoscimento formale della legittimazione ad intervenire nelle singole crisi di impresa non sussiste e neppure sembra essere prospettato nei progetti di riforma del diritto fallimentare in discussione, un ruolo informale viene abitualmente riconosciuto. 5. La crisi dell impresa nei sistemi di rete e di gruppo: gli interrogativi del volume Sotto il profilo squisitamente giuridico la considerazione della rete pone alcuni quesiti fondamentali: la possibilità di considerare come unità di analisi delle relazioni giuridiche non la singola impresa ma 28 Sul punto cfr. F. CAFAGGI, Reti e gruppi nel settore non profit, di prossima pubblicazione. 29 Cfr. F. CAFAGGI, Reti di imprese, cit.

13 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XXI piuttosto la rete stessa. Dunque, ad esempio nelle procedure concorsuali, la possibilità che sul versante soggettivo sia considerata la rete e non la singola impresa analogamente a quanto viene fatto con il gruppo, specie con riferimento alle proposte di riforma. In secondo luogo, una volta ammessa ad ordinamento vigente la possibilità di considerare la rete quale unità non solo economica ma anche giuridica, interrogarsi sulle differenze tra rete contrattuale e rete societaria e tra reti caratterizzate da dipendenza economica e da quelle in cui invece sia presente interdipendenza 30. Spesso il trattamento è fortemente differenziato, ammettendosi la soggettività nel caso di rete societaria e negandosi in quello di rete contrattuale. Ovviamente un attenzione particolare deve rivolgersi alle reti consortili ed a quelle costituite da società cooperative. De jure condendo il problema è quello di valutare l opportunità di introdurre una disciplina specificamente dedicata alla crisi delle reti di imprese ovvero declinare le specificità della crisi di impresa quando questa opera nell ambito dei sistemi di rete. Riferimenti a questo profilo nelle proposte di riforma sono pressoché assenti 31. Invero tra i problemi che caratterizzano il dibattito sulla riforma del diritto fallimentare vi è proprio una insufficiente attenzione alla struttura dei mercati in cui operano i diversi soggetti coinvolti nella crisi. In quest ambito attribuire la necessaria importanza al livello di concorrenzialità dei diversi mercati (quello dei debitori e quelli dei creditori) appare condizione necessaria di una disciplina che voglia utilizzare strumenti di mercato per la riallocazione della proprietà delle imprese in crisi 32. Questa acquisizione non appare però sufficiente se si vogliono considerare anche ipotesi diverse da quello del mercato concorrenziale e dell impresa multidivisionale, attribuendo specifica attenzione alla struttura, non solo economica, dei clusters di imprese nelle diverse forme in cui si sono sviluppati. Una maggiore attenzione a tali profili consentirebbe di ridefinire il presunto trade-off tra interessi dei creditori al recupero dei propri crediti ed interesse dell imprenditore al risanamento della 30 Per queste distinzioni sia consentito il rinvio a F. CAFAGGI, Il governo della rete, cit. 31 Ma vedi la relazione di accompagnamento della bozza di legge delega del governo per il riferimento al gruppo paritetico. 32 Sull importanza del livello di concorrenzialità dei mercati per la definizione di procedure fallimentari efficienti cfr. P. CIOCCA, Economia del diritto fallimentare, cit.

14 XXII FABRIZIO CAFAGGI propria impresa, anche attraverso una riallocazione delle risorse ed eventualmente della proprietà nel suo complesso. Le ragioni della necessità di una riforma del diritto fallimentare in Italia sono troppo note perché occorra richiamarle in questa sede (per una ricognizione cfr. il contributo di M. Bianco e M. Marcucci nel volume). Le finalità sono anch esse relativamente condivise: la definizione di un sistema di allarme tempestivo sulla crisi, la possibilità di definire con precisione l alternativa tra ristrutturazione e liquidazione, la promozione di soluzioni di mercato della crisi per la riallocazione proprietaria dell impresa in stato di insolvenza, la promozione di soluzioni contrattuali di tipo stragiudiziale tra debitore e creditori e tra questi ultimi. In questo quadro occorre ovviamente differenziare, senza eccedere, in ragione della dimensione dell impresa e degli interessi coinvolti nella crisi. Indicativa sotto questo profilo è la recente vicenda che ha condotto ad integrare il d.l. 347/2003 convertito nella l. n. 39/2004. Si tratta come è noto di discipline pensate per casi specifici che poi vengono estese ad altri casi che non possono rappresentare una soluzione definitiva ma rischiano di divenire discipline permanenti di eventi transitori. I contributi contenuti nel volume prendono posizione circa l opportunità di considerare le reti ed i gruppi quali soggetti delle procedure concorsuali. Sulla opportunità dell introduzione di una disciplina riguardante i gruppi non pare vi siano dissensi, le divergenze riguardano se mai le modalità di gestione della crisi. Le proposte di riforma contengono infatti norme specificamente dedicate ai gruppi di impresa. Questi sono definiti generalmente sia con riferimento a legami proprietari sia con riferimento a legami contrattuali idonei a consentire l identificazione di uno o più soggetti dotati del potere di direzione e coordinamento. La specificità del gruppo è determinata dal sistema di relazioni tra le imprese ad esso appartenenti che definisce modalità organizzative e decisionali coordinate, incidendo in misura sensibile anche sul sistema di relazioni che ciascuna impresa intrattiene con terzi, siano essi creditori reali o finanziari. La rilevanza di tali relazioni emerge sia nelle ipotesi di ristrutturazione che in quelle di liquidazione delle imprese. In entrambi i casi i problemi derivano dalla necessità di coordinamento determinata dal sistema di dipendenze proprietarie ma anche produttive o

15 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XXIII distributive che possono sussistere all interno del gruppo. Una gestione segmentata di tali processi potrebbe dunque condurre ad esternalizzare inefficientemente sia i costi di ristrutturazione che quelli di liquidazione (v. in particolare il contributo de iure condendo di Galletti). Una gestione coordinata deve tener conto delle diverse tipologie di conflitto di interessi che la crisi dell impresa, operante nel gruppo o nella rete, determina, e della necessità che questi vengano risolti anche conformemente alla disciplina che regola la fisiologia di gruppi e reti di imprese. Deve sussistere dunque una sostanziale coerenza, ad esempio, tra la disciplina delle relazioni di eterofinanziamento del gruppo e quelle di gestione della crisi con riferimento ai rapporti fra banche, altri intermediari finanziari e le imprese. Se il sistema di interdipendenze o quello di soggezione operante nel gruppo viene diversamente valutato nella fase di sviluppo ed in quella di crisi della vita dell impresa vi è un rischio che gli effetti della disciplina concernente la crisi retroagiscano su quelli riguardanti la fisiologia, ad esempio accrescendo i costi di monitoraggio dei creditori delle singole imprese e per tal via il costo del credito erogato ad imprese che operano in sistemi organizzativi complessi. Questa sembra in particolare l impostazione complessivamente seguita e negli studi raccolti in questo volume (cfr. i contributi di G. Sansone, di M. Bianco e M. Marcucci, di D. Galletti), e nei vari progetti di riforma, i quali, evitando la soggettivizzazione a posteriori, cioè a crisi conclamata, del gruppo, percorrono la strada del coordinamento fra le procedure relative alle singole masse patrimoniali, coordinamento che può in teoria intercettare, in modo più flessibile di quanto si potrebbe fare nell orbita di una procedura unitaria, le peculiarità dei nessi relazionali emergenti nell ambito del gruppo. Riconosciuta la rilevanza di una dimensione collettiva riconducibile al gruppo gerarchico, il quesito riguarda le ragioni per escludere che forme di dipendenza o di interdipendenza economica e proprietaria, diverse da quelle della soggezione al potere di direzione e coordinamento, non rappresentino, anche esse, ipotesi che necessitano una disciplina particolare (sul punto in particolare le riflessioni di D. Galletti, G. Sansone e L. Stanghellini). Si tratta di valutare quali dimensioni della rete siano rilevanti ed in caso di risposta positiva verificare se la gestione della crisi debba compiersi secondo moduli di accentramento, tipici del gruppo, ovvero, rispettando la peculiarità del

16 XXIV FABRIZIO CAFAGGI sistema di interdipendenze della rete, promuovere il coordinamento (così D. Galletti). In quest ambito i lavori racchiusi in questo volumetto (fra gli altri v. L. Stanghellini, D. Galletti, M. Bianco e M. Marcucci) sembrerebbero dubitare che l agglomerato reticolare meriti stabilmente il riconoscimento come soggetto delle procedure, preferendosi evidenziare piuttosto l opportunità che l ordinamento giuridico valorizzi i nessi di interdipendenza, preesistenti l insorgere della crisi, nel gestire in modo coordinato l andamento di più procedure distinte, e sia pur collegate a vario titolo ed in vario modo. Il tema merita ovviamente ulteriori approfondimenti. Potrebbe infatti non essere inutile riconoscere per effetti limitati la rete come soggetto delle procedure concursuali. In particolare un sistema che voglia favorire la riallocazione proprietaria delle imprese in crisi trarrebbe giovamento dal considerare le reti come strumento per contribuire alla soluzione delle crisi. Questo non significa ovviamente impedire una riallocazione più efficiente all esterno della rete quanto piuttosto attribuire una funzione di monitoraggio e di pre-intervento alla rete (sul punto si vedano le proposte di D. Galletti contenute nel volume). Né vale contro questo approccio sostenere che la rete ha la possibilità di operare per evitare la crisi; se ciò non è accaduto non significa che gli incentivi a partecipare alla soluzione, una volta che la crisi sia divenuta manifesta, siano insufficienti. Esempi di ristrutturazioni di imprese collocate in sistemi di rete avvenuti con l intervento di altre imprese e di istituti bancari non mancano e, forse, la loro efficacia sarebbe stata superiore se gli strumenti giuridici a disposizione fossero stati più idonei. Ancora, l antitesi fra momento giurisdizionale e privatistico, ed il valore delle relazioni di interdipendenza, sono al centro della riflessione sul risanamento all interno della rete formulate da M. Zanzi, che focalizza ad un estremo il collegamento finanziario rilevabile in astratto fra qualsiasi impresa, qualunque sia la sua caratterizzazione merceologica; ed all altro la situazione di un segmento di mercato ad elevatissima integrazione, ove addirittura tutto l output di un impresa sia utilizzabile solo ed esclusivamente dalle imprese appartenenti allo stesso comparto. Se allora, quanto alla prima situazione descritta, la scelta fra moduli giudiziali e stragiudiziali dipenderebbe solo dalla maggiore efficienza dell uno o dell altro, in relazione alla specifica situazione implicata, nel secondo l autore intende dimostrare

17 RETI DI IMPRESE TRA SVILUPPO E CRISI XXV l insufficienza della tecnica di risanamento giudiziaria, che anzi potrebbe aggravare la crisi all interno della rete, contagiando anche gli altri nodi. Un secondo connesso filone di riflessioni riguarda infatti la relazione banca-impresa nella gestione della crisi e nella definizione delle responsabilità (in particolare il contributo di S. Bonfatti e quello di G. Gobbi). Si mettono in evidenza così le particolari condizioni della banca locale, che proprio per la sua organizzazione sottile, per la vicinanza al contesto reticolare, con il correlato indiscutibile vantaggio informativo e la situazione di monopolio bilaterale, e per il forte conflitto di interessi, presenta una minore idoneità tecnica a supportare tali processi (e quindi paradossalmente uno svantaggio competitivo), ed un più intenso rischio di incorrere in responsabilità. Da ultimo, si prende in esame il profilo dell affidamento ingenerato dalla banca locale nella correttezza dei propri comportamenti rispetto ai membri della rete, con le quali dovrebbe condividere uno stesso sostrato etico e culturale. Il problema della crescita dell economia viene spesso correlato a quello dell incremento dimensionale delle imprese italiane. Tuttavia troppo frequentemente la via segnata è quella dell integrazione verticale. I percorsi di sviluppo possono avere caratteristiche diverse, percorrendo i tracciati della cooperazione orizzontale al pari di quelli della integrazione verticale. In tal modo verrebbero valorizzati anche sul piano nazionale modelli che stanno avendo importanti sviluppi sul piano internazionale come quello delle alleanze strategiche. Il ritardo con cui il tema delle reti di imprese è stato affrontato sul piano normativo è grave. I contributi di questo volume intendono aprire, da prospettive diverse, il dibattito sul rapporto tra reti di imprese e disciplina del diritto fallimentare, ponendo diversi quesiti circa l opportunità di considerare la rete di imprese, o almeno alcune forme di sistemi reticolari, come soggetto delle procedure concorsuali. I contributi sono stati discussi in un seminario organizzato nel quadro di una ricerca sulle reti di imprese svolta parte nell ambito del progetto MIUR Forme di governo della conoscenza tra proprietà e contratto. Un ringraziamento particolare va al Dipartimento di Scienze Giuridiche dell Università di Trento per avere contribuito allo svolgimento della ricerca senza mai far venir meno il supporto tecnicoorganizzativo.

18 XXVI FABRIZIO CAFAGGI Il libro costituisce un primo, incompleto, tentativo di porre sul tavolo della discussione la desiderabilità di una disciplina specifica delle procedure concorsuali concernenti le imprese operanti in sistemi di rete. L auspicio è di aver attratto curiosità su un tema ingiustamente negletto, qualunque siano le risposte che si vogliano dare ai quesiti proposti.

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