Pulcinella è il mondo il mondo è Pulcinella

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1 Pulcinella è il mondo il mondo è Pulcinella L amore per la poesia e per il teatro, l amore per la musica e per il canto hanno fatto in modo che cercassi molte volte di mettere insieme diverse possibilità espressive. Ed ecco questa scrittura vivere a cavallo tra un libro di poesie, testi di canzoni, monologhi ed un libretto di sala. L ho concepita, anche per il suo CD audio allegato da ascoltare, come una guida alla VOCE INTERNA DI CHI LEGGE IL SILENZIO, ad un lavoro di poesia a teatro o se si vuole di poesia orale secondaria come s usa oggi definire il lavoro di chi come me dice e canta aggiungendo ricerca orale ai propri testi già scritti. Ed in questo specifico lavoro anche per la presenza di canzoni cantate e monologhi recitati da altri. Organizzare poesie semplicemente da dire o con musica originale con cui interagire, poesie cantate e canzoni, monologhi in lingua napoletana che hanno come matrice un unico soggetto, in questo caso la città di Napoli, ha significato per me ricominciare, anche con la stessa poesia contemporanea e sperimentale, a raccontare una storia. La scelta poi di chiedere collaborazioni a musicisti di varie estrazioni: classica, jazz, pop, di tradizione popolare, come Eugenio Fels, Lucio Maria Lo Gatto, Sandro Cerino, Mimmo Napolitano, Sergio Menegale, Giuseppe Di Colandrea, Giorgio Liguori, Vittorio Cataldi, Paolo Frescura, resta un rischio consapevole ed una ricerca di espansione emotiva attraverso la musica, così come far stare insieme registri di scrittura differenti come la canzone e la poesia fatte di tecniche diverse, altalenando tra forme chiuse e versi liberi sia per l'una che per l'altra. Conobbi un po di tempo fa Amelia Rosselli che ascoltò i miei primi tentativi in questo senso e subito mi allertò sulle difficoltà e sul rischio che la poesia avrebbe potuto perdere il ritmo della sua specifica scrittura. Ho riflettuto a lungo ma penso ancora che il mio mondo è fatto di differenze e di commistioni ed anche una poesia può perdere il suo ritmo naturale per conquistarne un altro legato alla melodia ad esempio, per poi essere riletta semplicemente rispettando le pause della propria scrittura. Alcune varianti poi sui monologhi di Pulcinella in lingua napoletana sono state apportate, dopo la stesura, sulla dizione e su alcune riflessioni ed invenzioni di Tonino Taiuti. L indignazione, insieme alle passioni che ho prima indicato (la poesia, il teatro, la musica, il canto), mi hanno permesso di concepire questo Pulcinella stanco - seduto sul marciapiede del mondo - canto di rabbia e di amore, poi- 9

2 ché il dispiacere e l affetto profondo, la rabbia e l amore per l appunto, si sono condensati in me cercando di esprimere un abbraccio di sostegno e di difesa per la mia città, Napoli. Ed ecco che nel Canto del dispiacere, un testo che ho scritto per canzone, ripristinando il modo antico di scrivere musica su testo e non testo su musica, organizzata in forma chiusa si perde dint ô vico, per questo dispiacere, / la lingua del sapere, si è spento il suono antico, / l amore che non dico muto in questo cratere., la lingua napoletana resta residuale, appena accennata per indicare l incapacità di utilizzarla in modo completo, quasi si fermasse in gola, bloccata, inespressa, per il profondo dispiacere provato per questa città, Napoli, troppo spesso martoriata, derisa, usata. Per questa città tradita dal silenzio della sua società civile che non ha mai stimolato nel modo giusto e con determinazione la sua classe politica e perennemente violentata dal sistema della delinquenza organizzata che tanti ritardi ha ingenerato in termini di organizzazione e di vivere civile, per non parlare dei massacri insensati che mi hanno spinto a scrivere la canzone Sono Rom mi chiamo Petru. Ho voluto così ricordare lo zingaro Birlandeanu, suonatore di fisarmonica, ucciso per caso brutalmente, da un proiettile vagante nei pressi della funicolare di Montesanto. Otto killers nascosti da caschi integrali su quattro moto ed armati di pistole e mitragliette, avevano aperto il fuoco ad altezza d uomo tra la gente inerme che scappava via dalla paura, durante una loro spedizione punitiva rivolta contro altri clan camorristici. Ho voluto dedicare questo lavoro ai più grandi poeti ed autori di fine Ottocento e di inizio Novecento con qualche inserimento contemporaneo e l ho fatto organizzando una dedica di versi estrapolati ed accostati in una sorta di percorso che denuncia da tempo la condizione di questa città. Ed è Pulcinella che sottolinea tutto questo con i suoi monologhi, perché la sua maschera da sempre ha mediato, nascosto, disvelato. Perché la sua maschera, nata in provincia, accoglie la città e i suoi paesi fatti di radici culturali antiche commiste alle tante tradizioni popolari. Ed ecco che nel suo secondo monolgo, accenna anche il motivo di due canzoni con brevissimi frammenti di ricordi incerti: Suonno a Marechiaro parole di Renato Fiore e musica di Antonio Viscione detto Vian, tante volte cantata da Sergio Bruni e A Marechiare di Salvatore Di Giacomo con musica di Francesco Paolo Tosti, assai nota e cantata da sempre e da tanti. La funzione di Pulcinella doveva essere quella di esplicitare in una qualche misura ciò che di più criptico restava nei testi detti o cantati, introducendoli o sottolineandoli una volta ascoltati. Ma mentre li scrivevo mi sono accorto che restavano in una dimensione propria di maschera surreale e sempre con l intenzione e la volontà di conquistare una dignità di denuncia mai trovata in tanta vita di fatale qualunquismo e populismo: il sopravvivere al vivere, l accontentarsi all opporsi, l arrangiarsi all arte. Pulcinella siede amareggiato e stanco sul marciapiede che non è solo quello 10

3 di Napoli ma è quello di un mondo troppo spesso pieno di contraddizioni e di ingiustizie. Pulcinella è innamorato di Napoli perché ne è l anima profonda, ma non vuole più mentire a se stesso: Cleme, o zi nun voglio dicere chiù sì sì e po dicere tra me e me ca nun è overo Clemente, zio, non voglio dire più sì sì e poi dire tra me e me che non è vero, come se si rivolgesse ad un amico e ad un parente che potremmo essere noi tutti. Ho voluto che Napoli raccogliesse, attraverso la propria voce, le proprie parole, la propria musica, le proprie linee, i propri colori, tutta la voglia di essere testimonianza del mondo e nel mondo e per dire all Occidente ormai globalizzato e così detto civile ed evoluto, di fare sempre attenzione ed essere costantemente vigile affinché la libertà, che rappresenta il valore fondante primario e imprescindibile del suo modello democratico, non degeneri e non degradi mai nell imperialismo, nel liberismo estremo, nel populismo autoritario. Non a caso gli scandali, le connivenze che si sono esplicitate in ogni settore e persino in quello popolare come lo sport del calcio le ho volute indicare con forza: PER LA FAME DEGLI ORCHI QUI NATI CHE ARRICCHISCONO IL LORO LETAME DI SANGUE TRA GLI AGRUMETI MACIULLATI DI SUCCO E DI COLORE DOVE STA QUESTO PRESEPE SULL ASINO RIMASTO SOLO UN PALLONE CHE VOLA TRA FOLLE IMPAURITE e questa poesia intitolata DOVE STA QUESTO PRESEPE scritta in minuscoletto come a voler essere incisa su di una stele marmorea che si oppone con la stessa forza a quelle inscrizioni dell antico potere politico, usa un unico segno interpunsivo di derivazione musicale, il segno del respiro, per indicare profonde inspirazioni in modo da emettere con l espirazione tutte le parole possibili e tutte d un fiato e se fosse stato possibile tutta l intera poesia in un unico respiro. L ho divisa in tre frammenti per esigenze teatrali, ma alla fine del libro e del CD-audio ritorna ad essere un'unica voce così come è stata concepita e fabbricata con la scrittura. Ed ancora, la citazione drammaturgica da un opera assai nota di Eduardo De Filippo, diventata ormai tradizione e metafora della lingua napoletana, insieme ad un altro detto assai usato dai napoletani, ho voluto che li dicesse come interrogazione a se stesso lo stesso Pulcinella: Me piace o presepio? Nz! Nun me piace! E pecché? Pecché e pasture so zuoppe, so scassate e o ppane ha perz o sapore e i me sento stracquo e strùtto e nun me voglio cchiù arravuglià pô ppane Mi piace il presepe? No! Non mi piace! E perché? Perché i pastori sono zoppi, sono rotti e il pane ha perso il sapore ed io mi sento stanco morto e non mi voglio più incatenare per il pane, ed ancora: E vedite pure a chill ca se stanno zitte, chill ca s appaurano, ca s nzérrano? Hanno acciuppecato a mucca e o ciucciariello. E pure a chill ca pe se fa sempe e cazz lloro se penzano e addiventà Pulicenella? Hanno acciso o Bambeniello, l hanno scazzellato a capa, hanno scassato a Maronna e l Angelo è caruto ncuollo a San Giuseppe Li vedete anche quelli che stanno zitti, quelli che s impauriscono, che si rinchiudono? Hanno azzoppato la mucca e l asinello. Ed anche quelli che per farsi sempre i fatti loro hanno pensato di diventare Pulcinella? Hanno ucciso il Bambino Gesù, gli hanno staccato la testa, hanno rotto la Madonna, e l Angelo è caduto 11

4 addosso a San Giuseppe Ed ancora i rituali di tradizione, la fede, la Madonna, San Gennaro, l ospedale Incurabili con il suo Santo Dottore Moscati: DOVE STA QUESTO PRESEPE TRA I PENATI SULL USCIO DI UNA VOLTA E I PIEDI SCALZI CHE CORRONO FUGGENDO INSIEME AL PALIO ROSSO IMMEDAGLIATO E BIANCO D UNA MADONNA VERGINE E AZZURRA SOTTO L ARCO VERGINE E NERA SOPRA IL MONTE VERGINE E IMMACOLATA TRA LE ROSE DI MAGGIO COMPRATE TRA RICORDI E DOLORE SPERANZE E PROTEZIONI E PREGA NELLA PAURA SPALANCATA DELL AIUTO SUL VETRO CHE RICOPRE IL QUADRO DI UN DOTTORE BIANCO DI CAMICE TRASPARENTE D OCCHIALI CON I SUOI BAFFI ANTICHI TRA POLMONI D ARGENTO E TESTE E BRACCIA E RENI E GAMBE E CUORI E CORPI VUOTI E VOTI DOVE STA QUESTO PRESEPE. Per dire che non si comprende nemmeno più se il voto è per chiedere un miracolo di fede o per chiedere un favore alla politica. Una scrittura, un lavoro contro la cultura dello stordimento come dice così bene Umberto Galimberti: quella della televisione e degli stadi tanto per intenderci, su chi si trova a muoversi nel sociale come in uno spazio in disuso, e dove non è più il caso di elevare una lamentazione, un grido di indignazione e neppure un richiamo, perché l impressione è che non ci sia nessuno in grado di raccogliere quelle voci destinate a ritornare come ritorna l eco di un grido. Ed ecco il nichilismo di Nietzsche dove i valori supremi perdono ogni valore, mancando il fine e le risposte ai perché, come ancora ci dice, e malgrado l ottimismo Cristiano abbia tentato e tenti un argine alle due guerre mondiali, allo sterminio nazista, alla fame nel mondo, alle migrazioni dei disperati della terra ed ancora a molto, molto altro, mi dico, tra guerre attuali, atomiche minacciose e minacciate, inquinanti e inquinamenti di cielo di terra e di mare. Ci resta quell arma forse più semplice ed efficace che è la distrazione, propagata a dosi massicce per evitare di pensare, di sentire e persino di percepire ciò che ci sta realmente accadendo. Pulcinella Stanco, seduto sul marciapiede della sua città, con il suo coppo di pensieri, non vuole tutto questo e guarda il mondo mentre il mondo lo guarda, perché la maschera riflette e ricerca la verità insieme alla poesia e alla musica, ma non quella piccola del proprio piccolo tempo, ma quella grande di un mondo ormai globale, che non può prescindere dalla consapevolezza e dall impegno per trovare nuove vie, nuove soluzioni affinché si possa vivere in pace e in armonia. Il lavoro si conclude con la poesia che canto: strade ghiacciate di lumache / scivolare sui muri / nell odore dell erba di luna / ingoiare la brina / la terra / nell angolo buio della sera nascosta / masticare / stelle guizzanti / di fiumi placidamente vissuti / sospendere attese / nel silenzio dell acqua notturna e questo perché la speranza non prescinde dall attesa che diventa pazienza. Quella pazienza che così bene ha definito il grande drammaturgo e politico Haclav Havel: credo che bisogna imparare ad aspettare così come s impara a creare. Seminare pazientemente il grano, annaffiare assi- 12

5 duamente la terra che lo ricopre e concedere alle piante i loro tempi. Non si può ingannare una pianta come non si può ingannare la Storia, ma si può innaffiare. Pazientemente tutti i giorni. Con comprensione, con umiltà ed anche con amore. Ariele D Ambrosio Ringrazio con la mente e con il cuore per la loro passione e disponibilità Sandro Cerino, Lello Esposito, Eugenio Fels, Antonia Lezza, Lucio Maria Lo Gatto, Mimmo Napolitano, Sergio Menegale, Cesare Purini, Lucia Stimolo, Tonino Taiuti, Nadire Marino Kamlìe per la sua poesia Ninnanà sov, Mimmo Grasso per i consigli sulla lingua napoletana e Raffaele Di Stasio per i preziosi confronti e le accorte riflessioni lungo tutto il percorso di questo mio lavoro. 13

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7 Pulcinella Il problema meridionale non è dunque puramente e semplicemente una questione economica: è anche una questione morale [ ] Non è più tempo di fare complimenti: l ora di porre mano al ferro e al fuoco è già sonata. Edoardo Scarfoglio Il Mattino,

8 Pulcinella stanco Ma! Song io ca me so stranut e me so assettato? Ma chi è o mbriacone? È Clemente 1, o fotografo e Nitsch 2, chillo cô sango e chi v è muorto ngopp e quatre, o sango d e vvacche, o sang d e ppècure, d o puorco, o sango e chi v è vivo? È o zi Antonio ca vesteva cô cappiello e co e stivale co e tacc d ê cowboy, cu na pippa ncurvata c a pulezzava cu a chiavetta d e scatulette e latta d a carne Simmenthàl, chella ca se girava attuorno attuorno e addiventava na spirale ca primma te tagliava e ddete d e mmane e doppo, comm a na nuvola cinese, cô sango e chi v è vivo e cô sango e chi t è muorto, auniva o cielo e copp cu sta terra e sotto? È o zi Antonio ca sfuttev â mamma e a tuccava e ccosce storte chiene e artrosi dint ê ddenocchie e a chiammava Teré fin fin pum pum, dint ô burdello d a capa soja fin fin bum bum, mmiez o burdello e chesta città bum bum, ngopp ô casino e chesta città bum bum, bum bum, bum bum? O zi Antonio vuleva campà int a nu vagone e treno, int a na casa ca se muveva sempe, pecché nun se vuleva scetà e vuleva sunnà e cammenà p o munn pô capì, pô vedé. Ve site allicurdate e quanno e scugnizze se vuttavano a mare comm e ffoche, a piglià a muneta sott a ll acqua, dint â vocca comm a na fessa e nu carusiello ca s arap e se nchiur e astregn a muneta mmiez e diente e tutta chella ggente ngopp ô vapuretto ca jeva a se fa o bagno a Maruchiaro?.A Maruchiare, facimmo ammore.a Maruchiare ce sta na fenesta, addó l ammore mio ce tuzzulea. E a muneta che care dint a ll acqua e tutta chella gente che rire e pazzeja cu a meraviglia e vedé sti ffoche, sti scugnizz cu e ccape e foche e votteno ati sorde a mare pe cercà a furtuna dint â vocca d a famma, int a stu mare comm a na funtana miez â piazza d o munno, na piazza nchiusa dint â sciorta, cu ll acqua chiena d o broro d a miseria? O bbi scugni, nun e dà retta, ca rieste ca vocca aperta comm a na fessa avviulentata, na fessa scassata, c ha agliuttuto a muneta e ca care sempe storta dint ô cannaruozzo. Cleme! E scatta n ata foto addó o ppane ha perzo o sapore, addó e pasture so zuoppe, so scassate. E vedite, e vedite pure a chill ca se stanno zitte, chill ca s appaurano, chill ca s nzérrano ainto? Hanno azzuppecato a mucca e o ciucciariello. E pure a chill ca pe se fa sempe e cazz lloro se penzano d addiventà Pulecenella? Hanno acciso o Bambeniello, l hanno scazzellato a capa, hanno scassato a Maronna e l Angelo è caruto ncuollo a San Giuseppe. 33

9 O zi, te staje guardann sti ffoche mente te vive ancora o wischy Ballantine? Me piace o presepio? Nz! Nun me piace! E pecché? Pecché e pasture so zuoppe, so scassate e o ppane ha perz o sapore e i me sento stracquo e strùtto e nun me voglio cchiù arravuglià p o ppane, pecché o patrone na vota me vatteva, mo me dà nu càvecio nculo, me jetta dint ô cesso comm a nu piezz e mmerda e me fa sparì dint a ll acqaua. Cleme, o zi nun voglio dicere chiù sì sì e po penzà fra me e me ca nun è overo! Cleme, o zi nun voglio dicere chiù sì sì e po penzà fra me e me ca nun è overo! Clemente Florio, fotografo d arte napoletano. 2 Hermann Nitsch, artista austriaco considerato uno dei massimi esponenti dell'azionismo Viennese e ben rappresentato nel museo Nitsch di Napoli a lui dedicato. Ma! Sono io che mi sono stranito e mi sono seduto? Ma chi è l ubriacone? È Clemente il fotografo di Nitsch, quello col sangue di chi vi è morto sopra i quadri, col sangue delle mucche, col sangue delle pecore, del maiale, col sangue di chi vi è vivo? È zio Antonio che vestiva con il cappello e gli stivali con i tacchi dei cowboy, con una pipa curva che puliva con la chiave delle scatolette di latta della carne Simmenthal, quella che si girava attorno e diventava una spirale che prima tagliava le dita delle mani e dopo, come una nuvola cinese, col sangue di chi ti è vivo e col sangue di chi ti è morto, univa il cielo di sopra con questa terra di sotto? È zio Antonio che prendeva in giro la mamma e le toccava le gambe storte e piene di artrosi nelle ginocchia e la chiamava Tere fin fin bum bum, nel guazzabuglio della sua testa, nella confusione di questa città, bum bum sopra il pandemonio di questa città bum bum, bum bum, bum bum? Zio Antonio voleva vivere in un vagone di treno, in una casa che si muoveva sempre, perché non si voleva svegliare e voleva sognare di camminare per il mondo per capirlo, per vederlo. Vi siete ricordati quando gli scugnizzi si tuffavano a mare come fossero foche a prendere la moneta sott acqua nella bocca come fosse la fessura di un salvadanaio che si apre e si chiude, stringendo la moneta in mezzo ai denti e tutta la gente sopra il vaporetto che andava a farsi il bagno a Marechiaro?.A Marechiare, facimmo ammore. A Marechiare ce sta na fenesta, addó l ammore mio ce tuzzulea.. E la moneta che cade dentro l acqua e tutta quella gente che ride e scherza con la meraviglia di vedere queste foche, questi scugnizzi con le teste di foche e getta altri soldi a mare per cercare la fortuna nella bocca della fame, in questo mare che è come una fontana in mezzo alla piazza del mondo, una piazza chiusa dentro la sorte, con l acqua piena del brodo della miseria? Lo vedi, scugnizzo, non dare retta a questa gente, che resti con la bocca aperta come una vulva violentata, una vulva rotta, che ha inghiottito una moneta e che cade sempre storta nella gola! Clemente! E scatta un altra foto dove il pane ha perso il sapore, dove i pastori sono zoppi, sono rotti. Li vedete, li vedete anche quelli che stanno zitti, quelli che s impauriscono, quelli che si rinchiudono dentro? Hanno azzoppato la mucca e l asinello. Ed anche quelli che per farsi sempre i fatti loro hanno pensato di diventare Pulcinella? Hanno ucciso il Bambino Gesù, gli hanno staccato la testa, hanno rotto la Madonna, e l Angelo è caduto addosso a San Giuseppe. Zio, stai guardando queste foche mentre ti bevi ancora il wischy Ballantine? Mi piace il presepe? No! Non mi piace! E perché? Perché i pastori sono zoppi, sono rotti e il pane ha perso il sapore ed io mi sento stanco morto e non mi voglio più incatenare per il pane, perché il padrone una volta mi picchiava, ora mi da un calcio nel culo e mi getta nella tazza del gabinetto come un pezzo di merda e mi fa sparire dentro l acqua. Clemente, zio, non voglio dire più sì sì e poi pensare fra me e me che non è vero! Clemente, zio, non voglio dire più sì sì e poi pensare fra me e me che non è vero! 34

10 Pulcinella stanco Avite sentuto o requiém dint â Piazza e Sant Arcangelo a Bajano? A statua l hanno fatta e munnezza dint ô centro d a piazza, comme fosse o centro d o munno: nu pallone e munnezza ca gira, fuje, jesce e trase a dint â rezza, dint â gabbia e sti palazze chine d acqua salata senza funno, co e guagliune c alluccano, zompano, fùjeno, s annejano, mente e pate, e mmamme, e ssore e pure e frate nun sanno cchiù si stanno fore o carcere o stanno adinto, si stanno fore o Frullone 1 o stanno dint a sta città che è addiventata tutta nu manicomio ca màcena e diente, e vvocche, l uocchie. E pure e zzoccole e miez â via se guardano attuorno e nun sanno cchiù si so zzoccole o so chiene e pazzaria janca e se uardano attuorno ncantate e ncatenate int a na neglia e farina rossa e sango pittato ncopp a pizza. E pure o furno addó se squagliava o ffierro pe addiventà acciaro s è nchiuso, s è addefreddato e s è schiattato comm a quanno se stuta malamente o furno d e ppizze. Se n è ghiuto chi ha faticato dint a l acciaro, se n è ghiuto chi teneva a cultura d o lavoro dint ô sango, se so spaisate, se so sparute, comm e spìrite d e suonne e c è rimmasta sulamente a scigna, cu ll uosso mmano comm a nu bastone ca vatte e accìde pe se fottere tutta ll acqua ca è fernuta. E hanno sunato o triccabballàcco, o scetavajàsse, o putipù, o putipù, o scetavajàsse, o triccabballàcco e l hanno sunato n ata vota o sango e San Gennaro e nun è succieso niente, o ffuoco d o Vesuvio sta llà e nun dice maje niente, aspetta a sotto e vummecà l infern. O bbi, faccia ngiallu 2! Pecché nun l accire a tutte quant sti fetiente? Appiccial, eh, ca se so scurdate o sciummo, ca se so scurdate o mare, ca nun se ne fòtteno niente e tené aunit o cielo e a terra! Jèttele dint ô Vesuvio, jettele sott ô turreno d a sulfatara 3, cô zzolfo ca le volle nculo e che l adda ascì pe dinto e rrecchie, vottele dint all infern, ma chill overo però, chill cu e diavule ca te pogneno c o furchetton dinto o mazzo e chi v è muorto! Antico e storico Ospedale Psichiatrico della città di Napoli. 2 Si fa riferimento alla statua di San Gennaro con la faccia di colore giallo. 3 Zona vulcanica dei campi Flegrei a Pozzuoli vicino Napoli. 47

11 48 Avete ascoltato il requiem nella Piazza Sant Arcangelo a Baiano di Forcella? La statua l hanno fatta d immondizia nel centro della piazza, come fosse il centro del mondo: un pallone d immondizia che gira, fugge, esce ed entra dalla rete, nella gabbia di questi palazzi pieni d acqua salata senza fondo, con i ragazzi che gridano, saltano, fuggono, si annegano, mentre i padri, le madri, le sorelle ed anche i fratelli non sanno più se stanno fuori il carcere o stanno dentro, se stanno fuori dal Frullone o stanno dentro a questa città che è diventata tutta un manicomio che macina i denti, le bocche, gli occhi. Ed anche le prostitute della strada si guardano intorno e non sanno più se sono prostitute o sono piene di follia bianca e si guardano attorno incantate e incatenate in una nebbia di farina rossa di sangue dipinto sopra la pizza. Ed anche il forno dove si fondeva il ferro per diventare d acciaio si è chiuso, si è raffreddato e si è spaccato come quando si spegne in malo modo il forno delle pizze. Se n é andato via chi ha lavorato nell acciaio, se n é andato via chi possedeva la cultura del lavoro nel sangue, si sono spaesati, sono spariti, come i fantasmi dei sonni e c è rimasta solo la scimmia, con l osso in mano che è diventato come un bastone che batte e uccide per rubare tutta l acqua che è finita. E hanno suonato il triccabballàcco, lo scetavajàsse, il putipù, il putipù, lo scetavajàsse, il triccabballàcco e l hanno suonato un altra volta il sangue di San Gennaro e non è successo niente, il fuoco del Vesuvio sta là e non dice mai niente, aspetta da sotto di vomitare l inferno. Lo vedi, faccia ingiallita! Perché non uccidi tutti quanti questi fetenti? Incendiali, si, che hanno dimenticato il fiume, che hanno dimenticato il mare, che non se ne importano niente di tenere unito il cielo con la terra! Buttali dentro il Vesuvio, buttali sotto il terreno della solfatara, con lo zolfo che gli bolle nel culo e che gli deve uscire da dentro le orecchie, buttali all inferno, ma quello vero, quello con i diavoli che ti pungono con il forchettone nel culo di chi vi è morto!

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13 San Gennaro La nostra democrazia è minata. E i nostri rappresentanti mi fanno l effetto di minatori incoscienti che si mettono a fumare in una miniera di grisou. Norberto Bobbio Lettera a Tamburrano, 1964

14 sono Rom mi chiamo Petru canzone A Petru Birlandeanu rumeno suonatore di fisarmonica ucciso per caso tra la gente che fugge e scappa via. sono Rom mi chiamo Petru sono io Birlandeanu sono Petru e sto morendo e mi cerco tra i ricordi sono a terra tra le pietre e mi canto ninna nanne per dormire e non morire non morire per sognare ho paura di sparire io suonavo a Montesanto non li ho visti sotto i caschi non li ho visti tra la folla impazzita di paura sono io Birlandeanu sto morendo e guardo cose per capire cosa ho fatto per capire cosa ho detto non li ho visti sulle moto non ho visto le pistole mitragliette tra la gente C È CHI VIVE LE ORE QUA GIÙ CHI LE GUARDA NEL SOGNO CHI SA C È CHI PARLA AL SILENZIO LÀ SU CHI RESPIRA LA SORTE E SARÀ stanno accerenno pâ via stanno sparanno pe miez â via chi mi scansa per paura sono Rom mi chiamo Petru e suonavo a Montesanto per viaggiare nelle strade per sognare e per mangiare con la bocca e con la voce il proiettile per caso stanno accerenno pâ via 50

15 che bucava tutta l aria ha brucià-bruciato i miei pensieri ed ha spento le mie note ho paura del silenzio scendo giù come nell acqua e non so se sento voci più vicine o più lontane i capelli di mia moglie tra le mani e la mia vita il suo grido vedo il suono dalla bocca spalancata e confondo tra i rumori le mie note e le canzoni le mie scarpe e le mie dita l elemosina e i tamburi le mie gambe il mio cammino i bambini a piedi scalzi le collane e gli orecchini ed i balli tra i colori dei miei figli di mia nonna di mia nonna mullechella che cantava ninna nanne che cantava e che suonava coi violini e le chitarre mentre io guardavo i tasti neri e bianchi dei respiri sono Rom mi chiamo Petru sono io Birlandeanu sono Petru e sto morendo e mi cerco tra i ricordi sono a terra tra le pietre e mi canto ninna nanne per dormire e non morire non morire per sognare ho paura di sparire stanno sparanno stanno sparanno stanno accerenno pe miez â via stanno accerenno pâ via stanno sparanno bum bum dint ô burdello d a capa toja bum bum mmiez ô burdello e chesta città bum bum ngopp ô casino e chesta città bum bum pe mmiez â via bum bum dint ô cielo d o munno bum bum bum bum bum bum

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