PER UN RADICALE RINNOVAMENTO DEGLI ORDINI (DEGLI ARCHITETTI)

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1 PER UN RADICALE RINNOVAMENTO DEGLI ORDINI (DEGLI ARCHITETTI) Un esigenza indilazionabile L esigenza di dar corso ad un profondo sistema di riforme di carattere strutturale per il nostro Paese è parte del dibattito che investe le nostre istituzioni, i nostri enti di governo e le nostre forme organizzative: riforme che ne riguardano gli aspetti economici, culturali ed anche sociali. Lo chiede l Europa, lo richiede il sistema Italia, lo avverte l impegno quotidiano di chi è chiamato a confrontarsi con i mercati, lo segnala l affanno che manifesta l intero spazio della moneta unica all interno del quale la nostra economia sembra in grande difficoltà e, non ultimo, lo impongono i recenti provvedimento governativi. Un processo di ammodernamento e di riforme al quale il mondo delle professioni intellettuali deve partecipare con proposte e contributi in grado di aiutare il rinnovamento dell intero sistema, senza nostalgie conservatrici. Questo proponimento suggerisce di superare quelle posizioni che ritengono possibile procedere con aggiustamenti e correzioni: l impianto normativo attuale del sistema degli Ordini professionali è datato, non rappresenta la loro evoluzione, volontaristicamente anticipata, nei fatti, da alcuni di essi negli ultimi anni. Occorre una trasformazione profonda che lo renda anche normativamente rispondente alle esigenze di una economia dinamica e a quell insieme di profonde trasformazioni culturali e di innovazioni che stanno investendo il mondo della produzione. E in particolare gli architetti devono essere tra coloro che richiedono consapevolmente una radicale riforma dell intero impianto normativo che oggi regola il mondo delle professioni: nessuna inutile difesa dello status quo e nessun tentativo di restare ancorati alla tutela di presunti privilegi. Perché essi non si sentono intoccabili : vogliono, al contrario, cambiare profondamente le cose, restando però nei limiti di un processo di riforme profonde, senza entrare nel campo della deregulation. Guardiamoci attorno L Unione Europea nel riconoscere che l attività dei professionisti è assimilabile al ruolo dell impresa, ha sollecitato più volte l Italia ed in ultimo con la raccomandazione del 7 giugno 2011 ad assumere provvedimenti per: accrescere il ruolo e la funzione della concorrenza, liberandola sia dai vincoli derivanti dai comportamenti intrinseci (ruolo dei professionisti e dei rispettivi Ordini) che da norme e regolamenti generali; promuovere il ruolo dei servizi professionali. L assunzione di tali indirizzi da parte del Governo è avvenuta con i recenti provvedimenti per il rilancio del sistema economico che disegnano un quadro, non ancora completo, ma fortemente integrato con il sistema regolamentare europeo. Giova ricordare che proprio l attuale Presidente del Consiglio sosteneva, pochi mesi or sono, l esigenza di affrontare il tema complesso delle riforme di struttura come uno degli fattori fondamentali per uscire dalla crisi profonda in cui versa oggi il nostro Paese, citando come esempio a tal riguardo l insieme dei provvedimenti assunti, all inizio dell anno, dal governo greco. Ente di Diritto Pubblico istituito con Regio Decreto N 2537/1925 Via Giolitti Torino Tel r.a. Fax architettitorino@awn.it C.F

2 Un impegno a tutto campo cui le professioni intellettuali sono chiamate a partecipare, per delineare un ruolo nuovo e diverso del sistema delle loro rappresentanze, che parta dalla constatazione della debolezza funzionale ed organizzativa che attualmente lo contrassegna rispetto ad altri della zona europea. L organizzazione delle professioni libere si presenta oggi in forme tanto articolate da far ritenere opportuno, a questi fini, di ricondurre i ragionamenti alle singole professioni: nel caso degli architetti, quindi, alle professioni tecniche, ignorando le pur legittime esigenze di altre professioni che però hanno, in realtà, profili ed esigenze diversi. I primi passi della riforma hanno espunto dalle competenze ordinistiche la deontologia e hanno introdotto la formazione continua permanente (obbligo sanzionato disciplinarmente), stabilito il libero accesso (fatto salvo l Esame di Stato), indicato il tirocinio come strumento preparatorio di ingresso nella professione, annullato le tariffe minime (per adottare nuovi prezziari che dovranno essere utilizzati come semplice riferimento), introdotto l obbligo della assicurazione a tutela del cliente e liberalizzata la pubblicità informativa; sono inoltre previste le società anche di capitale (e non di soli professionisti). È un disegno non ancora concluso, che tuttavia delinea un quadro di totale superamento dell attuale sistema ordinistico: delle competenze originarie rimane la sola tenuta dell Albo. Non ha alcun valore la riaffermazione, sostenuta da chi ripropone un sistema analogo all attuale, di una maggiore garanzia che la loro presenza offrirebbe all utenza (cioè alla collettività) in un rapporto caratterizzato dalla cosiddetta asimmetria informativa : non è infatti sostenibile che l attività di controllo e di vigilanza dell Ordine stesso sarebbe possa essere elemento di garanzia nei confronti del cliente, che in tal modo sarebbe oggetto di una tutela. In realtà qualunque acquisto di servizi o di prestazioni spesso tanto delicate quanto quelle svolte dall attuale sistema delle professioni protette avviene in un quadro di asimmetria informativa, senza che per questo venga postulata l esistenza di Ordini, che altrimenti dovrebbero crescere indefinitamente. Alla ricerca di un nuovo ruolo Due le strade che si possono percorrere: perseguire una soluzione di tipo anglosassone, con iscrizione obbligatoria (per alcune categorie) ad una delle tante associazioni professionali certificate, in concorrenza tra di loro, da cui deriva allo stesso professionista una patente sulla qualità del proprio operato in relazione alle politiche attuate sull ammissione dei nuovi iscritti, sulle tariffe e sulla applicazione di norme deontologiche. Si tratta di una strada difficilmente perseguibile in Italia, per differenze di impianto giuridico e di cultura, una strada non auspicata da chi scrive intanto per una ragionevole necessità di gradualità della transizione; concepire una soluzione più strutturata, costruita attorno ad un organismo deputato alla conservazione ed all aggiornamento del registro degli iscritti (compito in qualche misura di routine ) e con competenze più marcate e definite. Queste ultime dovrebbero essere volte a: valorizzare la professione, l attività ed il ruolo dei professionisti; sostenere e potenziare le forme di organizzazione delle imprese della professione (le cui dimensioni medie sono oggi incredibilmente basse) e quindi rafforzarle in rapporto al mercato europeo; 2

3 aiutare a costruire ed alimentare reti di collaborazione con altri studi e con altre attività economiche di settori produttivi diversi; promuovere iniziative di apertura verso l estero e la necessaria internazionalizzazione delle imprese della professione locali; favorire il ricorso a incentivi di sostegno economico; stabilire percorsi effettivi di collaborazione con il mondo dell università. La formazione professionale continua assume non soltanto il ruolo strategico di certificazione e valorizzazione della qualità della prestazione professionale, ma diventa altresì il percorso ordinario per l aggiornamento operativo, ai fini del loro posizionamento sul mercato nazionale ed internazionale, delle imprese professionali. Alcune esperienze interessanti sono state maturate anche da lungo tempo soprattutto dagli Ordini maggiori, autonomamente o attraverso istituti o Fondazioni direttamente costituite: si tratta di un patrimonio straordinario di esperimenti e di conoscenze che va valorizzato, divulgato ed esteso. I percorsi di aggiornamento professionale vanno di conseguenza elaborati su base locale, con un opportuno coordinamento nazionale, in un regime di forte cooperazione con il sistema universitario e con gli organismi preposti alla promozione delle altre attività economiche (le Camere di Commercio in primo luogo). È probabile tuttavia che tale novità comporti una inversione di tendenza nella impressionante corsa alle iscrizioni all Albo: gli impegni che ne derivano possono avere un effetto scoraggiante nei confronti delle iscrizioni routinarie. Proprio per questo l Albo professionale non può che diventare un registro che raccoglie i profili e le specializzazioni di ciascun inscritto, ne testimonia il livello professionale e garantisce (annotando le sanzioni eventuali in cui il singolo sia incorso) il profilo deontologico individuale: un elenco aperto, consultabile da chiunque. Si viene così delineando un ruolo dei nuovi organismi più caratterizzato da forme attive di protezione e valorizzazione della professione e delle sue forme societarie, chiamate a cooperare con altri soggetti di natura economica a matrice pubblica (le Camere di Commercio, appunto, le articolazioni dell ICE, ecc.), tanto da far ritenere indispensabile una loro collocazione nell area di competenza del Ministero dello Sviluppo, abbandonando, almeno per gli architetti, la dipendenza dal Ministero della Giustizia. Naturalmente in un quadro così innovativo, il tema della equipotenzialità dei nuovi organismi si pone con tutta evidenza: occorre superare la frammentazione e la disomogeneità che oggi caratterizza gli Ordini degli architetti. Diventando essi strumenti di organizzazione ed offerta di servizi ai propri aderenti, è necessario che essi dispongano di quegli strumenti di natura economica, scientifica e strumentale, che solo ad un sufficiente livello di scala sono disponibili. Diventa quindi obbligatorio strutturarli a livello regionale, affinché possano raggiungere dimensioni sufficienti ed idonee ai nuovi compiti, definendo delle strutture che garantiscano le espressioni delle singole aree provinciali. Il problema nasce dalla estremamente variabile dimensione degli attuali Ordini, rispetto ai compiti dei futuri organismi rappresentativi: sono accettabili quelli che fanno riferimento alle città metropolitane mentre gli altri non raggiungono dimensioni di massa tale da renderli operativi ed efficienti. Una tal soluzione, oltre ad essere coerente con il disegno del Governo teso a ridurre la portata ed i compiti delle attuali Province, costituisce uno snellimento del sistema delle rappresentanze, assicura un maggiore equilibrio nella qualità delle prestazioni offerte e semplifica il rapporto con gli iscritti. Consente inoltre di individuare con 3

4 grande facilità un equilibrato rapporto con i nuovi Istituti deputati a vigilare sul rispetto della deontologia. Per questi il livello regionale sembra quello più opportuno: la tutela del rispetto del codice deontologico potrebbe essere compito che tali organismi svolgono per ambiti di professioni analoghe (ad esempio le professioni tecniche) a garantire interpretazioni e trattamenti omogenei. In ultimo si pone il problema del ruolo del Consiglio Nazionale, cui vanno affidate solo più funzioni di coordinamento, indirizzo e, laddove necessario, di sussidiarietà, ma non più di rappresentanza (posto che mai le abbia avute): perciò anche per il CNA si pone il problema di un radicale alleggerimento dei compiti, delle dimensioni e dei costi gravanti sugli iscritti. Torino, 13 dicembre 2011 Il Consiglio dell Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino 4

5 Ordini, buone pratiche e proposte operative per una riforma: l esempio dell Ordine Architetti di Torino. E giunto il momento di ragionare anche su alcuni aspetti che, oltre ad essere di merito, esprimono in modo significativo: - l innovazione introdotta di fatto dagli Ordini - la capacità degli Ordini di essere luoghi attivi, capaci di trasformare le quote che gli iscritti pagano annualmente in servizi professionali e progetti culturali. Se si potesse misurare un coefficiente di efficacia/efficienza della qualità e quantità dei servizi che gli iscritti ricevono a fronte della quota di iscrizione nel caso degli architetti mediamente di 200 euro l anno e confrontarlo fra le diverse realtà territoriali degli Ordini, emergerebbero differenze sensibili fra le varie esperienze. Il confronto potrebbe evidenziare se l organismo in questione sia una struttura utile od una sovrastruttura fine a se stessa; il confronto porterebbe anche alla luce esempi di buone pratiche che possono essere linee guida per una riforma. Ma quali sono quelle che noi consideriamo buone pratiche e servizi innovativi per il sistema ordinistico? Per fare questo non si può far altro che parlare di ciò che si conosce direttamente e quindi dell esperienza condotta in anni di lavoro per tradurre una struttura che per la norma deve semplicemente eseguire operazioni che definiremmo statiche (tenuta dell albo, deontologia professionale), con politiche attive fatte di azioni per erogare servizi e promuovere in senso generale la cultura ed il ruolo del professionista architetto. Come è organizzato e cosa fa l Ordine Architetti di Torino. Sono iscritti all OAT oggi architetti, che eleggono in modo diretto un consiglio di 15 componenti, i quali rimangono in carica per 4 anni: nessun consigliere, neppure il presidente, ha diritto a compensi od emolumenti o gettoni di alcun genere, sono rimborsate esclusivamente le spese di trasferta sostenute nello svolgimento del mandato, che nell anno assommano a poche migliaia di euro per tutto il consiglio. Nell arco degli ultimi 10 anni si è accelerata e completata una trasformazione profonda dell Ordine che, investendo le risorse disponibili, ha incrementato e qualificato la struttura operativa interna e definito un organigramma chiaro. Oggi la struttura consta di 9 dipendenti (un direttore, 4 funzionari, 4 impiegati amministrativi). Per la gestione delle attività di servizio, che sono nel tempo notevolmente cresciute, è stata istituita nel 2002 una Fondazione, anch essa dotata di struttura operativa qualificata in parte derivante dalla struttura di OAT ed in parte autonoma. La Fondazione OAT ha oggi una struttura operativa che si compone di 6 addetti (3 dei quali distaccati da OAT). Alle attività di servizio si sono progressivamente aggiunti progetti culturali, anche con il coinvolgimento di enti terzi: la Fondazione OAT gestisce ora attività che ne consentono un quasi completo autosostentamento. 5

6 Il bilancio di OAT (nel 2010 pari a euro interamente sostenuto dagli iscritti) e quello della Fondazione OAT (nel 2010 pari a Euro, di cui solo una minima parte finanziata da OAT e per il resto sostenuto attraverso le attività a pagamento e le iniziative realizzate anche con sponsorizzazioni esterne) sono perciò investiti in lavoro qualificato per produrre attività e servizi dedicati agli iscritti ed alla professione. Quali sono dunque le attività che OAT e Fondazione OAT conducono a servizio ed a sostegno dei propri iscritti, per diffondere pubblicamente la cultura dell architettura e della città, per rafforzare il ruolo sociale dell'architetto e diffondere la cultura dell'architettura? Attività istituzionale: tenuta dell albo (attraverso un data base on line) tenuta degli elenchi speciali svolgimento dei compiti deontologici rilascio pareri di congruità sulle parcelle professionali rilascio pareri sullo svolgimento della professione Sostegno alla professione - Servizio di consulenze: legali, fiscali, previdenziali, sicurezza (rese sia in forma individuale che attraverso la pubblicazione di faq sul sito internet); - Attività di studio e approfondimento tematico attraverso focus group e gruppi di lavoro per l interpretazione normativa, sviluppo di collaborazione con gli enti per migliorare la pratica professionale, partecipare a consultazioni e proporre emendamenti normativi locali e nazionali; - Attività di conoscenza e sostegno per l individuazione di nuovi scenari per la professione. Servizi - Servizio gratuito di informazione su concorsi di architettura, bandi di gara e concorsi a posti (Europaconcorsi); - Servizio di informazione su ricerca/offerta di collaboratori; - PEC gratuita; - Convenzioni con aziende (riviste e editoria, assicurazioni, abbonamenti a banche dati e servizi telematici, firma digitale, voli aerei, attività sportive, spettacoli, ecc.) Formazione Percorsi formativi di specializzazione e aggiornamento (circa 60 corsi/anno) Servizi informativi Newsletter settimanale Sito internet Rivista trimestrale di approfondimento monografico (TAO magazine) Servizi e progetti culturali (aggiornamento 2011) Qualità dell architettura Festival annuale Architettura in Città 6

7 Premio Architetture Rivelate Premio Architetti & Architetture Viaggi di studio Eventi, incontri, dibattiti Sostenibilità dell ambiente costruito Progetto Smart Building in Torino Smart City (con la Città di Torino) Biennale sul paesaggio Creare Paesaggi (con la Regione Piemonte) Progetto Trasmettere la città sostenibile (con le p.a. dell area metropolitana) Biennale Democrazia (con la Città di Torino) Concorsi Programmazione di concorsi di architettura e assistenza agli enti banditori Tutte queste azioni, immaginate dal Consiglio dell Ordine e da quello della Fondazione OAT con il contributo della struttura interna, dei suoi collaboratori e dei molti colleghi che prestano servizio volontario, nulla hanno a che vedere con l immagine sedentaria, difensiva ed immutabile che è nella mente di coloro che, senza minimamente conoscerlo, immaginano l Ordine così come poteva effettivamente presentarsi all utente non molti anni or sono o come lo disegna tuttora l ordinamento vigente. Quello di Torino invece assomiglia molto di più ad altre più ricche ed efficienti strutture di supporto alle attività economiche esistenti nello scenario ordinamentale italiano. Organismi rappresentativi di interessi generali per i quali anche se la legge impone a determinate categorie una iscrizione obbligatoria, non sono ritenute inutili se erogatrici di servizi efficienti ed apprezzati dai soggetti cui fanno riferimento. L esempio che si può considerare più vicino al modello sviluppato da OAT e verosimilmente dagli Ordini degli architetti italiani di dimensione più grande può essere quello delle Camere di Commercio. Per offrire modelli di gestione adatti a supportare adeguatamente le attività economiche che rappresenta, OAT ha anche adottato sistemi di verifica divenuti di fatto necessari per la buona conduzione di una attività terziaria che voglia essere al passo con i tempi Primo fra gli Ordini Italiani, OAT ha ottenuto sin dal 2004 la certificazione di qualità UNI E ISO 9001 e la mantiene tuttora: il Sistema Qualità riguarda tutte le strutture dell'ordine (uffici, commissioni, Consiglio, consulenti e fornitori) e governa processi organizzativi interni e i servizi agli iscritti: in questo modo l'ordine qualifica la propria organizzazione di ente capace di gestire processi conformi, autocontrollati e realizzati in tempi certi. OAT ha definito e si è dotato di una carta dei servizi che descrive le modalità di erogazione dei servizi OAT ha dal 2010 un Programma triennale per la trasparenza, intesa come accessibilità totale delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione. Sono infatti pubblici ed accessibili: dati informativi sull'organizzazione e sui procedimenti (organigramma e articolazione degli uffici, elenco dipendenti con indirizzi e mal e pec, regolamento per l'accesso agli atti OAT, regolamento per le forniture 7

8 e l'amministrazione, regolamento per la concessione del patrocinio, ecc.), dati informativi relativi al personale OAT (curricula dirigenti e titolari di posizioni organizzative, tassi di presenza/assenza del personale, premi collegati alla performance ), incarichi, retribuiti e non retribuiti, conferiti ai dipendenti pubblici e a soggetti privati, bilanci amministrativi dell OAT e della Fondazione OAT. il sistema decisionale del consiglio segue anch esso procedure prestabilite per la discussione e la deliberazione; le deliberazioni consiliari avvengono solo previa istruttoria e predisposizione di delibere chiaramente definite nell oggetto, nel contenuto, nelle responsabilità, nella verifica di assegnazione e capienza del capitolo di spesa cui afferiscono. Ciò detto, siamo consapevoli che questo modello operativo non è diffuso a tutte le realtà ordinistiche italiane nel loro complesso o riferite solamente agli Ordini degli architetti. Le ragioni sono molteplici ma senza entrare nel merito delle capacità di iniziativa dei singoli consigli che non sarebbe né dimostrabile né corretto affrontare in questa sede, ci si può limitare ad osservare che, pur con differenze, possono riconoscersi analoghi modelli fra quelli adottati dagli Ordini di più grande dimensione per numero di iscritti. Ciò significa che, la capacità di innovare è almeno proporzionale al maggior bacino di idee sia nelle fasi elettorali sia durante nell espletamento del mandato ed alla conseguente maggiore capienza di bilancio derivante da un elevato numero di iscritti. Questi due fattori coincidenti, necessari ma non sufficienti, pongono le basi per sostenere la formazione di strutture operative capaci ed efficienti che possono erogare servizi all altezza dei tempi e delle richieste degli iscritti. Le conseguenze di queste brevi riflessioni in merito a ciò che noi consideriamo buone pratiche di gestione, determinano alcuni punti del profilo che la proposta di riforma vorremmo ce contenesse ed in particolare: 1. gli Ordini la cui denominazione se necessario potrebbe anche cambiare, benchè siano così definiti in tutto il mondo ed appartengano nella loro conformazione in particolare alla cultura europea devono poter assumere istituzionalmente e sulla base di nuovi regolamenti che ne consentano l estensione, maggiori funzioni almeno pari a quelle di servizio che già assolvono con esperienze condotte autonomamente e potendo così proseguire sulla strada intrapresa; 2. gli Ordini dovranno quindi garantire un livello minimo di prestazioni stabilito dall ordinamento e per farlo, se non dispongono delle risorse umane e materiali necessarie, dovranno avviare un processo di accorpamento tra Ordini viciniori perdendo così la territorialità provinciale per garantire ai propri iscritti un livello soddisfacente di prestazioni e muovendosi progressivamente verso una trasformazione in senso regionale della struttura istituzionale (eventualmente con desk di servizio locali); 3. per favorire tale processo, gli iscritti, senza il vincolo di domicilio oggi ancora imposto dall ordinamento, dovranno poter scegliere l iscrizione presso l Ordine che ritengano più consono alle loro attese, predilezioni, esigenze, previa accettazione dell Ordine ricevente nel rispetto dei soli requisiti minimi di iscrizione; 4. gli ordini favoriti da il processo di accorpamento in un numero sensibilmente inferiore di Ordini Provinciali (modalità punto 1) la possibile libertà di luogo iscrizione per gli architetti (modalità del punto 8

9 3) il sistema elettivo diretto e proporzionale potranno accentuare la loro rappresentatività diretta degli interessi generali della categoria senza tuttavia, mantenendo l iscrizione obbligatoria, poter assumere il carattere sindacale di interessi particolari (per tipo architetti, pianificatori, paesaggisti, conservatori; o per status dipendenti pubblici, privati, liberi professionisti; ); 5. il Consiglio Nazionale privo già oggi di alcun grado di rappresentatività diretta, essendo ente di secondo livello, si dovrà conseguentemente configurare come organismo tecnico al servizio degli ordini locali per il coordinamento e le funzioni armonizzazione delle procedure sul territorio nazionale; 6. da ciò consegue che il ruolo di rappresentanza in sede nazionale assunto oggi inopinatamente dai consigli nazionali, dovrà essere assunto invece da una diverso organismo rappresentato, ad evitare la proliferazione di livelli istituzionali, dall assemblea dei Presidenti degli Ordini locali riunita presso la sede nazionale il cui peso potrà essere proporzionale al numero di iscritti rappresentati. Le buone pratiche sperimentate non solo dall Ordine di Torino possono essere una base seria di discussione che bene si inserisce nei temi all ordine del giorno del periodo storico che viviamo: semplificazione e diminuzione dei centri decisionali; maggiore efficacia della spesa; trasparenza e facilità d accesso; erogazione di servizi all altezza delle mutate esigenze professionali del tempo. Torino, 13 dicembre 2011 Il Consiglio dell Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino 9

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