Architettura e Città, Storia e Progetto nel pensiero dei Maestri delle Scuole di architettura italiane

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1 Architettura e Città, Storia e Progetto nel pensiero dei Maestri delle Scuole di architettura italiane Federica Visconti Il testo indaga la questione del rapporto tra Storia e Progetto nel pensiero di Ernesto Nathan Rogers, Giuseppe Samonà e Ludovico Quaroni proponendo la teoria della Architettura della Città aldorossiano come momento di sintesi di quanto elaborato dalle Scuole di Milano, Venezia e Roma. La tesi finale è che quella Teoria possa/debba ancora oggi dare importanti indicazioni per guidare i progettisti nella costruzione della città contemporanea nel rispetto della tradizione. La lettura per coppie specchiate - Architettura e Città, Storia e Progetto - proposta nel titolo parte dalla convinzione che esista un punto di contatto significativo tra storia e porgetto nella definizione di Progetto Urbano inteso come quella declinazione del progetto di architettura in grado di intessere legami tra città, storia e modernità. Si tratta di una definizione che affonda le sue radici nella elaborazione teorica aldorossiana e, in più, in quanto tale costituisce una singolare specificità del patrimonio culturale italiano. Nel saggio Tendenza: neorazionalismo e figurazione, Ignasi de Solà-Morales individua in Rossi e nella XV Triennale di Milano del 1973 il momento di sintesi nel quale la elaborazione teorica dei cosiddetti neorazionalisti arriva ad un significativo punto di stabilità e definizione. Solà-Morales parla di un convergere, nella impostazione rossiana, di quanto si era elaborato, nei decenni precedenti, in tre luoghi - Milano, Venezia e Roma - intorno alle figure di Ernesto Nathan Rogers ed alla sua Casabella-Continuità, Giuseppe Samonà e il gruppo docente dello IUAV e, nel più complesso panorama culturale romano, intorno alla figura di Ludovico Quaroni. Tra i punti della teoria : un processo di rifondazione disciplinare che pone grande attenzione alla storia dell architettura e della città e l analisi strutturalista della architettura a partire dalle caratteristiche fisiche e materiali della città. Da cui le coppie specchiate Storia e Progetto_Architettura e Città. 1 Si proverà quindi a dipanare quei fili intrecciati che tengono insieme il pensiero di Rossi con quello dei tre Maestri ma, oltre ciò, l intento è anche quello di riannodare i medesimi fili fino alla attualità per ribadire come quella teoria della architettura e della città sia oggi ancora viva ed operante e, soprattutto, utile rispetto a quanto ci è dato di osservare nei confronti dello stato presente della architettura.

2 Oltre al ricordato saggio di Solà-Morales, un altro testo di riferimento estremamente importante è il saggio Avanguardia e Nuova Architettura che Massimo Scolari firma nel Libro Architettura Razionale, sostanzialmente il catalogo della XV Triennale di Milano- Sezione Internazionale di Architettura (quella per intenderci curata da Aldo Rossi). Il saggio esordisce con questa proposizione Per definire l architettura italiana contemporanea, nessun giudizio potrebbe essere più preciso di quello espresso da Camillo Boito di fronte alla bizzarria e allo smarrimento dell architettura alla fine dell 800. Ora diceva Boito ci sono edifici ed architetti, non architettura. Ora l architettura è salvo rari casi, un trastullo della fantasia, una ingegnosetta combinazione di forme, uno sbizzarimento di matite, di compassi, di righe, di squadre. Scolari continua ancora affermando che nel 1973, a quasi un secolo di distanza, le considerazioni che si possono fare sulla miseria dell architettura recente, disegnata e realizzata, sono, salvo rari casi, le medesime. E, a distanza di ulteriori trentacinque anni, oggi, voci autorevoli - penso a Vittorio Gregotti e Paolo Portoghesi le cui espressioni architettoniche sono distanti in termini di linguaggio e di riferimenti ma ugualmente fondate - ci ripetono lo stesso monito e ci convincono che le parole di Boito - ora ci sono edifici ed architetti, non architettura - sono purtroppo adatte a descrivere molto di quanto si viene realizzando nelle nostre città. Esiste Architettura quando c è capacità di individuare dei valori civili (collettivi e condivisi) e di rappresentarli attraverso l architettura altrimenti ci sono certo tanti architetti, forse qualche buon edificio ma non Architettura. E in questo distinguo il tema del rapporto con la storia diventa una delle questioni centrali. Perché esistono due atteggiamenti: quello dell avanguardia che esclude la storia e intende il progresso come diversità/rifiuto, da un lato, e, dall altro, quello del fondamento disciplinare che include la storia e intende il progresso come chiarificazione. Questa seconda è l opzione razionale della architettura per la quale la forma architettonica è razionale non nel senso che predilige l angolo retto ma nel senso che è intelligibile, spiega se stessa e, in quanto tale, può essere condivisa secondo il concetto di architettura come arte civile di lukacsciana memoria. 2 Ma torniamo alla ipotizzata genesi di questa Teoria nel pensiero dei Maestri. Centrale nel pensiero di Rogers è la questione della esperienza, il legame tra le forme e la vita che gli deriva dallo studio e dalla condivisione del pensiero di Kubler, Focillon, Husserl. Ancora: la questione del metodo, nel legame elettivo di Rogers, tra i Maestri del Movimento Moderno, in particolare con Walter Gropius, e, naturalmente, il concetto di continuità e tradizione. È in quest ultimo che si materializza la questione di un rapporto con la storia essenziale per il progettista: Rogers insegnava Caratteri Stilistici e Costruttivi dei Monumenti e lo faceva chiedendo ai suoi studenti il ridisegno dei monumenti (di tutte le epoche) non come riporto meccanico ma come comprensione analitica e cosciente. Penetrare le strutture, possedere è già fare, conduce chi comprende alle soglie della creazione compositiva. E ancora Un epoca senza memoria è effimera in sé e condannata a produrre oggetti effimeri. Emerge da queste parole di Rogers il valore dinamico ed evolutivo della Tradizione e che questa possa e debba essere materiale per il progetto Rogers lo dimostra, dalla teoria alla pratica, nel progetto per la Torre Velasca.

3 BBPR_la Torre Velasca 3 Continuità nel tempo della tradizione per Rogers, continuità nello spazio fisico della città per Samonà: e non si tratta poi di cose tanto diverse se si definisce e si guarda alla città come il luogo fisico nel quale la storia conosce il suo punto di accumulazione. Un unica architettura fatta di più case diceva Samonà essere la città (la rossiana città come opera d arte collettiva in buona sostanza) e parlava ancora di un rapporto con la storia per il progettista da costruire attraverso l appropriazione delle opere del passato, in vista di un progresso, di un superamento ma anche, nel caso di Samonà, di una verifica e di un avanzamento della teoria da realizzarsi appunto attraverso le opere. Nel caso di Samonà certo il noto progetto della Banca d Italia di Padova (con le due facciate verso la città storica e verso la città nuova che assumono caratteri architettonici differenti) potrebbe essere un esempio emblematico di come il progettista abbia inteso dare peso al rapporto con la storia. Tuttavia, in relazione al tentativo di individuazione di quanto, del pensiero e delle sperimentazioni di Samonà, diventerà patrimonio per la elaborazione della Architettura della Città è forse più utile ricordare una esperienza meno nota: quella del progetto per il quartiere San Marco, nel quale si provò a riprodurre, sebbene in una ipotesi di città aperta, il tipo urbano del campiello veneziano con alcune prime realizzazioni che, dal punto di vista dei caratteri architettonici, appaiono come una trasposizione abbastanza meccanicistica degli studi di analisi urbana tipo-morfologica, mentre le ultime si affrancarono decisamente da questa modalità e, intendendo piuttosto, in maniera più matura, il progetto come conoscenza, reinterpretano i caratteri dell edificio allineandosi alle coeve esperienze di Albini e di Gardella.

4 Giuseppe Samonà_quartiere di viale S.Marco Infine Ludovico Quaroni. Nel secondo capitolo de La Torre di Babele, Quaroni legge la città antica e nell introdurre la coppia focus/tessuto - anche qui il collegamento agli elementi primari/aree residenza di Rossi è quantomeno legittimo - parla della bellezza della città antica in contrapposizione alla brutta città contemporanea. La città della storia è così, anche per Quaroni, ancora una lezione (come lo è la sua città natale di Immagine di Roma appunto) che ci insegna che La progettazione di un edificio come di una città non soltanto teneva conto degli aspetti funzionali, tecnologici ed estetici delle singole parti e dell insieme, ma componeva tali aspetti in modo da realizzare un immediato, diretto, pregnante rapporto fra loro, sì che uno aiutasse l altro, derivasse dall altro, e comunque non fosse possibile separarlo dall altro se non attraverso la forzatura d una artificiosa analisi a posteriori. Di questa lezione Quaroni si fa interprete e, senza indugi, utilizza la storia dell architettura, nel progetto dell edificio servizi dell Opera di Roma, disegnando una pianta basilicale e conducendo, anche attraverso le varie versioni del progetto, un colto lavoro di rielaborazione sugli ordini architettonici. 4 Ludovico Quaroni_il complesso dell Opera di Roma

5 La sintesi rossiana chiarisce il senso finale del rapporto con la storia per il progettista. Una storia che, lungi dall essere mera cronologia omologante, è invece il terreno delle scelte. L osservazione delle cose è stata la mia più importante educazione formale; poi l osservazione si è tramutata in una memoria di queste cose - ha detto Rossi - in uno sintetizzando la ricerca di una continuità nel tempo della tradizione (E.N.Rogers), ma anche nello spazio della città come luogo di accumulazione fisica della storia (G.Samonà) per essere, come architetto - secondo la definizione Quaroniana -, colui che mette insieme cose distanti tra loro. Opera una scelta il Canaletto amato da Rossi quando ricostruisce la sua Venezia tanto irreale quanto analoga, eppure assolutamente plausibile; sceglie lo stesso Rossi quando monta la tavola di Architettura per i Musei con l anfiteatro romano, un castello medioevale e un edificio di Mies; sceglie convintamente Carlo Aymonino nel montare la Proposta per Roma est alla Triennale dove architetture note, anche di un passato recente, riescono a misurare il territorio della città metropolitana e, alla stessa Triennale, opera scelte tendenziose anche Arduino Cantafora quando monta la Città Analoga. 5 Canaletto_Capriccio C.Aymonino, C.Dardi, R.Panella_Proposta Architettonica per Roma est A.Cantafora_Città analoga

6 Accanto alla Sala degli Omaggi - dedicata a Bottoni, Schmidt e, appunto, Rogers - allestita anch essa alla XV Triennale del 1973, Aldo Rossi proietta infine il video Ornamento e Delitto realizzato con Gianni Braghieri e Franco Raggi: il video è anch esso un omaggio - ad Adolf Loos - ma anche un tentativo - e riuscito! - di convocazione di una famiglia spirituale che tiene insieme persone, luoghi e architetture, lontane nel tempo e nello spazio, ma tra le quali esistono legami solo in apparenza invisibili, secondo una concezione della storia - e della sua utilità per l architetto - non come successione di eventi da descrivere ma come opere e questioni delle quali appropriarsi, perché si ritiene appartengano ad una visione condivisa. Così, per tracciare un bilancio, punti fondamentali della teoria rossiana appaiono stabilire una affinità elettiva (e nel termine elettivo torna la questione della scelta) con la storia: nell avvertire la necessità di un processo di rifondazione disciplinare che ponga grande attenzione alla storia dell architettura, nell analisi strutturalista della architettura a partire dalle caratteristiche fisiche e materiali della città, nella fede nel valore della esperienza e quindi del rapporto con la realtà, nell intendere la tradizione come strumento operante della storia. Perché tornarne a parlare oggi di questo? Perché la Storia - intesa come processo fatto di interazioni, connessioni, legami e tradizioni - è indispensabile al progetto per cercare nel passato modelli e riferimenti capaci di chiarire i problemi del presente e far tornare così l Architettura a essere arte civile in grado di costruire la scena fissa per la vita degli uomini. 6

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